Rassegna LIBRI - LA RASSEGNA d`ISCHIA
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Rassegna LIBRI - LA RASSEGNA d`ISCHIA
Rassegna LIBRI Monsignor Onofrio Buonocore Proposta per una bio-bibliografia di un illustre personaggio ischitano di Lucia Annicelli Pubblicazione dell’Editoriale del Golfo, foto di copertina: conferenza per i giovani tenutasi presso l’Arciconfraternita di S. Maria di Costantinopoli nei giorni 3-5 gennaio 1943 (archivio privato famiglia Morelli), ottobre 2013. Mons. Onofrio Buonocore La Biblioteca Antoniana d’Ischia: una istituzione creata da Mons. Onofrio Buonocore, ossia voluta ed organizzata con una iniziativa privata, come altre in ambito isolano, che nel tempo sembrano “essere di peso”, quando la loro gestione passa al settore pubblico. Vero è che l’Amministrazione comunale non riesce a nominare un responsabile per la conduzione della biblioteca e fa appello al volontariato per questa espressione culturale, il cui ideatore è stato ricordato nella sua figura di “discente”, “docente” e “bibliotecario” nella ricerca e testimonianza di Lucia Annicelli con il libro Monsignor Onofrio Buonocore – Proposta per una bio-bibliografia di un illustre personaggio ischitano. Un personaggio, il Buonocore, massimamente presente nella vita sociale dei suoi tempi con la sua attività non solo pastorale ed ecclesiastica, ma anche giornalistica, letteraria e, forse, soprattutto come propugnatore di istituzioni scolastiche, primarie e secondarie; ma la sua creatura più cara fu senz’altro la Biblioteca Antoniana che vide crescere costantemente con donazioni, acquisti, convegni, ricerche nelle case degli isolani, come ricorda don Camillo D’Ambra: “Il prof. Buonocore andò chiedendo piccoli contributi agli alunni stessi, alle loro famiglie, alla larga cerchia degli amici suoi personali e dei simpatizzanti. Salì e scese le scale delle abitazioni dei preti e dei vari professionisti isolani passati a miglior vita perché i libri lasciati non finissero sulle bancarelle dei libri usati o venissero dati al macero. Così il numero dei volumi crebbe a vista d’occhio”. Il libro curato da Lucia Annicelli si compone di due sezioni: la prima riservata alla biografia del Buonocore, la seconda alla sua produzione: gli istituti scolastici, la biblioteca, i giornali La Cultura, La Vedetta del Golfo, i vari libri di storia locale. Nell’Introduzione l’autrice scrive: «I titoli dei tre capitoli della pima sezione esprimono in una perfetta sintesi terminologica l’intera parabola di vita del fondatore della Biblioteca Antoniana. “Discente”, “docente” e “bibliotecario” non sono soltanto frammenti di vita ma autentici reperti, il cui valore archeologico dialoga con noi altri. La sezione dedicata alla bibliografia dell’opera del sacerdote-bibliotecario segue un andamento cronologico e include quasi l’intero spoglio della rivista mensile La Cultura. La monotematicità di ogni singolo fascicolo, seppur scevra di apparato critico (come nello stile dell’enigmatico storico), conferisce ai contributi una spiccata valenza culturale dovuta ai contenuti seppur ideologicamente impregnati del suo sentire. Da una rapida scorsa dei titoli di ogni singolo fascicolo è possibile rilevare l’intellettuale, e in alcuni casi il cronista, nella poliedricità delle tematiche e talvolta nella loro attualità. È, altresì, ravvisabile l’appassionato investigatore della nostra storia». Si ricorda l’esistenza di un manoscritto inedito del Buonocore, che meriterebbe di essere pubblicato integralmente, dal titolo: Ischia di ieri e di oggi. Sembra un romanzo ed è mezzo secolo di vita storicamente vissuta (R. C.). La Rassegna d’Ischia n. 6/2013 43 Le radici della zucca di Alina Maria Adamczyk Aiello Coproduzione Dante & Descartes / Candilita, grafica di Giulia Cantabene, disegno di copertina di Giuseppe Aiello La signora Alina Maria Adamczyk