Rassegna LIBRI - LA RASSEGNA d`ISCHIA

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Rassegna LIBRI - LA RASSEGNA d`ISCHIA
Rassegna LIBRI
Monsignor Onofrio Buonocore
Proposta per una bio-bibliografia di un illustre
personaggio ischitano
di Lucia Annicelli
Pubblicazione dell’Editoriale del Golfo, foto di copertina: conferenza per i giovani tenutasi presso l’Arciconfraternita di S. Maria
di Costantinopoli nei giorni 3-5 gennaio 1943 (archivio privato famiglia Morelli), ottobre 2013.
Mons. Onofrio Buonocore
La Biblioteca Antoniana d’Ischia: una istituzione creata
da Mons. Onofrio Buonocore, ossia voluta ed organizzata con una iniziativa privata, come altre in ambito isolano,
che nel tempo sembrano “essere di peso”, quando la loro
gestione passa al settore pubblico. Vero è che l’Amministrazione comunale non riesce a nominare un responsabile
per la conduzione della biblioteca e fa appello al volontariato per questa espressione culturale, il cui ideatore è
stato ricordato nella sua figura di “discente”, “docente” e
“bibliotecario” nella ricerca e testimonianza di Lucia Annicelli con il libro Monsignor Onofrio Buonocore – Proposta
per una bio-bibliografia di un illustre personaggio ischitano. Un personaggio, il Buonocore, massimamente presente
nella vita sociale dei suoi tempi con la sua attività non solo
pastorale ed ecclesiastica, ma anche giornalistica, letteraria e, forse, soprattutto come propugnatore di istituzioni
scolastiche, primarie e secondarie; ma la sua creatura più
cara fu senz’altro la Biblioteca Antoniana che vide crescere
costantemente con donazioni, acquisti, convegni, ricerche
nelle case degli isolani, come ricorda don Camillo D’Ambra: “Il prof. Buonocore andò chiedendo piccoli contributi
agli alunni stessi, alle loro famiglie, alla larga cerchia degli
amici suoi personali e dei simpatizzanti. Salì e scese le scale
delle abitazioni dei preti e dei vari professionisti isolani passati a miglior vita perché i libri lasciati non finissero sulle
bancarelle dei libri usati o venissero dati al macero. Così il
numero dei volumi crebbe a vista d’occhio”.
Il libro curato da Lucia Annicelli si compone di due sezioni: la prima riservata alla biografia del Buonocore, la seconda alla sua produzione: gli istituti scolastici, la biblioteca, i
giornali La Cultura, La Vedetta del Golfo, i vari libri di storia
locale.
Nell’Introduzione l’autrice scrive: «I titoli dei tre capitoli
della pima sezione esprimono in una perfetta sintesi terminologica l’intera parabola di vita del fondatore della Biblioteca Antoniana. “Discente”, “docente” e “bibliotecario”
non sono soltanto frammenti di vita ma autentici reperti, il
cui valore archeologico dialoga con noi altri. La sezione dedicata alla bibliografia dell’opera del sacerdote-bibliotecario segue un andamento cronologico e include quasi l’intero
spoglio della rivista mensile La Cultura. La monotematicità
di ogni singolo fascicolo, seppur scevra di apparato critico
(come nello stile dell’enigmatico storico), conferisce ai contributi una spiccata valenza culturale dovuta ai contenuti
seppur ideologicamente impregnati del suo sentire. Da una
rapida scorsa dei titoli di ogni singolo fascicolo è possibile
rilevare l’intellettuale, e in alcuni casi il cronista, nella poliedricità delle tematiche e talvolta nella loro attualità. È,
altresì, ravvisabile l’appassionato investigatore della nostra
storia».
Si ricorda l’esistenza di un manoscritto inedito del Buonocore, che meriterebbe di essere pubblicato integralmente,
dal titolo: Ischia di ieri e di oggi. Sembra un romanzo ed è
mezzo secolo di vita storicamente vissuta (R. C.).
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Le radici della zucca
di Alina Maria Adamczyk Aiello
Coproduzione Dante & Descartes / Candilita, grafica di Giulia Cantabene, disegno
di copertina di Giuseppe Aiello
La signora Alina Maria Adamczyk
Aiello, ricordando forse il poeta che
richiamava “quei che con lena affannata, uscito fuor del pelago a la riva,
si volge a l’acqua e guata”, ripercorre
nelle pagine che ha voluto a noi affidare il percorso fatto e gli eventi che
l’hanno caratterizzato.
