SINTESI Forum lavoro e qualità del lavoro
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SINTESI Forum lavoro e qualità del lavoro
SINTESI Forum lavoro e qualità del lavoro - 14 OTTOBRE 2008 L’incontro del 14 ottobre è stata l’occasione per un confronto tra azioni messe in campo anche a livello sinergico dagli enti ed attori del territorio. Sono stati messi in luce gli interventi a favore della sicurezza sul lavoro, principalmente in termini di attività informative, anche in ragione del nuovo testo unico sulla sicurezza. Temi a cui si associano quello della regolarità del lavoro e della responsabilità sociale d’impresa. Il Piano formativo territoriale è la cornice privilegiata all'interno della quale confluiscono organicamente e in modo concordato tra le parti sociali interessate, azioni che toccano tutti gli aspetti ritenuti prioritari per la formazione dei lavoratori sul territorio. Si va dalle crisi d’impresa tout court, alla trasmissione d’impresa, dal sostegno al trasferimento tecnologico, alle reti in settori tecnologicamente avanzati. L’amministrazione provinciale e gli uffici preposti della formazione professionale sono soggetti strategici nel mediare la programmazione dell’offerta formativa, educativa e dei servizi per i lavoro verso le specificità del contesto socio – economico e gli obiettivi condivisi. Il ruolo della provincia, soprattutto attraverso il Fondo Sociale Europeo, traduce gli indirizzi comunitari, nazionali e regionali in politiche attive per il lavoro. A tale proposito si sottolinea il ruolo dei Centri per l’Impiego nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro in particolare per i soggetti in condizioni di svantaggio. CRITICITA' E PROPOSTE Durante l’incontro si è molto discusso su attività già in corso di attuazione da parte degli enti; solo in parte si sono affrontati invece i nodi critici del mercato del lavoro locale (vedi incontro domanda e offerta per profili medio-alti) che invece dovrebbero essere oggetto di un confronto propositivo per futuri progetti a livello territoriale; un altro punto su cui sarebbe auspicabile un confronto (che non è avvenuto in sede di forum) è il tema della connessione tra le competenze dei poli tecnici formativi con gli obiettivi e le competenze dei futuri tecnopoli provinciali. Tutte le azioni presentate e discusse durante l'incontro vanno verso una maggiore sicurezza e qualità del lavoro, ma fino a che punto è opportuno spingersi? Il nostro tessuto economico – produttivo è in grado di assorbire risorse umane sempre più qualificate? In ragione di un periodo di probabile recessione economica che ci aspetta, non ci sarà un trade off tra qualità e quantità dell’occupazione? Questi alcuni degli interrogativi scaturiti dai miglioramenti registrati sul lato della formazione universitaria: aumentano i laureati, ma dall’ultima indagine excelsior le nuove assunzioni si concentrano più che in passato su addetti con la sola scuola dell’obbligo. Le sempre citate caratteristiche del nostro tessuto produttivo: prevalenza di piccola dimensione d’impresa e specializzazioni produttive in settori tradizionali, sembrano un forte limite per l’assorbimento di risorse umane altamente qualificate. In questo caso gli incentivi verso la messa a rete di sistemi d’impresa tecnologicamente avanzati o la creazione di progetti avanzati congiunti, a cui concorrono le risorse del FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), che spingono verso il collegamento università, ricerca, impresa, sembrano un valido aiuto. PROGETTI E PRIORITA' Si ricorda che l'obiettivo del percorso attuale di confronto è quello di selezionare un numero ristretto di progetti da considerare come prioritari per il territorio nei prossimi 5-6 anni. Ad oggi abbiamo ricevuto la scheda di progetto da parte di CISE/CCIAA che trovate caricata nel forum online: http://partecipa.provincia.fc.it/partecipa.forum/read.php?6,4 SINTESI Forum “filiere produttive” – 21 OTTOBRE Nel nostro territorio prevalgono le filiere di carattere tradizionale ed è su una di queste in particolare che si concentra l’attenzione: l’agroalimentare, settore sempre più danneggiato dall’agropirateria. Essendo uno dei punti di forza del territorio, bisogna intervenire valorizzando le produzioni locali attraverso: una politica di innovazione di processo; una politica di promozione dell’immagine del territorio. Anche sull’agroalimentare si può discutere in tema di tecnologia e di innovazione per ovviare a problematiche legate all’identificazione del marchio, all’imitazione, alla sicurezza e alla qualità. Nel territorio ci sono due Facoltà che possono agevolare questo percorso: Scienze Alimentari e Scienza dell’Informazione e uno dei punti su cui si punta è la realizzazione di un tecnolpolo sul tema del food, che dovrebbe rappresentare il baricentro di tutta la ricerca agroalimentare da Bologna a Rimini. Essendo uno dei punti di forza del territorio, bisogna intervenire valorizzando le produzioni locali attraverso: una politica di