Aiello, ricordando forse il poeta che richiamava “quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva, si volge a l’acqua e guata”, ripercorre nelle pagine che ha voluto a noi affidare il percorso fatto e gli eventi che l’hanno caratterizzato. Ischia, nel meridione italiano, e una “infanzia trascorsa tra Varsavia e la campagna polacca, passando per la catastrofe della guerra, l’invasione tedesca e la ricostruzione di un paese devastato”: queste le espressioni e le significazioni caratteristiche di un racconto (“il racconto di una vita”) che appare, metaforicamente - dice l’autrice - come lo sviluppo di una zucca cresciuta su di uno stelo molto lungo. Dal mondo contadinesco delle Betulle (il podere dei nonni paterni) “sempre vasto e nuovo”, con l’unica cosa sempre eguale della “bellezza nelle sue pur diverse manifestazioni”, a quello altrettanto contadinesco (almeno inizialmente) di Ischia: “piccoli insediamenti in uno scenario naturale da capogiro: mi incantava con la sua grazia e la sua naturale bellezza”. Qui anche tutto appare “nuovo”, ma per motivi diversi: paesaggio, abitudini, tradizioni, comportamenti… Ecco come l’isola si presentava in quegli anni: “Una natura per me nuova ed esotica, verde anche nei mesi invernali, piena di piante sconosciute o viste solo negli atlanti di botanica. In ogni giardino, per strada, in ogni spazio libero straripava vegetazione. Palme, oleandri, piante grasse, agrumeti, vigneti, tutto nuovo per me. Il mare aveva la purezza del cristallo, con colori diversi e impensabili via via che passavano le ore del giorno. Le spiagge, invece, mi intimidivano con la loro sabbia lavica così scura, delimitate improvvisamente da rocce, e non chiare, piatte e senza limiti come le spiagge del Baltico”. Come 44 La Rassegna d’Ischia n. 6/2013 sanno questi riferimenti delle tante appassionate descrizioni dei viaggiatori del Grand Tour che venivano al Sud per scoprire realtà diverse dai loro paesi! Ma, nonostante questi contorni, su cui era previsto più che un provvisorio passaggio, c’era qualcosa che mancava alla ragazza che metteva piede sul suolo isolano: la vita di città, i contatti, l’atmosfera, le usanze, i modi di vivere, la lingua… L’emancipazione concreta della donna qui doveva compiere ancora una strada molto lunga… Ma la sostenevano l’amore e le premure del marito (Lino) Anni egualmente difficili dunque, questi iniziali di Ischia, come quelli del paese natio, tutti rivisti, ricordati, quasi rivissuti nel declinarli da una sponda sicura e non più minacciosa. La guerra certamente, l’invasione tedesca segnarono duramente grandi e piccoli dall’inizio alla fine. Nella sua infanzia, pur in tale situazione, la signora Alina fu sempre accompagnata dalla “fame di lettura”: aveva imparato a leggere in fretta, praticamente da sola; “lessi di tutto, dalle vite dei santi ai romanzi storici, dai racconti storici ai calendari della vita dei campi”. E sarà poi quest’amore, questa esigenza che l’accompagneranno anche ad Ischia, dove si iscriverà con successo al corso di laurea di Storia e Filologia dell’Europa orientale, per sentirsi, come dirà al suo professore, più vicina al paese d’origine: per non far appassire quello stelo lungo formatosi tra Ischia e la Polonia, dove col tempo, come dice il poeta, “ritornammo a rivedere le stelle”, e fu una piacevole sorpresa: le spighe di grano, segale, miglio, avena ripresero ad ondeggiare al vento, verdi ad aprirsi i campi di bietole e patate, il trifoglio a rosseggiare. “La terra, questa forza primordiale muta ma esigente che pretende il sudore, lo sforzo, la cura; che non permette di cullarsi nella disperazione più nera ma vuole tutta l’attenzione, ancora una volta la terra aveva imposto alla gente la sua legge che non tollera i lutto ma chiede lavoro”. E tutto continua... Raffaele Castagna La luna nell’Arno di Ischia di