Cinema Caffè - Parrocchia San Nicolao della Flue

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Cinema Caffè - Parrocchia San Nicolao della Flue
Cinema Caffè
Cinema Teatro Delfino
Delfino – 12 Gennaio 2009
IL PAPA’ DI GIOVANNA
Di Pupi Avati Con Silvio Orlando, Francesca Neri, Ezio Greggio, Alba Rohrwacher, Serena Grandi (104
minuti)
È stato pretestuoso parlare di revisionismo, Avati non tradisce, malgrado lo sfondo storico, il suo tipico guardare alla
Storia dal basso della vita di tutti i giorni e con una certa indifferenza. Senza contare che il personaggio "incriminato",
il poliziotto di Ezio Greggio che va a Salò per automatico conformismo e finisce davanti al plotone d'esecuzione
partigiano vantando il proprio qualunquismo, contiene un omaggio a Sordi e alle virtù della nostra commedia che
raccontando miserie e antieroismi ha ritratto in modo forse parziale ma veritiero la realtà. La storia è quella della triste
vita di una giovane (Alba Rohrwacher) che uccide per gelosia, non si pente e impazzisce, affiancata e sostenuta
soltanto dal padre piccolo professore bolognese (Silvio Orlando): il cui eccesso di protezione e premure sembra la
causa prima dell'infelicità e dei guai della figlia, quando probabilmente alla radice di tutto c'è invece il rapporto
irrisolto con la madre (Francesca Neri) bella e insoddisfatta. Avati "alto", centrati i personaggi e interpreti principali,
non altrettanto accurato il contorno, la scelta di Greggio conferma le doti di talent scout dimostrate dal regista già con
Abatantuono e Katia Ricciarelli.. (Paolo d’Agostini – La Repubblica)
Fotografia brunita come le immagini d'epoca che introducono questo racconto dì un'Italia grigia e offesa, serenamente
vile, stretta tra la Seconda guerra mondiale, il fascismo e la Liberazione. Il borghese piccolo piccolo di Avati ha la
faccia onesta e dolente del professore di disegno Michele Casati (Silvio Orlando), ossessionato dal desiderio di
preservare dalle umiliazioni la figlia bruttina (Alba Rohrwacher), al punto da offrire la promozione facile all'unico
allievo che mostra interesse nei confronti della ragazza. Eccesso di protezione che diventa criminale quando la
diciassettenne Giovanna ammazza senza pentimento l'amica del cuore sospettandone la liaison con l'amato. Il mondo
chiuso che circonda i protagonisti è tratteggiato alla perfezione: la bella moglie (una bravissima Francesca Neri), amata
e odiata dalla figlia e chiusa in un dolore che pare indifferenza, e l'amico poliziotto fascista interpretato con insoliti
mezzi toni da Ezio Greggio. Il duetto fatale e chiuso fra Orlando e Rohrwacher ha gesti intonati, complicità folli nella
caduta e nella vergogna; e il protagonista è insuperabile nel declinare umanità, malinconia e tratto grottesco con
sensibilità sommessa, dove l'ironia e il tragico si confondono armoniosi. Da ricordare il momento in cui consegna,
vinto ma consapevole, la moglie all'amore dell'altro: un'emozione rara. (Piera Detassis – Panorama)
….Da Venezia abbiamo lodato il film anche per il suo modo sommesso, e al tempo stesso limpido, di raccontare l'Italia
fascista alla vigilia della guerra. Silvio Orlando e Francesca Neri sono marito e moglie: lui insegna arte in un liceo di
Bologna, lei è una donna troppo bella per fare la casalinga. Hanno una figlia, Giovanna (Alba Rohrwacher, anche lei
bravissima): una ragazza bruttina e complessata, che il padre adora e la madre sotto sotto disprezza. Anche spinta dal
padre, che vorrebbe la sua felicità ad ogni costo, Giovanna si innamora di un ragazzo che però la prende in giro, per poi