innovazione di processo; una politica di promozione dell’immagine del territorio. Anche sull’agroalimentare si può discutere in tema di tecnologia e di innovazione per ovviare a problematiche legate all’identificazione del marchio, all’imitazione, alla sicurezza e alla qualità. Nel territorio ci sono due Facoltà che possono agevolare questo percorso: Scienze Alimentari e Scienza dell’Informazione e uno dei punti su cui si punta è la realizzazione di un tecnolpolo sul tema del food, che dovrebbe rappresentare il baricentro di tutta la ricerca agroalimentare da Bologna a Rimini. OPPORTUNITA' E CRITICITA' Sul territorio c’è una forte presenza di imprese che operano in settori molto dinamici ed avanzati come l’elettronica telecomunicazioni e informatica, che attraverso l’intreccio di competenze con i Centri di Ricerca e l’Università (un esempio ci può essere fornito dal progetto cna automazione) mostrano capacità progettuali molto interessanti in grado di generare forme di contaminazione sia con i settori già presenti, che con quelli che potrebbero nascere in futuro. Particolare attenzione merita anche il tema dell’energia (tecnopolo a Ravenna) che grazie ai vasti spazi d’azione può assorbire le potenziali emorragie di manodopera proveniente da altri settori come ad esempio la meccanica. Non vanno infine dimenticati i settori maturi vanno tenuti in considerazione, sia perché rappresentano gran parte del nostro sistema produttivo sia perché possono racchiudere al loro interno importanti processi innovativi. PROGETTUALITA' La realizzazione di nuove filiere, può svilupparsi in concomitanza della costruzione di nuove aree industriali (APEA) che per loro definizione raccolgono attività complementari. Queste infatti pensate come zone in cui la sinergie fra le produzioni che si insediano sono tali da garantire vantaggi al sistema delle imprese, al sistema infrastrutturali e all’ambiente. Per quanto riguarda le filiere in via di definizione, l’aeronautica sembra essere quella più accreditata, per il semplice motivo che a Forlì il polo aeronautico – da un punto di vista dell’offerta formativa - è già operativo ad altissimi livelli. SINTESI Forum "infrastrutture materiali ed immateriali e marketing del territorio" – 28 OTTOBRE Durante il focus sulle infrastrutture si è ribadito come i “i progetti già ci siano, bisogna però scegliere le priorità e implementarli compiutamente”, ma è anche emersa la necessità di “coordinare tutti soggetti che agiscono per promuovere e sviluppare il territorio - come università, fondazioni, associazioni ecc. - per renderci conto di quello che abbiamo. Una volta acquisita consapevolezza su quello che auspichiamo potremo anche condizionare le realtà circostanti”. Si è quindi convenuto su di una macro priorità: l’integrazione delle infrastrutture esistenti. Per infrastrutture esistenti si intende sostanzialmente porto, aeroporto e piattaforme logistiche. Sulla mobilità viaria le questioni già consolidate e affrontate su tutti i documenti sono: la messa in sicurezza delle E45, la E55, la Via Emilia Bis, la Statale Adriatica, il sistema tangenziale di Forlì e Cesena. L’unica novità progettuale riguarda il tema della logistica, si tratta di fare un sistema integrato di collegamenti tra il cosiddetto “quadrilatero”, l’autoporto di Pievesestina, lo scalo merci di Villa Selva, il porto e l’aeroporto. Unanime è il riconoscimento del “Progetto Sistema” quale punto di arrivo di una buona progettualità di area vasta. A completamento di una logistica “materiale” se ne aggiunge una meno “materiale”, ma indispensabile alla dinamica del tessuto produttivo, che non può più essere vista solo come un mero supplemento. Lepida in questo senso è stata importante per l'ammodernamento tecnologico della rete telematica delle Pubbliche amministrazioni è però evidente che è necessario proseguire e grazie a soluzioni meno costose (dal 2002 dato di avvio di Lepida la tecnologia è moto avanzata) portare i vantaggi di una comunicazione informatica veloce a tutte le aree anche grazie al wireless, così da supplire anche in territori disagiati alla mancanza di infrastrutture materiali. La rete digitale regionale è un "bene pubblico" e non è stata creata per essere concessa direttamente alle imprese. Sul coinvolgimento delle imprese spetta ai singoli comuni attuare gare di concessione sul proprio territorio (su questo il Servizio Sistemi informativi della Provincia sta lavorando per sensibilizzare i comuni sulle opportunità e regole delle gare). Poca attenzione è stata data durante l'incontro, ma per motivi anche di tempo, all'altro tema "immateriale " della ricerca e del trsferimento tecnologico. CRITICITA' Fiera e aeroporto sono stati riconosciuti quali nodi importati da dirimere, il primo in un’ottica di razionalizzazione. Grazie alla possibilità di separare il patrimonio dalla gestione si cerca di realizzare un’unica società (tra Forlì e Cesena), così da facilitare il dialogo con i territori limitrofi ed in particolare con Rimini (che sta