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ORIENTE EXPRESS
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Guida al cinema asiatico
アジア映画へのガイド
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Indice
CAPITOLO 1.......................................................................................................................................3
CINA: WUXIAPIAN......................................................................................................................3
1.1 Storia.....................................................................................................................................3
1.1.1 Etimologia.....................................................................................................................3
1.1.2 Letteratura e cinema......................................................................................................4
1.1.3 Le caratteristiche dello “Youxia”..................................................................................9
1.1.4 L'universo “Jiang Hu”.................................................................................................10
1.2 Calligrafia: “Hero” di Zhang Yimou...................................................................................12
1.2.1 Accenni sulla calligrafia in Cina.................................................................................12
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CAPITOLO 1
CINA: WUXIAPIAN
武俠片
1.1 Storia
1.1.1 Etimologia
Il Wuxia è un genere letterario ancor prima che cinematografico (in cui viene aggiunto il suffisso “pian”, che
significa appunto “cinema”), le cui radici risalgono al II e III sec. a.C. Le storie “Wuxia” hanno come protagonisti
spadaccini volanti e guerrieri erranti, ragion per cui il genere spesso viene associato al romanzo cavalleresco
occidentale. Per comprendere al meglio questo genere letterario e cinematografico, bisogna sapere che il termine
“Wuxia”(武俠) racchiude in sé una componente culturale cinese fondamentale, essendo la parola stessa composta da
“Wu”, che deriva da “Wushu”, ossia l'arte marziale classica cinese, confusa erroneamente con il ben più noto Kung
Fu che in realtà significa letteralmente “abilità”, e da “Xia” che è una filosofia che ha affinità, seppur con ovvie
differenze culturali, con il codice dei cavalieri europei e con il bushido dei samurai giapponesi, in cui lo “Youxia”
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altro non è che l'eroe celebrato nei poemi classici cinesi, comunemente tradotto con “cavaliere errante”. Poichè la
cultura orientale è sostanzialmente diversa da quella occidentale, per rendere più semplice la comprensione, si
potrebbe associare lo “Youxia” a Robin Hood: gli eroi dello “xia”, come il personaggio nato dal folklore inglese,
ripreso anche dalla penna di Alexandre Dumas e per la prima volta al cinema nel 1908 con il film muto “ Robin
Hood and His Marry Man” di Percy Stow, sono persone onorevoli le cui azioni non sono mai comandate da
secondi fini e da egoismi, bensì da una semplice e pura generosità, anche quando questa entra in contrasto con
l'autorità (per lo “Youxia” si tratta dell'imperatore, per Robin Hood dello sceriffo di Nottingham). Nello “xia”
queste caratteristiche di giustizia e onore enfatizzano l'importanza della vendetta, seppur pacifica essendo questa
filosofia influenzata dalle arti marziali buddhiste che prevedono perdono e compassione, che spesso diviene il
motivo principali delle storie appartenenti al genere “wuxia”.
Il termine fu coniato per la prima volta dallo scrittore giapponese del periodo Meiji 1, Oshikawa Shunro, che
tentava di dare una definizione e di inquadrare una serie di romanzi a carattere avventuroso ed eroico. Da quel
momento in poi il “Wuxia”, nato dall'unione delle arti marziali e delle arti della mente e dello spirito, darà vita alle
avventure dei cavalieri erranti cinesi attraverso la carta fino ad arrivare sugli schermi di tutto il mondo.
1.1.2 Letteratura e cinema
Dal punto di vista letterario i primi indizi sul genere vengono fatti risalire al II sec. a.C., con i tentativi di uccisione
del re da parte degli assassini Jing Ke e Zhuan Zhu,
elencati in “Records of the grand Historian” di Sima
Qian. L'autore risucì a delineare un gran numero di
assassini, pronti a tutto pur di assassinare il re, che si
facevano chiamare “Shi ki” ed erano coloro che si
opponevano fortemente all'imperatore, formando di
fatto “la resistenza” al potere. Sima Qian è riuscito
Hero
nell'impresa di dettagliare molte caratteristiche
embrionali della filosofia “xia”, specie nella sezione “Roaming Xia”, risultando di fatto il primo a tratteggiare le
1 Il periodo Meiji è un momento storico Giapponese che comprende i 44 anni di regno dell'imperatore Mushito, ed ha
inizio nel 1868. Questo fu anche il periodo di maggior splendore dei Samurai.
