Kitesurf
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Kitesurf
Kitesurf di Stephan Jules Buchet Un nuovo sport che da qualche decennio aiuta gli appassionati a “cavalcare le onde” I l kitesurf, chiamato anche kitesurfing o kiteboarding, è uno dei tanti sport acquatici che utilizza il vento come mezzo di propulsione, che ha preso piede alla fine del secolo scorso; in questo caso, la vela è fornita da un aquilone (kite) che viene manovrato a mezzo di un sistema di controllo accentrato su una barra (barra di controllo) utilizzata dallo skipper (kiterider) a bordo di un natante, simile a una tavola da surf. Detto così sembrerebbe molto semplice, ma chi ha manovrato aquiloni di grandi dimensioni sa quanto sia difficile mantenerli in volo, e farlo cercando di andare verso dove vuoi tu, dovendo mantenersi in equilibrio sopra una tavola instabile su una superficie in movimento, e magari mossa, … è un’altra cosa. Ovviamente, la conoscenza del “mezzo” nel suo insieme e dei suoi comportamenti, coniugata a un po’ di pratica, consente dopo un po’ di godere appieno delle emozioni che il kitesurfing può fornire. Questo sport può essere praticato da tutti perché si può imparare facilmente (con buoni insegnanti), l’attrezzatura, leggera e poco ingombrante, è facilmente trasportabile, e con venti deboli ci si può già muovere. Breve storia Il kitesurfing è una delle branche dell’aquilonismo da traino, che ha una lunga storia che inizia in Cina parecchi secoli fa. Per quanto riguarda la parte 10 novembre-dicembre 2012 “marina”, possiamo iniziare dal XIX secolo quando, nel terzo decennio, il britannico George Pocock realizzò aquiloni di varie dimensioni per trainare carri o piccoli natanti. Pocock studiò questa soluzione per cercare un sistema alternativo di forza motrice che potesse evitare la tassa sui cavalli (da traino), in vigore all’epoca. Questi kite, che volavano per lunghi periodi, erano controllati da un sistema a 4 cavi, che ne permetteva il funzionamento anche controvento. Nel 1903 Samuel Franklin Cowdery (più noto come Samuel Cody) attraversò lo stretto della Manica a bordo di un piccolo canotto pieghevole mosso da un kite di sua invenzione. Bisogna però attendere ancora qualche decennio prima che si possa parlare di kitesurfing; in particolare, l’avvento di materiali di nuova generazione per la realizzazione dei cavi, denominati linee, come il kevlar, prima, e la Dyneema (fuori Europa conosciuta come Spectra) dopo, la costruzione di pratici sistemi di controllo e la conseguente realizzazione di aquiloni più gestibili. Il progresso dell’insieme “macchina-kite”, avvenne in più campi d’impiego: neve, sabbia e acqua. Nel 1978 fu utilizzato un kite (denominato “Flexifoil”) per navigare con un’imbarcazione Tornado che con esso raggiunse i 40 nodi. Fra il 1970 e gli inizi del 1980, il tedesco Dieter Strasilla realizzò nuovi tipi di aquilone, e in particolare un kite gonfiabile. Da ricordare il brevetto “Birdsail” (1982) del francese Rolad Le Bail con il quale fu possibile ottenere dei salti più alti e più lunghi. Nello stesso periodo anche i fratelli francesi Bruno e Dominique Legaignoux svilupparono vari tipi di aquilone da impiegare per il kitesurfing e nel novembre 1984 depositarono il brevetto di un kite gonfiabile, il WInd Powered Inflatable Kite Aircraft (WIPIKA), che è stato utilizzato da molti produttori di kite. Agli inizi dell’ultimo decennio del secolo scorso, gli statunitensi Corey e Bill Roeseler svilupparono il “Kiteski”, un grande aquilone acrobatico a forma di delta a 2 cavi, che aveva una barra di controllo munita di un sistema avvolgicavo a molla per il recupero e il rilancio dall’acqua. Nel 1996, con una campagna promozionale e dimostrativa, Laird Hamilton e Manu Bertin resero popolare il kitesurfing a Maui, l’isola