raffreddando i rapporti con Bologna), mantenendo nel contempo i due eventi di eccellenza che sono Macfruit e avicolo. In futuro amministratori lungimiranti potrebbero anche optare per un unico contenitore (in questo caso se fosse scelto Cesena, il patrimonio di Forlì verrebbe impiegato in altro modo). Per l’aeroporto dopo la chiusura dei rapporti travagliati con Rayanair, si apre una nuova stagione con Windjet che grazie alla possibilità di scegliere le mete insieme agli operatori turistici prospetta la creazione di attrattivi pacchetti turistici. Qui è in fase di sviluppo anche una strategia di riposizionamento dell'APT. E' stato sollevato il dubbio di un rischio di "cattura economica" (dover vendere un certo numero di biglietti Windjet) anche con questa soluzione. In ogni caso questo comporta la realizzazione di politiche integrate per la promozione del territorio (non si possono continuare a trattare i diversi segmenti singolarmente) attraverso il coordinamento di tutti i soggetti pubblici e privati non solo della nostra provincia, che porti alla realizzazione di progetti complessi. In questo modo potremo promuovere e vendere quello che abbiamo da offrire. Ovviamente, anche se non direttamente sollevato, questo implica anche esplorare forme di finanziamento dell''aeoporto che non gravino esclusivamente solo sul Comune di Forlì. Peraltro è stato fato notare che l'Aeroporto di Forlì è uno dei pochi che non riceve finanziamenti in conto esercizio (come ad esempio l'aeroporto di Rimini). Ma il potenziamento dell’aeroporto è visto anche in chiave "formativa", attraverso la costituzione del polo tecnologico aeronautico. L’accordo di programma del polo tecnologico aeronautico già adesso prevede 2000 studenti tra Enav, Ingegneria e Istituto tecnico aeronautico (Itaer), un alto indotto per Forlì. Enav investirà 15 milioni di € per un nuovo palazzo, ci saranno anche investimenti per 30 milioni di € per l’inserimento di nuove aziende, c’è un project financing da 12 milioni di € per servizi di ristorazione, vendita e foresteria. Un polo formativo quasi unico in Europa, si aggiunga che se vanno a compimento i progetti su nuovi hangar e servizi di manutenzione per gli aerei, si potrebbe rendere maggiormente appetibile l’aeroporto anche per nuovi vettori. Una ulteriore criticità sollevata è che mentre sono aperti molti cantieri progettuali per ciò che riguarda la viabilità e le infrastrutture, sembra mancare un progetto complessivo di posizionamento logistico del territorio (soprattutto in una fase di ridisegno del Piano Integrato dei Trasporti Regionale, che nel 2008 aggiornerà il Piano del 1998). SOLLECITAZIONI PER IL GRUPPO DI LAVORO 1) Con quali passi si può procedere alla realizzazione di politiche integrate per la promozione del territorio, facendo leva sull'investimento dell'aeroporto, ma allo stesso tempo salvaguardando una logica di costibenefici? 2) Quali opzioni esistono per le piccole imprese in questo eventuale nuovo processo di marketing del territorio (imprese artigiane, commerciali, cooperative, ecc.)? 3) Con quali passi è possibile integrare il progetto di Polo Tecnologico Aeronautico con la creazione di nuove imprese e con processi di trasferimento tecnologico a favore delle imprese della provincia? 4) E' percorribile una strada di "piano strategico provinciale dei trasporti e della logistica" per trovarsi pronti di fronte alla proposte regionali del nuovo PRIT? SI tratterebbe di aprire una fase progettuale e concertativa ed importante sul futuro logistico del territorio. Il gruppo di lavoro si riserva di convocare una seconda seduta per esplorare in modo approfondito il tema dell'aeroporto e del marketing territoriale (in data da destinarsi, entro novembre). Sintesi Forum “Energia e tecnologie pulite” – 4 NOVEMBRE IL LIVELLO DELLE POLITICHE Oggi il problema energetico rappresenta, un elemento strategico delle politiche economiche. La tematica ambientale è diventata in questi ultimi anni una delle maggiori priorità nell’agenda politica. I pericoli per l’ambiente dovuti all'aumento della temperatura e al conseguente cambiamento climatico (effetto serra) e l'eccessivo utilizzo di risorse non rinnovabili hanno reso cogente e di prioritaria importanza la tematica delle energie e tecnologie pulite e le possibili linee strategiche per raggiungere gli obiettivi prefissari dal protocollo di Kyoto. L’impegno dell’Italia è infatti quello di ridurre, nei prossimi anni le emissioni climalteranti, di sviluppare le fonti energetiche alternative, a risparmiare l'utilizzo di energie non rinnovabili. Razionalizzando gli interventi del focus, gli ambiti affrontati sono riconducibili ad un tema più macro “le criticità del sistema energetico italiano ” e ad uno più micro “la programmazione delle azioni sul territorio provinciale”. Relativamente al primo ambito sono stati messi in rilevo alcuni aspetti come quello che il sistema energetico italiano sia “fragile, vulnerabile, inquinante e inefficiente” . Si è focalizzata l’attenzione sul