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future caratteristiche del “wuxia” e proponendosi alla storia come l'inventore stesso del genere. Nel mondo del
cinema contemporaneo un film emblematico riguardante gli “Shi ki” è “Hero” di Zhang Yimou, del 2002. La
pellicola fondamentalmente si basa sul tentativo di assassinare Qin Shi Huang, primo imperatore cinese del 227
d.C.. In una Cina divisa in 7 regni, l'imperatore Qin cercò di unificarla sotto il proprio dominio, ma per farlo
dovette affrontare schiere di assassini pronti a qualsiasi sacrificio pur di impededire l'impresa. In “Hero”gli
assassini sono “Cielo” (Donnie Yen), “Spada spezzata”(Tony Leung Chiu-Wai), “Neve che vola”(Maggie Cheung) e
“Senza nome”(Jet Li), che ardiranno un colpo di stato perfetto e costruito su solidi ideali e strategie impeccabili.
L'evidente richiamo storico riporta ai classici della letteratura cinese, non solo per via del periodo storico preso in
considerazione, ma soprattutto grazie alle caratteristiche ed alle imprese eroiche dei protagonisti. Tornando
all'aspetto letterario, bisogna andare avanti diversi anni prima di trovare i primi romanzi del genere: “ I briganti”(Il
titolo originale è “Shui-Hu-Chuan”, in cinese semplificato “ 水浒传”) e “Il romanzo dei 3 regni”(“三国演义”), entrambi
scritti durante la dinastia Ming (1368 – 1644 d.C). Se il primo, di Shi Nai'an, è in realtà più che altro una critica
politica sul penoso stato economico cinese sul finire della dinastia Song (960-1279 d.C.) attraverso le avventure e le
battaglie di 108 guerrieri, il secondo, di Lou Guanzhong, è classificabile come racconto fantasioso sullo stato dei 3
regni dopo la caduta della dinastia Han (206 a.C – 9 d.C, 25 – 220 d.C.). Entrambi i romanzi sono stati riproposti
al cinema in diverse versioni che si sono succedute negli anni. Il progetto de “I briganti” è stato per la prima volta
portato al cinema grazie a Chang Cheh ed al suo “The Seven Blows of the Dragon” nel 1972, arrivato in Italia
prima con il titolo “Piedi d'acciaio” e successivamente con il titolo “I 7 guerrieri del Kung Fu”, ed è una pellicola
che, pur mantenendo piuttosto intatto l'impianto narrativo, si distanzia sostanzialmente dal genere “wuxia”,
andando incontro alle esigenze internazionali che, negli anni '70, erano piuttosto legate ai kung-fu movie, molto in
voga in quegli anni grazie alla fama raggiunta da Bruce Lee, che sarà protagonista, sempre nel '72, del cult “ L'urlo
di Chen terrorizza anche l'occidente”. “La battaglia dei tre regni”, probabilmente un romanzo più cinematografico a
livello narrativo, ha visto dar vita a diverse pellicole di cui, probabilmente, la più nota rimane “La battaglia dei tre
regni” di un John Woo, tornato ad Hong Kong dopo il periodo hollywoodiano. La pellicola, anche in questo caso,
si distanzia in maniera sostanziale dal “Wuxiapian”, emergendo per il lato epico-storico con cui John Woo
contorna la preparazione della battaglia e le strategie di guerra.
