civiltàdellatavola - Accademia Italiana della Cucina
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CIVILTÀ DELLA TAVOLA AC A IN I I A NA L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA ISTITUZIONE CULTURALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA È STATA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI www.accademia1953.it N. 244, DICEMBRE 2012/ MENSILE, POSTE ITALIANE SPA, SPED. ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1 COMMA 1 - DCB ROMA LA C UC E MI A EL D CA D L TA N. 244 ● DICEMBRE 2012 ISSN 1974-2681 CIVILTÀ TAVOLA DELLA ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA S O M M A R I O CARI ACCADEMICI... 3 I NOSTRI CONVEGNI La buona cucina (Giovanni Ballarini) FOCUS 4 L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA È STATA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI E DA LUIGI BERTETT, DINO BUZZATI TRAVERSO, CESARE CHIODI, GIANNINO CITTERIO, ERNESTO DONÀ DALLE ROSE, MICHELE GUIDO FRANCI, GIANNI MAZZOCCHI BASTONI, ARNOLDO MONDADORI, ATTILIO NAVA, ARTURO ORVIETO, SEVERINO PAGANI, ALDO PASSANTE, GIAN LUIGI PONTI, GIÒ PONTI, DINO VILLANI, EDOARDO VISCONTI DI MODRONE, CON MASSIMO ALBERINI E VINCENZO BUONASSISI. Le carni “da dimenticare” (Paolo Petroni) CONSULTA ACCADEMICA 5 16 Puglia: terra di dieta mediterranea (Antonio Giorgino) 18 Un errore che ha portato fortuna (Lucio Piombi) 19 La gastronomia nella pittura (Mario de Simone) 20 Legumi e bontà dell’orto (Maria Cristina Carbonelli di Letino) Consulta d’autunno (Francesco Ricciardi) 24 Le mille virtù dell’ortica (Tito Trombacco) 26 Cambiano i gusti, non la tradizione (Roberto Restori) 27 Il pane e i suoi derivati (Roberto Dottarelli) CULTURA & RICERCA SICUREZZA & QUALITÀ 29 9 Una salsiccia dimenticata (Sandro Bellei) 11 L’arancia nel mondo antico (Amedeo Santarelli) 13 L’agresta e la cresta (Lejla Mancusi Sorrentino) 14 Il “tuco”: fusione di sapori (Daniel Lombardi) 22 Cucinare con i fiori (Angelo Tamburini) Preferiamo i nostri agrumi (Gabriele Gasparro) LE RUBRICHE 12 Calendario accademico 17 Le ricette d’autore 23 Accademici in primo piano 30 Notiziario 31 Vita dell’Accademia 53 Carnet degli Accademici 55 Dalle Delegazioni 69 International Summary La copertina: l’olio su tela “Sotto il pergolato” (1902 circa) di Serafino Macchiati (Camerino 1861 - Parigi 1916) fa parte dell’esposizione permanente dedicata al Divisionismo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona (AL). Inaugurata il 25 maggio scorso presso la Pinacoteca della Fondazione (un esempio unico nel panorama museale italiano) in piazza Duomo, è allestita all’interno del nuovo assetto espositivo della collezione d’arte. A differenza del catalogo, che segue un ordine cronologico, l’allestimento evidenzia affinità d’altro tipo tra le opere e confronti insoliti, a volte sorprendenti, come, per esempio, il rapporto tra Macchiati e Giacomo Balla durante un breve sodalizio parigino del 1900. I capolavori in mostra appartengono ai maestri del cosiddetto “primo dibattito” (Milano, anni 1891-1898) e a quasi tutti gli artisti italiani che si dedicarono alla divisione del colore e alle infinite variazioni di questo linguaggio pittorico, miscela ottica di colori e luce. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 I DELEGATI ALL’ESTERO ARGENTINA AUSTRALIA AUSTRIA BELGIO BRASILE CANADA CILE CINA DANIMARCA FINLANDIA FRANCIA GERMANIA GIAPPONE GRANDUCATO DEL LUSSEMBURGO GUATEMALA IRLANDA ISRAELE LIBANO MALTA MESSICO NORVEGIA OLANDA POLONIA PORTOGALLO PRINCIPATO DI MONACO QATAR REGNO UNITO REPUBBLICA CECA REPUBBLICA DI SAN MARINO REPUBBLICA DOMINICANA ROMANIA SINGAPORE MALAYSIA INDONESIA SLOVENIA SPAGNA STATI UNITI SUDAFRICA SVEZIA SVIZZERA TURCHIA UNGHERIA URUGUAY BUENOS AIRES Alberto Lisdero ADELAIDE Cathy Di Giacomi-Papandrea, BRISBANE Alessandro Sorbello, CANBERRA Raffaele Iannizzotto, MELBOURNE Miro Gjergja, SYDNEY Renzo Franceschini VIENNA Franco Benussi BRUXELLES Tanino Dicorrado RIO DE JANEIRO Fernanda Maranesi, SAN PAOLO Gerardo Landulfo, SAN PAOLO SUD Giancarlo Affricano EDMONTON John Di Toppa, MONTREAL-QUEBEC Giorgio Lombardi, TORONTO-ONTARIO Marisa Bergagnini, VANCOUVER Laura Rosazza Pela SANTIAGO DEL CILE Tiberio Dall’Olio GUANGDONG Vinicio Eminenti, PECHINO Antonino Laspina, SHANGHAI Vincenzo De Luca COPENAGHEN Cristiano Mario Rossi HELSINKI Andreo Larsen BORDEAUX Stephane Felici, PARIGI Luisa Branlard Polto BERLINO Claudio Ciacci, COLONIA Vittorio Lucchetti, DÜSSELDORF Giovanni Cariola, FRANCOFORTE Rodolfo Dolce, MONACO DI BAVIERA Bernardo Zanghi TOKYO Sergio Monti LUSSEMBURGO Maria Cristina Cogliati Sansone GUATEMALA Matteo Drocco DUBLINO Paolo Zanni TEL AVIV Ever Cohen BEIRUT Mario Haddad MALTA Italico Rota CITTÀ DEL MESSICO Marilena Moneta Caglio, GUADALAJARA Luca Dori OSLO Mauro Brecciaroli AMSTERDAM-LEIDEN Alberto Gianolio, DEN HAAG-SCHEVENINGEN Ciro Pernice, UTRECHT Aristide Spada VARSAVIA Tessa Capponi Borawska LISBONA José Manuel De Sousa Buccellato MONACO Fernanda Casiraghi DOHA Danielle Khoury LONDRA Maurizio Fazzari PRAGA Giancarlo Bertacchini SAN MARINO Leo Marino Morganti SANTO DOMINGO Mario Boeri BUCAREST Luigi Zaccagnini SINGAPORE-MALAYSIA-INDONESIA Giorgio Maria Rosica LUBIANA Maria Luisa Pegge BARCELLONA Livia Paretti, MADRID Maurizio Di Ubaldo ATLANTA Paolo Raugei, BOSTON Gianfranco Zaccai, CHICAGO Nicola Fiordalisi, HOUSTON-TEXAS Susan Apple Magnani, LOS ANGELES Francesca Harrison, MIAMI Alessandra Piras de Torrens, NEW JERSEY Carlo Porcaro, NEW YORK Francesca Baldeschi Balleani, NEW YORK SOHO Berardo Paradiso, SACRAMENTO Orietta Gianjorio, SAN FRANCISCO Claudio Tarchi, SILICON VALLEY Paolo Barettoni, VIRGINIA Hartley Schearer, WASHINGTON Giuseppe Cecchi JOHANNESBURG Aurelio Armando Grech-Cumbo STOCCOLMA Paolo Parini LOSANNA-VENNES Dominique Bellomo, RODANO Stefano Arcidiacono, SUISSE ROMANDE Sofia Cattani, SVIZZERA ITALIANA Paolo R. Grandi, ZURIGO Maria Elisabetta Odermatt Capei ISTANBUL Gianluca Alberini BUDAPEST Alberto Tibaldi MONTEVIDEO Manuel Ascer C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 C A R I A C C A D E M I C I . . . La buona cucina DI GIOVANNI BALLARINI Presidente dell’Accademia Cosa significa oggi “buona cucina”? Dobbiamo tornare alle radici profonde e antiche di questa idea, perché fare una buona cucina significa usare sullo stesso piano la mente, il gusto e il cuore. ari Accademici, se con precisione potessimo definire la bontà della cucina, avremmo a disposizione una bussola per tutta la nostra società: bellezza, verità, bene. Viviamo invece un particolare e strano momento storico nel quale a fare rivoluzione è la tecnologia, non i movimenti politici e culturali. Un fenomeno assolutamente nuovo, anche in cucina, almeno per la sua intensità, velocità e diffusione mondiale. Mentre la tecnologia va veloce, la cultura va lenta, come i ritmi della natura umana, di cui la cucina è un’espressione tipica. Ci troviamo stretti tra sedimenti e condizionamenti antichi, forse connessi al nostro essere diventati umani, e codici e paradigmi di valutazione che si dimostrano usurati e non ci aiutano più a decifrare e interpretare la realtà contemporanea. Un tempo un signore, una casata, una famiglia borghese C avevano costruito una cucina che dava prestigio perché apprezzata e imitata dai loro pari, e che si diffondeva alle classi inferiori con una più o meno fedele interpretazione e con forti legami al territorio e ai suoi prodotti. Una cucina che per questi caratteri era definita e vissuta come “buona”. La diffusione orizzontale e verticale di questa cucina dava sostegno e sicurezza a una struttura sociale, ben definita, e che oggi si è persa nella frantumazione sociale in mille tribù culturali, mobili e senza alcun legame con il territorio. In momenti di rapida trasformazione, imbarazzo e confusione, quando i paradigmi che reggono la società crollano, i primi segnali vengono dalle parole che perdono significato o lo cambiano, e questo vale anche per la parola “buono” riferita alla cucina. Cosa significa oggi “buona cucina”? Dobbiamo tornare alle radici profonde e antiche di questa idea, e non farci ingannare da una limitativa connessione di buono come emozionante. Ora anche la scienza ha acquisito l’importanza dell’emozione quale forma di pensiero, il pensiero emozionale, che si trasmette anche attraverso le opere umane, quali. ad esempio. la cucina. Sempre più spesso i cuochi non offrono cibo, ma esperienze gastronomiche. Del pensiero e delle comunicazioni esperienziali nella cucina se ne erano da qualche tempo accorti filosofi, scrittori (le madeleine di Marcel Proust…), una dimensione senz’altro importante, anzi indispensabile ma insufficiente, perché restringe il buono nel recinto del gusto, dove vige la regola del “mi piace” o “non mi piace”, sulla base anche di condizionamenti neurormonali, nell’esaltazione di un dilagante delirio postmoderno di una cucina tecnologica. Di fron- te ad un piatto, una ricetta, un menu, bisogna innanzitutto chiedersi “se sta in piedi” e per questo sono necessarie non una, ma più gambe. Fare una buona cucina significa usare sullo stesso piano la mente, il gusto e il cuore. La mente, e cioè la comprensione dell’alimento e della sua trasformazione; il gusto o l’estetica, e il cuore e cioè il pathos, l’emozione, la memoria. Nessuno dei tre elementi è di per sé sufficiente e con solo uno o due di essi un piatto o un menu non può essere buono. Prima condizione di una buona cucina è che deve corrispondere al suo scopo, quello di nutrire in modo equilibrato. Non in termini solo o prevalentemente strumentali, altrimenti si trasforma in commercio. Se vi è solo mente, razionalità o testa, scienza numerica senza anima, come in una cucina basata su calorie, tipi di grassi, livelli di colesterolo e via dicendo, il risultato è di nutrire il corpo, ma non la psiche o l’anima, e un’anima affamata è un’anima ammalata. Una questione che pone una serie di problemi, a iniziare da quello se esiste e quale è una “cucina dietetica” o salutistica, commisurata a soli o prevalenti criteri fisiopatologici, senza considerare la sua corrispondenza ad autentiche urgenze psicologiche interiori. Quando interviene solamente o prevale l’estetica, in particolare quella visiva, abbiamo un estetismo fine a se stesso, quasi una “pornografia” gastronomica, che vediamo sempre più diffusa nelle ricette, piatti e menu. Infine, se non vi è cuore, come nella dilagante cultura industriale, abbiamo un’inutile, fredda cucina capace solo di suscitare dubbi e scatenare paure. Anche per questo stiamo vivendo una “cucina della paura”. Una C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 C A R I cucina del cuore, emozione e memoria va ben al di là della cucina come comunemente intesa, ed è un valore, espressione e specchio di una società. Resta da vedere se questo valore può essere, e come, condiviso in una società frantumata come quella odierna. La cucina moderna e particolarmente quella postmoderna nascono e si sviluppano in pieno positivismo, nel clima di una società industriale e dei consumi. Corrispondono alle necessità di un mondo che vuole essere misurato e documentato (tipici esempi sono le denominazioni di origine, le tracciabilità, le etichettature, le richieste di dichiarare le calorie dei piatti e dei menu….). In una società subissata da un bombardamento ininterrotto di dati, numeri, sigle e termini tecnici incomprensibili ai più, si altera alla radiDI A C C A D E M I C I . . . ce il rapporto tra il vero e il falso, tra il reale e l’artificiale, il buono e il cattivo, in una serie d’ambiguità che generano sconcerto e paure. Una società nella quale lo stile basato su idee è divenuto stilismo che si nutre di trovate effimere e sempre rinnovate. La bontà di una cucina, racchiusa in un piatto d’alta gastronomia o tradizionale, di un grande cuoco o di una sapiente cuciniera, acquista senso e forza soltanto se entra a far parte di un sistema di relazioni nel quale la soggettività individuale cerca e trova una forma di armonia con il mondo. Un sistema di relazioni nel quale, sempre nel passato, aveva un ruolo centrale la famiglia, sia quella nobile che quella borghese, della quale oggi lamentiamo l’eclissi se non la scomparsa. Oggi, questo è uno dei proble- mi principali della cucina, nella quale una delle reazioni spontanee è di rinchiudersi in soggettività individuali o di piccoli gruppi che non comunicano tra loro, mentre la bontà della cucina sta anche, se non soprattutto, nel suo valore di grande comunicatrice d’identità sociale. La buona cucina della quale abbiamo bisogno non può essere quella delle pur necessarie nuove tecnologie che caratterizzano e sostengono la nostra società, ma quella di una partecipazione ad aggregazioni familiari in strutture sociali sufficientemente stabili per dare sicurezza, anche alimentare. Una nuova cucina familiare analoga a quella del paradigma borghese che ha dominato per due secoli? È sperabile. GIOVANNI BALLARINI See English text page 69 PAOLO PETRONI LE CARNI “DA DIMENTICARE” l tema per il volume degli “Itinerari di Cultura Gastronomica” 2013, individuato dal Centro Studi “Franco Marenghi”, sarà dedicato alle cosiddette “carni povere”, con il titolo “La cucina delle carni da non dimenticare”. Esso comprende quindi la cucina del quinto quarto, ma anche di altre carni o prodotti di origine animale presenti nella cucina popolare e oggi sempre meno usati in quanto spesso espressione di un’ormai superata “cucina della fame”. Ma proprio riferendosi alla cucina della fame, ricordo che un tempo erano mangiati animali che oggi sono severamente vietati dalla legge e non più accettati dalla morale comune. In pochi anni sono spariti dalle tavole animali che erano cacciati sia perché dannosi, sia perché erano un passabile alimento in mancanza di meglio. Mi riferisco ad alcuni animali selvatici quali la faina, il ghiro, l’istrice, il riccio, la volpe, il lupo e ad alcuni uccelli (rondini, gru, cicogne). Ma si mangiavano anche altri animali, oggi repellenti, quali i serpenti, le tartarughe e i topi. In tempi di guerra e di grande fame, anche gli animali domestici finivano spesso in pentola. Altri divieti sono poi venuti per proteggere alcune specie (testuggini, cieche, bianchetti) o l’ambiente (datteri di mare). Ogni Paese e ogni epoca ha la sua morale. Ciò che è accettabile in un luogo (dove tutto ciò che si muove si mangia), e in un tempo, non lo è in un altro luogo e in un altro tempo. Tra gli alimenti del quinto quarto che sono oggi sul crinale “accettabile/non accettabile” c’è sicuramente il celebre “foie gras”, il fegato grasso dell’oca e dell’anatra. In California è stato bandito dal luglio 2012 e I proprio in questi giorni un marchio della grande distribuzione ha tolto per sempre dai propri scaffali questo prodotto, emblema della cucina francese. È noto che il fegato grasso si ottiene con l’alimentazione forzata dell’animale che induce una crescita abnorme del fegato e un aumento di grassi nelle cellule, fenomeno patologico noto come steatosi epatica. Per questo motivo, le organizzazioni per i diritti degli animali e i movimenti animalisti considerano la produzione del foie gras una vera e propria crudeltà nei confronti degli animali. I produttori sostengono invece che l’alimentazione forzata non causa dolore né danni alla salute. Sarà, ma resta il fatto che il cibo viene veicolato, tramite un tubo di metallo di 20-30 cm, direttamente nell’esofago, con un sistema ad aria compressa. L’inserimento e l’estrazione del tubo possono danneggiare le pareti della gola e dell’esofago con conseguenze facilmente immaginabili. Per questi motivi la produzione di foie gras è illegale in molti paesi, in quasi tutti quelli dell’Unione Europea (in pratica viene prodotto solo in Francia, Bulgaria e Ungheria) e in particolare in Italia è illegale dal marzo 2007. Per restare sul fegato, gustiamoci dei buoni fegatelli di maiale con la rete o un saporito fegato alla veneziana. Ma il problema del maltrattamento degli animali è enorme e globale: cerchiamo almeno di rivolgere le nostre preferenze verso chi alleva in modo corretto. Ad esempio acquistate solo uova provenienti da allevamenti a terra e all’aria aperta. Basta leggere l’etichetta. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 See English text page 69 C O N S U L T A A C C A D E M I C A Consulta d’autunno DI FRANCESCO RICCIARDI Riunione autunnale a Reggio Calabria. “Pescatore scillese”, disegno a china su cartoncino (1945) di Renato Guttuso; conservato presso la Pinacoteca Civica di Reggio Calabria. a mattina del 27 ottobre scorso si è tenuta a Reggio Calabria, nelle sale del Grand Hotel Excelsior, la Consulta accademica d’autunno preceduta dal Consiglio di Presidenza (riunitosi in albergo il giorno precedente). Nell’aprire i lavori il Presidente Ballarini, annunciando comunicazioni importanti, ha subito passato la parola al Vice Presidente Vicario Severino Sani che ha informato i presenti che il Consiglio di Presidenza, nella riunione del giorno precedente, aveva indicato, ai sensi dell’art. 26 comma 1 del Regolamento, Giovanni Ballarini quale Presidente per l’elezione che avrà luogo alla fine di maggio 2013. Lo stesso Vice Presidente Vicario ha dato lettura delle parole di stima e apprezzamento per il lavoro svolto dal Presidente che sono state fatte proprie dai Consiglieri che, all’unanimità dei presenti, hanno convenuto sulla proposta, stante anche la disponibilità del Presidente ad essere riconfermato per il biennio 2013-2015. Tale delibera è stata accolta con entusiasmo dai presenti che hanno applaudito alla riconferma proposta. Il Segretario Generale, Paolo Petroni, ha anche informato i convenuti dando lettura di una comunicazione scritta ricevuta dal Vice Presidente Benito Fiore, assente per motivi di salute, in cui lo stesso confermava di riservarsi il diritto di presentare alla prossima Assemblea dei Delegati del maggio 2013, la propria candidatura a Presidente dell’Accademia “ai sensi del comma 3 dell’art. 26 del Regolamento”. Ha preso poi la parola il Presidente Ballarini che, dopo aver ricordato come le due riunioni annuali della Consulta nazionale rappresentino occasioni insostituibili per raccogliere L esperienze e confrontarsi sui programmi accademici, ha affrontato l’argomento dell’imminente sessantennale dell’Accademia. Si è soffermato dapprima sul fondatore Orio Vergani, figura di primo livello ma poco nota ai più, che intuì prima di tutti il declino della cucina borghese, intravedendo già da allora l’inizio di quel processo di mutazione gastronomica che Ballarini ha definito “la transizione postmoderna in cucina”. “Se le generazioni si avvicendano ogni trent’anni - ha poi aggiunto - per l’Accademia, che ne compie sessanta, inizia la terza generazione” e, richiamandosi all’articolo 2 dello Statuto e al concetto di “tutela delle tradizioni della cucina italiana” in esso contenuto, ha precisato che difendere la tradizione non significa soltanto “guardarsi indietro”. Così facendo, trasmetteremmo ben poco di originale ai nostri figli. Di qui il tema del sessantennale, gli Stati generali della Cucina italiana, per capire che cosa siamo, cosa si è fatto, cosa si lascia. Passando ad altro argomento, il Presidente Ballarini ha fatto notare come molte istituzioni siano oggi in crisi e come ciò non accada per l’Accademia. “Noi non siamo un club-service ha detto - ma un’accademia”. A determinare il funzionamento di qualsiasi istituzione è, infatti, la struttura su cui questa è fondata, senza la quale non si va lontano. Una struttura che l’Accademia si è data, nel corso degli anni. Lo ha fatto attraverso l’opera di Franco Marenghi, che ha iniziato a concepire un’Accademia moderna, opera proseguita poi da Giuseppe Dell’Osso e dall’attuale presidenza che, abbandonata una non più proponibile gestione personalistica dell’Istituzione, ha avuto il supporto di organismi quali il Consiglio di Presidenza, C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 C O N S U L T A coinvolto nelle decisioni e operativo a 360 gradi, e il Centro Studi. Strutture di cui i cosiddetti club-service non dispongono, dipendendo unicamente dalle decisioni dei singoli presidenti. Tale strutturazione ha avuto anche un’importante ricaduta sul numero dei A C C A D E M I C A convegni, troppi per alcuni; “ma la questione - ha precisato il Presidente non sta nel numero quanto nella qualità degli eventi”. Dopo essersi soffermato sull’ottimo livello delle pubblicazioni accademiche (“ce le chiedono, ce le invidiano”), Ballarini ha parlato della trasformazione della Biblioteca “Giuseppe Dell’Osso” (“non era una biblioteca ma una raccolta di libri”), collocata ora fisicamente presso una Università ma concepita, insieme ad eventuali altre biblioteche locali (“qualsiasi città può creare una sua biblioteca”), per essere fruibile come in una rete. Il Presidente ha poi toccato il tema delle Accademie (“sono come le lucciole: nei tempi bui brillano nell’oscurità...”) sottolineandone un’esigenza che si va affermando, quella di uscire dall’isolamento: alcune di loro (come i Georgofili) stanno cercando di instaurare un rapporto con l’Accademia CENA DI BENVENUTO RISTORANTE ETOILE Reggio Calabria, 26 ottobre 2012 BUFFET DI ANTIPASTI NEL GAZEBO DEGUSTAZIONE DI OLI PRIMA SPREMITURA SALAME AL FINOCCHIETTO, SOPPRESSATA AL PEPERONCINO, “BUCCULARU” LOCALE, CAPICOLLO, ‘NDUJA DI SPILINGA, OLIVE SCHIACCIATE, OLIVE NERE APPASSITE, OLIVE IN SALAMOIA CON AGLIO E FINOCCHIETTO SELVATICO, PARMIGIANINE, PECORINO PICCANTE, PECORINO FRESCO, RICOTTINE DELLA PIANA, POMODORINI SOTT’OLIO, MELANZANE E PEPERONI SOTT’OLIO, FRITTELLE DI STOCCO, POLPETTE DI MELANZANE, FRITTELLE DI FIORI DI ZUCCA, FRITTATA CON ASPARAGI E COTICHE, ANELLI DI CIPOLLA DORATA, CAPONATINA CALABRESE ❖ ❖ ❖ ZUPPA DI FAGIOLI CON COTICHE E CROSTINI FUSILLI CON RAGÙ DI MAIALE NERO ❖ ❖ ❖ COPPA GELATO CREMA REGGINA PIPARELLE CON ZIBIBBO DI BAGNARA CAFFÈ I VINI IN TAVOLA Palizzi - Azienda Vinicola Malaspina Terragrande - Azienda Vinicola Zagarella Alfieri Nero - Azienda Vinicola Zagarella Armacia - Azienda Vinicola Criserà Italiana della Cucina. Quanto alla presenza dell’Accademia all’estero (“è la nostra nuova frontiera”) ha ricordato ai presenti la recente ricostituzione di Delegazioni in Cina e a Malta, ma ha anche sottolineato che la presenza in 25 paesi non è sufficiente. Anzi, “è in corso una forte riflessione - ha detto sulle modalità di azione a livello internazionale” e non è un’eventualità remota l’idea di costituire un “Centro studi internazionale di gastronomia” che dialoghi con l’Unione Europea e con le grandi istituzioni estere. La parola è poi passata al Segretario Generale Paolo Petroni che ha esordito parlando della situazione dell’Accademia, che ha definito, pur in un momento di difficoltà generale, molto buona: più 3 Delegazioni rispetto allo scorso anno, 7559 Accademici in Italia e nel mondo, di cui solo 108 (appena l’1,4%) devono ancora regolarizzare la quota. “492 nuovi Accademici - ha detto - rappresentano un dato davvero positivo per un’istituzione come l’AIC che non ha tra i suoi obiettivi primari un’ampliamento della base sociale”. Ha informato poi della chiusura delle Delegazioni di Matera (che andrà rifondata con altre persone) e di Doha (Emirati Arabi); dei vari avvicendamenti nel ruolo di Delegato (Bologna, Crema, Verona, Monza e Brianza, Istanbul, Los Angeles, San Francisco), tutti dovuti a una precisa scelta da parte dei Delegati uscenti; del fatto che le Delegazioni all’estero debbano basarsi su persone che risiedono stabilmente sul posto e non su residenti pro tempore (quali ambasciatori ecc.). Petroni è poi passato a illustrare alla Consulta le ragioni alla base della proposta di variazione dell’articolo 23 del Regolamento, incentrata sulle modalità di organizzazione di convegni, manifestazioni culturali e gastronomiche e sui ruoli, in quest’ambito, del Delegato e del Coordinatore Territoriale (“che deve essere informato e coordinare”). Dopo un articolato dibattito (con interventi, tra gli altri, di Magagnini, Campiverdi, Zò, Masella, C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 C O N S U L T A A C C A D E M I C A PRANZO DI LAVORO CIRCOLO DEL TENNIS ROCCO POLIMENI Reggio Calabria, 27 ottobre 2012 FAGOTTINO DI PATATE E FUNGHI PORCINI D’ASPROMONTE CON CREMA DI PECORINO DEL MARCHESATO LONZINO DI MAIALE NERO DI CALABRIA CON CUORI DI CARCIOFO E RIDOTTA DI MOSTO DI NERELLO DI CALABRIA ❖ ❖ ❖ MEZZEMANICHE CON BROCCOLI E ‘NDUJA DI SPILINGA CASERECCE CON RICOTTA DI PECORA IN PUREZZA, PEPE E OLIO ❖ ❖ ❖ MEDAGLIONI D’AGNELLO ALLA LIQUIRIZIA PATATA CARBONARA CON MISTICANZA DI CAMPO MARITATA ❖ ❖ ❖ FICHI D’INDIA CON CARAMELLO ALLA ZAGARA GELATO FIOR DI LATTE CON COLATA DI KIWI E CLEMENTINE CAFFÈ I VINI IN TAVOLA Armacà rosso IGT 2011 - Azienda Vinicola Tramontana Prastico rosso IGT 2008 - Azienda Vinicola Pichilli Kalò rosso IGT 2010 - Azienda Vinicola Pichilli Maj, Basili, Princi Lupini, Fossati, Perissinotto, Gasparro), la Consulta ha approvato all’unanimità. È stata quindi la volta del Tesoriere Giuseppe de Martino che, nell’introdurre la sua relazione al Bilancio Preventivo 2013, si è detto “orgoglioso di appartenere a un’Istituzione, l’Accademia, che col passare del tempo va sempre più distinguendosi”. Dopo aver illustrato i vari punti di bilancio, ha ringraziato il Collegio dei Revisori dei conti (“formato da persone tutte altamente qualificate”) dando poi la parola, in assenza del Presidente Roberto Ariani, al revisore Teresa Perissinotto per la lettura della relazione. La Consulta ha approvato all’unanimità. Dopo aver definito la sede e la data della prossima Assemblea dei Delegati (Montecatini, 24-26 maggio 2013) tra i consultori si è aperto un breve dibattito con vari interventi, tra i quali quello di Bernardo Paradiso che, ricordando che negli Stati Uniti il 2013 sarà “l’Anno della Cultura e della Lingua Italiana”, ha lanciato l’idea di organizzare un evento e magari una Consulta d’autunno a New York. Sul tema dell’innovazione nella continuità, Francesco Menichini, Coordinatore Territoriale della Calabria, si è poi soffermato sui possibili e auspicabili rapporti tra Accademia e Università. Dopo la Consulta Accademica e dopo un’opportuna pausa caffè, si sono riuniti i Coordinatori Territoriali, riunione coordinata a sua volta da Paolo Petroni e dedicata, in questa occasione, non a comunicazioni particolari quanto a raccogliere le testimonianze dei presenti sulla propria esperienza nel ruolo. Gli interventi (Casella, Cocco, Gasparro, Magagnini, Maj, Masserdotti, Menichini, Perissinotto, Ursino, Zò) sono stati in generale tutti di segno positivo. Conclusi i lavori, durante i quali gli accompagnatori avevano compiuto un’escursione con guida della città di Reggio Calabria (lungomare, mura greche, castello aragonese, museo delle icone, scavi archeologici di piaz- REGOLAMENTO: LE VARIAZIONI APPROVATE Il nuovo testo dell’articolo 23 del Regolamento, approvato dalla Consulta a Reggio Calabria (27.10.2012), recita: 1. Il Delegato, prima di procedere all’organizzazione di convegni, manifestazioni culturali e gastronomiche che non siano le normali riunioni conviviali accademiche, deve sottoporre il programma al Segretario Generale almeno 30 giorni prima dell’evento per ottenerne l’autorizzazione. 2. Fatto salvo l’art. 7 del Regolamento, in caso di manifestazioni accademiche da svolgere al di fuori del territorio della propria Delegazione, il Delegato proponente deve sottoporre il programma al Segretario Generale almeno 30 giorni prima dell’evento, allegando il parere del Delegato del territorio dove si tiene l’evento e del Coordinatore Territoriale competente. 3. Il Delegato, prima di concedere l’uso del logo accademico, il patrocinio o di accettare di rappresentare ufficialmente l’Accademia in manifestazioni o convegni, deve ottenerne l’autorizzazione dal Segretario Generale. 4. Ottenuta l’autorizzazione per le manifestazioni di cui sopra, il Delegato deve darne comunicazione al Coordinatore Territoriale competente affinché egli possa ottemperare a quanto previsto dall’art. 23 comma 2 dello Statuto. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 7 C O N S U L T A A C C A D E M I C A za Italia), tutti in pullman alla volta del “Circolo del Tennis Rocco Polimeni” per il pranzo di lavoro. Accolti dal Presidente del Circolo e dal maître Fausto Scipioni, gli Accademici hanno gustato le specialità dello chef Enzo Cannatà. È stata un’immersione nella cucina tipica calabrese. Anche la sera del giorno precedente, del resto, nel corso della cena di benvenuto presso il ristorante “Etoile”, si erano potuti assaggiare piatti tipici del territorio, preceduti da una degustazione di oli di prima spremitura offerti dalle aziende Cordopatri, Canale-De Leo, Alessio, Rossi, Taccone-Acton. CENA DI GALA IN ONORE DEL PRESIDENTE RISTORANTE VILLA ETOILE, San Leo di Mortara RC, 27 ottobre 2012 BUFFET DI ANTIPASTI CARPACCIO DI STOCCO CON ASPRETTO DI BERGAMOTTO E VERDURINE CROCCANTI, NIDI DI CIME DI RAPA, STRACCIATELLA E CROCCANTE DI PANE DI PELLARO, VELE DI GAMBERI MARINATI IN ACERO DI COCCO E PEPE ARLECCHINO, CANNOLO CROCCANTE DI MELANZANE CON MOUSSE DI BUFALA E PISTACCHIO, VARIAZIONI DI LATTICINI DI BUFALA, SATIN DI ZUCCA CON CROCCANTE DI SPECK DI SUINO NERO CARAMELLATO, CREME BRULÉE AL PARMIGIANO, ALICI MARINATE AL MARTINI CON BRUNOISE DI FRUTTI ROSSI E MISTICANZA, CAPONATINA CON VELE DI PANE AL BASILICO, FLAN DI PATATE SILANE E SOPPRESSATA DI SUINO NERO DI CALABRIA AFFUMICATO DAL CUORE ROSSO DI TROPEA E PETALI DI PATATE, RICCIOLI DI POLPO CARAMELLATO SU MACCO DI FAVE, INVOLTINO PRIMAVERA DI SPATOLA, PERE E CACIORICOTTA SILANO, BOCCONCINI DI PANE CON CUORE DI BOCCONI DI MARE, PARMIGIANA DESTRUTTURATA, TEMPURA DI CUBETTI DI TONNO CON CUORE DI PESTO CALABRESE, CLAFOUTIS DI BUFALA E DATTERINO, VARIAZIONE DI TEMPURA ALLO ZIBIBBO, FONDENTE DI GHIOTTA DI PESCE SPADA, ARANCINI DI MARE CON TRIGLIE, UVETTA E MANDORLE, FLAN DI STOCCO E FIORI DI ZUCCHINE ❖ ❖ ❖ RICCIOLI DI PASTA FRESCA CON ZUCCA, ERBETTE CAMPESTRI E PANATURA CALABRA RISO CARNAROLI CON TRIONFO DI MAZZARA, CURRY E ZESTE DI ZENZERO ❖ ❖ ❖ SPIGOLA DI MARE AL SALE, FLAMBÉ CON SOUFFLÉ DI CARCIOFO ❖ ❖ ❖ GRAN BUFFET DI PASTICCERIA CAFFÈ I VINI IN TAVOLA Piparelle - Azienda Vinicola Pichilli Alfieri bianco - Azienda Vinicola Zagarella Costa Viola - Azienda Vinicola Criserà Micah Greco bianco - Azienda Vinicola Malaspina Passito rosso Cannici - Cantine Malaspina Passito Greco di Bianco - Azienda Agricola Capo Zefiro Palazzo Campanella: l’on. Giovanni Nucera, con il Presidente Ballarini e la Delegata di Reggio Calabria Cettina Princi Lupini. Dopo il Circolo del Tennis, la comitiva si è diretta a Palazzo Campanella, ricevuta dal Segretario Questore del Consiglio regionale, on. Giovanni Nucera, Accademico di Reggio Calabria, per la visita guidata ai “Bronzi di Riace” in corso di restauro. A conclusione dell’interessante visita gli Accademici hanno assistito alla proiezione di un documentario sul bergamotto. Il nutrito programma reggino, ottimamente organizzato dalla Delegata di Reggio Calabria Cettina Princi Lupini, ha avuto il suo coronamento in una degna cena di gala in onore del Presidente svoltasi a “Villa Etoile”, giardino panoramico sullo Stretto in località San Leo di Mortara, con il proprietario sig. Macheda a fare gli onori di casa. Tutti gli incontri conviviali sono stati accompagnati dai vini offerti dalle case vinicole Zagarella, Tramontana, Malaspina, Pichilli e Liconti. FRANCESCO RICCIARDI See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 8 C U L T U R A & R I C E R C A Una salsiccia dimenticata DI SANDRO BELLEI Accademico di Modena È un cibo antico del territorio modenese conosciuto come “salsiccia gialla fina”. a salsiccia è l’insaccato più antico che l’uomo abbia preparato per cibarsene. Ed è anche il più duttile. Quanti tipi ne esistono? Impossibile rispondere con un numero preciso. Da Nord a Sud, stando all’Italia per non allargare troppo l’orizzonte, non c’è paese che non vanti la propria ricetta tipica con specifici ingredienti, carne di ogni tipo e anche spezie, che rappresentano la storia e la tradizione di quel territorio. Le origini della salsiccia, per rifarci alla storia, sono generalmente identificate nella zona che in passato era chiamata Lucania, oggi rappresentata dalla Basilicata e da parti della Campania e della Calabria. Furono i Romani, scoprendola da quelle parti durante le loro conquiste, i primi a chiamarla lugànega o lugànica. In seguito, i Longobardi la portarono al Nord. Ancora oggi, in Lombardia, nel Triveneto e nel Trentino, ritroviamo la parola luganega per indicare la salsiccia. La diffusione e il gradimento nazionali di questo cibo sono andati di pari passo con l’espansione dell’allevamento suino, che ha trovato ottimali condizioni nel nostro territorio a causa della presenza delle querce e quindi delle ghiande. Il clima e l’ambiente hanno permesso lo sviluppo dei maiali allo stato brado, tanto che nel Medioevo i boschi erano spesso misurati in base alla capacità di nutrire i suini e non rispetto alla loro superficie. La salsiccia, come ho detto, non si trova soltanto nella cultura gastronomica italiana, ma anche in quella di altre popolazioni: l’esempio che viene subito in mente è il würstel tedesco, parola che deriva da würst (salsiccia). Meno frequente, invece, è L gustare la “chourica doce de vinhais”, una salsiccia portoghese ottenuta da carne suina con aggiunta di pane, sangue di maiale, miele, noci e mandorle; oppure la “timoleague brown pudding”, una salsiccia irlandese prodotta con sangue fresco e rifilature di maiale, cipolle, cereali e spezie varie. Detto che nel budello ricavato dall’intestino di buoi o maiali sono sempre state insaccate le carni più diverse, bovine o suine, ma anche quelle bianche di pollo o coniglio, vengo a un cibo antico e famoso del territorio modenese, conosciuto come “salsiccia gialla fina”. In passato, è stata chiamata anche “salsiccia calmierata”, poiché un duca estense, per favorire la popolazione, l’aveva sottoposta a un prezzo regimentato. La “sulsézza zala” o “fina”, scomparsa dalle tavole modenesi intorno ai primi dell’Ottocento, consisteva in un macinato di carne di maiale, sia grassa sia magra, senza nervi, che era condito con diverse spezie (pepe, cannella, chiodi di garofano e zafferano) e formaggio parmigiano reggiano grattugiato. La salsiccia, insaccata in budelli di piccolo diametro (“él budlèini”) si conservava in casa, appesa in un luogo fresco, fino al momento del consumo. Era un cibo costoso a causa dell’aggiunta delle spezie, che lo distinguevano dalla salsiccia rossa, quella normale, considerata meno “fina”, meno pregiata. Esistono interessanti testimonianze storiche in proposito. In occasione delle nozze di Alfonso II d’Este, nel 1565, la comunità modenese fece avere al sovrano, oltre a innumerevoli doni, anche un omaggio di generi alimentari vari, tra cui 17 chili di “salcizzotti zalli”, un insaccato che gli scalchi locali conoscevano già C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 9 C U L T U R A molto bene e per il quale la città andava famosa. Secondo una ricetta del primo Seicento, i lardaroli modenesi aggiungevano all’impasto base, oltre al sale e al pepe in diverse proporzioni, zenzero, cannella, chiodi di garofano sottilmente tritati, zafferano e formaggio grana grattugiato finemente, che davano all’impasto la caratteristica colorazione giallastra. Nei trattati di Messisbugo e di Tanara si trovano ricette per l’insaccato con appena alcune differenze fra loro, ad esempio l’introduzione di un pizzico di zenzero contenente un grano di muschio tritato finemente. Anche note come letterarie, a firma Boccaccio, Pulci e Aretino, ne parlano, citandola come sulsizza, salciccia, salzizza e in tanti altri modi. Il poeta tragicomico modenese Alessandro Tassoni, ne “La Secchia Rapita”, la cita molte volte, arrivando addirittura a inventare un personaggio, Sabatin Brunello, e ad attribuirgli l’invenzione della salsiccia fina. Facendo battagliare modenesi e bolognesi per una vecchia secchia di legno, scrive: “L’oste dal Chiù, Zambon dal Moscatello, facea tra gli altri una crudel ruina, una zazzera avea da farinello, senz’elmo in testa e senza capellina. Si riscontrò con Sabatin Brunello, primo inventor della salsiccia fina, che gli tagliò quella testaccia riccia con una pestarola da salsiccia”. Dell’insaccato scrisse anche Bellerofonte Castaldi, poeta satirico e godereccio modenese, che cita il “munderlèin”, cioè la singola porzione di salsiccia gialla arrostita alla brace, che era intinta nella mostarda e accompagnata da uno spumeggiante vino rosso locale, che altri non può essere che il Lambrusco. L’invito del poeta a festeggiare nel 1630, a dispetto della peste, la stessa ricordata dal Manzoni, è una sorta di liberatorio inno carnevalesco: “Evviva ancora la salsiccia fina che fa sì che Modena sia così nominata, sebbene sia una città piccolina”. A Venezia, nel 1691, G.M. Mitelli pubblicò un illustrato “Gioco della & R I C E R C A cuccagna”, una sorta del più famoso gioco dell’oca, con venti caselle in cui sono rappresentate le prerogative gastronomiche di molte città d’Italia. Modena vi compare con la salsiccia. Più tardi, nel 1862, stando a quanto riportato in un dettagliato articolo sul periodico modenese “Il Difensore”, il pizzicagnolo Giuseppe Giusti, che già allora aveva bottega davanti alla Reggia degli Estensi, provò a rifare la salsiccia fina col nome di “cervellato di Milano”. Il periodo di maggior notorietà e diffusione della “salsizza gialla” coincise con il Rinascimento, la sua scomparsa con la fine del Settecento. Prese il suo posto, sulle tavole dei modenesi, un altro insaccato, che col tempo diventò un’eccellenza dell’intera gastronomia italiana: il cotechino, il quale si affiancò al più popolare zampone. Oggi, il merito del recupero di questo antropologicamente importante reperto culinario si deve allo chef modenese Paolo Reggiani, che ne ha trovato testimonianza in scritti del Quattrocento e ne ha brevettato la ricetta nel 2005. Le ultime tracce della salsiccia gialla - spiega Reggiani - si trovano sul listino della storica drogheria Giusti. Poi è scomparsa, perché probabilmente, con il passaggio al Regno d’Italia, il Ducato di Modena e Reggio subì l’invasione dei prodotti di altre zone. La “sulsezza zala”, infatti, non si prestava a una lavorazione industriale o su larga scala ed era particolarmente costosa, dipendendo dalle forniture di zafferano e zenzero, che non sono prodotti propriamente emiliani. Paolo Reggiani ha riadattato il prodotto al gusto contemporaneo e lo usa in due modi, come base per il ragù oppure passata in padella con l’aggiunta di una dose generosa di aceto balsamico tradizionale. Ha provato anche, ma inutilmente, a convincere qualche produttore di salumi a sostenerlo nel rilancio dell’antico prodotto. Nel frattempo è stato chiesto il marchio d’indicazione geografica protetta (Igp), per evitare che qualcuno fuori dai confini modenesi stia già copiando anche la “salsizza gialla”, come è accaduto per l’aceto balsamico tradizionale e il parmigiano reggiano. SANDRO BELLEI See International Summary page 69 CENA ECUMENICA 2013 La cena ecumenica sulla cucina delle erbe e degli aromi ha visto insieme, alla stessa mensa virtuale, tutti gli Accademici in Italia e nel mondo. Il prossimo anno, la riunione conviviale ecumenica si svolgerà il 17 ottobre alle 20,30, e avrà come tema “La cucina delle carni da non dimenticare”. Un tema, quello scelto dal Centro Studi “Franco Marenghi” e approvato dal Consiglio di Presidenza, che comprende la cucina del quinto quarto, ma anche di altre carni o prodotti di origine animale, presenti nella cucina del popolo e oggi sempre meno usati, anche perché espressione di un’ormai superata cucina della fame. L’obiettivo per il 2013 sarà dunque quello di recuperare le tradizioni della cucina di frattaglie, visceri, rigaglie, trippe e non solo, che oggi possono ancora avere un ruolo in una moderna cucina italiana sobria. I Delegati cureranno che la cena ecumenica sia accompagnata da una idonea relazione di carattere culturale che illustri l’importante tema proposto e che, sulle mense, il menu sia composto in omaggio agli alimenti scelti. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 0 C U L T U R A & R I C E R C A L’arancia nel mondo antico DI AMEDEO SANTARELLI Accademico onorario di Termoli La scorza di arancia amara, ricca di essenza aromatica, è tonica, stimolante ed eccitante. rutto favoloso, un tempo riservato ai ricchi, alle tavole dei nobili, o addirittura usato per regali di gran lusso. Frutti anche natalizi perché ritenuti tali da ricordare il mistero della notte santa. Originario dell’Asia orientale, nella varietà amara era conosciuto da lungo tempo da Greci e Latini (I sec. d.C.). L’arancio dolce fu diffuso dagli Arabi più tardi, a partire dall’Africa settentrionale e dalla Spagna. Il più antico arancio delle nostre regioni pare sia quello piantato nel 1200 da San Domenico nel cortile del convento di Santa Sabina a Roma. Verso il 1393 la “Menagier de Paris” descrive la preparazione dell’“orengat”, ovvero canditi di scorza di arancia. Questo trattato parigino, antenato dei libri di cucina, riporta anche il menu di un pranzo offerto dall’abate di Langy al vescovo di Parigi, dove delle arance spolverizzate di zucchero facevano da contorno ad un piatto di pesce arrosto. Nel 1556, M. di Nostradamus inserì le arance nella composizione di un’“acqua profumata per lavarsi”, dando anche la ricetta dei canditi di scorza di arancia amara. L’acqua distillata dei fiori e gli oli essenziali dei frutti e dei fiori erano allora apprezzati dai medici e fecero la fortuna degli speziali, che vendevano anche bucce candite e “orangettes”, piccole arance verdi cadute dall’albero e seccate, molto dure e profumate, usate anche dai “coronai” per collane ritenute eccellenti contro la peste. L’arancia dolce, che i nostri avi conobbero durante il Rinascimento, si gustava solo spolverizzata di zucchero, molto ricercata per la vitalità che infondeva, insieme all’equilibrio fisico e nervoso. F Alla stregua delle arance, quando furono introdotti in Europa, nel 1840, i mandarini, oggi frutti popolarissimi, rimasero a lungo riservati alle classi agiate quale dessert di lusso. Sin dal 1938 si è accertato che le arance di piena stagione contengono più acido ascorbico, che decresce con la maturità: un’arancia molto matura ne è molto meno ricca di una acerba. 100 cc di succo fresco di arance contengono in media 30 mg di acido ascorbico, meno di una pari quantità di succo di limone. Già era noto che ne beneficiavano particolarmente vecchi, bambini e convalescenti. La scorza di arancia amara si consumava moltissimo, tanto che si raccomandava ai consumatori di tenere gli occhi aperti, per evitare di incappare in falsificazioni, prevalentemente in confezioni preparate con scorza di arance dolci, meno profumata e meno attiva. La vera scorza amara, ricca di essenza aromatica, di composizione complessa, è tonica, stimolante ed eccitante. Ha avuto uso nell’anemia e nella debolezza dell’apparato digerente. Associandola alla corteccia di salice, si ottenevano buoni risultati nelle febbri intermittenti. Sempre con detta scorza si preparavano anche un vino, sciroppi, liquori, aperitivi e digestivi. L’infuso di fiori e foglie, soprattutto di arancia amara, con essenza più elevata, oltre ad essere un efficace antispasmodico, era prescritto per disturbi nervosi, insonnia, palpitazioni e convulsioni. L’acqua dei fiori di arancio (antica acqua di Naphe), estratta dai fiori freschi per distillazione a vapore, è il rimedio familiare di tutti gli stati nervosi, un tempo in antagonismo alle acque di Melissa des Carmes e della regina d’Ungheria, e “raggiunge il C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 1 C U L T U R A cuore e lo stomaco, rianima il sangue e lo spirito, uccide i vermi, aiuta la digestione, calma i vapori delle donne”, diceva Chomel. Per il Codice farmaceutico, questo “idrolato” di fiori di arancio si può mescolare (nella dose di 1 o 2 cucchiaini da caffè) nelle infusioni sedative di tiglio e biancospino, come rimedio gradevole all’insonnia dei bambini. Quest’acqua è ancora usata da cattivi pasticcieri dell’area mediterranea, come rimedio per mascherare l’insapidità delle loro produzioni. La buona cucina, tranne rari casi, non ha mai fatto ricorsi a simili inganni. Sempre dall’arancia amara si ottiene, per distillazione dei fiori, l’essenza più fine, detta olio di fiori d’arancio o essenza di Neroli, usata appunto dalla duchessa di Neroli, & R I C E R C A moglie di Flavio Orsini, per profumare i suoi guanti, alla fine del XVII secolo. Va comunque rilevato che occorre una tonnellata di fiori per ottenere un chilo di quest’essenza. Quindi tanto profumata quanto costosa, tant’è che spesso veniva falsificata con fiori di altri “citrus” e con olio di mandorle. Un’essenza usata in profumeria si otteneva distillando i piccoli frutti, ancora verdi; aveva un effetto anche medicinale vermifugo e sedativo, uguale all’essenza floreale e fogliare. La scorza dei frutti dell’arancia amara è alla base di liquori, tra cui ricordiamo il Curaçao e il Ratafià di fiore d’arancio, entrambi realizzabili in famiglia. Le conoscenze odierne sulle virtù dell’arancia, non solo confermano scientificamente le straordinarie intuizioni degli antichi, ma aggiungono poteri antiossidanti e antitumorali tali da difenderci, gustando detto frutto, da brutti mali ribelli, che solo una buona prevenzione può allontanare. Nella gastronomia moderna l’arancia ha tanti impieghi; ricordiamo soprattutto la famosa anatra all’arancia, le tagliatelle all’arancio e i numerosi, deliziosi dessert che concludono tanti convivi italiani. In omaggio all’arancia, chiudiamo con alcuni versi di “Torna a Surriento”, sicuramente ispirati dalla paradisiaca costiera amalfitana: “Guarda, gua’ chistu ciardino, siente sie’ sti sciure e’ arance nu profumo accussi fino dinto’ o core se ne va…”. AMEDEO SANTARELLI See International Summary page 69 CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI ACCADEMICHE 2012-2013 DICEMBRE 2012 MARZO 2013 MAGGIO 2013 1° dicembre - Orvieto Cinquantennale della Delegazione Convegno “La cucina tipica orvietana” 15-16 marzo - La Spezia Convegno “Il mais dall’asciutto un anno dopo” a Pignone (La Spezia) 24-26 maggio - Montecatini Assemblea dei Delegati Consulta Accademica 7 dicembre - Riccione e Cattolica Convegno “Educazione al gusto e conoscenza degli alimenti” APRILE 2013 OTTOBRE 2013 5-7 aprile - Borgo Val di Taro Cinquantennale della Delegazione 5 ottobre - Viterbo Venticinquennale della Delegazione Convegno sulla nocciola 8 dicembre - Elba Manifestazione sulla “Schiaccia briaca riese: storia, tradizioni e curiosità” 12-14 aprile - Nuoro Cinquantennale della Delegazione Convegno “Cibi e sapori della Sardegna antica” FEBBRAIO 2013 17 ottobre Cena ecumenica “La cucina delle carni da non dimenticare” 23 febbraio - Alto Vicentino Decennale della Delegazione Convegno “Alla ricerca della tradizione: storia e memoria della cucina vicentina in età contemporanea” C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 2 C U L T U R A & R I C E R C A L’agresta e la cresta DI LEJLA MANCUSI SORRENTINO Accademica di Napoli-Capri Centro Studi “F. Marenghi” Quando raccoglievano l’uva agresta, i fittavoli poco onesti approfittavano per raccogliere anche l’uva matura. a vendemmia è ormai passata e il vino nuovo sta maturando nelle cantine, ma sulle viti sono rimasti quei grappoli piccoli, acerbi, composti da acini verdi che non sono riusciti a giungere a maturazione a causa di un’imperfetta fecondazione dei fiori per un improvviso e inaspettato calo della temperatura che ha impedito il normale sviluppo del grappolo. Quest’uva, anticamente chiamata agresta, oggi non serve a niente ed è destinata a marcire sulle piante col sopraggiungere dell’inverno. È la legge del consumismo che snobba tutto ciò che non è immediatamente fruibile. Un tempo invece, quando niente si buttava, si cercava di sfruttare ogni prodotto offerto dalla natura, anche se per utilizzarlo e renderlo commestibile era necessario escogitare sistemi spesso lunghi e complessi. È il caso del succo dell’uva agresta, detto agresto, il cui uso risale agli antichi Greci e Romani e che continuò ad avere largo impiego nel Medioevo e nei secoli successivi, esaurendosi solo nel tardo Ottocento, come succedaneo del succo dei limoni, non facilmente reperibili nei paesi freddi dove gli agrumi erano una rarità. L’agresto costituiva l’elemento acidificante di molte salse, serviva a condire insalate e veniva aggiunto ai fondi di cottura per la peculiarità di non perdere il sapore agro alle alte temperature, come invece avviene per l’aceto. Nell’antichità era considerato alimento freddo e secco in primo grado, utile in estate a rendere digeribili le pietanze ritenute poco adatte al clima caldo, e in medicina era consigliato agli individui dal temperamento collerico o focoso. Nella cucina medievale divenne un ingrediente indispensabile, alla L portata di tutte le classi sociali, e per poterne disporre in ogni stagione si usava conservarlo in vasi ben chiusi con l’aggiunta di erbe aromatiche e spezie. Dopo aver spremuto i chicchi di uva acerba, si raccoglieva in un recipiente il succo ottenuto, si aggiungeva un po’ di sale e lo si esponeva al sole per alcuni giorni, talvolta finché fosse completamente disidratato e trasformato in una poltiglia densa e concentrata che, ridotta in piccoli ammassi, era conservata in vasi di creta per essere utilizzata all’occorrenza diluita in poca acqua. Già nel Rinascimento l’agresto iniziò il suo lento declino, sostituito dal succo di agrumi e limoni, sebbene di tanto in tanto se ne trovi traccia nella gastronomia ottocentesca, citato in diversi ricettari di quel secolo. In Italia oggi è del tutto scomparso, mentre in Francia, dove il succo è noto con il nome di “verjus” (succo verde), la tradizione si è conservata in alcune regioni per la preparazione di tipiche salse. Ma con l’agresta cosa c’entra la cresta, menzionata nel titolo, che non è quella del gallo ma il brutto vizio di rubare? Un tempo, quando si avvicinava la vendemmia, il padrone dava il permesso ai contadini di raccogliere l’uva agresta e utilizzarla per fare l’agresto, in modo da alleggerire le viti dell’inutile peso di quei grappoli non adatti a fare il vino. Molti erano i fittavoli poco onesti che profittavano dell’occasione per raccogliere anche l’uva matura, sicché anticamente si diffuse l’espressione “fare l’agresta” come sinonimo di rubare. In seguito la frase si è modificata. per alterazione, in “fare la cresta”, come riportano i più importanti vocabolari della lingua italiana. See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 3 C U L T U R A & R I C E R C A Il “tuco”: fusione di sapori DI DANIEL LOMBARDI Accademico di Buenos Aires Un viaggio tra i sapori della cucina dei primi immigrati italiani in Argentina. Il porto di Buenos Aires all’inizio del Novecento. n concetto gastronomico nuovo, la fusione, si è unito alla realtà tanto antica quanto semplice e vera del dramma vissuto da chi doveva lasciare per sempre la propria terra natale. Ecco la storia della creazione dell’arte culinaria nella parte più australe del mondo. Innanzitutto, si deve spiegare co- U me sia avvenuto il popolamento della nazione argentina e soprattutto della sua capitale Buenos Aires. La società argentina ha, come base, gli immigrati di varie nazioni europee, soprattutto d’Italia e Spagna. Gli italiani sono arrivati in Argentina a partire dalla fine del XIX secolo e tale migrazione è continuata fino alla metà del secolo seguente. Non si deve dimenticare il difficile momento politico che l’Europa stava attraversando: i dissidi separatisti e nazionalisti che portarono alla Prima guerra mondiale e alle crisi successive; il crollo delle grandi monarchie mitteleuropee e l’avvento di regimi totalitari. Sul piano economico, l’Europa stava attraversando una crisi agraria che provocò il protrarsi nel tempo di una scarsità alimentare, portando la po- polazione ad un livello preoccupante di denutrizione. Per questo motivo, molti giovani dovettero abbandonare il vecchio continente e cercare nuovi luoghi dove prosperare. Le due Americhe offrirono questa possibilità. Una frase ricorrente, all’epoca, era “andiamo a fare l’America”, che esprimeva, appunto, il desiderio di superare il difficile momento economico e l’anelito di un arricchimento futuro. I primi italiani che giunsero in Argentina erano di Genova, ma ben presto vi si unirono famiglie provenienti da tutta la penisola. Quando gli immigrati arrivavano al porto di Buenos Aires, sostavano per poco tempo in questa città e, successivamente, partivano per cercare fortuna nell’entroterra. Riferendoci in particolare a coloro che hanno scelto di rimanere a Buenos Aires, essi vi diffusero la loro cultura, le abitudini quotidiane e i dialetti. A poco a poco nacque un gergo molto usato in città, chiamato “lunfardo”, formato da un insieme di parole o frasi italiane che, deformatesi nel tempo, venivano popolarmente usate nella comunicazione quotidiana dagli abitanti della città. Il “lunfardo” è parlato ancora oggi a Buenos Aires. Gli studiosi pensano che la parola stessa derivi da “lumbardo”, ovvero abitante della Lombardia. Gli immigrati abitavano in grandi case comuni, dette “conventillos”, occupate da varie famiglie. I pasti, di solito, venivano cucinati e consumati insieme, da tutti gli occupanti del conventillo. In questo modo iniziarono a fondersi le tradizioni culinarie provenienti da varie regioni del mondo, in particolare italiane, che formeranno la base della gastronomia argentina. