“Andiamo anche noi a morire con Lui” (Gv 11,16)

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“Andiamo anche noi a morire con Lui” (Gv 11,16)
GIORNALE DELLA PARROCCHIA S. MARIA GORETTI - VIA ACTIS, 18 - TORINO • TEL. (011) 779.48.27 • N. 59 MARZO 2005
e. mail: [email protected] – www.smgoretti.it
“Andiamo anche noi a
morire con Lui” (Gv 11,16)
“Caro don Emilio…non ho mai scritto, perché mi vergognavo un
po’…il Vangelo che Carla ci ha portato è molto bello e interessante…questa brutta malattia mi sta portando via, ho la febbre alta… mi sto preparando al passo finale… Sai, leggo molto spesso le beatitudini, sono molto
belle, mi sono piaciute: “Beati i puri di cuore, perché sarà loro il regno di
Dio”, ma io me lo merito? Credo di no, spero sempre in Dio… Le beatitudini è il discorso che mi ha fatto amare Gesù, mi aiuteranno a morire tranquilla e tranquilla io sono… Un abbraccio a tutti,
Gioiosa”
(19 anni, ammalata di AIDS)
Quaresima, tempo di meditazioni, penitenze, rinunce. Ma perché, per andare dove? E come possono cambiare qualcosa in noi e
nella “realtà reale” le nostre piccole scelte (quelle che nessuno vede
al di fuori di Dio) che, una volta
svelate ad altri, potrebbero apparire minime, se non addirittura antiquate? Tali scelte, ci insegna la
Bibbia, hanno senso in quanto sono per noi occasione di condivisione concreta di parte dei nostri
privilegi con coloro che non li
hanno: questa motivazione, però,
ne implica contemporaneamente
un’altra. Dette scelte, infatti, sono
un allenamento volontario, continuativo e concreto per imparare a
morire, affinché il morire diventi
per noi naturale tanto quanto il vivere e la risurrezione di Cristo Signore diventi il fondamento e la
forza della nostra vita. Mettersi da
parte, rinnegarsi, prendere la croce: queste azioni si coniugano
sempre al presente e in prima persona singolare. Toccano a me, ora.
Se, con la grazia di Dio, le comprendo e le vivo, allora le parole
della Vita Nuova possono germogliare in me: “Ecco io sono con
voi tutti i giorni, fino alla fine del
mondo” (Matteo 28,20).
Una ragazza di 19 anni ci dice
che si prepara a morire e lo fa con
una confidenza in Dio e con una
naturalezza che molti di noi le invidiano. Leggendola tornano subito alla mente le parole del salmo
131: “Io sono tranquillo e sereno,
come bimbo svezzato in braccio a
sua madre, come bimbo svezzato è
l’anima mia”. Svezzato, appunto:
non ci è dato di sapere quale vita
lei abbia fatto fin qui, ma chissà
quante volte ha dovuto imparare a
INSERTO:
“La nostra
Chiesa”.
Unità
pastorale
Parella
morire, prima d’ora, quanti bocconi saporiti non avrà potuto gustare.
Ma ora, dalla cattedra del dolore,
insegna senza accorgersene a
quanti lo desiderano l’arte dell’abbandono, condivide con noi i suoi
grandi privilegi: la fede, la speranza, la carità e ci dice che il vangelo le sta dando forza e pace!
Va detto: a volte lo Spirito di
Cristo ha più libertà di movimento
in quanti sono stati obbligati dalle
circostanze a vivere senza umane
certezze che in quanti sono stati
garantiti in tutto, o quasi. Ricordiamoci che non c’è Pasqua senza
Quaresima, non c’è dolcezza e pace senza la scelta dell’essenziale,
fatta anzitutto distogliendo il nostro sguardo da tutto ciò che ha la
pretesa di farci vivere comodamente (ma che poi non resiste alla
prova dei fatti) per rivolgerlo a
Colui che prima di risorgere è stato trafitto, affinché tutti imparassimo a credere che “preziosa agli
occhi del Signore è la morte dei
suoi fedeli” (salmo 115,15).
Buona Pasqua, don Emilio
Dalla catechesi
di don Andrea Fontana
Per gli appartenenti alle cinque parrocchie dell’Unità Pastorale, don Andrea Fontana ha tenuto, presso la Chiesa Chantal,
un incontro sul tema “Pasqua:
sacrificio, presenza. Cosa possiamo capire dell’Eucarestia”.