fatto che sono state messe in campo alcune politiche finalizzate soprattutto al risparmio energetico. Sono state ricordate le politiche di diversificazione delle fonti energetiche, quelle finalizzate allo sviluppo della micro generazione (conto energia) e quelle di riqualificazione energetica degli edifici esistenti previa certificazione. Infine è stato messo in rilievo come ci siano una miriade di problemi che contribuiscono a rallentare un recupero della competitività energetica. C’è un problema sostanzialmente infrastrutturale, mancano reti per il trasporto di energia in sovrappiù in alcune zone, mancano regole certe e chiare così come strumenti cogenti. Inoltre, sembra esserci ancora una impreparazione da parte delle imprese e della società civile sulle azioni da porre in essere a vantaggio dell’ambiente e del risparmio economico. Potrebbere tuttavia esserci anche un problema legato ad un contesto di regole a geometria variabile non trasparente e un’offerta non ancora pienamente strutturata. E stato osservato che il sistema è risultato immobile nonostante la lievitazione del prezzo del petrolio e anche in edilizia non vengono tutt’ora sfuttate le occasioni di risparmio energetico e monetario. Una casa ben coibentata in « x » anni recupera l’investimento. Probabilmente le assimmetrie informative disincentivano questo tipo di investimento. Inoltre, potrebbe esserci anche una ritrosia negli architetti a pensare a un progetto edilizio dove ad esempio i pannelli solari non siano pensati come sovrastrutture ma siano parte integrante. Serve quindi un generale cambiamento culturale. Una delle inziative che la provincia vuole mettere in campo per favorire questo è un concorso che premia un progetto architettonicamente integrato di edilizia sostenibile. IL LIVELLO TERRITORIALE Relativamente al secondo ambito (micro), sono stati considerati il piano provinciale, quello comunale di Forlì e sono state considerare alcune azioni messe in campo da parte degli enti che hanno partecipato al forum. Il piano energetico ambientale della provincia di Forlì-Cesena che sarà adottato a fine anno, (piano fortemente correlato a quello dell’aria), in linea con gli obiettivi generali della politica energetica nazionale e regionale, ha individuato 10 priorità da raggiungere riconducibili soprattutto: al risparmio energetico con obblighi vincolanti per gli edifici di nuova costruzione ad essere dotati di impianti ad alta efficienza interventi mentre sono meno cogenti gli interventi sull’esistente1 [1] [1] ; alla diffusione di impianti per l’impiego di fonti rinnovabili; al miglioramento dell’uso energetico nei processi produttivi; al miglioramento della mobilità urbana. Il Piano Energetico Ambientale provinciale, fornisce anche gli indirizzi alla pianificazione comunale. I comuni capoluogo (Forlì e Cesena), servendosi sempre del supporto di Agess, agenzia per l'Energia e lo Sviluppo Sostenibile della Provincia con funzioni di coordinamento nel settore delle fonti di energia rinnovabili, del risparmio energetico e dell'uso razionale dell'energia, si sono dotati di un proprio piano energetico già approvato per il comune di Forlì e in elaborazione per quello di Cesena. Questi piani sono pensati in una logica sinergica con il piano provinciale. Nel caso specifico del comune di Forlì, il piano individua ambiti di azione quali: l’edilizia la mobilità campagne d’informazione Tra questi ambiti il piano individua la riqualificazione dell’edilizia esistente, privata e industriale, la priorità su cui concentrare le azioni. Inoltre il piano comunale ricerca sinergie con quello provinciale su azioni che non sono ancora state poste in essere come il progetto del Teleriscaldamento di Hera a servizio della città di Forlì o la progettazione delle altre azioni ancora generali atte a migliorare il quadro energetico-ambientale del territorio. Relativamente ai progetti esistenti, potrebbe essere utile una cabina di regia che eviti sovrapposizioni o mancanza di coordinamento. IL LIVELLO PROGETTUALE Durante l’incontro si è discusso su attività già in corso di attuazione da parte degli enti ma sono stati considerati anche possibili ambiti di interesse su cui convogliare le forze in una logica di sistema. Uno di questi ambiti è il distretto della bioedilizia, (come quello trevigiano) e le casse edili potrebbero essere un luogo di sperimentazione. Un’azione in linea con questo orientamento è quella di Econaturale (Cna Forlì) uno dei primi progetti a porre attenzione al sistema ambientale di costruzione in simbiosi con la cultura del territorio e dei materiali costruttivi. Oggi si sta cercando di svincolarsi dal localismo per individuare una linea progettuale regionale. Il progetto preso come riferimento non è tanto la “casa clima di Bolzano” ma quello di Modena “qualicasa”. Da questa esperienza sembra emergere l’esigenza di uno sportello energetico capace di dare informazioni superpartes. Le imprese si trovano isolate e spesso ostacolate da procedure non omogenee. Relativamente