Durante la dinastia Ming, e successivamente durante la dinastia Qing (1644 – 1912 d.C.), furono scritti diversi altri
romanzi del genere “Wuxia”, la maggior parte dei quali sono andati perduti a causa del proibizionismo
governativo cinese, che si differenziano sostanzialmente dai romanzi più moderni, essendo questi ultimi
complementari alle filosofie di Confucio (un esempio è la virtù del “Ru”, ossia dell'eccellenza, che si combina alla
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buona volontà piuttosto che alla forza fisica), ma soprattutto di Lao Tzu, nella misura in cui i codici dello “xia”
divengano sinonimi di “Tao”, o “Daoyi”, che rappresentano la forza dell'universo, e la cui traduzione è “la via”, “il
sentiero”. Ad avvalorare la tesi secondo cui il genere “wuxia” sia probabilmente quello che più caratterizza il
panorama letterario e cinematografico cinese, si può sottolineare come lo scrittore vivente più venduto in tutta la
Cina è Jin Yong, ossia il massimo esponente del nuovo genere “Wuxia”, famoso per titoli come “Volpe Volante
della montagna innevata”(2006, Pisani editore), che è uno dei pochi ad essere arrivati in Italia, e “The return of the
Condor heroes”.
Ovviamente il mondo dal cinema, sempre alla ricerca di nuovi soggetti, non poteva evitare di attingere da una
delle culture e tradizioni più antiche, ossia quella cinese, rifacendosi in maniera piuttosto costante ai classici ma
anche ai romanzi più recenti. Per via delle caratteristiche peculiari, non solo morali ed etiche, ma soprattutto di
stile di combattimento, il genere “Wuxia” ha trovato la propria consacrazione nel 2000, grazie alle nuove tecniche
digitali che hanno consentito di mantenere intatto lo stile dei romanzi. Per identificare questo genere ad uno più
occidentale, facilitandone la comprensione, si potrebbe identificare nel genere “cappa e spada”, quello di film come
“Zorro” per esser chiari, il giusto doppione. La maggior parte dei wuxiapian viene prodotta tra Hong Kong e
Taiwan e le loro caratteristiche tecniche, storiche, tematiche e stilistiche, hanno permesso che questo genere si
distanziasse immediatamente dal cinema di arti marziali, totalmente privo delle ambientazioni storico-sognanti,
degli stili di combattimento più simili a danze che a lotte, dell'aurea epica che circonda i protagonisti,
caratteristiche emblamatiche dei wuxiapian.
Fino agli anni Sessanta, il cinema di Hong Kong era prevalentemente in lingua cantonese, ma in quegli anni il
cinema hongkongese ha subito una svolta decisiva. Run Run Shaw, giovane produttore cinese, trasforma la casa di
produzione di famiglia nello studio mandarino “Shaw Brothers”, accantonando quindi il ben più diffuso cantonese,
dimostrando sin da subito una leadership nel settore del cinema e risultando quindi la più importante casa di
produzione hongkonghese estendondo il proprio predominio a tutta la Cina, fino a varcare i confini e sbarcare in
occidente. La grandezza di questi studi, oggi punto di riferimento imprescindibile per il cinema wuxia, risiede nelle
capacità imprenditoriali del suo creatore che istituisce un sistema fordista dell'organizzazione del lavoro, crea
un'azienda con quasi 2000 dipendenti e soprattutto istituirà un ufficio marketing, il primo in assoluto in oriente.
La “Shaw Brothers” trova la sua consacrazione grazie al recupero dei classici, ossia appunto i wuxia, che si
distaccano dai precedenti “Shenguai wuxia”, ossia i wuxia di genere fantastico che erano caratterizzati dal largo uso
di magia, per dedicarsi ad un approccio più realistico. “Mantieni l’odio per la tua vendetta” di Chang Cheh2 del
2 Chang Cheh (10 Febbraio 1923 – 22 Giugno 2002) è stato un regista cinese che può vantare quasi un centinaio di
film realizzati, molti dei quali wuxiapian, in cui la concezione di “wuxia” è fortemente dai “Chambara Movie”, ossia
i film giapponesi di samurai, in cui è evidente una sorta di emulazione di Akiro Kurosawa.
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1967, raggiunge incassi record, paragonabili allo star system hollywoodiano, umiliando di fatto i film cantonesi al
botteghino. Questo permetterà alla giovane casa di produzione di ampliare i propri confini, arrivando a produrre
un film come “Blade Runner” di Ridley Scott.