Mauro Olmastroni Youcanprint Self –Publishing, Tricase (LE) Una vacanza ad Ischia, un incontro occasionale, il ricordo di una notte magica, quella del luglio 1969, che raccolse tanta gente dinanzi alla TV, perché vide la discesa dell’uomo sulla luna. Si trattò di un evento memorabile, vissuto negli anni felici e spensierati degli sudi universitari. Ma con il passare degli anni l’entusiasmo, la conquista dello spazio, la speranza di chissà quali sviluppi, lo spirito giovanile pian piano si raffreddarono, fino a farli dimenticare quasi del tutto, anche perché ci si era indirizzati ciascuno verso obiettivi diversi. Ora… una vacanza inconsapevolmente fa ritornare alla mente quei tempi… Fabio, un ingegnere sessantenne, ormai realizzato nella vita, si ritrova nella “calda acqua termale di Ischia” a “rivivere quei giorni elettrizzanti, ma allo stesso tempo a entrare in un tunnel psicologico infinito, stressante e contorto”: “hai visto che bella luna c’è in questi giorni?" Strano messaggio questo che accresce la sua pressante ricerca nei ricordi, ancora incerti e nebbiosi. Poi il dubbio comincia a farsi certezza e trova conferma, quando la donna, Teresa, gli dice: “L’ho chiamata Luna, spero ti piaccia, Fabio, almeno questo lo vorrei da te. Addio per sempre anche a te, unico amore mio”. "Luna" come quel giorno, in cui ogni discorso si concentrava sull’astro celeste… Quell’Addio rappresenta un tormento per Fabio, un’esigenza di sapere di più, di non rassegnarsi a volgere ancora una volta il tutto nell’oblio, anche se c’è la realtà della sua attuale famiglia a frenarlo. Ma, nonostante tale intimo richiamo, ha inizio l’affannosa ricerca per arrivare a Teresa e a Luna. “Presi un impegno con me stesso: avrei fatto il possibile, in segreto, per rintracciare Luna e, solo se ci fossi riuscito, avrei pensato a prendere una successiva decisione, cosa che ora non potevo fare”. “Il racconto scava in modo leggero nei meandri dell’animo umano, ma resta un romanzo, non un trattato di psicologia. Esso è narrato in prima persona, anche perché è l’animo di Fabio e solo questi è in grado di descrivere i sentimenti che per varie ragioni l'agitano durante lo svolgimento della vicenda”. Vicenda che felicemente procede passo passo verso la conclusione, ma poi ne verrà fuori una scelta che “forse non tutti si sentiranno di condividere, ma sicuramente quella più comprensibile e giustificabile”. “Solo le acque torbide dell’Arno riusciranno a calmarlo, anche se sarà impossibile cancellare del tutto la tempesta che aveva agitato la sua esistenza”. * I trent’anni del Garibaldi di Nino d’Ambra di Pasquale Balestriere Radici nel mondo - Son passati trent’anni - circa un terzo di secolo- dalla pubblicazione del poderoso volume Giuseppe Garibaldi: cento vite in una (edito dal Centro di Ricerche Storiche d’Ambra e da Arti Grafiche Grassi, Napoli 1983), splendida elaborazione storica dello scrittore foriano Nino d’Ambra. Trent’anni in cui il libro ha messo radici nel mondo, offrendo il suo frutto ad una platea internazionale: proprio come internazionale è stato l'eroe dei due mondi. Un po’ di dati - Per confortare quest’affermazione con dati di fatto, vale la pena di citare i luoghi “raggiunti” dal volume di cui si parla: - Ambasciate italiane in:Francia, Lussemburgo, Belgio, Iraq, Turchia, Danimarca, Malta, Egitto, Grecia, Finlandia, Polonia, Cina, Etiopia, Sud Africa, Paraguay, Australia, Giappone, Venezuela, Malesia, Libia, Perù, Cile, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Haiti, Vietnam, Stato del Vaticano, Senegal, Spagna, Singapore, Honduras, Sudan, Nazioni Unite,Nuova Zelanda, Algeria, Colombia, Stati Uniti. - Ambasciata francese in Italia. - Consolati italiani a: Oporto, Basilea, Principato di Monaco, Melbourne, Lille, Metz, Colonia, Alessandria d’Egitto, Hannover, Friburgo, Bastia, Berlino, Rotterdam, Barcellona, New