corteggiare la sua amica del cuore, figlia di un pezzo grosso del fascio. Folle di gelosia- ma è una follia silenziosa,
sommessa come tutto il film - Giovanna uccide l'amica e finisce in manicomio criminale, mentre la vendetta dei
rnaggiorenti bolognesi si abbatta come una mannaia sulla famiglia. Marito e moglie si separano, e lui resterà sempre
con Giovanna, per tutta la vita. Girato in uno stile «all'antica», con una fotografia (di Pasquale Rachini, assai bella) che
mira al bianco e nero, Il papà di Giovanna è uno dei migliori film di Pupi Avari: per chi apprezza il regista bolognese,
una garanzia. (Alberto Crespi – L’Unità)
«Il papà di Giovanna» è un discreto film interpretato da ottimi attori. Avati ritrova la «sua» Bologna per ambientarvi
una storia di ossessioni affettive che prende le mosse nel ’38, attraversa gli anni della guerra e si ferma (senza
concludersi) nel ’53. Le qualità di un cinema mormorato, avvolgente, curioso dei dettagli umani e materiali e in bilico
sul filo a doppio taglio del ricordo, sono valorizzate dalla resa dei protagonisti, tra i quali spicca il Silvio Orlando,
giustamente vincitore della Coppa Volpi alla Mostra di Venezia: una dote che fa passare in secondo piano qualche
difetto di composizione e accompagna il film su un fluido livello di «racconto per tutti». Quello del prof. Casali che
adora la figlia brutta e devastata da profonde turbe psicologiche: anche quando la ragazza viene riconosciuta colpevole
di un odioso omicidio e internata in manicomio, non smetterà di sostenerla e proteggerla dalla ferocia dell’opinione
pubblica. La mamma Francesca Neri, al contrario, non supera il trauma e non vuole rivederla ma, in realtà, la ripulsa
riguarda il marito non stimato e sostituito dall’amante, un Ezio Greggio misurato e convincente. Avati sa cogliere con
delicatezza certi particolari d’epoca, come i rapporti tra i vicini di casa e di piano o come la tacita repressione dei guasti
coniugali, l’adesione svogliata ai riti del fascismo morente o il terrore della gente ammassata nei ricoveri. (Valerio
Caprara – Il Mattino)
…Ciò che ha fatto Avati, precisando e puntualizzando le allusioni del film al culmine dell' era fascista e alle sue
disastrose conseguenze, si chiama tramutare in storia la contemporaneità o, visto in senso contrario, leggere il presente
alla luce del passato. All' ordito del libro il film somma la capacità del cinema di evocare in diretta gli ambienti
attraversati: e qui fin dai titoli di testa, che fanno sfilare le foto dei protagonisti in simpatici e comuni atteggiamenti d'
antan, la narrazione per immagini si annuncia come si conviene tra incredulità e distacco, umana comprensione e
ironia. E' il trionfo dell' «Avati touch» nel suo film forse più bello, certo più padroneggiato e maturo: un apologo che
invita a guardare il mondo, nelle sue brutte storie di ieri e di oggi, senza morbosità né acrimonia. Attingendo in fondo,
con il massimo pudore e senza sottolineature di sorta, a una lezione d' amore. Una simile delicata partitura aveva
bisogno di esecutori ispirati; e qui c' è un quartetto di autentici virtuosi. Silvio Orlando si comporta da primo violino
senza esuberanze né esibizionismi, in una chiave intimista di sapore quasi dostoevskiano: lo si accoglie, prima che
nella sua qualità di grande attore, come un fratello. Una coraggiosa e bellissima Francesca Neri gli tiene testa trovando
toni aspri e risentiti, confermandosi interprete dalla gamma incredibilmente estesa. Forte è il segno di Alba
