La rendicontazione sociale

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La rendicontazione sociale
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di Luisa Brogonzoli
formatrice
e consulente aziendale
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La rendicontazione
sociale
«Fa dell’onestà il tuo costume, guardandoti dall’avarizia, pur nel rispetto di
una sana economia. […] Non cercare di ingannare donne o bambini nei tuoi
commerci e non richiedere prezzi esorbitanti ai forestieri. […] Non comportarti
in maniera disonesta con i tuoi soci e, qualunque sia il ramo della tua professione, non commettere nulla di scorretto e di illecito. […] L’artigiano che applica i miei dettami sarà il più nobile della sua arte; ogni mestiere, infatti, secondo le sue differenti caratteristiche, ha un codice di comportamento onorevole».1
N
ell’attuale contesto di mercato, si parla molto di responsabilità sociale d’impresa (Corporate Social Responsability, CSR), degli strumenti finalizzati alla
sua implementazione e conseguente rendicontazione.
Nel presente articolo ci proponiamo di illustrare il contenuto del dibattito e, in particolar
modo, la definizione di “interlocutori dell’impresa” elemento indispensabile per comprendere le motivazioni sottostanti alla rendicontazione sociale e alla sua logica di funzionamento. Seguirà una presentazione dello strumento principe della CSR: il bilancio sociale.
Parola chiave: stakeholder
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Non esiste, a oggi, una definizione univoca e condivisa di “responsabilità sociale d’impresa”. In generale si può affermare che si tratta di una forma di responsabilità volontaria che
le imprese tendono ad assumere nei confronti dei loro principali interlocutori sociali.
Nonostante questo tema sia divenuto il focus di molti dibattiti politico-economici solo negli
ultimi anni, non è tuttavia nuovo nelle economie di mercato. Piuttosto, è vero che la semantica di tale concetto ha avuto alterne fortune, di pari passo con l’interpretazione della nozione di “comportamento etico”, da un lato, e di “ruolo del sistema industriale”, dall’altro2.
Tuttavia, è interessante notare l’evoluzione del concetto dal secondo dopoguerra; quel
periodo si caratterizzò per un ritorno di fiducia verso le grandi corporations che, anche
grazie al clima di rinnovato ottimismo, fecero registrare due decenni di crescita ininterrotta. Il pensiero di Charlie Wilson, ex presidente della General Motors, “ciò che va
bene per la General Motors, va bene per il Paese”3, sintetizza perfettamente le strategie
e le finalità rispettivamente utilizzate e perseguite in quegli anni dalle grandi aziende.
In quest’ottica si affermò la teoria degli shareholders secondo cui la dimensione dell’eticità restava, per così dire, esterna alla sfera di azione dell’impresa e, più in generale, dell’agire economico. Milton Friedman, propugnatore di tale teoria, scrisse al proposito:
“Vi è una sola responsabilità sociale dell’impresa: aumentare i suoi profitti… Il vero
dovere sociale dell’impresa è ottenere i più elevati profitti – ovviamente in un mercato
aperto, corretto e competitivo – producendo così ricchezza e lavoro per tutti nel modo
più efficiente possibile”4.
Si delineò, così, la cosiddetta “etica delle intenzioni”, che raggiunse il massimo consenso con l’iperliberismo reaganiano e thatcheriano, secondo cui, se le aziende non avessero prodotto risultati soddisfacenti, consumatori e azionisti avrebbero potuto ritirare il
proprio appoggio. Il solo incontro perfetto tra domanda e offerta avrebbe dovuto assicurare il funzionamento del mercato5.
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La teoria degli shareholders dimostrò tutti i suoi limiti alla fine degli anni Ottanta e negli
1. Questo pensiero, che racchiude in sé il concetto di Business Ethic, fa parte di un codice promulgato nel
1000 d.C. in Persia, a opera del principe Kay Kàuis Ibn Iskandar. Kay Kàuis Ibn Iskandar, Il libro dei consigli, Adelphi, Milano 1981.
2. Si vedano, tra gli altri, G.C. Marchesini, L’impresa etica e le sue side: interventi, interviste, casi, Egea, Milano
2003; S. Zamagni, Economia e etica, AVE, Roma 1994.
3. A.D. Chandler, F Amatori., T. Hikino, Grande impresa e ricchezza delle nazioni, Il Mulino, Bologna 1999.
4. M. Friedman, Capitalism and Freedom, Chicago University Press, Chicago 1962, p.133.
5. W.W. Bratton, Berle and Means Reconsidered at the Century’s Turn, in “Journal of Corporation Law 26”, n. 3,
April, 2001, pp. 737-760.
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anni Novanta, allorché il mercato si rivelò inadeguato ad affrontare i problemi sorti
nella relazione tra le aziende e la società.
L’attenzione verso i portatori di interessi, istituzionali e non, e verso l’ambiente divenne
allora una leva strategica importante, fondamentale per rispondere a una nuova e critica acquisizione di consapevolezza da parte dei consumatori e della società in generale.
In quell’ottica si venne a delineare la cosiddetta “etica della responsabilità”6, passando
dall’attenzione agli shareholders a quella agli stakeholders7 (vedi figura 1).
Dipendenti
Prestatori
di capitale/
Azionisti/
Soci/
Mercati
finanziari
Territorio/
Ambiente
Impresa
Collettività
Fornitori
Clienti
PA /
Comunità locali
Figura 1. Mappa degli stakeholders aziendali.