hawaiana patria degli sport acquatici che utilizzano tavole. Proprio sulle acque di quest’isola si è svolta, nel settembre 1998, la prima competizione dedicata al kitesurfing. Con il nuovo millennio, grazie anche a nuovi tipi di kite e di tavole, questa pratica sportiva è andata sempre più diffondendosi in tutte le parti del mondo, tanto che è stata recentemente inserita fra gli sport ammessi alle Olimpiadi estive del 2016. Attrezzatura L’attrezzatura necessaria per fare del kitesurf, come detto facilmente trasportabile, è costituita da kite, barra di controllo, linee e tavola. A questi elemen- Con questo aquilone, collegato però a un piccolo canotto, Samuel Cody attraversò il Canale della Manica nel 1903. In apertura, un odierno kitesurfer ti essenziali può aggiungersi altra attrezzatura di supporto e/o di sicurezza. Kite: Gli aquiloni per il kitesurf si possono suddividere in molte categorie, ma principalmente si possono individuare due tipi: LEI e Foil. La prima categoria (Leading Edge Inflatable kites) raggruppa gli aquiloni che hanno il bordo di attacco dell’ala sopravento (leading edge) realizzata con camere d’aria gonfiabili che ne costituiscono la struttura, mentre i Foil non hanno una struttura rigida e sono gonfiati dal solo vento. I LEI si possono suddividere in C-kites, Bow-kites, Hybrid-kites e Delta-kites; questi ultimi tre sono anche definiti SLE, Supported Leading Edge, perché hanno delle linee (briglie) di collegamento fra le linee di volo e la leading edge. Due esempi di C-kite e Bow-kite novembre-dicembre 2012 11 più sicuro e più facile da condurre per i principianti. La possibilità di variare l’angolo di attacco permette, inoltre, un rilancio facile dell’aquilone quando in acqua. L’unico svantaggio importante è che è necessario essere agganciati alla barra di controllo per ottenere un completo depotenziamento. Hybrid-kites: come il nome stesso suggerisce si tratta di aquiloni che assumono alcune caratteristiche di altri tipi, in particolare C-kites e Bow-kites. Ce ne sono diversi, secondo quali e quante caratteristiche prendono dall’uno o dall’altro tipo, e Un esemplare di aquilone ibrido C-kites: sono i primi aquiloni con camera d’aria governati da quattro cavi (linee) collegati ai quattro angoli del kite. Talvolta c’è un quinto cavo per la sicurezza. Il pregio di questi aquiloni, e al contempo il difetto, è che sono realizzati per un piccolo range di vento, e all’interno di questo intervallo forniscono delle prestazioni elevate. Inoltre, grazie alla loro forma ad arco, questi kite producono una spinta in alto molto forte, cosicché sono adatti per i salti. Gli aspetti negativi, oltre al fatto che un kiterider dovrebbe comprare più C-kite per navigare in condizioni di vento differenti, sono il rilancio dall’acqua difficoltoso e la mancanza di un’azione efficace di “depotenziamento” (de-power), cioè la riduzione della pressione sul kite, diminuendone, fino ad azzerarla, la velocità; quest’ultimo inconveniente li rende pericolosi per i principianti. Bow-kites: sono LEI kites con il bordo di uscita dell’ala (quello sottovento) di forma concava, e un arco della leading edge più piatto rispetto ai C-kites; queste caratteristiche e la briglia permettono di poter variare molto l’angolo d’attacco, quindi variare la potenza generata. Possono essere utilizzati, a parità di misura di un C-kite, per un più ampio range di vento. Con questo tipo di aquilone è possibile ottenere una completa azione di de-power, il che lo rende 12 novembre-dicembre 2012 Dall’alto in basso, i bordi di uscita rispettivamente di un C kite, un Bow kite, un Hybrid kite e un Delta Wing Disegno tratto dall’US Patent 7,182,294 B2 del 27 febbraio 2007: “Kite Surfing Bar” 1 1 - apparato di controllo del kite 2 - barra di controllo 3 - impugnatura 