a quest’ultimo punto infatti emerge l’esigenza di avere a disposizione una quadro procedurale chiaro, omogeneo il più possibile, a cui attenersi evitando di scontarsi con procedure che cambiano da un comune all’altro. Relativamente a questa problematica, Cna di Forlì ha commissionato una ricerca finalizzata da una parte a analizzare la legge nazionale, quelle regionali e quelle comunali per far emergere le incongruenza. L’individuazione dei colli di bottiglia grazie alla sistematizzazione di un universo i cui confini, tra le gerarchie normative, sono spesso poco definiti, permetterà una maggior conoscenza dei punti critici su cui intervenire per arrivare ad un quadro più coerente, definito e non contraddittorio. Serve infatti un quadro di medio lungo periodo con regole chiare. Le difficoltà interpretative delle norme sono un deterrente per le imprese. I risultati di questa ricerca possono essere un ottimo punto di partenza per cercare di arginare il più possibile quei vincoli che potrebbero ostacolare di raggiungere l’obiettivo di risparmio energetico del 30% fissaro dal piano provinciale. Il tema dell'energia e delle fonti energetiche rinnovabili è diventato un'importante stimolo all'eco-innovazione per il CISE e per le Imprese di tutti i settori economici, in quanto rappresenta un'opportunità per rivedere i propri prodotti e servizi alla luce delle nuove esigenze di: - "minori consumi", in fase di produzione, trasporto, distribuzione, utilizzo e di "fine vita"; - "maggiore ricorso possibile alle fonti energetiche rinnovabili e alternative ai combustibili fossili", quindi possibilità di introduzione e utilizzo dei sistemi e delle tecnologie più adeguate ed in linea con le specificità del nostro territorio. Anche a livello provinciale si stà delineando un vero e proprio "comparto" produttivo formato da operatori, progettisti, esperti, installatori e commercializzatori di tecnologie per il risparmio energetico e l'applicazione delle energie alternative, pertanto potrebbero essere previste azioni finalizzate al consolidamento ed alla promozione coordinate e realizzate dagli Enti Pubblici: - utilizzo delle fonti rinnovabili negli interventi di ristrutturazione dei propri edifici (dare l'esempio è un messaggio forte) - favorire, supportare e sensibilizzare il territorio (cittadini e imprese) verso la maggiore consapevolezza di quanto e come si consuma energia (termica ed elettrica), anche attraverso l'utilizzo di strumenti come la "diagnosi energetica e l'audit energetico", finalizzati alla valutazione delle criticità presenti ed alle opportunità di miglioramento per la riduzione dei consumi e la possibilità di introduzione delle fonti rinnovabili più vicine al contesto analizzato. Su tali linee la Camera di Commercio di FC, attraverso il CISE e la collaborazione delle Associazioni di Categoria ha condotto una indagine che ha portato alla realizzazione di un Elenco degli Operatori del territorio sulle fonti rinnovabili, ha supportato e partecipato alla realizzazione di AGROFER (fiera delle agro energie) nelle sue tre edizioni e recentemente ha svolto la diagnosi energatica dell'edificio camerale a fronte della quale ha già attivato importanti azioni di ristrutturazione che porteranno entro la fine del 2009 a consumare meno di 70 KWh/m2 annuo e ad una riduzione delle emissioni di CO2 pari a 93.2 Tonnellate /anno. Un altro ambito di interesse è relativo alla diffusione di impianti per l’impiego di fonti rinnovabili. Relativamente a questa tematica si è parlato sia della replicabilità di casi virtosi in agroenergia come il b ruciatore a legna di Casola Valsenio (Ravenna). Relativamente agli impianti eolici manca una mappatura del vento al livello provinciale. Su questo fronte intende intervenire il piano ambientale definendo le aree di potenzialità della provinicia (dove non ci sono vincoli all’istallazione di questi impianti), lasciando poi al privato la verifica dell’effettiva realizzabilità del progetto. SOLLECITAZIONI PER IL GRUPPO DI LAVORO 1) Come si può procedere concretamente nel percorso di coordinamento tra piano provinciale e piani comunali? 2) Con quali passi concreti si può incentivare la creazione di un “distretto della bioedilizia”? SINTESI Forum “welfare” – 11 NOVEMBRE Le politiche legate al welfare all’immigrazione e alla casa sono molto importanti perché incidono sulla qualità della vita dei cittadini e sulla coesione sociale di un territorio. Sono frutto di un lavoro costante, quotidiano realizzato grazie ad una rete che si è sviluppata e si è strutturata nel territorio. Attualmente il periodo di difficoltà economica, scatenato dalla crisi internazionale, associato al crescente flusso migratorio mette in risalto alcune problematiche legale al peggioramento delle condizioni di vita di molti cittadini che spesso sfociano in atteggiamenti di scarsa sensibilità verso chi viene a vivere sul nostro territorio e in generale verso chi ha maggiormente bisogno. Strettamente connessa a questa evoluzione delle cose