6. E. Freeman, Strategic Planning: a Stakeholder approach, Pitman, Boston 1984.
7. L’iter ideologico nei confronti degli interlocutori sociali è molto significativo: dal concetto di interlocutori “condizionati”dall’azienda tipica degli anni ’60 (si vedano, per esempio, E. Rhenman, L. Ahidstedt, I.
Johnukainen) fino a un lento, ma costante aumento di potere di contrattazione e di diritti di influenza tipico degli attuali rapporti con l’impresa (J.K.Thompson, 1991; C.W. Hill, T.M. Jones, 1992; S.N. Brenner,
1993; A.C. Wicks, 1994). A proposito della cosiddetta “teoria degli stakeholders” si vedano, tra gli altri: W
Hutton., The stakeholding society, Polity Press, Oxford 1998; M.H. Miller, Shareholders and stakeholders,
CEPR, London 1997; H. Pickering, The stakeholder approach to the construction of performance measures,
British Library Research and Innovation Centre, London 1996; D.R. Vincent, The information-based corporation, Business One Irwin, Homewood 1990.
8. In questo ambito vale la pena di ricordare l’importante ruolo giocato dalle Nazioni Unite e, in particolare,
dalla pubblicazione dell’Agenda 21; UNCED (United Nation Conference on Environment and Development),
Rio de Janeiro, giugno 1992.
9. Giugno 1992, UNCED, Rio de Janeiro.
10. Rapporto Brundtland, New York 1987, in cui viene specificato che “per sviluppo sostenibile si intende
uno sviluppo che risponda alle necessità del presente, senza compromettere la capacità delle generazioni
future di soddisfare le proprie esigenze”.
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A questo mutamento di prospettiva si aggiunsero, infine, le critiche alla globalizzazione, che spinsero le grandi aziende a introdurre dei correttivi sociali al loro operato,
avviando nuovi e impegnativi programmi di responsabilità sociale d’impresa8.
In questo ambito vale la pena di ricordare l’importante ruolo svolto dalle Nazioni Unite
e, in particolare, dalla pubblicazione dell’Agenda 219, documento adottato nel giugno
1992 a Rio de Janeiro, nell’ambito della conferenza su ambiente e sviluppo (United
Nation Conference on Environment and Development, UNCED). L’Agenda consta di un
piano ufficiale che prevede iniziative economiche, sociali e ambientali mirate a raggiungere uno sviluppo sostenibile10 per il XXI secolo.
“Lo sviluppo sociale, economico e la tutela dell’ambiente sono componenti dello sviluppo sostenibile, interdipendenti e capaci di rafforzarsi l’uno con l’altro; lo sviluppo sostenibile è il quadro di riferimento di tutti gli sforzi per raggiungere il più alto livello di qualità della vita di tutte le persone. […] Inoltre lo sviluppo sociale è centrale rispetto a
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necessità e aspirazioni delle persone, in tutto il mondo, e alle responsabilità dei governi
e di tutti i settori della società civile (compreso dunque il settore privato). Sia in termini
economici che in termini sociali le politiche e gli investimenti più produttivi sono quelli che consentono all’uomo di massimizzare le proprie capacità, risorse e opportunità”11.
Per la prima volta le imprese vennero chiamate in causa non come fattore negativo, ma come
soggetto attivo senza il quale non è possibile alcuna politica di sostenibilità di lungo periodo.
Si aggiunga, infine, che la spinta alle imprese a investire in asset immateriali, quali la
reputazione e l’etica negli affari, deriva anche da un mutato atteggiamento del consumatore finale, sempre più attento al modus operandi delle aziende produttrici; per convincersene si pensi alle campagne di boicottaggio orchestrate negli ultimi anni12 o al
successo dei fondi etici.
Chi scrive condivide l’idea che la società sia un sistema in cui gli individui interagiscono tra
loro con diversi meccanismi, organizzandosi al fine di soddisfare i propri bisogni. Ciò implica che ogni persona, ogni gruppo, ogni famiglia, ogni azienda (sia essa lo Stato, un ente locale, un’azienda privata) ha il diritto-dovere di esercitare la propria attività prestando attenzione alla collettività, alla comunità, al territorio e a chiunque possa essere coinvolto dalle
azioni messe in atto per raggiungere determinati obiettivi, quale che sia la loro natura.
In particolare, tra impresa e società esiste un legame di reciprocità: l’impresa è inserita nel
contesto economico e sociale in cui opera e da esso è condizionata, ma allo stesso tempo
ogni organizzazione influenza la società di riferimento, agendo da “institution building”.
La diffusione e la condivisione di questo legame fanno nascere, in capo alle imprese,
delle responsabilità sociali poiché ogni azione legata alla vita aziendale ha delle ripercussioni sulla vita dei soggetti che con essa interagiscono e, in generale, sulla società.
In quest’ottica, quindi, si può parlare del ruolo sociale dell’impresa, intendendo con ciò
la funzione di creazione di valore non solo prettamente economico poiché i bisogni dell’uomo, che essa si prefigge di soddisfare, travalicano tale aspetto.
Ciò detto, risulta chiaro che il concetto di responsabilità sociale d’impresa non possa
essere circoscritto a una teoria manageriale né a uno strumento di marketing o di pubbliche relazioni, ma debba andare molto al di là di questo, permeando completamente
l’azienda: coinvolge i clienti e i lavoratori, riguarda i valori e lo stile manageriale, concerne la strategia, le prassi e le modalità di governance e, infine, influenza i risultati.
In altre parole, un’impresa socialmente responsabile deve fare i conti con un la cosiddetta Triple Bottom Line: sostenibilità economica, sociale e ambientale13.