4 - area antiscivolo 5 - parte anteriore 6 - parte posteriore 7 - cintura 8 - cavo della cintura 9 - laccio d’imbragatura 10 e 11 - linee di controllo 12 - linea di frenata 13 e 14 - terminali della barra 15 - cavo a circuito chiuso 11 12 14 15 12 3 4 5 9 13 10 2 l’unica differenza sicura con i Bow riguarda il bordo di uscita che negli ibridi è convesso. Con questi kite si hanno delle ottime prestazioni, un rilancio dall’acqua facile e sicuro, un quasi totale depotenziamento e una ridotta pressione sulla barra di controllo. Delta-kites: con una forma quasi triangolare, il centro dell’area è spostato indietro cosicché aumenta la projected area, cioè l’area esposta al vento, aumentando la potenza di traino. I Foil sono aquiloni leggeri che contengono un certo numero di celle poste perpendicolarmente al bordo d’attacco. Le celle possono essere aperte o chiuse. Le celle aperte richiedono un costante flusso d’aria nelle tasche d’aria per mantenere il kite in volo. Non è possibile rilanciare un foil a celle aperte una volta che è caduto in acqua. Se, invece, l’aquilone è costituito da celle chiuse, le tasche d’aria hanno la capacità di trattenere aria nelle camere, il che consente all’aquilone uno “sgonfiarsi” lento in caso di mancanza di vento, e la possibilità di ripartire una volta in acqua, se la manovra è fatta a breve tempo. I foil hanno quattro linee e una briglia fissa, che serve a mantenere la forma arcuata dell’aquilone. Barra e Linee Per controllare il kite in direzione e potenza, si utilizzano la barra di controllo e le linee. La barra di controllo è normalmente costruita in metallo o materiale composito, e a questa si attaccano i cavi (linee) che uniscono la barra all’aquilone. La bar- 6 8 7 ra, in caso di perdita da parte del kitesurfer, rimane a galla grazie a due galleggianti assicurati alle linee vicino all’attacco della barra. Di solito ciascuna barra di controllo è specifica per un determinato tipo di aquilone. Secondo necessità o esigenze, la barra può essere assicurata, tramite un anello e un cappio, a un’imbracatura indossata dal kitesurfer intorno alla vita; in questo modo la potenza dell’aquilone viene scaricata anche sul corpo e non solo sulle braccia del surfista. Dalla barra si dipartono le linee di controllo dell’aquilone poste all’estremità, ed eventualmente quelle di depotenziamento. Possono esservi 2 o 4 linee che sono dimensionate in base al peso dell’utilizzatore e all’impiego del kite nonché alla sua grandezza. Talvolta c’è una quinta linea, che viene utilizzata per variare l’angolo d’attacco del kite e che è anche d’aiuto in caso di rilancio dell’aquilone dall’acqua. Con due linee è possibile governare il kite solo sulla direzione, mentre non è possibile regolarne l’abbassamento o l’innalzamento. Con quattro linee fissate alla barra di controllo e il sistema di de-power è possibile gestire meglio la potenza dell’aquilone. Le linee sono fabbricate con materiale molto resistente e leggero, spesso utilizzando prodotti UHMWP (ultra-light-molecular-weight-polyethyle- novembre-dicembre 2012 13 Moderna barra di controllo 1 - barra di controllo 2 - galleggiante 3 - linea di controllo principale 4 - linea di depotenziamento con strozzatoio scorrevole 5 - serretta di regolazione della potenza 6 - linea di sicurezza 7 - linea centrale (si sdoppia a 10 m dalla barra) 8 - guinzaglio con sgancio rapido 9 - sistema d’aggancio con attacco per l’imbragatura ne trasportati da un gommone e con l’aiuto delle onde create dal motore si compiono acrobazie. In linea di massima si hanno due divisioni fondamentali: tavole direzionali e tavole bidirezionali. Tavole direzionali La tavola direzionale deriva dalle tavole da surf. Leggermente più fine di una tavola da surf regolare, è dotata di due o tre footstraps (cinghie