è la scarsità delle risorse necessarie a promuovere sul territorio una cultura del volontariato, della pace, dei diritti umani con le scuole, i comuni e le associazioni interessate. Va comunque tenuta alta la consapevolezza dell’importanza di certe tematiche e va ricordato che, benché le politiche di welfare siano gestite direttamente dai comuni, la Provincia mantiene il compito di coordinamento sull’Area Vasta in funzione anche delle sue competenze quali formazione professionale, scuola e lavoro. Oltre a questo ruolo di coordinamento, di sostegno e di spinta propulsiva, la Provincia ha inoltre competenze specifiche su determinate aree (Osservatorio Immigrazione, Osservatorio Anziani, Osservatorio Welfare, Politiche per la casa, Politiche giovanili). Diventa quindi di importanza strategica la collocazione dell’area del welfare dentro al Piano Strategico. Soprattutto perché le politiche di welfare, attraverso la pianificazione dei piani sociali di zona e del nuovo piano socio-sanitario, sono rimesse in un contesto di intersettorialità e interazione con le altre politiche del territorio, tanto che l’elaborazione del “Piano della salute e del benessere “ terrà conto di questa nuova impostazione. La dimensione dell’integrazione delle politiche settoriali è cruciale per la pianificazione del welfare a livello territoriale. Dall’altro lato ci sono delle azioni frutto di interazione fra politiche di welfare e altre politiche del territorio quali ad esempio quelle urbanistiche, ambientali, della mobilità, del lavoro e della formazione (ad esempio nell’ambito delle politiche urbanistiche ci sono diversi elementi che emergono in termini di impatto sulla salute, sul benessere, come per citare un caso la costruzione di abitazioni e i servizi di prossimità). Da questo emerge la necessità di introdurre nelle pianificazioni strategiche (specialmente a livello provinciale) una metodologia di valutazione dell’impatto sulla salute e sul benessere da implementare sulle altre politiche. Grazie agli investimenti effettuati in provincia di Forlì-Cesena, i tassi di copertura dei servizi sono elevati, anche se non sono sufficienti a coprire i bisogni (molto spesso chi è entrato nel sistema dei servizi ci rimane e gode del 100% di copertura, mentre chi non è entrato ne rimane interamente al di fuori). A ciò va aggiunta una maggiore attenzione alle politiche di genere (intese non solo come pari opportunità). Questa generazione di donne è schiacciata fra compiti di cura all’interno della casa e necessità economiche. Ne consegue che molto spesso si verificano problematiche legate alla salute (specialmente in età compresa fra i 40 e i 60 anni) che meritano attenzione e politiche intersettoriali mirate. Non va inoltre dimenticato il problema del sistema tariffario d’accesso legato all’immigrazione. Ultimamente, come è stato già messo in evidenza prima, il peggioramento della situazione economica generale, associato all’aumento del fenomeno migratorio sta creando problematiche legate all’erogazione dei servizi. Molti cittadini sono convinti che dinnanzi ad un fenomeno di “diminuzione delle dimensioni della torta” la parte di popolazione immigrata si stia appropriando di porzioni sempre più consistenti, mentre stanno peggiorando le condizioni di molti cittadini non immigrati. A tale fine, è necessaria una ridefinizione del sistema tariffario e di accesso in un’ottica di maggiore equità . Un altro aspetto su cui si potrebbe lavorare è l’ipotesi legata alla realizzazione di nuovi nodi di flussi collegati alla rete dei servizi (dal sociale al sanitario) che non abbiano come riferimento i soliti due grandi comuni di pianura. Nella conformazione del territorio infatti, i comuni montani hanno a loro carico diversi gap che vanno in un qualche modo attutiti. E’ necessario a tal fine ristabilire una prossimità dei servizi vicino ai luoghi in cui si risiede, mentre attualmente molti flussi di cose o persone legate ai servizi risultano essere antieconomici con la conseguenza che vengono utilizzate delle risorse che potrebbero essere investite in modo migliore (un esempio su tutti: ci sono dei casi in cui girano pulmini da 9 posti in cui c’è solo una utenza, e pulmini da 6 con 10 persone). E’ necessario quindi studiare questi flussi e trovare delle soluzioni per ottimizzarli attraverso nuovi nodi territoriali. In merito al tema dell’immigrazione e dell’integrazione va considerata anche la comunicazione sociale utilizzando come base anche dei semplici dati legati ad esempio al tipo di attività che svolgono gli immigrati (Dove lavorano? Che tipo di lavoro svolgono? E’ un lavoro che farebbero anche i cittadini italiani?). Avendo la possibilità di utilizzare dati e di gestire dati con un impiego di risorse contenuto, la comunicazione sociale potrebbe risultare molto utile e diventare parte fondamentale del Piano Strategico. E’ importante comunque esaminare il problema in una logica di non conflitto, nel senso che l’immigrato non deve essere il problema da superare, ma