Etica
della responsabilità
Stakeholder
Approach
Shareholder
Approach
Etica
del bene comune
Etica
delle intenzioni
Triple Bottom Line
OBIETTIVI ECONOMICI
Curabilità, economicità,
efficienza ecc.
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OBIETTIVI SOCIALI
Empowerment, partecipazione,
rispetto dei diritti, coesione sociale …
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OBIETTIVI AMBIENTALI
Integrità ecosistemi, biodiversità
…
Figura 2. Evoluzione del concetto di CSR.
11. Programme of Action of the World Summit for Social Development, Report of the World Summit for Social
Development, 19 April 1995, ENG.
12. A titolo di esempio, si pensi al caso della Nike: dopo aver subito la denuncia da parte di alcune associazioni di consumatori per lo scandalo del lavoro minorile mal pagato in India e Pakistan, il suo titolo precipitò clamorosamente (dai 66 dollari dell’agosto 1997 ai 39 dollari del gennaio 1998). Esperienze analoghe sono capitate alla Reebook e alla Nestlé.
13. S. Zadek, Balancing Performance, Ethics, and Accountability: Emerging Practices of Social and Ethical
Accounting and Reporting, Atti della Conferenza Isea, Social and Ethical Accounting, Auditing and Reporting,
Nijenrode, 15-16 settembre 1997.
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Quanto detto porta facilmente a comprendere come sia cambiato nel tempo il concetto di valore che l’impresa crea.
È possibile individuare tre livelli – sia logici sia temporali – di tale evoluzione14:
valore inteso come creazione di profitto e capital gain, ossia una forma reddituale e
patrimoniale di remunerazione degli azionisti;
valore in termini di vantaggi, economici e non, per dipendenti, clienti e fornitori;
infine, un terzo livello che comprende benefici sociali e ambientali diretti tanto agli
stakeholders interni quanto al territorio di riferimento in generale.
Dunque, la CSR può essere declinata secondo diverse dimensioni:
vincolo alle finalità d’impresa, nel senso che è necessario un contemperamento dei
molteplici interessi dei diversi stakeholders;
modus operandi, nel momento in cui la responsabilità diventa parte integrante della
cultura aziendale;
fine ultimo, quando la responsabilità viene intesa come capacità dell’impresa di rispondere al ruolo assegnatole dalla società.
A fronte di ciò, sono nate nuove esigenze di comunicazione non più limitate alla rendicontazione dei fenomeni meramente economici della vita aziendale, alimentando, inoltre, relazioni stabili con tutti gli interlocutori di riferimento (Stakeholders Relationship).
In altri termini, la rendicontazione sociale nasce dall’esigenza di superamento di quella classica, passando da una logica One Bottom Line a quella Triple Bottom Line.
In realtà, il dibattito intorno ai limiti della contabilità generale non è recente, ma nel
passato aveva interessato un gruppo più ristretto di soggetti – cooperative e associazioni – spesso penalizzati a motivo della difficoltà di valutare e misurare in termini quantitativi la funzione sociale15. Sono state proposte diverse soluzioni; tra queste, lo strumento che senza dubbio sta riscuotendo maggior consenso è il bilancio sociale.
Impresa
Fiducia
Stakeholders
Valori
aggregati
interni all’impresa
Comunicazione
di attività intangibili
Fiducia
Shareholders &
stakeholders
economici
Figura 3. Una rappresentazione della Stakeholders Relationship16.
Come detto, intraprendere politiche di CSR è una scelta volontaria da parte del management che decide le modalità attraverso cui agire nei confronti dei diversi stakeholders e
della società tutta e, dunque, le prassi di sviluppo economiche e sociali dell’impresa.
Ciò implica l’introduzione all’interno dell’impresa stessa di modalità di gestione che
vadano in questa direzione; in altre parole, risulta determinante la comprensione da parte
14. M. Croci, M. Morfino, A. Padova, Il difficile mestiere di creare valore, “Sistemi e impresa”, n. 8, ottobre
1999.
15. Per approfondire il tema della misurazione del vantaggio comparato si vedano, tra gli altri, D. Faccioli,
C. Scarpa, Il vantaggio comparato delle imprese cooperative, in AA.VV., Cooperative e mercato, Carocci, Roma
1998.
16. Fonte: L. Hinna (a cura di), Il bilancio sociale, “Il Sole-24 Ore”, Milano 2002.
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Gli strumenti della responsabilità sociale d’impresa
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della direzione aziendale della necessità di implementare un sistema di linee guida e di
processi, interni ed esterni all’organizzazione, che ne influenzino tutta l’attività. Al contrario, si è spesso rilevato come nella prassi siano molte le imprese che si sono limitate a
individuare le pratiche di responsabilità sociale nei piani di comunicazione sociale.
Dunque, al pari di altri strumenti gestionali, essi devono essere articolati secondo una
sequenza che vede le fasi di pianificazione, d’implementazione, di verifica, di eventuale correzione e, infine, di comunicazione.
Negli ultimi anni, lo studio e l’elaborazione di strumenti a sostegno della responsabilità
sociale sono stati molto fertili, e hanno riguardato certificazioni sociali, rendicontazioni,
gestione della qualità, codici etici e così via. Essi possono essere distinti in prima battuta tra:
interni: finalizzati particolarmente al miglioramento della gestione della qualità e al
rapporto con le risorse umane;
esterni: finalizzati alla possibilità di valutazione dell’impresa dal punto di vista sociale, etico e di sostenibilità ambientale.
I principali strumenti di CSR sono riassunti nella tabella 1.