Il relatore si è soffermato su
tre punti:
1. Senza l’Eucarestia non c’è
la Chiesa: chi presiede la
Messa invoca due volte lo Spirito Santo, quando stende le
mani sul calice del pane e del
vino e poi quando chiede che
i fedeli presenti diventino un
solo corpo. Cristo è il capo del
corpo mistico che è la Chiesa,
lo Spirito Santo l’anima e noi
le membra della Chiesa, il
Corpo di Cristo. L’Eucarestia
esprime sempre una comunione e non è mai un gesto
privato.
2. Eucarestia come sacrificio:
Gesù ha dato la sua vita per
noi ed il suo sacrificio in croce
testimonia l’amore di Dio per
i suoi figli. Così pure noi dobbiamo offrire noi stessi a Dio.
Gesù è l’unico sacerdote, perché è l’unico che ha compiuto
il gesto dell’offerta della vita
in pienezza. Ma tutti i battezzati partecipano al Sacrificio
eucaristico, non solo il sacerdote, perché ognuno di noi
offre la propria vita al Padre.
L’anima dell’Eucarestia è il sacrificio per la salvezza del
mondo e noi, in quanto corpo di Cristo, siamo partecipi
di questo sacrificio.
3. Eucarestia come Sacramento: la vita è un cammino
pieno di ostacoli e, come per
i due discepoli di Emmaus,
Gesù fa la strada con noi, ma
spesso non lo riconosciamo.
Durante il cammino ci spiega
le scritture ma è solo quando
“spezza il pane” che i nostri
occhi sui aprono e lo riconoscono.
L’Eucarestia domenicale ci
permette di aprire gli occhi per
scoprire che Gesù era con noi
anche negli altri giorni della settimana. Gesù con noi tutti i giorni, con noi nell’Eucarestia. Come
l’iceberg ha una punta che
emerge dall’acqua ma la stragrande parte della massa è sommersa, così l’Eucarestia è come
la punta dell’iceberg. La presenza di Cristo è più ampia di quel-
la che si manifesta nell’Eucarestia, è una presenza incontrabile
tutti i giorni. L’Eucarestia ci fa
scoprire la Sua presenza, che poi
si manifesta in tutti gli aspetti
della vita. L’Eucarestia ci aiuta a
ritrovare la freschezza, ci rimette in comunione con Cristo quotidianamente: questa è la salvezza che annuncia il Vangelo, è la
remissione dei peccati.
Ci scrivono…..
Una domenica sono andato con la
mia famiglia ad una festa a cui eravamo stati invitati dalla nostra amica
Sandra. La festa era stata organizzata
nei locali della vicina chiesa Chantal.
Quando siamo entrati c’erano
quasi tutti ed ho capito che non sarebbe stata la solita festa con annessa
abbuffata, ma qualcosa che in un certo senso sarebbe stata una lezione
d’amore. In effetti, la prima sorpresa
che ho ricevuto è arrivata con il sorriso e l’allegria di quattro ragazze: una
la conoscevo bene (era Sandra), ma le
altre? Ho faticato un po’ a capire chi
fossero, perché non notavo somiglianza tra loro, ma si capiva che si volevano bene; difatti un attimo dopo
Sandra mi ha tolto ogni dubbio: erano le sue sorelle, un po’ diverse fra loro ma con tanto amore per la fami–2–
glia, perché quando Daniela ha scoperto che in realtà la festa era per lei,
per il suo compleanno a cui mancava
qualche giorno, si è rivolta alla sorella
con una frase che non lasciava dubbi:
vi voglio bene.
I festeggiamenti sono andati avanti fra risate e balli; poi è arrivata la seconda sorpresa, sì, perché nel tanto
amore per la famiglia non poteva
mancare anche tanta fede, così fra gli
ospiti è arrivato don Emilio…. Dopo le
presentazioni e i saluti ci siamo fraternamente disposti intorno a lui per pregare e ricevere la benedizione, come
un’unica famiglia; nei sorrisi e negli
sguardi si poteva leggere solo amore.
Dopo una lezione così posso solo dire
grazie perché esistono famiglie che
sanno diffondere i valori della vita.
Raffaele
Pasqua
(di Pinin Pacot)
Dnans a la tomba a l’è arversà la pera.
Un angel candi a speta le Marìe,
che a rivo sperse ant l’ora matinera.