deve far parte di un contesto locale da migliorare. Categorizzare un problema infatti non aiuta a risolverlo, ma rischia di amplificarlo. La comunicazione quindi deve essere trasversale, toccare più temi e considerare la comunità nel suo insieme, anche se purtroppo stiamo perdendo il concetto di comunità perché le città son sempre più grandi, il modo di vivere è più dispersivo e perché noi stessi abbiamo sempre più difficoltà nel relazionarci con altri. Sta venendo a mancare la cultura del rapporto con gli altri in un motivo in cui aumenta la paura del diverso è maggiore, alimentata dal peggioramento del benessere. Comunità significa farsi carico, condividere un problema collettivo, alla cui base c’è il concetto di identità sociale. L’identità sociale va ricostruita intervenendo sul modo di concepire la città, riproponendo il centro storico come centro, come fulcro, delle attività e delle relazioni sociali. Il sistema dei servizi afferma una cultura e gli operatori dei servizi operano su un mandato istituzionale, dove il tema del sostegno e dell’autonomia delle persone e delle famiglie è l’elemento cardine di tutto il sistema. Questo assunto culturale molto spesso incontra e si scontra con gli assunti culturali di chi proviene da altre zone e da questo incontro/scontro nascono dei conflitti che si traducono nella difficoltà di far comprendere quale sia l’approccio culturale che il servizio tende ad affermare. In merito ai servizi, gli anni di pianificazione sociale hanno permesso di ricavare indicazione utili circa le modalità di affrontare le questioni legate al welfare. Queste devono: creare alleanze fra i soggetti coinvolti; valorizzare le risorse; fornire risposte di tipo multiprofessionale; mettere al centro delle azioni le comunità locali, quale fulcro delle politiche. Dentro a tutto questo però, la pubblica amministrazione agisce per “comparti stagni” e questo in linea di massima confligge con il tema stesso dell’integrazione. A questo proposito uno dei temi che si potrebbero affrontare e porre al centro della programmazione è quello relativo all’innovazione organizzativa dei servizi intesa come maggiore efficienza, maggiore flessibilità, maggiore trasversalità e integrazione dei servizi e delle strutture che li erogano. SOLLECITAZIONI PER IL GRUPPO DI LAVORO 1) come è possibile garantire la costante integrazione delle politiche settoriali nella programmazione del welfare? 2) come è possibile fare buona comunicazione sociale del welfare e delle problematiche collegate alla programmazione del welfare locale? SINTESI forum CULTURA E CREATIVITA’ - Venerdì 14 Novembre 2008 I rappresentanti delle amministrazione comunali presenti, in particolare i comuni capoluogo di Forlì e Cesena ed il comune di Savignano hanno portato all’attenzione del forum alcune attività che realizzano e per le quali auspicherebbero un respiro più ampio. Savignano sul Rubicone ha realizzato una scelta innovativa per la gestione dei servizi legati all’ambito culturale attraverso la creazione dell’Istituzione Cultura Savignano (ICS), una modalità che porta avanti un percorso di partecipazione attiva all’interno della città. I due progetti trasmessi all’attenzione della provincia sono Liscio Museum e Savignano Immagini. Il primo nasce nel 2006 in occasione del centenario della nascita di Secondo Casadei. A conclusione dell’evento per salvaguardare l’immenso patrimonio musicale e culturale della musica e del ballo romagnoli si è creato un museo permanente virtuale di documentazione. Il secondo è un progetto permanente sulla fotografia che caratterizza la storia di Savignano da circa 20 anni. “Savignano immagini” è un comitato scientifico sulla fotografia che si sviluppa durate tutto l’anno e promuove iniziative sulla fotografia d’autore. Patrocinata anche dalla Provincia e dalla Regione Emilia-Romagna, è un’importante evento nel panorama nazionale ed europeo. Per inciso si è ricordato che ad oggi non esiste la possibilità di considerare la fotografia come forma d’arte per gli interventi della Regione Emilia Romagna. Si ribadisce l’importanza di un maggior coinvolgimento provinciale su questi progetti in virtù dell’identità culturale che li qualifica e che riguarda tutto il territorio provinciale. Anche il comune di Cesena auspica un maggior coinvolgimento provinciale rispetto ad attività che portano visibilità all’intero territorio ed illustra il progetto “Itinerario Stabile – Musica Arte Paesaggio Performance Architettura”: un’attività ormai al nono anno di vita e cresciuta particolarmente negli ultimi anni. Ideato dall’associazione culturale di Cesena Aidoru, in collaborazione con Teatro e Officina Valdoca, il progetto coinvolge ogni anno un luogo di Cesena e lo ritrasforma. Un elemento fondamentale per il progetto è l’interdisciplinarità dei saperi e delle competenze, anche per questo sono stati progressivamente coinvolti, diversi assessorati ed uffici del Comune, come quello dei Servizi Sociali/Progetto Giovani, del Turismo e dell’Ambiente; sono