York, Parigi, Casablanca, Bruxelles, Tangeri, Caracas, Vancouver, Adelaide, Lucerna, Curitiba, Losanna, Santa Cruz, Calcutta, ecc. - Consolato greco e consolato francese a Napoli. -Istituti italiani di cultura a Vienna, in Siria, Marocco, ecc. Questa lunga elencazione, peraltro incompleta, non ha nulla di gratuito, giacché è necessaria per capire dove è giunto il Garibaldi di Nino d'Ambra che reputo sia il libro più am- piamente (proprio in senso spaziale e geografico) diffuso tra quelli scritti da autori isolani. È tempo di bilanci. Ed ecco qui un altro gruzzolo di informazioni. Tra i quotidiani e i periodici su cui sono apparse notizie e recensioni dell’opera in questione si ricordano: Paese sera, Napoli oggi, Il Mattino, La Provincia di Napoli, Napolinotte, Il Settimanale d’Ischia, Ischia oggi, L’Osservatore Romano, AGI, Ischia mondo, Nuova stagione, Lettera da Ischia, La Rassegna d’Ischia, Il giornale d’Ischia nuovo, Il Fotogramma, Tribuna giudiziaria, Il Foglio di Napoli, La Provincia di Sassari, Rivista Letteraria, L’Impegno, Il Golfo, Alto Adige. Si sono espressi sul “Garibaldi”, tra molti altri, Domenico Rea, Raffaele Castagna, Ugo Tassinari, Italo Palumbo, Pasquale Balestriere, Giuseppe Valentino, Mario Parente, Giuseppe Binni, Paolo Befani, Biagio Iacono, Giuseppe Garibaldi jr, Giuseppe Balzano, Giuseppe Russo, Franco Iacono, Giuseppe Giliberti, Elio Morelli, Renato Pintus, Joseph Maurer, Quirino Bezzi, Gaetano Regine, Antonio Lubrano, Maria Luise Maurer, Mario Buono, Franco Coppa, Vincenzo Mennella, Sebastiano Conte, Edoardo Malagoli, Agostino di Lustro,Luigi Fienga. Il volume è presente in una cinquantina delle principali biblioteche italiane (nazionali, regionali, provinciali, comunali, universitarie, ecc.), accreditate presso il Ministero dei beni culturali (dati desunti dal catalogo ICCU), in particolare nelle seguenti città: Roma (10), Torino (8), Napoli (7), Firenze (4), Milano (3), Perugia (3). Numerosissime note di plauso sono giunte a Nino d’Ambra, nel corso degli anni, da istituti culturali, ambasciate, consolati, biblioteche, da politici e da uomini di cultura. La Rassegna d’Ischia n. 6/2013 45 Qualche considerazione Innanzitutto due curiosità. La prima: quello di d’Ambra sembra proprio essere l’unico libro “garibaldino” recensito dall’Osservatore Romano. Sarà perché il tempo passato ha lenito certe dolorose ferite o perché il Garibaldi si porge al lettore perfuso di serena obiettività? La seconda: molte tavole e vignette (una quarantina) inserite nel testo sono opera del caricaturista Antonio Manganaro, prolifico artista filogaribaldino nato a Manfredonia nel 1840 e trapiantato a Napoli dove operò e morì nel 1931. Fu ben noto in vita, ma poi inspiegabilmente “scomparso” dalla memoria dei posteri. Eppure, insieme ai suoi due figli, pure loro pittori, è sepolto a Napoli, nella Prima Cappella dell’Arciconfraternita SS. Salvatore degli Orefici del Cimitero Monumentale di Poggioreale. Ebbene, Nino d’Ambra, prima di tutti gli altri, ha ritrovato quest’autore sulle classiche bancarelle e nei mercatini napoletani, acquistandone tutte le tavole in cui si è imbattuto. Ora l'artista è stato riscoperto e rivalutato con tutti i crismi dell'ufficialità. Il Garibaldi ha conseguito numerosi premi letterari, fra cui il “Pedrocchi” di Padova (in cui il Garibaldi risultò secondo classificato, dopo un libro di poesie di Giovanni Paolo II) e il “Procida, Isola di Arturo-Elsa Morante” (menzione speciale). La struttura dell’opera Tra i lettori di quest'articolo ci sono senz'altro persone che posseggono il Garibaldi. Di queste, alcune l'hanno letto, altre assaggiato, altre ancora non l'hanno aperto che per curiosità. E probabilmente c'è pure chi non lo possiede e non l'ha letto. Sembra quindi opportuno almeno delinearne sommariamente la struttura. Tutta l''opera è racchiusa