Davanti alla tomba è rovesciata la pietra.
Un angelo candido aspetta le Marie,
che arrivano smarrite all’alba.
E a tramolo parèj ‘d fiame spurdìe.
Perché che i serche un Viv an mez ai mort? L’è arsussità. Second le professìe.
E tremano come fiamme spaventate.
Perché cercate un Vivo in mezzo ai morti? E’ risuscitato. Secondo le profezie.
L’angel a dis. E reusa ‘l cel e-smòrt
a dventa ‘d colp, e an mes al verd dle piante
as desvijo j’osei e a canto fòrt.
L’angelo dice. E rosa il cielo pallido
diventa d’un tratto, e in mezzo al verde delle piante
si svegliano gli uccelli e cantano forte.
Se spantio ant l’aria le paròle sante,
tant che la vita an sla tèra as arneuva,
slargandse an sàive fòrte e frissonante.
Si diffondono nell’aria le parole sante,
tanto che la vita sulla terra si rinnova,
diffondendosi in linfe forti ed emozionanti.
Angei ed lus per la gran vòlta bleuva,
a benedisso ant una pas seren-a,
che a compagna per el mond la bon-a neuva.
Angeli di luce per la grande volta azzurra
benedicono in una pace eterna
che accompagna per il mondo la buona notizia.
Omini strach, che i pòrte an cheur na pen-a,
pi pesanta che ‘l pèis che i pòrte an spala,
andevne an pas doa la stra vòstra av men-a;
Uomini stanchi, che portate nel cuore una pena
più pesante del peso che portate in spalla,
andate in pace dove la vostra strada vi conduce;
che longh la stra av caressa un bate d’ala,
e av dis na vos una paròla bon-a,
che av parla an drinta e i l’avìe mai scotala.
che lungo la strada vi accarezza un battito d’ala,
e vi dice una voce una parola buona,
che vi parla dentro e non l’avevate mai ascoltata.
E a l’è’Signor,che av parla e che av perdon-a.
Ed è il Signore, che vi parla e vi perdona.
Pinin Pacòt nasce come Giuseppe Pacotto nel 1899 a Torino, ma originario di Castello di Annone (nei pressi di
Asti). Inizia l’attività poetica, in italiano, nei mesi della sua prigionia durante la prima guerra mondiale, ma a partire dagli anni Venti si rivolge decisamente alla poesia in piemontese, pubblicando il volume “Arsivòli” (1926). Dopo l’esperienza della prima serie di “Ij Brandé-Arvista Piemontèisa”, fondata nel 1927 con Oreste Gallina e Alfredo
Formica (Vigin Fiochèt) e durata per soli cinque numeri, Pacòt pubblica ancora “Crosiere” (1935) e “Speransa”
(1946), mentre avvia la seconda serie de “Ij Brandé-giornal éd Poesìa Piemontèisa” (1946-1957), pubblicazione che
fu il mezzo per diffondere le idee di Pacòt e di quella che sarà la “Companìa dij Brandé”, impegnata nella battaglia
per la valorizzazione della lingua e della letteratura piemontese. Sugli ideali di Pacòt e dei Brandé si è innestato tutto il lavoro per il piemontese e la sua letteratura nella seconda metà del Novecento. Dopo la fondazione de “Ij
Brandé” Pacòt pubblicò ancora “Gioventù, pòvra amìa” (1951), le “Poesie” (1954) e “Sèira” (1964), mentre tutta la
sua produzione poetica, con l’aggiunta di pagine di prosa, è stata poi pubblicata in “Poesie e pàgine ‘d prosa” (1967).
E’ morto nel 1964.
Ministri di comunione
Sono alcuni laici scelti a collaborare con il sacerdote nella distribuzione dell’Eucarestia, sia durante la messa festiva, sia portando la comunione agli ammalati
che non possono recarsi in chiesa.
Ogni anno i ministri di comunione partecipano ad un inconto
di formazione per approfondire
sempre di più il significato di questo servizio particolare.
Anna M. ha commentato l’incontro con queste parole: ‘Mi sono sentita particolarmente coinvolta quando ci è stato riproposto
questo impegno proprio come
servizio; infatti come Gesù si è donato a noi, così noi dobbiamo donarlo agli altri ed essere nella nostra vita quotidiana trasparenza
di tale dono”.