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I PRINCIPALI STRUMENTI DI CSR
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Tipologia
Finalità e contenuto
Strumenti (Esempi)
Valori, codici,
governance e sistemi
di gestione
Documenti aventi la finalità di esplicitare i
principi base del funzionamento dell’impresa,
oltreché le modalità attraverso le quali si tenta
di tramutare i suddetti principi in pratica
Accountability,
Auditing e Reporting
Strumenti sia per rendicontare in maniera effi- • Bilanci sociali o di sostenibilità
cace il funzionamento aziendale sia per coin- • Processi di inclusione ed embeddedness
volgere e guadagnare la fiducia dei diversi
stakeholders
Cause Related
Marketing
Affrontare in modo efficiente i problemi socia- • Sostegno a cause di utilità sociale
li più attuali, fornendo le risorse e i finanzia- • Partnership commerciali con organizzazioni
menti e, nello stesso tempo, ottenendo signifinon for profit
cativi risultati di marketing
Inclusione finanziaria
e investimento
socialmente
responsabile
Ottenere risultati concreti sfruttando la finanza • Socially Responsible Investment (SRI) o invegestita secondo criteri etici e favorendo l’acstimenti etici
cesso al credito di soggetti altrimenti esclusi
• Finanziamento dell’economia sociale
• Microcredito a soggetti non bancabili
Sviluppo risorse
umane
Il dipendente è sempre più una risorsa critica
per il successo imprenditoriale, per questo lo
sviluppo delle risorse umane è considerato
focale per ogni strategia aziendale. Ciò è maggiormente vero per le aziende che intendono
adottare una politica di CSR, in quanto “il
dipendente è l’azienda”
Partnership
con la comunità
È diventata pratica comune avviare partner- • Partnership, investimenti nella comunità
ship con obiettivi a lunga scadenza tra impre- • Rigenerazione e sviluppo PMI
se e istituzioni, con un obiettivo comune, inte- • Coinvolgimento in progetti finalizzati al
grando risorse e competenze
miglioramento dei servizi educativi, sanitari
• Donazione di servizi
• Interventi a favore di gruppi marginalizzati
• Fondazioni d’impresa e Community Foundation
Gestione impatto
ambientale
L’attenzione rivolta ai problemi ambientali è
cresciuta in modo esponenziale dall’inizio degli
anni Novanta e ormai una corretta gestione
ambientale è diventata una variabile chiave per
ottenere risultati reddituali di rilievo
•
•
•
•
•
Campagne ambientali
Partnership locali di sostenibilità
Prodotti e processi produttivi
Certificazioni (Emas, Ecolabel, ISO 14000)
Bilancio ambientale
Tutela dei diritti umani
e globalizzazione
L’assenza di norme e regole governative, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, spinge la
aziende ad adottare certificazioni e condotte
per prevenire comportamenti illeciti sia all’interno della propria struttura sia tra i propri fornitori, promuovendo così lo sviluppo di aree
svantaggiate
•
•
•
•
•
SA 8000
Codici di condotta
Global Compact
Interventi di solidarietà internazionale
Controllo fornitori, Supply Chain
•
•
•
•
Missione, visione, valori
Codici di comportamento e codici etici
Comitato etico
Composizione e funzionamento degli organi
di governo
• Ethical Auditing
• Internal Auditing
• Sistemi di governance della sostenibilità
•
•
•
•
Modalità di assunzione
Formazione e sviluppo
Conciliazione lavoro e famiglia
Relazioni sindacali e coinvolgimento personale
• Sicurezza e salute nel lavoro
• Volontariato d’impresa
Tabella 1. Principali strumenti di CSR.
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Un aspetto da sottolineare riguarda l’impegno dell’Unione europea relativamente a queste tematiche, impegno che non si limita alla promozione dei principi guida, ma che
consiste nella ricerca di modalità per il sostegno concreto della CSR17. A motivo di ciò
sono state messe in campo alcune importanti attività, dalla pubblicazione del libro
verde Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese (18 luglio
2001)18, alla costituzione dell’EMS Forum (European Multi Stakeholder Forum) nel
2002, avente l’obiettivo di coinvolgere rappresentanti del mondo delle imprese, delle
ONP, dei sindacati e così via per promuovere il confronto e la convergenza di strumenti e pratiche19.
Che cos’è il bilancio sociale
Il bilancio sociale è uno strumento di rendicontazione rivolto agli stakeholders, che integra le informazioni fornite dalla contabilità economica con gli aspetti etici e sociali che
qualificano le modalità con cui un’organizzazione persegue i propri fini istituzionali.
In realtà, si parla spesso di bilancio sociale in senso lato per descrivere un più ampio
processo che parte dall’affermazione di una cultura aziendale improntata alla responsabilità in cui la rendicontazione altro non è che l’output finale. Questo processo porta a
considerare gli stakeholders secondo tre differenti aspetti20:
destinatari;
base di rendicontazione, nel senso che a ogni categoria di portatore di interesse corrisponderanno una o più aree tematiche su cui esprimere una valutazione;
attore da coinvolgere nel processo, elaborando opportuni strumenti di partecipazione e coinvolgimento nella fase di studio e di elaborazione dello strumento.
Tramite la redazione del bilancio sociale è possibile perseguire obiettivi sia interni di analisi sia esterni di comunicazione e partecipazione. Più specificatamente, esso dovrebbe:
avere impatto interno in termini di autoanalisi per l’impresa, rappresentare un momento di riflessione sull’impegno che si ha all’interno dell’impresa per migliorare qualità di prodotto e servizio, rapporto con i consumatori, sicurezza sul posto di lavoro,
rispetto dell’ambiente21;
essere uno strumento di reporting dei risultati sociali raggiunti rispetto agli obiettivi prefissati;
dimostrare che il fine dell’impresa non è solamente quello di creare profitto, ma
anche quello di fornire un valore aggiunto per la comunità;
rappresentare un fattore importante per lo sviluppo della democrazia e della trasparenza nell’ambito delle attività imprenditoriali;
diventare uno strumento per rendicontare se le azioni sociali dell’impresa hanno
delle ricadute in termini di utilità, legittimazione ed efficienza;
essere un canale privilegiato per creare e rafforzare legami con i diversi stakeholders.