Ma il primo film a riprendere le avventure degli spadaccini volanti è ben precedente all'avvento sul mercato di Run
Run Shaw, e si tratta di “Burning of the Red Lotus Temple”, film muto del 1928 diretto da Ziang Shichuan. La
pellicola è un adattamento del romanzo “The tale of the extraordinary
swordsman”, e per via della lunghezza è stata suddivisa in 19 parti, dal
1928 al 1931, per un totale di 27 ore. Essendo state smarrite tutte le
copie, per via delle censure del governo cinese, resosi conto di quanto
questa pellicola coinvolgesse il pubblico impedendogli di concentrarsi
Burning of the Red Lotus Temple
sulla realtà, queste pellicole sono rimaste totalmente inedite in Italia.
«Non è facile parlare dei problemi odierni della Cina...con il genere
wuxia, si può affrontare la realtà senza scontrarsi con la censura del governo» disse Tsui Hark, maestro del genere,
e quindi non resta che credergli.
Ma, come detto, è il 2000 l'anno della consacrazione dei wuxiapian grazie ad Ang Lee ed al suo “La tigre e il
dragone” che raggiunse un
successo planetario permettendo
di far apprezzare questo genere
anche in Occidente, nonostante
accenni di wuxiapian fossero
riscontrabili in “Grosso guaio a
Chinatown” di john Carpenter
La tigre e il dragone
del 1986. Ang Lee, rispetto ad
altri grandi registi del wuxiapian,
preferisce concentrare la propria attenzione soprattutto sulle “xia nu”, ossia le donne cavaliere, un po' come faceva
King Hu3. Le cavaliere di Ang Lee hanno due volti, quello pulito e riservato di Michelle Yeoh, e quello capriccioso
e ambizioso di Zhang Ziyi, che affronteranno pene d'amore e battaglie epiche, donando al film l'aria di epicità
3 King Hu (29 Aprile 1932 – 14 Gennaio 1997) è stato un regista cinese che a cavallo degli anni '60 e '70 ha realizzato
diversi wuxiapian, la maggior parte dei quali si collocano nel periodo della dinastia Ming poiché considerata culla di
Confucianesimo, Buddhismo e Taoismo. Il suo capolavoro può essere considerato “A touch of Zen – La fanciulla
cavaliere errante”, che ha come protagonista una “xia nu” interpretata da Hsu Feng, divenendo il manifesto delle
cavaliere erranti.
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romantica, tipica appunto dei romanzi cavallereschi. Da quel momento in poi il wuxiapian diviene un genere
molto comune e apprezzato in Occidente e Italia, anche nei festival orientali come il Far East Film Festival di
Udine.
Uno dei maestri del “Wuxiapian”, capace di ispirare i più grandi registi cinesi, ma anche cineasti come Quentin
Tarantino, rimane King Hu, il cui mondo non era dominato da eroi maschili ed ispirati alle opere giapponesi di
Kurosawa, come era per Cheng Cheh, bensì da donne vitali e radiose. L'obiettivo preposto in “A touch of Zen” era
quello di portare sullo schermo uno dei precetti del buddhsimo, ossia lo zen, attraverso la mediazione del principio
taoista del”wuwei zheren”, ossia la capacità di percepire intuitivamente la vera essenza delle cose. Per fare tutto
questo dovette evitare le censure del Partito Nazionalista cinese, ricorrendo a sotterfugi per trasformare il mondo
fantastico, da ghost story, a cui aveva pensato, in qualcosa di più realistico e concreto (un esempio può essere la
scelta di trasformare quelli che sarebbero dovuti essere fantasmi in fantocci travestiti in maniera particolare per
spaventare i nemici). Il finale rivela la missione compiuta da Hu, attraverso il raggiungimento del nirvana e la
trasfigurazione del protagonista. Tutti questi temi verranno ripresi anche nei successivi “Pioggia opportuna sulla
montagna vuota” e “Legend in the mountain”, dove le tematiche wuxia, assieme ad uno stile impregnato di
immagini estatiche e naturali, si amplificano fino a raggiungere la completa maturità. E proprio gli spazi
segneranno il passaggio di Hu ad un altro tipo di cinema, fatto di spazi claustrofobici, come accade in “Le
implacabili lame di rondine d'oro” dove la locanda, in cui i protagonisti si sfidano e giocano a mahjong, diviene
“Jiang Hu”(pag.9) dove regnano i cavalieri erranti, che si sfideranno nell'eterna lotta tra bene e male.