Ischia, nel meridione italiano, e una
“infanzia trascorsa tra Varsavia e la
campagna polacca, passando per la
catastrofe della guerra, l’invasione
tedesca e la ricostruzione di un paese devastato”: queste le espressioni e
le significazioni caratteristiche di un
racconto (“il racconto di una vita”)
che appare, metaforicamente - dice
l’autrice - come lo sviluppo di una
zucca cresciuta su di uno stelo molto
lungo. Dal mondo contadinesco delle
Betulle (il podere dei nonni paterni)
“sempre vasto e nuovo”, con l’unica
cosa sempre eguale della “bellezza
nelle sue pur diverse manifestazioni”,
a quello altrettanto contadinesco (almeno inizialmente) di Ischia: “piccoli
insediamenti in uno scenario naturale
da capogiro: mi incantava con la sua
grazia e la sua naturale bellezza”. Qui
anche tutto appare “nuovo”, ma per
motivi diversi: paesaggio, abitudini,
tradizioni, comportamenti…
Ecco come l’isola si presentava in
quegli anni: “Una natura per me nuova ed esotica, verde anche nei mesi
invernali, piena di piante sconosciute
o viste solo negli atlanti di botanica.
In ogni giardino, per strada, in ogni
spazio libero straripava vegetazione.
Palme, oleandri, piante grasse, agrumeti, vigneti, tutto nuovo per me. Il
mare aveva la purezza del cristallo,
con colori diversi e impensabili via
via che passavano le ore del giorno.
Le spiagge, invece, mi intimidivano
con la loro sabbia lavica così scura,
delimitate improvvisamente da rocce, e non chiare, piatte e senza limiti
come le spiagge del Baltico”. Come
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sanno questi riferimenti delle tante appassionate descrizioni dei viaggiatori
del Grand Tour che venivano al Sud
per scoprire realtà diverse dai loro paesi! Ma, nonostante questi contorni,
su cui era previsto più che un provvisorio passaggio, c’era qualcosa che
mancava alla ragazza che metteva piede sul suolo isolano: la vita di città, i
contatti, l’atmosfera, le usanze, i modi
di vivere, la lingua… L’emancipazione concreta della donna qui doveva
compiere ancora una strada molto
lunga… Ma la sostenevano l’amore e
le premure del marito (Lino)
Anni egualmente difficili dunque,
questi iniziali di Ischia, come quelli
del paese natio, tutti rivisti, ricordati,
quasi rivissuti nel declinarli da una
sponda sicura e non più minacciosa.
La guerra certamente, l’invasione tedesca segnarono duramente grandi e
piccoli dall’inizio alla fine. Nella sua
infanzia, pur in tale situazione, la signora Alina fu sempre accompagnata
dalla “fame di lettura”: aveva imparato a leggere in fretta, praticamente da
sola; “lessi di tutto, dalle vite dei santi
ai romanzi storici, dai racconti storici
ai calendari della vita dei campi”. E
sarà poi quest’amore, questa esigenza che l’accompagneranno anche ad
Ischia, dove si iscriverà con successo
al corso di laurea di Storia e Filologia dell’Europa orientale, per sentirsi, come dirà al suo professore, più
vicina al paese d’origine: per non far
appassire quello stelo lungo formatosi
tra Ischia e la Polonia, dove col tempo, come dice il poeta, “ritornammo a
rivedere le stelle”, e fu una piacevole
sorpresa: le spighe di grano, segale,
miglio, avena ripresero ad ondeggiare al vento, verdi ad aprirsi i campi di
bietole e patate, il trifoglio a rosseggiare. “La terra, questa forza primordiale muta ma esigente che pretende
il sudore, lo sforzo, la cura; che non
permette di cullarsi nella disperazione più nera ma vuole tutta l’attenzione, ancora una volta la terra aveva
imposto alla gente la sua legge che
non tollera i lutto ma chiede lavoro”.
E tutto continua...
Raffaele Castagna
La luna nell’Arno di Ischia
di Mauro Olmastroni
Youcanprint Self –Publishing, Tricase (LE)
Una vacanza ad Ischia, un incontro occasionale, il ricordo di una notte magica,
quella del luglio 1969, che raccolse tanta gente dinanzi alla TV, perché vide la discesa dell’uomo sulla luna. Si trattò di un evento memorabile, vissuto negli anni felici
e spensierati degli sudi universitari. Ma con il passare degli anni l’entusiasmo, la
conquista dello spazio, la speranza di chissà quali sviluppi, lo spirito giovanile pian
piano si raffreddarono, fino a farli dimenticare quasi del tutto, anche perché ci si era
indirizzati ciascuno verso obiettivi diversi.