Secondo una diversa logica, è possibile raggruppare gli obiettivi perseguiti attraverso la
redazione del bilancio sociale distinguendo tra obiettivi di comunicazione, di valutazione e strategici; questi, tra loro interdipendenti, sono orientati alla crescita del valore
aziendale e del benessere generale.
VALUTAZIONE
STRATEGIA
VALORE AZIENDALE
BENESSERE SOCIALE
Figura 4. Obiettivi del bilancio sociale.
17. M. Mazzoleni, Il governo economico degli enti locali e la partecipazione dei cittadini. Il bilancio sociale come
strumento di comunicazione e di controllo strategico, Franco Angeli, Milano 2004.
18. Il libro verde è disponibile on line sul sito internet www.csreurope.org
19. Il lavoro dell’EMS sta continuando; è possibile consultarne documenti e report all’indirizzo www.euractiv.com
20. C. Galliera, Una costellazione di strumenti per la qualità sociale: la proposta di impresa a rete, in “Fuori orario”, n. 31, anno XV, dicembre 2001.
21. Si veda il caso dello strumento redatto “a uso interno”; sul bilancio sociale dirigenziale si veda G.
Rusconi, Il bilancio sociale d’impresa come strumento extracontabile per la direzione, Clueb, Bologna 1988.
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COMUNICAZIONE
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Dal punto di vista della comunicazione, redigere il bilancio sociale comporta un notevole apporto al miglioramento dell’immagine aziendale, con forti ricadute anche in termini di legittimazione verso l’esterno. A fronte di ciò, una funzione essenziale viene
svolta all’interno, in termini di aumento della coesione e della partecipazione e, conseguentemente, della motivazione.
Per quanto attiene all’aspetto valutativo, il primo fattore di possibile misurazione attraverso la rendicontazione sociale è la ricchezza prodotta e distribuita da un’impresa
nello svolgimento della propria attività. Ciò significa sviluppare un percorso che valuti l’impiego della ricchezza prodotta, calcolando prima il valore di questa attraverso
un’astrazione: vengono sottratti ai ricavi tutti i costi per acquisizioni esterne di beni e
servizi necessari alla produzione, determinando così il valore creato dall’impresa attraverso il lavoro dei dipendenti, dei collaboratori, dei dirigenti e la fornitura di capitale
da parte dei finanziatori, e attraverso l’utilizzo dei beni pubblici. Successivamente
viene descritto come tale valore venga distribuito, nel corso dell’esercizio, tra i diversi
stakeholders.
Risulta tuttavia chiaro che esiste una serie di elementi che sfugge a una siffatta valutazione (si pensi, per esempio, a tutti gli elementi connessi alla tutela ambientale o alla
politica di qualità dei prodotti).
L’importanza dell’aspetto valutativo va letta anche in senso prospettico rispetto agli obiettivi di carattere non strettamente economico che un’impresa si pone, ma che solitamente non sottostanno ad alcun controllo, come potrebbe essere, per esempio, un piano di
riduzione dell’inquinamento acustico provocato dai macchinari ai propri dipendenti.
Attraverso tale strumento sarà infatti possibile non solo mantenere sotto controllo l’andamento dei costi generali non assimilabili all’attività caratteristica ma riconducibili alla
gestione dei rapporti con gli stakeholders, ma anche dare una valutazione dell’impatto
sociale della gestione stessa.
Infine, per quanto attiene all’ambito strategico è possibile individuare tre aree d’azione.
Il coinvolgimento degli stakeholders esterni attraverso la dichiarazione dei propri
valori e delle linee di condotta a garanzia di trasparenza; ciò vale tanto nei confronti dei
consumatori (orientamento alla fidelizzazione), quanto dei fornitori, investitori ed enti
pubblici con cui diviene più semplice instaurare rapporti di rispetto e di partnership.
1
2 La governance, basata su una condotta aziendale coerente con le aspettative dei soggetti coinvolti nell’azienda attraverso la diffusione delle informazioni, la condivisione
dei valori e la gestione del processo decisionale.
La gestione degli aspetti sociali attraverso la raccolta e l’analisi di dati e informazioni specifici, che agevolano il gruppo dirigente nell’agire in ottemperanza al rispetto
per il territorio e alle aspettative degli stakeholders.
3
Da quanto detto appare chiaro come il bilancio sociale scaturisca da un processo ampio,
che va collocato nell’ambito delle strategie e delle prassi di Corporate Social Responsability
posti in essere da un’impresa. Al contrario, non dovrebbe rappresentare un mero strumento di marketing, pur non negandone l’efficacia. Infatti, se si considera il bilancio sociale come uno strumento di rendicontazione sociale finalizzato a evidenziare il valore creato
dall’organizzazione nei confronti di diversi soggetti favorendo la ricerca e il consolidamento di partecipazione e legittimazione, risulta chiara l’utilità prodotta per il perseguimento
di economicità e durabilità.