Il Wuxiapian ovviamente ha subito diverse variazioni e modifiche in rapporto ai tempi, passando da un genere più
fantastico ad uno più realistico, divenendo quindi soggetto delle pellicole più dispararate. Degni di nota sono lo
“Sherlock Holmes” con gli occhi a mandorla, ossia “Detective Dee e il mistero della fiamma fantasma” di Tsui
Hark, altro regista che ha fatto una comparsata nel cinema d'azione americano, del 2010, e “Seven Swords”(2005) e
“FlyingSwords of Dragon Gate”(2011) dello stesso regista di Saigon. Nonostante stili differenti, che viaggiano tra
l'epico e l'investigativo fantastico, dal remake all'innovativo, perlomeno per i wuxiapian e per la Cina, 3D. Dopo
una carriera costruita con i wuxiapian, e la scelta di vendersi al cinema americano con Van Damme, il ritorno di
Tsui Hark sulla scena del cinema wuxia è trionfale. Chi invece non è mai andato ad Hollywood preferendo la
fertile terra cinese è stato Zhang Yimou, partito dal genere romantico introspettivo dei primi film, ed approdato
nel mondo “wuxia” con film dal successo planetario come “Hero”, “La foresta dei pugnali volanti” e “La città
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proibita” rispettivamente del 2002, 2004 e 2007. Altro autore cinese ad essersi interessato a questo genere, prima di
trovare la fortuna e la consacrazione con altri generi e con uno stile riconoscibile ovunque, è stato Wong Kar-Wai
con il suo “Ashes of time”, pellicola quasi finita nel dimenticatoio nonostante un valore artistico enorme. Ma se
questi sono i registi i cui film sono arrivati sino alle lande desolate dei cinema italiani, ce ne sono tanti a noi
tutt'oggi sconosciuti che hanno dato grandi contributi al genere, ma si sa, in Italia spesso si è avvezzi alle novità.
Dal punto di vista evolutivo/innovativo invece è importante parlare di “Kung Fu Panda”, film d'animazione diretto
da Mark Osbourne e John Stevenson per la casa di produzione Dreamworks. E' importante parlarne per diversi
aspetti: innanzitutto l'avvento dei wuxia nel mondo dell'animazione, che già aveva influenzato la serie animata
giapponese “Ken il guerrierio” ad esempio, è una novità assoluta che ancora di più espande il pubblico propenso a
questo genere, e soprattutto il fatto che ad occuparsene sia una casa di produzione americana che affida il progetto
a due americani. E' importante non solo perchè denota l'interesse ritrovato dell'Occidente nei confronti del
sottovalutato cinema cinese, ma perchè fornisce un punto di vista diverso di quella che può essere la filosofia
cinese. Dopo questa introduzione storico culturale, sta a voi decidere se questo sguardo è attendibile oppure no.
1.1.3 Le caratteristiche dello “Youxia”
Appare evidente fin ora che un aspetto fondamentale per identificare questo genere, specie al cinema, e non
confonderlo banalmente con i kung fu movie, è necessario introdurre le arti marziali che caratterizzano gli eroi di
queste pellicole. Le competenze di questi guerrieri riguardano i combattimenti, resi peculiari per l'uso di specifiche
sequenze di movimento, note come “zhao” ( 招 ), che permettono di affrontare anche nemici armati; l'uso come
armi di oggetti di utilizzo quotidiano, come pennelli o strumenti musicali; l'uso di armi particolari, note come
“Anqi” (暗器) che significa “dispositivo nascosto”, in grado di essere facilmente nascoste e tenute in mano; l'uso del
“qinggong” ( 轻功 ), ossia l'abilità di muoversi rapidamente e leggermente, che consente ai guerrieri di scalare muri,
sorvolare gli alberi e camminare sull'acqua (si pensi al combattimento sugli alberi di bambù nel film “ La tigre e il
dragone” ad esempio), anche se nel cinema è decisamente enfatizzata rispetto alla realtà; l'uso del “neijin” ( 內 勁 ),
ossia la capacità di saper dosare la propria energia interiore, seguendo molto fortemente le filosofie buddhiste e
zen, in cui la calma interiore è sinonimo di forza; l'uso dei punti di pressione, ossia la tecnica di assassinio
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attraverso la pressione di determinati punti del corpo (sempre ne “La tigre il dragone”, durante il combattimento
tra Li Mu Bai, interpretato da Chow Yun-Fat, e Volpe di Giada vi è un chiaro esempio di questa tecnica), nota
come “dianxué” (点穴).