Ora… una vacanza inconsapevolmente fa ritornare alla mente quei tempi…
Fabio, un ingegnere sessantenne, ormai realizzato nella vita, si ritrova nella “calda
acqua termale di Ischia” a “rivivere quei giorni elettrizzanti, ma allo stesso tempo a
entrare in un tunnel psicologico infinito, stressante e contorto”: “hai visto che bella
luna c’è in questi giorni?" Strano messaggio questo che accresce la sua pressante ricerca nei ricordi, ancora incerti e
nebbiosi. Poi il dubbio comincia a farsi
certezza e trova conferma, quando la
donna, Teresa, gli dice: “L’ho chiamata Luna, spero ti piaccia, Fabio, almeno
questo lo vorrei da te. Addio per sempre
anche a te, unico amore mio”. "Luna"
come quel giorno, in cui ogni discorso
si concentrava sull’astro celeste…
Quell’Addio rappresenta un tormento
per Fabio, un’esigenza di sapere di più,
di non rassegnarsi a volgere ancora una
volta il tutto nell’oblio, anche se c’è la
realtà della sua attuale famiglia a frenarlo. Ma, nonostante tale intimo richiamo,
ha inizio l’affannosa ricerca per arrivare
a Teresa e a Luna. “Presi un impegno
con me stesso: avrei fatto il possibile,
in segreto, per rintracciare Luna e, solo
se ci fossi riuscito, avrei pensato a prendere una successiva decisione, cosa che
ora non potevo fare”.
“Il racconto scava in modo leggero
nei meandri dell’animo umano, ma resta un romanzo, non un trattato di psicologia. Esso è narrato in prima persona, anche perché è l’animo di Fabio
e solo questi è in grado di descrivere i
sentimenti che per varie ragioni l'agitano durante lo svolgimento della vicenda”. Vicenda che felicemente procede
passo passo verso la conclusione, ma
poi ne verrà fuori una scelta che “forse
non tutti si sentiranno di condividere,
ma sicuramente quella più comprensibile e giustificabile”. “Solo le acque
torbide dell’Arno riusciranno a calmarlo, anche se sarà impossibile cancellare
del tutto la tempesta che aveva agitato la
sua esistenza”.
*
I trent’anni del Garibaldi di Nino d’Ambra
di Pasquale Balestriere
Radici nel mondo - Son passati trent’anni - circa un
terzo di secolo- dalla pubblicazione del poderoso volume
Giuseppe Garibaldi: cento vite in una (edito dal Centro di
Ricerche Storiche d’Ambra e da Arti Grafiche Grassi, Napoli 1983), splendida elaborazione storica dello scrittore foriano Nino d’Ambra.
Trent’anni in cui il libro ha messo radici nel mondo, offrendo il suo frutto ad una platea internazionale: proprio
come internazionale è stato l'eroe dei due mondi.
Un po’ di dati - Per confortare quest’affermazione con
dati di fatto, vale la pena di citare i luoghi “raggiunti” dal
volume di cui si parla:
- Ambasciate italiane in:Francia, Lussemburgo, Belgio, Iraq,
Turchia, Danimarca, Malta, Egitto, Grecia, Finlandia, Polonia, Cina, Etiopia, Sud Africa, Paraguay, Australia, Giappone, Venezuela, Malesia, Libia, Perù, Cile, Paesi Bassi, Cecoslovacchia, Haiti, Vietnam, Stato del Vaticano, Senegal,
Spagna, Singapore, Honduras, Sudan, Nazioni Unite,Nuova
Zelanda, Algeria, Colombia, Stati Uniti.
- Ambasciata francese in Italia.
- Consolati italiani a: Oporto, Basilea, Principato di Monaco, Melbourne, Lille, Metz, Colonia, Alessandria d’Egitto,
Hannover, Friburgo, Bastia, Berlino, Rotterdam, Barcellona,
New York, Parigi, Casablanca, Bruxelles, Tangeri, Caracas,
Vancouver, Adelaide, Lucerna, Curitiba, Losanna, Santa
Cruz, Calcutta, ecc.
- Consolato greco e consolato francese a Napoli.
-Istituti italiani di cultura a Vienna, in Siria, Marocco, ecc.