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 4 C U L T U R A Tra i piatti più apprezzati, la pasta di tutti i tipi e la pizza sono state le pietanze maggiormente popolari tra le prime comunità italiane, soprattutto perché erano saporite, facili da preparare ed elaborate con ingredienti economici. Tipico esempio di ricetta dalle origini italiane è il “tuco”, ovvero una salsa a base di pomodoro, ma diversa rispetto a quelle usate nelle varie ricette regionali della penisola italica. La parola stessa nasce da “succo”, per sottolineare l’importanza, nella sua preparazione, della polpa, più liquida, di quest’ortaggio. Esistono diversi modi di preparare il “tuco”: uno dei più tipici prevede di soffriggere fettine di cipolla e aglio, aggiungendo poi un pezzo di carne da dorare in superficie; quando la cottura arriva al punto giusto, si aggiungono acqua e polpa di pomodori abbastanza maturi, e si cuoce il tutto a fuoco lento. Quando il brodo comincia a bollire, si aggiungono diverse spezie (il pepe e il peperoncino donano un sapore tipico, l’alloro un aroma invitante), e poi uno spruzzo di vino rosso (tutto l’alcol evapora durante la cottura di questa salsa, ma si mantiene un’ap- & R I C E R C A prezzabile percentuale del vino nel sapore finale) e, per moderare l’acidità, un pizzico di zucchero di canna. In ogni caso, come abbiamo detto, la varietà di “tuco” è molto ampia, per cui è frequente che si aggiungano anche panna da cucina, carote a pezzetti e basilico. Occorre, però, ricordare che le famiglie italiane preparavano la conserva di pomodoro in bottiglia, seguendo fedelmente la tradizione contadina, e rispettandola con la sacralità di un rituale arcaico. Il tuco si preparava cucinando nella salsa di pomodoro un unico pezzo di carne rossa, non certamente di prima scelta, cui venivano aggiunti cipolla, aglio e altre verdure a seconda della stagione. Spesso, veniva insaporito con origano, sale e pepe. Attenzione: il tuco non può essere considerato come un ragù perché la carne veniva cotta intera. La tradizione culinaria italiana è presente tuttora in Argentina; infatti la maggioranza dei ristoranti offre ai clienti menu italiani. Allo stesso tempo, gli immigrati si sono adattati alla cucina locale, basata soprattutto sulle carni di varia natura cotte arrostite. Oltre alla pasta e alla pizza, la cu- TRONCHETTO DI NATALE Ingredienti: 6 uova, 150 gr di farina, 150 gr di zucchero, 200 gr di marmellata di lamponi, 250 gr di cioccolato fondente, 200 gr di panna liquida da pasticceria, Alchermes o altra bagna. Preparazione: Preparare un pan di Spagna montando le uova con lo zucchero, unire la farina setacciata, stendere il composto così ottenuto in una teglia imburrata e infarinata. Cuocere per 20 minuti in forno a 180°. Preparare nel frattempo la copertura mettendo a bollire la panna con il cioccolato fondente. Si otterrà così una crema di copertura (“ganache”). Successivamente il pan di Spagna va avvolto arrotolandolo in un panno inumidito. Dopo 15 minuti circa srotolarlo e bagnarlo leggermente con una bagna all’Alchermes, farcirlo con la marmellata e riavvolgerlo su se stesso. Rifinire il tutto coprendo con la “ganache” al cioccolato. cina italiana è diventata sempre più raffinata, presentando ai palati piatti dall’elaborazione complessa. Tale evoluzione è dovuta all’arrivo di molti cuochi che hanno studiato in Italia, e che hanno aperto ristoranti e accademie per la formazione di giovani ristoratori. Un fenomeno interessante consiste nel trovare piatti provenienti da tradizioni gastronomiche regionali diverse, difficilmente presenti tutte insieme sulle tavole della penisola. L’arrivo di persone da luoghi diversi e lontani fra loro ha fatto sì che convivessero, durante il rito dei pasti consumati insieme, piatti quali la bagnacauda, gli gnocchi, la polenta e la porchetta. Allo stesso tempo, le famiglie italiane consumavano il coniglio, la selvaggina da caccia, l’agnello e il bollito di carne, adattando il tutto agli ingredienti più a portata di mano sul mercato locale. I piatti a base di pesce, quali zuppe e brodi, sono stati modificati usando quanto poteva essere pescato nelle acque dolci o salate di questa parte australe del continente. Confrontando alcuni dei piatti tipici della cucina italiana che si trovano in Argentina, possiamo dedurre che gli ingredienti fondamentali di entrambe le cucine sono quasi uguali; variano magari le dosi e la presenza della cipolla e delle spezie nei piatti argentini. Inoltre, in Argentina, normalmente si mangia un piatto unico, dove la carne è l’ingrediente di base. Possiamo comunque affermare che le ricette regionali italiane, in generale, sono arrivate in Argentina conservando il loro spirito originale. Pertanto crediamo che gli immigrati italiani abbiano trasmesso il loro patrimonio culturale anche in cucina, sapendo adattarsi al nuovo mondo senza perdere le loro radici. Essi hanno contribuito alla crescita di questo paese, tramandando le loro conoscenze nelle arti, nei commerci e nella cultura in generale, raggiungendo l’eccellenza in tutte le attività intraprese. See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 5 I N O S T R I C O N V E G N I Puglia: terra di dieta mediterranea DI ANTONIO GIORGINO Delegato di Castel del Monte Un convegno di estrema attualità, per celebrare il venticinquennale della Delegazione di Castel del Monte. a Delegazione, legata sin dalla sua costituzione a Federico II, cui si deve la costruzione di uno dei castelli più prestigiosi del mondo, riconosciuto come patrimonio materiale dell’Unesco, ha celebrato il suo venticinquennale in tre intense giornate. Dopo la visita alle città capoluogo della nuova Provincia Barletta-Andria-Trani, si è svolto, nell’austerità dell’aula Consiliare del Comune di Andria, un interessante convegno con la partecipazione di Accademici, di Delegati provenienti da alcune regioni d’Italia, del Presidente Giovanni Ballarini accompagnato, per l’occasione, dal Vice Presidente Benito Fiore e alla presenza di parlamentari e di autorità civili e militari. L’incontro culturale e scientifico è stato introdotto dal Delegato di Castel del Monte Antonio Giorgino, che si è soffermato sulle finalità del convegno, in quanto la “dieta mediterranea”, come stile di vita, rappresenta una possibilità unica per generare ricchezza nel mondo rurale, alimentare e produttivo, ma è anche e soprattutto espressione della nostra identità, della nostra storia e del nostro futuro. Il Sindaco di Andria, nel suo efficace indirizzo di saluto, ha sottolineato l’importanza del convegno che tende alla valorizzazione, sempre più e sempre meglio, dei prodotti tipici della dieta mediterranea e in particolare di quelli del Nord barese, che rappresentano un patrimonio da non disperdere e, soprattutto, da non far valorizzare da chi non ha titolo per farlo. La parola è passata ai relatori. L’on. prof. Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, nel suo intervento telefonico e con apprezzata sintesi, ha tracciato L un fedele resoconto storico del percorso non facile per il riconoscimento della dieta mediterranea come patrimonio immateriale dell’Unesco, e ha evidenziato gli indiscussi vantaggi che ne derivano al nostro Paese sotto il profilo socio-economico e salutare. Ha reiterato, inoltre, la sua disponibilità, a livello europeo, per l’accettazione della dieta mediterranea da parte di tutti gli stati membri, come stile di vita, con l’offerta di prodotti di qualità e con la garanzia delle loro proprietà virtuose e dei loro benefici. È seguita l’interessante relazione nutrizionale del prof. Riccardo Giorgino, già docente nella Facoltà medica dell’Università di Bari (“La dieta mediterranea: le ragioni di un successo”), che ha sottolineato il preoccupante incremento delle malattie diabetiche fin dalla giovane età, dovute ai gravi errori nell’alimentazione. Non meno interesse ha suscitato la relazione dell’Accademico Vittorio Marzi, già ordinario di Agronomia e Coltivazioni erbacee nella Facoltà di Agraria di Bari, che ha sostenuto come nei Paesi industrializzati la distorta alimentazione, con le sue gravi conseguenze, ha tra le sue cause anche l’intenso fenomeno dell’urbanizzazione, oltre ai mutamenti di stili di vita che portano i consumatori ad affidare la propria alimentazione all’acquisto quotidiano di prodotti della ristorazione, dell’industria alimentare e della grande distribuzione. Di qui, la crescente tendenza all’uniformità dei consumi alimentari che rischia di fare perdere il ricco patrimonio delle tradizioni culinarie locali e, purtroppo, l’estinzione di un ampio patrimonio di vecchie varietà. La quarta edizione dell’“Atlante dei prodotti tipici agroalimentari di Pu- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 6 I N O S T R I glia”, nel quale sono illustrati ben 204 prodotti della nostra tradizione, è un viaggio nel tempo, nei profumi, nei colori, nelle terre della Puglia. La relazione conclusiva è stata del Presidente Ballarini, preoccupato dalla dilagante espansione di un analfabetismo culinario e gastronomico, pur in presenza di un sensibile incremento dei materiali divulgativi. Nell’attuale situazione di confusione alimentare e di disagio della cucina italiana, ha sottolineato, mantenere le nostre tradizioni, rivalutare i nostri saperi culinari è un impegno di tutti per sostenere il “made in Italy” ma anche per difendere i beni culturali del settore. Una cucina che interpreta e fa conoscere un territorio è un’importante dimensione della civiltà della tavola ed è questa la ragione per la quale le singole regioni mediterranee, pur mantenendo la propria individualità, hanno al tempo stesso interessato quel dialogo culturale che sta alla base di quel fenomeno unico e sociale che è stato, e speriamo che continui ad essere, il Mediterraneo. Certamente la dieta mediterranea alimenta in maniera determinante questo dialogo attraverso la gastronomia. Il convegno, che ha avuto un’eco mediatico di particolare rilievo, si è concluso con la consegna da parte del Presidente Ballarini del “Premio Giovanni Nuvoletti” a Pietro Zito, titolare del ristorante “Antichi Sapori” di Montegrosso (Andria), che, da vent’anni, contribuisce in modo eccellente alla conoscenza e alla valorizzazione della buona tavola tradizionale del territorio con il motto “dalla terra alla tavola”, soprattutto con l’utilizzo delle erbe selvatiche. Un buffet di pietanze tipiche, dolci e vini del territorio, servito dal ristorante “Umami” di Andria, nel suggestivo chiostro di San Francesco, ha chiuso la mattinata, rimandando alla sera la cena in onore del Presidente, a Palazzo San Giorgio a Trani, per ricordare la storia di venticinque anni di attività della Delegazione di Castel del Monte. C O N V E G N I LE RICETTE D’AUTORE IL MENU DI CAPODANNO Minestra in brodo: Cappelletti di Romagna; Fritto: Costolette imbottite; Umido: Bue alla brace con carote o Cotolette coi tartufi; Rifreddo: Pasticcio di cacciagione; Arrosto: Anatra domestica e Piccioni con insalata; Dolci: Gateau à la noisette, Dolce Torino. PASTICCIO FREDDO DI CACCIAGIONE Prendiamo una starna o una pernice e con essa facciamo un pasticcio che potrà bastare per 6 o 7 persone. La starna si distingue dalla pernice perché questa ha i piedi e il becco rosso ed è alquanto grossa. Le loro carni sono ottime, di sapor delicato: ma fra le due specie, la pernice è da preferirsi. Ingredienti: una starna o una pernice alquanto frolla; fegatini di pollo n. 3; rossi d’uovo n. 1; foglie d’alloro n. 2; Marsala 2 dita di bicchiere comune; tartufi neri grammi 50; lingua salata grammi 50; prosciutto grasso e magro grammi 30; burro grammi 30; una midolla di pane grossa quanto un pugno; un piccolo battuto di cipolla, carota e sedano; un poco di brodo. La starna vuotatela, lavatela e mettetela al fuoco col detto battuto, col burro, col prosciutto tagliato a fettine, con le foglie d’alloro intere, e conditela con sale e pepe. Quando la cipolla avrà preso colore, bagnatela con la Marsala versata poco per volta, e se non basta per tirar la starna a mezza cottura servitevi di brodo. Tolta la starna dal fuoco, levatele il petto e formatene otto filetti che lascerete in disparte. Il resto tagliatelo a piccoli pezzi per tirarli a cottura intera, unitamente ai fegatini, quello della starna compresovi. Cotta che sia questa roba, levatela asciutta e mettetela in un mortaio, gettando via le foglie dell’alloro. Nell’intinto che ancora resta gettate le midolla del pane e con un poco di brodo, rimestando. Fate una pappa che verserete anch’essa nel mortaio, come pure la raschiatura dei tartufi, e pesterete ogni cosa ben fine per passarla dallo staccio. In questo passato stemperate il rosso d’uovo e lavoratelo bene col mestolo per mantecarlo. Ora, formate la pasta sfoglia per coprirlo servendovi della ricetta n. 372. Prendete uno di quegli stampi speciali per questi pasticci, che sono fatti a barchetta o rotondi, scannellati, di ferro bianco, a cerniera che si apre. Ungetelo col burro e, tirata la pasta sottile poco più di uno scudo, foderatelo con la medesima e fategli il fondo che poserete sopra una teglia di rame unta anch’essa col burro. Prima gettate nel fondo parte del composto e disponetevi sopra una parte dei filetti (petto della starna e lingua) e alcuni pezzetti di tartufi grossi quanto le nocciuole e crudi; poi altro composto intramezzato di tartufi e filetti e così di seguito se il pasticcio fosse voluminoso. Pigiatelo bene perché venga tutto unito e compatto e fategli coperchio della stessa pasta con qualche ornamento, lasciandovi nel mezzo un buco onde sfiati il vapore. Dorate il di fuori e cuocetelo in forno o nel forno da campagna, e quando lo levate, coprite il buco con un fiocco della stessa pasta, fatto a misura e cotto a parte. PELLEGRINO ARTUSI La Scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, 1891 See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 7 I N O S T R I C O N V E G N I Un errore che ha portato fortuna DI LUCIO PIOMBI Delegato di Bergamo Finalmente anche lo “strachitunt” è entrato tra le Dop dei formaggi bergamaschi. uando la Delegazione bergamasca iniziò ad organizzare il convegno sui formaggi tipici orobici, lo intitolò “Bergamo capitale italiana dei formaggi con le sue nove Dop”. Ma, da più parti, fu subito fatto notare l’errore clamoroso commesso, poiché le Dop bergamasche erano solo otto. La concessione della Denominazione, autorizzata dall’Europa, allo “strachitunt”, con l’indicazione geografica di produzione ristretta a quattro piccoli comuni della Val Taleggio, era stata infatti impugnata da alcuni produttori della bassa pianura che pretendevano di allargare il marchio anche alla loro zona. Quindi, ufficialmente, le otto Denominazioni protette erano soltanto quelle del formai de mut, del taleggio, del grana padano, del gorgonzola, del quartirolo lombardo, del provolone Valpadana, del salva cremasco e del bitto. Q Corretto rapidamente l’errore, pochi giorni prima dello svolgimento del convegno, il Ministero dell’Agricoltura poneva fine ai ritardi e concedeva, ufficialmente, la Denominazione anche allo “strachitunt”, negando l’allargamento territoriale richiesto in ricorso e le otto Dop diventavano nove. Una volta tanto un errore iniziale ha portato fortuna ai nostri formaggi tipici. Il convegno, comunque, ha avuto un ottimo successo sia di partecipazione sia per il livello culturale degli interventi. Nel salone dello storico Palazzo della Provincia erano, infatti, presenti circa 140 persone, in gran parte Accademici, e la partecipazione del Presidente Giovanni Ballarini, del Segretario Generale Paolo Petroni e del Coordinatore Territoriale e quella di dieci Delegati dell’Alta Italia hanno dato particolare risalto alla manifestazione, che ha sottolineato la notevole potenzialità di un comparto, quello caseario, che nella Bergamasca occupa ben 4.000 addetti. La sera precedente, presso la Dimora dei Tasso in Valverde, ai piedi della città alta, si è svolto un cocktail in onore del Presidente, con numerosi ospiti. Il giorno seguente, con l’intervento del Prefetto dott. Andreana, del Presidente della Provincia sen. Pirovano, del Presidente nazionale Unci, del nuovo comandante dei Carabinieri Col. Bandiera, si sono alternati relatori di altissimo livello fra i quali citiamo l’avv. Diego Maggio di Marsala, l’Accademico Attilio Zanetti, uno dei maggiori produttori di grana padano, e il giornalista Roberto Vitali dell’“Eco di Bergamo” che, con Giulio Signorelli, ha raccontato come è nato lo strachitunt. Apprezzato, per la sua spontaneità, è stato l’intervento del mastro casaro Battista Leidi, con la sua lunga barba bianca, che ha parlato delle sue adorate e curatissime caprette che gli hanno comunque permesso, con il loro latte, di vincere un centinaio di concorsi di formaggi caprini. Ma il clou del convegno lo si è avuto con l’assaggio, da parte di tutti i convegnisti, guidato e dottamente illustrato da Daniele Bassi dell’Onaf, di cinque formaggi (l’agrì, lo storico formaggio di Branzi, il formai de mut, il grana padano e il provolone piccante) accompagnati dai vini bergamaschi del Consorzio Tutela Valcalepio, da croccanti grissini e cracker appena sfornati dall’Azienda bergamasca di formazione della Provincia (che ha curato sia il ricco coffee break che il successivo brunch). È seguita una tavola rotonda, che ha visto l’alternarsi di numerosi giornalisti e Presidenti dei Consorzi di Tutela, dove si è trattato in particolare l’argomento del turismo gastronomico, lanciando l’idea di creare, accanto alle strade del vino, anche le strade dei formaggi, con visite guidate alle nostre baite in alpeggio. Al pomeriggio, numerosi Accademici si sono recati a Treviglio ove, alla nuova Casa dei Formaggi, inaugurata pochi giorni prima, hanno partecipato ad un secondo assaggio, guidato dalla dott.ssa Grazia Mercalli, di altri quattro formaggi. Il convegno si è concluso con i dotti interventi del Presidente Ballarini e del Segretario Generale Petroni, prima della cena di gala presso il tristellato ristorante “Da Vittorio”, con un menu ovviamente a base di formaggi, studiato e realizzato dal noto chef Chicco Cerea. See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 8 I N O S T R I C O N V E G N I La gastronomia nella pittura MARIO DE SIMONE Delegato di Avellino Centro Studi “F. Marenghi” DI Testimonianze tangibili e irripetibili degli usi e dei costumi gastronomici del tempo. a Delegazione di Avellino ha celebrato il 25° anniversario della sua fondazione organizzando il convegno di studi sul tema “La gastronomia nelle arti pittoriche”. La felice scelta del tema è da attribuire all’alto riconoscimento del Ministero dei Beni Culturali che ha concesso il suo patrocinio e alle adesioni del Presidente del Centro Studi “Franco Marenghi” Paolo Petroni e del Vice Presidente della Regione Campania e Assessore alla Cultura, on. Giuseppe De Mita. Notevole affluenza di partecipanti, tra cui 14 Delegati e oltre 40 Accademici provenienti da varie parti d’Italia. Il convegno, che ha avuto anche significative manifestazioni collaterali (vedi pag. 59) e del quale è stato realizzato un DVD, si è svolto nella grande sala congressi dell’Hotel de L la Ville, dinanzi a un folto uditorio, tra cui molti non Accademici, ed è stato moderato dalla storica dell’arte dott.ssa Antonella Cucciniello. Il Delegato di Avellino, Mario de Simone, ha dato il benvenuto agli ospiti e, rivolgendosi in maniera particolare ai non Accademici, ha chiarito due presupposti: la gastronomia, essendo lo studio della relazione tra cultura e cibo, è una scienza interdisciplinare e l’Accademia è un’istituzione culturale. Partendo da questi due postulati, la Delegazione di Avellino, in tre precedenti convegni, ha condotto indagini sulle connessioni della gastronomia con la storia, l’antropologia e la neurobiologia. Con questo appuntamento, oltre a celebrare il 25° anniversario della sua fondazione, ha voluto analizzare le attinenze della gastronomia con le arti pittoriche. Dopo il saluto ai convenuti, portato dall’on. De Mita, la dott.ssa Cucciniello ha introdotto i lavori, ribadendo le connessioni tra la storia dell’arte e la storia della gastronomia. Accompagnando la sua relazione con interessanti diapositive, Lejla Mancusi Sorrentino, Accademica di Napoli-Capri, ha sviluppato il tema “Policromie gastronomiche tra arte e cultura”, incentrato sulle riproduzioni artistiche degli alimenti della Campania che sono di per sé belli a vedersi per colori e armoniosa morfologia. Infatti, a Napoli, e in genere in tutta la Campania, basta poco per rendere appetitosa e attraente una pietanza; ogni ricetta, ogni piatto è una pennellata, un accordo, una rima per descrivere gli incanti marini e agresti di una terra fortunata, baciata da Dio e favorita dalla natura. I manicaretti della regione sono stati immortalati nel tempo non solo da grandi artisti delle arti visive, ma an- che da scrittori, poeti e musicisti, italiani e stranieri, attirati e sedotti da piatti saporiti, buoni da mangiare e belli da vedere. L’iconologa e docente universitaria di Storia dell’Arte del Rinascimento, Silvia Malaguzzi di Firenze, ha trattato il tema “La fame e l’abbondanza nella arti pittoriche”. Ha reso molto istruttiva la sua conversazione commentando importanti opere pittoriche e mettendo in evidenza l’evoluzione della rappresentazione della fame e dell’abbondanza nei vari periodi della storia. La dott.ssa Emilia Vitullo, responsabile del Servizio Cultura, Musei e Beni Culturali di Isernia, ha illustrato il tema “Usi conviviali nelle varie rappresentazioni pittoriche dell’Ultima Cena”, evidenziando che le raffigurazioni pittoriche dell’Ultima Cena sono innumerevoli ed essendo impossibile la loro completa disamina, ha limitato la conversazione alla pittura italiana e, più in particolare, alle opere attraverso le quali è possibile individuare gli elementi che segnano l’evoluzione degli usi conviviali e dell’arredo della tavola. La conversazione del Presidente del Centro Studi “Franco Marenghi” Paolo Petroni ha concluso i lavori. L’oratore ha evidenziato, tra l’altro, che le opere pittoriche riproducono spesso contesti diversi da quelli degli avvenimenti illustrati, in quanto i committenti pretendevano dagli artisti la loro celebrazione all’interno del quadro. Ad ogni modo, anche se danno una rappresentazione falsata del contesto storico cui si riferiscono, le pitture sono da considerarsi testimonianza tangibile e irripetibile degli usi e dei costumi della gastronomia del tempo in cui sono state realizzate. See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 1 9 I N O S T R I C O N V E G N I Legumi e bontà dell’orto DI MARIA CRISTINA CARBONELLI DI LETINO Accademica di Isernia Un convegno che approfondisce il valore dei prodotti che accomunano Abruzzo e Molise. ella sala della Biblioteca comunale de Bellis-Pilla di Venafro (Isernia), che custodisce pregevoli, rari, antichi libri e un ricchissimo patrimonio bibliografico in un antico stabile purtroppo molto trascurato dagli enti responsabili, la Delegazione di Isernia si è riunita per un altro incontro con la Delegazione di Chieti. “Il tratturo interrotto” continua così il suo cammino e il suo racconto, trattando questa volta un altro grande soggetto, protagonista della gastronomia delle due regioni: “legumi e bontà dell’orto tra Abruzzo e Molise”. Ai molti Accademici e all’attento pubblico la Delegata porge i suoi saluti, dà il benvenuto alla Delegazione di Chieti e, ricordando il convegno che concluderà questi incontri culturali nel 2013, spiega il motivo per cui siamo a Venafro, da sempre famosa in tutta la regione per i suoi orti. Una vocazione agricola, quella molisana, che dalla raccolta delle erbe spontanee passò alla coltivazione, favorita, sulle pianure fertili, dalla ricchezza di acqua, dalla qualità del terreno, dal clima; vi era così abbondanza di bietola, broccoli, verza, cavoli, scarola, pomodori, patate, peperoni, da cui hanno origine tante ricette esemplari ed esplicative della gastronomia regionale. Da cereali e legumi ne nascono tante altre legate all’identità molisana: così farro, mais, fagioli, ceci e lenticchie, con sapidi abbinamenti, sono stati sempre grandi protagonisti della cucina regionale. Il saluto del Delegato di Chieti viene dal Vice Delegato Rocco Pasetti, mentre Gianni Di Giacomo, Accademico di Chieti, direttore del Centro Studi Territoriale dell’Abruzzo, conferma le colture simili e le ricette comuni, molte a base di “cacio e ova”, N e poi ne presenta altre con fave, carciofi e cipollotti. Cita, nella cucina, l’uso di farine, ceci e cicerchie, di peperoni dolci e piccanti, illustra la tradizione dei cibi rituali come le fave per il contatto con i morti, e i ceci, le castagne, i funghi: una carrellata di prodotti antichi come il farro, più resistente del grano alle malattie, e altri più recenti come il mais. E ancora le diverse erbe spontanee esclusive di alcuni territori le cui caratteristiche incidono sulla varietà della cucina tipica. Parla poi delle patate che salvarono dalle carestie; delle prime bottiglie di sugo di pomodoro negli anni Quaranta del Novecento. Un excursus storico-culturale che viene poi compiutamente continuato dai tre brillanti relatori: l’Accademico, agronomo, Mario Stasi, e Anna Maria Lombardi, gastronoma, Delegata di Campobasso, relatori per il Molise, e l’agronomo Donato D. Silveri per l’Abruzzo. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 0 I N O S T R I L’interessante convegno ci porta così, attraverso le loro parole, ad approfondire quanto accomuna le due regioni, dove non c’è distinguo nell’atlante del germoplasma, mentre si sottolinea l’importanza delle vie di comunicazione, oggi immediate, che facilitano gli scambi. Si sottolineano i benefici e il valore, nella gastronomia delle due regioni, dei legumi, delle verdure, dei prodotti dell’orto, capisaldi della dieta mediterranea, oggi tanto raccomandata. Si ricordano il pisello selvatico, ottimo ma ormai quasi introvabile, come la cicerchia, già nota ai Romani e ai Sanniti; le numerose qualità di fagioli che avevano ognuna un abbinamento ideale con carni, verdure, polente, e quanto sarebbe importante riportare in tavola questo corretto uso. Una curiosità campobassana di archeologia rurale, ancora visibile, sono le vasche di conservazione degli ortaggi che una volta riuscivano a tenere l’acqua pulita, per il refrigerio delle verdure, mettendovi anguille e trote con il compito di nutrirsi delle C O N V E G N I impurità. E il famoso sedano campobassano, noto in tutta Italia, ormai introvabile; e il fascino della zucca che a Chiauci (Isernia), oltre ad essere generoso frutto per le cucine casalinghe, per San Martino da secoli, diviene, svuotata, maschera illuminata di collegamento tra i vivi e i morti. Conosciamo così la presenza di tante varietà comuni di fagioli, di lenticchie, di cavoli, prodotti che meriterebbero il recupero e lo studio di un approfondito e curato itinerario gastronomico interregionale abruzzese-molisano. La millenaria esperienza e caparbietà dei contadini ha consentito la coltivazione e la sopravvivenza di tante varietà di prodotti che altrimenti sarebbero andati persi, anche se poi la loro qualità e la loro valenza ora si sono praticamente spente assieme agli ultimi testimoni di un lavoro duro ma edificante. Chiudiamo lasciandoci guidare dal piacevole e interessante racconto che lascia spazio a tanti stimoli e approfondimenti, ma con il rammarico di dover parlare al passato poiché il presente, totalmente massificato, ha annullato non solo i prodotti ma, quel che è peggio, la conoscenza del loro esatto uso in cucina, cosa che rendeva così vario e ricco di sfumature un semplice piatto ormai perso nella sua essenza, perché oggi è attualissimo il proverbio “fare di ogni erba un fascio”. Per il pranzo, i convegnisti raggiungono il ristorante “Le mele blu”, sempre a Venafro, dove li aspetta un intrigante menu a tema. La titolare chef Maristella Colazilli ha proposto, con attenta cura, tradizionali ricette da lei reinterpretate, dove si ritrova la presenza di legumi e verdure protagonisti del convegno. Ha saputo magistralmente interpretare piatti semplici e, con la genuinità degli ingredienti (esclusivamente acquistati sul territorio molisano) e l’ottima realizzazione, ha preparato pietanze importanti e raffinate che hanno dato a questo incontro una conclusione graditissima e molto apprezzata. See International Summary page 69 Il Presidente Giovanni Ballarini, il Consiglio di Presidenza, la Segreteria di Milano e la Redazione della rivista porgono a tutti gli Accademici in Italia e all’estero i più fervidi auguri di Buon Natale e felice anno nuovo La Segreteria e la Redazione rimarranno chiuse dal 24 dicembre 2012 al 7 gennaio 2013. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 1 C U L T U R A & R I C E R C A Cucinare con i fiori DI ANGELO TAMBURINI Delegato di Siracusa Sono buoni, belli e profumati e si prestano ad essere usati in molte ricette. uemila anni di esperienza gastronomica nell’uso dei fiori nelle diverse culture del mondo non possono sbagliare: i fiori sono una fonte naturale di benessere e di ricchezza per il nostro corpo. La prima menzione registrata sull’utilizzo dei fiori in cucina risale al 140 a.C. e, da allora in poi, quasi tutte le culture del mondo hanno usato e usano ancora i fiori commestibili: in Cina, il fiore più apprezzato è stato il giglio; in Iran il nasturzio; in Giappone, molto apprezzate le insalate di petali di crisantemi e di magnolie; gli arabi occidentali rinfrescavano e profumavano il loro corpo con l’acqua di rose e usavano i petali anche per insaporire i piatti; la cultura del cibo messicano è sempre stata completata dalle prelibatezze con fiori. I petali di tagete sono comuni nella cucina indiana; i fiori commestibili hanno anche storia negli Stati Uniti dove vengono usati spesso per decorare le torte nuziali; egiziani, arabi e indiani utilizzavano la calendula per dare colore e sapore ai piatti; nella penisola iberica, nel Medioevo, si utilizzavano rose, fiori d’arancio e il fiore della ginestra; nei paesi prospicienti il Mediterraneo è noto l’uso culinario di zucca e fiori di zucca, sia come piatto principale che ripieni, fritti ecc. E, se operiamo un “feedback gastronomico” in terra italica, scopriamo che nella Roma imperiale si mangiavano petali di garofano, rose e viole, e possiamo ritrovare le ricette che includono questi fiori, nell’opera di Apicio “De re coquinaria” (che assomma in sé cinque secoli di cucina: italica, etrusca, della Magna Grecia, siciliana e sarda); i fiori venivano utilizzati anche per insaporire il vino. D Apìcio descrive ricette con petali di rosa o fiori di maggiorana e riporta anche la salsa ai fiori di cartamo. I Romani prediligevano cibi di gusto aspro ed erano grandi consumatori di bulbi cotti, che coltivavano o raccoglievano nei campi, quali: rafano, polipodio, radici di bietolacci, rape e navoni, cotti ingentilendoli col miele e conditi con olio, garum e aceto. Maestro Martino, celebrato per le sue proposte innovative che segnano la fine della vecchia tradizione medievale, apre a una cucina composita, con rielaborazioni internazionali che fanno supporre contaminazioni con esperienze napoletane, allora sotto la dominazione catalana. Nel suo ricettario di metà Quattrocento, propone, tra le frittelle di Quaresima, quelle di fiori di sambuco, raccomandando “di mandarle ben calde in tavola, assieme a foglie di salvia, lauro, borragine e sottili fette di mele passate in una pastella liquida di farina, uova, zucchero, cannella, zafferano e quindi fritte”. Con i fiori di sambuco consiglia la realizzazione di una torta, e, altra suggestiva proposta, una torta di ciliegie e petali di rosa. Rose e fiori di sambuco li consiglia anche “come energetico nel brodo consumato di cappone” e ancora corniole e rose per le pietanze di carne. È firmata Leonardo da Vinci la ricetta di una inedita bevanda analcolica e afrodisiaca a base di estratto di rosa, zucchero e limone, “L’Acquarosa di Leonardo”, appunto, ottenuta in base ad una precisa ricetta descritta al foglio 482 recto (ex 177 recto-a) del “Codice Atlantico” conservato a Milano nella Biblioteca Ambrosiana, databile agli ultimi anni di vita dell’artista-scienziato, cioè al periodo francese, attorno al 1517. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 2 C U L T U R A Nel 1600 diviene di gran moda il rosolio, bevanda di origine piemontese, che poi ebbe grande diffusione e varianti soprattutto in Sicilia, ottenuto con petali di rosa, chiodi di garofano (boccioli floreali essiccati) e cannella. Bartolomeo Stefani, cuoco bolognese alla corte dei Gonzaga, nella seconda metà del Seicento, nel suo libro “L’arte di ben cucinare”, allarga l’uso dei fiori soprattutto nei rinforzi e negli intrecci del fastoso convivio. Alla fine del Seicento si diffonde l’uso dei “sorbetti” (dall’arabo “sharbet”), che vengono introdotti dagli arabi in Sicilia e in Spagna (zucchero, sale, neve, e succhi di fiori e frutti) e che diverranno di gran moda in Europa, nel secolo successivo, assieme al tè proveniente dalla Cina, al caffè dall’Arabia e al cioccolato dall’America. Il Rinascimento segna la comparsa dell’acquavite, dal cattivo sapore, che viene abilmente mitigato aggiungendo aromi e sciroppi, dando così origine ad una serie di liquori a base di petali di rosa, di fiori d’arancio, di muschio, di essenze di anice, di angelica e di rosmarino. Dal punto di vista nutrizionale, i fiori contengono spesso benefiche sostanze, ma la piccola quantità che se ne assume apporta al nostro organismo pochi principi nutritivi. Sono ricchi soprattutto di antociani e flavonoidi, importanti sostanze antiossidanti. Molti piatti della cucina italiana tradizionale regionale utilizzano fiori di zucca, borragine oppure calendula ma, anche nella quotidianità, ci nutriamo normalmente di tanti fiori e lo facciamo senza rendercene conto, avendo nell’uso classificato come verdura alcuni di questi esemplari botanici quali i cavolfiori, i broccoli, le cime di rapa, i carciofi, i capperi e i fiori di zucca. Va aggiungo anche lo zafferano, che viene sovente considerato una spezia, ricavato dagli stami del fiore di Crocus sativus, pianta erbacea perenne delle Iridacee, originaria dell’Anatolia, oggi spontanea e coltivata in tutto il perimetro mediterraneo. & R I C E R C A Mettete dei fiori nei vostri piatti: sono belli, buoni e profumati; alcuni possono essere molto di più che un semplice elemento decorativo. Accanto alle comuni erbe aromatiche o ai fiori di zucca, può essere usata in cucina anche la maggior parte dei fiori da giardino: sono note le proprietà officinali della calendula, che in cucina è apprezzata per l’aroma di zafferano, dall’antipasto al dolce; i fiori della calendula sono buoni sia cotti che crudi. Le foglie della primula si possono consumare in insalata, nelle zuppe o nelle salse, mentre i fiori vanno messi in infusione nel vino e nei cocktail per aromatizzarli; i fiori di lavanda vanno utilizzati nei piatti di carne, formaggi, ma anche nei dolci. Da aprile a settembre fioriscono le viole che si possono consumare candite, nei dolci o anche in insalata. Il geranio è adatto per aromatizzare creme dolci al cucchiaio; i fiori di sambuco sono ottimi per sciroppi e liquori, o anche per le frittelle dolci; il nasturzio è una pianta commestibile in tutte le sue parti, con un buon sapore agropiccante: fiori e foglie sono molto ricchi di vitamina C, possono essere aggiunti alle insalate e i semi non ancora maturi si preparano in salamoia o sotto sale proprio come i capperi. Chi a casa volesse cimentarsi in ricette da pollice verde, sappia che è fondamentale comprare quelli coltivati apposta per il mercato alimentare, e non trattati; infatti, anche i vivaisti hanno scoperto la soddisfazione di coltivare fiori non solo da ammirare ma anche da mangiare. See International Summary page 69 ACCADEMICI IN PRIMO PIANO L’Accademico di Livorno Roberto Bottici ha assunto, per l’anno 2012-2013, l’incarico di Presidente del Rotary Club di Castiglioncello e delle Colline Pisane Livornesi. L’Accademico Piercarlo Carnelli, della Delegazione Monterosa, è stato eletto Presidente del Lions Club Cervino per l’anno 2012/2013. L’Accademico Ivan Conter, della Delegazione di Merano, è stato nominato Presidente della Round Table 24, sezione di Merano, per l’anno sociale 2012-2013. L’Accademico Stefano Laux, della Delegazione di Napoli-Capri, è stato nominato Presidente del Lions Club Napoli Host per l’anno sociale 2012-2013. Il Delegato di Palermo, Lucio Messina, è stato insignito, al Salone della Nautica di Genova, del titolo di Direttore d’Onore dell’Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee. L’Accademico Paolo Trevisi, della Delegazione di Treviso, è stato insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 3 C U L T U R A & R I C E R C A Le mille virtù dell’ortica DI TITO TROMBACCO Accademico di Bologna dei Bentivoglio Dalle proprietà terapeutiche e magiche all’utilizzo nella cucina povera e di nicchia. a “pianta che punge”, che cresce spontanea in tutta Europa, è molto diffusa nelle nostre campagne ed è conosciuta per la sua capacità, e proprietà, se toccata nelle foglie o nello stelo, di provocare un senso di bruciore e un fastidioso prurito. Tra le tante varietà e qualità che si trovano in natura, è la botanica Urtica dioica quella che noi chiamiamo comunemente ortica. Cresce nelle vicinanze di vecchi ruderi, nei boschetti con molta vegetazione, ai margini, o sulle sponde, degli argini, lungo i fossati che fiancheggiano le strade di campagna e nei terreni incolti. In vario modo l’uomo ne utilizza più che altro i teneri germogli, le foglie e gli steli. Foglie e germogli, una volta raccolti, secondo l’uso che se ne vuole fare, si consumano freschi, o si lasciano essiccare e poi si conservano nei sacchetti di carta. L’ortica è un’erba perenne, con rizoma strisciante e fusto eretto che può raggiungere anche i due metri di altezza; il fusto e le foglie picciolate semplici, cuoriformi e dentate, sono ricoperti da un gran numero di peli orticanti, molto fragili, che al minimo contatto secernono un liquido, non pericoloso, ma contenente una resina, ad alta azione revulsiva, che provoca bruciore e irritazione alla pelle. Il liquido caustico è formato da acido formico concentrato e una sostanza affine agli enzimi: il primo produce dolore, mentre la seconda produce l’infiammazione. Per evitare il pericolo prodotto dalla peluria, l’ortica va afferrata dal basso verso l’alto. La pianta fiorisce dalla primavera all’autunno, i fiori sono piccoli e verdi, riuniti in glomeruli su spighe ramose pendenti. L’ortica è conosciuta, sin dall’anti- L chità, per le sue proprietà terapeutiche e curative, apprezzate già dalla Scuola Salernitana: nel passato la usavano fresca come repulsivo, contro i reumatismi articolari, l’impotenza e per provocare i mestrui: rimedio, in ambo i casi, più barbaro che salutare; inoltre le cime dell’ortica, lessate e condite in insalata, erano consigliate per sciogliere i calcoli della vescica. Svolge pure un’azione emostatica, astringente e ricostituente, stimolante dei nervi, antidiabetica, ed è consigliata, inoltre, in caso di emorroidi, nella foruncolosi, nel caso di renella, e infine nei casi di ulcere dello stomaco e dell’intestino. L’ortica, anche in un passato recente, ha avuto un suo ruolo anche nel mondo della “magia verde”, dove veniva usata, come deterrente, per far sì che due persone non si attraessero. Sempre in questo ambito, alle donne di campagna, dalle così dette “nonne”, nel caso di necessità, veniva consigliato di stroppiciarsi il seno con l’ortica, perché era credenza che, così facendo, il petto sarebbe aumentato di volume. Dal fusto dell’ortica, debitamente lavorata e sfibrata, si possono ottenere delle fibre che, una volta filate, venivano utilizzate per tessere ottimi tessuti molto simili alla canapa, con i quali, per esempio, furono realizzate le uniformi della Grande Armée di Napoleone. Ma l’ortica è anche cibo sano, gradevole e di facile digestione: dai freschi germogli, messi in infusione nell’acqua bollente con qualche foglia di menta piperita, si ottiene una gradevolissima tisana. I giovani getti, in cucina, hanno diversi impieghi: lessati possono essere aggiunti alle minestre di verdura, o nelle frittate; impastati con le patate per fare deli- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 4 C U L T U R A cati gnocchi o cotti con il riso per risotti particolari. In Emilia, e in particolare a Bologna e nelle campagne del Bolognese, le foglie e i getti dell’ortica sono sempre stati molto apprezzati, e se una volta facevano parte di una cucina povera ad integrazione di quel poco che si aveva, oggi sono una delle tante tipiche nicchie della cucina italiana, rientrando in quel novero di piatti particolari, che il buongustaio va a “riscoprire”. Normalmente, il loro uso più frequente, una volta lessati e sminuzzati, è al posto degli spinaci: così li troviamo nella sfoglia verde con la quale si fanno tagliatelle, lasagne e tortelloni. Sempre al posto degli spinaci, l’ortica, cotta e sminuzzata, viene amalgamata, con abbon- & R I C E R C A dante parmigiano grattugiato e una punta d’aglio tritato, con la ricotta, formando così il particolare ripieno di deliziosi “tortelloni da vigilia”. Un altro loro uso caratteristico, si ha inserendoli direttamente in ragù o condimenti: tipiche sono le “tagliatelle all’ortica”. Utilizzando la sfoglia verde, si fanno delle classiche tagliatelle che vengono condite poi con il ragù ottenuto rosolando nel burro dello scalogno tagliato a fette sottili, del prosciutto crudo tagliato a cubetti, tirato con un cucchiaio di passato di pomodoro, e con l’aggiunta, a fine cottura, di fiori di zucca tagliati a listarelle fini. Il piatto, una volta servito, deve essere completato da un’abbondante spolverizzata di parmigia- no reggiano grattugiato. Un altro tipo di impiego, sempre a Bologna, è quello che prevede un condimento ottenuto rosolando nel burro dell’aglio e del prezzemolo tritati, della cipolla tagliata a fette sottili e della pancetta pestata fine, con l’aggiunta di una punta di peperoncino e un cucchiaio di passato di pomodoro; verso fine cottura, si unisce, mescolando, l’ortica lessata e sminuzzata: con questo condimento, in particolare, si condiscono dei garganelli o delle tagliatelle tagliate fini. E per concludere, come curiosità, in tempi andati, quando il naturale non era ancora stato sostituito dalla chimica, dalle radici delle ortiche si ricavava un bel colorante giallo. See International Summary page 69 ISTRUZIONI PER LA COLLABORAZIONE ALLA RIVISTA La collaborazione degli Accademici alla loro rivista, oltre che gradita, è indispensabile. Ma occorre che gli Accademici tengano presenti alcune norme essenziali, affinché i loro scritti, frutto di passione e impegno, trovino rapida ed esauriente pubblicazione. ■ Testi degli articoli: è necessario, che i testi vengano inviati per via elettronica, in formato word (no pdf) utilizzando questo indirizzo e-mail: [email protected] ■ Lunghezza dei testi: importante che i testi abbiano una lunghezza compresa tra i 4.000 e i 6.000 caratteri (spazi inclusi): in questo modo si eviteranno tagli fastidiosi per chi li deve effettuare quanto per chi li subisce. Qualsiasi computer prevede il conteggio delle battute. ■ Rubrica “Dalle Delegazioni”: Al fine di agevolarne la lettura, contenere gli articoli nella lunghezza massima di 2500 caratteri spazi inclusi ■ Schede delle riunioni conviviali: vanno inviate in Segreteria ([email protected]). È altrettanto importante che nella compilazione delle schede per le “Note e commenti” venga rispettato il limite di 800 caratteri (massimo 1000) spazi inclusi, onde evitare anche in questo caso tagli e mutilazioni. Le schede giunte in Segreteria oltre il limite regolamentare di 30 giorni verranno cestinate. ■ Si prega inoltre di non inviare relazioni di riunioni conviviali tenute al di fuori del territorio della propria Delegazione, o di quelle effettuate in casa degli Accademici, o che comunque non si sono svolte nei ristoranti o negli esercizi pubblici, in quanto non verranno pubblicate. ■ Osservando queste semplici norme si potrà avere la ragionevole certezza di una rapida e testuale pubblicazione, evitando quei dolorosi tagli che sovente vengono lamentati. ■ La Direzione della rivista si riserva, ovviamente, i necessari controlli, l’eventuale revisione dei testi e la possibilità di pubblicarli secondo gli spazi disponibili. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 5 C U L T U R A & R I C E R C A Cambiano i gusti, non la tradizione DI ROBERTO RESTORI Accademico di Parma Ci stiamo abituando ad una cucina standard ma prevale ancora, per molti, il piacere dei buoni e antichi sapori. liera e delle grandi occasioni. I problemi nell’alimentazione erano dei salariati di campagna e di città, il cui reddito scarso permetteva un’alimentazione basata su pochi alimenti, quale la polenta, di cui veniva fatto largo uso e con eccessiva frequenza, e tutto questo portava gravi conseguenze per la salute. La convivialità non è mai mancata nei pranzi poveri e ricchi, ma era condizionata solo dagli impegni di lavoro e non può essere altrimenti, perché fa parte della genetica degli orgono spesso dei dubbi circa l’origine della cucina della tradizione e, tra le altre cose, ci si domanda se provenga dalla città o dalla campagna, ma tutti sono d’accordo che fu realizzata dalla borghesia, in sostituzione della cucina della nobiltà in decadenza alla fine del Settecento. La borghesia, intesa come ceto sociale, non era solo nelle città ma anche in campagna, rappresentata anche qui da professionisti, artigiani, medi e piccoli proprietari di poderi: tutti coloro, in genere, il cui reddito non era dovuto a un salario. Buona parte di questa popolazione, con il possesso o la disponibilità di un terreno, coltivava in proprio gli ortaggi e allevava gli animali da cortile e ciò le forniva la base degli ingredienti per la cucina giorna- uomini, che risale ai tempi in cui erano primati cacciatori e raccoglitori e gli unici, fra i mammiferi, a consumare il cibo insieme, come momento d’incontro per alimentarsi, parlare e discutere. Ma è scontato che certi piatti particolarmente complessi nella preparazione, per il poco tempo lasciato dall’attività lavorativa, venivano riservati per le occasioni particolari quali feste, sagre, matrimoni ecc. È allora che veniva mostrata l’abilità delle nonne e delle mamme nella preparazione dei piatti speciali che avrebbero fatto parte della tradizione, che veniva così tramandata. In città la situazione era la stessa della popolazione che viveva in campagna, con l’aggravante di non avere orti da coltivare e tanto meno la possibilità di allevare ani- S mali da cortile. La cucina della borghesia, media e piccola, era analoga a quella di campagna, ma i pasti erano preparati esclusivamente con ingredienti acquistati ed erano dislocati nella giornata diversamente, in funzione del tipo di lavoro. Non è vero che dei due mondi uno è scomparso, quello contadino, ma sono scomparse la carenza di cibo e la cattiva e insufficiente nutrizione dei salariati di campagna e di città a seguito dell’aumento dei salari e dei redditi delle famiglie e la riduzione dei costi di produzione degli alimenti a seguito dell’industrializzazione. Ciò ha però comportato la standardizzazione dei cibi e dei gusti, portando ad un allontanamento dalla tradizione. La popolazione dei consumatori si è frazionata in due schiere: una, ed è la maggioranza, che ha raggiunto il benessere ed è soddisfatta dall’alimentazione standard che offre il mercato, gradendo i nuovi gusti dei cibi, e tesa a minimizzare i tempi e i costi della cucina; l’altra, che mantiene o ha scoperto i ricordi della cucina della tradizione ricca di sapori, che ha una buona disponibilità di reddito che le permette di far fronte ai costi della cucina precedente l’industrializzazione. Ci stiamo quindi abituando alla presenza di una cucina standard di basso costo per coloro che non possono spendere ma sono comunque soddisfatti della qualità offerta, e di una cucina basata su ingredienti rispettosi della tradizione ma più costosi. Tra questi anche i prodotti da coltivazioni bio e gli allevamenti con metodi tradizionali. Da una parte è stata sconfitta la fame, dall’altra, per chi lo desidera, resta il piacere dei buoni sapori. See International Summary page 69 C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 6 C U L T U R A & R I C E R C A Il pane e i suoi derivati DI ROBERTO DOTTARELLI Accademico di Roma Castelli Diffusione dei metodi di manifattura e cottura di un alimento prezioso. ell’Italia centro-settentrionale, a partire dall’età dei metalli fino alle soglie della conquista romana, la produzione di cereali s’incentrò su quelli con cariossidi vestite (Hordeum vulgare L. Triticum dicoccum T. spelta e T. monococcum), perché, con l’eccezione dell’orzo, pur essendo inferiori come qualità, risultavano più adatti alla coltivazione in zone soggette al ristagno d’acqua (Carmine Ampolo “Le condizioni materiali della produzione”, Dialoghi d’Archeologia, 1980). L’assenza dei cereali nobili (T. vulgare T. durum e T. turgidum) limitò la diffusione delle tecniche di panificazione, al punto che ancora nella Roma arcaica il pane era sconosciuto e al suo posto si continuavano a consumare le tradizionali polentine a base di farro, orzo e miglio, anche se in qualche insediamento dell’Età del bronzo si rinvengono talora panetti induriti, che lasciano pensare ad un impiego dei cereali, diverso da quello della polenta (pulsum). La diffusione del pane è testimoniata a partire dall’età repubblicana, quando invece se ne incrementò rapidamente l’uso. Francesco Maria Amato (“La cucina di Roma antica”, NCE, 2004) rammenta che solo nella tarda epoca repubblicana le classi agiate iniziarono a disporre del pane “candidus“ o del “siligenius”, due ti- N pi di pane bianco e tenero, che si distingueva dai pani popolari come il “plebeius”, che usava una farina tipo 0, o il “furfureus”, impastato con la crusca, o l’“autopyrus”, ottenuto da impasti di farine poco setacciate, come nel moderno pane di Lariano. Il frumento, che ne costituiva l’ingrediente principale, veniva prodotto soprattutto nell’Italia meridionale, dove era giunto insieme alle popolazioni neolitiche provenienti dall’area mediterranea orientale; ma solo lo sviluppo nel centro Italia di una nobiltà facoltosa ne favorì la diffusione verso Settentrione. Peraltro, da un impasto di acqua e farina si possono ottenere non solo il pane, ma anche focacce piatte, più o meno lievitate. Chissà se lo “strepticius” romano somigliava alla piadina romagnola? Si sa che oltre all’acqua e alla farina s’impastava con vino, pepe, latte e olio e si cuoceva su piastre roventi. Ma al di là della possibile similitudine nella manifattura e nella cottura, è evidente che nessuno dei termini latini riferiti al pane o alle focacce abbia qualche similitudine con quelli usati ai giorni nostri. In uno studio dedicato all’etimologia del termine pizza, scritto dal professor Mario Alinei, dell’Alma Mater di Bologna, insieme a Ephraim Nissan, di fronte alla mancanza di attestazioni in latino o in greco antico, si C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 7 C U L T U R A ritiene che il termine provenga dall’area mediterranea orientale, nella quale ancora oggi è diffusa una focaccia rotonda od ovale che nell’area dell’arabo parlato levantino è chiamata “pita”. In Turchia viene chiamata “pide”; in Grecia “pitta”; in Albania “pite”. Il professor Alinei non include nella sua trattazione anche la piadina romagnola, che dialettalmente è chiamata “piada”; ma noi, non avendo nessuna cultura linguistica, ci permettiamo di annoverarla insieme alle altre varianti terminologiche diffuse nell’area mediterranea. Tutti questi termini deriverebbero dall’aramaico “pit(t)a” e dall’ebraico “p-t-t”, con cui ci si riferiva al pane, ma, col tempo, il termine “pat” avrebbe finito per soppiantare l’altro. Alinei riporta che, in Italia, le prime attestazioni del termine pizza appaiono nel “Codex Diplomaticus Cajetanus” del 997 e in due documenti abruzzesi del 1195 e del 1201. Mentre il primo documento storico conosciuto che parla della “piada” risale al 1371, alla descrizione della Romagna compilata dal cardinale Angelico, nella quale, tra i tributi che la città di Modigliana doveva pagare alla Camera Apostolica, figuravano 2 “piade”. È probabile che l’assimilazione del termine pit(t)a, e forse anche della materia prima, sia avvenuta intorno all’anno Mille, similmente a come pervennero in Europa dall’area araba, o per suo tramite, i nomi (e forse i prodotti stessi) di limone, arancio, albicocca, spinaci, asparagi, zafferano e carciofi. A proposito di questi ultimi, l’etimo latino “cynara” si perse con la fine dell’Impero romano e il carciofo ricomparve sulle tavole italiane solo durante il Medioevo, con l’etimo attuale, derivato dall’arabo “al harshùf”. Analoga sorte sembra esser toccata ai derivati del pane. Ci ricorda l’Accademico Massimo Montanari (“Alimentazione e cultura nel Medioevo”, Editori Laterza, 1988) che nel Medioevo i poveri si nutrivano, come era stato del resto durante tutta la protostoria, di zuppe e polente, mentre il pane, specie quello & R I C E R C A di frumento, rappresentò a lungo un vero e proprio status symbol dell’aristocrazia. Questo ritorno al passato fu sicuramente legato al generale impoverimento, che non permetteva d’importare frumento da altre regioni mediterranee e da una caduta della produzione interna dei cereali a cariossidi nude, a favore di una molteplicità di grani inferiori, di semina autunnale, come la segale, la spelta e l’orzo, o primaverili, come il miglio, il panico e il sorgo, di minori esigenze colturali e di maggiore rendimento unitario. Alinei suggerisce che la diffusione delle focacce lievitate e delle piadine azzime, contrassegnate dalla radice “pit-”, procedette dalla sponda adriatica, a partire ancora una volta dalle coste pugliesi, dove è presente l’etimo pitta, che fu modificato in pizza nell’area tirrenica centro-meridionale e, da questo, in pinza, nell’alto Adriatico. La pizza napoletana è un’invenzione più recente, dato l’impiego di un prodotto che giunse in Europa dopo la conquista dell’America (il pomodoro). Posto che le sue origini sono indubbiamente italiane, il suo successo ci è di aiuto per afferrare i meccanismi di diffusione di un etimo al di fuori della sua zona di origine. ROBERTO DOTTARELLI See International Summary page 69 INDIRIZZI DI POSTA ELETTRONICA Ricordiamo che il vecchio indirizzo di posta elettronica, già da tempo non più utilizzato, è stato definitivamente eliminato. Per semplificare i contatti con i vari settori dell’Accademia, ecco gli indirizzi e-mail ai quali inoltrare la posta. e-mail per il Presidente: [email protected] e-mail per il Segretario generale: [email protected] e-mail per la Segreteria nazionale e redazione milanese della rivista: [email protected] e-mail per la Direzione e redazione romana della rivista: [email protected] e-mail per la Biblioteca nazionale “Giuseppe Dell’Osso”: [email protected] Ricordiamo che l’Accademia ha un proprio sito Internet: www.accademia1953.it da cui è possibile, tra l’altro, consultare e scaricare gli ultimi tre numeri pubblicati di “Civiltà della Tavola” in formato Pdf. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 8 S I C U R E Z Z A E Q U A L I T À Preferiamo i nostri agrumi a poesia di Goethe, diventata l’espressione classica della “Sehnsucht”, la “nostalgia”, di molti artisti e viaggiatori che visitarono entusiasti e romantici l’Italia dei secoli scorsi, così recita: “Conosci tu la terra dove fioriscono i limoni?/gli aranci dorati rilucono fra le foglie scure,/una mite brezza spira dal cielo azzurro”. Ora non siamo più il paese dei limoni e degli aranci. I limoni che sono sul mercato non vengono dalla Sicilia o dal Sorrentino, sono turchi. La campagna d’importazione dei limoni dalla Turchia procede a gonfie vele in questo periodo, vista la scarsità di offerta di limoni non solo nostrani ma anche spagnoli. Per gli agrumi in genere, il raccolto, se è previsto di buona qualità, tuttavia è in continua flessione, a causa dell’andamento climatico e della situazione dei costi in agricoltura. Conseguenza è il rischio di rendere ancora più difficile la situazione di mercato, con soggetti di pochi scrupoli che cercheranno di spacciare per made in Italy agrumi che nulla hanno a che vedere con le produzioni di pregio italiane. Il nostro paese può fregiarsi di numerose denominazioni di origine nel settore degli agrumi, riconoscibili per i marchi registrati dall’Unione Europea. Nei punti vendita, per legge, devono essere esposti cartelli, se il prodotto è sfuso, che riportino il luogo di origine, ossia di coltivazione. Questo non solo per gli agrumi, ma per tutti i prodotti ortofrutticoli freschi. La stessa regola vale per il prodotto confezionato, che deve riportare queste indicazioni in etichetta. Si tratta di un obbligo di legge e chi non lo rispetta è passibile di pesanti sanzioni pecuniarie. Molte sono le denominazioni protette dei nostri agrumi. Ecco le più note: Arancia di L Ribera Dop, Arancia Rossa di Sicilia, Limone Costa d’Amalfi Igp, Limone di Siracusa Igp, Limone di Sorrento Igp, Limone Femminello del Gargano Igp, Limone Interdonato di Messina Igp e altri ancora. Non è falso sciovinismo, ma il prodotto nostrano, per le condizioni climatiche e di terreno, per la cura di un’esperienza secolare, ha una qualità e un gusto particolari e caratteristici. I costi e la scarsità di produzione ne stanno facendo un prodotto di élite, sempre più difficilmente reperibile. TORNA IL PORTAPRANZO Si sono persi nella memoria dei più vecchi i ricordi dei “portapranzo” in alluminio, usati per le gite in campagna ma anche per le pause del lavoro. Ne facevano uso non solo gli operai in fabbrica, ma anche gli impiegati alle scrivanie o agli sportelli. Richiamavano le gavette militari, alcuni erano addirittura “multipiano” per poter contenere pietanze diverse. Cibi che la donna, madre o moglie, preparava con cura la sera prima. Poi ebbero fortuna i “thermos”, contenitori termici dove il cibo si manteneva ben caldo, anche se la fragilità dell’interno in vetro ne limitava l’uso. La crisi che stiamo attraversando, con gli aumenti continui dei prezzi, insidia ora quel piccolo ritaglio della giornata di chi lavora che va sotto il nome di “pausa pranzo”. Un panino, un piatto pronto con mozzarella e pomodoro, mezza acqua minerale o una ”birretta” presi nei numerosissimi bar e tavole calde, sorti nelle zone delle città dove più si trovano gli uffici, incidono troppo sul bilancio giornaliero del lavoratore. Negli ultimi tempi, infatti, i costi dell’intervallo del lavoro sono aumentati vertiginosamente. Secondo una ricerca della Federconsumatori, il prezzo di una bottiglia di acqua minerale da mezzo litro è cresciuto del 217%, e quello della classica “pizzetta” del 199%, dai 77 centesimi del 2001 ai 2,30 euro del 2011. Facendo bene i conti, il costo per un veloce pasto comprensivo di acqua, frutta o dolce si attesta mediamente tra i 5 e i 12 euro, per una spesa complessiva che può facilmente superare i 150 euro al mese. Allora, portiamoci il pranzo da casa, ricorrendo al “porta pranzo”, che ora non è certo più quello d’alluminio, ma un’elegante colorata borsetta termica. Stando ai dati raccolti da una recente indagine su un campione di 600 lavoratori di età compresa tra i 20 e i 55 anni, più di un italiano su due (il 53% del campione) si porta il pranzo da casa. Il perché è facile intuirlo. Innanzitutto il risparmio economico (46%), seguito dalla volontà di consumare pasti più sani ed equilibrati (29%) e dall’opportunità di disporre di una maggiore varietà e scelta (19%). Insomma, cambiano le abitudini e cresce la voglia di cucina “da ufficio”, con preparazioni veloci da gustare, e magari condividere, con i colleghi. E così i luoghi deputati al consumo del break di mezzogiorno diventano le sale riunioni (31%) e le stesse scrivanie (22%) degli uffici. Solo il 19% frequenta i bar e il 16% i self service. Se tutto questo contribuisce alla socialità fra i lavoratori e al recupero dei gusti casalinghi, non si può certo considerare edificante vedere trasformare gli uffici, o i luoghi in prossimità, in piccoli bivacchi di gente che non è in gita “fuor di porta”. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 2 9 GABRIELE GASPARRO Delegato di Roma N O T I Z I A R I O IL PASTICCIERE DELL’ANNO È il toscano Paolo Sacchetti il miglior pasticciere del 2012, eletto dai 56 maestri dell’Ampi (Accademia Maestri Pasticcieri Italiani) presieduta da Gino Fabbri, presenti al XIX Simposio annuale a Brescia presso Villa Fenaroli. Sacchetti, poco più che cinquantenne, fiorentino di nascita, vive e lavora a Prato dove gestisce con la famiglia la pasticceria-caffè “Nuovo Mondo”. Come tutti i grandi ha curato la sua formazione nelle botteghe di maestri di alto profilo fino ad approdare a Brescia da uno dei maestri internazionali della lievitazione, Iginio Massari, fondatore e presidente onorario della stessa Accademia. Una realtà, quella dell’Ampi, consolidata e in crescita, che è ormai considerata un riferimento nel suo genere per la serietà dello statuto e la professionalità degli associati. Gli scopi dell’Accademia sono infatti quelli di riunire e valorizzare i maggiori esponenti del settore a livello nazionale, studiare e adottare i mezzi più idonei a perfezionare i processi di lavorazione, diffondere e potenziare l’immagine dell’alta qualità nella pasticceria, anche attraverso l’utilizzo di materie prime di elevato standard qualitativo e nutrizionale. (G.F.) UN MONDO DI PASTA Gli Stati Generali del mondo della pasta, rappresentati dall’Ipo (International Pasta Organization), in collaborazione con la Oldways, si sono riuniti a Città del Messico per fare il punto sul tema “Pasta: cibo del futuro”. Il segretario generale dell’Ipo, Raffaello Ragaglini (Accademico di Roma Olgiata Sabazia-Cassia), ha sottolineato, in un’intervista pub- blicata dal quotidiano “La Nazione”, che “gli sforzi intrapresi in questi anni dall’Ipo, per diffondere la cultura della pasta, difenderne il valore e promuoverne il consumo nel mondo, cominciano a dare i loro frutti, riaffermando che la pasta, oltre ad essere un piatto facile da preparare, è versatile e molto gustosa nella sua semplicità”. La manifestazione ha avuto l’obiettivo anche di valorizzare e sottolineare l’internazionalizzazione dell’alimento simbolo della dieta mediterranea. Secondo una recente indagine associativa, la pasta italiana si è confermata per il 2011 leader nel mondo, con una produzione di 3.300 milioni di tonnellate circa. La capacità attrattiva dell’alimento simbolo del “made in Italy” alimentare ha fatto registrare, nei primi sette mesi del 2012, una crescita delle esportazioni del 7,8%, portando sulle tavole dell’intero globo quasi 1.062 milioni di tonnellate di pasta italiana. Sono oltre 13 miliardi e 275 milioni i piatti creati in tutto il mondo con la pasta prodotta nel nostro Paese. ANNATA DIFFICILE PER IL RADICCHIO VARIEGATO DI CASTELFRANCO Il Consorzio di Tutela stima in almeno il 20% di prodotto seminato non arrivato alla raccolta, per colpa di una estate troppo torrida. Un vero peccato per il Variegato di Castelfranco Igp che negli ultimi anni stava vivendo un momento di grande crescita, avendo toccato un +50% di produzione tra il 2009 e il 2010. Nonostante queste criticità, il presidente del Consorzio di Tutela Paolo Manzan vede nell’agroalimentare di nicchia, di certo non delocalizzabile, un elemento positivo. “I dati forniti dal nostro osservatorio ci confermano una crescita media del 30% per la produzione di radicchi certificati. Basti l’esempio del Radicchio Rosso di Treviso Precoce Igp, in fase di commercializzazione già da settembre, che nel mercato locale è quasi introvabile, perché in questa fase è distribuito in altre regioni italiane dove è molto richiesto. Le sanzioni comminate negli anni scorsi sono servite da monito alla grande distribuzione che ora richiede prodotto certificato”. SVENTATO UN ALTRO FALSO Al recente Sial (Salone internazionale dell’agroalimentare) di Parigi, il Consorzio Pecorino Romano Dop ha immediatamente denunciato, all’autorità competente francese, la violazione della Dop, ottenendo l’immediato ritiro dall’esposizione del formaggio “Romano Cheese”, e impedendo così che un altro falso fosse propinato alla distribuzione europea. Il prodotto, infatti, distribuito da un’azienda statunitense, sfruttava l’italian sounding utilizzando la denominazione “Romano” senza essere conforme al disciplinare di produzione del formaggio più antico del mondo. IN TUTTA ITALIA SI È FESTEGGIATA LA NUOVA ANNATA La tradizione vuole che nel giorno di San Martino, nelle campagne, si festeggino il rac- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 0 colto e la nuova annata. Il Movimento Turismo del Vino ha promosso a tal proposito l’evento “Capodanno del vino” per brindare al nuovo anno agricolo. In contemporanea, nelle cantine di tutta Italia, si sono gustati vini d’annata ma anche Novello e castagne e nelle cantine MTV sono state organizzate degustazioni, pranzi con il vignaiolo e attività fino al tramonto. Si è iniziato in Toscana con “il Medioevo in cantina”, così come in Friuli con la “verticale di Ramandolo”. In Campania è stato possibile rivivere le atmosfere della tradizione contadina con danze, canti e la tipica accensione del falò. In Piemonte, nel Monferrato d’Asti, la degustazione è avvenuta in una location particolare: una cantina sotterranea scavata nel tufo, mentre nei pressi di Cuneo il vino novello è stato abbinato al cioccolato piccante. In Lombardia, oltre alle classiche degustazioni nelle cantine tipiche, è stato dato spazio ai più piccoli con attività a loro dedicate, dalla gara di pigiatura con i piedi ai laboratori di cucina; così anche in Umbria con l’iniziativa “ABC...Vino” che ha consentito ai ragazzi delle scuole medie di visitare le aziende per conoscere meglio il mondo del vino. Diversi appuntamenti per il Veneto, dove si sono potute visitare, in alcune cantine e fattorie, le grotte di affinamento del vino, la mostra sugli antichi mestieri, l’enomuseo con oggetti d’arte. Ma l’11 novembre, in onore alla “vocazione” internazionale di San Martino di Tours, è stata anche celebrata in tutta Europa la “Giornata Europea dell’Enoturismo”, promossa da Recevin, la rete che unisce le Città del Vino di tutta Europa, dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia all’Italia. a cura di SILVIA DE LORENZO V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A VALLE D’AOSTA PIEMONTE MONTEROSA 27 settembre 2012 ASTI 5 settembre 2012 Ristorante “Maison Tissière” della famiglia Chatrian, fondato nel 2004. ●Frazione Petit Antey 9, Antey Saint André (Aosta); 岼0166 549140; coperti 40/50. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie non precisate; chiusura non precisata. ●Valutazione 7,8; prezzo € 40; elegante, accogliente, caratteristico. Ristorante “Movicentro” di Food Experience SpA, fondato nel 2010. ●Via Artom 10, Asti; 岼0141 320208; ●Ferie mai; apertura su prenotazione. ●Valutazione 6,50; prezzo € 40. Le vivande servite: amuse bouche dello chef; risotto con porri croccanti, fonduta di toma e riduzione di mele e Sabla; tournedos di pollo e pinoli su crema di peperoni con il suo accompagnamento; crème brulée al Bailey’s e biscotti maison al burro. I vini in tavola: Monrosé 2011 (Maison Anselmet). Commenti: Non avevamo ancora visitato la ‘Maison Tissière’, locale già noto in Valle, che si trova ad Antey, poco distante da Cervinia, all’interno dell’omonimo hotel di charme che il gestore conduce negli antichi fabbricati di famiglia, rustici splendidamente restaurati. Amuse bouche raffinato, nella piccola cave in pietra che vale da sola la visita. A tavola, riso mantecato alla toma locale molto armonico, ‘corretto’ al Sabla, vino particolare, frutto della nuova enologia valdostana. Tournedos originale e accattivante nella sua delicatezza oltre che nella sua presentazione; infine crème brulée reinterpretata dallo chef con personalità. Vino rosé elegante ma di corpo, altro bel prodotto di Anselmet. Ospite della serata, Elaine Lunghini, prima valdostana laureata all’Università del Gusto di Pollenzo: solare, appassionata, interessante. Le vivande servite: aperitivo con salame ubriaco, galantina, filetto baciato, salame cotto di Agliano, torta di cipolle di Albenga, filoni fritti con composta di peperoni di Carmagnola, insalata di scaramella, crostoni con robiola di Roccaverano, rondelle alle erbette e parmigiano; riso nostrano che accompagna i classici piemontesi (carne cruda, coniglio marinato, lingua salmistrata, verdure del territorio); risotto Carnaroli alle animelle, nocciole e ristretto al Ruchè; cosciotto di maiale cotto in forno a legna con patate al sale; pere alla cannella con cremoso al Moscato e tegola alle nocciole Piemonte. I vini in tavola: un’antologia di vini premiati alla “douja”. Commenti: Settembre è il mese della vendemmia e Asti lo celebra con la manifestazione della “Douja d’or”. Infatti i vini protagonisti di questa manifestazione hanno allietato le mense accademiche allestite nelle cantine dell’antico Palazzo Gazelli. Nel cuore della vecchia Asti, l’Accademico Giovanni Currado, alla cui famiglia appartiene oggi lo stabile, ha raccontato, con precisione ed entusiasmo, la storia di questo palazzo. Il titolare ha pensato di dare un’impronta “fusion” alla tradizione piemontese, in alcuni casi con più che discreti risultati, in altri meno. Veramente buoni i vini, che hanno permesso agli Accademici di fare un fantasioso giro per l’Italia. Cortese e signorile l’ospitalità della famiglia Currado. VITA DELL’ACCADEMIA INDICE Valle d’Aosta, Piemonte Liguria Lombardia, Trentino-Alto Adige Veneto pagina 31 32 33 34 Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna Toscana Marche Lazio Abruzzo, Molise, Puglia, Sicilia Europa Nel mondo 35 36 37 38 39 40 41 CENA ECUMENICA 42 CARNET DEGLI ACCADEMICI 53 DALLE DELEGAZIONI 55 CENA ECUMENICA 61 Ai Delegati: imprescindibili ragioni editoriali rendono necessario mantenere i “Commenti” delle riunioni conviviali in uno spazio limitato. La direzione della rivista ha provveduto a tagliare i “Commenti” che superano il limite, indicato (peraltro da sempre) sulle schede prestampate, di 800 (massimo 1000) caratteri, spazi inclusi. La decisione è stata presa nella convinzione che le ragioni di fondo che l’hanno determinata verranno comprese e applicate. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 1 ASTI 26 settembre 2012 Ristorante “Agriturismo Bricco dell’Usignolo” di Franco Rabino, fondato nel 1990. ●Frazione Lavezzole 14, San Damiano (Asti); 岼014 1955857; coperti 60. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie gennaio-luglio. ● Valutazione 7; prezzo € 40; coltivazioni di frutta e verdura. Le vivande servite: freschi calici di Altalanga con salami crudi e cotti di buon porco, crostoni di pane campagnolo all’aglio e olio, lardo con grappolini d’uva, frittate di cipolle e patate, porri e verdure dell’orto impastellate e fritte; carne cruda battuta al coltello; tonno di coniglio; tagliatelle alla “carbonara monferrina”; ricca minestra delle nostre cascine; antico “fricandò” con purea di patate; assaggio di formaggette con “cognà”; crostata alla frutta; pesche al Barbera. I vini in tavola: Altalanga; Thou Blanc; Barbera D’Asti “Libera”; Albarossa Piemonte; Ruchè; Rosetta Malvasia (Cantine Bava di Cocconato). Commenti: Alla riunione conviviale erano invitati alcuni insegnanti dell’Istituto alberghiero “Marco Polo” di Genova insieme al loro ex preside e Accademico Enrico Alloero, per ringraziarli di aver ospitato la Delegazione negli scorsi anni. Ottimo l’aperitivo sulla terrazza dell’agriturismo da cui si gode una spettacolare vista. La cena, ispirata alla più schietta tradizione astigiana, ha presentato una carrellata di piatti in gran parte ben eseguiti. Memorabile la carne cruda battuta a coltello, perfetta nel dosaggio dei condimenti, mentre alle tagliatelle avrebbe giovato una più breve cottura e al sugo la presenza del sapore affumicato dello speck toglieva un po’ di piemontesità. Buoni i vini, servizio familiare e premuroso. La serata è stata molto importante per l’ingresso di tre nuovi soci. Nell’occasione si è ripristinata la vecchia tradizione dell’offerta dello spumante per il brindisi di benvenuto V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A PIEMONTE segue e la consegna di tre libri che andranno ad incrementare la nostra biblioteca nazionale. CIRIÈ 27 settembre 2012 Ristorante “Albergo ristorante della Posta” di Laura Cordero, fondato nel 1890. ●Via Roma 28, Chialamberto (Torino); 岼0123 506286, fax 0123 506708; coperti 100. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie novembre; chiusura martedì. ●Valutazione 7,9; prezzo € 40; tradizionale, famigliare. Le vivande servite: acciughe e burro, insalata russa, vitello tonnato; minestra di trippa; risotto con funghi; rolata di vitello con patate al forno; fritto di funghi e semolino dolce; bunet. I vini in tavola: Dolcetto d’Alba Madonna di Como 2011 (Marchesi di Barolo); Moscato d’Asti Doc (Cantina Parroco di Neive). Commenti: Per la riunione conviviale settembrina alla riscoperta dei locali storici delle Valli di Lanzo, la Delegazione si è ritrovata in questo albergo-ristorante, dove i discendenti del fondatore, la signora Laura Cordero Chiariglione con i suoi famigliari, hanno deliziato gli Accademici con preparazioni all’insegna della più grande tradizione. Un menu apparentemente banale nei suoi conosciutissimi piatti piemontesi, ma che la passione e la competenza nella preparazione, unite ad un’attenta ricerca della qualità delle materie prime, hanno riportato agli odori e ai sapori di una volta. Ecco allora carnose acciughe di Spagna con burro di alpeggio, croccante insalata russa, un morbido vitello tonnato. Saporosa la minestra di trippa nella sua apparente semplicità ed eccezionale il risotto con i funghi raccolti al mattino che spargevano ancora profumi di sottobosco. Un locale dove la sostanza vale più dell’apparenza. NOVARA 28 settembre 2012 Ristorante dell’Hotel “San Rocco” di Hotel San Rocco srl. ●Via Gippini 11, Orta San Giulio (Novara); 岼0322 911977, fax 0322 911964; coperti 150-200. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mai. ●Prezzo € 60; raffinato, elegante in riva al lago. Le vivande servite: calice di benvenuto con stuzzichini; piccola parmigiana di melanzane; vellutata tiepida di patate e porcini con stracciatella di burrata; trota fario bollita con salsa maionese e sue varianti e verdure all’agro; caffè e piccola pasticceria. I vini in tavola: Spumante classico extra brut cuvée zerò (Cascina Chicco); Spumante classico extra brut cuvée zerò rosé (Cascina Chicco); Falanghina Donna Laura (Masseria Frattasi); Roero Arneis (Cascina Chicco); Verduzzo dolce (Conte d’Attimis). Commenti: Alla vigilia della manifestazione convegnistica, gli Accademici hanno festeggiato l’arrivo dei numerosi e importanti ospiti in una riunione conviviale ca- ratterizzata da una sobria e leggera eleganza. I convitati hanno, tra l’altro, particolarmente apprezzato una piccola parmigiana di melanzane che, nella rivisitazione dello chef Paolo Viviani, ha assunto una straordinaria lievità, con una composizione così soffice che ha tuttavia sorpreso per la magica conservazione dei migliori sapori d’una vera parmigiana. La cena ha avuto il suo apice con l’arrivo in tavola della trota fario presentata nella sua “griffatissima mise”: una magistrale lessatura ha saputo, infatti, mantenere pressoché inalterata la straordinaria e inconfondibile maculatura della livrea, marchio di garanzia della freschezza e dell’origine selvatica. Un piatto che ha fatto rivivere i tempi in cui le trote ornavano e onoravano le tavole degli eventi più importanti là ove laghi e fiumi ne assicuravano l’irripetibile freschezza. NOVARA 29 settembre 2012 Ristorante dell’Hotel “San Rocco” di Hotel San Rocco srl. ●Via Gippini 11, Orta San Giulio (Novara); 岼0322 911977, fax 0322 911964; coperti 150-200. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mai. ●Prezzo € 100; raffinato, elegante in riva al lago. Le vivande servite: piccolo aperitivo; battuta di fassona al coltello con uovo croccante al mais; fagottini di cinta senese, con ristretto all’aceto di mele e fondente di pecorino; filetto alla “Viviani” (variazione d’autore sul tema del più noto filetto alla “Ros- CURIOSITÀ Anche il cameriere ha la sua guida Una guida che non ci dice cosa bisogna sapere di un ristorante, ma che ribalta la situazione. È quella di cui ha parlato recentemente il “New York Times”, in cui sarebbero i ristoranti ad avere una guida che racconta i caratteri dei clienti. L’organo di stampa ha infatti svelato il sistema di codifica che molti ristoranti usano per scambiarsi informazioni sui clienti. E se un “px” (person extraordinaire) o un “nr” (“never refuse”) saranno sempre bene accetti, un “hwc” (handle with care) non sarà ben visto. I più graditi? Il “fom” (friend of manager) e il “ww” (wine whale) che di solito ordina vini costosi. sini”); delizie piemontesi; caffè e piccola pasticceria. I vini in tavola: Alta Langa Rosé (Cocchi); Rosso di Montefalco (Azienda Ag. Napolini); Valpolicella Ripasso (S. Sofia); Muscadel Rosso (Rietvallei). Commenti: La riunione conviviale in onore del Presidente ha visto una folta partecipazione e ha toccato momenti di vera e propria emozione gustativa. Lo chef Paolo Viviani - cui il Presidente ha rivolto un meritatissimo e solenne encomio ha portato in tavola piatti che hanno toccato i vertici d’una geniale combinazione di materie prime e di inedite armonie di sapori. La sua professionalità ha affascinato gli Accademici ai quali lo chef non solo forniva ogni richiesto chiarimento ma anzi - tra la generale e gradita sorpresa - si offriva di darne una pratica dimostrazione. La serata ha anche salutato l’investitura d’un nuovo Accademico, vero e proprio figlio d’arte. Tra saluti, ringraziamenti e apprezzamenti è giunto, così, a conclusione un evento di particolare e generale soddisfazione. TORINO 25 settembre 2012 Ristorante “Monferrato” di Daniele Gilli, fondato nel 1820. ●Via Monferrato 6, Torino; 岼011 8190661, 011 8190674, fax 011 8197661; coperti 80. ●Prenotazione consigliata; chiusura domenica. ● Valutazione 7,4; prezzo € 50; tradizionale, elegante. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto con stuzzichini; battuta di carne cruda al coltello; flan di spinaci con fonduta tartufata; agnolotti alla piemontese; arista di maiale farcita alle prugne cotta al forno; funghi porcini fritti e trifolati; pesche ripiene all’amaretto con crema savoiarda. I vini in tavola: Arneis Langhe Doc; Barbera d’Alba Doc; Brachetto d’Acqui Doc. Commenti: Situato nel cuore del suggestivo Borgo Po, a due passi della chiesa C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 0 • PA G I N A 3 2 Gran Madre di Dio, il locale è un punto di riferimento da quasi 200 anni per chi ama la tradizionale cucina piemontese. Dopo un aperitivo di benvenuto servito nella veranda, gli Accademici hanno potuto gustare due antipasti molto delicati, tra cui il flan di spinaci con fonduta che è stato apprezzato per gusto e consistenza veramente notevoli. Molto invitante è stata l’arista di maiale al forno, farcita alle prugne, con contorno di funghi fritti e trifolati. Perfettamente in tema, infine, il dessert di pesche con amaretto e crema savoiarda, seguito da un ricco carrello di liquori. L’atmosfera calda e amichevole, insieme alla tipicità piemontese della cena, il servizio accurato e con il giusto ritmo hanno contribuito alla riuscita della serata che si è conclusa con una breve relazione del Delegato che ha illustrato i programmi e le iniziative del prossimo anno accademico. LIGURIA ALBENGA E DEL PONENTE LIGURE 19 settembre 2012 Ristorante “Bagni Albenga” di Luigia Moreno, fondato nel 1985. ●Lungomare Colombo 1, Albenga (Savona); 岼0182 544027, anche fax; coperti 40. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie novembre-marzo; chiusura mai. ●Valutazione 7,5; prezzo € 50; elegante, cucina di mare con pescato locale e verdure della piana di Albenga. Le vivande servite: aperitivo con pan fritto e filetto baciato; polpo e patate; carpaccio di pesce spada; capesante ripiene; lasagne al forno con ombrina e mozzarella di bufala; pesce luna al forno con gli aromi liguri; pesche di Ortovero ripiene. I vini in tavola: Prosecco di V I T A Valdobbiadene (Bolla); Riviera Ligure di Ponente Vermentino 2011 (Cantine Calleri Salea, Albenga). Commenti: Riunione conviviale settembrina per verificare la buona fama che hanno i ristoranti di spiaggia. Non certo le tavole calde ma i ristoranti veri, con una cucina vera e una cuoca vera. Come la signora Luigia, che ha offerto una buona cucina ligure in ambiente marinaro elegante e confortevole. Molto graditi gli antipasti, buono il primo piatto di lasagne, buono il pesce luna e molto buono il dolce. Una cena che conferma l’impressione della Delegazione che nei ristoranti delle spiagge liguri si può trovare una buona cucina italiana ben preparata e ben presentata. Ottima accoglienza e ottimo servizio per una bella serata accademica. D E L L ’ A C C A D E M I A Commenti: Questo agriturismo, un ambiente rustico e accogliente, è condotto con grande passione da Stephan Masoner, che dalla natia Gries (BZ) si è trasferito con la famiglia nel Mantovano e qui ha trovato un terreno ideale per la coltura delle mele e dell’uva con la quale ha iniziato la sua attività che da 4 anni si è rivolta anche alla ristorazione. Coadiuvato validamente dalla moglie boema Eva Vyskocilova, che cura con passione la cucina dalle forti ascendenze altoatesine, ha peraltro trovato un buon successo di pubblico nell’Alto Mantovano, nonostante la difficile accessibilità del locale dovuta ad una segnaletica inadeguata. Apprezzata, nel complesso, la cucina da parte degli Accademici, che hanno gradito particolarmente i ravioli al ragù di cervo. Calda l’ospitalità della famiglia Masoner e ottimo il rapporto qualità/prezzo di questo interessante agriturismo. BRESCIA 28 settembre 2012 LOMBARDIA ALTO MANTOVANO E GARDA BRESCIANO 19 settembre 2012 Ristorante “Agriturismo Corte Civa” di Stephan Masoner. ●Loc. Bezzetti 9, Volta Mantovana (Mantova); 岼0376 838717; coperti 60+30. ●Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie gennaio e luglio (3 settimane); chiusura lunedì e martedì. ●Valutazione 7; prezzo € 28; rustico, accogliente. Le vivande servite: tagliere di affettati (speck, salami, kaminwurz); canederli al radicchio con salsa di gorgonzola; ravioli di ragù di cervo con burro fuso, grana e prezzemolo; grigliata mista (filetto di maiale, filetto di manzo, luganega), patate saltate; spareribs (puntine di maiale); verdura grigliata con tomino e scamorza; dolci misti della casa. I vini in tavola: vino Chiaretto della casa e vino Civa (Merlot+Lagrein). Ristorante “Agriturismo Vena del Colle” di Tiziana Merla, fondato nel 2011. ●Via Cascina Sempione 1, Capriano del Colle (Brescia); 岼030 97455146, fax 030 9746025; coperti 100. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie una settimana ad agosto e gennaio; chiusura martedì e mercoledì. ●Valutazione 7,8; prezzo € 35; elegante, accogliente. Le vivande servite: selezione di salumi e angolo bianco con confetture di frutta fresca; tomino dorato farcito con radicchio trevisano e confettura di cipolla; risotto mantecato alla zucca con ciccioli d’oca, rosmarino e riduzione al Porto; petto d’anatra alla riduzione di rosso Desiderio e mele e scalogni fondenti; tortino di cioccolato fondente 68% su crema Baileys. I vini in tavola: Rosato Brut Desiderio (A.A. Vena del Colle); Rosso Doc Capriano del Colle Duca Desiderio (A.A. Vena del Colle). Commenti: Bella serata in un bellissimo ambiente che, anche se in agriturismo, non interrompe l’annuale avviata ricerca delle antiche e storiche osterie bresciane. Il locale, sfavillante di luci e cristalli, situato in un verdissimo vigneto (sorge al centro dell’Azienda agricola ai piedi del Monte Netto che dà il nome alla Doc), e che forse sarebbe stato ancor più apprezzato alla luce del giorno, ha mostrato una cucina ricercata e interessante, ben gradita ai numerosi Accademici con signore e ospiti. Gli accostamenti e i sapori sono stati sorprendenti ma ben azzeccati e graditi; decisamente interessanti i vini. Il rapporto qualità/prezzo è stata un’ulteriore buona e gradita sorpresa. Al levare delle mense, il giovane chef ha brillantemente illustrato il suo lavoro. CREMONA 27 settembre 2012 Ristorante “Osteria de L’umbreleer” di Diego Luccini, fondato nel 1947. ●Via Mazzini 13, Cicognolo (Cremona); 岼0372 830509, fax 0372 832192; coperti 60. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 1-15 luglio e 1-7 febbraio; chiusura martedì sera e mercoledì. ●Valutazione 7,8; prezzo € 45; tradizionale. Le vivande servite: sformatino agli spinaci con fonduta di provolone Valpadana; lavagnette alla salsiccia e porcini; risotto ai fichi e gorgonzola; coppa di suino pesante stufata al Barbera con polenta; selezione di formaggi con mostarda Luccini; torta millefoglie con crema chantilly. I vini in tavola: Malvasia Piacentina Doc (Rocca Alberto); Bianco di Custoza (Az. Agr. La Cavalchina); Lambrusco Mantovano (Az. Agr. Miglioli); Prosecco Valdobbiadene (San Venanzio); Moscato d’Asti (Traversa). Commenti: La serata è stata l’occasione per consegnare al titolare del ristorante il premio ”Dino Villani” per le mostarde artigianali di Cremona, prodotte dalla sua azienda “La Cicogna”. In questo locale recentemente rinnovato con gusto ed eleganza, la Delegazione ha gu- stato piatti che richiamavano i prodotti stagionali, nonché una selezione di ottimi formaggi accompagnati dalle mostarde di frutta e da quella più particolare di ciliegie. La serata è stata particolarmente apprezzata da tutti gli Accademici. pane con gambero e burrata su insalatina di melone e sedano; tagliolini artigianali di semola con ragù di mare e crema di crostacei; roast beef di tonno e mozzarella di bufala; fritto di calamari e verdurine croccanti; tortino caprese. LARIANA 27 settembre 2012 I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Azienda Agricola Astoria); Gewürztraminer (Istituto Agrario di San Michele all’Adige). Ristorante “Crotto del Sergente” di Massimo Croci, fondato nel 1880. ●Via al Crotto del Sergente 13, Como; 岼031 283911, anche fax; coperti 90. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; chiusura mercoledì e sabato a pranzo. ●Valutazione 7; prezzo € 40; tradizionale. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto con piccolo buffet; antipasto del Crotto; crespelline gratinate ai porri con dadolata di verdure; sorbetto all’uva fragola; coniglio disossato in porchetta con pera caramellata; bavarese alle fragole con salsa al cioccolato fondente. I vini in tavola: Rosé cuvée brut V8; Brigante Rosso 2009 (La Costa); Ortensio Lando 2008 (Luca Faccinelli). Commenti: Una trattoria tradizionale, con volte in mattone, salette riservate, spazi e tavoli all’aperto all’ombra di vite americana. Il respiro della tradizione ha accompagnato la ripresa post feriale della Delegazione. Un servizio attento e cortese, unito alla cucina corretta e rispettosa, ha caratterizzato la serata. VOGHERA OLTREPÒ PAVESE 27 settembre 2012 Ristorante “Io & Vale” di L.I.R.E.S.A., fondato nel 2012. ●Via Diviani 43, Salice Terme (Pavia); 岼0383 91831; coperti 120+100. ●Parcheggio privato; prenotazione consigliata; ferie gennaio; chiusura mercoledì. ●Valutazione 7,60; prezzo € 45; moderno, elegante, giovane. Le vivande servite: insalata tiepida di mare; cannolo di C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 3 Commenti: Serata interessante e divertente in questo ristorante-pizzeria decisamente “giovane” e non soltanto riferito alla data di fondazione. Sono tutti giovani: dai gestori, ai cuochi, ai camerieri … e bravi! Va detto che Valentina (la Vale sull’insegna) ha già alcuni anni di esperienza, insieme a Pio, nel ristorante di Voghera (Pio & Vale) che non esiste più. Anche Pio se ne è andato per altri lidi (peccato!) ma bisogna dire che i giovanissimi chef Enrico Andreoletti e Mauro Enoch, seppure con minore esperienza, lo sostituiscono degnamente. La lista delle vivande, pizze a parte, è ancora piuttosto ridotta, ma tutti i piatti vengono preparati con competenza e stile. Le portate sono state apprezzate tutte in uguale misura dagli Accademici vogheresi, questa volta anche loro in numero ridotto ma, come si dice, “pochi ma buoni”. TRENTINO - ALTO ADIGE BRESSANONE 20 settembre 2012 Ristorante “Bistrò Servus” di Annalies Falkensteriner. ●Zona artigianale 1, Casteldarne (Bolzano); 岼 0474 561126; coperti 50+20. ●Parcheggio incustodito, comodo; prenotazione consigliata; ferie da ferragosto a metà settembre; aperto tutti i giorni a pranzo, venerdì, sabato e domenica a cena. ● Valutazione 7,25; prezzo € 37. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A TRENTINO-ALTO ADIGE segue Le vivande servite: carpaccio di polpo; zuppa di fagioli con calamaretti; spaghetti alle vongole; cappesante gratinate su puré di patate; spiedini di gamberi con verdure; cozze alla marinara; filetto di orata in umido con spinaci; sorbetto al limone. I vini in tavola: Lugana 2011 Doc (Bulgarini). Commenti: Riunione conviviale speciale, quella organizzata dal Simposiarca Rapuano: una cena interamente basata sul pesce, in un paese di montagna, in quella che normalmente è una mensa per gli operai delle circostanti industrie. Le aspettative non erano stratosferiche e per questo non sono state deluse: il carpaccio era gradevolmente tiepido, la zuppa giustamente robusta e corroborante, l’orata riuscita e sapida. Gli spaghetti e le cozze risultavano discreti, le cappesante slegate dal contorno e con un po’ di sabbia, i gamberi di cottura complicata, il servizio, per forza di cose, decisamente migliorabile. La serata si è dimostrata interessante per la sua originalità e, in fin dei conti, davanti a un rapporto qualità/prezzo che ha meritato unanimi elogi, quelle che sono parse incertezze passano in secondo piano rispetto al coraggio, all’inventiva e all’onestà della proprietaria, che cerca di promuovere una cucina di qualità in un contesto particolare. I vini in tavola: Franciacorta Satèn 2005 (Contadi Castaldi); Franciacorta Rosé s.a. (Contadi Castaldi). Commenti: In una bella serata di fine estate, gli Accademici si sono ritrovati nel ristorante ospitato all’interno del rinomato Kurhaus di Merano. La famiglia Brunner ha da poco preso le redini di questo locale e ne ha subito cambiato l’impostazione, rendendolo sobrio e raffinato. E il giovane chef Franz Niederkofler ha tracciato la rotta in cucina. Si parte con una coda di bue nostrana perfettamente cotta ai ferri e abbinata alla morbida insalatina che con la zucca ne bilanciava le componenti dolci e amare. Piatto raffinato, e splendido l’abbinamento con il Franciacorta Satèn. Ma la vera sorpresa è nei tortelli: un elegante equilibrio fra il ripieno del caprino, acidulo e goloso, la dolcezza croccante dei fichi, tutto amalgamato con la riduzione del Porto. Il salmerino della val Passiria è un diffuso pesce alpino, qui nel complesso ben fatto. Anche il dolce alle prugne ha avuto commenti positivi. Molto apprezzata è stata la relazione tenuta dal Delegato Tessadri sulla storia del Kurhaus. Complimenti ai Simposiarchi Dario Dal Medico e David Ockl. MERANO 18 settembre 2012 Ristorante “Saxifraga Promenade” di Markus Brunner, fondato nel 2012. ●Passeggiata Lungo Passirio 10/a, Merano (Bolzano); 岼366 7002240; coperti 100. ●Prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica. ●Valutazione 7,70; prezzo € 65; elegante. Le vivande servite: coda di bue ai ferri con zucca e insalatina marinata alla zucca; tortelli di caprino fresco con fichi al Porto; salmerino della Val Passiria con combinazione di cavolfiore; canederlo alle prugne con schiuma di vino e gelato alla vaniglia. VENETO ALTO VICENTINO 25 settembre 2012 Ristorante “Hostaria a le Bele” di Vittorio Pianegonda & C snc, fondato nel 1988. ●Contrà Maso 11, Valdagno (Vicenza); 岼0445 970270, fax 0445 970935; coperti 75. ●Parcheggio incustodito, sufficente; prenotazione consigliabile; ferie una settimana a gennaio e due settimane ad agosto; chiusura lunedì tutto il giorno e martedì a mezzogiorno. ●Valutazione 8; prezzo € 42; tradizionale, accogliente, caratteristico. Le vivande servite: aperitivo con frittelle con la maresina, con la sardella, con le animelle e le cervella; bocconcini di paté di fegato di anatra; cappella di porcino brasata con mini tosella di stracchino di malga; bigoli mori con l’arna alla thienese; arna al forno con fagioli in salsa e ravisse; frittelle di fiori di sucoi; biscotteria varia della casa. I vini in tavola: Villa Rinaldi gran cuvée bianca brut 2005 metodo classico (Az. Agr. Villa Rinaldi); Cicogna Merlot Colli Berici Doc 2009 (Az. Agr. Cavazza); Piovene Porto Godi polveriera rosso veneto Igt 2006 (Az. Agr. Piovene Porto Godi); Vin santo di Gambellara Doc 1997 (Az. Agr. Lorenzo Zonin); caffè e liquori Carlotto. Commenti: Abilmente studiato dal Simposiarca il menu per l’equinozio d’autunno. Dopo l’aperitivo con preparazioni tipiche del territorio vicentino, la serata è iniziata con l’introduzione del Delegato sul tema “l’arna (anatra) alla thienese” per poi passare la parola al Simposiarca che ha illustrato i piatti della serata e la loro storia. I piatti proposti, dalla cappella di porcino con la tosella di stracchino di malga, ricordavano la transumanza. Una vera sorpresa hanno suscitato i bigoli mori (spaghettoni scuri) all’anitra alla thienese. Molto gustoso e di piacevole aspetto il petto dell’anatra e la sua coscia al forno con contorno di fagioli in salsa e ravisse (foglie delle rape Milano). Per finire, le gustose frittelle con i fiori di zucchine, tipiche del territorio. Indovinato anche l’abbinamento con i vini, soprattutto nel dessert, con un Vinsanto di Gambellara. La serata si è conclusa con i complimenti del Delegato, a nome di tutta la Delegazione, al titolare del locale. ROVIGO-ADRIA CHIOGGIA 27 settembre 2012 Ristorante “Baraonda” della famiglia Pregnolato, fondato nel 1983. ●Via C. Colombo 31, Porto Levante di Porto Viro (Rovigo); 岼0426 666021, anche fax; coperti 90. ● Parcheggio comodo; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni in novembre e gennaio; chiusura lunedì e martedì. ● Valutazione 8; prezzo € 50; marinaro, elegante. Le vivande servite: antipasti a scottadito (frittura di gamberetti, seppioline, acquadelle e alici; canestrelli alla griglia; polenta fritta); cozze della Sacca di Scardovari al pomodoro con crostoni di ciabatta polesana; riso Carnaroli del Delta al branzino; grigliata di anguilla, seppioline e soaso (rombo liscio); patate al forno, radicchio stufato e spiedino di pomodorini e melanzane; zuppa inglese; torta di mandorle; smeiassa (dolce di zucca); gelato alla liquirizia. I vini in tavola: Prosecco Dry Millesimato (Col Vetoraz); Bianco Pratto 2010 (Ca’ dei Frati); Bonarda Oltrepò Pavese Vivace 2011 (Sopralerighe); Marzemino di Refrontolo Passito (Astoria Vini); Fior d’Arancio Passito (Cantina dei Colli). Commenti: Riuscitissimo convivio di fine estate in questo bel locale, nel cuore del Delta, con un menu, scelto dall’Accademico Mario Scudellari in qualità di Siniscalco, rappresentativo dei piatti che hanno fatto la storia e la fama del ristorante, recentemente insignito del Diploma di Buona Cucina. L’accoglienza è stata splendida, con un eccezionale buffet di antipasti a scottadito (8,5); poi, a tavola, molto gradite le cozze al pomodoro (8,3), seguite dal classico risotto al branzino (7,4) e da una grigliata (7,6) in cui spiccava un’anguilla di perfetta cottura. Chiusura alla grande con una serie di ottimi dolci della casa (8,4). Meritatissimi applausi alla consegna del Diploma alla signora Adriana da parte del Delegato onorario Lucio Rizzi. TREVISO ALTA MARCA 28 settembre 2012 Ristorante “Dalla Libera” di Andrea Stella, fondato nel 1964. ●Via Farra 56, Sernaglia della Battaglia (Treviso); C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 4 岼 0438 966295; coperti 80. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie agosto e dal 26 dicembre al 6 gennaio; chiusura martedì e la sera tranne il venerdì e il sabato. ●Valutazione 6,85; prezzo € 40; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: spiedini con salsiccia di vitello e porcini, finta frittata di funghi spontanei, crema di patata con ragù di funghi, zuppetta di funghi; gnocchi di polenta con porcini; raviolo ripieno misto funghi; stinco di vitello a due cotture con funghi trifolati e porcino ai ferri; tris di crostate specialità dello chef; biscottini della casa. I vini in tavola: Prosecco Brut Magnum “Casa Vittorino” Docg (Azienda Polegato); Verdiso Sur Lie 2011 (Azienda Gregoletto); Merlot 2008 (Cantina Benetton); Refrontolo Passito 2010 (Azienda Polegato). Commenti: La riunione conviviale, preceduta dalla visita alla Cantina Gregoletto, ha avuto come tema i funghi ed è stata organizzata in onore della Delegazione Eugania-Basso Padovano per ricambiare una visita precedente. I piatti dello chef Andrea Stella, un giovane molto dotato in cucina, pur rispettando la tradizione del territorio, dimostrano molta fantasia e piacevoli abbinamenti. Gli stuzzichini dell’aperitivo sono statti di buon livello come pure la zuppa di funghi con ragù di anatra. Non hanno riscosso consensi gli gnocchi di polenta con i porcini perché il sapore dei funghi non c’era. Il raviolo ha compensato il poco convincente piatto precedente; lo stinco con due cotture mancava di morbidezza. I dessert hanno dimostrato la mano felice del cuoco. La gestione di un numero elevato di commensali, sia nel servizio sia nell’esecuzione dei piatti, non è stata all’altezza della fama del ristoratore. L’imprenditore Roberto Sartor ha parlato dei funghi coltivati e spontanei, l’Accademico Giorgio Polegato ha commentato i vini e l’Accademico Piero Adami ha presentato il Merlot, abbinato al secondo di carne. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A CARPI-CORREGGIO 12 settembre 2012 FRIULI - VENEZIA GIULIA MUGGIA CAPODISTRIA 28 settembre 2012 Ristorante “C’era una volta” di Matteo Tulliach, fondato nel 1949. ●Via Giarizzole 8, Trieste; 岼040 827346; coperti 40+35. ●Parcheggio libero, comodo; ferie prime due settimane di agosto. ● Valutazione 8; prezzo € 45; rustico, elegante Le vivande servite: pecorino toscano con mostarda piccante al peperoncino, salame piccante calabrese, mignon di peperone ripieno gratinato al forno, farcito con pangrattato, erbe aromatiche e salsiccia piccante; tagliatelle al ragù al guanciale di maiale e pomodoro; risotto al radicchio di Chioggia, peperoncino e vaniglia; filetto “C’era una volta” con fonduta ai formaggi e tartufo; fiorentina di scottona (selezione Dario Cecchini); contorni misti di verdure; crema catalana o semifreddo con amaretto di Saronno e Baileys. I vini in tavola: selezione di vini bianchi e rossi dell’azienda agricola Sancin. Commenti: Piacevole e “piccante” serata, visto che il tema era il peperoncino e i piatti erano tutti abbinati a questa spezia. Un simpatico e competente relatore ne ha tracciato la storia dalle origini ad oggi. Da segnalare in particolare la costata di scottona e il miele al peperoncino la cui ricetta è stata creata dagli stessi ristoratori. I vini dell’azienda agricola Sancin sono stati presentati dal produttore che ha provveduto anche agli abbinamenti di vini rossi locali con le portate. Soddisfazione di tutti e un caloroso arrivederci al prossimo incontro. EMILIA ROMAGNA BORGO VAL DI TARO 6 ottobre 2012 Ristorante “Trattoria da Alba” di Romano Giovannelli, fondato nel 1965. ●Località Specchio 13, Specchio di Solignano (Parma); 岼0525 58143; coperti 120. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura martedì. ●Valutazione 7,30; prezzo € 30; famigliare. Le vivande servite: prosciutto crudo 36 mesi con scaglie di parmigiano, crostini ai porcini; tagliatelle ai funghi porcini; tortelli di patate con funghi porcini; filetto di maiale con funghi trifolati, porcini fritti; semifreddo all’amaretto, crostata alle prugne. Ristorante “Trattoria Entrà” di Antonio ed Elena Previdi, fondato nel 1969. ●Via Salde Entrà 52, Entrà - Finale Emilia (Modena); 岼0535 97105; coperti 35/40. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie ultime due settimane di agosto e seconda di gennaio; chiusura lunedì e martedì, gli altri giorni aperto solo la sera. ●Valutazione 8; prezzo € 35; tradizionale, caratteristico. Le vivande servite: salumi misti; tagliatelle al ragù; maccheroni al pettine con ragù d’anatra; arrosto di faraona e germano con patate al forno; zuppa inglese; bensone. I vini in tavola: Lambrusco Vezzeli; Il Selezione. FAENZA IMOLA CASTEL SAN PIETRO 20 settembre 2012 CESENA 28 settembre 2012 Ristorante “Magnolia” di Alberto Faccani, fondato nel 2003. ●Via Trento, 31, Cesenatico (Forlì-Cesena); 岼0547 81598; coperti 70. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie due settimana a marzo e due a novembre; aperto tutte le sere, domenica e festivi anche a pranzo. ●Valutazione 8; prezzo € 70; raffinato, accogliente. Le vivande servite: fiori di zucca con squacquerone e ricotta profumati all’Albana passito; passatelli in zuppetta tiepida di patate e tartufo scorzone; ravioli di carne con fagiolini, scalogno e gocce di pomodoro fresco; piccione al tegame con mandorle, spezie e cipolle con purea di lenticchie all’uovo; zuppa inglese e panna al forno; piccola pasticceria. Le vivande servite: insalata di granchio, avocado e lime; tagliolini di rapa rossa, foie gras e anguilla affumicata; ostrica, zenzero e zucchina; tortelli di patate, porcini e calamari; palamita, cavolfiore e pompelmo; cioccolatino. I vini in tavola: Sabbia Gialla 2011 Albana secco, Montetarbato 2010 centesimino, Ambrosia 2010 Albana Passito (tutti della Cantina San Biagio Vecchio). I vini in tavola: Riesling Spatlese 2011 (Kerpen); Chardonnay 2010 Blanc (Tenuta Mazzolino); Passito Rosso Madoro (Maculan). Commenti: Lo chef Alberto Faccani ha accolto i convenuti con un menu elaborato insieme al Simposiarca Mario Manuzzi. Tutti i piatti hanno del Medioevo, i prodotti, la cucina e la tavola”. Molto apprezzate le preparazioni dello chef e patron Igor Morini, tutte molto bene eseguite nonostante l’alto numero di partecipanti. Fra i piatti maggiormente graditi, sicuramente i saporiti ravioli, gli equilibrati fiori di zucca e i classici dessert. Validi i vini ben abbinati, soprattutto le due differenti versioni di Albana: secco e passito. Servizio encomiabile per celerità e precisione. Ambiente molto piacevole, ancorché inevitabilmente rumoroso, stante l’elevato numero di commensali. FERRARA 12 settembre 2012 Ristorante “San Biagio Vecchio” di Igor Morini. ●Via Salita di Oriolo 13, Faenza (Ravenna); 岼0546 642057; coperti 90+70. ●Parcheggio molto comodo, incustodito; prenotazione consigliabile; chiusura lunedì, martedì e mercoledì. ● Valutazione 7,60; prezzo € 35; accogliente, panoramico. Commenti: Esercizio tradizionale e gestione rigorosamente familiare con cucina del territorio e piatti della tradizione locale, cucinati ricercando le materie prime delle ricette originali. I vini in tavola: Prosecco, Lambrusco e Gutturnio. Commenti: La riunione conviviale coincide con la fine della raccolta del porcino. L’incontro si è svolto in un tipico ristorante della Val Pessola, in località Specchio. Ospite della giornata il Coordinatore Territoriale Vittorio Brandonisio. Le pietanze, improntate all’esaltazione dei sapori della tradizione, hanno riscosso vivo apprezzamento, per i sapienti abbinamenti che la cuoca ha saputo dare, conferendo ai piatti una gradevole elaborazione. Il Simposiarca Angelo Rapetti ha intrattenuto i commensali, esponendo tratti storici del luogo e raccontando aneddoti su percorsi e modalità per la raccolta dei funghi, nel suo intervento ricco di curiosità enogastronomiche sui prodotti locali. La cuoca Marisa Busi, resdora d’altri tempi, ha dimostrato grande cura nel dare ai piatti quel tocco particolare di cottura e aromi, frutto di esperienza e amore per la cucina, che ha trovato riscontro nel pieno successo della riunione conviviale. Adeguati i vini, ottimo il rapporto qualità/prezzo. Soddisfacente il servizio. suscitato curiosità e sono state apprezzate la creatività della presentazione e l’armonia dell’accostamento dei sapori. Squisiti i tortelli di patate, porcini e calamari che hanno conquistato il riconoscimento del piatto più votato. Raffinata la scelta dei vini e il loro abbinamento con i piatti. Momento centrale della serata è stata la presentazione dei due nuovi Accademici Tiziana Cappelletti e Oreste Di Giacomo. Il convivio si è concluso con la discussione dei piatti e con le risposte puntuali da parte dello chef Faccani. Nel complesso una cena molto riuscita, particolarmente curata nella realizzazione. Commenti: Riunione conviviale congiunta delle Delegazioni di Faenza, Imola e Castel San Pietro presso l’accogliente ristorante sito in posizione panoramica. Alla presenza del Sindaco di Faenza, dott. Malpezzi, e di numerosi ospiti e Accademici, i partecipanti hanno fruito di un’appassionante relazione dell’Accademico Massimo Montanari sul tema “Gusti C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 5 Ristorante “Le Due Comari” di Gianfranco e Daniela Panico, fondato nel 2012. ●Piazza Sacrati 22, Ferrara; 岼0532 773676; coperti 30+20. ●Parcheggio comodo, incustodito; prenotazione consigliabile; chiusura lunedì. ●Valutazione 6,7. Le vivande servite: pettole con filettini di acciuga; cappesante gratinate con zenzero fresco; passatina di ceci al rosmarino con mazzancolle al pecorino; laganari di pasta fresca allo scoglio; sorbetto di pompelmo rosa; ricciola al forno con cipolla dolce di Tropea, datterini e olive taggiasche; cartellate al vin cotto e miele. I vini in tavola: Prosecco Banda Rossa (Bortolomiol); Simera Bianco, Salice Salentino (Castel Monaci). Commenti: Per festeggiare il conferimento delle insegne a 6 nuovi Accademici (Paolo Carcoforo, Oreste Chiarion, Matteo Ludergnani, Massimo Masini, Marco Nonato, Giorgio Piacentini) da parte del Vice Presidente Vicario Severino Sani, la Delegazione ha scelto questo nuovo ristorante (anche se i gestori sono professionisti di lunga data) in pieno centro storico. È stato preferito un menu d’ispirazione pugliese, per dimostrare ancora una volta che la regionalità fa la grandezza della gastronomia italiana. Pur abituati ad una cucina adriatica di pesce, gli Accademici hanno apprezza- V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A EMILIA ROMAGNA segue to che due cucine così diverse fra di loro possano coesistere nello stesso mare. Tutte e due le zone offrono, nel rispetto di antiche tradizioni, una cucina essenziale e di livello assolutamente strepitoso. Il locale è rustico-elegante, il servizio curato e il prezzo adeguato alla qualità del cibo e dei vini. Auguriamoci che questo “innesto” pugliese a Ferrara abbia il successo che si merita. FORLÌ 26 settembre 2012 Ristorante “Osteria La Campanara” di Roberto e Alessandra Casamenti, fondato nel 2005. ●Via Pianetto Borgo 24, Pianetto di Galeata (Forlì-Cesena); 岼0543 981561; coperti 40+60. ●Parcheggio comodo nelle vicinanze; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a gennaio; chiusura lunedì e martedì. ●Valutazione 8,4; prezzo € 35. Le vivande servite: aperitivo con tortelli alla lastra, crostini caldi, prosciutto locale stagionato 28 mesi, finocchiona di Stia, coppa di mora romagnola, giardiniera fatta in casa, scalogno sott’olio, piadina fritta con squacquerone al sale dolce di Cervia; cappelli dell’Alpino (cappellettini verdi ripieni di ricotta e parmigiano) saltati con gota croccante e radicchio; tagliolini ai fegatini della Romagna toscana; involtini di verza al tegame con ripieno di bovina romagnola e ciavar accompagnati da polpettine in umido; dolce Ramerone di Pianetto; schiacciata tiepida con uva. I vini in tavola: Sangiovese Superiore 2008 (az. Pertinello); Il Bosco Sangiovese Superiore 2009 (Tenuta Arpineto); Albana Passito di uve stramature 2008 (az. Leone Conti). Commenti: La Delegazione ha inaugurato i nuovi e bei locali della locanda, interamente riservati, accolta con la consueta simpatia dai titolari Roberto e Alessandra Casamenti che hanno realizzato un esercizio di grande qualità. Qualità che ha trovato conferma nel menu allestito dal Simposiarca e Consultore Francesco Rossi. Stupendi i tortelli alla lastra e richiestissima la piadina fritta con un formaggio squacquerone veramente notevole. Il massimo del gradimento è stato raggiunto dai primi: delicatissimi i cappelli dell’alpino ed eccezionali i tagliolini ai fegatini, con un sapore molto intenso. Votatissimi anche gli involtini di verza con il ripieno di bovina e ciavar (una salsiccia locale) accompagnati dalle polpettine in umido, specialità del locale. I dessert hanno chiuso in bellezza con l’eccellenza della schiacciata tiepida all’uva. Buoni i vini, premuroso e solerte il servizio e ottimo il rapporto qualità/ prezzo. Un’ottima conviviale che si è conclusa discutendo del menu con Roberto Casamenti, premiato dal Delegato con il piatto dell’Accademia. LUGO DI ROMAGNA 8 ottobre 2012 Ristorante “Le Favole” di Giampiero Benelli e Sabrina Baldrati, fondato nel 2007. ●Via Cà del Vento 20/g, Bagnacavallo (Ravenna); 岼0545 62470; coperti 50. ● Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 15 gg gen-feb e 21 gg lug-ago; chiusura martedì e mercoledì, a mezzogiorno nei festivi. ● Valutazione 7,30; prezzo € 40; elegante. Le vivande servite: aperitivo con canestrelli gratinati e bollicine; coccio bianco di molluschi e piccoli crostacei; riso Carnaroli mantecato con canocchie e scampi: mazzancolle infilzate con pancetta piacentina e crema di zucca violina; frittura di mare dalle reti di Cesenatico; crema al cucchiaio alla catalana con croccante di Avola. I vini in tavola: Spumante brut Tiare Doc; Bianco Grillo Doc (Feudo Ramandini); Moscato d’Asti (Gianni Doccia). Commenti: Una bella serata, con un meno tutto a base di pesce e con il maestro di cucina Giampiero Benelli che ha intrattenuto i commensali spiegando alcuni piatti. La consueta vivacità e curiosità degli Accademici, che si sono confrontati a lungo sulle caratteristiche dei diversi piatti, ha fatto da cornice alla riunione conviviale. PARMA TERRE ALTE 4 ottobre 2012 Ristorante “Osteria della stazione di Felino” di Andrea Pesci, fondato nel 2012. ● Via Calestano 14, Felino (Parma); 岼0521 831125, anche fax; coperti 35+50. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie da stabilire; chiusura mercoledì. ●Valutazione 8; prezzo € 45; famigliare, tradizionale. Le vivande servite: salame fritto nel vino rosso; sfogliatina di spalla cotta con salsa al taleggio; insalata rustica tiepida; tortelli di patate e di zucca; faraona arrosto “alla semplice” con patate; mousse di cioccolata e zabajone. I vini in tavola: Prosecco “Costa Alta” (cantina Ruggerio Dalla Balla, Conegliano, TV); Franciacorta Riserva Millesimati “Palazzo Lana”, Brut, Saten, Extreme (Guido Berlucchi, Borgonato, BS). Commenti: In questa nuova realtà da poco insediatasi a Felino, capitale dell’omonimo salame, lo chef Andrea Pesci ha proposto un menu tutto improntato alla tradizione del territorio, impreziosito con l’impiego di materie prime di assoluta qualità e da una “mano” particolarmente felice nella preparazione e presentazione dei piatti. Proposte che, potendo sembrare del tutto banali, particolarmente per i parmigiani, banali non si sono rivelate per niente: proprio perché raramente capita di trovare piatti così curati, e semplicemente buoni, come gli Accademici hanno potuto apprezzare. Una nota particolare va all’insalata rustica tiepida con radicchio, spinaci e patate condite con aceto balsamico e pancetta saltata: un trionfo di sapori antichi. Una serata piacevolmente sorprendente, che gli Accademici hanno suggellato con una valutazione adeguata. SALSOMAGGIORE TERME 2 ottobre 2012 Ristorante “Albergo Romagnosi” di Antonella Passera, fondato nel 2005. ●Via Lorenzo Berzieri 3, Salsomag- giore Terme (Parma); 岼0524 576534, fax 0524 576449; coperti 40. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 2028 dicembre; chiusura domenica. ● Valutazione 8; prezzo € 50; moderno in edificio storico. Le vivande servite: filetto di sgombro in saore di cipolle, aceto e uvetta passa; baccalà mantecato al latte con pomodorini confit e quenelles di polenta; gamberone al Cognac e paprika con verza alla bottarga di muggine; tartare di salmone marinato con coroncina di patate; tagliolini ai due colori con ragù di pesce; tagliata di tonno in crosta di sesamo con ananas e salsa di soia; sorbetto al limone, basilico e Wodka; coppa con granita al Rum, gelato all’ananas, parfait al cocco e gelatina di frutta. I vini in tavola: Bardolino Chiaretto (Lamberti); Greco di Tufo (Feudi di San Gregorio); Gavi di Gavi (La Scolca); Falanghina (Feudi di San Gregorio). Commenti: La Delegazione ha dedicato una riunione conviviale in onore dell’Accademica di Parma Mariangela Rinaldi, storica della cucina e autrice del volume “Caro amico ti scrivo… Corrispondenza curiosa e… golosa dell’aristocrazia parmigiana tra ‘800 e ‘900”. Gli Accademici hanno ascoltato la Rinaldi che in un agile intervento ha parlato dei contenuti del libro, i cui proventi vengono devoluti in beneficenza. A seguire il menu della serata, curato dall’albergatrice Antonella Passera, assieme allo chef Luigi Acunzo, che, nel segno dell’internazionalità della cucina e dell’accoglienza alberghiera, ha proposto un’elegante sequenza di piatti a base di pesce. La grande attenzione alla qualità delle materie prime, alle cotture, agli abbinamenti di sapori, profumi e colori è stata apprezzata dagli Accademici che hanno espresso unanimi, favorevoli pareri. Una riprova della bontà della cucina e della competenza di Antonella Passera, la cui offerta non solo gastronomica si conferma come una delle migliori della città termale. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 6 TOSCANA AREZZO 27 settembre 2012 Ristorante “Antica Fonte” di Luca Fabianelli, fondato nel 2006. ●Via Porta Buia 18, Arezzo; 岼0575 28038; coperti 90. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie agosto; chiusura sabato a mezzogiorno. ●Valutazione 7,5; prezzo € 38; accogliente. Le vivande servite: fantasia di torte salate; tortello di pecorino con vellutata di porri e patate; gnocchi al pesto di rucola; cappello da prete di manzo brasato e purea di patate; crema caramellata con pesche. I vini in tavola: Bianco del Borgo Viognier 2010 (Tenuta d’Alessandro Manzana, Cortona); Fior d’Arancio Spumante Colli Euganei (cantine Tramonti Colli Euganei). Commenti: Riunione conviviale d’inizio autunno in un accogliente e ottimo ristorante nel centro di Arezzo, dove si possono gustare piatti della tradizione attualizzati, senza però alterare le origini e la territorialità. Tutti gli Accademici hanno apprezzato l’attenzione e il garbo sia nella preparazione dei piatti sia nel servizio. Ogni piatto è stato presentato dalla titolare signora Fabianelli. La vellutata di porri e patate bene si fondeva on il pecorino all’interno del tortello. Molto apprezzato il brasato che, considerato come un piatto invernale, si è rivelato adatto anche a questo periodo della stagione; buono il dolce per il delicato equilibrio tra caramello e frutta. Lo chef Donatella Spiganti è V I T A stata applaudita e ha risposto pazientemente a tutte le domane degli Accademici. Simpatica e piacevole serata. ELBA 25 settembre 2012 Ristorante “Rendez vous da Marcello” della famiglia Landi, fondato nel 1970. ●Piazza della Vittoria 1, Marciana Marina (Livorno); 岼0565 99251; coperti 70+40. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; ferie 10 novembre - 10 marzo; chiusura mercoledì escluso dal 15 maggio al 15 settembre. ●Valutazione 8,90; prezzo € 30; tradizionale, accogliente, caratteristico. Le vivande servite: zuppetta di ceci e vongole; gnocchi di patate fatti in casa al totano; tonno sulla brace di legna; bietole saltate, fagioli toscani e verdure grigliate, sorbetto al limone con Champagne, crostata di arance amare. D E L L ’ A C C A D E M I A LIVORNO 6 ottobre 2012 Ristorante “Il Calesse” di Rinaldo Cenci & Figli, fondato nel 1971. ●Via del Littorale 445, Quercianella (Livorno); 岼0586 491077; coperti 180. ●Parcheggio adiacente, non custodito; prenotazione consigliabile; ferie prima quindicina di novembre; chiusura lunedì. ●Valutazione 7,40; prezzo € 33; familiare, ben attrezzato. Le vivande servite: crostini in spuma di fichi e noci; salamella toscana fresca; salviata (salvia impastellata e fritta); risotto al colombaccio, mandorle e funghi porcini; tagliatelle al ragù rosa di petto d’oca; anatra alla frutta; fagiano peperonato; pancristiano (pane unto col miele o altro ingrediente atto alla lunga conservazione offerto ai pellegrini che per la Francigena nel Medioevo si recavano a Roma); torta di riso. I vini in tavola: Vermentino Doc (Az. Agricola Cecilia, Elba); Zega Elba Rosso Doc (Az. Agr. SS Lino, Elba). I vini in tavola: Rosso Toscano Igt 2010 gr. 12 (Ponte ai Sassi). Sul dessert Vin Santo prodotto da azienda vinicola del territorio e imbottigliato dalla Famiglia Cenci. Commenti: La sala esterna del ristorante è stata la cornice della bellissima serata organizzata dalle Accademiche Angela Brunello, Marcella Chionsini, Lucia Sardi. Angela ha fornito un’antica stampa di Marciana Marina (che Marcella ha pensato di riprodurre a sua cura sul menu), e, dopo aver tracciato elementi storico-culturali della cittadina, è cominciata la riunione conviviale. Eccellente la qualità della cucina, che ha saputo esaltare il gusto di materie prime freschissime e di prima qualità realizzate da Gian Luca Landi, chef del locale, ben illustrate dal fratello Gian Piero in sala. Le portate: la zuppa di ceci e vongole equilibrata nel gusto; gli gnocchi conditi con i primi totani pescati all’Elba; il tonno sulla brace tenerissimo e buonissimo; freschissime le verdure; il sorbetto al limone e Champagne eccellente; la crostata di arance amare conclude in eccellenza. Riuscitissima serata che senz’altro verrà ripetuta. Nota di merito al servizio, veloce, attento ed efficiente. Commenti: Pensata per tradurre in un percorso gastronomico congruente la conferenza “Dolci a corte - Un itinerario goloso fra i grandi musei fiorentini”, svoltasi nel pomeriggio nell’Auditorium del Museo provinciale di Storia naturale del Mediterraneo di Livorno, per iniziativa della Delegazione del FAI in collaborazione con la Delegazione dell’Accademia di Livorno, la cena tematica “Pensando all’arte del Rinascimento”, dettata dal Delegato Sergio Gristina alla curiosità e alla creatività di Federico e Leonardo Cenci, è stata svolta con accurata ricerca e dovizia di soluzioni. L’antipasto “salviata” e il dessert “pancristiano” hanno destato grande attenzione e commenti decisamente positivi. Presenti il Coordinatore Territoriale Franco Cocco e la dott.ssa Giovanna Giusti Galanti, Direttrice del Dipartimento Ottocento e Contemporanea degli Uffizi, autrice della conferenza. Federico Cenci ha svolto infine la descrizione delle scelte gastronomiche e gli accenni sulle diverse pietanze servite. MAREMMA-GROSSETO 12 settembre 2012 chiusura lunedì. ●Valutazione 8,2; prezzo € 40; accogliente. Ristorante “Fiumara Beach” di Alessandro Murineddu, fondato nel 2006. ●Loc. Fiumara, Marina di Grosseto (Grosseto); 岼0564 34040; coperti 70 all’aperto. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; apertura stagionale da aprile a settembre. ●Valutazione 7,7; prezzo € 50; elegante. Le vivande servite: focaccine assortite; spaghetti alle capesante; riso Venere con scampi siciliani; pescato del giorno (orate, dentici e spigole) al cartoccio con verdure assortite; crema calda con frutta e cioccolata. Le vivande servite: tempura di benvenuto con acciughe, gamberi, triglie, calamari e verdurine di stagione; gratin di cozze e cannolicchi; risotto ai crostacei; pesce bianco al vapore con patate e variazione di salse; sfera di gelato alla pesca con gelé di lamponi. I vini in tavola: Guazza Vermentino 2012 (Poggio Argentiera); Le Melacce Vermentino 2012 Doc (Castello di Colle Massari. Commenti: Per la riunione conviviale è stata scelta dal Simposiarca Luciano Lupetti una locazione suggestiva, in riva al mare, sulla spiaggia di Fiumara, dove la natura è sempre incontaminata. La struttura del locale è semplice ma elegante, tutta in legno. L’atmosfera creata dall’ambiente naturale e dall’arredamento particolarmente curato offre al ristorante un particolare tocco di classe. La ricerca della materia prima di qualità è il punto essenziale dell’offerta gastronomica del locale, specializzato in pesce. La cucina offre i profumi e i sapori delle specialità culinarie tipiche toscane, preparate al momento con cura e attenzione. Il menu proposto dallo chef e dal Simposiarca è stato molto apprezzato da Accademici e ospiti proprio per la semplicità dei piatti in cui il pesce ha offerto il meglio di sé. PISA 25 settembre 2012 Ristorante “Tirreno 231 - La Ristorazione” di Beni Vallini, fondato nel 2012. ●Viale del Tirreno 231/b, Tirrenia (Pisa); 岼348 9389633; coperti 40. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a gennaio; I vini in tavola: “Funtanaliras Vermentino di Gallura Docg Oro” (Cantina del Vermentino Monti, Soc. Coop. Agricola Monti, OT); “Tresassi Igt 2011 Poderi Laura Berlucchi” Fontemorsi (Soc. agricola Montescudaio, Pi); “Moscato di Gallura Funtanaliras” (Soc. Coop. Agricola Monti, OT). Commenti: La Delegazione ha ripreso la sua attività dopo la pausa estiva visitando un locale di recentissima apertura ma il cui titolare, Beni Vallini, vanta un’esperienza di numerosi anni nel corso dei quali ha aperto e avviato molti locali, in Italia e all’estero, riscuotendo costantemente un significativo successo. La cucina ricerca, come sua tradizione, preparazioni e cotture semplici che diano il massimo risalto alla qualità delle materie prime alle quali il titolare presta grande attenzione. Tutti i piatti serviti hanno ottenuto un gradimento elevato e sostanzialmente uniforme, come attestato dal punteggio ottenuto. Su tutti hanno comunque primeggiato gli ottimi pesci del cartoccio, a riprova di quanto affermato riguardo alla materia prima. Serata molto piacevole, che ha visto Accademici e graditi ospiti trattenersi eccezionalmente in piacevoli conversazioni anche dopo la conclusione della riunione conviviale. coledì. ● Valutazione 7,7; prezzo € 53; raffinato, elegante. Le vivande servite: bruschettina pomodoro e origano; bruschettina finocchio e finocchiona; bruschettina al burro del Chianti; crostino di fegatini e mele al Calvados; cucchiaino di pappa al pomodoro; cucchiaino di panzanella; cucchiaino di tartare di filetto di chianina battuto al coltello; tagliolini ai trenta tuorli ai funghi; stinco di chianina al forno con patate e sformatino di verdura; tarte Tatin. I vini in tavola: Pinot Bianco 2011 (Franz Haas); Chianti Colli Senesi 2009 (Fattoria di Farnetella); Vin Santo 2003 (Tenuta di Lilliano). Commenti: Dopo la pausa estiva, gli Accademici e il Simposiarca Marcello Griccioli si sono ritrovati presso il “Convito di Curina” dove lo chef piemontese Stefania Frache, grazie all’attenta scelta delle materie prime e alla loro provenienza da filiera corta, ha saputo interpretare con mano sapiente ed equilibrata le caratteristiche della cucina del territorio. Con punte di eccellenza nell’innovativa cottura sotto vuoto a 55°, utilizzata per la frollatura dello stinco prima del passaggio a cottura definitiva in forno, e nella tarte Tatin di rara qualità. Una menzione particolare va alla carta degli Champagne, che vanta ben 135 referenze. MARCHE SIENA 24 settembre 2012 Ristorante “Il Convito di Curina” di Andrea De Agostini e Stefania Frache, fondato nel 2002. ●Strada Provinciale 62, 24, Località Curina, Castelnuovo Berardenga (Siena); 岼057 7355647, anche fax; coperti 50. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie da gennaio a metà marzo; chiusura mer- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 7 ANCONA 28 settembre 2012 Ristorante “30 Nodi” di Alessandro e Marco Binci, fondato nel 2011. ●Via del Golfo 25, Numana (Ancona); 岼3405526948; coperti 60. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie 6 gennaio - 14 febbraio; chiusura lunedì. ●Valutazione 7,5; prezzo € 50; tradizionale, famigliare. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A MARCHE segue Le vivande servite: aperitivo di benvenuto con crostini misti di pesce spada e salmone; impepata di “moscioli” selvaggi di Porto Novo; lasagnetta bianca ai frutti e al profumo di mare; ciabattoni al sugo di filetti di pesce fresco; filetto di ricciola fresca dell’Adriatico al forno; caponata di verdure di stagione; crema catalana ai “30 Nodi”; sorbetto di caffè dello chef. I vini in tavola: Spumante Metod Champenoise “Gatta” (Franciacorta); Bianchello Santilario (Cantina Fiorini); Passito di Pantelleria e Rom. Commenti: I titolari Alessandro e Marco Binci, che hanno trasformato il piccolo bar di uno dei più vecchi stabilimenti balneari di Numana in ristorante di mare, hanno accolto la Delegazione con entusiasmo. Il giovane chef Roberto Palmieri ha proposto un menu di pesce selvaggio della zona, ad eccezione del salmone comunque fresco, forte della cucina tradizionale che ha saputo affinare con sapiente maestria. L’aperitivo con crostini misti di pesce spada e salmone è stato delizioso, predisponendo all’antipasto dell’impepata di cozze ottima e apprezzata. I due primi di sapore delicato hanno un po’ perso rispetto alla sapidità dell’antipasto, ma erano di buona esecuzione. Il filetto di ricciola, appena pescata, non ha deluso ed è stato il giusto epilogo di una curata serata, grazie anche al servizio di Marco, Stefano e Matteo. Per il vino si è preferito scegliere il Bianchello anziché il Verdicchio (tradizionale del luogo) per la gradazione alcolica inferiore e un più sicuro ritorno. L’intervento culturale del prof. Carlo Cambi sulle componenti essenziali che devono caratterizzare la ricerca e i giudizi enogastronomici ha completato la splendida serata. MACERATA 6 ottobre 2012 Ristorante “Agriturismo I due Mori” di Silvano Bartolacci, fondato nel 2007. ●Contrada Piangiano 4, Treia (Macerata); 岼0733 210004, anche fax; coperti 55. ●Parcheggio custodito; prenota- zione consigliabile; ferie 115 novembre e 15-28 febbraio; chiusura da lunedì a giovedì. ●Valutazione 7+; prezzo € 30; famigliare, accogliente. Le vivande servite: torta salata con bietola e ricotta di pecora; prosciutto, salame, ciauscolo; ciotola di ceci; ravioli con ricotta e pomodori; gnocchi con sugo di papera; coniglio in porchetta; faraona ripiena; erbe di campagna e verdure gratinate; grigliata alla brace di agnello e vitello; patate fritte; torta di mele con cannella. I vini in tavola: Rosso Conero Doc (Lanari); Vino cotto della casa. Commenti: I Simposiarchi Gianni Cammertoni e Fabio Mariani hanno scelto questo locale per la possibilità di gustare prodotti a chilometri zero in quanto l’azienda ha la produzione diretta sia delle verdure che delle carni, avendo un proprio mattatoio con la presenza costante di un dirigente veterinario a garanzia della produzione zootecnica. Questo aspetto è stato sottolineato in particolare dalla dott.ssa Enrica Bonvecchi, dirigente delle attività produttive, cultura e turismo della Provincia di Macerata, che ha illustrato l’importanza di acquistare i prodotti direttamente in campagna anche mediante varie forme consociative. Il menu ha rispecchiato la tradizione gastronomica maceratese. Molto apprezzato l’antipasto e soprattutto il cece, veramente squisito. Un buon punteggio hanno avuto anche i ravioli; bene gli gnocchi, un po’ meno il sugo. Sono stati valutati nella media i secondi, con particolare apprezzamento per le verdure di campagna e per le patate fritte. Gustoso il dessert con cui si abbinava perfettamente il vino cotto. Ottimo il Rosso Conero Doc. LAZIO CIVITAVECCHIA 22 settembre 2012 Ristorante “Ideale” di Eugenio Capparella e C. srl, fondato nel 1949. ●Via Aurelia Sud 27, Civitavecchia (Roma); 岼0766 23615; coperti 300. ●Parcheggio incustodito, sufficiente, comodo; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mercoledì. ●Valutazione 7,8; prezzo € 40; accogliente, caratteristico. Le vivande servite: insalata di mare “Ideale”; tonnarelli, scampi, vongole e fiori di zucca; risotto alla pescatora; pescato locale (cernia) al forno in bellavista; patatine agli aromi; cicorietta di campo ripassata; biscottata di mirtilli. I vini in tavola: Prosecco Superiore Docg Valdobbiadene-Conegliano; Bianco Doc Vermentino “Abidoru” (Cant. Soc. Sella e Mosca); Spumante dolce “Capriccio” e brut Pinot Chardonnay (Cant. Soc. Neirano Spa, Casalotto, Asti). Commenti: La riunione conviviale, organizzata dal Delegato Massimo Borghetti in occasione della visita del Segretario Generale Paolo Petroni, si è svolta presso il ristorante, situato sul mare, subito dopo una conferenza dal titolo: “I latticini nel territorio della Tuscia civitavecchiese”. Dopo un aperitivo di benvenuto, con vari rustici, tartine, snack e assaggio di due tipi di formaggi del territorio, la cena è stata votata positivamente dagli Accademici, con particolare apprezzamento ai tonnarelli, nonché alla cernia in bellavista accompagnata da ottime patatine agli aromi. A conclusione della serata, Paolo Petroni ha rivolto un saluto a tutti gli Accademici. ROMA ROMA NOMENTANA 13 ottobre 2012 Ristorante “La Sibilla” di Maria Luigi Lamura, fondato nel 1720. ●Via della Sibilla 50, Tivoli (Roma); 岼0774 335281, fax 0774 330561; coperti 180+150. ●Parcheggio ampio; prenotazione necessaria; ferie gennaio; chiusura lunedì. ●Valutazione 8,50; prezzo € 42; elegante in zona archeologica. Le vivande servite: mozzarelle di bufala, panzerotti ricotta e provola, fiori di zucca, melanzane alla parmigiana, prosciutto, focaccia con pomodorini, ricotta “kataifi”; fettuccine con tartufo e prosciutto croccante; maialino da latte arrosto con patate; verdura di stagione; trio di sorbetti. I vini in tavola: Bianco Satrico (Casale del Giglio); Rosso Shiraz (Casale del Giglio). Commenti: La tradizionale gita “fuor di porta” ha visto ZUPPA ALL’AGRESTA Farà arrosto due buone pollanche, le spolperà e le pesterà finissimo con quattro selleri lessati nel brodo chiaro, ci pesterà ancora once otto di polpa di pane spugnata nel brodo medesimo, ed once quattro di mandorle dolci, tutto ripeto, che sia ben pesto; lo passerà per setaccio, e posto in una casseruola lo scioglierà con brodo chiaro formandone un culi; lo farà quindi bollire, con moltissimi acini di agresta e petrosemolo trito: terrà pronto le fettoline di pane bruscate, le porrà in zuppiera inzuppandole col brodo chiaro e quindi ci verserà il brodo precedente, e la servirà. (Da “La Cucina teorico-pratica” di Ippolito Cavalcanti duca di Buonvicino, Napoli 1847) C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 8 le due Delegazioni, con numerosi Accademici, recarsi a Tivoli con un programma e una riunione conviviale organizzati dall’Accademica di Roma June di Schino. Interessante la visita alla mostra “Magnificenze a tavola “ dedicata al banchetto rinascimentale, organizzata anche con la collaborazione dell’Accademico Mauro Gaudino, della Delegazione Nomentana. Si è pranzato in uno dei ristoranti più noti, non solo per l’eccellenza della cucina ma per la collocazione in un sito archeologico, il Tempio della Sibilla. Il menu ha riscosso il plauso unanime per l’accurata preparazione, i giusti sapori e la particolare professionalità del servizio, veloce e molto cortese. Ottimi i vini della Cantina Casale del Giglio dell’Accademico di Roma Antonio Santarelli. Al pranzo, Simposiarca June di Schino, oltre ai Delegati di Roma Gabriele Gasparro e di Roma Nomentana Alessandro Di Giovanni, ospiti Giuseppe Reibaldi, Delegato onorario di Amsterdam, il dott. Antonio Capocasa Dirigente Rai, il sig. Osvaldo Righi, Amy Lenti e Isotta Ross. ROMA OLGIATA SABAZIA-CASSIA 12 ottobre 2012 Ristorante “Ai due Otri” di Daniele Atzeni e Omar Tamin, fondato nel 2004. ●Via Antonio De Viti de Marco 38, Roma; 岼06 3292209; coperti 120+150. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie due settimane ad agosto; chiusura mai. ● Valutazione 9; prezzo € 60; elegante, accogliente. Le vivande servite: carpaccio di spigola; tartara di tonno; gnocchetti vongole e zucchine con scaglie di pecorino; risotto ai frutti di mare; tagliata di pesce con funghi; sbriciolata di millefoglie; Mirto, Filu e ferru. I vini in tavola: Vermentino di Sardegna Costamolino; Valdo Fondatore Prosecco Valdobbiadene. Commenti: Locale elegante e accogliente, diretto con maestria dal gestore Daniele. V I T A Menu ricco e sapientemente curato nell’esecuzione dallo chef Omar, molto apprezzato. Bel tavolo imperiale, imbandito con cura, riservato alla Delegazione. Attenti e pronti nel servizio i ragazzi di sala. L’Accademico Giorgio Sandulli ha parlato dell’importante settore dell’industria saccarifera e il Vice Delegato Raffaello Ragaglini ha informato circa la sua partecipazione, a Città del Messico, in occasione della Giornata Mondiale della Pasta, che vedrà presenti oltre 200 Delegati provenienti da 20 nazioni. Una serata veramente piacevole; un 9 ben meritato. VITERBO 26 settembre 2012 Ristorante “Al Poggio” di Roberto Ferrari, fondato nel 1970. ●Via Janni 7, Vallerano (Viterbo); 岼0761 751248, anche fax; coperti 120. ●Parcheggio incustodito, scomodo; prenotazione consigliabile; ferie quindici giorni a luglio; chiusura martedì. ●Valutazione 7,54; prezzo € 40; curato. Le vivande servite: carpaccio ai funghi porcini con tortino di parmigiano e funghi fritti; maccheroni (o fieno) tradizionali; porcini e patate; marroni alla crema stregata. I vini in tavola: bianco Funflus e rosso Dionisio (Cantina Olivieri, Gallese). Commenti: Si è rinnovata la tradizione settembrina della cena a base di funghi porcini, vanto indiscusso dei boschi di castagno dei Monti Cimini. Il ristorante, oggetto di visita negli anni passati, si è dimostrato sito sicuro e affidabile, grazie all’entusiasmo e all’impegno del titolare che prosegue la tradizione di famiglia. Antipasto eccellente, arricchito da un carpaccio di ovoli, piatto gradito, ottimo, tradizionale, ma sicuramente inferiore ai migliori porcini, di qualità eccelsa. Qualità verificata anche nel secondo piatto, con materia ed esecuzione senza dubbio indiscutibili, apprezzato da tutti i commensali. Meno il dolce, ma il limite è dato dal sapore neutro della castagna. Vini adeguati, anche in relazione al prezzo. D E L L ’ A C C A D E M I A Valutazione di eccellenza. Applauso finale al ristoratore e al suo staff. gli antipasti e i ravioli; intrigante il risotto che, per la sua particolarità, la presenza del cioccolato, non può incontrare il consenso di tutti. Gradevolissimo il dolce. Frutta e verdura, la cui presenza ha caratterizzato tutti i piatti, sono a km 0 in quanto prodotti dall’azienda agricola dei genitori di Walter, il giovane e gentile proprietario. ABRUZZO ATRI 13 settembre 2012 Ristorante “La Braceria” di Walter De Federicis, fondato nel 2011. ●Via Virgilio 5, Roseto (Teramo); 岼085 8941797; coperti 65. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; ferie mai; chiusura martedì. ●Valutazione 8; prezzo € 45; accogliente. Le vivande servite: aperitivo benvenuto dello chef (zuppetta di melone bianco invernale con spuma di ricotta, basilico, acciughe e capperi); insalata di frutta di stagione con mele gelate e noci; pecorino caldo di Campli e miele di castagno; zuppetta di pane con uovo croccante, olio all’alloro e capocollo; ravioli di pomodori a pera e pane con olio extravergine di oliva, basilico e veli di pecorino dolce; risotto di zucca e cioccolato fondente 85%; rolade di tacchino con fichi e prosciutto; tortino di nocciole con gelato alla nocciola e zabaione al vino cotto; tagliata di frutta. I vini in tavola: Prosecco Pecorino, Montepulciano (Cantina San Lorenzo). Commenti: L’Accademico Gaetano Rascente, in veste di Simposiarca, ha organizzato una riunione conviviale per andare incontro all’autunno. In un locale accogliente ma penalizzato da un nome che sembra limitare la vasta scelta di piatti alla sola brace, attorno ad un tavolo imperiale ben preparato con fiori e foglie dai colori settembrini, sono stati serviti piatti ricchi dei sapori che preludono all’autunno, preparati da uno chef bravo e ambizioso che cura tutto nei minimi dettagli. Particolarmente graditi e interessanti MOLISE TERMOLI 15 settembre 2012 Ristorante “Parco delle Stelle” di Giovanni e Pasquale Torzi, fondato nel 2009. ●C.da Codarda, Castelmauro (Campobasso); 岼0874 744622, fax 0874 744040; coperti 500+ 250. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura martedì. ●Valutazione 7,40; prezzo € 40; elegante, in albergo, familiare. Le vivande servite: vol-auvent con porcini; bignè con crema di formaggi; verdure fritte in pastella; finferli fritti; insalata di porcini e prataioli; involtini di bresaola con crema di ricotta in cestino di rucola con grana; tagliere di salumi (salsiccia, sopressata, capocollo, coppa, prosciutto) e formaggi nostrani; cappelle di porcino alla griglia; tagliolini speck e porcini; arrosto di vitellino al forno con funghi porcini e patate novelle sabbiate; tagliata di chianina con grana e scaglie di tartufo scorzone e insalata croccante con filetti di mandorle; frutta fresca di stagione; millefoglie al limone. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene Docg Cuvée; Colline teatine bianco Igt Villa Gemma (Cantina Masciarelli); Cerasuolo Doc Villa Gemma (Cantina Masciarelli); Aglianico Igt (Cantina Mastroberardino). Commenti: Il ristorante di Castelmauro, posto a 780 m, con una visuale mozzafiato che spazia dall’Appennino all’Adriatico, è stato la sede dell’incontro conviviale d’autunno dedicato ai funghi e ai tartufi esclusivamente provenienti dai boschi molisani del Matese e delle Mainarde. Gli Accademici sono tornati qui, a distanza di un anno, a gustare freschissimi e profumatissimi boleti, prataioli, gallucci (finferli) e tartufi (scorzone), grandi protagonisti di tutte le portate, ben interpretate dai simpatici e professionali fratelli Torzi, chef del ristorante. Ottimi i tagliolini e la tagliata di chianina; giusto l’abbinamento degli ottimi vini; puntuale il servizio. I vini in tavola: vino della casa: Uva di Troia. Commenti: L’osteria, ubicata nelle vicinanze del centro storico, è collocata all’interno di un palazzo seicentesco. La presenza di un accogliente camino all’ingresso contribuisce a creare un’atmosfera familiare e accogliente. In questo ambiente piacevolmente informale, un folto numero di Accademici ha potuto degustare le proposte dell’osteria, rinomata per il rispetto della tradizione gastronomica gravinese e per l’uso di materie prime rigorosamente della zona. Funghi cardoncelli, erbe e verdure spontanee della Murgia, pasta fatta in casa, prodotti del territorio, legumi e prodotti caseari elaborati in maniera semplice ma gustosa, costituiscono il fiore all’occhiello del locale, che prevede anche la possibilità di pranzare o cenare all’aperto. Il giovane chef e patron Francesco è stato premuroso e disponibile, garantendo la riuscita della serata in un clima di serena, affabile cordialità. PUGLIA ALTAMURA 20 settembre 2012 Ristorante “Osteria La Murgiana” di Francesco Capozzo, fondato nel 2012. ●Via XXIV Maggio 25, Gravina in Puglia (Bari); 岼080 3250342; coperti 70. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie gennaio e una settimana a giugno; chiusura domenica sera e lunedì. ●Valutazione 7,30; prezzo € 33; rustico. Le vivande servite: “cùnztidde” (peperoni cruschi con pomodorini); olive nere fritte; parmigiana di melanzane; mozzarelline, sformatino di “senàpe” (verdura spontanea locale); frittelle di ricotta; rollè di maialino; funghi trifolati; carpaccio con rucola; cavatelli con asparagi selvatici e funghi cardoncelli; tagliolini con purea di fave e cardoncelli; tagliata di filetto con rucola; fantasia di dolci a base di ricotta e di frutta. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 3 9 SICILIA ETNEA 22 settembre 2012 Ristorante “La Terra del Mezzo” di Adele Rigat, fondato nel 2008. ●Strada 4, Riposto (Catania); 岼095 971626, fax 095 7704465; coperti 52. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; chiusura mai. ●Valutazione 8; prezzo € 30; accogliente. Le vivande servite: patate romantiche; involtini di zucchine grigliate e gorgonzola; zucchine in carpione; involtini di peperoni con acciughe e capperi; bruschetta con radicchio, cipolla e formaggio; involtini di melanzane con verdure; linguine in involtini di melanzane; involtini di carne e melanzane in foglie di limone; verdure saltate; mousse di cioccolato bianco. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A SICILIA segue Birre: bionda, malto, doppio malto artigianale di produzione Belga e Austriaca. Commenti: “Birra mon amour: ti odio” il piacevole e insolito tema della serata, ardito ma ben riuscito accostamento della birra (amata e odiata) a piatti della tradizione siciliana. La cena è stata preceduta da una breve prolusione che ha illustrato il mondo della birra, le diverse qualità in funzione della diversa tipologia di fermentazione e gradazione. Buona la birra bianca su piacevoli e freschi antipasti di verdure; robusta la birra d’orzo e luppolo “d’abbazia” sulle tradizionali linguine in involtino di melanzane, ottimamente preparate; veramente seria e gustosa al palato la birra delle Ardenne su un delicato involtino di melanzane; gradevole sorpresa a fine serata la birra doppio malto Bock 9.5° su una prelibata mousse di cioccolato bianco. Serata piacevole, in una lunga coda d’estate siciliana, preparata con cura nel patio del ristorante gestito e curato interamente dalla famiglia Pennisi con una calorosa e attenta accoglienza familiare. MESSINA 28 settembre 2012 Ristorante “A Nuciara” di Giuseppe Riganello, fondato nel 2000. ●Via Portelle Grotte, Furci Siculo (Messina); 岼0942 798088; coperti 100160. ●Parcheggio sufficiente, incustodito; prenotazione necessaria; ferie mai; aperto il sabato a pranzo e a cena e la domenica a pranzo. ●Valutazione 7,50; prezzo € 30; caratteristico. Le vivande servite: antipasto rustico; risotto alle due zucche; agnolotti alla mediterranea (melanzane); grigliata mista di carne (costoletta d’agnello, salsiccia di maiale, involtino di vitella alla messinese, polpetta in foglia di limone); macedonia di frutta fresca con gelato di limone. Commenti: A pochi minuti dall’uscita di Roccalumera dell’autostrada Messina-Catania, nella campagna di Furci Siculo, l’agriturismo “A Nuciara”, denominazione dialettale dell’albero di noce, dotato di una bella piscina e immerso nel verde, ha offerto una riunione conviviale apprezzata dagli Accademici, anche per la cortesia e l’efficienza del servizio. La valutazione della cucina è stata complessivamente positiva, con qualche apprezzamento speciale per i primi. La grigliata di carne, pur di buonissima qualità, non ha mantenuto le promesse della scenografica presentazione, a causa della quale la maggior parte dei piatti è arrivata, a tavola, fredda. MODICA 30 settembre 2012 Ristorante “Al Monaco” di Ignazio Carpenzano, fondato nel 2008. ● Contrada Abremi 11, Modica (Ragusa); 岼333 3061011; coperti 130+130. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a novembre; chiusura martedì. ● Valutazione 8; prezzo € 28; accogliente. Le vivande servite: polpo al limone con julienne di verdure, capesanta gratinata, gamberetto marinato alla frutta, scampetto crudo, arancino nero; trofie all’aragosta; cernia gratinata al forno su letto di patate con contorno d’insalata capricciosa; semifreddo al pistacchio. I vini in tavola: Inzolia (Valle dell’Acate). Commenti: La Delegazione ha ospitato gli Accademici della Val di Noto, capitanati dalla Delegata Agatina Trigona, in un ristorante al confine dei territori delle due Delegazioni. La peculiarità del locale è che, pur trovandosi in aperta campagna, in pieno altopiano modicano, costellato di carrubi, olivi e allevamenti di bovini, è specializzato nella cucina del pescato. Il giovanissimo maestro di cucina Ignazio Carpenzano ha presentato dei gustosi piatti di pesce che hanno deliziato i commensali. Particolarmente apprezzata la cernia gratinata al forno su letto di patate. Ottimi i vini e ineguagliabile il rapporto qualità/prezzo. EUROPA GERMANIA MONACO DI BAVIERA 12 settembre 2012 Ristorante “Osteria Der Katzlmacher” di Giorgio Cherubini, fondato nel 1983. ●Bräuhausstrasse 6, Monaco di Baviera; 岼089 333360, fax 089 24205538; coperti 85. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione necessaria; ferie prime tre settimana di agosto; chiusura sabato a mezzogiorno e domenica. ●Valutazione 7,8; prezzo € 70; elegante. Le vivande servite: polpo arrosto con patate schiacciate e pesto di olive; tortelli di parmigiana di melanzane; maccheroni al torchio con gamberoni e fiori di zucca; straccetti di filetto di manzo con carboncelli della Murgia; biancomangiare. I vini in tavola: Ajò Nuragus di Cagliari Doc 2011 (Cantina Il Nuraghe, Sardegna); Sannio Falanghina Doc 2010 (Feudi di San Gregorio, Campania); Monte Precastio Chardonnay Igt 2009 (Tenuta Chiccheri, Veneto); Vigna Pedale Riserva Doc 2008 (Torrevento, Puglia); Ben Ryé Doc Passito di Pantelleria 2009 (Donnafugata, Sicilia). Commenti: La serata, di grande successo, si è tenuta in un noto ristorante, dove il gestore e la sua simpatica squadra di giovani cuochi hanno proposto un piccolo viaggio nell’Italia del gusto. L’itinerario è iniziato in Sardegna con una versione elegante del polpo e patate lesse, accompagnato da un vino sardo tipico. Tappa successiva la Campania, con degli interessanti tortelli ripieni di parmigiana di melanzane abbinati ad una buona Falanghina; si è arrivati nel Veneto con i maccheroni preparati in casa (ancorché con uno storico torchio di proprietà della famiglia Cherubi- ni), serviti con una deliziosa salsa ai gamberoni e fiori di zucca e abbinati a un eccellente Chardonnay. Gustosissimi gli straccetti di filetto di manzo (perfetta la cottura) con i porcinelli rossi ben accompagnati da uno straordinario vino rosso pugliese. Ottimo e molto apprezzato il dessert: biancomangiare di mandorle alla siciliana, abbinato ad un classico Passito di Pantelleria che ha concluso la serata. REGNO UNITO LONDRA 24 settembre 2012 Ristorante “Brunello”. ●60, Hyde Park Gate, Londra; 岼020 73685923; coperti 55. ●Prenotazione necessaria; ferie mai; chiusura mai. ●Valutazione 8,5; prezzo £ 55; raffinato. Le vivande servite: carpaccio tiepido di branzino con purea al lime e rucola; tortellini di parmigiano liquido, carne e passata di pomodoro; bocconcini di quaglia con salsa di finocchio e arance e trito di olive nere; cassata all’italiana con salsa ai lamponi; caffè e pasticcini. I vini in tavola: Madregale Chardonnay 2011 (Cantine Tollo); Aquilae nero d’Avola (Sicilia Viticultori Associati). Commenti: Non capita spesso di avere uno chef stellato che ti cucina piatti prelibati, ti serve a tavola con grembiulone colorato e pentolino in mano e ti intrattiene raccontando la sua passione iniziata da bambino nella cucina di casa. Invece Moreno Cedroni, chef a due stelle, che da ottobre guiderà il ristorante Baglioni, ha condito i suoi piatti con humor e storielle, rendendo la riunione conviviale una delizia in tutti i sensi. Il carpaccio di branzino, tiepido e profumato, con delicata purea al lime ha fatto strada ai tortellini ripieni di parmigiano liquido, un’innovazione nella tradizione apprezzata da tutti. Gustosi i bocconcini di quaglia rinfrescati dai toni dell’arancia; sontuosa la cassata ai lamponi; originali le praline servite con il caffè su un lucido delle regioni d’Ita- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 0 lia per evidenziare da dove proveniva l’ingrediente principale del dolcetto. Una menzione speciale merita il servizio, accurato e attento. “Una cena da sogno”, riportano in molti nelle schede di valutazione. SPAGNA MADRID 27 settembre 2012 Ristorante “Nonsolocaffè” di Silvano Poggioni, fondato nel 2008. ● Rio Rosas 52, Madrid; 岼91 5336108; coperti 40+24. ● Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie a Natale e Capodanno; chiusura lunedì sera. ●Valutazione 8; prezzo € 27; famigliare. Le vivande servite: raspadura lodigiana con grissini; carne salata di scottona del Trentino con fasoi; pennette saltate con speck, asparagi e vellutata di parmigiano; risotto con la salsiccia e il suo sughetto alla maniera di Lodi; filetto al flambé di Recioto con lasagnetta di patate al forno; brownie demi fondant di cioccolato e nocciole. I vini in tavola: Gavi di Gavi-Oraneo 2011 (Bratagiolo); Rosso di Toscana Col d’Orcia 2011 (Spezieri). Commenti: Situato strategicamente di fronte agli edifici che ospitano il Consolato, le scuole e la Camera di commercio, tutte d Italia, il lodigiano Silvano Poggioni è riuscito a trasformare quello che era un semplice bar in un ristorante di successo, tipicamente italiano, grazie anche al personale di sala e di cucina tutto nazionale e ai cibi indiscutibilmente italiani. Silvano ha voluto deliziare gli Accademici con un menu dal titolo “Benvenuti al Nord”, presentando piatti della tradizione gastronomica trentina e lombarda che hanno suscitato entusiastici apprezzamenti. Non è facile imbattersi, a Madrid, in un ristorante italiano che proponga piatti che rispettano le ricette senza cedere a facili influenze, per così dire, “commerciali”. Una serata d’indubbio successo, organizzata personalmente dal Delegato Maurizio Di Ubaldo. V I T A SVIZZERA SVIZZERA ITALIANA 11 settembre 2012 Ristorante “Rialto dell’Hotel Lido Seegarten” di Marco e Simona Huber, fondato nel 1920. ●Viale Castagnola 24, Lugano; 岼091 9736363, fax 091 919736262; coperti 85 ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mai. ●Valutazione 8,5; prezzo € 90; raffinato, caratteristico. Le vivande servite: vol-auvent alla finanziera; doppio ristretto in tazza “Celestina”; carrello degli arrosti assortiti con salsa al rosmarino, patate al forno e carote Vichy; omelette surprise e composizione di frutta fresca. D E L L ’ A C C A D E M I A manzo e pollo) preparati alla perfezione, e contorni presentati con una decorazione vegetale. Seguita al buio la sfilata della brigata di sala, con l’omelette surprise illuminata in modo suggestivo. Abbinato alle carni un ottimo Loverciano riserva 2009, Merlot del Ticino del nostro decano Cesare Valsangiacomo. Applausi alla brigata in cravatta nera. NEL MONDO BRASILE I vini in tavola: Champagne l’Élegante (Édouard Brun); Sherry (Tio Pepe); Loverciano Riserva 2009 (Valsangiacomo). Commenti: Gli anni Venti e l’albergheria luganese: una spettacolare serata curata dai Simposiarchi Alberto Menasche e Marta Lenzi, in una sala appositamente arredata nello stile liberty, con tavoli ancora rettangolari. Gli Accademici hanno ascoltato i rappresentanti di tre storiche famiglie di albergatori luganesi che hanno fatto rivivere l’epopea dell’albergheria svizzera, dopo l’apertura del tunnel ferroviario del San Gottardo. Dopo i classici cocktail, aperitivi molto apprezzati, i vol-au-vent alla finanziera di cavouriana memoria, un doppio ristretto allo Sherry e, presentato in maniera superiore, un carrello degli arrosti assortiti con tre tipi di carne (vitello, SAN PAOLO SUD 24 settembre 2012 Ristorante “Girarrosto” di Paulo Roberto Kress Moreira e Paulo Barroso de Barros, fondato nel 2012. ●Avenida Cidade Jardim 56, San Paolo; 岼011 30626000; coperti 298. ●Parcheggio custodito; prenotazione necessaria; ferie mai; chiusura mai. ●Valutazione 8,30; prezzo $ 90; elegante. Le vivande servite: burrata al profumo di limone siciliano con ragù di funghi freschi e pomodorini; cataplana di mare all’amalfitana; tagliata di filetto con ruchetta, grana padano, aceto balsamico e fiore di sale; biscotto al cioccolato amaro. I vini in tavola: Vermentino di Sardegna, Santadi 2010 (Villa Solais); Nero d’Avola 2010 (Cusumano). Commenti: La cataplana, commentata dallo chef Salvatore Loi, piatto unico molto gustoso, la cui ricetta è differente per ogni città marinara, è magnifica a condizione che il pesce sia freschissimo e in questo caso lo era. Per chi non gradiva il pesce era prevista una tagliata, scelta dal Simposiarca Pasco al Grieco, perché il metodo di cottura ben si adeguava alla formula del ristorante. La scelta si è dimostrata felice, perché la pietanza è stata lodata per la qualità della carne e per la preparazione. Il dolce ha riscosso l’approvazione dei commensali e ha permesso di convalidare l’alto punteggio ricevuto dalla cucina. Vini gradevoli e servizio attento e corretto. La serata, grazie all’accogliente ambiente, alla qualità delle vivande e ad una stimolante conversazione, è riuscita ottimamente. CINA PECHINO 8 ottobre 2012 Ristorante “Tavola” di Alberto Alboreggia, fondato nel 2008. ●2/f The Grand Summit, Section B, Liangmaqiao, Diplomatic Mansion 19, Donfang East Road, Pechino; 岼10 85325068; ●Parcheggio custodito; chiusura mai. ●Valutazione 8; prezzo CNY 570; elegante. Le vivande servite: melanzana grigliata alle erbette con mousse di formaggino di capra e olio tartufato; pappardella con pancetta, cipolla brasata, pomodoro, ricotta, melanzana fritta e parmigiano reggiano; melanzana ripiena di carne, menta, CURIOSITÀ La bottiglia che parla Il mondo del vino e quello delle App si incontrano con Vocal-It Wine, un’etichetta speciale che, applicata alla bottiglia, permette a chi la riceve di ascoltare le parole di chi l’ha regalata, per un messaggio di auguri speciale o per sentire, da chi l’ha scelto, le caratteristiche del vino e cosi via. Il tutto grazie ad un Qr code leggibile da qualsiasi smartphone, che fa riprodurre al dispositivo il messaggio registrato con l’applicazione (scaricabile gratuitamente su vocal-it-wine.com). E poiché non è detto che la bottiglia venga stappata subito, il messaggio resta attivo e on line per 3 anni. pomodoro, mozzarella, parmigiano reggiano, pinoli, fonduta di gorgonzola; sorbetto al limone; trancetto di merluzzo al forno con caponata ai peperoni all’agro; selezione di dolci. I vini in tavola: Prosecco Docg (Tenuta Sant’Anna); Falanghina Docg (Feudi di San Gregorio); Dolcetto D’Alba Docg (Pio Cesare); Moscato D’Asti Docg (Pio Cesare). Commenti: La Delegazione si è riunita in questo locale già visitato nel corso dell’anno. Gli ortaggi, peperone e melanzana, sono stati i temi conduttori del convivio. Il Delegato Antonino Laspina ha aperto la riunione conviviale con un’introduzione dedicata alla storia dei due ortaggi e alle loro caratteristiche organolettiche. Dopo aver assaporato gli ottimi piatti preparati dallo chef Alberto Alboreggia, è stato proiettato il documentario “Mangiare Pechino”, sulla storia di alcuni chef italiani a Pechino, ideato e realizzato dai due Accademici Alessandro De Masi e Vincenzo Collarino. SHANGAI 27 settembre 2012 Ristorante “Nolita” di Domenico Patruno, fondato nel 2012. ● Dagu Road 422, Shangai; 岼21 63027200; coperti 60. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie 1-5 ottobre e Capodanno cinese; chiusura mai. ●Valutazione 7,6; prezzo RMB 450; accogliente. Le vivande servite: burrata fresca con pomodorini, aglio morbido, olive nere e succo di pomodorini ciliegia; orecchiette al pomodoro fresco con ricotta vaccina e basilico; agnello al forno a legna; patate all’aglio e rosmarino; sospiri classici alla biscegliese ripieni di crema pasticcera e salsa alla nocciola. I vini in tavola: Bombino bianco Igt (Torre Quarto); Capriccio Rosso Igt (Torre Quarto); Primitivo Igt (Torre Quarto); Moscato Passito Igt (Torre Quarto). Commenti: Ristorante accogliente, con capacità ammirevole di proporre piatti della C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 1 tradizione pugliese con ingredienti e prodotti in alcuni casi eccellenti (come la burrata di Andria e il Primitivo di Manduria). Preparazione dei piatti molto accurata. Fedele alla tradizione ed elegante. STATI UNITI NEW JERSEY 19 settembre 2012 Ristorante “Ursino” di Ben Aiello, fondato nel 2011. ●1075 Morris Avenue, Union (New Jersey); 岼908 2494095; coperti 75. ●Prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica. ●Valutazione 8; prezzo $ 85; raffinato, elegante. Le vivande servite: selezione dello chef; pesce spada affumicato; trio di pasta: agnolotti, rigatonnete, cavatelli; filetto di maiale arrosto con caponata di melanzane e purea di fichi; torroncino di ricotta, gelato al limone. I vini in tavola: Prosecco; Falanghina 2011 (Fattoria la Rivolta, Campania); Falesco Merlot 2010 (Umbria). Commenti: La gentile Simposiarca, Maria Muscarella, ha organizzato questa riunione conviviale in un ristorante situato all’interno dell’Università Kean del New Jersey. Ambiente molto elegante, servizio ottimo, affidato in parte a studenti dell’Università. La cucina del ristorante non è italiana, ma ha la possibilità di avvalersi di una fattoria appartenente all’Università dove lo chef si approvvigiona giornalmente di vegetali e spezie da usare nei suoi piatti. Molto curate la presentazione e la qualità dei piatti, in special modo il carpaccio di pesce spada e il “filetto di maiale arrosto”. Buona la scelta dei vini. In chiusura di una riuscitissima serata, la Simposiarca ha intrattenuto i convenuti con i suoi ricordi di studentessa, figlia di italiani, in questa Università. Anche quest’anno il Delegato, Carlo Porcaro, ha offerto un graditissimo assaggio di fichi del suo orto. Il manager del ristorante e lo chef, Peter Turso, sono stati chiamati in sala per il meritato applauso di Accademici e ospiti. V I T A VALLE D’AOSTA MONTEROSA 18 ottobre 2012 Ristorante “Agriturismo la Vrille” di Hervé Deguillame, fondato nel 2007. ●Hameau du Grangeon 1, Verrayes (Aosta); 岼0166 546018; coperti 30. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie variabili; chiusura mai. ●Valutazione 7,8; prezzo € 45; rustico, caratteristico. Le vivande servite: tourta de ‘enta croué; la sosa; omelette all’erba San Pietro; pomodorini ripieni con crema di bleu d’Aoste ed erba cipollina; fagottini di zucchine aromatizzate con maggiorana e menta; zuppa di orzo ed erbe spontanee (ortica, luppolo, “lénva bou”, “pi d’ono” e sedano selvatico dal forte aroma); pecora marinata con erbe aromatiche e polenta di mais con pere “Martin Sec” cotte nel vino rosso; mousse di mele con Grappa di Passito. I vini in tavola: Doc Vallée d’Aoste Muscat de Chambave 2010 (La Vrille); Doc Vallée d’Aoste Fumin 2008 (La Vrille); Doc Vallée d’Aoste Chambave “Muscat Fletri” 2010 (La Vrille). Commenti: La Delegazione è stata accolta dalla cortesia e dalla disponibilità dei titolari Hervé Deguillame e Luciana Neyroz. Il menu della serata è stato scelto dal Simposiarca Renzo Carlotto sulla base delle materie prime prodotte nell’azienda agricola. Rivisitazione di piatti dell’antica tradizione contadina valdostana per gli antipasti, come la “tourta de ‘enta croué” che si cuoceva al calore residuo del forno; la “sosa” in una delle tante varianti valdostane, interessante per la corretta cottura delle verdure e per il loro omogeneo dosaggio. Omelette, pomodorini ripieni, fagottini di zucchine, hanno entusiasmato per sapore e freschezza. Dopo la zuppa d’orzo arricchita dalla saporosità delle erbe selvatiche, è stata servita la pecora in umido marinata nel sale e nelle erbe aromatiche, che ha riscosso unanimi consensi. Dalla mousse di mele cotte ci si D E L L ’ A C C A D E M I A aspettava una più marcata definizione di sapori. Ottimi gli abbinamenti dei vini, prodotti in piccola quantità ma di alta qualità. Interessante la relazione dell’Accademica Teresa Charles sulla cucina delle erbe aromatiche nella regione. PIEMONTE ALBA-LANGHE 18 ottobre 2012 Ristorante “La Crota” di Daniela Montanaro e Danilo Lorusso, fondato nel 1983. ●Via Fontana 7, Roddi (Cuneo); 岼0173 615187; coperti 65. ●Parcheggio si; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a febbraio e 15 giorni a luglio; chiusura lunedì sera e martedì. ●Valutazione 8; prezzo € 40; famigliare, accogliente in cascina anni Cinquanta. Le vivande servite: aperitivo con salame cotto alla menta; frittata di fiori di zucca alle erbette langarole; salsiccia cruda parmigiano e maggiorana; tartara vecchia moda ai profumi dell’orto; gran risotto prezzemolo, crema di peperoni, acciuga, fontina e sugo d’arrosto; filetto di faraona grigliato al sale scagliato e rosmarino; bavarese alla menta, frutti di bosco, fichi e cioccolato fuso. I vini in tavola: Langhe Doc Favorita 2011 (az. agr. vitivinicola Giorgio Pelissero); Dolcetto d’Alba Doc Munfrina (az. agr. vitivinicola Giorgio Pelissero); Barbaresco Docg Tulin 2005 (az. agr. vitivinicola Giorgio Pelissero). Commenti: Gli Accademici al gran completo hanno onorato la cena ecumenica, preparata con cura dallo chef Danilo, e seguito con interesse la relazione sulle erbe in cucina del dott. Raffaele Bellizia titolare della “Via delle Indie”. Ottimi i vini dell’azienda Giorgio Pelissero, ospite alla riunione conviviale. Biella; 岼015 30302; coperti 40. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto; chiusura domenica sera e mercoledì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 45; elegante, tradizionale, accogliente. Le vivande servite: paté di fegatini al Ratafià di ginepro; birille di carne con droghe e menta; tartine “caffè di Parigi”; crostoni con crema di fonduta alle castagne e paletta biellese; antichissima tartrà; vitello tonnato con antica salsa; tartelletta di ricotta al “buon Enrico”; agnolotti casalinghi alle erbe; filetto di maialino al fieno maggengo; mousse al cioccolato e genepì; torta “piemontesina bella”; “Martin Sec” al Barolo. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Furlan); Sauvignon 2007 (La Viarte); Sito Moresco 2007 (Gaja). Commenti: Il tema della cena ecumenica non poteva essere più azzeccato per la Delegazione che vanta tra i suoi Accademici uno storico del Centro Studi, Giorgio Lozia, e una estimatrice di erbe e profumi, la cui fama è nota anche fuori Biella: Bianca Gremmo Zumaglini. Sono stati, quindi, loro gli artefici del menu a base di aromi dell’orto. Inoltre, Bianca ha gentilmente offerto ad ogni ospite un diverso bouquet di aromatiche e a fine pasto il suo famoso “Centerbe”. Grande plauso hanno ricevuto i ravioli e il maialino cotto nel fieno. Quest’ultima ricetta ha un’origine antica e richiede il fieno di maggio perché oltre ai fiori primaverili contiene già i semi del cumino. Bianca ha reperito questo ingrediente in Valsavaranche (Valle d’Aosta) e l’ha conservato nella sua “moscarola” in modo ottimale per tutta l’estate. È stato poi utilizzato per avvolgere la carne prima che venisse cotta al forno con i giusti condimenti. Ben indovinato l’accostamento dei vini. - E C U M E N I C A coperti 100. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica sera, lunedì, martedì e mercoledì a pranzo. ●Valutazione 7,02; prezzo € 35; tradizionale, famigliare. Le vivande servite: savarin di riso e barbabietola con salsa di zucca e lavanda; mini strudel di ortiche con vellutata di zucchine e pomodori; sformato alla polenta di mais bianco con ripieno di fiori di calendula e fonduta affumicata; tagliolini al limone con crema di salvia; gnocchi di ricotta e semi di papavero al pesto di fiori di girasole; petto di anatra allo zenzero con purè di patate e parietaria; torta di lavanda con marmellata di albicocche e copertura di cioccolato. I vini in tavola: Barbera (Montegrosso Asti); Gewürztraminer (Lavis); Brachetto d’Acqui (Castel Boglione). Commenti: Pareri discordanti per questa serata. I commensali erano disposti in quattro tavoli; i componenti di tre tavoli hanno apprezzato i piatti e l’impegno dei titolari del locale, mentre gli Accademici di un tavolo non hanno gradito il menu. Si trattava senza dubbio di abbinamenti difficili, ma la cuoca, Cinzia Cesano, ce l’ha messa proprio tutta. Per ogni Accademico, nonché per gli ospiti, Cinzia ha preparato un piccolo opuscolo con l’indicazione delle erbe e delle spezie utilizzate nei piatti, precisando le singole caratteristiche e i poteri curativi. Molti sono stati i commenti di chi ha gradito il menu. Apprezzato il primo antipasto per il gusto delicato; ottimi gli gnocchi con i semi di papavero; morbido e gustoso il petto di anatra allo zenzero. Un Accademico così ha commentato la serata: “l’impiego delle piante officinali nella cucina ha sentori antichi e ci ha fatto riscopri- CUNEO-SALUZZO 18 ottobre 2012 BIELLA 18 ottobre 2012 Ristorante “Prinz Grill” di Christian Fassiola e Monica Albertini. ●Via Torino 14, Ristorante “L’erla la Merla” di Cinzia Cesano, fondato nel 2007. ●Corso Bisalta 61, Boves (Cuneo); 岼334 3589107, fax 0171 380390; C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 2 re delle tradizioni oggi quasi dimenticate. Serata particolare e piacevole”. IVREA 18 ottobre 2012 Ristorante “Trattoria Subrich” di Caterina Tonino, fondato nel 1984. ●Via Maestra 21, frazione Torre Balfredo, Ivrea (Torino); 岼0125 616557; coperti 40100. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura lunedì sera. ●Valutazione 7,5; prezzo € 40; famigliare, rustico. Le vivande servite: stuzzichini di vegetali pastellati; torta salata di amaranto su letto di fonduta di Castelmagno; sofficini di ortiche e malva; tomino di capra all’erba cipollina; zuppa di ajucche; frittata di papavero con insalata di porcellana; Martin Sec al vino rosso. I vini in tavola: Caluso spumante metodo classico (cantine Orsolani); Ruchè di Castagnole Monferrato (cantine Bava); Brachetto d’Acqui (Fontanafredda). Commenti: Ancora una volta la Delegazione si è ritrovata per la cena ecumenica in questo ristorante che si è dimostrato in ogni occasione aperto alle esigenze specifiche e diverse per i vari temi annuali. Il Simposiarca, Giuseppe Trompetto, ha elaborato e illustrato un menu perfettamente in linea con il tema della serata. Premesso che il “piatto forte” è stato la zuppa d’ajucche, preparata con la ricetta depositata dalla Delegazione, gli altri piatti erano tutti a base di erbe non consuete nella cucina tradizionale, come ad esempio l’insalata di porcellana o la torta salata di amaranto, con risultati decisamente positivi sia per il gusto che per la leggerezza del cibo. Vini piemontesi, ben abbinati e di ottima qualità. Una curiosità: gli addobbi dei centri tavola erano fatti con le stesse erbe gustate nelle varie portate, permettendo così di vedere come si presentava, in natura, il cibo che si stava mangiando. Serata molto ben riuscita, con i complimenti al Simposiarca per il magnifico V I T A lavoro e al ristorante che ha confermato la sua validità. LOMBARDIA ALTO MILANESE 18 ottobre 2012 Ristorante “Le Querce” di Massimo Pastori, fondato nel 1968. ●Strada Statale Arluno - Ossona 34, Ossona (Milano); 岼02 9010191, anche fax; coperti 340. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie agosto e prima settimana di gennaio; chiusura martedì sera e mercoledì. ●Valutazione 8,3; prezzo € 25; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: salvia fritta e bruschette pomodoro e basilico; pane all’erba cipollina con mousse di formaggio fresco all’erba cipollina; pane al timo con mousse di formaggio di capra con timo; pane al rosmarino con mousse di gorgonzola; risotto allo Champagne ed erbe fini; penne saporite alle erbe di campo; bolliti misti con salsa verde e salsa all’aneto; torta rustica con frutta e finocchietto selvatico. I vini in tavola: Chardonnay Igt Le Vigne Verdi (V.S. S.r.l. Conegliano); Barbera Oltrepò Pavese Doc Vigne nostre (Terre Bentivoglio, Santa Giulietta). Commenti: Per la cena ecumenica è stato scelto un ristorante abituato a “grandi numeri”, per evitare una cena affrettata e magari poco curata: smentite tutte le più pessimistiche previsioni. Lo chef Cristian Campi e il patron Massimo Pastori hanno offerto agli Accademici un servizio a tutto campo, con discrezione e gentilezza, e le vivande sono state curate come per una cena in casa propria. Dopo la breve introduzione del Delegato, le relazioni di Pietro Restelli, Presidente dell’Associazione panificatori della Provincia di Milano (ha preparato i vari tipi di pane alle erbe serviti durante la cena nonché la torta rustica) e della dott.ssa Chicca Re, esperta di fitoterapia e di utilizzo delle erbe aromatiche e medicinali. Commenti più che positivi per i piatti serviti, dalla sal- D E L L ’ A C C A D E M I A via fritta, ai crostoni di pane alle erbe aromatiche abbinati a formaggi profumati con le stesse erbe, al risotto alle erbe fini, alle penne con le erbe di campo, fino all’assaggio di bolliti con salsa verde e salsa all’aneto. BRESCIA 18 ottobre 2012 Ristorante “Pio IX” di Daniele Reccagni, fondato nel 1997. ●Via Iseo 37, Erbusco (Brescia); 岼030 7709761, fax 030 7709774; coperti 150 ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura lunedì sera e martedì sera. ●Valutazione 7,9; prezzo € 50; elegante, accogliente. Le vivande servite: carpaccio di lonzino cotto a bassa temperatura con fondente di melanzane e basilico su crema di pomodoro; tonno rosso marinato al dragoncello con schiuma di panna acida all’aneto e lingue di suocera alle erbe; risotto alla robiola con cappesante profumate alla santoreggia; raviolo aperto con composta di guanciale di vitello al coriandolo; piccolo sorbetto mantecato alla maggiorana; incontro di ricciola a bassa temperatura e farcita alle erbe su vellutata al timo e ratatouille di verdure; tagliata alla Robespierre con vinaigrette al rosmarino e patate all’erba cipollina; parfait allo zenzero con zucca caramellata su crema al fondente e biscotti al sesamo. I vini in tavola: Novalia Franciacorta brut; Brolese Franciacorta rosé extra brut; Numero Zero Franciacorta dosaggio zero; Cisiolo Franciacorta dosaggio zero; Cesonato Franciacorta satèn; Francesco Iacono Franciacorta riserva dosaggio zero 2002; Miolo Franciacorta brut (tutti della cantina Villa Crespia). Commenti: La serata ecumenica dedicata alla cucina delle erbe e degli aromi, splendidamente organizzata, ha avuto un brillante successo. Il dott. Francesco Brescianini, dirigente dell’Asl di Brescia, ha dottamente raccontato “le erbe, le droghe e le spezie” introducendo con un titolo curioso, ”Profumi tattili dalle erbe alle spezie”, il tema della serata in modo particolarmente adeguato e il dott. Andrea Chris Buccella ha illustrato di volta in volta i vini abbinati. La cucina, varia, ricca e ricercata, è stata ben gradita ai numerosi Accademici e ospiti: ogni piatto della lunga serie ha avuto come protagonista “un’erba” particolare e tutti sono stati apprezzati: in particolare modo il raviolo aperto e la tagliata. Molto interessanti i vini Franciacorta di una sola cantina; il rapporto qualità/ prezzo è stato appropriato. Il patron, coadiuvato dal giovane executive-chef, ha brillantemente illustrato il lavoro egregiamente svolto dalla cucina rispondendo a numerose domande. CREMONA 18 ottobre 2012 Ristorante “Trattoria La Luna” di Maurizio Ziglioli e Dario Destefani, fondato nel 2004. ●Via Ripa 29, Casalsigone (Pozzaglio), Cremona; 岼 0372 426864; coperti 55. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie gennaio e dal 16/8 al 6/9; chiusura lunedì e martedì. ●Valutazione 7,7; prezzo € 35; caratteristico. Le vivande servite: crudo dolce di Parma, sformatino di zucca aromatizzato alla salvia, praline di ricotta, grana, prezzemolo ed erba cipollina; risotto allo zafferano mantecato con rosmarino e burro di Soresina; reale di vitello al forno con erbe aromatiche e funghi porcini scaloppati; pere ubriache al vino rosso con gelato fiordilatte. I vini in tavola: Rosso Gemei (Cantine Ottella); Müller Thurgau (cantine San Michele all’Adige); Moscato d’Asti spumante millesimato (Cantine Terre da Vino). Commenti: La cena ecumenica si è svolta in una tipica trattoria nel cuore della campagna cremonese, e la serata ha visto la partecipazione di numerosi Accademici e ospiti. Lo chef ha interpretato il tema della cucina delle erbe e degli aromi con un menu semplice ma curato e gustoso, con l’impiego di prodotti locali di ottima qualità che - E C U M E N I C A sono stati particolarmente apprezzati da tutti i commensali. La cena si è conclusa con la degustazione di due ottimi liquori, fatti in casa, alla menta e allo zafferano. un piccolo erbario e una guida alla cena con ricette e trame dei film. Come sempre il menu è stato particolarmente curato dall’Accademico Carnevale. VIGEVANO E DELLA LOMELLINA 18 ottobre 2012 VENETO Ristorante “Torre” di Maria Luisa Molgora e Laura Dell’Erba, fondato nel 1948. ●Via Merula 19, Vigevano (Pavia); 岼0381 83027; coperti 80. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni in agosto; chiusura domenica. ●Valutazione 7,66; prezzo € 30; famigliare. Le vivande servite: golosità di stagione calde e fredde; minestra di erbe selvatiche; noodles con verdure; agnello biryani (fiori di kirkuk); coniglio alla ligure con olive taggiasche; asparagi alle erbe; torta di mele. I vini in tavola: Proecco dry Docg La Farra Valdobbiadene; Friulano Doc 2010 (Azienda Contarutti, Colli Orientali del Friuli); Dolcetto d’Alba Doc 2010 (Azienda Fiorenzo Nada); Moscato d’Asti Docg 2011 (Azienda la Bruciata). Commenti: Riunione conviviale delle erbe e degli aromi realizzata con la collaborazione della chef Laura Dell’Erba e del critico cinematografico Luca Malavasi. La serata è iniziata con aperitivi e golosità di stagione calde e fredde, per proseguire con un’ottima minestra di erbe. Cotto teneramente l’agnello marinato con aromi. Questi i piatti che hanno avuto il maggior plauso degli Accademici. I noodles (spaghetti) mancavano leggermente di sale e ciò, ha spiegato la chef, per dare maggiore risalto alle verdure; buono il coniglio alla ligure e soddisfacente la torta di mele. Luca Malavasi ha proiettato spezzoni di film d’autore per commentare le vivande. Molto apprezzato il Friulano. Buono il rapporto cibo/servizio/prezzo. È stato distribuito il volume “La cucina delle erbe e degli aromi” mentre, a cura della Delegazione, sono stati preparati C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 3 PADOVA 18 ottobre 2012 Ristorante “Meridiana” di Ivano Chellin, fondato nel 2005. ●Via Jacopo da Conte 45, Piove di Sacco (Padova); 岼049 5842275, anche fax; coperti 80. ●Parcheggio comodo, incustodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica sera e lunedì ● Valutazione 7,75; prezzo € 55; raffinato. Le vivande servite: cicchetto di calamari, gamberi, seppie e crema di mais; insalata di ricciola marinata al profumo di ginepro; risotto gamberi, zucca e genziana; branzino cotto a bassa temperatura, sugo ai frutti di mare con tarassaco e pomodoro confit all’origano; sorbetto alla menta e cialde al miele; mousse di cioccolata fondente, cuore di crema alla cannella e glassa. I vini in tavola: Bersi Sellini “Anniversario brut”; Soave Classico Doc. Commenti: Ristorante nella seicentesca Barchessa Soranzo - Crotta - Bragato, ricca di affreschi perché già adibita a casina di caccia. Cucina di mare con piatti tradizionali, reinterpretati dal giovane chef Davide Salvagnin. Brigata di cucina, tutta under 27, composta anche da Laura Franco e Luca Grigoletto. Servizio di sala impeccabile e puntuale; ambienti accoglienti e carichi d’antica atmosfera. Un grazie ai Siniscalchi: Luisella Boscolo, Danilo Gelmi, Giampaolo Guarnieri. Nel corso della serata, proiezione e commento del documentario “Il giardino fitoalimurgico” di Maria Chiara Zuin. VERONA 18 ottobre 2012 Trattoria “Dal Gal” di Luigina Giusti, Stefano e Leonardo Ferrari, fondata nel 1969. ●Via Don Segala 398, V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A - E C U M E N I C A VENETO segue Verona; 岼 045 8903097, fax 045 8900966; coperti 90. ●Parcheggio buono; prenotazione consigliata fine settimana; ferie agosto; chiusura domenica sera e lunedì. ●Valutazione 7,3; prezzo € 34. aromatizzato al laserpizio sormontano; medaglione di vitello con paté di cardo dei prati, erbe miste in “tecia”; sorbetto all’erba mirride; crostata con confettura di sambuco; biscottini della casa. Le vivande servite: focaccia salata con maggiorana, timo e origano; bocconcini ai formaggi con erba cipollina; risotto al radicchio e Amarone; tortelli ricotta e spinaci con noce moscata; pappardelle al petto di faraona con rosmarino, salvia, alloro e timo; verdurine miste: pomodori ripieni, finocchi, carote saltate, cipolle, erbette, patate spadellate al rosmarino; torta all’artemisia e dolci vari. I vini in tavola: Prosecco Spumante Brut Docg (Azienda Bortolin); Incrocio Manzoni 2011 (Azienda Gregoletto); Merlot 2010 (Azienda Bepin De Eto); Prosecco Passito 2010 (Azienda Graziano Merotto). I vini in tavola: Custoza e Bardolino (Cantina Le Vigne di S. Pietro). Commenti: Serata ecumenica impostata su cibi ove le erbe aromatiche hanno avuto una decisa importanza. La focaccia, saporita e deliziosa nella sua semplicità, si accompagnava bene con il Custoza. I primi quattro piatti erano arricchiti dai vari aromi: piacevoli per i palati raffinati, hanno raggiunto il top con le “pappardelle alla faraona”. Le verdurine miste presentavano una buona varietà ed erano molto gustose e invitanti. La torta all’artemisia completava il menu studiato dal Simposiarca Lillo, col cuoco, con vera passione. TREVISO ALTA MARCA 18 ottobre 2012 Ristorante “Gigetto” di Luigi Bortolini, fondato nel 1930. ●Via A. de Gasperi 4, Miane (Treviso); 岼0438 960020, fax 0438 960111; coperti 150. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 15 giorni a gennaio e 20 giorni ad agosto; chiusura lunedì sera e martedì. ●Valutazione 7,5; prezzo € 50; elegante, tradizionale. Le vivande servite: crostino con aglio orsino, zucca con chiodini al cucchiaio, tempura di funghi, bastoncini di pollo con arachidi; gnocchi di portulaca con ragù di coniglio; lasagna di farinaccio su letto di funghi barboni; gnocco di polenta con porcino Commenti: La scelta del locale è risultata felice anche per le indubbie capacità del giovane chef Marco Bortolini, figlio di Gigetto, ma la plusvalenza della celebrazione delle erbe e degli aromi in cucina è stata determinata dalla consulenza del botanico Francesco Da Broi. Sono state infatti utilizzate erbe misconosciute e desuete che però hanno ottenuto risultati eccellenti. La grande esperienza di Da Broi ha consentito di individuare, anche in questo periodo, erbe di tutto rispetto come la portulaca, il farinaccio, il cardo dei campi, il laserpizio sormontano e l’erba mirride. Lo stesso esperto ha fatto da Siniscalco, commentando i piatti e presentando le erbe e i loro pregi in cucina. La fantasia e la capacità interpretativa dello chef hanno, poi, consentito di realizzare piatti che hanno ottenuto unanime plauso. Molto apprezzato il secondo, dove la crema di cardo ha ingentilito la carne di vitello in un unicum di sapore insolito ma azzeccato. Il dessert, semplice nell’esecuzione, ha messo in risalto il gusto del sambuco. Ben abbinati i vini. La consegna del guidoncino, da parte del Delegato, a Gigetto e al figlio Marco, ha concluso degnamente la cena. Le vivande servite: foglie fritte di salvia; crostino di polenta al timo; tortino di salmone all’aneto; fegatello di maiale in foglia di alloro; pasta all’uovo della tradizione emiliana con erbe e aromi mediterranei; arista di maiale con salsa al dragoncello; patate al rosmarino; purè di sedano-rapa con erba cipollina; bavarese alla lavanda. I vini in tavola: Spumante Cesarini Sforza; rosato spumante 2011 del podere Riosto dalla plurisecolare vite del “Fantini;” Malagò Riesling italico 2011 Vallania dalle Terre Rosse di Zola Predosa; i Calanchi di Riosto “Gaudio” Rosso Emilia Igt 2007 medaglia d’oro all’“Austrian Wine Challenge” Vienna 2011; Malvasia dolce dei Colli Piacentini Perini e Perini dal 1882. Commenti: Congiuntamente alla cena ecumenica si festeggiava il decennale della Delegazione alla presenza del Presidente Giovanni Ballarini, degli altri due Delegati cittadini e del Prefetto Angelo Tranfaglia. Il menu leggero e raffinato ha riscosso consensi unanimi. Gustosissimi i fegatelli di maiale, unico piatto “robusto”. Una piacevole sorpresa è stata la bavarese alla lavanda. Legittimo interesse ha suscitato lo spumante rosato del Podere Riosto ottenuto dalla plurisecolare vite denominata del “Fantini” dal nome del suo scopritore, noto speleologo bolognese. L’Accademico di Reggio Emilia Carlo Baja Guarienti ha riscosso grande successo parlando sul tema “Le erbe e gli aromi nella cucina del Rinascimento”. CASTEL SAN PIETRO FIRENZUOLA 18 ottobre 2012 EMILIA ROMAGNA BOLOGNA SAN LUCA 20 ottobre 2012 Ristorante “del Circolo della Caccia”, fondato nel 1888. ●Via Castiglione 25, Bologna; 岼051 236421; coperti 160+ 50. ●Parcheggio difficile; ferie in agosto; chiusura domenica. ●Valutazione 9; prezzo € 70; raffinato, prestigioso. Ristorante Osteria “La Novella” di Davide Barbieri, fondato nel 2002. ●Via Tanari 10550, Vedriano (Bologna); 岼051 695096; coperti 90+60 ● Parcheggio scomodo; ferie variabili; chiusura: lun-mer; a mezzogiorno dal giovedì al sabato. ● Valutazione 7,20; prezzo € 43; del territorio in ambiente rustico. Le vivande servite: taglierino di salumi misti; tagliatelle al prosciutto, limone e mentuccia, tortelloni con ripieno di ricotta e spinaci al burro e salvia; tagli vari di carne bovina alla griglia; carciofi bolliti ripassati in padella, patate fritte e verdure grigliate; crema catalana alla vaniglia con profumo di limone. I vini in tavola: Trebbiano 2011; Merlot 2010; Iemula 2010 (Cantina Cesari, Castel S. Pietro Terme). Commenti: Questa osteria, già visitata, è stata scelta dall’Accademico Franco Morsiani per l’annuale riunione conviviale ecumenica. Sono stati serviti come antipasto ottimi salumi, seguiti da altrettante gustose tagliatelle. Apprezzate da tutti le carni alla griglia per le quali il locale è giustamente famoso. Discreti i vini in accompagnamento. Il tema della serata “La cucina delle erbe e degli aromi” è stato illustrato dal relatore dott. Antonio Zambrini, noto titolare di un’erboristeria della zona. La sua relazione è stata concisa ma al tempo stesso esaustiva e ha suscitato vivo interesse. CENTO CITTÀ DEL GUERCINO 18 ottobre 2012 Ristorante “Rusticana” di Fioravante Marchesini, fondato nel 1983. ●Via Cavedagna Bolognese 2, Castello d’Argile (Bologna); 岼051 6861374, fax 051 6860483 coperti 80. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; chiusura lunedì e martedì. ●Valutazione 6,85; prezzo € 30; famigliare. Le vivande servite: polpettine croccanti al radicchio; torta alle erbe; tagliatelle alle ortiche con ragù; coniglio arrosto in cartoccio di aromi e insalatina di erbe miste; gelato alla menta. I vini in tavola: Prosecco Valdobbiadene Docg (Brancher); Albana di Romagna Docg 2011 (Merlotta); Cabernet Sauvignon Colli Bolognesi Doc (Ca’ Beltrami). Commenti: Per la cena ecumenica, il Simposiarca Mas- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 4 simo Andalini ha scelto questa trattoria rurale, in una grande casa di campagna ristrutturata, immersa nel verde della campagna bolognese. Il menu, tutto a base di erbe e aromi della tradizione del territorio, è stato coerente con il tema ecumenico. Molto gradite le polpettine croccanti in apertura. I migliori consensi sono andati al coniglio in cartoccio di aromi, presentato anche in maniera accattivante. Buono il rapporto qualità/prezzo. L’impegno del titolare Fioravante Marchesini è stato giustamente apprezzato. In apertura di serata, il dott. Angelo Ronchi ha trattato il tema degli “aromi naturali” con un’interessante relazione, seguita e apprezzata. FAENZA 18 ottobre 2012 Ristorante “E Nibal”. ●Via Forlivese 185, Faenza (Ravenna); 岼0546 634411; coperti 400+100. ●Parcheggio di proprietà, comodo, incustodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mai. ● Valutazione 6,90; prezzo € 27; tradizionale, anche pizzeria. Le vivande servite: acquacotta con borragine, uova stracciate e formaggio; gnocchi di ricotta e borragine al burro e parmigiano; garganelli con stridoli e guanciale; involtini di vitello alla salvia con salvia fritta; tortino tiepido di cioccolato al profumo di lavanda. I vini in tavola: Dogheria Forlì bianco Igt (podere dal Nespoli); Prugneto Sangiovese di Romagna superiore (podere dal Nespoli). Commenti: Riunione conviviale ecumenica per la Delegazione che, per l’occasione, si è riunita, congiuntamente al Rotary Club presieduto dall’Accademico Giorgio Cicognani, presso il ristorante “E Nibal” dell’Hotel Cavallino. Clou della serata la proiezione del cortometraggio “Erbe spontanee in cucina: il Lamone, fiume romagnolo”, progettato e sceneggiato dal Vice Delegato di Ravenna, Franco Chiarini, presente alla cena, che ha efficacemente introdotto il tema della se- V I T A rata. Lo chef del ristorante, Vincenzo Paladini, ha proposto piatti correttamente eseguiti. Discreta l’acquacotta con uovo e borragine e particolarmente piacevole il dessert, a base di cioccolato con profumo di lavanda, che avrebbe però meritato l’abbinamento di un vino. Servizio celere. Ambiente dall’acustica insufficiente. IMOLA BOLOGNA DEI BENTIVOGLIO 18 ottobre 2012 Ristorante “Monte del Re” di Umberto Cavina, fondato nel 1994. ●Via Monte del Re 43, Dozza (Bologna); 岼0542 678556, fax 0542 678566, anche fax; coperti 420+220. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mai. ● Valutazione 8,50; prezzo € 50; raffinato, elegante. Le vivande servite: finger food e tapas agli aromi ed erbe officinali, crema di sedano rapa e maggiorana, terrina di verdure e coriandolo, sorbetto pomodoro rosso e maggiorana, patata mantecata all’erba cipollina, sandwich di pane al basilico con tapenade di olive nere, rabarbaro castellato; tortellini bolognesi con doppio consommé all’ortica, cerfoglio e lemongrass; guancia di vitello brasata al Sangiovese e fave di cacao con chip di borragine; tazza di cioccolato con mousse di mascarpone e arance candite alla menta piperita. I vini in tavola: Historia spumante biologico brut gran cuvée (Az. vitivinicola biologica Zuffa, Imola); Thea bianco Colli d’Imola bianco Doc (Az. Agricola Tre Monti, Imola); Pradello Cabernet Sauvignon Colli d’Imola Doc (Fattoria del Monticino Rosso, Imola); Passito casa Lola Albana di Romagna Docg (Az. Agricola Tre Monti, Imola). Commenti: Si è affidato, oltre che alle sue operose mani, anche al Giardino delle erbe di Casola Valsenio lo chef patron Umberto Cavina, regalando agli Accademici delle due Delegazioni un simposio dove una molteplicità di erbe ha trovato nelle D E L L ’ A C C A D E M I A proposte della cucina un sapiente accordo. Piacevoli gli stuzzichini con erbe officinali fresche; interessante il pane al basilico con il condimento provenzale di olive nere; effetto stimolante dell’appetito per il ricercatissimo rabarbaro castellato. Riuscito il non facile abbinamento del tortellino bolognese con l’ortica, accompagnata al cerfoglio e al lemongrass che ricorda l’erba cipollina. Delicata e tenera la guancia, molto apprezzata, mentre la menta piperita ha esaltato una mousse di mascarpone raccolta in una piacevolissima tazza al cioccolato. Felice l’abbinamento dei vini con la piacevole sorpresa del brut biologico. Un plauso al servizio, curato ma non invadente, in linea con lo splendido ambiente e con la maestria di Cavina che ha donato alle signore una confettura di corniole e cedrina. LUGO DI ROMAGNA 18 ottobre 2012 Ristorante “Giardino dei Semplici” di Renzo Depellegrin, fondato nel 2002. ●Via Alessandro Manzono 28, Bagnacavallo (Ravenna); 岼0545 61156; coperti 70. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 10 giorni ad agosto e qualche giorno a gennaio; chiusura lunedì e martedì a mezzogiorno. ● Valutazione 9; prezzo € 40; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: aperitivo con frittura di erbe varie; canederli di ricotta con erbe aromatiche e fonduta di melanzana; zuppa di porcini, mele e castagne con spinaci; raviolo alla coque con ricotta al radicchio e burro nocciola alla salvia; magretto d’anatra farcito con borragine e abbinato a marmellata di cipolle di Tropea; bavarese alla ricotta profumata alle bacche d’alloro. I vini in tavola: Radice Lambrusco di Sorbara 2011 (Azienda Agricola Paltinieri); Rosso Bologna, Colli Bolognesi Doc 2009 (Vigneto San Vito); Pellegrino 1880 Zibibbo (Cantine Pellegrino). Commenti: Riunione conviviale ecumenica con un tema decisamente affascinan- te. Originalissima piccola entrata di delicati canederli di ricotta deliziosamente accostati ad una fonduta di melanzane. Eccellente presentazione e accostamento di gusti, accompagnati da un ottimo Lambrusco. La zuppa che segue è un arcobaleno di sapori, dosati in maniera armonica, facilmente riconoscibili con un tocco di genio culinario: due foglie di spinaci dorate al parmigiano: favolosa. I sapori vanno in crescendo con l’arrivo del “raviolo alla coque”, morbido dentro sodo fuori: fantastica la consistenza dell’uovo avvolto dalla carezza della ricotta e da un fresco e delizioso radicchio di contorno. A seguire un’eccellente anatra, abbinata a una delicata marmellata di cipolla Tropea. Deliziosa la bavarese, servita con un freschissimo e azzeccato Zibibbo. REGGIO EMILIA 18 ottobre 2012 Ristorante “Nuova Ca’ Rossa” di Renzo Ferrari, fondato nel 1998. ●Via Repubblica 16, Bagnolo in Piano (Reggio Emilia); 岼0522 957055, anche fax; coperti 200+140. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione non necessaria; ferie agosto; chiusura martedì. ●Valutazione 7,10; prezzo € 35; tradizionale, famigliare, accogliente. Le vivande servite: con l’aperitivo parmigiano reggiano 2009; assaggi di tortelli verdi al profumo di salvia, tortelli di zucca, cappelletti in brodo; arrosti di vitello e di maiale con concia alla reggiana; patate arrosto con erbe aromatiche; torta di riso; zuppa inglese. I vini in tavola: Spumante secco “Astoria Lounge”, Lambrusco Reggiano Doc “concerto” (Medici Ermete). Commenti: Per la cena ecumenica è stato scelto questo ristorante che è disponibile ad accettare richieste particolari come l’uso di erbe e aromi, non molto impiegati nella cucina reggiana. I Simposiarchi sono così ricorsi a un tris di primi nel cui ripieno la nostra cucina prevede l’uso della noce moscata; nel caso dei tortelli verdi, al bur- - E C U M E N I C A ro fuso del condimento sono state aggiunte foglie di salvia. Si è scelto l’arrosto come secondo in quanto la cucina reggiana prevede che la carne da arrostire, almeno la sera precedente la cottura, sia messa “in concia” in una frizione con aceto, sale, bacche di ginepro tritate e rosmarino. Il contorno è stato di patate arrosto con erbe aromatiche. Torta di riso per il dessert, con abbondante presenza di limone e, a conclusione, il Nocino casalingo nel cui infuso non mancano mai i chiodi di garofano. L’Accademico Eugenio Menozzi ha tenuto una dotta dissertazione sulla “cucina delle erbe e degli aromi”. TOSCANA APUANA 18 ottobre 2012 Ristorante “Hotel Sergio” dell’Hotel Sergio & C snc, fondato nel 1955. ●Via Provinciale Carrara-Avenza 180, Carrara (Massa Carrara); 岼0585 858938, anche fax; coperti 75. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 1-15 settembre; chiusura domenica. ●Valutazione 7,10; prezzo € 35; famigliare, accogliente. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto con bruschette di lardo di Colonnata e torte di verdura; crostini di fegato; polenta incatenata; lasagnette all’ortica con pomodoro; rapini con salsicce e cinghiale alle erbe aromatiche; castagnaccio e ricotta; anicini. I vini in tavola: Spumante brut 2008 (Arturo Bersano); Chianti “Fiorino del Casato” Docg 2010 (Cantine Fiesolane); Vin Santo. Commenti: La cena ecumenica è stata organizzata presso questo storico locale dove si ritrova la cucina tradizionale eseguita con attenta ricerca delle materie prime nel rispetto della storicità delle preparazioni. L’ambiente famigliare ha contribuito alla buona riuscita dell’evento. Ogni piatto conteneva le erbe delle zone e gli aromi della terra apuana che ne hanno esaltato il gusto. Un apprezzamento par- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 5 ticolare alle lasagnette all’ortica fatte all’istante e anche al cinghiale veramente sublime. È stata anche l’occasione per consegnare il volume della collana “Itinerari di Cultura Gastronomica” dedicato al tema dell’anno. Il Delegato ha tenuto una specifica relazione. EMPOLI 18 ottobre 2012 Ristorante “del Borgo” di Alessandro Lunardi, fondato nel 2005. ●Via Torribina 46, Cerreto Guidi (Firenze); 岼0571 959773; coperti 50, ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; chiusura lunedì. ●Valutazione 8,5; prezzo € 40; accogliente. Le vivande servite: borragine e zucchine in pastella croccante; vol-au-vent di pomodori confit con origano, basilico e acciuga; cannoli di ricotta e uova di baccalà con timo, limone candito ed erba cipollina; salmone marinato agli agrumi passato in erba; chiucco casolino; pane dei naviganti; zuppa di ceci con quinto quarto di baccalà; risotto Croco e Smilace; manzo brasato al Sangiovese; composizione di frutti di bosco, gelatina di Moscato e meringhe. I vini in tavola: Rosati Igt 100 (Azienda Agricola Le Colline di Cerreto); Rosso Igt Podere Bosco Verde (Az. Agr. Le Colline di Cerreto); Rosso Igt 50 del 2009 (Az. Agr. Le Colline di Cerreto). Commenti: Veramente “accademica” è stata la cena ecumenica gestita dal Simposiarca Roberto Ghezzi, con gli chef Angelo Torrigiani e Dario e Roberto Moriconi, esperto raccoglitore di erbe, insalate e frutti selvatici. Ecco piatti sorprendenti, come la carne di manzetta prussiana passata alla brasatura con il Sangiovese o il riso “acquerello” stagionato, nel “risotto Croco e Smilace”, con lo zafferano coltivato sui colli toscani. Il “chiucco casolino” ha rappresentato la riscoperta di un antichissimo piatto, quando tutte le verdure dell’orto venivano trasformate in una specie di V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A - E C U M E N I C A TOSCANA segue torta salata, senza l’aggiunta di uova o altri leganti. L’assaggio della carota bianca, selezionata da un’antenata spontanea, insieme all’uso delle erbe insolite, si è configurato come tassello della storia della gastronomia, mentre la gelatina di Moscato, nel finale, ha regalato gocce di freschezza al palato. FIRENZE PITTI 18 ottobre 2012 Ristorante “Osteria di Passignano” di Marcello Crini, fondato nel 2000. ●Via Passignano 33, Badia a Passignano (Tavernelle Val di Pesa, Firenze); 岼055 8071278, anche fax; coperti 80. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie 8 gennaio-7 febbraio; chiusura domenica. ● Valutazione 8,16; prezzo € 80; raffinato, elegante, accogliente. Le vivande servite: variazione di patate, tartufo e tè nero affumicato; bocconcini di spinaci ripieni di molluschi all’habanero e olio nuovo su crema di fagioli al profumo di salvia; carabaccia con piccoli cappelletti di coda di bue e crostini di lardo e timo; pappardelle ai pepi con sugo d’anatra su riduzione di vin brulé; controfiletto di vitello in crosta di pane al “droco” del Ciappi, melanzane grigliate, pomodori appassiti e crema di basilico; millefoglie di croccante con parfait di frutto della passione e berberè, scaglie di cioccolato fondente toscano black. I vini in tavola: Scabrezza Igt 2011 (Tenuta Monteloro, Fiesole, Firenze); Botrosecco Igt 2009 (Fattoria Le Mortelle, Castiglione della Pescaia, GR); Malvasia delle Lipari “Hauner” Doc 2009 (Az. Agricola Carlo Hauner, S. Marina Salina, Isole Eolie, Me). Commenti: Estro è la parola che più lo contraddistingue. Matia Barciulli è allegro ed esplosivo e così anche i suoi piatti. L’“Osteria di Passignano”, adiacente al monastero del ‘400 dei monaci vallombrosini, è nata nel 2000, fondata da Marcello Crini, appassionato di enogastronomia, e Allegra Antinori. Ed è qui che il Delegato Massimo Lucchesi ha condotto la De- legazione per la cena ecumenica su “Erbe e aromi in cucina”. All’ingresso del ristorante era stato allestito un bellissimo tavolo “colorato e profumato” dalle spezie e dagli aromi portati dalla signora Valeria Guasti, proprietaria dell’antica ditta “Giuseppe Ciappi” di San Casciano, che commercializza spezie e aromi. Dopo un’esaustiva relazione del Simposiarca Donato Creti e della signora Valeria, è stato servito un menu che ha visto l’unione tra tradizione e innovazione. Molto apprezzati i bocconcini di spinaci ripieni di molluschi all’habanero e la carabaccia aromatizzata al timo. Ottimo e pronto il servizio e buona la scelta dei vini. PISA VALDERA 18 ottobre 2012 Ristorante “I quattro gigli” di Filvia Puccioni e Luigi Bachini, fondato nel 1930. ●Piazza Michele da Montopoli 2, Montopoli Valdarno (Pisa); 岼0571 466878, fax 0571 7466879; coperti 75. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie decise di volta in volta; chiusura lunedì. ●Valutazione 7,45; prezzo € 40; elegante, accogliente in palazzo d’epoca. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto con cenci all’anice; biroldo di ribollita con passato di fagioli al rosmarino; paté di fegato alla salvia; spannocchio alle erbe aromatiche; sauté di cozze e vongole con fumetto al basilico; ravioli di baccalà su crema di porri e zenzero; tagliatelle di castagne con fagiano; coniglio disossato con frittata d’erbe e pasta d’avellane su crema di zafferano; semifreddo alla menta piperita e cioccolato aromatizzato. I vini in tavola: Prosecco; Vermentino di Bolgheri, Ceralti; Maurleo (Sangiovese /Malvasia nera, 50% e 50%); Moscato “La Morindina”, Asti. Commenti: Appuntamento annuale con la cena ecumenica, importante per definizione, questa volta incentrata sul tema “La cucina delle erbe e degli aromi”, da celebrare, con una significativa relazione dal titolo “Segreti e sapori di erbe e spezie aromatiche”, affidata al prof. Stefano Benvenuti della Facoltà di Agraria dell’Università di Pisa. Particolarmente suggestivo il ristorante, che è anche albergo, ricavato in un antico palazzo e con le sale da pranzo situate nei sotterranei, con volte a botte, e con una bella terrazza immersa nel verde. Cena ben curata dai titolari, attenti agli equilibri tra le materie prime e un calibrato uso delle erbe, delle spezie e degli aromi. Alcuni piatti hanno destato particolare interesse, come la “composizione” degli antipasti. Valutazione lusinghiera dei numerosi Accademici e cospicua presenza di ospiti. VALDARNO FIORENTINO 18 ottobre 2012 Ristorante “Il Mulino di Ferraia” di Marco Ceri ed Elizabeth Willmott, fondato nel 1997. ● Via Ferraia 51/a, Vaggio (Reggello) Firenze; 岼055 8656913; coperti 30. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie saltuarie; chiusura lunedì, mercoledì e giovedì. ●Valutazione 7,93; prezzo € 40; accogliente, caratteristico. Le vivande servite: “maddalene” all’ortica, erba cipollina e prezzemolo con burro aromatizzato al timo; formaggio morbido con santoreggia, timo, basilico, maggiorana e rosmarino; tortino di taleggio alla pera aromatizzato allo zafferano; lardo di cinta senese aromatizzato alla rucola selvatica; cotognata profumata al chiodo di garofano; tagliatelle di farina di castagne del Pratomagno con sugo di zucca, porri, pinoli, salsiccia e nipitella; sorbetto al vino speziato; spezzatino di scamerita con cavolo nero e finocchio selvatico; tegame di zucca, carote e cipolle alla salvia; peccatucci all’elisir d’arancia, poggiolini al Vin Santo e anice. I vini in tavola: vino spumante Carpineto e Chianti Classico Carpineto, loc. Dudda, Greve in Chianti. Commenti: Per la riunione conviviale ecumenica è stato scelto questo locale, dove l’antica sala, riscaldata dai legni di quercia nel ‘canto del fuoco’, ha fatto da cornice ad una cena molto articolata ed elaborata, il cui menu ha pienamente centrato il tema della serata. Gli Accademici e i loro ospiti hanno più che apprezzato i piatti proposti, in particolare gli antipasti e le tagliatelle di farina di castagne, al pari del contorno, dei dolci e del sorbetto; gradito lo spezzatino di scamerita. Tutti piatti realizzati con molta attenzione dalla signora Elizabeth Wilmott, che al termine della cena ha ricevuto dal Delegato il piatto dell’Accademia in ricordo della bella serata. La riunione conviviale è stata arricchita dalle considerazioni e dalle note, anche scritte, sulle erbe e sugli aromi che hanno caratterizzato il menu, da parte dell’Accademica Paola Mainardi. Il Delegato Ruggero Larco ha consegnato le insegne accademiche al neo Accademico Pietro Milanini. VIAREGGIO VERSILIA 18 ottobre 2012 Ristorante “Nara” di Franco Mariani, fondato nel 1955. ●Via Sarzanese Sud 712 Bozzano (Massarosa), Lucca; 岼0584 93223, fax 0584 93224; coperti 350. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie novembre; chiusura mercoledì. ●Valutazione 7,5; prezzo € 30; elegante, accogliente. Le vivande servite: aperitivo accompagnato dal “gran buffet di Nara”; sfogliatella croccante ai porcini su fonduta alla nepitella e noce moscata; lombo d’arista affumicato alle spezie fini con finto pesto (mancano pinoli e pecorino); bruschetta classica al pomodoro; torte d’erbi della Lunigiana; risotto al curry, speck e trevisano mantecato al parmigiano; tortelli della nonna Nara al sapore d’antico peporino; cinghiale alle olive in salsa di ginepro e alloro con polentina grigliata; sorbettino al limone; verdure in pastella allo zafferano; pecorino al pepe con miele di castagno; scarpaccia di zucchini su crema al Moscato. I vini in tavola: Vernaccia di San Gimignano (Az. Agr. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 6 Teruzzi e Puthod); rosso nobile di Montepulciano (Az. Agr. Cecchetti). Commenti: Il prof. Tomei, ospite della serata, ha illustrato le diverse erbe e aromi utilizzati nella cena ecumenica. Gli Accademici, oltre ad apprezzare il buon cibo, aromatizzato con diverse erbe della zona mediterranea, hanno altrettanto apprezzato la relazione ben dettagliata e ben esposta dal relatore. La riunione conviviale si è svolta in un clima d’assoluto relax, dove la socializzazione è stata padrona della serata. Inoltre Claudio Puccini è entrato ufficialmente a fare parte della Delegazione. MARCHE ASCOLI PICENO 19 ottobre 2012 Ristorante “Il Morrice” di Nicola Cellini, fondato nel 2006. ●Via Morrice 6, Pagliare di Spinetoli (Ascoli Piceno); 岼0736 898265, anche fax; coperti 200. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie 1530 luglio; chiusura lunedì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 30; caratteristico. Le vivande servite: olive all’ascolana e cremini, focaccina calda con ciauscolo e fegatella; beef marinato alle erbe dell’orto su insalatina di tarassaco al balsamico con porcini e tartufo dei Sibillini; mousse di ricotta ed erba cipollina; verdure ed erbe in tempura; passatina di ceci con tozzetti di pane al rosmarino; ravioli alla salvia con mandorle croccanti e zafferano; trilogia di carni in rete alle erbe officinali con purea di zucca al timo e respigne saltate. I vini in tavola: Passerina “Marta” (Cantina S. Giovanni, Offida); Pecorino “Montemisio” (Cantina di Castignano); Montepulciano (Cantina Montori). Commenti: Il ristoratore ha sviluppato il tema “la cucina delle erbe e degli aromi” in modo egregio, deliziando i numerosi Accademici con prelibatezze preparate con grande abilità culinaria. Par- V I T A ticolarmente appetitosi si sono rilevati, tra gli antipasti, il beef marinato e la mousse di ricotta, mentre, tra i primi, unanimemente apprezzata è stata certamente la passatina di ceci. Eccellente, infine, il rapporto qualità/prezzo, soprattutto per la qualità. La serata è stata arricchita dall’intervento dell’esperto di erbe Stefano Salvatori, dell’Associazione “Chi mangia la foglia” che ha informato gli Accademici sulle qualità e caratteristiche delle erbe. D E L L ’ A C C A D E M I A Piccini. I piatti serviti a tavola, dal couscous al dessert, hanno costituito una sinfonia di sapori e di emozioni inimitabili. Infine, al buffet, è stata presentata una ricca serie di dolci della tradizione. Relatore d’eccezione è stato il prof. Tommaso Lucchetti che ha affascinato l’uditorio con le sue documentate e brillanti citazioni storiche. UMBRIA PERUGIA 18 ottobre 2012 MACERATA ANCONA ANCONA RIVIERA DEL CONERO 18 ottobre 2012 Ristorante “Dei Conti” di Angelo Bolletta, fondato nel 1990. ● Via Cristianopoli, Cingoli (Macerata); 岼0733 602882, anche fax; coperti 200. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; chiusura martedì. ● Valutazione 8,75; prezzo € 40; elegante, tradizionale. Le vivande servite: aperitivo con sfizi vari; antipasti di ieri e di oggi, speziati, pepati aromatizzati con erbe e aromi: polenta, frescarelli, trippa, cozze, vongole, formaggi, salumi, fagioli con le cotiche, ceci; couscous e bolle di Maremma; calcioni alle cinque erbe; gnocchi cingolani con lepre marinata e speziata; oca del Campidoglio e purè al curry; cinghiale marinato ai profumi d’Oriente e gobbi dorati; arcobaleno di sapori; vizi di gola al buffet. I vini in tavola: Verdicchio Laghiffa Doc (Colognola); Burraco Igt (Colognola); Moscato d’Asti Docg (Strevi). Commenti: La cena ecumenica ha visto riunite le tre Delegazioni a conferma del fatto che questo locale è un autentico “tempio della cucina” per la bontà dei piatti e l’accoglienza sempre cordiale. All’ingresso erano stati esposti numerosi vasetti con tutte le erbe aromatiche del territorio. Ricchissimo l’aperitivo. L’antipasto al buffet era a base di antichi piatti della tradizione realizzati dalla fantasia dello chef Franca Ristorante “Enoteca Gio’ Arte e Vini” della famiglia Guardacci, fondato nel 2007. ● Via R. d’Andreotto 19/A, Perugia; 岼075 5731100, anche fax; coperti 400. ● Parcheggio privato sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura lunedì. ●Valutazione 8,30; prezzo € 40; elegante. Le vivande servite: bevanda di cacao al peperoncino; passata di fave cottora e cicoria di campo con pane al finocchio; ravioli ripieni di borragine con crema di caprino e pistilli di zafferano di Cascia; tagliata di manzo con pesto di erbe aromatiche e capperi; flan di spinaci novelli; ceci con salsa aromatizzata di noce moscata; tenera insalatina con erbette aromatiche; dolce di crema cioccolato e cannella, caffè al ginseng. I vini in tavola: Lagrein riserva 2006 (Rottensteiner Südtirol, Alto Adige); Gewürztraminer 2011 (J. Hofstatter); Strevi Moscato d’Asti 2011 (Banfi). Commenti: La riunione conviviale si è svolta in un’atmosfera cordiale e familiare. Il Delegato Elmo Mannarino ha illustrato il significato e l’importanza che la cena ecumenica assume per tutta la comunità accademica, soffermandosi sull’importanza delle erbe e degli aromi nella cucina del passato e in quella attuale. Armonioso l’antipasto; molto apprezzati i ravioli ripieni di borragine dove i pistilli di zafferano di Cascia hanno completato l’armonia del piatto. La tagliata di manzo è stata servita alla giusta temperatura che ha messo in risalto il profumo del rosmarino, dei capperi della mentuccia, erba diffusa in zona, che è risultata in perfetta armonia con la carne. Ottimo il dessert, fragrante nel dolce di crema al cioccolato, piacevolmente armonizzato con l’ottimo e gradito profumo di cannella. Il menu, molto apprezzato, ha messo in risalto le capacità organizzative del direttore del ristorante Salvatore De Iaco e la professionalità e fantasia del giovane chef perugino Roberto Bigarini, giustamente applauditi. ABRUZZO PESCARA 18 ottobre 2012 Ristorante “Ekk” di Gabriele Marrangoni, fondato nel 2011. ● Strada Lungofino 185, Città Sant’Angelo (Pescara); 岼085 9153083, fax 085 9153035; coperti 150. ●Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica sera. ●Valutazione 8; prezzo € 40; elegante. Le vivande servite: crema di zucca con noce moscata, mosto cotto e guanciale croccante; tortino di polenta di farro con porcini e salsa di pecorino al tartufo bianco; taccole con ragù di coniglio, timo e zafferano di Navelli; filettino di maiale alla salvia; purea di castagne con mostarda angelese e cicorietta di campagna; pera al Montepulciano d’Abruzzo al profumo di chiodi di garofano con cioccolato tiepido; ananas caramellato con anice stellato e miele alla menta; Ratafià Elisir (Jannamico). I vini in tavola: Pecorino Doc Vonosophia 2011 (Chiusa Grande); Montepulciano d’Abruzzo Doc Roccosecco 2008 (Chiusa Grande). Commenti: Particolarissime tartine con ventricina aromatizzata al peperone rosso secco tritato e pepe rosa e altre con ricotta aromatizzata al miele di castagna hanno allietato l’arrivo degli Accademici. Ai tavoli, decorati con erbe aromatiche diverse, si sono susseguiti due antipasti gradevoli e inediti: sottilissime fettine di guanciale croccante, in una crema di - E C U M E N I C A zucca aromatizzata con mosto cotto e noce moscata e un gustosissimo tortino di polenta di farro e porcini su letto di tartufo bianco e salsa al pecorino. Eccellenti anche nella presentazione tutti gli altri piatti. Ottimi i vini della cantina “Chiusa Grande”. Prerogativa dominante di tutto il menu: l’equilibrio perfetto dei dosaggi, dei sapori, degli abbinamenti dei vini, degli accostamenti studiati da uno chef di grande valore. Due relazioni prestigiose dei professori Giovanni Pacioni e Roberto Casaccia, sono state seguite con grande interesse. Commento finale: “Serata riuscita alla grande in un’atmosfera di vera, accademica amicizia”. PESCARA ATERNUM 18 ottobre 2012 Ristorante “Giardino degli Ulivi” di Gianluca Sergiacomo, fondato nel 1996. ●Via Tratturo 61, Villa Oliveti, Rosciano (Pescara); 岼085 8505961; coperti 250. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; chiusura lunedì. ● Valutazione 8; prezzo € 35; banqueting. Le vivande servite: fracchiata con rapette strascinate; borragine e caciocavallo in pastella; fave secche, baccalà e cicorietta selvatica; cacignje e fasciul’; pizze e fujiie; insalatina ‘ndocca ‘ndocca con erbette spontanee; fagottelli di crespella leggermente affumicati con cime di rape e ricottina al ginepro; gnocchetti con ceci, porcini e rosmarino; collo di maiale al finocchietto con verza, patate e riduzione di Centerba; mela allo zafferano con yogurt di capra e croccante alla cannella. I vini in tavola: Spumante Bosco; Cerasuolo Superiore; Montepulciano 2009; Pan Chardonnay 2008 (Cantina Bosco Nestore). Commenti: I numerosi Accademici si sono trovati a proprio agio in questo solitario ristorante per banchetti e cerimonie, immerso nel verde degli uliveti del Pescarese. Mentre il susseguirsi delle tante vivande occupava i commensali, un’esaustiva relazione dell’educatrice am- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 7 bientale Fausta Crescia ha fatto luce sulle potenzialità spesso sconosciute di piante da coltura e spontanee. A guidare il menu, infatti, è stato il tema delle erbe e degli aromi, declinato dai Simposiarchi Mimmo Russi e Giampiero Materazzo, tentando una sintesi fra tradizione e innovazione, tanto nella scelta degli ingredienti quanto nella concezione del piatto, grazie anche alla collaborazione di Lorenzo Pace, presidente dell’Associazione provinciale cuochi di Pescara. Le portate dello chef Gianluca Sergiacomo sono state accompagnate dai vini della locale cantina Bosco di Nocciano: particolarmente apprezzato è risultato il Pan, Chardonnay di struttura del 2008, insolito ma riuscito abbinamento all’ottimo dessert. SULMONA 18 ottobre 2012 Ristorante “Da Clemente Osteria della Quercia”, fondato nel 1949. ●Vico della Quercia 5, Sulmona; 岼0864 210679; coperti 70. ●Parcheggio no, in ZTL; ferie 19 giorni a giugno; chiusura giovedì. ● Valutazione 8; prezzo € 30. Le vivande servite: aperitivo con antipasti stuzzichevoli; farfalle alla Clemente; agnellotti (tortelloni con ripieno di carne di agnello); trancetto di baccalà in crosta aromatica; cosciotti d’agnello alle erbe; contorni di verza e fagioli ripassati; composizioni di dessert. I vini in tavola: Colle Frisio Trebbiano Zero; Montepulciano d’Abruzzo Dovus Ciavolich. Commenti: La serata più importante per le Delegazioni è la cena ecumenica. Il ristorante ancora una volta si è dimostrato il miglior riferimento per la celebrazione di tale evento, tanto che non si può certo dire quale piatto, tra quelli (tutti nuovi) proposti per la serata, sia veramente il migliore, eccetto le straordinarie e famose “farfalle alla Clemente”, piatto inventato ed elaborato negli anni Cinquanta dalla mamma, oggi arzilla e validissima novantenne. Ogni piatto ha V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A - E C U M E N I C A ABRUZZO segue avuto il consenso dei commensali, dal baccalà in crosta aromatica, al cosciotto d’agnello alle erbe. Molto apprezzata la fantasia di dolci a conclusione della splendida serata. La Delegata Paola Pelino si è soffermata, con un’idonea relazione culturale, sull’importanza delle erbe e degli aromi in cucina. TERAMO 18 ottobre 2012 Ristorante “La Fornace” di Paolo Varrassi e Massimo Di Bartolomeo, fondato nel 2007. ●uscita A24 direzione Colledara, Colledara (Teramo); 岼334 2041273; coperti 500. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie novembre; chiusura lunedì e martedì a pranzo. ● Valutazione 9; prezzo € 40; accogliente. Le vivande servite: carpaccio di filetto con gentilina, pecorino con cannella, cagliata di formaggio e zucchine all’agro; crema di carote con crostino al rosmarino; gnocchi di patate alle ortiche; risotto con voliche di montagna; costatine di agnello dorate con timo e maggiorana; patate profumate; macedonia di ortaggi saltati; insalata di “scrippigno”; composta di dolci: panna cotta alla mentuccia, pizza dolce, fritto di latte, mostacciolo, prugna sciroppata di bosco, imperiale di frutta fresca; caldarroste. I vini in tavola: Trebbiano Doc 2011; Cerasuolo Doc 2011; Notàri Montepulciano Docg 2008 (Azienda Agricola Nicodemi, Notaresco). Commenti: La scelta del ristorante, fatta da Claudio D’Archivio, non poteva essere più felice, sia per le caratteristiche del locale, bello, ampio, con personale cortese e professionale, sia per l’ubicazione, alle pendici del Gran Sasso, ove ancora permane la buona abitudine di affidarsi ai prodotti della terra. L’abile Claudio ha avuto terreno facile nel programmare il menu sulla cucina delle erbe e degli aromi, agevolato dalla sua conoscenza gastronomica, e anche dall’entusiasmo dello chef Angelo. Negli gnocchi, l’ortica era veramente delicata, protagonista sia del condimento, che dell’impasto. A seguire, risotto alle voliche, spinaci selvatici, introvabili ormai se non ad alta quota: ottime come condimento e come contorno. Erbe protagoniste anche del secondo piatto, timo e maggiorana, quali aromi di un agnello montanaro, ma anche gli “scrippigni”, altra erba amarotica, raccolta solo da persone amanti del tempo che fu. Mentuccia protagonista del dessert, panna cotta, con altri prodotti della terra, curati e assemblati dalla fantasia del giovane e promettente chef. CAMPANIA PENISOLA SORRENTINA 18 ottobre 2012 Ristorante “Vino Vero” della famiglia Pane, fondato nel 1930. ●Via Casarlano 15, Sorrento (Napoli); 岼081 8072200; coperti 150. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura mercoledì. ●Valutazione 7,50; prezzo € 35. Le vivande servite: salame nostrano, treccine di fiordilatte, ricottine, caciottine, focaccine al rosmarino; risotto alle verdure e alle erbe del bosco; scialatielli della casa ai funghi porcini con provolone del monaco; carré di maiale all’uva cotto a legna con patate e minestrina di erbe selvatiche; torta della nonna di crema gialla e cioccolato; crostatine di fichi e noci. Liquori e amari della casa. I vini in tavola: Prosecco rosé (Mionetto); Bianco e Rosso (Cantina Iovine, Pimonte). Commenti: Gli Accademici Enrica Antonazzo e Pino de Simone hanno organizzato la cena ecumenica. Il ristorante, pur avendo una notevole capacità ricettiva, è a carattere familiare e vi collabora tutta la numerosa famiglia: padre e madre in cucina, figlie e generi in sala. Il menu realizzato dallo chef Gaetano Pane, patron del ristorante, ha rispettato le indicazioni del tema. Il Simposiarca di turno, Pino de Simone, ha sapientemente illustrato la composizione delle diverse pietanze. La serata è risultata molto piacevole e particolare gradimento hanno avuto gli antipasti e i primi piatti. Buona complessivamente la presentazione delle vivande. Ottima l’accoglienza e buono il rapporto qualità/prezzo. Al termine, tra gli applausi, il Delegato ha offerto alla brigata di cucina e di sala il piatto in silver dell’Accademia, particolarmente gradito dalla famiglia. PUGLIA BARI 18 ottobre 2012 Ristorante “Perbacco” di Giuseppe Schino, fondato nel 1998. ●Via Abbrescia 99, Bari; 岼080 5588563; coperti 34. ●Parcheggio no; prenotazione consigliabile; ferie luglio, agosto e 24-26 dicembre; chiusura sabato a pranzo e domenica. ●Valutazione 8; prezzo € 40; caratteristico. Le vivande servite: tramezzino di pane all’origano con verdure saltate al timo e scamorza affumicata; timballetto di riso alla menta con funghi e salsa d’anitra al curry; calamarata con moscardini, patate e zafferano; spiedini di cinghiale alle erbe; mousse di ricotta di bufala con scaglie di cioccolato e cannella. I vini in tavola: Minutolo, Primitivo 14, Aleatico (cantina Polvanera di Gioia del Colle, Bari). Commenti: La rituale cena ecumenica quest’anno si è tenuta in un piccolo ma accogliente e caratteristico locale del centro cittadino. L’iniziale conversazione dell’Accademico Vittorio Marzi ha illuminato tutti sulle profonde differenze che intercorrono tra le erbe spontanee, proprie delle zone a clima temperato, come l’Italia meridionale, e le spezie, che portano sulle tavole gli aromi tipici della vegetazione tropicale. Erbe e spezie che poi si sono lasciate apprezzare in quanto ingredienti sapientemente utilizzati per la preparazione delle diverse vivande, con risultati convincenti per l’equilibrato dosaggio di modernità e di classicità culinaria. FOGGIA-LUCERA 18 ottobre 2012 Ristorante “Donna Cecilia” di Antonietta Ruscito, fondato nel 1998. ●Via XXIV Maggio 2, Orsara di Puglia (Foggia); 岼0881 964388; coperti 50. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura martedì. ● Valutazione 7; prezzo € 35; rustico, accogliente. Le vivande servite: ricottine e mozzarelle di Orsara; pancotto alle erbe di stagione; zuppa di fagioli; cavatelli fatti a mano con sedani e finocchietti selvatici; spezzatino di agnello con cicoriette di campagna; dolce alla ricotta; grano lesso alla orsarese condito con vincotto; frutta di stagione; Nocino della casa. I vini in tavola: Rosso Tuccanese Igt di Orsara. Commenti: “Alla ricerca degli antichi sapori delle erbe nonché degli aromi del territorio” è stato il filo conduttore di questa cena ecumenica. Prima del convivio e dopo una breve introduzione del Delegato, l’Accademico Consultore Giovanni Postiglione, medico ed esperto conoscitore per hobby di erbe e verdure del territorio, ha tenuto una brillante relazione, arricchita da abbondante materiale iconografico. Ne è quindi seguita una simpatica discussione che ha coinvolto soprattutto le numerose signore, interessate ai vari tipi di cottura delle erbe. Ottimo il servizio, buona la realizzazione del menu che però non è stato all’altezza di quello apprezzato nella precedente visita. La serata si è conclusa comunque con una buona votazione e i complimenti al direttore di sala. ● Valutazione 6; prezzo € 35; tradizionale, accogliente. Le vivande servite: insalata di cipolla, pomodoro e basilico; insalata di cetrioli con origano, menta e cipolla infornata; melanzane arrostite ai profumi di menta e basilico; zucchine arrostite ai profumi di menta; fusilli saltati con spezie; polpette allo zenzero con contorno di patate al rosmarino; scaloppine di lonza al limone e salvia con contorno di cuore di lattuga con olio e limone; ficodindia, uva, cachi; mostarda di uva alla siciliana. I vini in tavola: Vini dell’Antica Tenuta del Nanfro: “Strade” insolita 2009, “Sammauro”cerasuolo di Vittoria 2009, “Dimora dei sensi” vendemmia tardiva 2008. Commenti: Una serata ben organizzata che si è svolta in un’atmosfera di calda e amichevole cordialità. La Simposiarca Colomba Cicirata ha trattato egregiamente il tema proposto, richiamato peraltro dai deliziosi menu, frutto della sua originalità artistica. L’addobbo dei tavoli è stato curato, come sempre, da Mariella Amoroso e Cetty Bonomo, con composizioni di erbe aromatiche. Il ristorante, ampio e moderno, è un’antica tenuta in mezzo al verde dei vigneti e comprende una cantina di vini pregiati. La cena è stata deludente, perché lo chef non ha eseguito in modo adeguato il tema concordato con la Simposiarca. Ci sono state lamentele per il primo e il secondo piatto: la pasta era sovrabbondante di rosmarino, le polpette allo zenzero fredde e insufficienti al numero dei convitati, le scaloppine servite pure fredde e in contrasto con la salvia. Buoni i contorni, i vini e la mostarda. Insufficiente il servizio. SICILIA CALTAGIRONE 18 ottobre 2012 Ristorante “Agriturismo Tenuta del Nanfro” di Concetto Lo Certo, fondato nel 1989. ●Contrada Nanfro, Caltagirone (Catania); 岼0933 60744, anche fax; coperti 58. ●Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione necessaria; chiusura lunedì. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 8 MARSALA 18 ottobre 2012 Ristorante “Le Lumie” di Emanuele Russo, fondato nel 2009. ●C.da Fontanelle 178/B, Marsala (Trapani); 岼0923 995197; coperti 45+50. ●Parcheggio privato e custodito; ferie 12-21 novembre e 15-28 febbraio. ●Valutazione 6,50; prezzo € 27,50. V I T A Le vivande servite: frittatine miste (finocchietto e qualeddru), caponata di melanzane, verdure in pastella busiate con stufato di salsiccia pasqualora e cavoletti; risotto con borragine; filetto di maiale agli aromi; patate al rosmarino; sformatino di ricotta e cicoria; qualeddru fritto; crostatina di cotogne e crema; tortino caldo di ricotta. I vini in tavola: bianco e rosso (azienda Gorghi Tondi). Commenti: Prima di dare inizio alla riunione conviviale, la Delegata ha voluto commemorare il caro Mimmo Lipari, Consultore e Segretario, con qualche momento di raccoglimento, menzionandone, poi, la disponibilità e la dedizione accademiche. La Delegata, da Simposiarca, ha illustrato il menu e ha relazionato sul tema della serata, riallacciandosi al cammino alimentare che le erbe e gli aromi hanno percorso nei secoli fino al loro impiego nella gastronomia odierna. Per quanto concerne la cena, ci sono degli appunti da fare, anche se il locale, fino ad oggi, ha sempre riscosso successo: il risotto, dal sapore delicato, è stato poco apprezzato perché servito dopo la pasta dal sapore forte; il filetto di maiale non è risultato abbastanza morbido ma un po’ stopposo; gli antipasti e il tortino di ricotta hanno riscosso il gradimento generale. Ottimi i vini. Locale accogliente e servizio soddisfacente. MODICA 18 ottobre 2012 Ristorante “Satra” di Franca Rita Russotto e Manuel Distefano, fondato nel 2012. ●Via Duca degli Abruzzi 1, Scicli (Ragusa); 岼0932 842148; coperti 32+34. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie una settimana a novembre e una settimana a febbraio; chiusura martedì. ●Valutazione 7,80; prezzo € 35; elegante, accogliente. Le vivande servite: salvione farcito e anelli di cipolla pastellati e fritti con purea di ceci; macco di fave con raviolone di fiore di zucca, ricotta e finocchietto selvatico; D E L L ’ A C C A D E M I A involtino di carne mollicata alle erbe con cipolla in agrodolce; insalata di lenticchie e santoreggia; gelato di menta piperita con composta di gelsi neri. I vini in tavola: I Versi bianco (Az. Fondo Antico). Commenti: Dall’azienda agricola “Gli Aromi” di Russino, leader indiscussa in Sicilia nella produzione e coltivazione di essenze e di piante aromatiche e officinali, è nata l’idea del ristorante “Satra”, situato nel cuore della cittadina barocca di Scicli. Negli eleganti e accoglienti locali del ristorante, nei bassi di un palazzo nobiliare, la Delegazione ha celebrato la cena ecumenica. Dopo che il Delegato Carlo Ottaviano ha brevemente illustrato la pubblicazione “La cucina delle erbe e degli aromi”, il dott. Enrico Russino, titolare, con la sua famiglia, dell’azienda “Gli Aromi”, ha intrattenuto piacevolmente i commensali con un’interessante conversazione sull’importanza delle essenze aromatiche nella preparazione delle ricette tradizionali della cucina iblea. Gli odori e i profumi che generosamente si propagano nell’aria dell’azienda sono stati abilmente trasferiti, dai maestri di cucina Rita Russotto e Manuel Distefano, nelle gustose e apprezzate pietanze. Buono il servizio. SIRACUSA 18 ottobre 2012 Ristorante “Ottocento” della Società Ottocento, fondato nel 2004. ●Via Roma 5, Ortigia (Siracusa); 岼093 1483003; coperti 140. ●Parcheggio no; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura martedì. ●Valutazione 8,30; prezzo € 35; accogliente. Le vivande servite: aperitivo con piccoli sfizi dello chef (‘nfigghiulate di ricotta, di pomodoro Pachino, di pomodori secchi e di peperoni); timballetto di sarde e finocchietto selvatico e frittatina di borragine; caserecce con ragù dello Jonio e aromi degli Iblei; pesce spada alla siracusana; caponata al miele di timo di Sortino, sinapa saltata al pepe rosso; sorbet- to di limone di Siracusa; cassata siciliana. I vini in tavola: bianco” Fania”, rosso “Fanus” 2011 Igt Sicilia, Moscato di Siracusa ”Don Nuzzo” Doc 2011 (Antiche Cantine Gulino, Siracusa). Commenti: La cena ecumenica ha visto la Delegazione solennizzare la cucina delle erbe e degli aromi nel cuore del centro storico di Ortigia: un piacevole feed-back fra antichi gusti e lontani ricordi. Hanno onorato l’incontro S.E. il Prefetto di Siracusa dott. Renato Franceschelli e il Questore di Siracusa dott. Mario Caggegi che hanno preso la parola, su invito del Delegato, per un saluto e per confermare il loro apprezzamento per l’Accademia e le sue iniziative culturali. Il Delegato Angelo Tamburini ha poi brevemente relazionato sull’uso delle erbe e degli aromi in cucina e nel tempo, con un’essenziale ma esaustiva prolusione, quindi ha presentato (e consegnato ai numerosi Accademici) il volume degli “Itinerari di Cultura gastronomica”. Il menu, centrato interamente sulla tematica ecumenica, è stato ben realizzato e presentato in tavola dal maestro di cucina Angelo Giaquinta. Ha diretto l’ottimo e rapido servizio il coordinatore di sala Dario Foti. Palpabile la soddisfazione e meritata la consegna del guidoncino e della vetrofania accademici. SARDEGNA GALLURA 18 ottobre 2012 Ristorante “Osteria del mare” di Karim Larbi, fondato nel 2006. ●Via delle Terme 10, Olbia (Olbia-Tempio); 岼0789 25081; coperti 30. ● Parcheggio incustodito, sufficiente; prenotazione consigliabile; ferie gennaio; chiusura domenica. ●Valutazione 8,5; prezzo € 40; raffinato, accogliente. Le vivande servite: stuzzichini di tempura di verdure e d’erbe; gambero in courtbouillon alla citronella e ravioli di capra al basilico; girello di coda di rospo con coulis di prezzemolo e di ra- - E C U M E N I C A barbaro rosso; cappuccino di funghi porcini, schiuma di parmigiano, menta piperita e sakura; astice in crosta di maggiorana, albicocche morbide al rosmarino e mandorle amare; raviolo aperto all’aneto con crema di dragoncello e melissa con uova di salmone; tonno in crosta d’erbe con insalatina di crescioni di mare; torta con verdure ed erbe selvatiche; sorbetto alla mela verde e menta; crema catalana al rosmarino con gelato al rabarbaro. I vini in tavola: bianco Igt Isola dei Nuraghi (Cantine Argiolas, Serdiana); Iselis Rosso Igt Isola dei Nuraghi (Cantine Argiolas, Serdiana); Moscato di Cagliari Doc (Cantine di Dolianova). Commenti: Raffinata e piacevole serata conviviale ecumenica dedicata alle erbe e agli aromi. Il Delegato Luigi Collu ha dapprima presentato la dott.ssa Giacomina Cocco, appassionata cultrice e coltivatrice nel Logudoro di erbe e piante officinali autoctone, di cui ha brillantemente illustrato le proprietà aromatizzanti, fitoterapiche e cosmetiche. Gli Accademici hanno quindi potuto apprezzare profumi, colori e sapori prevalentemente mediterranei, in questo piccolo e accogliente ristorante nel centro storico di Olbia, da qualche anno punto di riferimento enogastronomico della cucina di mare in Gallura. L’ottimo chef di origini tunisine, Karim Larbi, per l’occasione ha proposto una superba antologia di originali piatti di mare, decorati e insaporiti con numerose varietà di erbe e aromi, dimostrando una grande professionalità nelle squisite preparazioni che hanno pienamente soddisfatto ogni aspettativa e fatto perdonare alcune mancanze nel servizio in sala. Più che ottimo il prezzo. NUORO 18 ottobre 2012 Ristorante “Il Portico” di Graziano Ladu e Vania Tolu, fondato nel 1997. ●Iva Monsignor Bua 13, Nuoro; 岼0784 217641; coperti 60. ●Parcheggio scomodo; prenotazione consigliabile; ferie C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 4 9 16-31 luglio; chiusura mercoledì. ● Valutazione 7,8; prezzo € 40; accogliente. Le vivande servite: tomino di formaggio artigianale di capra con scapece di zucchine alla menta; fagottino di spada ripieno di mozzarella, pan verde e ciliegiotti appassiti; filetti di triglia steccati al basilico avvolti al guanciale; insalata tiepida di polpo su vellutata di patate ed erba cipollina; risotto con carciofi, finocchietti e uova di riccio; turbante di sogliola e salmone su crema di zucca e salvia; pera cotta all’alloro con gelato alla ricotta e miele. I vini in tavola: Pedraia Nuragus di Cagliari Doc (cantina di Santadi); Nepente Cannonau Doc (Cantina sociale di Oliena); Nues rosato brut (Cantina sociale di Dorgali). Commenti: La riunione conviviale ha costituito un’ulteriore occasione di incontro fra i soci, partecipanti in gran numero ad un evento che caratterizza questo scorcio di stagione, in campo culinario, con l’utilizzo, nelle varie pietanze, degli odori e dei sapori delle erbe che, soprattutto in autunno, danno il meglio della loro produzione sia spontanea che in coltura. La successione delle portate in tavola è stata improntata al tema proposto, con piatti che hanno esaltato l’apporto delle erbe alla loro preparazione. Si è iniziato con un tomino di capra, a seguire pietanze di pesce ingentilite dal profumo di varie erbe: dal basilico, all’erba cipollina, alla menta, alla salvia, all’alloro. Due primi piatti gustosi con un risotto esaltato dai carciofi e dai finocchietti selvatici e un “turbante” di sogliola e salmone. Infine un dessert impreziosito dalla fragranza dell’alloro. Il tutto annaffiato dai vini di tre fra le più prestigiose cantine sarde. Ottimo il servizio. V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A Amsterdam; 岼020 7106025; ●Parcheggio a pagamento, comodo. ● Valutazione 8; prezzo € 65. EUROPA GRANDUCATO DEL LUSSEMBURGO LUSSEMBURGO 18 ottobre 2012 Ristorante “Mercure Kikuoka Golf Club”. ●Scheierhaff, Canach (Lussemburgo); 岼352 263541, fax 26354444; ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria. ●Valutazione 7,9; prezzo € 60; elegante. Le vivande servite: vellutata di lenticchie di Castelluccio; mousse di mascarpone alle ortiche; risotto ai funghi porcini e tartufo nero estivo; chips di lardo di Colonnata; coniglio alla cacciatora con caponata e polenta con salvia; dolce al mandarino con biscotto di panpepato al miele. I vini in tavola: Pinot grigio 2010, Tramin Alto Adige, Valpolicella Classico 2010 Doc (Monte Selva, Veneto). Commenti: Bellissima riunione conviviale ecumenica in questo ristorante elegante, all’interno del Golf Club Mercure Kikuoka che, per l’occasione, ha riservato alla Delegazione una sala molto accogliente. Organizzazione impeccabile da parte delle Simposiarche Maria Cristina Cacciari e Iolanda Bus. Lo chef Vaccaro ha preparato una cena dove il tema è stato rispettato e originalmente interpretato. Apprezzati la scelta delle materie prime, gli abbinamenti e la presentazione delle pietanze. Ambiente raffinato ed elegante, servizio sempre curato e attento. OLANDA AMSTERDAM-LEIDEN DEN HAAGSCHEVENINGEN 18 ottobre 2012 Ristorante “Roberto’s” dell’Hotel Hilton. ●Apollolaan 138, Le vivande servite: bruschetta al prezzemolo, mozzarella di bufala e basilico, gastronomico di Milano con mousse di mortadella alla mostarda di prugne e cerfoglio, gamberoni al lardo di Colonnata e timo; risotto alle quattro erbette; tortelli di zucca alla salvia; carré di capriolo alle erbe mediterranee; patatine al rosmarino; tortino con cioccolato caldo alla mentuccia; gelato alle castagne; semifreddo al basilico con marmellata di pomodori; cocktail di frutta in gelatina alla camomilla. I vini in tavola: Franciacorta Doc 2012 (Bellavista); Sauvignon Doc 2011 (Tenuta Luisa); Valpolicella Ripasso Doc 2008 (Corte Sant’Alda); Passito di Pantelleria Doc 2009 (Donnafugata). Commenti: Le due Delegazioni hanno celebrato insieme la cena ecumenica. Lo chef Franz Conde ha saputo dare un’eccellente interpretazione del tema, con la preparazione di piatti che hanno messo in rilievo le erbe aromatiche. Unanime altissima valutazione per i colorati antipasti tra cui un originale gamberone al lardo di Colonnata con timo, e un “gastronomico di Milano”. Il risottino ha permesso di apprezzare appieno gli armonici aromi alle quattro erbette; ottimo il carré di capriolo, aromatizzato in crosta con un misto di erbe mediterranee, tenero e gustoso e di perfetta cottura, con patatine al forno al sale grosso e rosmarino dal gusto piacevolissimo. Degna conclusione la fantasia di dessert, con un’altissima valutazione. Il Delegato di Den Haag-Scheveningen, Ciro Pernice, ha illustrato come riesca a ricavare nel suo piccolo orto, pur con il clima olandese, una notevole quantità di erbe aromatiche tipicamente mediterranee. Di buon livello i vini, ben abbinati alle varie pietanze. Tema svolto con il massimo dei voti dall’équipe di cucina, con l’unica osservazione di una presentazione dei piatti di risotto e di capriolo un po’ sottotono. Servizio impeccabile. REPUBBLICA DI SAN MARINO SAN MARINO 18 ottobre 2012 Ristorante “Casa San Michele” di Marina Freschi, fondato nel 2001. ●Strada San Michele 82, Cailungo Serravalle (San Marino); 岼0549 904596; coperti 30 ● Parcheggio custodito, sufficiente; prenotazione necessaria; ferie mai; chiusura mai. ●Valutazione 9; prezzo € 35; elegante, accogliente. Le vivande servite: antipasti alle erbe selvatiche e agli aromi dell’orto; minestra rustica ai talli di zucca con - E C U M E N I C A crostini; gnocchetti di borragine in salsa di noci; fritto d’agnello in pasta di timo; coniglio al finocchio selvatico; involtino agli aromi e formaggio; porcini alla nepitella; pomodorini al basilico; erbe di campo; patate al rosmarino; crostata di ricotta, cedro e cannella; ciambellone all’uva fragola. I vini in tavola: Roncale (Consorzio dei Vini Tipici della Repubblica di San Marino); Sangiovese (Casa San Michele). Commenti: In religioso silenzio gli Accademici e i graditi ospiti hanno ascoltato la sapiente descrizione, svolta dalla “padrona di casa”, d’erbe selvatiche e aromi, provenienti dalle terre d’Italia e San Marino, protagonisti dei sapori, degli odori e della fragranza degli ottimi piatti serviti. Con interesse, fra una portata e l’altra, ci si è poi appassionati al racconto dell’Accademica Paola Norri, esperta selezionatrice dei prodotti naturali delle terre sammarinesi, che, sottolineando lo stretto rapporto fra cultura della tavola e prodotti della natura, ha reso partecipi commensali, cuoca e collaboratori di cucina della lunga esperienza acquisita sul campo alla ricerca di erbe locali: come trovarle, come e quando raccoglierle e come gustarle. Una riunione conviviale ecumenica che verrà ricordata per la familiarità, l’ospitalità, l’elevata qualità dei cibi. CURIOSITÀ Vino per vegetariani Se è vero che l’enologia va sempre di più verso la maggiore naturalità possibile nella vinificazione, è pur vero che, in qualche caso, qualche derivato di tipo animale, come l’albumina dell’uovo o la caseina, per esempio, è ancora utilizzato. Ma, presto, vegetariani e vegani potranno scegliere in tutta libertà il vino che fa per loro perché arriverà la certificazione: a rilasciarla sarà l’Associazione Vegetariana Italiana (Avi), insieme a Valoritalia. I vegetariani sono, in Italia, il 10% della popolazione, un mercato in crescita, che va tutelato, anche per il vino. Il disciplinare è pronto, anche se si tratta di una certificazione volontaria, soggetta a verifiche, prima che l’Avi rilasci l’autorizzazione all’utilizzo del marchio. È un passo avanti per chi vuol “bere vegetariano”, perché è la prima certificazione ottenuta con la verifica di un ente terzo, e non una semplice autocertificazione. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 0 SPAGNA MADRID 18 ottobre 2012 Ristorante “Più di Prima” di Gianluca Faverio, fondato nel 2002. ●Calle Hortaleza 100, Madrid; 岼91 308 3372; coperti 80. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie due settimane ad agosto; chiusura domenica sera e lunedì a mezzogiorno. ●Valutazione 7-8; prezzo € 45; raffinato, elegante. Le vivande servite: carpaccio di patate con funghi trifolati all’aroma di timo e scaglie di parmigiano; risotto classico alla milanese con zafferano dell’Aquila; filetto di scottona al burro di erbe fini con patate novelle e verdure al rosmarino; tiramisù tradizionale. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene; Nero d’Avola; Falanghina Villa Matilde. Commenti: Per questo importante appuntamento accademico, la Delegazione ha scelto il locale che è ormai divenuto il punto di riferimento per la ristorazione italiana a Madrid e che vanta personale di sala e di cucina italiano. Apprezzata l’attenzione di cuocere i filetti al gusto dei commensali, precedentemente interpellati uno ad uno. Serata riuscita, dunque, grazie anche alla presenza di importanti ospiti italiani e spagnoli. Al termine, ampi consensi al Delegato Maurizio Di Ubaldo e al Simposiarca Riccardo Erhman (Delegato Onorario) che aveva ricordato, all’inizio, come nell’antichità - e soprattutto all’epoca di Cleopatra, nell’antico Egitto - lo zafferano fosse generalmente considerato come un afrodisiaco efficace sia per gli uomini che per le donne. SVIZZERA RODANO 18 ottobre 2012 Ristorante “La Closerie” di Viviana e Angelo Citiulo. ●14 Place du Manoir, Cologny (Ginevra); 岼22 7361355; coperti 30. ●Parcheggio incustodito; prenotazione consigliabile; chiusura lunedì e V I T A martedì a pranzo. ●Valutazione 8,5; prezzo CHF 130; raffinato. Le vivande servite: sfogliatine alla fonduta e tartufo bianco; beignet ai funghi porcini e salvia; polpettine di vitello al coriandolo; salsiccia al finocchietto e marmellata di cipolle di Tropea; gamberetti e polpo saltati alle spezie mille e una notte; caponata di melanzane; tortelli alla borragine e pesto alla genovese; agnello, carciofi e patate al forno, finocchio selvatico e maggiorana; cassata siciliana e gelato allo zafferano. I vini in tavola: Prosecco di Valdobbiadene (Sergio Mionetto); vino bianco Alastro Bianco 2010 (Planeta); vino rosso Zingari 2009 (Petra). Commenti: Era stata affidata allo chef Angelo Citiulo la preparazione della cena ecumenica. Gli Accademici non stono stati delusi, il tema è stato pienamente rispettato e interpretato con cura e innovazione. Ogni piatto era di grande qualità ed era preparato alla perfezione. La cena, preceduta da una breve ma interessante presentazione dei pregi delle erbe in cucina e per la salute, ha permesso di scoprire preparazioni originali e nuovi sapori. Congratulazioni per l’ottimo servizio ai tavoli, attento e di grande qualità. Ospiti e Accademici concordano sulla valutazione della serata. UNGHERIA BUDAPEST 18 ottobre 2012 Ristorante “Trattoria Pomo d’Oro” di Gianni Annoni, fondato nel 2001. ●Arany Janos u. 9, Budapest; 岼13026473; coperti 160+20. ●Parcheggio scomodo; prenotazione consigliabile; ferie ultima settimana di luglio, prima di agosto; chiusura mai. ●Prezzo € 55; elegante, tradizionale, accogliente. Le vivande servite: aperitivo di benvenuto: focaccine con porchetta di maialino da latte al finocchietto selvatico; frittatina con la borragine servita con scalogni in agrodolce; sfogliatine di patate al cipollotto selvatico; polpettine di D E L L ’ A C C A D E M I A fave e cicoria con scampi alla piastra e infuso di peperone rosso piccante di Calabria; tortelli di zucca ai semi di sesamo nero tostati e arancia candita; involtini di volpina con cocuzze alla maggiorana, acciughe e capperi di Salina; sorbetto meringato al rosmarino e limone verde; stinco di vitello al forno con verdure e porcini al profumo di origano selvatico; bolle fritte di mousse di castagne ai semi di papavero in salsa di Bracchetto e lamponi. I vini in tavola: Prosecco Giallo Oro (Ruggeri, Valdobbiadene); Bianco Trebbiano e Malvasia 2010 (Sant’Andrea Dune); Rosso Soupage Soffumbergo 2009 (Comelli, Friuli-Venezia Giulia). Commenti: La riunione conviviale ecumenica è stata l’occasione per ritornare in questo ristorante che ha saputo dimostrare nuovamente il suo forte miglioramento, per l’opera dello chef Rosario Simeoli. La scelta è dovuta anche al fatto che permette di avere uno spazio separato che ha consentito una certa privacy e la tavola reale preparata dava un eccellente colpo d’occhio. Il Simposiarca Andrea Panizza ha scelto con lo chef le vivande elaborate per l’occasione e ha intrattenuto gli Accademici con un interessante excursus storico circa l’uso di erbe e aromi in cucina. Tutte le portate sono state molto apprezzate dai commensali che hanno condiviso le scelte del Simposiarca e le reinterpretazioni dello chef. Trattandosi di cibi appositamente preparati non si è proceduto alla votazione che sarebbe stata comunque molto elevata. Ottimi i vini scelti dal sommelier che li ha ben presentati abbinati alle portate. Un caloroso applauso è stato tributato allo chef Rosario Simeoli e al suo staff, al sommelier Attila Jahner e al gestore Gianni Annoni, coordinatore della serata. - E C U M E N I C A serata è stata il cinghiale alla senese. Al termine, il Moscato ha accompagnato il tronco di pan di Spagna. BRASILE NEL MONDO AUSTRALIA BRISBANE 18 ottobre 2012 Ristorante “Gusto da Gianni” di Gianni Greghini, fondato nel 2008. ●Portside Wharf, Remora Road, Hamilton, Brisbane; 岼38682011, fax 38682122; coperti 300. ●Parcheggio sufficiente; prenotazione consigliabile. ●Valutazione 8,2; prezzo $ 150; elegante. Le vivande servite: tortino di pappa al pomodoro su letto di cavolo al latte con crema di pesto alla genovese; cannellone croccante di patate e tartufo con fonduta di gorgonzola dolce e pere; cinghiale alla senese in bagno di Barolo, salvia, rosmarino e aglio nero caramellato, in casseruola con timo e funghi porcini; tronco di pan di Spagna in bagna di Strega, con crema di mango fresco e gelato al cioccolato bianco. I vini in tavola: Riesling (Apogeo Ca Di Frara, Trentino); Chardonnay (Tercic, Friuli); Barolo (Amalia, Piemonte); Moscato Vino Liquoroso (Pellegrino, Sicilia). Commenti: Per celebrare la cena ecumenica, la Delegazione è ritornata al ristorante che aveva ospitato la cena inaugurale nel 2010. Lo chef Rossano ha preparato un menu che ha messo in mostra le sue qualità e che è stato accolto positivamente. Degno di nota l’ottimo servizio. Gli ospiti sono stati accolti con un aperitivo di benvenuto prima della cena. La portata principale della SAN PAOLO SAN PAOLO SUD 18 ottobre 2012 Ristorante “Aguzzo caffè e cucina” di Osmanio Luiz Rezende, fondato nel 2006. ●Rua Simão Alvares, 325, San Paolo; 岼011 30837363; coperti 120. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile; ferie mai; chiusura domenica sera. ●Valutazione 7,5; prezzo € 67; famigliare, accogliente. Le vivande servite: insalata mista con pomodori glassati ripieni con formaggio caprino fresco, sesamo e rosmarino; ravioli di ricotta e spinaci al burro e doppia salvia; filetto di manzo con salsa verde alla monferrina; tortino di patate e porri; meringa alle fragole e menta con gelato alla crema. Fernet e Sambuca. I vini in tavola: Verdicchio di Jesi Doc 2010 (Luciano Landi); Alido Sangiovese di Toscana Igt 2010 (Renzo Masi); Perbacco Langhe Nebbiolo Doc 2008 (Vietti). Commenti: Come è tradizione a San Paolo, le due Delegazioni locali hanno organizzato assieme la cena ecumenica. In una sala esclusiva al secondo piano del ristorante “Aguzzo”, recentemente ampliato e rinnovato, si è visto in opera lo chef Moreno Colosimo, appena arrivato in Brasile dopo esperienze in Italia e all’estero. Molto apprezzati i suoi ravioli di ricotta e spinaci con la salvia fresca e leggermente fritta, nonché il filetto di pregiata carne brasiliana con salsa verde a base di prezzemolo, basilico e sedano. Da sottolineare anche il servizio, condotto dal proprietario Osmanio Rezende. La Simposiarca della serata, Maria Cecilia Ribeiro, da brava cuoca, ha parlato dell’importanza delle erbe e degli aromi in cucina. Il tema della serata è stato esteso anche ai digestivi, serviti a fine cena. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 1 STATI UNITI ATLANTA 18 ottobre 2012 Ristorante “Veni, Vidi, Vici” di Jamie Adams. ●41, 14th Street, Atlanta; 岼404 875 8424; coperti 180. ●Parcheggio custodito; prenotazione consigliabile. ●Valutazione 7,6; prezzo $ 80; elegante con sala privata, accogliente. Le vivande servite: terrina di salmone marinato, robiola al basilico; trota affumicata e mele nostrane, spuma di yogurt al dragoncello; tortelli alle erbe e ricotta di pecora, burro fuso alla maggiorana e pomodori conservati; coniglio brasato al rosmarino, polenta, salvia fritta; “pizza” di mele, fontina, stracchino e mascarpone; biscotti di menta e salvia. I vini in tavola: Blanc de Blanc, metodo Champenoise (Wolf Mountain Vineyards, Dahlonega, Georgia); Traminer aromatico Dolomiti 2003 (Poyer e Sandri); Sauvignon Blanc Collio 2012 (Russiz Superiore, Veneto); “Donna Olimpia 1898” 2009 (Targeto, Montalcino); Aleatico Re della Valle 2009 (Brancatelli). Commenti: Jamie Adams si conferma uno degli chef più apprezzati dalla Delegazione. La sua interpretazione del tema ecumenico si ispira alla tradizione piemontese, dove ha trascorso il suo periodo di addestramento in Italia. Particolarmente apprezzato il coniglio brasato, piatto di non facile interpretazione e comprensione da parte del pubblico americano. Anche i tortelli alle erbe hanno avuto ottime votazioni. Buoni i vini che ben accompagnavano i piatti e la cui qualità era in linea con il prezzo pagato. Servizio curato e attento nella sala privata del ristorante. NEW YORK SOHO 18 ottobre 2012 Ristorante “The Leopard at des artistes” di Gianfranco Sorrentino, fondato nel 2011. ●1 West 67th Street New York NY 10023, New York; 岼787 8767; coperti 120. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; V I T A D E L L ’ A C C A D E M I A - E C U M E N I C A STATI UNITI segue ferie mai; chiusura mai. ●Valutazione 8,5; prezzo $ 90; raffinato. Le vivande servite: parmigiana di zucchine con mozzarella affumicata ed erbe aromatiche del giardino; pasta e fagioli con cozze e infusione di erbe aromatiche; gnocchetti di pane con porcini al rosmarino in guazzetto di zucca gialla; filetto di maiale all’uva con purea di castagne all’erba cipollina; semifreddo alle mele e menta. I vini in tavola: Prosecco Zonin 1821 (Veneto); Sauvignon Blanc Tamanis (Tenuta Ca’ Bolani, Friuli); Chianti Classico Riserva, 2006 (Castello D’Albola, Toscana); Moscato d’Asti (Castello Del Poggio, Piemonte). Commenti: Ai fornelli del “Leopard” si sono esibiti lo chef del ristorante Vito Gnazzo, Leonardo Passone del ristorante “Il Pincio” e Gabriele Chieruzzi del “Gattamelata”, entrambi di Narni (Terni), ospiti a New York per la cena ecumenica. Il trio di chef ha prodotto il menu che ha visto protagoniste le comuni erbe aromatiche. Berardo Paradiso ha fatto una breve introduzione sugli aspetti salutistici delle erbe aromatiche soprattutto nel Medioevo. Molto apprezzate la parmigiana di zucchine con mozzarella affumicata ed erbe aromatiche e la pasta e fagioli con cozze e infusione di erbe: Vito Gnazzo, creatore dei due piatti, ha ricevuto l’unanime applauso. Un po’ discusse, ma di ottima qualità, le tre creazioni degli chef narnesi: gli gnocchetti di pane con porcini, il filetto e il semifreddo alle mele e menta. La curiosità di degustare ricette nuove ha aperto il dibattito su abbinamenti e ingredienti. Buonissimi tutti i vini presentati da Paolo Dal Gallo e gentilmente donati da Zonin USA. Ospitalità calorosa, ottima cucina. Grazie ai tre chef, all’Accademico Federico Tozzi per la coordinazione della cena e al proprietario del ristorante Gianfranco Sorrentino. SAN FRANCISCO 18 ottobre 2012 Ristorante “Acquerello” di Giancarlo Paterlini e Suzette Gresham, fondato nel 1989. ● 1722 Sacramento Street, San Francisco; coperti 70 ●Parcheggio comodo; prenotazione essenziale; ferie mai; giorno di chiusura domeni- ca e lunedì. ●Valutazione 8; prezzo $ 160; elegante, raffinato. Le vivande servite: profiterol con ricotta alle erbe; arancini con tartufo nero; crudo di carne kobe americana con perle di tartufo; tartare di kampachi con aneto, crema fresca e uova di salmone ikura; “tagliatelle” di seppia con capperi, aragosta e agretti; tortelloni al brasato con briciole speziate; agnello in cartoccio d’erbe, finocchio gratin e olive di Gaeta; pane di Genova al cioccolato, gelato al timo e pera marinata. I vini in tavola: Spumante Rosé Brut “Mungo” 2009 (Emanuele Scammacca); Costa d’Amalfi Tramonti Bianco 2011 (Tenuta San Francesco); Soave Classico “Monte Fiorentine” 2010 (Ca’ Rugate); Faro “Quattroenne” 2009 (Le Casematte); Negroamaro Salento “Priomafo” 2005 (Valle dell’Asso); Malvasia delle Lipari Passito 2008 (Virgona). Commenti: Un grande ristorante si distingue per la qualità dei prodotti, per l’attenzione ai dettagli nella preparazione dei piatti, per la cura del servizio e della sala e infine per la selezio- ne delle bevande. Da queste parti del mondo il termine di paragone per la ristorazione italiana è “Acquerello”, un ristorante sulla cresta dell’onda da oltre 23 anni, che continua a rinnovarsi e a migliorare la propria offerta. Con la presenza attenta del patron Giancarlo Paterlini e la cucina magistralmente orchestrata da Suzette Gresham, la Delegazione ha celebrato l’annuale cena ecumenica con un menu disegnato per l’occasione tra erbe e spezie. Sinfonia di sapori, colori e presentazioni e ottimi gli abbinamenti dei vini. Si può fare di meglio? Forse i tortelloni al brasato erano un concetto troppo futurista, un piccolo appunto in una serata perfetta. URUGUAY MONTEVIDEO 24 ottobre 2012 Ristorante “Sacramento” di Roberto Barcos, fondato nel 1999. ●Williman 594, Montevideo; 岼27100245; coperti 90. ●Parcheggio incustodito; prenotazione necessaria; ferie gennaio; chiusura domenica. ●Valutazione 8; prezzo € 48; elegante. Le vivande servite: bruschette: di pane all’olio d’oliva con prosciutto crudo, tappenade, caviale di melanzane, carpaccio di manzo con base di parmigiano, mini spiedini caprese; carpaccio di polpo in vinaigrette all’origano fresco; piccola lasagna di funghi alle erbe aromatiche; ossobuco alla milanese; biancomangiare con frutti di bosco; liquore di Tannat - Juanicó (Uruguay). I vini in tavola: Spumante Sust Vintage 2010 (Carrau, Uruguay); Sauvignon Blanc Surlie 2011 (Carrau, Uruguay); Merlot Tannat 2009 (Bouza, Uruguay). Commenti: Cena ecumenica con alta partecipazione di Accademici con la gradita presenza dell’ex Ambasciatore in Uruguay Guido Scalici (ex Delegato e fondatore) e attualmente Accademico di Roma Nomentana. Ospite del Delegato, il Console d’Italia a Montevideo Cinzia Frigo la quale ha commentato la felice integrazione fra la Delegazione e il Consolato. L’appuntamento è risultato di generale gradimento sia per l’ottimo menu suggerito dal Delegato Simposiarca, quanto per il riuscito momento di amicizia e cordialità della serata. ZUCCHINI ALLA SCAPECE Gli zucchini, detti anche zucchine, sono il frutto immaturo della zucca (Cucurbita pepo) nella varietà con fiori solo maschili (i fiori senza zucchino sono i “fiori di zucca”). Come noto questo ortaggio di colore verde scuro, diuretico e rinfrescante, ha molteplici usi in cucina. Un piatto tipico della cucina napoletana, ma non solo, sono i “cucuzzielli alla scapece”; il termine scapece è di origine araba e ripreso dagli spagnoli; con la dizione “scapece” o “escabeche”, viene citato in un libro edito a Toledo nel 1525. Il termine indica una marinatura all’aceto per la conservazione “breve” (al massimo qualche giorno) di alimenti, in particolare il pesce. La marinatura si diffuse specialmente nel Sud Italia anche come componente saporito di pasta (come, ad esempio, i famosi spaghetti “alla Nerano” della costiera amalfitana) o come ottimo antipasto o contorno a molti secondi come ap- punto gli zucchini alla scapece. La ricetta tradizionale napoletana, che riportiamo, si riferisce a quest’ultimi impieghi. Ingredienti: 6 zucchini di medie dimensioni, abbondante olio extravergine d’oliva, una tazzina scarsa di aceto di vino, uno spicchio d’aglio, sale e diverse foglie di menta. Preparazione: lavare gli zucchini ed eliminare la “testa” e la “coda”, friggerli tagliati a rondelle, non sottilissime, in abbondante olio extravergine di oliva. Quando le rondelle sono ben rosolate e hanno assunto un colore “oro scuro”, trasferirle in una terrinetta, aggiungere l’aceto, l’aglio decorticato, alcune foglie di menta fresca e un pizzico di sale; mescolare per uniformare i sapori e lasciare riposare almeno per qualche ora, ma anche per più giorni, lasciandole a temperatura ambiente e rimestandole ogni tanto; prima di servire togliere l’aglio. (Nicola Barbera) C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 2 C A R N E T NUOVI ACCADEMICI PIEMONTE Pinerolo Stefano Brighenti LOMBARDIA Milano Duomo Mario Emilio Bruzzone D E G L I A C C A D E M I C I CAMPANIA GERMANIA Napoli - Capri Cinuzza Accattatis Chalons D’Orange Ugo Cilento Alessandro Gargiulo Francoforte Francesco D’Aniello OLANDA Nola Carmine Cimmino Ivan De Giulio Mariantonietta Rosaria Iovino Penisola Sorrentina Filomena Furno VENETO CALABRIA Legnago-Basso Veronese e Polesine Ovest Alessandro Bianchi Domenico De Leo Giovanni Battista Fabiani Umberto Ghinato Terenzio Zanini Catanzaro Adele Emanuela De Francesco Naturale Vittorio De Franco Maria Laura Guzzo Scordo Utrecht Danny Cohen PORTOGALLO Lisbona Renato Varriale (Accademico Onorario) PRINCIPATO DI MONACO Monaco Fabrizio Pardini Adriano Scupelli SICILIA Treviso Lorenzo Ferretto Messina Giuseppe Gentile Maria Patrizia Marullo EMILIA ROMAGNA Cesena Roberto Scotto Di Clemente Ragusa Salvatore Trovato Tina Vesco STATI UNITI San Francisco Mauro Battocchi (Accademico Onorario) SVIZZERA TOSCANA SARDEGNA Siena Barbara Paolini Gallura Maria Grazia Achena Gandolfo Marco Decandia Valdinievole Nicola Bastiani Lorenzo Franchini Francesco Ghieri Volterra Rossana Moscatelli Suisse Romande Luciano Berlani TRASFERIMENTI VENETO BELGIO Bruxelles Cesare Marco Pancini Eugania - Basso Padovano Pietro Bonaiti (da Milano Duomo) DANIMARCA EMILIA ROMAGNA Copenaghen Carlo Tripepi (Accademico Onorario) Parma Pietro D’Alessio (da Johannesburg) LAZIO Roma Maria Laura D’Onofrio C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 3 C A R N E T AUSTRIA Vienna Alfredo Iuzzolini (da Praga) SVIZZERA Zurigo Luisella Ciani (da Chicago) VARIAZIONE INCARICHI D E G L I A C C A D E M I C I Fermo Vice Delegato Luciano Marilungo Consultore Segretaria Anna Maria Ciciretti Consultore Tesoriera Adriana Botticelli Consultori Giuseppe Casali Carla Chiaramoni Walter Lattanzi Clarissa Marzialetti Mario Spinucci Fabio Torresi NON SONO PIÙ TRA NOI LOMBARDIA Alto Milanese Giuseppe Garbagnati LAZIO Civitavecchia Ciro Di Martino ABRUZZO FRIULI-VENEZIA GIULIA Udine Vice Delegato - Tesoriere Bruno Gregoratto Consultore - Segretario Massimo Percotto EMILIA ROMAGNA Borgo Val di Taro Consultore - Tesoriere Angelo Ablondi Pesaro - Urbino Consultore Floro Bisello SARDEGNA PUGLIA Cagliari Castello Consultore Segretario Mattia Tomassini Barbarossa Consultori Salvatore Gullotta Gabriella Nardi Gargano Vittorio Labellarte MALTA Cesena Consultori Luca Bettini Giancarlo Petrini TOSCANA Viareggio Versilia Consultore Paola Casucci Pescara Mario Quinto Lupinetti Giuliano Torlontano Malta Delegato Italico Rota Vice Delegato Tesoriere Marino Egisto Paolucci Consultore Segretario Kevin Sciberras Consultore Tristano Mancini SICILIA Messina Anna Maria Marullo Lo Pinto CANADA Vancouver Edward M.W. Gibson PRINCIPATO DI MONACO Monaco Raoul Beghè STATI UNITI MARCHE Ancona - Riviera del Conero Consultore Michele Maccione Virginia Consultore Tesoriere Carole Fox REPUBBLICA DI SAN MARINO San Marino Renzo Bonelli Aggiornamenti a cura di Carmen Soga Ilenia Callegaro C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 4 D A L L E PIEMONTE ALESSANDRIA CELEBRAZIONE DEL CINQUANTENARIO Ad Acqui Terme, dove era stata costituita la Delegazione con la prima riunione ufficiale dei diciassette Accademici scelti da Alessandrino Balestrero, primo Delegato, si sono tenuti i festeggiamenti per il cinquantenario della fondazione. La riunione conviviale si è svolta nel nuovo ristorante “I Caffi”, con l’attuale Delegato Luigi Bussolino e, ospiti d’onore, il Vice Presidente Vicario dell’Accademia Severino Sani, i Coordinatori Territoriali del Piemonte Giorgio Zò e Piero Bava, il Delegato di Novara Mario Tuccillo, componente del Centro Studi “F. Marenghi”, oltre ai Delegati di Torino, Ciriè, Voghera e Milano Duomo. Le celebrazioni sono cominciate nel pomeriggio, con un convegno sulla storia della cucina della provincia di Alessandria, tenutosi nel Salone di San Guido, attiguo all’antico Duomo di Acqui Terme. Hanno partecipato il Delegato come moderatore e il Vice Delegato Alberto Gamaleri Calleri Gamondi che ha tracciato una storia della provincia di Alessandria. Il giornalista gastronomo Luigino Bruni ha fatto poi il punto sulle varie cucine della provincia, indicando i piatti tradizionali e la loro genesi, concludendo poi con l’enologo Gian Luigi Corona che ha ottimamente descritto i vini caratteristici del territorio. Dopo una sosta alla locale enoteca, in cui è stato servito un aperitivo a base di funghi fritti e di “filetto baciato“ di Ponzone (un salume locale di grande qualità) e dove era stata organizzata una mostra di menu storici e della Delegazione, è iniziata, al ristorante “I Caffi“, la serata di gala in onore dell’Accademia. In D E L E G A Z I O N I questa occasione, il Delegato Luigi Bussolino ha voluto premiare la fedeltà dei vari Accademici, in relazione alla loro data di iscrizione, con una medaglia con il simbolo dell’Accademia a ricordo del cinquantesimo anniversario della fondazione. Un libretto con la storia della Delegazione è stato edito e distribuito per l’occasione. (L.B.) non che il loro elogio ha ben compensato l’attenzione e la fatica d’ogni più accurata ricerca piacevolmente svolta. VENETO ROVIGO-ADRIA-CHIOGGIA DIPLOMA DI BUONA CUCINA AL “BARAONDA” DI PORTO LEVANTE li nella promozione turistica del territorio, mentre, in conclusione, il Delegato Giorgio Golfetti ha ricordato la lunga e felice frequentazione accademica del ristorante, auspicando che la gestione si mantenga sempre su alti livelli. Da elogiare, oltre all’ottimo menu, l’accoglienza, il servizio pronto e sorridente e, cosa che certo non guasta, anche l’ottimo rapporto prezzo/qualità. (Giorgio Golfetti) NOVARA ECCELLENZE GASTRONOMICHE NOVARESI E PARMENSI Al termine dell’interessante e affollato convegno “Il marchesato di Novara e i Farnese; aspetti storici, economici e gastronomici di una nuova epoca”, gli Accademici e i numerosi ospiti hanno assaporato una gustosa e simpatica colazione a buffet al ristorante dell’hotel “S. Rocco“. Purtroppo, l’inclemenza del tempo ha tolto, in parte, la coreografia sperata, quando l’evento era stato collocato nel fantastico giardino di Villa Gippini. Il necessario trasloco, all’interno delle sale di quella che fu l’elegantissima casa d’abitazione dell’indimenticato Costantino Tromellini e che ora è la parte più antica e prestigiosa dell’hotel, nulla ha tolto, però, al piacere del convivio. Un’occasione in cui si è combinato in onore al tema del convegno - una sorta di abbinamento tra le eccellenze gastronomiche novaresi e quelle parmensi. Grazie ad una certosina ricerca della miglior qualità disponibile, i commensali hanno gustato sapori rari se non inediti nel Novarese. Tra questi, un culatello davvero speciale per dolcezza e profumo, che ha ricevuto il pieno apprezzamento anche dei più esperti e raffinati conoscitori della materia, la cui autorevolezza esonera dall’altro aggiungere se Il prestigioso premio, che nel 2012 è stato assegnato a soli sette ristoranti nel territorio nazionale, ha rappresentato il giusto riconoscimento alla famiglia Pregnolato che da circa trent’anni gestisce il ristorante “Baraonda” di Porto Levante con impegno encomiabile, proponendo una cucina tipica del territorio che utilizza principalmente gli ottimi prodotti del Delta del Po. Il merito principale dei gestori del locale, ristrutturato completamente nel 2004, è proprio quello di aver saputo mantenere la propria identità e le proprie tradizioni pur evolvendo, nel