Contenuto
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Il bilancio sociale viene utilizzato per rendicontare sui seguenti contenuti22:
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valore aggiunto prodotto;
valore aggiunto distribuito;
condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti;
impatto sull’ambiente naturale, paesaggistico e artistico;
rapporti con i consumatori;
rapporti con i clienti;
portatori di handicap di vario tipo;
22. G. Rusconi, Le caratteristiche generali del bilancio sociale d’impresa, in G. Rusconi, M. Dorigatti, Teoria
generale del bilancio sociale, Franco Angeli, Milano 2004.
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minoranze etniche;
rispetto dei diritti dell’uomo;
difesa dei minori;
uguaglianza e pari opportunità sessuale;
pari opportunità in genere;
trattamento delle emarginazioni;
comportamenti nelle pratiche d’affari;
comportamenti nel rapporto con i pubblici poteri;
impatto socio-economico-culturale sulla comunità circostante, anche in termini di
know-how professionale diffuso.
VALORE
D’USO
STATO
IDENTITÀ SOCIALE,
AMBIENTE, COMUNITÀ
CONSUMO
PRODOTTI
SOLIDARIETÀ,
SVILUPPO, CRESCITA
GUADAGNI,
PROFITTI
PRODUZIONE
Il bilancio sociale deve contenere una reale misurazione dell’utilità sociale prodotta;
quest’ultima identifica la sintesi degli obiettivi sociali e ambientali realizzati in un arco
di tempo limitato. Infatti, se è vero che i valori etici interni sono elementi intangibili, è
altrettanto vero che la loro esistenza determina un successo tangibile per l’impresa e un
beneficio per la società tutta.
SURPLUS DEL PRODUTTORE
SURPLUS DEL CONSUMATORE
Ambito tangibile delle transazioni
Ambito intangibile delle transazioni
Figura 5. Relazioni aziendali: tangibilità e intangibilità23.
Ancorché non esista una legislazione al riguardo e la sua adozione rappresenti una scelta volontaristica24, il bilancio sociale presentato al pubblico deve essere un vero e proprio strumento di rendicontazione che permetta una valutazione dell’operato sociale
dell’impresa; dovrà, dunque, presentare i requisiti della veridicità e della trasparenza,
riportando tanto gli effetti positivi quanto le esternalità negative provocate dalla gestione aziendale.
Per quanto bilancio sociale e bilancio d’esercizio siano tra loro autonomi e distinti, è
chiaro che “fotografano” la stessa realtà da prospettive diverse. Pertanto, i dati e le
informazioni che riportano dovranno concordare e l’uno può risultare strumentale
all’altro25.
A titolo di esempio, facciamo il caso di un’impresa, diciamo una cartiera, che, a fronte
di una manifestazione di ecologisti, ha dichiarato che già da qualche tempo sta investendo per ridurre il proprio impatto ambientale negativo. Volessimo andare a verificare la veridicità dell’informazione potremmo cercare notizie tanto nel bilancio d’esercizio quanto in quello sociale.
riporterà gli oneri sostenuti per l’acquisto di un depuratore;
potrebbe anche riportare nel conto economico gli accantonamenti a fondo spese o
rischi futuri e penalità, che nello stato patrimoniale compariranno sotto la voce “fondo
spese” o “rischi collegati”.
23. Fonte: V. Shiva, Monocultures of the Mind: Perspectives on Biodiversity and Biotechnology, Zed Books and
Third World Network, Penang 1993.
24. L’unica eccezione esistente è quella francese: in Francia il bilancio sociale è previsto dalla legge del 12
luglio 1977.
25. Per un approfondimento, G. Rusconi, Impresa, accountability e bilancio sociale, in L. Hinna (a cura di), op.cit.
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Il bilancio d’esercizio:
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Nel bilancio sociale, invece, sarà possibile rilevare:
gli stessi dati economici (oneri sostenuti, ecc.) distinguendoli tra obbligatori (per
legge) e volontari;
le diseconomie esterne;
il progetto di riduzione dell’impatto ambientale e una misurazione dello stato dell’arte.
Da un certo punto di vista si potrebbe allora affermare che il bilancio sociale ha la funzione di descrivere il più analiticamente possibile le ragioni per cui si sostengono o si
sono sostenuti determinati costi, non strettamente legati alla gestione caratteristica e talvolta lontani dalla logica di economicità di breve periodo, ma anch’essi produttori di
vantaggi per alcune categorie di stakeholders.
In quest’ottica appare chiaro che uno dei principali obiettivi della rendicontazione
sociale è di rafforzare la percezione pubblica dell’importanza delle azioni di un’impresa, dando maggiore visibilità all’attività svolta, in modo da accrescerne la legittimazione nell’ambiente di riferimento e il consenso a livello sociale.
Norme per la redazione
Al contrario della contabilità tradizionale, non esistono, a oggi, modelli e normative che
guidino la stesura del bilancio sociale. A parere di chi scrive ciò costituisce, almeno per
il momento, un punto di forza di questo strumento che deve rendicontare scelte e strategie peculiari di ogni ordine d’azienda.
Negli anni Novanta, presa coscienza dell’importanza dello strumento, è iniziato un ampio
lavoro di elaborazione e applicazione pratica26. Sono stati elaborati linee guida e standard riconosciuti a livello internazionale. I più diffusi sono quelli di istituzioni non
governative create ad hoc quali, tra le altre, la Social Responsability Iniziative (SRI), il
Global Reporting Iniziative, l’Institute of Social and Ethical Accountability che pubblica AccountAbility 1000 (AA1000).
In Italia nell’ottobre 1998 è nato il “Gruppo di studio per la statuizione dei principi di
redazione del bilancio sociale” (GBS). Il lavoro del gruppo, la stesura di un insieme di
principi, è stato pubblicato nel 2001.