Questa lunga elencazione, peraltro incompleta, non ha nulla
di gratuito, giacché è necessaria per capire dove è giunto il
Garibaldi di Nino d'Ambra che reputo sia il libro più am-
piamente (proprio in senso spaziale e geografico) diffuso tra
quelli scritti da autori isolani.
È tempo di bilanci. Ed ecco qui un altro gruzzolo di informazioni.
Tra i quotidiani e i periodici su cui sono apparse notizie e
recensioni dell’opera in questione si ricordano:
Paese sera, Napoli oggi, Il Mattino, La Provincia di Napoli,
Napolinotte, Il Settimanale d’Ischia, Ischia oggi, L’Osservatore Romano, AGI, Ischia mondo, Nuova stagione, Lettera da Ischia, La Rassegna d’Ischia, Il giornale d’Ischia nuovo, Il Fotogramma, Tribuna giudiziaria, Il Foglio di Napoli,
La Provincia di Sassari, Rivista Letteraria, L’Impegno, Il
Golfo, Alto Adige.
Si sono espressi sul “Garibaldi”, tra molti altri, Domenico Rea, Raffaele Castagna, Ugo Tassinari, Italo Palumbo,
Pasquale Balestriere, Giuseppe Valentino, Mario Parente,
Giuseppe Binni, Paolo Befani, Biagio Iacono, Giuseppe
Garibaldi jr, Giuseppe Balzano, Giuseppe Russo, Franco
Iacono, Giuseppe Giliberti, Elio Morelli, Renato Pintus,
Joseph Maurer, Quirino Bezzi, Gaetano Regine, Antonio Lubrano, Maria Luise Maurer, Mario Buono, Franco Coppa,
Vincenzo Mennella, Sebastiano Conte, Edoardo Malagoli,
Agostino di Lustro,Luigi Fienga.
Il volume è presente in una cinquantina delle principali
biblioteche italiane (nazionali, regionali, provinciali, comunali, universitarie, ecc.), accreditate presso il Ministero dei
beni culturali (dati desunti dal catalogo ICCU), in particolare nelle seguenti città: Roma (10), Torino (8), Napoli (7),
Firenze (4), Milano (3), Perugia (3).
Numerosissime note di plauso sono giunte a Nino d’Ambra, nel corso degli anni, da istituti culturali, ambasciate,
consolati, biblioteche, da politici e da uomini di cultura.
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Qualche considerazione
Innanzitutto due curiosità.
La prima: quello di d’Ambra sembra proprio essere l’unico libro “garibaldino” recensito dall’Osservatore Romano.
Sarà perché il tempo passato ha lenito certe dolorose ferite
o perché il Garibaldi si porge al lettore perfuso di serena
obiettività?
La seconda: molte tavole e vignette (una quarantina) inserite nel testo sono opera del caricaturista Antonio Manganaro, prolifico artista filogaribaldino nato a Manfredonia
nel 1840 e trapiantato a Napoli dove operò e morì nel 1931.
Fu ben noto in vita, ma poi inspiegabilmente “scomparso”
dalla memoria dei posteri. Eppure, insieme ai suoi due figli,
pure loro pittori, è sepolto a Napoli, nella Prima Cappella
dell’Arciconfraternita SS. Salvatore degli Orefici del Cimitero Monumentale di Poggioreale. Ebbene, Nino d’Ambra,
prima di tutti gli altri, ha ritrovato quest’autore sulle classiche bancarelle e nei mercatini napoletani, acquistandone
tutte le tavole in cui si è imbattuto. Ora l'artista è stato riscoperto e rivalutato con tutti i crismi dell'ufficialità.
Il Garibaldi ha conseguito numerosi premi letterari, fra
cui il “Pedrocchi” di Padova (in cui il Garibaldi risultò secondo classificato, dopo un libro di poesie di Giovanni Paolo II) e il “Procida, Isola di Arturo-Elsa Morante” (menzione speciale).
La struttura dell’opera
Tra i lettori di quest'articolo ci sono senz'altro persone che
posseggono il Garibaldi. Di queste, alcune l'hanno letto, altre assaggiato, altre ancora non l'hanno aperto che per curiosità. E probabilmente c'è pure chi non lo possiede e non l'ha
letto.
Sembra quindi opportuno almeno delinearne sommariamente la struttura.