utilizzate per tenere i piedi fermi sulla tavola), hanno dimensioni comprese fra 1,4 e 2,3 m di lunghezza e 0,35 e 0,50 m di larghezza. Hanno delle ottime performance di velocità in condizioni di vento leggero, mentre sono difficili da manovrare in condizioni di vento molto forte. Tavole bidirezionali (o twin-tip) ne), che hanno un elevato carico di rottura e un grande rapporto resistenza/peso, e che, grazie al loro profilo ridotto, offrono una bassa resistenza al vento. Le linee maggiormente impiegate sono realizzate in Dyneema, un UHMWP migliorato, scivoloso e che consente molti avvitamenti delle linee senza perdere il controllo del kite. Tavola Come per gli aquiloni, anche per le tavole ve ne sono di vari tipi con differenti caratteristiche, e, in generale, si possono utilizzare tavole riservate anche per altri sport come sci d’acqua, wakeboard, e windsurf. Le tavole dedicate al kitesurf più che a quelle da surf somigliano maggiormente a quelle utilizzate nel wakeboarding, sport praticato nei laghi, simile allo sci d’acqua, durante il quale si vie- 14 novembre-dicembre 2012 Queste tavole sono di dimensioni inferiori alle tavole direzionali (1,1 ÷ 1,7 m di lunghezza e 0,33 ÷ 0,45 m di larghezza); maneggevoli, sono adatte ai salti e al freestyle. Normalmente molto fini, auto galleggianti, sono dotate di cinghie per tenere fermi i piedi sulla tavola (straps) o di scarponcini (bindings - specie di scarponi che tengono il piede ben saldo, usati da persone esperte) che permettono al kitesurfer di restare attaccato alla tavola. Sono tavole simmetriche che hanno la punta (tip) uguale alla coda (da qui il nome twin-tip) e l’utilizzatore, per cambiare direzione, non deve spostare i piedi ma semplicemente invertire la direzione dell’aquilone. Altre tavole Fermo restando che le case costruttrici e i kitesurfer, che spesso costruiscono per proprio conto le La quinta linea, che viene utilizzata per variare l’angolo di attacco del kite tavole, sono alla continua ricerca di soluzioni sempre più avanzate nella realizzazione delle tavole, la produzione di nuovi tipi è quasi continua. Molto in uso è la tavola “Mutant” utilizzata da chi usa la tavola direzionale. Con venti forti la Mutant, che è una tavola direzionale più piccola con due straps e sei piccole pinne asimmetriche (generalmente), ha la capacità di essere condotta “a marcia indietro”. Esistono poi le tavole asimmetriche, simili a quelle utilizzate per lo sci d’acqua, a meno della forma dei due lati che è differente: un lato è utilizzato per ottenere delle alte velocità e l’altro per i salti, una migliore manovrabilità e per l’impiego in presenza di onde. I materiali impiegati sono numerosi, sarebbe troppo lungo elencarli, e normalmente ne vengono utilizzati di vario tipo, da quelli con le resine, al compensato e al polistirolo. Alle tavole possono essere applicate o meno delle pinne. Ne esistono di varie dimensioni e forma, e servono per dare stabilità e direzionalità alla tavola. lo d’imparare seguendo dei corsi; vi sono moltissime scuole in quasi tutte le parti d’Italia, non c’è ■ bisogno d’andare all’estero. Trapezio Abbiamo accennato al trapezio che serve a meglio distribuire la potenza scaricata dal kite sul corpo del kiterider, alleviando lo sforzo che altrimenti ricadrebbe sulle sole braccia. Esiste il trapezio a seggiolino (“seat”) che, dotato di cosciali, investe la parte inferiore del corpo. Essendo posto in basso non bilancia molto il kiterider. Un migliore bilanciamento si ha con l’altro tipo di trapezio, la fascia (“waist”), che, d’altro canto, può comportare dolori alla schiena e alle costole, se non si è pratici. Finisce qui la disamina generale del kitesurfing. Il consiglio per chi vuole cimentarsi, è sempre quel- Modello di tavola bidirezionale novembre-dicembre 2012 15