Prima di entrare nello specifico dell’analisi degli standard, è bene sottolineare che essi
devono essere considerati dal compilatore come mere regole generali, da adattare, di
volta in volta, al singolo caso concreto.
AA 1000
AccountAbility 100027 è uno standard di grande autorità e diffusione specialmente nei paesi
anglosassoni; il suo vantaggio maggiore è da ricercarsi nel fatto che può essere utilizzato
tanto come linea metodologica a sé stante, quanto come supporto e integrazione di altri standard specialistici nel processo di certificazione. AA 1000 ha, infatti, stretti collegamenti con:
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SA 8000 (Social Accountability) sulle condizioni nei luoghi di lavoro e tutela dei
diritti dei lavoratori;
GRI (Sustainability Reporting Guidelines) focalizzato sulla parte del processo relativa a questioni economiche e ambientali;
ISO 14001 (International Standard Organization’s) che ne riprende molti processi
con una focalizzazione sulle questioni ambientali.
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Il modello AA 1000 si basa principalmente sull’impegno nei confronti degli stakeholders
di fornire qualità al processo di accounting, auditing e report etico e sociale, per favorire
un percorso di sviluppo sostenibile.
Lo standard di processo si sviluppa secondo le fasi:
pianificazione;
accounting;
auditing e reporting;
incorporazione;
impegno verso gli stakeholders.
26. S. Zadek, P. Pruzan, R. Evans, Building Corporate Accountability. Emerging Practices in Social and Ethical
Accounting, Auditing and Reporting, Earthscan, London 1997.
27. Per un approfondimento è possibile consultare il sito www.accountability.org.uk
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Il fondamentale principio ispirante è quello dell’accountability, che si pone al vertice
della gerarchia funzionale dei principi dello standard. La responsabilità organizzativa è
direttamente indirizzata dall’inclusività del processo, ossia dal coinvolgimento degli
stakeholders a tutti i livelli del processo.
L’inclusività è supportata da:
scopo e natura del processo che a sua volta deve prevedere la completezza, la materialità, la regolarità e la tempestività dell’esposizione;
significatività; su questo lo standard prevede il rispetto della qualità (le informazioni devono essere comparabili, attendibili, rilevanti e comprensibili), l’accessibilità (facilità ed economicità del reperimento delle informazioni da parte degli interlocutori);
gestione del processo che deve essere fatta ricercando integrazione (tra le operazioni di accounting e reporting all’interno delle operazioni e dei processi) e continuo miglioramento (in riferimento alla performance nelle attività istituzionali e nei processi di rendicontazione sociale).
THE AA1000 PRINCIPLES
Transparency
Accountability
Responsiveness
Compliance
Inclusivity
Scope and nature
of process
Completeness
Materiality
Meaningfullness
of information
Regularity
and
timeliness
Quality
assurance
Accessibility
Management of process
on an on-going basis
Information
quality
Embeddedness
Continuous
improvement
Figura 6. I principi base dell’AA1000.
Il processo risulta essere composto di cinque fasi strettamente correlate (figura 7).
1
Pianificazione (Planning). Vengono definiti i valori e gli obiettivi sociali ed etici dell’organizzazione e identificati gli stakeholders di riferimento.
Contabilità (Accounting). Fase operativa composta di diverse attività: definizione
dello scopo del processo, raccolta e analisi delle informazioni, identificazione di indicatori e obiettivi, sviluppo di un piano di miglioramento.
2
3 Verifica e comunicazione (Auditing and Reporting): completano il processo di rendicontazione sociale e prevedono la stesura di un documento da sottoporre agli
stakeholders per ottenerne la condivisione.
Embedding. Vengono istituiti sistemi (gestione e raccolta delle informazioni, implementazione dei valori, audit interna), sviluppati per rafforzare il processo e per integrarlo nel migliore dei modi;
5 Stakeholders Engagement. Il coinvolgimento degli interlocutori è posto al centro dell’intero processo, con la chiara intenzione di proporre un modello in cui i soggetti in
relazione con l’impresa partecipano all’intero processo di rendicontazione e comunicazione. L’organizzazione in tutte le fasi del processo rimane in stretto collegamento con
i suoi interlocutori di riferimento.
Le linee guida:
definiscono lo scopo del coinvolgimento degli stakeholders in AA 1000;
descrivono i metodi per coinvolgerli;
descrivono tecniche e forniscono consigli per migliorare il loro coinvolgimento.
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Il coinvolgimento aiuta l’organizzazione a costruire il consenso, la fiducia, migliora i
processi decisionali, anticipa i conflitti.
THE AA1000 PROCESS MODEL
Embe dding
Planning
Auditing
and
Reporting
Stakeholder
Engagement
Accounting
Figura 7. AA1000: il processo.
G
ruppo di studio per la statuizione dei principi di redazione
del bilancio sociale
Come anticipato, il gruppo è nato con l’obiettivo di offrire una guida sulle finalità e sulle
procedure di formazione del bilancio sociale.
Il gruppo ha concordato quanto segue.
Il bilancio sociale:
1
è uno strumento integrativo di comunicazione e valutazione dell’aspetto sociale
dell’attività aziendale;
costituisce un documento a sé stante rispetto al bilancio d’esercizio, cui è tuttavia
legato in quanto da esso riprende parte delle informazioni economiche (parte da una
riclassificazione a valore aggiunto);
2
3 prevede una forma di redazione libera, secondo criteri uniformi che consentano la
comparabilità, con cadenza annuale che abbraccia tutto l’esercizio sociale;
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ha lo scopo di fornire notizie utili circa:
l’assetto istituzionale;
i valori di riferimento;
i collegamenti tra valori dichiarati, politiche e scelte compiute;
il processo seguito per la sua formazione.