Rohrwacher, che trova una chiave di apparente innocua normalità per addentrarsi negli oscuri territori della follia. E
una rivelazione addirittura è Ezio Greggio, che si trasforma per l' occasione in un comprimario da Hollywood, capace
di attirare l' attenzione con una tragedia tutta sua…. (Tullio Kezich – Corriere della Sera)
Un padre apprensivo, una figlia complessata, una madre indifferente. E la cappa di conformismo e paura stesa dal
fascismo sulle eterne piccinerie della nostra piccola borghesia. Trentasettesimo titolo di una carriera ormai
quarantennale, Il papà di Giovanna è uno dei film più ambiziosi di Avati. Per la complessità del disegno, per le
dimensioni produttive, per il cast mobilitato intorno a questa storia di rancori personali che degenerano in tragedia sullo
sfondo di ben altri eventi storici. Non si svolgesse fra il ’38 e il ’45, con un epilogo addirittura negli anni 50, la storia di
Giovanna potrebbe uscire dalle cronache di questi giorni. Con la giovane bruttina corrosa dal desiderio di apparire
(Alba Rohrwacher), il padre onesto ma pronto a ogni bassezza per favorirla, tanto più che insegna storia dell’arte nel
suo stesso liceo (Silvio Orlando); e la madre casalinga frustrata, chiusa nella sua inutile bellezza (Francesca Neri)….
Cavare grandezza se non eroismo da una vicenda così soffocante era arduo. Eppure Avati ci prova nobilitando tutto e
tutti, cattolicamente, col sacrificio. È perché sacrifica ogni bene a quella figlia infelice, spingendo perfino la moglie fra
le braccia del vicino Ezio Greggio, bonario ma ambiguo poliziotto fascista, che il patetico professorino (Orlando è
davvero strepitoso) riscatta l’intera famiglia dopo aver sceso uno ad uno, con la confessione della figlia e la sua
reclusione in manicomio, tutti i gradini della degradazione sociale.(Fabio Ferzetti – Il Messaggero)
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E settimana prossima Lunedì 19 Gennaio
IL PRANZO DI FERRAGOSTO
di Gianni Di Gregorio con Marina Cacciotti, Maria Calì, Valeria de Franciscis,
Gianni ha un lavoro: occuparsi dell'anziana madre, una nobildonna decaduta, capricciosa e un tantino
opprimente. Madre e figlio vivono soli in un fatiscente appartamento nel centro di Roma e faticano a tirare avanti,
ricoperti di debiti come sono. Nel bel mezzo dell'afa estiva Alfonso, l'amministratore, si presenta alla loro porta
per riscuotere quanto gli è dovuto, ma propone a Gianni l'estinzione di tutte le spese condominiali in cambio di un
favore: ospitare la madre per la notte e il successivo pranzo di ferragosto in modo che lui possa partire per le
terme. L'accordo non prevede però l'arrivo di una seconda signora, la zia di Alfonso, una simpatica anziana con
qualche problema di memoria, ma l'amministratore lo convince a tenerla offrendogli del denaro. Gianni è
costretto, suo malgrado, a dare asilo anche a una terza "mamma abbandonata" quando l'amico dottore, giunto
per fargli una visita di controllo in seguito a un malore, gli chiede di potergliela affidare per non lasciarla sola
durante il turno di notte.
IMPORTANTISSIMO
Da sabato
sabato 17 Gennaio inizia in Delfino un importante Rassegna/Concorso Teatrale , ZONA PALCO;
con Compagnie Teatrali che vengono da tutto il Nord italia ( Torino, Savona, Trento, Lecco, Rho) e con
titoli interessantissimi.
Vi preghiamo di ritirare il programma dettagliato e di farVi anche promotori
presso amici e conoscenti di questa interessantissima proposta.
Vi aspettiamo sabato 17 con TWIST di Clive Exton
- Commedia brillante in 2 atti presentata dal laboratorio teatrale III Millennio di Cengio (SV)