corso degli anni, da semplice e modesta trattoria a ristorante elegante e ben curato, apportando alla cucina i necessari adeguamenti ai gusti odierni senza stravolgerne le caratteristiche peculiari. La riunione conviviale, il cui menu scelto dal consultore Mario Scudellari ha rispecchiato le specialità tradizionali del ristorante, ha avuto un ottimo risultato ed è stata coronata, tra gli applausi, dalla consegna del “Diploma di Buona Cucina” da parte del Delegato onorario Lucio Rizzi alla signora Adriana Crivellari che, con il marito Luciano e i figli Massimo e Marina, conduce felicemente questo locale. Il Sindaco di Porto Viro e Presidente del Parco del Delta Geremia Gennari, ospite della cena, ha quindi sottolineato l’importanza della buona cucina e dell’uso dei prodotti loca- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 5 TREVISO GLI ORTI COME FILO CONDUTTORE Due riunioni conviviali ispirate agli orti, in qualche modo riecheggianti il tema dell’anno, sono state organizzate dalla Delegazione. La prima riguardava l’iniziativa di un ristoratore che molto si era prodigato per la cena ecumenica del 2011 e per il deposito notarile della ricetta “bisata coi amoi” (anguilla con le prugne selvatiche). Il ristoratore, che cura un orto da cui attinge tutta la parte vegetale edibile usata in cucina, aveva avuto l’idea di organizzare una serata in cui abbinare verdure di stagione ed erbe spontanee al pesce e la Delegata ha deciso di partecipare a quella serata, aperta al pubblico, che poteva anche essere un’utile occasione per far conoscere l’Accademia. La cena, risultata un successo, si è basata su un menu in gran parte originale (gamberetti di laguna abbinati ad una crema di patate: novità rispetto all’usuale polenta; rollè d’anguilla con “bieta costa”: verdura sostituibile d’inverno col radicchio di Treviso; un tonnetto pescato al largo di Lignano, padellato con erbe aromatiche) che ha soddisfatto gli ospiti e in particolare gli Accademici. Tra una portata e l’altra, una gradevole discussione tra i partecipanti ha of- D A L L E ferto alla Delegata l’occasione di portare a conoscenza di un pubblico interessato cosa rappresenti, in termini culturali, una cena per l’Accademia. Per la seconda riunione conviviale, tenuti gli orti come leit motiv, la Delegazione ha ricordato una straordinaria situazione montana che ha origine nel Settecento: gli “orti comuni di Vinigo” (in Cadore). In questo paese, il centro abitato non ha una piazza, ma un’ampia superficie occupata dagli “orti comuni”. Ancor oggi gli abitanti del paese hanno a disposizione una parte dell’appezzamento per coltivare verdure destinate all’alimentazione familiare e alla vendita. E così, dopo la visita di alcune chiesette montane, la Delegazione si è riunita al ristorante “Il Capriolo” di Vodo di Cadore, per gustare un menu tutto improntato al tema dell’anno, tra cui: misticanza di insalatine e fiori di montagna; tartare di rape rosse e scaglie di stravecchio di malga; vellutata di erbette spontanee; spaghettini integrali al ragù bianco e salvia; ossobuco di cervo stufato al Pinot nero con polenta di mais sponcio e composta di ribes rossi. Durante il pranzo, non si sono solo gustate le pietanze: con il benvenuto del Delegato di Cortina e la graditissima presenza del Delegato di Belluno e di altri qualificati ospiti, si è concretizzata, infatti, una lunga serie di interventi, brillanti, spiritosi e colti sulla storia sociale e gastronomica del territorio. (Roberto Robazza) FRIULI-VENEZIA GIULIA TRIESTE APPUNTI SULLA CUCINA DI BORDO La Delegazione ha organizzato un convivio interessante e originale, intitolato: “Nel nome D E L E G A Z I O N I della galletta: appunti sulla cucina di bordo attraverso i secoli”. Simposiarca della serata è stato l’Accademico Giulio Stagni, autore di una guida visuale per chi naviga a vela. Durante la serata, è stata più volte evidenziata l’ammirazione per l’ingegno dei marinai che seppero sopravvivere su barche inadeguate, adottando metodi antichi o escogitando nuove soluzioni per la conservazione degli alimenti. Stagni ha organizzato l’incontro presso la Lega Navale Italiana e, attraverso diapositive e foto storiche, ha relazionato sui viaggi e sulle rotte dei grandi navigatori del passato e anche contemporanei. Particolare attenzione è stata posta su alcuni aspetti dell’alimentazione in mare e sugli spazi di bordo destinati alla cucina nella navigazione a vela. Dopo la relazione, il pubblico si è accomodato all’interno della vecchia lanterna della Lega Navale di Trieste, dove si trova il ristorante del circolo nautico. In questo luogo di antiche tradizioni, Giulio Stagni ha fatto preparare un menu tipicamente marinaro, suddividendo le portate in: l’affumicato, il salato, l’essiccato. La particolare costruzione del menu è stata scelta utilizzando i 3 sistemi di conservazione del cibo durante la navigazione del passato, quando cioè non si poteva ancora contare sulla refrigerazione. Nell’affumicato, sottotitolato “omaggio al remo”, è stato proposto un piatto con tonno e pesce spada per ricordare il lavoro ai remi nell’area della mattanza e nella caccia con l’arpione. Nel salato o “piatto serenissimo”, sono stati serviti i bigoli con le sardine salate, piatto tipicamente veneziano preparato in alternativa alla pasta e fagioli durante la festa del Redentore. Nell’essiccato non poteva mancare lo stoccafisso, qui chiamato baccalà, che garantiva la sopravvivenza degli equipaggi nelle esplorazioni atlantiche normanne e in quelle dei vascelli impegnati nelle rotte del Pacifico. Come dolce, i convenuti hanno degustato “il biancomangiare”, che sembra venisse servito a Cristoforo Colombo nelle lunghe navigazioni. La galletta ha accompagnato tutti i piatti, come del resto nel passato accompagnava i lunghi viaggi dei marinai e fungeva da sostentamento ai naviganti. EMILIA ROMAGNA BOLOGNA ALLA “TRATTORIA DEI VECCHI SAPORI” Per iniziativa dell’Accademico Piergiulio Giordani, la Delegazione si è ritrovata dall’amico Gianfranco Bolognesi, noto titolare della “Frasca” di Castrocaro, che è ritornato nella cittadina termale per dare una mano alla figlia Melania e alla sua “Trattoria dei vecchi sapori”, ubicata negli stessi locali della celebre “Frasca”. Accolti dai due titolari, gli Accademici hanno rivissuto l’accoglienza e il sapore della vecchia “Frasca” e ascoltato il “cursus” professionale di Gianfranco, lungo ormai più di mezzo secolo. Ospite della serata, condotta dal Delegato Umberto Cavezzali, il Delegato di Faenza, Riccardo Vicentini, figlio del compianto Giovanni, autorevolissimo enogastronomo, predecessore, nella guida della Delegazione, di Cavezzali che ha colto l’occasione per ricordare il collega e amico scomparso. (Umberto Cavezzali) BOLOGNA-SAN LUCA DIECI ANNI DI INTENSA ATTIVITÀ ACCADEMICA Sono stati dieci anni passati in un lampo, ed eccoci nuova- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 6 mente al Circolo della Caccia, con il Presidente Giovanni Ballarini ospite d’onore, con il Prefetto Angelo Tranfaglia e con i Delegati di Bologna Umberto Cavezzali e di Bologna dei Bentivoglio Sergio Savigni, oltre che con la vice Delegata di Bologna Emanuela Pajello e Tito Trombacco Direttore del Centro Studi Territoriale dell’Emilia. È stata la riunione conviviale del primo decennale della Delegazione, eccezionalmente abbinata alla cena ecumenica che, per espressa autorizzazione del Presidente, è stata posticipata onde consentire la sua presenza. L’amico Tito, valente artista, ha omaggiato di una sua splendida opera grafica raffigurante il portico e la basilica di San Luca, appositamente creata per illustrare la copertina del menu di questa serata indimenticabile, anche per la cordialità fra le tre Delegazioni di Bologna. Il giovane Accademico di Reggio Emilia Carlo Baja Guarienti ha brillantemente assolto al compito di intrattenere gli ospiti parlando con efficacia sul tema della cena “Le erbe e gli aromi”, con particolare riferimento alla cucina del Rinascimento. Lo hanno ascoltato più di 160 convitati. L’apparecchiatura era di gran classe, con fiori e foglie di erbe e di aromi; il servizio inappuntabile. Il Delegato Maurizio Campiverdi ha brevemente intrattenuto sull’attività svolta in questi anni, che può essere così riassunta: 65 riunioni conviviali, 14 ricette depositate presso la Camera di commercio e 12 pubblicazioni di storia e di cultura gastronomica. La dodicesima pubblicazione, intitolata: “La ristorazione a Bologna dal Medioevo ai nostri giorni”, è stata consegnata a tutti. Il Delegato ha calorosamente ringraziato gli Accademici della Delegazione per la valida collaborazione che ha reso possibile svolge- D A L L E re, in perfetta sintonia, l’attività accademica di questi dieci anni. Il numero degli Accademici è progressivamente aumentato, arrivando alla cifra tonda di 100 per il decennale. Il Presidente Ballarini ha concluso la serata, prima di una gradevole esibizione musicale nella sala da ballo del circolo. “Il Resto del Carlino”, storico quotidiano di Bologna, ha dato ampio risalto alla serata pubblicando foto, interviste e commenti. A Bologna, per merito di tutte e tre le Delegazioni, l’Accademia è viva, vitale e giustamente apprezzata. (Maurizio Campiverdi) TOSCANA FIRENZE I 500 ANNI DELL’ANTICA COMPAGNIA DEL PAIOLO Quest’anno si compiono i 500 anni della fondazione di questa antica associazione nata nel 1512 a Firenze tra pittori, scultori e orafi fiorentini. Le riunioni del Paiolo, come si legge ne “Le Vite” del Vasari, si svolgevano sempre nel corso di sontuosi convivi: “l’ordine delle cene era questo: che ciascuno si portasse alcuna cosa da cena, fatta con qualche bella invenzione, la quale giunto al luogo presentava al Signore che sempre era un di loro, il quale dava a chi più gli piaceva, scambiando la cena d’uno con quella dell’altro. Quando erano poi a tavola, presentandosi l’un l’altro, cia- D E L E G A Z I O N I scuno aveva d’ogni cosa”. Della compagnia del Paiolo ci parla anche lo storico Giuseppe Conti che nel 1902 pubblicò il volume “Fatti e aneddoti di storia fiorentina”. “Appena costituita la Compagnia del Paiolo, Giovan Francesco Rustici diede una cena ai compagni; ... fece portare nella stanza un tino, che attaccò al soffitto; e di fuori lo accomodò benissimo con tele e pitture, che rendevan proprio l’idea di un enorme paiolo. I compagni entrarono nel tino, dove tutt’intorno c’erano i sedili e nel mezzo la tavola. Quando furono tutti a posto, la tavola si aprì e comparve un albero con molti rami ai quali erano appesi due piatti colle pietanze per ciascuno invitato. L’albero spariva quando le prime vivande eran finite, e ricompariva via via con altre”. Fu logico che anche gli artisti, che nel fervore culturale dell’immediato dopoguerra si riunirono alla “Buca Mario” per rifondare la Compagnia del Paiolo, ponessero in primo piano il momento conviviale dei loro incontri. Quest’anno, per i “paiolanti” che organizzavano le celebrazioni della ricorrenza, è stato naturale scegliere, come evento inaugurale, una riunione conviviale con l’Accademia, che sancisse il connubio tra arte e cibo: “L’arte si fa a cena: il segreto di coniugare cultura e convivialità, buon gusto e semplicità, franchezza e amicizia” è stato quindi il filo conduttore della serata organizzata, a Villa Viviani, con la Delegazione di Firenze. Il Consiglio dell’Associazione ha deliberato di insignire quest’anno del “Paiolo d’Onore” il Segretario Generale Paolo Petroni e Annie Feolde (patronne dell’Enoteca Pinchiorri) per il loro contributo nell’elevare la cucina ai più alti livelli dell’arte. Per la serata, è stato scelto un menu rinascimentale, elaborato da Paolo Petroni insieme allo chef Stefano Lisi, sulla base di antiche ricette, adattate al gusto dei nostri tempi. La cena è iniziata con una “porrata” e un’insalatina di trippa. Dopo i ravioli di ricotta e spinaci al burro e formaggio è stato servito del baccalà fritto e marinato con uvetta e pinoli. Il cappone ripieno con gli spinaci saltati ha costituito la pietanza principale che ha preceduto la tradizionale schiacciata con l’uva accompagnata da un ormai dimenticato “vino ippocratico”. (Roberto Ariani) GARFAGNANA-VAL DI SERCHIO E LUNIGIANA A CASA PASCOLI CONSEGNA DEL PREMIO VILLANI In occasione del centenario pascoliano, la Delegazione di Garfagnana-Val di Serchio in collaborazione con la Delegazione della Lunigiana ha organizzato un incontro culturale “Nella Valle del bello e del buono” a casa Pascoli (Castelvecchio Pascoli, Barga). Nella splendida cornice del loggiato della casa che il poeta definì “il mio colosseo”, gli Accademici delle due Delegazioni, unitamente ad un gruppo della Delegazione di Livorno, sono stati accolti dall’Assessore alla Cultura del Comune di Barga e dal Presidente della Fondazione Giovanni Pascoli Alessandro Adami. Successivamente il prof. Giuliano Adorni ha celebrato la figura del poeta con un’interessante conferenza su “Giovanni Pascoli significato e fascino di un’esperienza intensa e disperata alle origini del Decadentismo”. Il Delegato G.B. Santini ha quindi presentato un inedito della prof.ssa Teresita Santini Panizza dal titolo: “Un grande maestro ed un grande discepolo: Giosuè Carducci e Giovanni Pascoli”. Il testo C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 7 pubblicato è stato dato in omaggio agli intervenuti. Franco Cocco, Coordinatore Territoriale della Toscana Ovest, ha concluso i lavori leggendo un brano dal libro “Nella Valle del bello e del buono” dell’Accademico Umberto Sereni. Durante la riunione conviviale, Franco Cocco ha consegnato il premio “Dino Villani” 2012 all’azienda Bertolini e Cecchi di Monte Argegna, per la mondiola della Garfagnana. È seguita la visita guidata a casa Pascoli e al bellissimo giardino riportato “come era”. L’Istituto Superiore Alberghiero Fratelli Pieroni di Barga ha organizzato, preparato e servito un ricco buffet in cui si sono distinti docenti e alunni per professionalità, cortesia e servizio impeccabile. Le torte dolci e salate sono state offerte dalla Delegazione della Lunigiana, il Vermentino di Luni dall’Istituto Agrario di Soliera e i vini delle Colline Lucchesi dal Presidente dell’Associazione “Strada del vino e dell’olio” A. Adami. Il Caseificio Bertagni e la Macelleria artigiana Luigi Angelini (premi Villani 2009 e 2010) hanno offerto i loro prodotti come pure i nuovi vincitori. Oltre ai Delegati sopra citati, erano presenti la Vice Delegata della Lunigiana, il Delegato della Spezia, il Delegato e il Segretario di Livorno, il Delegato di Pisa e il Direttore Centro Studi Territoriali della Toscana Alfredo Pelle. È stata una splendida giornata all’insegna del vero spirito accademico nell’incantevole cornice delle Alpi Apuane al tramonto. (Albarosa Lucchesi) LIVORNO IN ONORE DI UN ACCADEMICO “GIUSTO DELLE NAZIONI” In collaborazione con il Comune di Coreglia Antelminelli D A L L E e presente anche il Delegato di Garfagnana-Val di Serchio, nel cui territorio si trova l’antico borgo patria dei celebri “Figurinai”, la Delegazione di Livorno, guidata da Sergio Gristina, affiancata nell’occasione dal Rotary Club di Castiglioncello, ha raggiunto di prima mattina la piazza civica, attesi dal Sindaco dott. Valerio Amadei con alcuni Assessori e il Dirigente amministrativo dott. Giorgio Daniele. Il Sindaco, il Delegato Gristina, il rotariano Nicolò e il parroco hanno evidenziato lo scopo dell’evento: ricordare il compianto Giovanni Gelati, uno dei principi del Foro livornese, a suo tempo tra i fondatori della Delegazione di Livorno, il quale nel secondo semestre del 1944 fu incaricato di reggere, quale Commissario, il Comune di Coreglia, missione conclusa molto positivamente, sia per avere portato - in quel duro frangente prelusivo al termine del secondo conflitto mondiale - benefici alla inerme popolazione, sia per avere salvato dalla deportazione alcuni bambini ebrei, tenendoli nascosti nella propria casa. Per questo comportamento, nel corso del 2012, il nome di Giovanni Gelati è stato incluso dalle Autorità israeliane nel novero dei “Giusti delle Nazioni”. Gli Accademici sono stati poi guidati in visita fino al vicino Museo Civico della Figurina di gesso e dell’Emigrazione “Guglielmo Lera”. D E L E G A Z I O N I Conclusa l’intensa e molto interessante visita a Coreglia, gli ospiti hanno a loro volta accolto il Sindaco Amadei e il dirigente Daniele nei locali del ristorante ”La Cantina delle Pianacce”, ubicato a valle nella frazione Ghivizzano, dove si è svolta una simpatica riunione conviviale accademica. (Gianfranco Porrà) LAZIO LATINA BUON GUSTO DI NOME E DI FATTO La Delegazione ha visitato, a pranzo, il ristorante di Anzio “Alceste al buon gusto”, grazie all’iniziativa dell’Accademica Anna De Donato, Simposiarca per l’occasione. Come ha evidenziato nella sua relazione, il pesce freschissimo, la terrazza sul mare, l’ottima cucina fanno di questo ristorante uno dei più noti e storici del litorale laziale, conosciuto anche in Europa. Nato nel 1950 sotto la guida di una cuoca esperta, nonna Dionilla, e dei suoi figli, oggi è condotto da un membro della stessa famiglia, Regina Rinaldi e dai suoi figli. Regina è componente, con i migliori gastronomi francesi e italiani, del “Club des Cent”, prestigiosa associazione francese, ed è stata tra l’altro proclamata, anni fa, “vincitrice per il miglior brodetto e la miglio- re zuppa di pesce del Mediterraneo” al Festival che si svolge ogni anno a Fano. L’ambiente del locale è molto accogliente, con un arredo tipicamente marinaro e una splendida terrazza sul mare. Gli Accademici pontini, convenuti numerosi con il Delegato Benedetto Prandi e con alcuni Accademici di Roma Appia e il loro Delegato Publio Viola, hanno potuto gustare solo alcuni della numerosa varietà di piatti che offre il ristorante. Tra gli antipasti sono da menzionare: i crudi di spigola e di tonno, i gamberetti, le mazzancolle, gli scampetti marinati con il limone; il pesce sciabola al forno, cosparso di bottarga di muggine; l’insalata di mare. Tra i primi: la zuppa di pesce, il risotto o gli spaghetti alla pescatora cucinati in bianco con grande varietà di frutti di mare; gli spaghetti con le vongole, quelli al sugo di ricciola o di gallinella, conosciuta anche con il nome di coccio. Molto apprezzati sono stati i “paccheri con alici” preparati secondo una tradizione marinara anziate che associa alle speciali alici locali il pecorino romano. Tra i secondi: il rombo al forno con pachino e patate, la spigola selvaggia locale detta anche branzino, cucinata al forno con patate e olive nere; il sarago al forno, per finire con le classiche fritture di pesce di paranza o di calamari e gamberi. Ottimo il vino nella qualità locale di “Cacchione di IL PIATTO D’ARGENTO DELL’ACCADEMIA L’Accademia ha fatto realizzare un piatto in silver plate, in formato grande ed elegante, che reca inciso, sul fondo, il tempietto accademico, il tutto circondato da una corona di stelle traforate che intendono rappresentare l’universalità della nostra Accademia. Questo oggetto simbolico è consigliato come omaggio da consegnare ai ristoratori visitati che si siano dimostrati particolarmente meritevoli. Per ogni ulteriore notizia in merito e per le eventuali richieste i Delegati possono rivolgersi alla Segreteria di Milano ([email protected]). C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 8 Nettuno” della cantina “Casal Verdiana” che bene si sposa con i piatti di mare. Cibo e ingredienti di qualità e ottima accoglienza.(Gian Luigi Chizzoni) MOLISE ISERNIA ACCOLTI TRE NUOVI ACCADEMICI Gli Accademici si sono incontrati, nel pittoresco paese di Carovilli, “da Adriano”, uno dei ristoranti segnalati per “Le buone tavole della tradizione”, guida che è stata consegnata a tutti gli iscritti, intervenuti numerosi anche per accogliere, fra gli Accademici della Delegazione, tre nuovi amici che, con la loro assidua presenza a tutte le iniziative, hanno già dimostrato la loro capacità di attiva partecipazione. “Madrine” accademiche presentano simpaticamente i particolari sulle loro attività, e le loro motivazioni. Antonio Valerio, giovane e intraprendente produttore di vini, è a capo di una fiorente azienda che si sta affermando a livello nazionale e internazionale; con competenza, impegno e serietà Davide Apollonio, il giovane Sindaco di Vastogirardi, si dimostra sempre attento allo sviluppo e alla crescita, anche culturale, del suo paese, incentivo ed esempio di come si possono e si debbano valorizzare questi piccoli centri affinché rendano sempre più “grande” la regione; Norberto Lombardi, direttore del Cst del Molise, di cui tutti hanno già in molte occasioni potuto apprezzare la cultura e la disponibilità per i suoi numerosi interventi e relazioni ai convegni e incontri culturali della Delegazione. L’anno scorso Lombardi ha inoltre degnamente ricevuto il premio “Allium Cepa” per i suoi meriti di D A L L E scrittore e cultore del costume storico. Nel corso della serata ha presentato due interessanti libri che verranno inviati alla Biblioteca Giuseppe Dell’Osso: un eccezionale documento storico artistico-letterario, che rappresenta un itinerario di “sogni culinari” dal titolo “Padelle, non gavette”, disegnati e descritti quando i due autori, uno dei quali molisano, erano internati nel campo di concentramento di Wietzendorf. L’altro, “Ritorno in Italia, conversazione con mia madre”, è un volume di memorie socio-gastronomiche, relative ad un paese del Molise, di un’emigrata in Canada. La cena inizia in una gradevole atmosfera; i piatti, che il bel menu annunciava, sono nell’insieme molto deludenti anche perché penalizzati da un servizio decisamente troppo lento. Ma conosciamo, perché sperimentate spesso, le capacità di questo ristoratore che questa volta si è dimostrato in serata no. L’amicizia e il piacere di trovarsi insieme hanno comunque reso la serata ugualmente piacevole. (Maria Cristina Carbonelli di Letino) CAMPANIA AVELLINO TANTE INTERESSANTI INIZIATIVE PER FESTEGGIARE UN QUARTO DI SECOLO La Delegazione ha celebrato il 25° anniversario della sua fondazione organizzando il convegno di studi sul tema “La gastronomia nelle arti pittoriche” (vedi pag. 19) al quale, oltre alla partecipazione, come relatore, del Presidente del Centro Studi “Franco Marenghi” Paolo Petroni, hanno assistito 14 Delegati e più di 40 Accademici provenienti da varie parti d’Italia. In estrema sintesi, le manifestazioni più D E L E G A Z I O N I significative collaterali al convegno sono state: una conferenza magistrale del prof. Maglio sulla neurobiologia delle sensazioni olfattive e gustative, seguita dalla “Gara olfattiva” sul riconoscimento di sei odori e dalla premiazione dei primi classificati. Una visita alla mostra “Capolavori della Terra di Mezzo” è stata guidata dalla dottoressa Antonella Cucciniello, curatrice del catalogo della mostra e responsabile della Sovrintendenza ai Beni Artistici. Le dottoresse Ada Barbieri e Paola Ricciardelli, funzionarie della Sovrintendenza Archeologica, hanno fatto magistralmente da guida alla visita al sito archeologico Aeclanum, antica città tardo romana, antesignana del ruolo commerciale della zona posta tra l’Adriatico e il Tirreno. Si è svolta infine la premiazione della studentessa Monica Della Vecchia, vincitrice del concorso “La cucina della nonna”, indetto dalla Delegazione tra gli allievi delle terze classi di Scuola Media della provincia di Avellino e sponsorizzato dalla “Pasta Baronia”. Nella sala convegni del modernissimo pastificio, il Presidente dell’Azienda, l’Accademico avellinese Armando Enzo De Matteis, ha tenuto un’interessante conversazione sull’importanza educativa del concorso, ribadendo che gli usi della cucina familiare sono un importante giacimento culturale. Meritoria è l’iniziativa della Delegazione che stimola le giovani generazioni a conoscere e ad apprezzare i valori delle loro radici. (M.d.S.) PUGLIA MANDURIA CULTURA E TRADIZIONI DAL GRAPPOLO AL VINO L’evento culturale e gastronomico “Il palmento”, di seguito descritto, è stato organizzato dalla Delegazione insieme al Rotary Club di Manduria e all’Associazione “Nuovi Orizzonti 2012”. Ognuna delle Associazioni si è coordinata con le altre e ha contribuito alla manifestazione in modo diversificato e autonomo. Con il termine palmento, nella Puglia meridionale, si indicava la cantina, il luogo di trasformazione della vendemmia in vino e della successiva vendita: un posto pieno di storia e di tradizione, dove le dure e spartane condizioni ambientali di un’epoca temporalmente non molto lontana, ma ormai superata, contraddistinguevano ogni aspetto operativo del processo, un luogo diventato obiettivo di studio e approfondimento. Per essere più espliciti, la “siccitosa Puglia” è sempre stata caratterizzata dalla mancanza di fiumi o corsi d’acqua significativi; il loro contributo, dal punto di vista energetico, è sempre stato scarso o nullo ed è stato, quindi, necessario sostituirlo con la forza fisica di uomini e animali. La conferenza, tenuta dal prof. Rosario Jurlaro, dal titolo ”Il palmento dal grappolo al vino, cultura e tradizioni”, ha sviluppato una serie di interessanti e significativi momenti relativi all’elaborazione dell’uva e ha ricordato e ricostruito la provenienza della parola palmento, presumibilmente legata al pavimento dell’opificio realizzato tassativamente in coccio pesto. La riunione conviviale, al ristorante “Eden Park”, è stata impostata ricordando che tale luogo di lavoro aveva un momento particolarmente interessante che era il pranzo, offerto dal proprietario e preparato rigorosamente dalla moglie, che era solo una breve pausa tesa a ridare energia a chi era addetto al processo. Prevedeva una portata unica, ma ricca di diverse pietanze C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 5 9 ed era servito in un grande piatto, unico per tutti i commensali, chiamato piatto reale. Dopo l’aperitivo di accoglienza, vino bianco o succo di frutta accompagnati da pettole e focacce, la cena è stata caratterizzata da un abbondante buffet, con varie e diverse pietanze che hanno sostituito idealmente il piatto reale, e da un solo primo piatto servito al tavolo, seguito da un dessert anch’esso a buffet. L’evento ha registrato una partecipazione numerosa e ha offerto una magnifica occasione per far conoscere i vari obiettivi dell’Accademia. (Arcangelo G. Liguori) SICILIA CATANIA CUCINA TIPICA AL “PEPE NERO” Riunione conviviale, dopo la pausa estiva, al “Pepe Nero”, un suggestivo e raffinato “angolo di sapori” che si affaccia sul lungomare della città di Catania. Ad attendere gli Accademici della Delegazione, un piacevole e ricco menu: antipasto di terra con focacce calde e tempura; maccheroncini al pesto di pistacchio; caserecce al ragù bianco alla provola ragusana; involtini di carne con provola e salsiccia dei Nebrodi, accompagnati da deliziose verdure di campo. Infine un ottimo cannolo rotto. I vini, sia il bianco che il rosso, delle cantine Planeta. Il bilancio della serata è stato straordinariamente positivo: “Pepe Nero” è un ristorante sofisticato e intrigante che coniuga perfettamente il piacere di stare insieme, gustando piatti tipici della cucina siciliana, impreziositi e resi unici dall’abilità dello chef, con la bellezza di un luogo suggestivo, dove anche il servizio è di buon livello. D A L L E PALERMO SPLENDIDA SERATA GASTRO-CULTURALE La riunione conviviale a Palazzo Branciforte (XVI sec.) ha assunto una straordinaria valenza di esaltazione di aspetti e sapori di natura gastro-culturale. A iniziare dai tavoli per la cena, allestiti in una prestigiosa sala del museo. Un ristorante che coniuga degnamente il binomio cucina e cultura quale ristoro museale di qualità. L’illustrazione che ne fa il Simposiarca s’incentra su un aspetto caratterizzante, ma meno noto, del Palazzo: la destinazione, per due secoli, a sede di un Monte di pietà, di cui rimane integra parte dell’ampia struttura lignea che accoglieva la “roba” pignorata. L’apertura avviene quattro giorni prima del Natale 1801, nel cuore della città, a Palazzo Branciforte, ceduto in affitto per 400 onze annue dal nuovo proprietario, il Principe di Butera, e la sua attività si svolge fino agli anni Ottanta. In merito alla riunione conviviale della Delegazione, va detto che il menu predisposto ha riscosso un elevato apprezzamento, considerato che gli Accademici palermitani hanno valutato molto positivamente i piatti allestiti dall’ottimo chef Massimo Mangano: il trittico di antipasti, composto da caponata di melanzana con gambero croccante, tonno in crosta di sesamo su zucca in agrodolce, couscous siciliano freddo su pesto di pomodori e mandorle. Il primo, consistente in un raviolo aperto con ragù di pesce spada e melanzane affumicate; il secondo, un trancio di ricciola sauté all’olio di oliva su passata di ceci al rosmarino; lo straordinario trittico del dessert di cioccolato Valrhona, bavarese al pistacchio di Bronte e brunoise di frutta in gelatina di zibibbo. Ottima, infine, la D E L E G A Z I O N I scelta del vino Santagostino bianco Sorìa (Catarratto e Chardonnay) della Cantina Firriato. (Salvatore Vitale). SARDEGNA pici, i mostaccioli di Oristano. Gli Accademici, numerosi ed entusiasti, hanno apprezzato l’iniziativa e ringraziato gli organizzatori per averla così accuratamente realizzata. (Paola Meconcelli) ORISTANO LA FESTA DEL RIMEDIO La festa della Beata Vergine del Rimedio, che si svolge ad Oristano, è una celebrazione religiosa molto sentita dalla comunità oristanese e non solo, tanto da essere citata dalla nuorese Grazia Deledda nel suo “Canne al vento”. Successivamente alla celebrazione della messa nella Basilica omonima, situata nei pressi di Oristano, i pellegrini si intrattenevano sul sagrato della chiesa per celebrare il rito più profano del pasto, a base di maialetto, muggini e anguille, tutti arrostiti in loco sul momento. Gli Accademici Carlo Pau e Angelo Tocco, con la collaborazione delle consorti Carla e Vilma, per mantenere viva la tradizione, hanno voluto offrire alla Delegazione un eccezionale “pranzo del Rimedio”. Sotto gli ulivi secolari della tenuta dell’Accademico Carlo Pau, ad un passo dal sagrato della Chiesa, si è consumato il rito dell’arrostitura dei maialetti, dei muggini e delle anguille. Il pranzo, splendidamente organizzato, si è concluso con la frutta tipica del periodo e del luogo, ottimi fichi d’india provenienti dalla stessa tenuta, e con i dolci ti- EUROPA SVIZZERA SVIZZERA ITALIANA UNA LUNGA TRADIZIONE DI OSPITALITÀ Per una sera, la Delegazione si è calata in una particolare atmosfera dell’inizio del secolo scorso. Infatti, i Simposiarchi Alberto Menasche e Marta Lenzi hanno organizzato un incontro dal titolo: “Gli anni Venti e l’albergheria luganese”. Il turismo è sempre stato un fattore determinante per lo sviluppo dell’economia del territorio ticinese; con l’impulso dato dalla ferrovia, dal 1882 l’attività turistica si intensificò e il settore alberghiero conobbe il suo massimo splendore. Per parlare di tutto ciò e dei cambiamenti economici e sociali che sono avvenuti in oltre un secolo, l’appuntamento è stato all’hotel C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 0 “Lido Seegarten”, accolti da Simona e Marco Huber, la cui famiglia è stata protagonista diretta dello sviluppo alberghiero luganese proprio a partire dagli anni Venti. Ulteriori testimonianze sono state raccontate da Corrado Kneschaurek, già Presidente di Hôtellerie Suisse sezione Lugano e sezione Ticino, la cui famiglia creò l’Hotel du Lac circa 90 anni fa. Lugano vanta una lunga e consolidata tradizione nell’ospitalità: le sponde del Ceresio, con la bellezza naturale del paesaggio e la dolcezza del clima, hanno sempre attirato ospiti da ogni dove. Su questa scia molti operatori alberghieri hanno saputo cogliere con intelligenza e lungimiranza le opportunità favorevoli per l’economia e il turismo: furono costruiti edifici alberghieri di pregio, molti dei quali ormai scomparsi, alcuni invece ancora esistenti e rimasti pressoché identici. I saloni si ispiravano allo stile dei transatlantici, ma la vista del lago non era considerata, come oggi, un aspetto positivo. Le sale da pranzo infatti erano costruite sulla parte interna, lasciando lo spazio verso il lago ai servizi e alle cucine. Su questi interessanti racconti, la cena e il servizio si sono sviluppati secondo gli usi e le abitudini del tempo, sulla base di un’immagine trovata negli archivi del Seegarten. Negroni, Bloody Mary e Manhattan hanno introdotto gli Accademici nelle mode dell’epoca, per proseguire con piatti che oggi non ritroviamo più: volau-vent alla finanziera, un doppio ristretto “Celestina” in tazza con Sherry Tio Pepe, il carrello degli arrosti e per finire una omelette surprise, tanto famosa durante la cena d’addio sulle navi di gran lusso. Tutto organizzato in modo molto professionale, sotto la regia del maître di sala e della sua brigata. (Marta Lenzi) D A L L E PIEMONTE TORINO LA PIAZZA DELLE ERBE La cena si è svolta, come lo scorso anno, nel ristorante “La Piazza”, inserito nel contesto del recupero architettonico di una fabbrica dell’Ottocento, da tempo dismessa, che ospita il Centro no profit “La Piazza dei Mestieri”. L’architetto Deluca, nel dare il benvenuto agli Accademici a nome della Fondazione, ha ricordato la caratteristica e l’unicità del Centro, un importante polo di formazione professionale, in particolare nel settore della ristorazione. In accordo con il tema della serata, la sala dell’aperitivo è stata trasformata in un’originale “piazza delle erbe”, profumata e colorata da più di cinquanta erbe aromatiche, anche rare, di diversa origine e provenienza, gentilmente fornite dal relatore della serata Marco Gramaglia che ne ha illustrato caratteristiche e qualità ad un folto gruppo di Accademici e ospiti, i quali hanno sperimentato dal vivo sensazioni visive, tattili e olfattive. Marco Gramaglia, assieme al fratello Paolo, rappresenta la quarta generazione di vivaisti attivi a Collegno dal 1896, il cui vivaio è ricco di varietà di erbe aromatiche rare. La cena è stata aperta da un saluto del Delegato Mauro Frascisco, seguito dal Vice Delegato Guido Grimaldi che ha richiamato lo spirito della cena ecumenica e introdotto il tema della serata; la Simposiarca Elisabetta Cocito ha quindi illustrato lo spartito nei suoi criteri ispiratori e nella sua articolazione. Il menu proposto è il risultato di un lavoro di équipe: all’abilità e fantasia dello chef Federico Scalvini si è unita la sapienza del relatore che ha D E L E G A Z I O N I gentilmente offerto erbe non comuni. Tra gli aperitivi, particolare successo hanno avuto il caprino all’erba pepe con fave di cacao e la millefoglie di verdure aromatizzata alla santoreggia montana citriodora. Tra gli antipasti, raffinato il magatello marinato alle erbe e molto apprezzato il baccalà alla mentuccia nepeta con scalogno caramellato; insoliti i riccioli di pasta fresca all’erba cipollina con polpa di ricci di mare; interessante la mora romagnola cotta sottovuoto all’aroma di luppolo. Grissini impastati con le trebbie del luppolo e pani aromatizzati preparati dagli studenti del Centro. L’abbinamento dei vini è risultato particolarmente felice, grazie all’attenta ricerca del direttore Carmelo Gibilisco. La cena è stata accompagnata da due interventi. Il primo di Renzo Pellati, Direttore del Centro Studi Territoriale Piemonte, che, dopo un richiamo alla cucina mediterranea e ai suoi valori, ha presentato il volume accademico; il secondo, di Marco Gramaglia, che ha illustrato le caratteristiche del peperoncino piccante Trifetti, di provenienza nordamericana, di cui ha fatto omaggio di una piantina ai convenuti. (Elisabetta Cocito e Guido Grimaldi) LOMBARDIA BERGAMO ERBE AUTUNNALI IN CUCINA La Delegazione sta evidentemente attraversando un periodo particolarmente fortunato. Dopo il successo del convegno sui nove formaggi Dop, a pochi giorni di distanza, si è registrato anche il successo della cena ecumenica che si è svolta a Brembilla, verso la Val Taleggio. Il merito dell’ot- - E C U M E N I C A tima riuscita è da ricercare in due fattori principali: il relatore e la location. I numerosi Accademici bergamaschi hanno avuto la fortuna di avere come relatore un noto chef che ora organizza anche, specie in primavera, delle passeggiate in alta Valle Seriana, nel corso delle quali si raccolgono erbe commestibili e, dopo aver spiegato le loro proprietà, lo chef le cucina abbinandole ai piatti più appropriati. Anche per la cena ecumenica, Renato Imberti, questo è il suo nome, nonostante la stagione autunnale, è riuscito a trovare una trentina di erbe fresche commestibili, che ha illustrato ai commensali, mentre un suo trattato, con foto e ricette, veniva consultato con enorme interesse specie da parte delle signore. Anche gli Accademici orobici organizzeranno, nel mese di maggio, una giornata dedicata ad un’escursione nei prati, in compagnia di questo maestro di cucina, per poi preparare, insieme, un pranzo in un ristorante della zona. Il secondo fattore di successo è stato Andrea, che è il factotum del ristorante “Il Forno” di Brembilla. Il menu, concordato in precedenza con i Consultori della Delegazione, annoverava ben 12 erbe fresche e numerosi aromi; si trattava di erbe spontanee e rare quali il “paruc”, l’amareggiola, il cicorietto selvatico, la menta fresca della valle o l’erba di San Pietro. Il piatto maggiormente apprezzato dai commensali, disposti nel salone storico del ristorante attorno ad un tavolo imperiale, è stato il secondo e cioè “i nosecc”, un involtino di coste ripiene con un impasto di luganega, pangrattato, formaggio ed erbe spontanee, coperto di pancetta croccante al rosmarino e adagiato su un letto di polenta taragna di altissimo pregio. Era stata, infatti, a lungo cotta sul fuoco vivo C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 1 del camino e realizzata con farina integrale macinata a pietra e condita con i tre classici formaggi: formai de mut, branzi e bitto. Particolarmente gradito, infine, un sorbetto alla menta fresca della Valle Imagna. Il Delegato Lucio Piombi ha aperto e chiuso il simposio con i rintocchi della campana distribuendo ai commensali anche un suo volumetto sulle erbe spontanee, corredato da una ventina di ricette. (Lucio Piombi) CREMA DALL’ORTO DEL CUOCO La Delegazione, per decisione del Delegato, ha celebrato la riunione conviviale ecumenica presso il ristorante “da Bassano”, a Madignano: dopo alcuni anni di assenza, si può dire sia stato un “emozionante ritorno” per tutti, in particolare per il cuoco/patron signor Bassano. L’esito della cena, a parere della quasi totalità degli Accademici, è stato eccellente e la scelta del menu, per quanto difficile in una stagione in cui le erbe sono ormai quasi definitivamente scomparse, assolutamente coerente con il tema e con le ricette proposte dallo stesso Centro Studi Territoriale lombardo. Dall’orto personale del cuoco si sono potuti apprezzare gli spinacini crudi con senape, grana e noci per poi passare ad una lombata di coniglio al pepe selvatico il cui aroma, tema appunto della serata insieme alla cucina delle erbe, ha incuriosito e affascinato. Il successo maggiore è stato senza dubbio unanimemente attribuito alla foglia di bieta farcita con patate e crescione, di cui alcuni hanno addirittura chiesto il bis. Superbo, come sempre, il gelato alla crema antica di vaniglia. D A L L E MANTOVA MANGIANDO ALLA MANTOVANA “Aquila nigra”, costellazione luminosa nell’universo della ristorazione mantovana, ha accolto la cena ecumenica della Delegazione, dando la più coerente e qualitativa delle risposte al tema accademico della cucina delle erbe e degli aromi. Vera Caffini si è confermata ai fornelli, che governa dal 1984, nella capacità di rispettare la tradizione, ma con gradevoli (e molto gradite) interpretazioni personali, senza stravolgerla. Questo, da subito, in apertura, con le caramelle di lumache: helix trattata alla mantovana, con gli aromi e poi avvolta in pasta fillo, preparazione fissa nella carta dei cibi dello stellato ristorante. Ancora, in entrée, frittatine alle erbe di campo, poi ben presenti anche nelle successive portate. Intrigante e singolare il risotto con rane e loartìs, dunque la Mantova acqua e terra: in dialetto, loartìs è il luppolo spontaneo, che ancora si raccoglie, in primavera, nelle campagne (e affidato, ovviamente, alla conservazione in freezer). Piatto di mezzo: guancialino di vitello in arrosto morbido, ai sentori di timo, con tortino di patate “in marœsole”. Sempre dialetto mantovano: per marœsole s’intendono i papaveri verdi e teneri, raccolti prima della fioritura. Gran finale, da applausi, con il sorprendente stecco di liquirizia in salsa alla menta, armonia di sapori. Vini all’altezza della tavola: Prosecco dalla selezione privata del ristorante e Merlot della Prendina, giusta attenzione al meglio dei Colli Morenici Mantovani. Contorno culturale della serata, condotto dal Delegato Giuseppe Pellecchi: l’editrice Marina Di Pellegrini ha presentato lo storico Giancarlo Malacarne (Premio Orio Vergani D E L E G A Z I O N I 2004), curatore de “Il cuoco del vescovo”, ricettario manoscritto da un ignoto prelato ottocentesco, con due delle 94 ricette non decrittate e affidate alle ipotesi degli Accademici. Questione rimasta aperta e da riconsiderare. (Renzo Dall’Ara) VIGEVANO E DELLA LOMELLINA CIBO PITAGORICO Una bella immagine di Pitagora (VI sec. a.C.), dipinta dall’Accademico Enrico Carnevale per la copertina del menu, riporta al cibo vegetariano che Vincenzo Corrado, nel 1781, espone nel “Trattato del Cibo Pitagorico”, “ossia erbaceo venga qui ora disteso, ed a comune uso, e utilità”, e apre la riunione conviviale ecumenica. Alla cucina delle erbe di ieri si è voluto aggiungere un valore moderno: il cinema, con un progetto che si è potuto realizzare nei particolari al ristorante “Torre” di Vigevano, con una lista cibaria che ha avuto due momenti: uno gastronomico e uno culturale. Per il primo, la brava chef Laura Dell’Erba ha parlato delle erbe impiegate per la preparazione della squisita minestra di erbe selvatiche (barlande, farinello, malva, finocchietto, tarassaco, artemisia), servita su crostoni di pane tostati con un’abbondante grattugiata di parmigiano e pecorino, seguita da un gustosissimo e tenero agnello marinato con yogurt, cumino, zenzero, chiodi di garofano e cardamomo e cotto a puntino per avere una carne tenera. Questi sono i cibi che più hanno riscosso unanime approvazione, senza d’altro canto trascurare gli altri: noodles con verdure; coniglio alla ligure con olive taggiasche; asparagi alle erbe; torta di mele. Per il secondo, il critico cinematografico Luca Malavasi ha illustrato la lista cibaria, fa- - E C U M E N I C A vorendo un piacevole amalgama tra schermo e piatti, con brevi spezzoni di film celebri. Con il volume “La cucina delle erbe e degli aromi” sono stati poi distribuiti un piccolo erbario e la raccolta delle ricette della riunione conviviale con una succinta trama dei film presentati. Il Delegato Giovanni Canelli ha ringraziato quanti hanno contribuito alla buona riuscita della serata e ha concluso con le parole del Presidente Ballarini: “Odori, aromi, profumi, fragranze, sapori non sono soltanto un supporto per la preparazione dei cibi, ma sono anche un’evocazione che suscita ricordi e diviene cibo dell’anima”. (Giovanni Canelli) VENETO PADOVA ECUMENICA FITOALIMURGICA “Alimurgia” (dal greco “alimos” = che toglie la fame ed “ergon” = lavoro/attività) è parola antica, coniata dal medico fiorentino Giovanni TargioniTozzetti nel 1767. la cui opera tratta delle possibili alternative nutrizionali nel corso di carestie, pestilenze, guerre, calamità naturali. Dalla locuzione alimurgia deriva il termine fitoalimurgia (“phiton” = pianta) che, ancora oggi, indica lo studio delle piante spontanee utili ai fini alimentari. È interessante sottolineare che, durante l’ultimo conflitto, le truppe statunitensi sbarcate in Italia disponevano di un manuale di fitoalimurgia, approntato da una commissione di botanici americani, da utilizzare come prontuario di sopravvivenza. Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto al passato: non più necessità alimentari, ma interesse per le caratteristiche nutrizionali di questi prodotti rispetto agli ortaggi coltivati, C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 2 perché più ricchi di sali minerali, proteine, vitamine A e C e, soprattutto, fibre. Di tutto ciò si è discusso al ristorante “La Meridiana” di Piove di Sacco (Padova), scelto dalla Delegazione per celebrare la cena ecumenica, degustando un menu che ha proposto alcuni fitoalimurgici (tarassaco, per es.) e diversi aromi naturali (ginepro, genziana, origano, menta, cannella). Per l’occasione, oltre al preside, prof. Luigino Grossele, e alle professoresse Emanuela de Saraca e Daniela Coccato, dell’Istituto Alberghiero di Abano Terme, era stata invitata come conferenziera la dott.ssa Maria Clara Zuin, ricercatrice dell’Istituto di Biologia Agroambientale e forestale del CNR, studiosa ed esperta di fitoalimurgia. La breve relazione della Zuin è stata arricchita da un suo filmato inedito dal titolo “Il giardino fitoalimurgico”. Il filmato, ricco di dati scientifici e di prospettive di studio, dopo aver mostrato come valutare le varie piante utili e come quantizzarne le rispettive caratteristiche alimentari, si è concluso con una serie di interviste ad anziani contadini, tutte in vernacolo e tutte ricche della semplicità e del buon senso che contraddistinguono chi riesce a dialogare con quanto la natura offre. Dalle immagini proposte dalla Zuin, è emerso un mondo altro, patrimonio di saggezza popolare, considerato scomparso o retaggio del passato, ma che, per fortuna, esiste ancora e merita di essere salvaguardato. (Cesare Bisantis) TREVISO ALTA MARCA ALLA SCOPERTA DI RARI SAPORI La cucina delle erbe e degli aromi è un tema usuale nell’area trevigiana. Si fa risalire alla tradizione contadina, D A L L E quando una buona conoscenza delle loro qualità serviva a dare un qualche sapore alle povere minestre della sera, a comporre delicate frittatine, a esaltare un risotto. Un mangiare che doveva in qualche modo sostituire l’inavvicinabile carne. La cena ecumenica, quindi, ha rappresentato un’occasione ghiotta per proporre una serie di erbe spontanee, che si trovano in tutto l’arco dell’anno, poco conosciute e soprattutto poco utilizzate in cucina. Esse hanno rappresentato, per la quasi totalità degli Accademici, una piacevole novità. La serata è stata preparata e condotta dall’esperto botanico Francesco Da Broi, autore anche di un libro illustrato con moltissime erbe mangerecce, che ha fatto da Siniscalco, coordinando, con lo chef Marco Bortolini del ristorante “Gigetto”, a Miane, i vari piatti serviti. È stato così possibile accorgersi che l’aglio orsino, di gusto molto più tenue del parente normalmente usato in cucina, abbinato con una mousse di ricotta su un crostino di pane, rappresenta un appetitoso stuzzichino. Così pure la portulaca, un’erba che si trova negli orti, di facile coltivazione ma molto trascurata sul piano alimentare, può concorrere in cucina in ricette appetitose. Con le sue foglie, sono stati approntati gnocchetti fatti con gli spinaci, conditi con un ragù bianco di coniglio. Con il farinaccio, altra pianta erbacea perenne molto comune, è stata preparata una lasagna singola ripiena, appunto, di questa erba gustosissima. L’esperienza successiva è stata l’erba laserpizio sermontano, impiegata come aroma per i funghi porcini. Il laserpizio era considerato dalla farmacopea antica una vera panacea per ogni male. Scoperto alla fine del VII sec. a.C., risulta però già di fatto scomparso, secondo D E L E G A Z I O N I Plinio, nella prima età imperiale, forse anche per il consumo indiscriminato che se ne era fatto nei secoli precedenti. Le foglie essiccate si possono conservare come l’origano. Un’altra pianta poco conosciuta, ma di grande gusto, è il cardo dei prati, gustato a mo’ di crema sopra il medaglione di vitello, con un sapore delicato e gustoso insieme. È stata infine una grossa sorpresa il sorbetto profumato all’erba mirride, le cui foglie hanno un gradevole aroma di anice, con sentori di mirra e di muschio. Per concludere il tema della serata, una crostata con confettura di sambuco. (Nazzareno Acquistucci) VENEZIA MESTRE RISCOPRIRE L’ANTICA SAPIENZA Splendida cena ecumenica in un locale di eccellenza, quello del “San Martino” di Rio San Martino, dove Raffaele e Michela Ros, con la loro brigata di cucina e personale di sala, hanno dato una delle migliori prove del loro talento. Ottimo il lavoro di preparazione e gestione della serata delle Simposiarche Maria Bonaldo, Paola Comacchio, Anna Cortesi e Michela Dal Borgo. Annalisa Massaria, esperta della “Fattoria delle erbe” a Mansuè di Treviso, ha presentato un bouquet di carletti, tarassaco, achillea milleflora, farinaccio, artemisia, malva, salvia pratense, piantaggine e menta d’acqua, raccolte lungo le sponde di un canale di campagna, evidenziando le proprietà eduli, aromatiche, curative della straordinaria biodiversità esistente nella campagna veneziana tra le prealpi e il mare. Perduta l’antica sapienza dei nostri nonni, seppur eredi di una grande tradizione che dal giardino dei semplici fece sor- - E C U M E N I C A gere a Padova uno dei primi orti botanici del mondo, l’esposizione chiara di Annalisa ha affascinato tutti. Una riscoperta di quanto si possa ricavare da quelle “erbacce” che oggi non sono più oggetto dell’attenzione che a esse riservavano coloro che sulle erbe spontanee basavano larga parte della dieta alimentare: ecco perché il Delegato Ettore Bonalberti ha voluto ringraziare il Centro Studi per aver scelto il tema della cucina delle erbe e degli aromi. Una prova eccellente è stata fornita dalle scelte operate dalle brave Simposiarche insieme con Raffaele e Michela Ros, entrambi eredi della cultura rurale veneta e amanti della vasta offerta dei prodotti del territorio su cui basano la loro cucina. Una ricerca certosina delle erbe presenti sul territorio in questa particolare stagione ha permesso un menu che, all’accoglienza, ha offerto dei cicchetti caldi a base di erbe di campo. In tavola: una terrina di caprino in manto di menta d’acqua con portulaca in olio d’oliva e toast di pane nero. Un piatto accompagnato da una vera rarità enologica: la Dorona 2011 di “Gastone”, un vino autoctono dell’isola di San Erasmo di Venezia, presentato dal suo produttore Gastone Vio. Per il trionfo della vista, una vellutata di crescione e sedanina con raviolini di borragine, limone candito e capperi, cui sono seguiti dei tortelli di farinaccio, piantaggine e ortica su crema stravecchio profumata all’olio di santoreggia. Come secondo: suprema d’oca a bassa temperatura, ripassata sulla pelle all’intingolo di castagna, succo di melagrana con sformatino di crispino, tarassaco, rosolacci, e tortino di topinambur. Tutti i piatti sono stati presentati da Paola Comacchio per la preparazione in cucina e da Maria Bonaldo. (Ettore Bonalberti) C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 3 VICENZA PROFUMO DI ERBE E DI LIBRI La riunione conviviale per la cena ecumenica ha avuto luogo presso la sede della Delegazione, il palazzo Zaccaria, dove si trova anche la prestigiosa Biblioteca internazionale “La Vigna”. Ed è stato proprio presso la biblioteca che, a cura dei ristoranti “La Tana” di Asiago e “3 Quarti” di Grancona, è stata allestita la cena. Tema della riunione conviviale è stata l’utilizzazione in cucina dei prodotti fitoalimurgici. L’alimurgia, studia l’utilizzo alimentare della piante spontanee, onde sopperire alle carestie o ad altre urgenze alimentari. Testo basilare di tale disciplina è l’opera “De alimenti urgentia” pubblicata nel 1767 dal fiorentino Giovanni Targioni-Tozzetti, medico, botanico, erudito, nonché prefetto della Biblioteca Magliabechiana. Per rispetto al concetto di cucina della privazione, è stato impegnativo esercizio accademico organizzare una cena delle erbe e degli aromi in pieno autunno, quando la materia prima deputata alla bisogna scarseggia alquanto. Per dispetto, invece, a qualsivoglia carestia, il convivio è risultato vario e articolato, grazie alle abilità cucinarie dei giovani ristoratori coinvolti. Degni di nota sono stati l’inedito abbinamento di risotto, aghi, gemme e resina di pino mugo e la mirabile preparazione della guancia di vitello cotta nel fieno sfalciato a mano a 1700 m, accompagnata da un contorno particolarissimo: il meel