Donna in costante viaggio di Cristina Zoncu (articolo)

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Donna in costante viaggio di Cristina Zoncu (articolo)
Articolo di Giornale
Donna in costante viaggio
di Cristiana Zoncu (II F)
«Quando uno parte, si sa, dev’essere pronto a tornare, o a non tornare affatto.» Julio Monteiro Martins, in
un’intervista.
Calma piatta. Poche parole dette e non dette. Fruscii di abiti lunghi e di nasi soffiati. Il ticchettio insistente
di un orologio da taschino nell’abito di un uomo. Pochi i rumori udibili nella chiesa, dove l’eco dei suoni è
stordente, e il silenzio è interrotto da pochi e isolati disturbi. Un funerale dove neanche i preti hanno voglia
di parlare è stato quello di Carola Mariotto, un funerale dove il mogano della bara era in contrasto con il
candore delle pareti della chiesa. Non si vedono che poche lacrime, quasi tutte già spese giorni fa, quando
anche nel nostro paese è giunta la notizia della sua morte. L’unica persona a parlare con noi è il fratello di
Carola, Marco, che ci confida a mezze labbra: «Sapete, non avrebbe mai voluto un funerale con così tanti
invitati. Avrebbe preferito rimanere di gran lunga in Africa ed essere sepolta nel villaggio dove lavorava.»
Parla ed ha gli occhi lucidi, ma un bel sorriso stampato sulle labbra. Carola Mariotto era una di quelle
persone con cui potevi davvero renderti conto di quanto la vita possa essere particolare, alle volte. Noi
avevamo avuto la fortuna di incontrarla qualche anno fa, poco prima che vincesse il Nobel per la pace. Ci
aveva raccontato di come la sua vita fosse cambiata radicalmente, di come da giovane fosse una
“scapestrata”, dedita solo alla droga e all’alcool. E poi l’incontro con un frate, Andrea, dopo un ricovero in
ospedale per una fortissima overdose in cui aveva rischiato di morire. Carola si era quindi avvicinata alla
Chiesa, si era fatta aiutare, era rinata e presto aveva preso piede una nuova donna. Donna che combatteva
per aiutare la gente come lei, per riportare i giovani su una nuova via. Ma un forte senso di disagio si era
impossessato di lei, una radicale voglia di cambiamento. Un giorno aveva guardato il fratello e aveva scritto
su di un pezzo di carta «In mezzo a un mondo ricco di novità eccitanti - un mondo che aspettava solo me la mia nostalgia era destinata a sbiadire rapidamente.», frase di Schelotto nei “Distacchi e altri addii”. E così
era partita per l’Africa, come missionaria. Una vita dedita all’aiuto del prossimo è stata la sua, ricca di sorrisi
rivolti a bambini dalla pelle scura con cui giocava a palla in mezzo alla terra. La Mariotto è l’esempio di
come un turbamento interiore si possa spesso trasformare in un piccolo seme che germoglia, in qualcosa di
grande dove nessuno si rende conto di cosa stia succedendo. Si parla di crescita personale, una di quelle
azioni sconvolgenti che subiamo tutti prima o poi, e che spesso si trasforma in qualcosa di distorto e senza
forma. In un libro , “Pensare per Immagini” ,si legge sotto il famoso quadro di De Chirico “L’angoscia della
partenza.” «La partenza è un distacco traumatico, (...) ma anche un destino di viaggi e delusioni, avventure
e depressioni, fino ad una probabile conquista.» È un concetto che molti spesso dimenticano, troppo
coinvolti nei ritmi frenetici della vita di adesso. Bambini che crescono troppo in fretta, ragazzi che si
sentono già adulti. Il Viaggio spesso è l’unica soluzione a tanti problemi, e si parla di viaggi spirituali, di
nette divisioni da materialità e beni inutili per beni più nobili. La Mariotto era in Africa quando è morta,
quando le scariche di mitra di un gruppo di ribelli sono giunte su di lei. Eppure nessuno pensa a lei come ad
corpo dentro una bara. Tutti ricordano Carola come una donna forte, con il sorriso sulle labbra, con il
premio Nobel stretto tra le mani. Marco ha fatto incidere sulla lapide una frase a cui lei era particolarmente
legata, tratta da un’intervista fatta a C. Collina, scrittrice brasiliana. «Siamo tutti migranti. Stiamo
permanentemente abbandonando una terra per trasferirci altrove.». Una vita distrutta, ma una vita fatta di
scoperte, redenzioni, viaggi e nuove vie. Quando la perdita e lo straniamento si evolvono, e diventano
percorsi di crescita personale. Ecco perché per noi Carola Mariotto rimarrà sempre una “donna in costante
viaggio.”