state attivate le collaborazioni con il Teatro Bonci e la Facoltà di Architettura “Aldo Rossi”; c’è stato il contributo delle aziende del territorio che oltre alla sponsorizzazione hanno dato supporto progettuale ed organizzativo all’iniziativa; inoltre sono stati coinvolti anche altri territori come Forlì, attraverso Evento Ipercorpo e Santarcangelo con Malafesta. Si sono altresì ricordati gli investimenti che puntano su una sempre maggiore valorizzazione di Cesena come città Malatestiana, sia in ambito museale che storico – archeologico, a cui si affiancano iniziative culturali e didattiche legate anche al Centro Cinema San Biagio ed al Teatro Bonci. Rispetto al coinvolgimento finanziario dell’ente provinciale nei progetti culturali delle amministrazioni comunali, la provincia ricorda che è la Regione con le sue linee di finanziamento a supportare le iniziative, mentre poche sono le risorse che la provincia ha da dedicare in parallelo a queste attività. Per cui il ruolo dell’ente, in quanto soggetto di area vasta, è di programmazione locale sulle leggi regionali, concertando con i comuni attività che siano in rete. Per quel che riguarda le risorse direttamente del bilancio provinciale, sono talmente esigue (circa 20 mila euro l’anno) che intervenire tramite bando significherebbe impiegarle solo per la gestione della procedura pubblica. La provincia quindi rispetto alle poche risorse proprie ritiene di compartecipare quelle iniziative che nel territorio o perché già consolidate, o perché coinvolgano diverse amministrazioni o enti mettendo in atto una rete condivisa, o perché riguardano progetti con una marcata connotazione, risultino di maggior rilievo. Si ribatte che in alcuni casi, in questo ruolo di coordinamento, la provincia è stata carente ed a farne le spese sono state le amministrazioni più piccole con relazioni meno estese. Anche dal rappresentate del comune di Forlì emerge la necessità di fare rete e creare sistema. Infatti pur nei limiti dei finanziamenti regionali (ad esempio il non riconoscimento della fotografica come forma d’arte), il territorio è in grado di trovare le risorse in ambito nazionale ed europeo. La provincia dovrebbe investire il suo budget annuale sulla cultura nella creazione della rete e non in compartecipazioni con i diversi comuni. Anche il Comune di Forlì realizza moltissimi investimenti, a partire dai Musei San Domenico, dal riassetto dei sistemi bibliotecari, dal teatro ed altro ancora. Ma rispetto al tema dibattuto nel tavolo ritiene di riportare due azioni riguardanti i giovani. La prima istituisce un biennio specialistico in ambito teatrale sulla disciplina e tecniche dello spettacolo dal vivo; l’altra fa parte dei Piani Locali Giovani (nel territorio nazionale sono 27 i comuni coinvolti) coordinato dall’ANCI e dal Ministero della Gioventù, dove d’intesa con la provincia si sta sviluppando un percorso di sostegno alla creazione d’impresa in cui il binomio natura/cultura può trovare nuove nicchie di mercato, regionale, nazionale ed internazionale. Un progetto che per la forte connessione con il territorio è stato inserito nel Patto per lo Sviluppo avendo in comune con questo soggetti, obiettivi (occupazione giovanile) e priorità (promozione dell’imprenditorialità). Quindi attraverso la creatività si può anche far ripartire il territorio: condividere i capitali culturali e creativi dei singoli comuni, coordinarli all’interno di un progetto comune, anche attraverso l’aiuto delle associazioni che quando sollecitate intervengono in modo efficace. Dalle associazioni, può arrivare un aiuto non solo economico, ma di sopporto progettuale/operativo, alcune di esse hanno esperienze consolidante nella progettazione europea e nelle relazioni con diversi territori e regioni. Possono quindi essere partner importanti per le amministrazioni pubbliche e per agganciare risorse europee. È infatti inutile lavorare a compartimenti stagni, c’è trasversalità nella programmazione, tutto deve essere complementare e sinergico, le attività si intersecano e le ricadute sono generali. Con la cultura si intrecciano diversi ambiti, si va dalla dal turismo, ai servizi sociali, alle politiche giovanili, alla formazione, al lavoro e tutto questo deve essere governato. La provincia deve avere questo ruolo di coordinamento, valorizzando e mettendo a sistema le eccellenze dei suoi territori. I nostri territori sono cosi ricchi di patrimonio culturaleartistico che nemmeno noi ne siamo a conoscenza, così come non eravamo informati delle iniziative qui presentate. L’informazione è una caratteristica importante della rete, del sistema e del successo che da questo può discendere. Altre province sono molto più brave di noi nella divulgazione dell’informazione. Sarebbe forse meglio utilizzare i fondi della provincia nella formazione del personale delle singole amministrazioni per partecipare alla progettualità europea; l’Unione Europea ha importanti fondi sulla cultura e i bandi non sono così affollati come su altre risorse.