in 600 pagine. Di queste 366 contengono la biografia di Garibaldi, seguita da una rilevante Appendice di documenti (nel numero di 90, con relativo indice), che occupa ben 155 pagine; poi la ricchissima parte dedicata alla bibliografia e fonti di ricerca, tripartita in Libri, opuscoli e articoli (440 titoli); Quotidiani e periodici (italiani e stranieri, nel numero di 88); Archivi e biblioteche (27); un Repertorio biografico di 44 pagine (che riguarda tutti i personaggi citati nell’opera, con l’indicazione del corrispondente numero di pagina); infine l’ Indice delle illustrazioni, contenuto in 6 pagine, di ben 296 immagini, seguito dall’Indice generale e, in ultima pagina, da Altri scritti di Nino d’Ambra. Va altresì annotato che la bandella d’apertura della sovraccoperta reca una scheda introduttiva dello scrittore Domenico Rea e quella di chiusura una nota biografica dell’autore. 46 La Rassegna d’Ischia n. 6/2013 Passiamo alle considerazioni. La prima riguarda la mole dell’opera che va anche (e ben oltre!) le 600 pagine già dette, qualora si consideri che il ricchissimo corredo iconografico è fuori testo. Ora questo ponderoso volume può certamente intimidire il lettore debole e poco motivato. Ma, se comincia a leggere, è difficile che si fermi. Perché uno dei pregi più evidenti del Garibaldi risiede nella tecnica affabulatoria con cui Nino d’Ambra porge la storia: egli narra in modo così perspicuo e accattivante da avvincere il lettore, ma sempre tenendo d’occhio fatti, dati e fonti. Come è giusto. Va sottolineata anche la bella fluidità narrativa, conseguita sia per le già dette capacità affabulanti, sia per aver eliminato ogni ostacolo che potesse rallentare od ostacolare in qualche modo il flusso diegetico: così si spiega la scelta di sistemare l’utilissimo Repertorio biografico nella parte finale del volume, evitando in tal modo l’appesantimento del testo con note esplicative ed espressioni parentetiche, ed anche la collocazione a parte - rispetto alla narrazione - dell’intero corpus dell’appendice documentale. Ma c'è un altro aspetto significativo, quello dello stile. E vorrei qui richiamare, a tal proposito, un concetto da me espresso alcuni decenni fa: "...d'Ambra è avvocato: ma il suo stile non ha nulla degli stereotipi giuridici, pesanti, vieti e un po’ comici; e come rifugge dal forense e dal burocratico, così il suo dettato è lontano dalla letterarietà, dall'aulicità e dalle ricercatezze sintattiche e lessicali, inutili orpelli che nuocerebbero all'essenzialità e alla serietà del contenuto. E forse l'autore foriano è il primo isolano, o uno dei primi, che io abbia letto senza avvertire, con un certo fastidio, la difettosa padronanza linguistica (...). D'Ambra ha, invece, saputo crearsi uno stile lontano dagli estremi sia dell’ovvio e nudo semplicismo sia del sofisticato e pretenzioso intellettualismo; uno stile garbato e disinvolto, senza cadute di tono, che poggia su strutture sintattiche agili, chiare ed efficaci”. Lo scrittore ama Garibaldi. E questo è fuor di dubbio, perché altrimenti non sarebbe spiegabile il severo impegno di otto lunghi anni per la compilazione di un’opera di tali proporzioni. Ma, proprio perché intende essere scudiero della verità storica, al fine di evitare ogni tentazione encomiastica e mantenere intatte l’oggettività e la serenità necessarie all’operazione storiografica, apre ampiamente a fonti e documenti di parte borbonica; che, quasi paradossalmente, contribuiscono a rendere più imponente e fulgida la figura di Garibaldi. Della quale l’autore, autentico e instancabile ricercatore, rivela aspetti inediti proprio per la marea di carte e di atti consultati con passione e acribia. Una biografia, quella di Garibaldi, saldamente ancorata a documenti d’epoca. Per esempio molti ritengono che il Nizzardo sia venuto nel 1864 a Ischia per cure