kraut. È questo un preparato cimbro della sopravvivenza, trattandosi di un composto di più tipi di erbe e verdure (nel caso di specie ventitré), accomodate a forma di pagnotta, che i nostri vecchi conservavano nelle “giasare” dalla primavera fino all’inverno, per poter sopperi- D A L L E re, appunto, alla penuria di erbe commestibili nei mesi più freddi dell’anno. La cena era stata preceduta da una conferenza aperta al pubblico, dal titolo “Fitoalimurgia, la scienza delle erbe spontanee”, molto partecipata, per ascoltare i relatori, la prof.ssa Maria Clara Zuin e il prof. Giuseppe Zanin della facoltà di Agraria dell’Università di Padova, con moderatore l’Accademico Raffaele Cavalli. D E L E G A Z I O N I rio ma anche nuove idee e nuove iniziative, soprattutto se realizzate in aree recuperate alla vivibilità e alla visibilità come è stato fatto per il Parco Cavaioni. Gli intendimenti sono stati brevemente sottolineati dal Delegato Umberto Cavezzali. MODENA E CARPI-CORREGGIO DAGLI ANTICHI RICETTARI EMILIA ROMAGNA BOLOGNA BIOTECNOLOGIA NEL PARCO L’incontro degli Accademici, in occasione della cena ecumenica, si è svolto alla “Ca’ Shin”, ristorante all’interno del Parco Cavaioni sulle colline di Bologna, area trascurata da anni, che una cooperativa di volenterosi ha letteralmente trasformato in un’accogliente meta di grande interesse paesaggistico, che copre circa 30 ettari. All’interno è stata ristrutturata una villa dei primi del Novecento con criteri di alta biotecnologia. Qui si trova un ristorante gestito con gli stessi criteri di biotecnologia applicata alla ristorazione. La struttura, dotata anche di un giardino officinale, è stata scelta, appunto, per la sua aderenza al tema di quest’anno “La cucina delle erbe e degli aromi“. Il risultato è stato piuttosto deludente, nonostante le sapienti illustrazioni da parte dell’architetto Francesca Lenzi e di Ugo Di Camillo sulla ristrutturazione dell’area e sul tema della serata. L’affollata riunione, con la presenza di numerosi invitati, ha comunque ribadito, al di là della riuscita gastronomica, la filosofia della Delegazione: monitorare non soltanto le realtà tipicamente tradizionali del territo- La cena ecumenica delle due Delegazioni si è svolta presso il ristorante “Laghi” di Campogalliano, frazione di Modena. Il ristoratore, sig. Paolo Reggiani, che da tempo si dedica ad un tipo di cucina innovativa, ha stupito gli Accademici che avevano deciso di metterlo alla prova in un’occasione importante come questa. La cena è iniziata con un ottimo e coreografico antipasto di cipolla ripiena al forno, in pastella, flan e in agrodolce. Il piatto non era solo buono ma anche bello. Nei primi, i tortelli d’erbetta con aglio dolce di Voghiera, hanno riscosso un’unanime approvazione per il sapore insieme intenso e delicato. Più complessa la valutazione del piatto a seguire: tagliatelle con ragù di salsiccia gialla e fina. La salsiccia gialla è una vecchia ricetta che prevede un’abbondante aggiunta di zafferano e spezie varie alla carne. Il ristoratore l’ha riscoperta da antichi ricettari di famiglie modenesi e, in un’ottica di rivalutazione storica di un piatto ormai dimenticato, destinato un tempo solo alle mense dei ricchi, ha voluto riproporla di nuovo all’attenzione dei modenesi, noti cultori dei prodotti derivanti dal maiale. Il sapore, sicuramente deciso, ha suscitato grande apprezzamento, lasciando più perplesso chi non ama le spezie. Tutti invece hanno gradito - E C U M E N I C A il petto d’anatra leggermente affumicato con le ciliegie morette di Vignola, accompagnato da una misticanza di erbe e fiori. Il leggero retrogusto di affumicato si sposava veramente bene con la salsa di ciliegie che completava il piatto, guarnito da ciliegie conservate intere. Anche la misticanza, che proveniva da grandi orti di proprietà del ristorante, seguiti con amore dal sig. Reggiani, è stata appezzata per il gusto e la vista. Ma la vera sorpresa è stato il dessert denominato “pinzimonio”. Su un piatto ovale facevano bella mostra due vaschette con un ottimo gelato di cetriolo e peperone accompagnato da un gelato alla cipolla che ha veramente stupito. Anche i vini, un Pignoletto spumante brut “Moden Blanc” delle cantine Chiarli, un Lambrusco di Sorbara “Mo Rosa” della Cantina Francesco Vezzelli, e un Colli Piacentini “Gutturnio 2010” della cantina “Il Negrese” sono sicuramente tra le migliori produzioni della zona. L’esperienza sicuramente interessante si è conclusa con un assaggio di Sburloun (spintone), altra antica ricetta di liquore fatto con le mele cotogne. (Pier Paolo Veroni e Roberto Olivi Mocenigo) rio, sulle loro caratteristiche organolettiche e proprietà salutari, sul loro uso nella gastronomia tradizionale della valle umbra. Un’interessante proiezione delle principali erbe che incontriamo nelle escursioni in campagna, tratta da una pubblicazione edita dall’Accademia delle Erbe campagnole, ha concluso la serata. Le Simposiarche Graziella Pascucci e Luisa Mattonelli, insieme alla bravissima Marina, consorte dell’Accademico Claudio Franceschini, e alle altre Accademiche, hanno ideato e allestito, nell’incantevole refettorio, una splendida cena, strettamente inerente al tema della riunione conviviale: salvia fritta, foliata (una sfoglia rustica alle erbe campagnole), frittata alla salvia e mentuccia; ravioloni farciti con casselle e patate al sugo di pomodoro e cipolla; coniglio in porchetta al finocchietto selvatico, coi sapori delle erbe cotte del territorio; fregnaccia (dolce tipico della piana folignate-spoletina) e macedonia. Hanno accompagnato i piatti il Rosato Amanter Adanti e il Rosso Bastardo Sartori. La stampa locale ha partecipato alla serata, dando ampio risalto all’iniziativa. (Marcello Ronconi) TERNI UMBRIA FOLIGNO TUTTO SULLE ERBE DEL TERRITORIO Il bellissimo refettorio del XV secolo del Convento di San Bartolomeo ha visto riunita la Delegazione per la celebrazione della riunione conviviale ecumenica. Ospite e relatore della riuscita serata Luciano Loschi, Presidente dell’Accademia umbra delle Erbe campagnole, che ha svolto, ad inizio e fine serata, un’appassionata relazione sulle erbe del territo- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 4 VIAGGIO VIRTUALE PER INSEGUIRE L’APPUNTAMENTO PERDUTO Il Delegato aveva condiviso la scelta dei Simposiarchi Franco e Piero Maroni di celebrare nel bel salone del “Melograno” dell’hotel Garden, sede delle occasioni importanti della Delegazione, la riunione conviviale ecumenica. È accaduto invece che questa sede non fosse disponibile per la data prevista, costringendo gli Accademici a rimandare di un giorno. Il Delegato Guido D A L L E Schiaroli è stato quindi costretto a inventare qualcosa per non snaturare il principio dell’incontro ecumenico, e così ha deciso di tornare indietro nel tempo, progettando un viaggio virtuale “all’inseguimento dell’appuntamento perduto”, studiato al computer, nei luoghi e nei tempi, e portando Accademici e ospiti nell’arcipelago delle Fiji, dove è ancora il giorno prima... Terminato il viaggio virtuale, Giuseppe Fatati, Direttore del Cst Umbria, trasporta i convenuti in un’altra affascinante avventura, lunga quanto l’umanità, che, partendo dal giardino dell’Eden, arriva al 1428, a Todi, quando Matteuccia di Francesco del Castello, accusata di stregoneria, fu arsa viva in piazza con l’unica colpa di aver curato con le erbe Fortebraccio D E L E G A Z I O N I da Montone. E dalla farmacologia si passa al tema dell’anno, e la cucina delle erbe è alla base della dieta inserita nel 2010, dall’Unesco, nella lista dei patrimoni espressione della cultura immateriale del mondo. Conclude Fatati con l’immagine grafica della piramide alimentare mediterranea che rappresenta “uno stile di vita quotidiano basato, molto, sulla cucina delle erbe”. Franco Maroni, Simposiarca con il figlio Piero, illustra i principi che hanno ispirato la “disposizione delle due lunghe tavole, affrontate e idealmente circolari, che alludono ai due emisferi, presente nella rappresentazione grafica nella prima pagina del menu, tratta da un’antica stampa dell’Orbis terrae. Le tovaglie hanno il colore della terra verde in primavera, le quattro composizioni - E C U M E N I C A non floreali, ma ricche di erbe e aromi, ricordano che nell’arco dell’anno si avvicendano le quattro stagioni e, nello spazio, i quattro punti cardinali servono ad orientarsi”. Nel nostro immaginario la sala diventa l’intero mondo e quindi il cenacolo delle mense di tutte le Delegazioni.. (Guido Schiaroli) ABRUZZO CHIETI DONI DELLA MAIELLA MADRE La Delegazione non ha dovuto far altro che voltarsi verso l’immenso scrigno dove andare a scegliere le gemme necessarie per arricchire il menu della sua cena ecumenica: la Maiella, sacra custode di mille erbe che da millenni l’hanno resa dispensatrice di medicamenti, condimenti, profumi. La scelta è stata facilitata dall’avere un ristorante come “Villa Maiella”, di Angela e Peppino Tinari, che non solo nel nome, ma soprattutto nella sapienza della sua cucina, garantiva di poter prendere a giuste dosi quanto occorreva. La Consulta, che ha assunto il compito d’esser Simposiarca della riunione conviviale, ha incontrato nella sapienza e nell’amicizia di Angela e Peppino Tinari i luoghi, la passione, l’intelligenza del menu, e le erbe e gli aromi colti nelle valli della Maiella. I numerosi Accademici e ospiti hanno iniziato con un’attesa affidata a salvia e borragine in pastella. A tavola, dopo il saluto del DELEGAZIONI ROMANE ALL’ARCHEOLOGIA Le Delegazioni di Roma, Roma Aurelia, Roma Eur e Roma Nomentana hanno celebrato congiuntamente il tema ecumenico di quest’anno ritrovandosi all’“Archeologia” per trattare della cucina delle erbe e degli aromi. Ospite e relatore della serata il dott. Piero de Bartolomeis, imprenditore agricolo e titolare dell’azienda di famiglia che opera nella Piana del Sele (SA) sin dagli anni Cinquanta e che da oltre 25 anni si occupa di produzioni per la quarta gamma e in particolare di profumatissime erbe aromatiche, coltivate e conservate con un nuovo procedimento, ancora in fase sperimentale. Le erbe vengono infatti, confezionate fresche, in barattoli, con un procedimento speciale che ne mantiene intatti colore e aroma per almeno dodici mesi, che ne esalta le caratteristiche organolettiche eliminando qualsiasi trattamento termico di conservazione di tipo tradizionale (essiccamento o surgelazione). Il dott. De Bartolomeis ha anche voluto curare personalmente l’addobbo della sala e dei tavoli, caratterizzato da cesti colmi delle freschissime erbe della sua azienda i cui profumi hanno pervaso l’ambiente e allietato la serata. Grazie anche al menu messo a punto dal Simposiarca, l’Accademico Francesco Ricciardi, Consultore della Delegazione di Roma Eur, in stretta collaborazione con lo chef Giovanni Quattromini (manzo fumé con erba cipollina e timo; mezzi paccheri di Fara San Martino con ragù di tre carni bianche, timo, maggiorana ed erba cipollina; stracotto di manzo con ginepro, rosmarino e lauro; semifreddo al basilico), teso a valorizzare l’aroma delle erbe piuttosto che a servirsi di queste ultime per esaltare il sapore delle pietanze, i numerosi Accademici, insieme ai propri ospiti, hanno potuto apprezzare le particolari caratteristiche di questi prodotti. Tra i presenti anche il Delegato Onorario di Città del Messico Franco Ceciarelli. A precedere il convivio, il Coordinatore Territoriale di Roma ha brillantemente presentato il volume della collana “Itinerari di Cultura Gastronomica”, dedicato per l’appunto al tema ecumenico dell’anno, intrattenendo sulla straordinaria influenza delle erbe aromatiche, o meglio degli “odori”, nella tradizione della cucina romana. Purtroppo i ritmi del servizio, non all’altezza della situazione come in altre occasioni, in un ristorante a lungo sperimentato con successo da molte Delegazioni romane, tanto da essere prescelto come sede di un evento così rilevante per l’Accademia, sono stati un po’ la nota dolente di una riunione conviviale per altro riuscita. Una conferma, in ogni caso, del principio secondo il quale i locali del territorio, anche i migliori, devono essere sottoposti a un continuo monitoraggio da parte delle Delegazioni che vi operano, allo scopo di verificarne il mantenimento di quegli standard qualitativi che permettano loro di distinguersi e di meritare la nostra segnalazione. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 5 D A L L E Delegato Mimmo D’Alessio rivolto agli ospiti: il Prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis, il presidente del Consiglio Regionale Nazario Pagano, l’assessore regionale alle risorse umane Federica Carpineta, i direttori e gli inviati della Rai regionale, delle più prestigiose emittenti televisive d’Abruzzo e delle maggiori testate giornalistiche del territorio. L’Accademico Andrea Ledda ha poi sviluppato mirabilmente il tema: “Nutraceutica e piante officinali”. Lo ha fatto senza dimenticare il richiamo della serata, fornendo elementi di valenza gastronomica attraverso le piante officinali, in particolare quelle della Maiella. Il Delegato ha assegnato a ogni consultore il compito di illustrare il piatto che sarebbe stato intanto servito e i vini. S’è iniziato con una crema di zucca all’elicrisio con crostini di intenso sapore; quindi, un delicatissimo vitello in rosa alle erbe aromatiche, cotto a bassa temperatura e condito con una miscela segreta di erbe locali. Si è proseguito con i frascarelli in crema di fagioli al rosmarino: una pasta di minute dimensioni con una crema di fagioli insaporiti e profumati da rosmarino, cipollotto, sedano e altre erbe. Nel maialino al finocchietto laccato al miele di lupinella, questa erba spontanea della Maiella ha dato lucentezza a un piatto preparato con carne di maiale, allevato nella fattoria Tinari, cotto al forno e profumato con i fiori del finocchietto. Una tisana all’erba limoncina e menta, preceduta da una dotta illustrazione sulle erbe utilizzate, ha aperto poi la via al dolce: un’eccellente mousse di ricotta alle cento erbe. A dar pienezza alla bella serata, una guida eccezionale: il menu predisposto dall’Accademico Gerardo Di Cola, con le immagini e le schede scientifiche delle erbe usate nelle D E L E G A Z I O N I pietanze. Un vero e proprio trattatello gastronomico-botanico realizzato con grande perizia, che nessuno ha lasciato sul tavolo. (Maurizio Adezio) TERAMO ERBE DI MONTAGNA Posta a 500 metri di altitudine, alle pendici del Gran Sasso, Colledara è un paesino di montagna dalle solide tradizioni gastronomiche, ove è ancora possibile trovare erbe spontanee, aromi dalla fragranza dimenticata, elementi protagonisti di una cucina povera, semplice, ma gustosa. In questi luoghi, l’Accademico Claudio D’Archivio ha organizzato la cena ecumenica, in un locale, “La Fornace”, di tutto rispetto, sia per la cura degli ambienti, sia soprattutto per l’entusiasmo dei proprietari, Paolo e Massimo, e dello chef Angelo, che si sono prodigati al massimo per la riuscita della serata. Parlare di erbe in montagna è stato facile sia per il Simposiarca (autore, tra l’altro, di un piatto che prevede l’utilizzo di oltre 100 erbe) sia anche per i ristoratori, che per l’occasione hanno dato sfoggio della loro creatività, coniugando erbe e tradizioni locali con erbe e piatti che esulano dalla cucina abruzzese. Così si sono assaggiati le “voliche”, gli “scrippigni”, le ortiche, protagonisti di piatti insoliti. L’esordio si rivela molto promettente, con un carpaccio di filetto con gentilina, ovvero misticanza con mentuccia, ove il croccante della verdura contrasta la tenerissima carne del filetto; erbe ed aromi stemperano anche i classici formaggi della tavola abruzzese. Ma è nei primi piatti che dominano verde e spezie: dagli gnocchi con le ortiche (quest’erba è protagonista dell’impasto ma anche - E C U M E N I C A del condimento), al risotto con le voliche (termine rigorosamente dialettale) che non sono altro che spinaci selvatici, dall’alto valore nutritivo, utilizzate molto nella cucina rustica di un tempo. Ottimo anche l’agnello montanaro al profumo di timo e maggiorana, ma ancor più gustosa la “macedonia” di ortaggi misti saltati in padella, profumati e croccanti. Una degna conclusione il dessert, ove accanto ai dolci della tradizione, pizza dolce, lattacciolo, mostacciolo, era una panna cotta alla mentuccia, su un letto di cotogna. Il piatto, per rimarcare la cura del dettaglio, era decorato da gustosi frutti raccolti e conservati dai titolari: amarene e prugne sciroppate. Una nota di merito va anche ai preziosissimi vini dell’Azienda Nicodemi, molto bene accostati ai piatti. Una cena ecumenica ben allestita dai titolari Paolo e Massimo, che hanno dimostrato intraprendenza, capacità e voglia di fare, grazie anche alle doti del giovane e promettente chef Angelo, e ottima la regia di Claudio D’Archivio. (Roberto Ripani) CAMPANIA BENEVENTO UN SIMPATICO TEST SULLE AROMATICHE Gli Accademici e i loro ospiti sono riuniti nel salone del Circolo Unione Sannita, nello splendido palazzo ottocentesco Bosco Lucarelli di Benevento. La Delegata Milly Pati Chica ricorda come già i Romani facessero del rosmarino il simbolo dell’amore e della morte. Orazio, infatti, diceva: “Se vuoi guadagnarti la stima dei morti porta corone di rosmarino e mirto”. Della salvia, invece, pone in risalto il potere antibatterico, conosciuto già nel Medioevo, tanto da es- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 6 sere considerata un’erba capace di guarire ogni tipo di affezione. Senza tralasciare Carlo Magno, che obbligò a coltivare le erbe “salutari”, catalogate in un elenco che ne conteneva ben 74. Quindi, ha inizio, per gli Accademici convenuti, un test di riconoscimento, attraverso i sensi, di spezie ed erbe aromatiche: su ogni tavolo viene portato un vassoio con 5 contenitori numerati, contenenti erbe aromatiche essiccate. Agli Accademici il compito di individuarne la tipologia. Sono previsti 3 premi per coloro che ne riconoscono il maggior numero. Il test, impegnativo e interessante, dà luogo a momenti di confronto e scambio di informazioni, sensazioni e anche ricordi sulla cucina familiare. Viene distribuito, insieme alla scheda per il test, il piccolo prontuario-ricettario preparato per l’occasione dall’Accademica Annamalia Villaccio, in cui sono presentate alcune ricette da lei stessa elaborate e sperimentate, per utilizzare al meglio spezie ed erbe che si trovano quotidianamente nelle nostre cucine. La cena, preparata dall’esperta cuoca Nunzia e dal suo staff, prevede, accanto al calice di benvenuto, un fragrante choux rustico. L’antipasto è un caleidoscopio di profumi, fragranze e sapori, con frittatina alla mentuccia, peperone imbottito con un’ombra di origano, mazzetto di fagiolini tenuti insieme da un filo di erba cipollina e infine una mattonella di parmigiana di melanzane in cui campeggia “l’erba regale”. Per celebrare al meglio la cipolla, la cuoca ha preparato una salsa genovese, condimento di tagliatelle lavorate a mano. A seguire, coniglio al forno con erbe aromatiche: “rugiada marina”, salvia, sedano e carote. Infine, grappa di erbe e capricci di cioccolato. Sicuramente il menu, predisposto anche con il prezioso consi- D A L L E glio della signora Claudia Manna, socia del circolo ospitante, ha messo in luce il non facile ma appassionante compito di tutela delle tradizioni gastronomiche locali, attraverso la ricerca e l’interpretazione dei molteplici significati che sono celati nelle ricette e che conducono alla scoperta di un mondo spesso dimenticato. (Danila Carlucci) D E L E G A Z I O N I del suo contenuto, ecco un turbante di pesce bandiera al timo e limone che “sarebbe potuto andare davanti al re”. Una piccola sinfonia dolce di profumi e aromi ha superbamente concluso una serata che ha visto in spirituale unione tutti gli Accademici. (Claudio Novelli). SALERNO NAPOLI-CAPRI COME SEMPRE, TRA I CASTAGNI SINFONIA DI PROFUMI In un’atmosfera particolarmente lieta e festosa, la Delegazione al gran completo ha celebrato la tradizionale cena ecumenica, dedicata alla “Cucina delle erbe e degli aromi”. Il bel volume, frutto come al solito della collaborazione e dell’operosità degli Accademici, dopo essere stato rapidamente presentato nelle sue linee essenziali dal Vice Delegato, è stato poi distribuito ai partecipanti, a coronamento di una serata che ha definitivamente innalzato a regina dei fornelli l’ottima Antonella Rossi. Prima ancora che ci si accomodasse alle tavole sobriamente imbandite, Antonella ha dato un’ennesima dimostrazione di come un sagace uso di erbe e aromi possa, oltre che la salute, migliorare la qualità, ovvero il piacere della vita: a delle straordinarie polpettine di alici al finocchietto selvatico e ad una caponatina all’origano fresco, hanno rapidamente fatto seguito, accompagnati da un calice di Falanghina frizzante, dei calzoncini fritti con ricotta e basilico, frittelle alla salvia, frittatine di carote e zucchine alla menta e pomodorini alle erbe. A tavola, uno straordinario zuccotto di riso con pesto di basilico, San Marzano e profumi di erbe. Dopo aver gustato il felice contrasto tra la croccantissima crosta e la filante morbidezza Anche quest’anno, per la riunione conviviale ecumenica, gli Accademici della Delegazione si sono ritrovati al ristorante “Piè d’eco”, a Calvanico, tra castagni e caldarroste. Dopo gli aperitivi serviti all’aperto, il pranzo, a base di minestre con ortaggi locali e cucinate in maniera perfetta, ha tenuto fede al tema della cucina delle erbe e degli aromi. Sono seguite varie pietanze a base di carne e molteplici contorni, dalle zucchine ai peperoni, alle melanzane, alla scarola con patate, ai fiori di zucca, fino ai dolcetti di castagne cosiddetti “calzoncelli”. I vini prodotti dall’agriturismo del sig. Campione sono stati apprezzati. Il Delegato Raffaele Martino ha consegnato al sig. Campione e a sua figlia, che ha notevolmente contribuito alla preparazione del pranzo, il piatto in silver dell’Accademia. (Raffaele Martino) CALABRIA REGGIO CALABRIA ACCADEMICI CHEF IN CASA DELLA DELEGATA Gli Accademici della Delegazione hanno celebrato la riunione conviviale ecumenica, eccezionalmente, ospiti della Delegata Cettina Princi Lupini. In una splendida giornata - E C U M E N I C A di sole, che ha fatto gustare meglio il panorama delle isole Eolie, la padrona di casa ha raccolto le preparazioni culinarie degli Accademici-chef attinenti il tema dell’anno sulla cucina delle erbe e degli aromi, integrandole con le sue, con un’elegante presentazione. Senza fare una graduatoria, si citano: la pizza rustica agli aromi di basilico e rosmarino; le crêpe al radicchio; le frittatine di asparagi selvatici; il tortino di cipolle; le tre torte di peperoni (anche con menta e capperi); le bavette ai peperoni, uvetta e pinoli; il risotto alle ortiche; i fagioli con broccoli di rape; i fagioli di Spagna con pancetta e spezie; lo sformato di alici al profumo di alloro; una splendida arista di maiale al rosmarino; l’insalata di pollo al limone con verdure. Per finire, la torta “della nonna”, lo zuccotto al cioccolato, la piccola pasticceria e le “piparelle”, accompagnate dal passito Greco di Bianco. Adeguati alla circostanza i vini del territorio e i liquori (alle erbe e alla liquirizia di Calabria). (Roberto Cuzzocrea) SICILIA CALTAGIRONE UN TOCCO DI ZENZERO Nell’atmosfera autunnale della campagna, tra i vigneti e gli ulivi dell’“Antica Tenuta del Nanfro”, la Delegazione ha celebrato la cena ecumenica. “Parlare della cucina delle erbe e degli aromi è l’occasione per spingere lo sguardo oltre il campo gastronomico e scoprire il potere evocativo degli odori”, così la relatrice e Simposiarca Colomba Cicirata è entrata in argomento. Paradossalmente l’olfatto, il senso più indefinibile ed effimero, è il più fedele archivio della nostra memoria. Attraverso gli C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 7 odori riusciamo infatti a memorizzare non tanto gli eventi quanto le emozioni. Gli odori ci permettono di recuperare, quasi rivivere, sensazioni lontanissime nel tempo che pensavamo perdute. Questo potrebbe spiegare perché la cucina, così ricca di aromi, abbia tanta parte nel determinare la nostra identità: il legame sapore-olfatto, specie nei primi anni di vita, crea infatti un imprinting sensoriale che ci segnerà per sempre, influenzando non solo il gusto, ma anche il nostro modo di concepire la vita. L’approfondimento di un argomento così suggestivo, piuttosto che alla consueta relazione, è stato affidato dalla Simposiarca ad alcune sequenze del delizioso film del regista greco Tassos Boulmetis “Un tocco di zenzero”, così in sintonia con i principi della nostra Accademia. I commensali si sono, così, magicamente ritrovati a Istanbul, dove forte è la cultura delle spezie e degli aromi. Filo conduttore del film è la vivace dialettica tra la cultura turca e quella greca che in diversi momenti della storia si materializza proprio in quel tocco di zenzero furtivamente aggiunto alle polpette, elemento che rompe la consuetudine per costringere a guardare le cose in un modo diverso. Aperti gli animi dei commensali ad un approccio spirituale con gli aromi, si è dato inizio alla cena che, accompagnata dai vini Insolia e Cerasuolo di Vittoria, prodotti dall’Antica Tenuta del Nanfro, ha previsto un menu tutto ispirato alle erbe e alle spezie della cucina mediterranea. Un variegato antipasto con salvia in pastella, insalata di cipolla, pomodoro e basilico, cetrioli con origano e menta, melanzane e zucchine arrostiste al profumo di basilico e di menta; un primo di fusilli saltati con spezie; per secondi, scaloppine di lonza con salvia e limone, D A L L E contorno di patate al rosmarino e, voluta nota di contrasto alla tradizione, non potevano certo mancare le polpette allo zenzero. (Colomba Cicirata) SIRACUSA ANTICHI GUSTI E LONTANI RICORDI La cena ecumenica ha visto la Delegazione solennizzare la cucina delle erbe e degli aromi nel cuore del centro storico di Ortigia, nelle belle sale del ristorante “Ottocento”: un piacevole feed-back fra antichi gusti e lontani ricordi. Hanno onorato l’incontro S.E. il Prefetto di Siracusa dott. Renato Franceschelli e il Questore di Siracusa dott. Mario Caggegi, che hanno preso la parola per un saluto e per confermare il loro apprezzamento per l’Accademia e le sue iniziative culturali. Ha poi brevemente relazionato sull’uso delle erbe e degli aromi in cucina e nel tempo, con un’essenziale ma esaustiva prolusione, il Delegato Angelo Tamburini: “Nei testi antichi si legge: «Altissimus creavit in terra medicamenta et homus prudens non aborrevit illa» (Dio ha creato in terra le medicine e l’uomo saggio non le avrà in disdegno). Le erbe aromatiche prendono il loro nome proprio dal gradevole profumo che emanano e, quando fresche, stimolano piacevolmente il nostro olfatto, posseggono valori nutrizionali, gastronomici e medicamentosi”. E ancora: “Le prime tracce scritte dell’utilizzo delle erbe in cucina risalgono all’antichità. Le troviamo infatti su alcuni geroglifici egiziani… nel tempo le aromatiche sono state repertate e classificate dalla botanica e dalla fitoalimurgia: Plinio il vecchio descrive le proprietà gastronomiche delle erbe fresche ma occorre attendere l’inizio D E L E G A Z I O N I del Medioevo per trovare una vera e propria simbologia delle erbe”. “Le erbe , gli aromi e le loro utilizzazioni culinarie e gastronomiche sono una delle più diffuse e importanti basi dell’identità della vera cucina regionale italiana e della cucina mediterranea”. Il Delegato Tamburini ha anche presentato (e consegnato ai numerosi Accademici) il volume degli Itinerari di Cultura gastronomica “La cucina delle erbe e degli aromi” edito dall’Accademia. Il menu è stato centrato interamente sulla tematica ecumenica. I piatti in tavola sono stati ben realizzati e presentati dal maestro di cucina Angelo Giaquinta; ha diretto l’ottimo e rapido servizio il coordinatore di sala Dario Foti, soddisfatti entrambi per la meritata consegna del guidoncino e della vetrofania accademici da parte del Delegato. (A.T.). STATI UNITI NEW JERSEY DOPPIA CELEBRAZIONE Per la cena ecumenica, il Simposiarca Roderick Clemente ha voluto visitare il ristorante “Da Benito”, uno dei più apprezzati dalla Delegazione. Nella stessa data, ricorreva anche il quindicesimo anno della fondazione della Delegazione e il Delegato Carlo Porcaro ne ha ripercorso gli eventi più significativi, ricordando gli Accademici fondatori. Il Simposiarca ha quindi intrattenuto i convenuti con una esauriente e interessante dissertazione su erbe e aromi, partendo da quelli della cucina italiana, ampiamente usati dallo chef Benito nella preparazione dei piatti, per poi descrivere le più conosciute nel mondo, iniziando dai paesi d’origine, analizzandone in dettaglio le caratteristiche e concludendo - E C U M E N I C A con interessanti cenni storici. Nei piatti si è avuto il trionfo di erbe e aromi, dalla crema di ceci con rosmarino, salvia e origano, per antipasto, ai due primi: spaghetti cacio e pepe con pepe nero e pecorino romano, e risotto alla milanese con zafferano; ai secondi: vitello al vino bianco con limone, salvia e contorno di spinaci, e filetto di maiale con basilico, salvia, rosmarino, timo ed erba cipollina con contorno di patate al rosmarino e cipolla rossa. Per finire, torta di carota, il tutto accompagnato da vini gustosi e ben abbinati alla festa dei sapori. VIRGINIA OSPITALITÀ E BUONA CUCINA La Delegazione ha celebrato la cena ecumenica cogliendo l’occasione offerta da un articolo del Segretario Generale Paolo Petroni dedicato al cuoco in casa. Sulla falsariga di precedenti occasioni, in cui ci si è riuniti nelle case degli Accademici per riunioni conviviali di difficile realizzazione in ristoranti americani, la Delegazione ha invitato un giovane chef di successo, David Gedney, a preparare la cena a base di erbe aromatiche e spezie. La casa prescelta era quella dell’Accademico fondatore della Delegazione, Marino de Medici e di sua moglie Nicki. David è proprietario di un ottimo ristorante a Front Royal, “Apartment 3 G”, dove la Delegazione aveva tenuto tempo addietro una riuscita riunione conviviale. Anche questa volta David Gedney ha offerto una dimostrazione di alta cucina, preparando i ravioli alle erbe che hanno costituito il primo piatto. Il menu comprendeva: spiedini di mozzarella marinata nel basilico e pomodorini; involtini di bresaola con rucola e formag- C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 8 gio; tocchetti di pecorino sardo; ravioli ripieni di erbe con salsa al burro; filetto di maiale alle erbe fresche e rosmarino con cannellini; insalatina di campo con erbette; focacce al rosmarino e alla salvia; biscotti ai fiori di lavanda e salvia. Gli antipasti sono stati consumati in piedi nella grande e accogliente cucina, bagnati da un eccellente Prosecco Rebuli. A tavola sono stati servivi Ottella Lugana Le Crete, Doc del 2011, e Ripasso Valpolicella, Accordini, del 2011. Per concludere, sono stati proposti tre tipi di Moscato Doc. Tema della conversazione ecumenica sono state ovviamente le erbe in cucina. Nicki de Medici ha presentato una breve relazione circa il miglior uso delle erbe aromatiche, segnalandone due funzioni fondamentali in cucina: esaltare il sapore degli alimenti e fornire alla dieta quotidiana sostanze benefiche alla salute. Esse contengono oli essenziali che facilitano la digestione, e il loro impiego evita il ricorso a soffritti e a grassi. Ha posto infine l’accento su alcuni accorgimenti sull’uso delle erbe aromatiche, a cominciare dall’importanza di aggiungerle alle pietanze alla fine della cottura, quando questa è prolungata. Un altro accorgimento è quello di racchiudere in una garza erbe aromatiche intere e di immergerla in cottura in casseruola. Lo chef autore della bella cena ha parlato della sua predilezione per la pasta fresca alla maniera italiana, lamentando la diffusione di “pasta fresca” industriale di discutibile qualità. Gli Accademici hanno tributato a David un lungo applauso, riconoscendo come uno chef di origine non italiana abbia saputo assorbire la cultura gastronomica italiana al punto da cimentarsi, con indiscusso successo, anche nell’impiego delle erbe aromatiche. (Marino de Medici) I N T E R N A T I O N A L S U M M A R Y DEAR ACCADEMIA MEMBERS... see page 3 GOOD CUISINE ear Academicians, if we could, for the sake of precision, define the goodness of cuisine, we would use the same measurement for the entire society: beauty, truth, goodness. But we are living in a particularly strange moment of history in which it is technology, not political and cultural movements, that start revolutions. It is a totally new phenomenon, in the kitchen as well, at least on account of its intensity, speed and diffusion throughout the world. While technology proceeds speedily, culture advances slowly, just like the rhythm of human nature, of which cuisine is a typical expression. We found ourselves in the grip of ancient sediments and conditions, that may be connected to our becoming humans, and codes and paradigms of judgment that show their age and no longer help us to decipher and interpret contemporary reality. Once upon a time, a man, a household, a bourgeois family built a kitchen that conferred prestige as it was appreciated and imitated by their peers, spreading to the lower classes with an interpretation that could be more or less faithful, and strong ties with the territory and its products. This cuisine was defined as “good” on the strength of those features. One could live by it. The horizontal and vertical diffusion of this cuisine lent support and security to a well defined social structure. Today, it is lost in our social fragmentation and in thousands of cultural tribes that are mobile and bereft of any ties with their territory. In moments of swift transformation, embarrassment and confusion, when the paradigms supporting society are crumbling, the first signals come from words that lose or change their meaning. This applies to the word “good” as referred to in cuisine. What does “good cuisine” mean today? We must rediscover deep and old roots of this idea, without being deceived by the limiting D connection of goodness to emotions. Science has catalogued the importance of emotions as a form of thought, the emotional thought that transmits itself through human creations such as cuisine, for example. More often than not, chefs do not offer food, but gastronomic experiences. Philosophers, writers (see Madeleine by Marcel Proust) had taken notice of thoughts and experienced communication in the kitchen as an unquestionably important dimension. Such a dimension appears indispensible but insufficient because it relegates goodness to the context of taste where the rules such as “I like it” or “I don’t like it” are invoked on the basis of neuro-hormonal conditioning, in the exaltation of an overflowing postmodern delirium of technological cuisine. When looking at a dish, a recipe or a menu one must ask first and foremost if it “it stands on its legs” and for this one needs not one, but many legs. The making of a good cuisine means placing the mind, the taste and the heart on the same level. The mind conveys the understanding of the food and its transformation. Taste or esthetics, the heart or pathos, convey the emotions and the memories. None of the three elements is sufficient by itself. One or two elements do not make a dish or a menu “good”. The first condition for a good cuisine is that it must meet its requirement, that of nourishing in an adequate manner. Not just in exclusively or prevailingly instrumental terms lest it become commercial. It cannot be just mind, rationality or head, becoming a numeric science with no soul, as in a cuisine based upon calories, types of fat, cholesterol levels and so on. The result should be the nourishing of the body, not the psyche or the soul. A hungry soul is a sick soul. This is an issue that begets a series of problems starting with the existence and the nature of a “dietetic cuisine” - health conscious that is - commensurate with physiopathological criteria, either exclusive or prevailing, without taking into consideration its correspondence to authentic psychological interior urgings. When aesthetics intervene and prevail, particularly on the visual side, we find that such an outlook is an end by itself, a sort of gastronomic “pornography”, that we see spreading even more in recipes, dishes and menus. Finally, if there is no heart, as in the overflowing industrial culture, we find ourselves dealing with a useless, cold cuisine that only gives rise to doubts and unleashes fears. For this reason as well, we are living in a “cuisine of fear”. A cuisine of the heart, made of emotions and memory, goes well beyond cuisine as it is commonly understood. It is a value, expression and mirror of society. It remains to be seen whether this value can be shared, and how, in a fractured society such as the one in which we live today. Modern cuisine, and particularly the post-modern variety, are born and grow in full positivism, in the climate of an industrial society devoted to consumption. It corresponds to the needs of a world that aspires to be measured and documented; typical examples can be found in the denomination of origin, the tracking, the labeling, the requirements for listing the calories of dishes and menus. In a society that is buried by an uninterrupted bombardment of data, numbers, acronyms and technical terms that are incomprehensible to most people, the relationship between the true and false, real and artificial, good and bad becomes altered in a crowd of ambiguities that generate upset and fear. This is the kind of society where style based upon ideas has become stylistic fed by ephemeral and constantly renovated inventions. The goodness of cuisine, encapsulated in a dish of high or traditional gastronomy, produced by a great chef or a wise cook, receives meaning and strength only when it becomes part of a system of relationships where the individual essence searches and finds a C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 6 9 I N T E R N A T I O N A L form of harmony with the world. In such a system of relationships, the family had a central role in the past, no matter whether it was a noble or bourgeois family, the diminishment if not the loss of which we lament today. This is one of the principal problems of cuisine, as it generates spontaneous reactions such as the narrowing of individual or small groups’ identities that do not communicate among themselves. On the other hand, the value of a good cuisine can be found, most of all if not exclusively, in its value as a great communicator of social identity. The good cuisine that we need cannot be that of new technologies, no matter how necessary they may be, that characterize and support our society, but the cuisine that participates in family aggregations within social structures that are sufficiently stable to yield security, even in food. Is a new family cuisine, similar to that of the bourgeois paradigm that was dominant for two centuries, on the rise? Let us hope so. GIOVANNI BALLARINI FOCUS MEATS “TO BE FORGOTTEN see page 4 The theme for the 2003 volume Itineraries of Gastronomic Culture, decided by the “Franco Marenghi” Study Center will be dedicated to so-called “poor meats”. It bears the title “The Cuisine of Meats that Should Not Be Forgotten”. It comprises the cuisine of the “fifth quarter” but also other meats and animal products that are present in popular culture and less used today insofar they bear the stigma of an obsolete “Cuisine of Hunger”. Since I mentioned the “Cuisine of Hunger”, I remember that once one could eat animals whose meats are now severely prohibited and rejected by common morality. In a few years we witnessed the disappearance of animals that were hunted either because they were noxious or because they were passable food when better alternatives were not available. I am referring to some wild animals such as the marten, the dormouse, the porcupine, the S U M M A R Y hedgehog, the fox, the wolf and some birds (swallows, storks, cranes). Other animals as well were eaten that today are repulsive such as snakes, turtles and rats. In times of war and great hunger, even domestic animals ended up in pots. New prohibitions were decreed to protect certain species (large tortoises, whitebait) or the environment (date mussels). Every nation and every age have their morals. What is acceptable in one place (where everything that moves can be eaten) and at one time, may not be in another place and in another time. Among the foods of the “fifth quarter” that are now on the fence of “acceptable/not acceptable” is the celebrated foie gras, the fattened liver of the goose and duck. California banned it in July 2012. Just recently, a large food distributor took this emblem of French cuisine off the shelves. It is well know that the fat liver is obtained by force feeding the animal and causing an abnormal swelling of the liver and an augmentation of fats in the cells, a pathological phenomenon known as hepatic steatosis. For this reason, animal rights organizations and the animal friendly movements regard the production of fois gras as true cruelty perpetrated on animals. The producers claim that force feeding does not cause pain and does not damage health. This may be so but the fact remains that food is tamped down the esophagus by means of an 8-12 inch metal tube with the help of compressed air. Inserting and extracting the tube can damage the walls of the throat and esophagus with consequences that are easy to imagine. For all these reasons the production of fois gras is illegal in many countries, almost all of them in the European Union. In Italy, it became illegal in March 2007. To remain on the subject of liver, let us enjoy some excellent netted pork liver or a tasty liver done the Venetian way. And yet, the problem of mistreating animals is huge and global; at least let us try to give our preference to those who raise animals correctly. For example, buy only eggs coming from free ranging chickens. It behooves us all to read the labels. PAOLO PETRONI FALL CONSULTA see page 5 On the morning of October 27 the Fall Academy Council meeting was held at the Grand Hotel Excelsior in Reggio Calabria. President Ballarini made some important announcements during his opening remarks. A FORGOTTEN SAUSAGE see page 9 Modena Academician Sandro Bellei describes a famous old Modenese food known as “fine yellow sausage”. Long gone from the tables of Modena since the beginning of the 19th century, it consisted of ground fat and lean pork, without sinew seasoned with several spices and grated Parmigiano reggiano cheese. It was costly owing to the spices used in its production, which distinguished it from ordinary red sausage that was considered less delicate and less prized. THE ORANGE IN ANCIENT TIMES see page 11 The orange is a fabulous fruit, once reserved for the very wealthy and served at noble tables, or even given as a gift of great luxury. It is also a Christmas fruit because it reminds us of the mystery of that holy night. Originally from East Asia, the bitter variety was known to the Greeks and Romans since the first century after Christ. Sweet oranges spread from North Africa and Spain thanks to the Arabs. Similarly, mandarin oranges, still popular today, were for many years only available to the leisured classes as part of a sumptuous dessert. VERJUICE AND GRAPEVINES see page 13 The juice from agresta - the immature grapes that cling to the vine after harvest - is known as verjuice. Its use dates back to the time of the ancient Greeks and C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 7 0 I N T E R N A T I O N A L Romans and it continued to be widely used during the Middle Ages and subsequent centuries as a substitute for lemon juice. A FUSION OF ITALIAN AND ARGENTINIAN FLAVORS see page 14 Buenos Aires Academician Daniel Lombardi leads us on a journey of discovery of the flavors encountered by the first Italian immigrants to the extreme south of the American continent. The Italian culinary tradition is still alive and well in Argentina; indeed, the majority of restaurants have an Italian menu. At the same time, immigrants had to adapt to the local cuisine, based primarily on various roasted meats. In addition to pizza and pasta, Italian cuisine has become more refined, and more elaborate dishes are now widely available. APULIA: HOME TO THE TYPICAL FOODS OF THE MEDITERRANEAN DIET see page 16 The Delegation celebrated its twenty-fifth anniversary over three intense days. The events included a visit to the capital cities of the Barletta, Andria and Trani provinces. The Academicians and Delegates put on an interesting conference in the austere council hall of the town of Andria that was attended by members of Parliament, as well as civilian and military authorities. A FORTUITOUS ERROR see page 18 When the Bergamo Delegation began to organize its conference on typical local cheeses the working title was Bergamo: The Cheese Capital of Italy with its Nine DOP Varieties. However, many voices were raised to point out the egregious error committed, since there were actually only eight DOP cheeses from S U M M A R Y Bergamo. But the mistake was quickly rectified. Just days before the conference took place, the Ministry of Agriculture put an end to the delay and officially conferred DOP status on strachitunt cheese as well, bringing the official number up to nine. wellbeing and health. Siracusa Delegate Angelo Tamburini recommends putting flowers on our plates because they are beautiful, healthy, and aromatic. But flowers can be much more than decorative; in addition to common aromatic herbs or zucchini blossoms, most garden flowers can be used in cooking. GASTRONOMY IN PAINTING see page 19 The Avellino Delegation celebrated the twenty-fifth anniversary of its founding with a conference entitled Gastronomy in the Art of Painting. The fortuitous choice of subject was enhanced by the sponsorship of the Ministry for Cultural Assets. There were many participants, including 14 Delegates and over 40 Academicians from all over Italy. The meeting, which included other significant events, was held in the conference center of the Hotel de la Ville. THE MANY VIRTUES OF NETTLES see page 24 Nettles have been used since ancient times for their therapeutic and curative properties - properties that were much esteemed by the Salernitana School of Medicine in the Middle Ages. Bologna dei Bentivoglio Academician Tito Trombacco describes their use in Emilian cuisine, where they were often eaten boiled and chopped as a substitute for spinach in the preparation of the green pasta dough used to make the region’s famous tagliatelle, lasagne and tortelloni. LEGUMES: THE BOUNTY OF THE GARDENS OF ABRUZZO AND MOLISE see page 20 The Bellis-Pilla di Venafro (Isernia) community library houses some rare and precious old books and a rich bibliographic patrimony in a decaying old building that unfortunately has been neglected by the municipal authorities. The Isernia Delegation held a joint meeting with the Chieti Delegation in one of the library’s rooms. Thus the “interrupted path itinerary” continues on, and this time its story deals with another important subject that is a protagonist of the gastronomic history of two regions: legumes and the bounty of the gardens of Abruzzo and Molise. COOKING WITH FLOWERS see page 22 Two thousand years of gastronomic experience in the use flowers across the many cultures of the world cannot be wrong: flowers are a natural source of TASTES MAY CHANGE, BUT TRADITION REMAINS see page 26 Doubts often arise as to the origins of traditional cuisine. One may debate whether these traditions come from the city or the countryside, but everyone agrees that they arose within the bourgeoisie as a substitute for the cuisine of the nobility that declined at the end of the 18th Century. Today consumers are divided into two groups: the majority, which has a decent quality of life and is satisfied with the standard food available at the market and enjoys trying new foods. The other group maintains or has rediscovered the rich flavors of traditional cuisine and has achieved the financial status to allow them to handle the cost of non-industrialized foods. BREAD AND ITS BY-PRODUCTS see page 27 The spread of bread, according to C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 7 1 I N T E R N A T I O N A L S U M M A R Y CIVILTÀ TAVOLA DELLA ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA DICEMBRE 2012 / N. 244 Rome-Castelli Academician Roberto Dottarelli, can be documented back to the era of the Roman republic, when its consumption rapidly increased. Linguist Mario Alinei tells us that the first use of the word “pizza” appeared in the Codex Diplomaticus Cajetanus in the year 997 and also in two Abruzzese documents from 1195 and 1201. The first known historical mention of the “piada” dates back to 1371 in a description of the Romagna region complied by Cardinal Angelico. A similar fate struck other types of bread. Translators NICOLA LEA FURLAN AND DONALD J. CLARK Summarized FEDERICA GUERCIOTTI DIRETTORE RESPONSABILE GIOVANNI BALLARINI VICEDIRETTORE E DIRETTORE ARTISTICO FRANCESCO RICCIARDI COORDINAMENTO REDAZIONALE SILVIA DE LORENZO SEGRETERIA DI REDAZIONE TILDE MATTIELLO IMPAGINAZIONE MARIA TERESA PASQUALI IN QUESTO NUMERO SCRITTI E RICETTE DI Pellegrino Artusi, Nicola Barbera, Sandro Bellei, Maria Cristina Carbonelli di Letino, Silvia De Lorenzo, Mario de Simone, Roberto Dottarelli, Gabriele Gasparro, Antonio Giorgino, Daniel Lombardi, Lejla Mancusi Sorrentino, Lucio Piombi, Paolo Petroni, Roberto Restori, Francesco Ricciardi, Amedeo Santarelli, Angelo Tamburini, Tito Trombacco. ❖❖❖ EDITORE ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA VIA NAPO TORRIANI 31 - 20124 MILANO TEL. 02 66987018 - FAX 02 66987008 [email protected] [email protected] www.accademia1953.it DIREZIONE E REDAZIONE VIA CASALE TOR DI QUINTO 1 - 00191 ROMA TEL. 06 3336102 - FAX 06 3336102 [email protected] ❖❖❖ PERIODICO MENSILE REGISTRATO PRESSO IL TRIBUNALE DI MILANO IL 29-5-1956 CON IL N. 4049 SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE 45% QUOTA ASSOCIATIVA BASE INDIVISIBILE € 150,00, DI CUI AI SOLI FINI POSTALI € 50 PER L’INVIO IN ABBONAMENTO DELLA RIVISTA NEWS see page 32 Special and unusual news about events in the food world such as fairs, shows, competitions, prizes, conventions etc. “News” is a section detailing special happenings connected with the world of good eating and drinking and summarises interesting articles from the gastronomic press. LIFE IN THE ACCADEMIA see page 31 This section covers the Accademia’s activities in Italy and abroad and lists all restaurant visits by Accademia members and their reports. The latter includes the different courses served, dishes chosen, wines etc. together with any special features of the restaurant including address, prices, opening days, parking facilities and so on. LIST OF ACCADEMIA MEMBERS see page 53 REALIZZAZIONE EDITORIALE STUDIO RICCIARDI & ASSOCIATI SRL VIA DEL CASALE DI TOR DI QUINTO 1 ROMA TEL. 06 3336164 - FAX 06 3336174 STAMPA GRAFICA GIORGETTI SRL, VIA DI CERVARA 10, ROMA SPEDIZIONE S.G.S., VIA MENALCA 23, ROMA This section updates the Accademia’s grey booklet by providing information about new Accademia members and any changes to the Italian and foreign Delegations. NEWS FROM THE DELEGATIONS see page 55 This heading covers the activities other than restaurant outings of the Accademia Delegations in Italy and abroad such as meetings, conferences, conventions relating to the world of gastronomy. C I V I LT À D E L L A TAV O L A 2 0 1 2 • N . 2 4 4 • PA G I N A 7 2 CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Giovanni Ballarini, Presidente e legale rappresentante dell’Accademia e, come tale, titolare del trattamento dei dati, comunica agli associati che il sistema informativo è conforme al D.Lgs. 27 giugno 2003, n.196 “Testo unico delle disposizioni in materia di protezione dei dati personali”. Il trattamento dei dati degli Accademici si svolge, pertanto nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali, con particolare riferimento alla riservatezza, all’identità personale e al diritto della protezione dei dati personali e sensibili. Rivista associata all’Unione Stampa Periodica Italiana