M. Grazia C. si è invece soffer–3–
mata sul concetto di ministro
straordinario, inteso qui ministro,
portando la comunione al malato,
ne diviene strumento, rendendo
visibile l’amore di Cristo e l’attuazione della Chiesa per i più deboli, così che non si sentano abbandonati, ma confortati e rafforzati
nello spirito.
Jolanda
“Non ti chiediamo perché ce
l’hai tolto, Signore, ma ti ringraziamo per avercelo dato!”
Il C.P.P. ricorda con commozione il suo consigliere Giorgio Vercelli e si stringe con affetto fraterno alla famiglia per trovare insieme conforto nella preghiera.
V I TA D I FA M I GL I A
RINATI DALL’ACQUA
E DALLO SPIRITO SANTO
Benvenuti piccoli amici...
DELA PENA Andal Lorenz (8.12.2004)
OLIVA Lorenzo (8.1.2005)
TAMAGNONE Matteo, GIULIANO Davide, BERTOLUSSO Tommaso (30.1.2005)
CRAMAROSSA Lara (12.2.2005)
ODETTO Simone (27.2.2005)
ATTENDONO
LA RESURREZIONE
Ci hanno lasciato per giungere alla casa del Padre...
CELONA Giacoma in Machet, anni 64, Via Bellardi 31
BALDASSARRE Giuseppe, anni 76, Corso Francia 265
RECROSIO Lorenzo, anni 66, Via Sostegno 65/bis/44
TODARO Luigi, anni 78, Via P. Cossa 53
VERCELLI Giorgio, anni 52, Via Servais 130/11
GOTTARDO Cesira ved. PILADIERI, anni 81, Via Bellardi 23
ARCIULI Antonio, anni 63, Via Carrera 133
ASTORE Neirene ved. BERNIERI, anni 93, Str. Ant. Collegno 189
PICCO Teresio, anni 81, Str. Ant. Collegno, 190/12
ALDISI Concetta, anni 62, Via Passoni 16
MARCATI Lionello, anni 85, Via Sostegno, 4
PIETRASANTA Adriana ved. PERINO DUCA, anni 73, Via Asinari di Bernezzo
119/5
IVALDI Giampaolo, anni 60, Via Giulietti 4
D’AMBROSIO Mario, anni 67, Via Casaleggio 5/7
GHIRARDI Eugenia ved. BONNARD, anni 84, Via Valgioie 123/5
CIMINO Rosalia ved. ALFONSO, anni 88, Via Rochemolles 18
Settimana Santa
Confessioni:
Giovedì 24 marzo a S. Maria
Goretti
dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Venerdì 25 marzo a S. Maria
Goretti
dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e
dalle ore 15,00 alle ore 19,00
(ore 8,30 Lodi)
Sabato 26 marzo a S. maria
Goretti
dalle ore 9,00 alle ore 12,00 e
dalle ore 15,00 alle ore 19,00
(ore 8,30 Lodi)
Celebrazioni:
Giovedì Santo, Venerdì Santo,
Sabato Santo ore 21,00
Nella celebrazione del Giovedì
Santo raccolta buste e salvadanai Quaresima di Fraternità
Messa dei malati
Venerdì 11 febbraio. L’aria è ancora invernale, ma la luminosità è già quella della primavera: è la
memoria della prima apparizione a Lourdes della “nostra Madre del Cielo”, come la chiamava
Bernadette. La chiesetta di Santa Giovanna di Chantal è gremita, e l’atmosfera è proprio quella
della festa. Il coro delle mamme accompagna l’assemblea nel canto di lode durante la celebrazione che don Emilio presiede raccogliendo con tenerezza intorno a Maria sia i presenti, molti dei
quali provati da infermità o dalle fatiche dell’età avanzata, sia gli ammalati impossibilitati a partecipare personalmente. Nel corso dell’omelia, le nostre sofferenze e difficoltà personali si stemperano nel fluire delle parole di uno scritto delle “ragazze di Carla”: dalle mura del carcere e della
malattia cantano la libertà del loro cuore che ha incontrato Gesù. Per noi tutto diventa più leggero, e l’acqua della sorgente di Massabielle, che ci viene offerto di bere, è segno della purificazione e della guarigione, sia della mente sia del cuore sia del corpo, che tutti abbiamo bisogno di
ricevere e che oggi chiediamo con fiducia a livello personale e comunitario.
Il pomeriggio si conclude nell’allegria conviviale della merenda preparata con amorevole cura dagli amici degli anziani e dei malati.