termali. Nino d’Ambra, dopo faticose ricerche, ha scoperto (nella biblioteca “Angelo Mai” di Bergamo e nell’Istituto di Storia del Risorgimento Ischia Teatro Festival Programma Dicembre 2013 – Aprile 2014 Ischia - Sala Teatro Polifunzionale 6, 7, 8 dicembre Uomini di mondo Le bugie hanno le gambe.. scoperte Tratto da Two into one di Ray Cooney Regia Valerio Buono 13, 14, 15 dicembre Art Music e Movie Made in Ischia Spettacolo di cabaret 20, 21, 22 dicembre Amici del Teatro L’improvvisa storia di Biancaneve Spettacolo per grandi e piccini A cura degli Strani Tipici 27, 28, 29 dicembre Amici del Teatro Marriage Liberamente tratto da Boston Marriage di David Mamet Regia di Leonardo Bilardi 3, 4, 5 gennaio Amici del Teatro Sempre da Napoli Spettacolo di prosa e canzoni napoletane di Romolo Bianco con la partecipazione di Valerio Sgarra di Roma) documenti governativi da cui emerge con chiarezza che l'Eroe era venuto a Ischia per organizzare e pianificare il completamento dell'unità d'Italia. Altro che bagni termali! E poiché il Nostro discende da una famiglia di socialisti libertari, egli del Generale preferisce porre in maggior risalto lo spirito umanitario, la nobiltà dei sentimenti, l'amore per la libertà, il carisma conclamato, gli ideali sociali, dando meno rilievo alle qualità strategiche e tattiche. Sicché a ragione Edoardo Malagoli scrisse nel 1991 che "il Garibaldi di Nino d'Ambra tiene più di Spartaco che di Napoleone". Resta - in fondo a tutto- una meravigliosa opulenza di notizie e di documenti, composti in una saggia, paziente, dotta e solida (ri)costruzione storica. Un Garibaldi un po' più “meridionale" visto che largo spazio è dato alla permanenza (a vario titolo e per le ragioni più diverse) dell’Eroe nella parte bassa dello Stivale. Per tutto quanto detto, meritoriamente quest’opera si va ad affiancare alle molte altre che costituiscono il vasto e variegato mondo della letteratura garibaldina. E vi occupa il posto di rilievo che ad essa compete. Quanto poi all’ambito isolano, mi pare che Nino d’Ambra, per la consistenza dell’impegno profuso, per la serietà della ricerca e per la qualità complessiva del Garibaldi (ma anche di altre sue opere), trovi ideali rispondenze in figure degne come Giuseppe D’Ascia, Pietro Monti e Giorgio Buchner. Il che non mi pare affatto di poco conto. Pasquale Balestriere 10, 11, 12 gennaio Artù Marcolfa Tratto da “La Marcolfa” di Dario Fo Regi di Milena Cassano 7, 8, 9 marzo Amici del teatro Non ci resta che piangere Libero adattamento di Corrado Visone 17, 18, 19 gennaio Giannino Messina Eredità di Raffaele Caianiello 24, 25, 26 gennaio Ischia Teatro Stabile ‘E grazie d’o paravise di R. Caianiello 31 gennaio, 1, 2 febbraio Strani Tipici Match Improvvisazione Teatrale Triangolare Ischia – Roma – Arezzo 7, 8, 9 febbraio Pane Amore e Fantasia ‘A verità è zoppe, ‘a fortuna è cecate, ‘e sorde so ciunche di Gaetano Di Maio 14, 15, 16 marzo Compagnia Instabile del Torrione Forio ‘O miedeco d’ ‘e pazze di Eduardo Scarpetta. Regia di Gaetano Maschio 21, 22, 23 marzo Don Bosco Morte di carnevale di Raffaele Viviani 28, 29, 30 marzo Divini Commedianti Filumena Marturano di Eduardo De Filippo 4, 5, 6 aprile Attori per caso ‘A casa de pazze di Giulio Fotia Regia di Teresa Sasso 14, 15, 16 febbraio Amici del Teatro Chiara e Francesco il Musical – L’amore quello vero Libero adattamento dei Piccoli Soli 11, 12, 13 aprile Filodrammatica E. Canestrini Miseria bella e trampoli e cilindro di P. De Filippo 21, 22, 23 febbraio Amici del teatro (data da confermare) Ronga 19 aprile Amici del teatro / U.C.A. Pasqua Rock Festival Fuori cartellone 28 febbraio, 1, 2 marzo Amici del teatro (data da confermare) Ischia Film Festival / Brandelli d’Italia 25, 26, 27 aprile Compagnia della Danza Alice in wonderland Adattamento di Barbara Castagliuolo La Rassegna d’Ischia n. 6/2013 47