Il modello proposto prevede quindi un sistema integrato di valori (già visti precedentemente) ai quali si accompagnano prescrizioni metodologiche relative alla costruzione
del documento.
Nell’ottica GBS il documento deve articolarsi in almeno tre parti.
Nella prima, definita identità aziendale, devono essere inseriti la storia, l’assetto istituzionale, i valori, la mission e le strategie possibilmente declinate in obiettivi di lungo,
medio e breve termine con i relativi programmi.
La seconda parte è costituita dal calcolo e dalla ripartizione del valore aggiunto, esplicitandone lo schema in cui inserire i valori e precisando la collocazione delle poste provenienti dalla contabilità economica.
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La terza e più voluminosa è la relazione sociale, in cui i risultati ottenuti – in relazione
agli impegni assunti, ai programmi realizzati e agli effetti prodotti sui singoli stakeholders – vengono descritti in termini quali-quantitativi.
Ognuna delle tre aree deve rispettare specifici principi di redazione (tabella 2).
Il procedimento risulta essere focalizzato sugli stakeholders: dunque, le organizzazioni
che scelgono di applicare tali principi debbono procedere, prima di affrontare le parti
sopra delineate (definizione dell’identità aziendale, calcolo e ripartizione del valore
aggiunto e relazione sociale), a un’analisi approfondita dei propri interlocutori sociali
(mappatura degli stakeholders). Inoltre è prevista la possibilità di aggiungere alcuni elementi, a discrezione del redattore, finalizzate in particolar modo al coinvolgimento
degli stakeholders nel processo di miglioramento del documento, alla sintesi e alla valutazione da parte dei dirigenti circa i risultati ottenuti.
Principio di redazione
I. Identità aziendale
1. Prescrittività: i valori dichiarati dall’impresa devono essere intesi come la guida effettiva del
comportamento e dell’attività dell’azienda
2. Osservanza: i valori dichiarati devono essere realmente rispettati e osservati nell’azienda.
3. Stabilità: i valori devono essere cogenti per una durata significativa
4. Generalità: i valori devono ricoprire l’insieme delle attività e delle relazioni tra l’azienda e i
suoi stakeholders
5. Imparzialità: i valori dichiarati, se hanno validità generale, devono essere applicati in modo
imparziale a tutte le categorie di stakeholders e, se riferiti a una specifica categoria di
stakeholders, in modo imparziale tra i soggetti in essa compresi
II. Valore aggiunto
6. Universalizzabilità: i valori devono essere intesi dall’azienda in modo non occasionale ed
essere considerati come validi in tutti i casi analoghi, cioè in tutti i casi in cui ricorrono le
caratteristiche alle quali i valori si riferiscono
7. Competenza di periodo: gli effetti sociali devono essere rilevati nel momento in cui si
manifestano (maturazione e realizzazione dell’impatto sociale) e non in quello della manifestazione finanziaria delle operazioni da cui hanno origine
8. Prudenza: gli effetti sociali positivi e negativi devono essere rappresentati in modo tale da
non sopravvalutare il quadro della realtà aziendale e della sua rappresentazione. Quelli che
si riferiscono a valori contabili devono essere indicati in base al costo
9. Comparabilità: deve essere consentito il confronto fra bilanci differenziati nel tempo per la
stessa azienda o con bilanci di altre aziende operanti nello stesso settore o contesto
10. Comprensibilità, chiarezza e intelliggibilità: le informazioni contenute nel bilancio sociale devono essere chiare e comprensibili. Pertanto, la struttura espressiva deve trovare un
giusto equilibrio tra forma e sostanza. La struttura e il contenuto del bilancio devono favorire l’intelligibilità delle scelte aziendali e del procedimento seguito
11. Periodicità e ricorrenza: il bilancio sociale, essendo complementare al bilancio di esercizio, deve corrispondere al periodo amministrativo di quest’ultimo
12. Omogeneità: tutte le espressioni quantitative devono essere espresse nell’unica moneta di
conto
13. Utilità: il complesso di notizie che compongono il bilancio sociale deve esprimere solo dati
e informazioni utili a soddisfare le aspettative del pubblico in termini di attendibilità e di
completezza
14. Significatività e rilevanza: bisogna tenere conto dell’impatto effettivo che gli accadimenti, economici e non, hanno prodotto nella realtà circostante. Eventuali stime o valutazioni
soggettive devono essere fondate su ipotesi esplicite e congruenti
III. Rendicontazione
15. Verificabilità dell’informazione: deve essere verificabile anche l’informativa supplementare del bilancio sociale attraverso la ricostruzione del procedimento di raccolta e rendicontazione dei dati e delle informazioni
16. Attendibilità e fedele rappresentazione: le informazioni desumibili dal bilancio sociale
devono essere scevre da errori e pregiudizi, in modo da poter essere considerate dagli utilizzatori come fedele rappresentazione dell’oggetto cui si riferiscono. Per essere attendibile, l’informazione deve rappresentare in modo completo e veritiero il proprio oggetto, con
prevalenza degli aspetti sostanziali su quelli formali
17. Autonomia delle terze parti: ove terzi siano incaricati di realizzare specifiche parti del
bilancio sociale, ovvero a garantire la qualità del processo o formulare valutazioni e commenti, deve essere loro richiesta e garantita la più completa autonomia e indipendenza di
giudizio. Le valutazioni, i giudizi e i commenti di terze parti formeranno oggetto di apposito
allegato
Tabella 2. Principi di redazione GBS.
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