Tutte queste caratteristiche che rendono i guerrieri del “wuxia” assolutamente unici sottolineano ancora una volta
il rapporto tra mente e corpo, concetti imprescindibili nella cultura cinese, poiché sono raggiungibili solo
attraverso l'applicazione, spesso dura e severa, ma soprattutto attraverso una devozione totale a queste tecniche.
Non di rado, nel mondo dei “wuxia” queste tecniche sono racchiuse in manuali criptati, noti come “Miji” ( 秘 笈 ),
che sono gelosamente custodite e protette dalle sette. E' giusto precisare, ad onor di cronaca che queste modalità di
combattimento, quest tecniche e queste caratteristiche, sono perlopiù fantasiose e facenti parte del mondo
letterario e cinematografico dei “wuxia”, anche se esiste una corrente di pensiero secondo cui tutto questo è stato
realmente possibile nel passato, ma si sia perso oggi parallelamente ad una perdita della cura del proprio corpo e
della propria mente. Non è dato sapere se effettivamente tutto questo fosse stato possibile con il costante esercizio
ed una preparazione mentale adeguata, ma si sa, al cinema tutto diventa vero e tutto è falso.
1.1.4 L'universo “Jiang Hu”
“Jiang Hu” ( 江 湖 ), che letteralmente significa “fiumi e laghi”, è un universo parallelo dei “wuxia”, in cui esistono
villaggi interi costituiti da sette, discipline e scuole di arti marziali, ed ovviamente da un maestro. All'interno di
questi villaggi, piuttosto piccoli, dove vivono il maestro e i suoi discepoli, ma anche ricchi e mendicanti, artigiani e
mercanti, sacerdoti e guaritori, vigono leggi di onore e fedeltà alla propria scuola. Alcuni lo hanno paragonato al
vecchio West americano, anche se il caso cinese è ben più complesso e fondato sulla disciplina. Esempi nel cinema,
a tal riguardo, ce ne sono tanti. “La tigre e il dragone”, ambientata principalmente nell'enorme Pechino, mostra il
“Jiang Hu” costituito dalla scuola di Wudang4 e dal villaggio di Wuhan in cui vivono Shu Lien(Michelle Yeoh) e Li
Mu Bai, in cui appaiono evidenti le caratteristiche sopra elencate. E' stato in parte proprio grazie alla pellicola di
Ang Lee, che l'antica provincia del Wudang, nella provincia dello Hubei, ha subito uno sviluppo turistico
prepotente, di curiosi e appassionati di paesaggi naturali fatati, come appunto quello costituito dai laghi, dalle
cascate, dai 72 picchi dei monti, tegole smaltate di verde e rosso raffiguranti draghi e fenici, e la cui architettura è
4 La scuola di Wudang, o di Wudangquan, è un a scuola la cui nascita è da attribuirsi a Zhang San Feng, figura
leggendario-storica di un monaco taoista esperto di arti marziali, sul monte Wudangshan.
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stata fortemente influenzata dal Feng Shui 5, ma anche di appassionati di arti marziali che immaginano a questo
posto come ad una culla di segreti antichi e immortali.
1.2 Calligrafia: “Hero” di Zhang Yimou
1.2.1 Accenni sulla calligrafia in Cina
5 Il Feng Shui è un'arte tipicamente taoista, ausiliaria dell'architettura, che tiene conto non solo della struttura, ma
anche della psiche e dell'astrologia.
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