Tutta l''opera è racchiusa in 600 pagine. Di queste 366
contengono la biografia di Garibaldi, seguita da una rilevante Appendice di documenti (nel numero di 90, con relativo
indice), che occupa ben 155 pagine; poi la ricchissima parte
dedicata alla bibliografia e fonti di ricerca, tripartita in Libri, opuscoli e articoli (440 titoli); Quotidiani e periodici
(italiani e stranieri, nel numero di 88); Archivi e biblioteche
(27); un Repertorio biografico di 44 pagine (che riguarda
tutti i personaggi citati nell’opera, con l’indicazione del corrispondente numero di pagina); infine l’ Indice delle illustrazioni, contenuto in 6 pagine, di ben 296 immagini, seguito
dall’Indice generale e, in ultima pagina, da Altri scritti di
Nino d’Ambra.
Va altresì annotato che la bandella d’apertura della sovraccoperta reca una scheda introduttiva dello scrittore Domenico Rea e quella di chiusura una nota biografica dell’autore.
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Passiamo alle considerazioni.
La prima riguarda la mole dell’opera che va anche (e ben
oltre!) le 600 pagine già dette, qualora si consideri che il ricchissimo corredo iconografico è fuori testo. Ora questo ponderoso volume può certamente intimidire il lettore debole e
poco motivato. Ma, se comincia a leggere, è difficile che si
fermi. Perché uno dei pregi più evidenti del Garibaldi risiede
nella tecnica affabulatoria con cui Nino d’Ambra porge la
storia: egli narra in modo così perspicuo e accattivante da
avvincere il lettore, ma sempre tenendo d’occhio fatti, dati e
fonti. Come è giusto.
Va sottolineata anche la bella fluidità narrativa, conseguita
sia per le già dette capacità affabulanti, sia per aver eliminato
ogni ostacolo che potesse rallentare od ostacolare in qualche
modo il flusso diegetico: così si spiega la scelta di sistemare
l’utilissimo Repertorio biografico nella parte finale del volume, evitando in tal modo l’appesantimento del testo con note
esplicative ed espressioni parentetiche, ed anche la collocazione a parte - rispetto alla narrazione - dell’intero corpus
dell’appendice documentale.
Ma c'è un altro aspetto significativo, quello dello stile. E
vorrei qui richiamare, a tal proposito, un concetto da me
espresso alcuni decenni fa: "...d'Ambra è avvocato: ma il suo
stile non ha nulla degli stereotipi giuridici, pesanti, vieti e
un po’ comici; e come rifugge dal forense e dal burocratico,
così il suo dettato è lontano dalla letterarietà, dall'aulicità e
dalle ricercatezze sintattiche e lessicali, inutili orpelli che
nuocerebbero all'essenzialità e alla serietà del contenuto. E
forse l'autore foriano è il primo isolano, o uno dei primi, che
io abbia letto senza avvertire, con un certo fastidio, la difettosa padronanza linguistica (...). D'Ambra ha, invece, saputo
crearsi uno stile lontano dagli estremi sia dell’ovvio e nudo
semplicismo sia del sofisticato e pretenzioso intellettualismo; uno stile garbato e disinvolto, senza cadute di tono, che
poggia su strutture sintattiche agili, chiare ed efficaci”.
Lo scrittore ama Garibaldi. E questo è fuor di dubbio,
perché altrimenti non sarebbe spiegabile il severo impegno
di otto lunghi anni per la compilazione di un’opera di tali
proporzioni. Ma, proprio perché intende
essere scudiero della verità storica, al
fine di evitare ogni tentazione encomiastica e mantenere intatte l’oggettività
e la serenità necessarie all’operazione
storiografica, apre ampiamente a fonti e documenti di parte borbonica; che,
quasi paradossalmente, contribuiscono
a rendere più imponente e fulgida la figura di Garibaldi. Della quale l’autore,
autentico e instancabile ricercatore, rivela aspetti inediti proprio per la marea
di carte e di atti consultati con passione
e acribia. Una biografia, quella di Garibaldi, saldamente ancorata a documenti
d’epoca. Per esempio molti ritengono
che il Nizzardo sia venuto nel 1864 a
Ischia per cure termali. Nino d’Ambra,
dopo faticose ricerche, ha scoperto (nella biblioteca “Angelo Mai” di Bergamo
e nell’Istituto di Storia del Risorgimento
Ischia Teatro Festival
Programma
Dicembre 2013 – Aprile 2014
Ischia - Sala Teatro Polifunzionale
6, 7, 8 dicembre Uomini di mondo
Le bugie hanno le gambe.. scoperte
Tratto da Two into one di Ray Cooney
Regia Valerio Buono
13, 14, 15 dicembre
Art Music e Movie
Made in Ischia
Spettacolo di cabaret
20, 21, 22 dicembre Amici del Teatro
L’improvvisa storia di Biancaneve
Spettacolo per grandi e piccini
A cura degli Strani Tipici
27, 28, 29 dicembre Amici del Teatro
Marriage
Liberamente tratto da Boston Marriage
di David Mamet
Regia di Leonardo Bilardi
3, 4, 5 gennaio Amici del Teatro
Sempre da Napoli
Spettacolo di prosa e canzoni napoletane di Romolo Bianco con la partecipazione di Valerio Sgarra
di Roma) documenti governativi da cui
emerge con chiarezza che l'Eroe era venuto a Ischia per organizzare e pianificare il completamento dell'unità d'Italia.
Altro che bagni termali!
E poiché il Nostro discende da una
famiglia di socialisti libertari, egli del
Generale preferisce porre in maggior risalto lo spirito umanitario, la nobiltà dei
sentimenti, l'amore per la libertà, il carisma conclamato, gli ideali sociali, dando meno rilievo alle qualità strategiche e
tattiche. Sicché a ragione Edoardo Malagoli scrisse nel 1991 che "il Garibaldi
di Nino d'Ambra tiene più di Spartaco
che di Napoleone".
Resta - in fondo a tutto- una meravigliosa opulenza di notizie e di documenti, composti in una saggia, paziente,
dotta e solida (ri)costruzione storica. Un
Garibaldi un po' più “meridionale" visto
che largo spazio è dato alla permanenza
(a vario titolo e per le ragioni più diverse) dell’Eroe nella parte bassa dello Stivale.
Per tutto quanto detto, meritoriamente quest’opera si va ad affiancare alle
molte altre che costituiscono il vasto e
variegato mondo della letteratura garibaldina. E vi occupa il posto di rilievo
che ad essa compete.
Quanto poi all’ambito isolano, mi
pare che Nino d’Ambra, per la consistenza dell’impegno profuso, per la serietà della ricerca e per la qualità complessiva del Garibaldi (ma anche di
altre sue opere), trovi ideali rispondenze
in figure degne come Giuseppe D’Ascia, Pietro Monti e Giorgio Buchner. Il
che non mi pare affatto di poco conto.
Pasquale Balestriere
10, 11, 12 gennaio Artù
Marcolfa
Tratto da “La Marcolfa” di Dario Fo
Regi di Milena Cassano
7, 8, 9 marzo Amici del teatro
Non ci resta che piangere
Libero adattamento di Corrado Visone
17, 18, 19 gennaio Giannino Messina
Eredità di Raffaele Caianiello
24, 25, 26 gennaio
Ischia Teatro Stabile
‘E grazie d’o paravise di R. Caianiello
31 gennaio, 1, 2 febbraio Strani Tipici
Match Improvvisazione Teatrale
Triangolare Ischia – Roma – Arezzo
7, 8, 9 febbraio Pane Amore e Fantasia
‘A verità è zoppe, ‘a fortuna è cecate,
‘e sorde so ciunche di Gaetano Di Maio
14, 15, 16 marzo Compagnia Instabile del Torrione Forio
‘O miedeco d’ ‘e pazze di Eduardo
Scarpetta.
Regia di Gaetano Maschio
21, 22, 23 marzo Don Bosco
Morte di carnevale di Raffaele Viviani
28, 29, 30 marzo Divini Commedianti
Filumena Marturano di Eduardo De
Filippo
4, 5, 6 aprile Attori per caso
‘A casa de pazze di Giulio Fotia
Regia di Teresa Sasso
14, 15, 16 febbraio Amici del Teatro
Chiara e Francesco il Musical – L’amore quello vero
Libero adattamento dei Piccoli Soli
11, 12, 13 aprile Filodrammatica E.
Canestrini
Miseria bella e trampoli e cilindro di
P. De Filippo
21, 22, 23 febbraio Amici del teatro
(data da confermare)
Ronga
19 aprile Amici del teatro / U.C.A.
Pasqua Rock Festival Fuori cartellone
28 febbraio, 1, 2 marzo Amici del teatro (data da confermare)
Ischia Film Festival / Brandelli d’Italia
25, 26, 27 aprile Compagnia della
Danza
Alice in wonderland
Adattamento di Barbara Castagliuolo
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