Per l`Italia targata Nba l`ultimo tram è già passato

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Per l`Italia targata Nba l`ultimo tram è già passato
«Per l'Italia
targata Nba
l'ultimo tram
è già passato»
BASKET Brucia la sconfitta della nazionale al Preolimpico: ne parliamo conla penna del Corsera Werther Pedrazzi
La delusione del giornalista:
«Chi credeva fosse facile
battere due volte la Croazia
si sbagliava di grosso
Temevo un insuccesso»
di Alberto Coriele
M Ennesima delusione nazionale. I presupposti per tornare
alle Olimpiadi c'erano tutti, ma
la Croazia è stata più forte, più
solida, più concentrata, più tutto. Dopo l'argento del 2004 ad
Atene, l'Italia non ha più messo il
naso nel torneo a cinque cerchi,
e la sconfitta di sabato sera (8478) al Pala Alpitour di Torino per
questo motivo brucia ancora di
più. Perché una generazione dal
talento sconfinato ha mancato
nuovamente l'obiettivo.
Non si arriva a Tokyo
Da troppe parti è stata definita
come la più forte di sempre, non
si capisce bene grazie a quali
meriti. Ne abbiamo parlato con
Werther Pedrazzi, giornalista
del Corriere della Sera che sabato era in tribuna stampa, e ci aiuta nell'analisi di questo fallimento azzurro: «Parto dicendo una
cosa: non mi aspettavo la sconfitta ma la temevo, perché qualcuno Densava fosse facile batte-
re due volte la Croazia nel giro di
poco tempo. La Croazia di Saric,
di Bogdanovic, di Ukic, mica gli
ultimi arrivati. L'ho davvero sofferta questa sconfitta, perché
tanti piccoli dettagli hanno determinato un risultato maledetto che dopo dodici anni di assenza ci estromettono di nuovo dal
torneo olimpico».
C'è però anche qualcosa da
salvare: «Non avevo mai visto
un pubblico così appassionato,
addirittura meglio che nelle arene di Eurolega. Abbiamo sfiorato
un'occasione che ci avrebbe permesso un grande passo avanti
nella realtà cestistica nazionale,
non solo per la nazionale stessa». Ma questa era davvero la cosiddetta "nazionale più forte di
sempre"? «Sono sempre rimasto
freddo su questa definizione.
Nazionale più forte di sempre
perché? É un giudizio deviato da
falsi idoli, il basket è uno sport di
squadra basato su una struttura
molto semplice, l'asse play-pivot. Se penso a Marzorati-Meneghin, non mi sembrano più scarsi dei giocatori attuali. Il giudizio
è falsato dal fatto di avere dei
giocatori Nba nel roster, per le
potenzialità a disposizione, questa squadra avrebbe dovuto rac-
cogliere molto di più». A questo
punto, il ciclo olimpico che porterà a Tokyo 2020 può essere
l'ultimo per questa generazione
di campioni: «A mio parere no,
per questa generazione l'ultimo
tram, o ultimo metro, di mezzanotte è passato sabato sera. Magari ci saranno giocatori che
avranno un futuro più lungo, ma
se penso ai Belinelli, ai Bargnani
e ai Gallinari, credo di no. Prendiamo ad pspmnin nrrmrio nnpst'ultimo, il ragazzo delle sette
operazioni. Proiettare il suo fisico su un altro ciclo di quattro anni mi sembra dura, non possiamo farlo».
No processi al et.
Un altro dubbio invade il pensiero degli appassionati: che ne sarà di Ettore Messina? «Ho sinceramente paura dei processi mediatici sulle scelte di Ettore Messina, so già che mi arrabbierò
perché a posteriori sono bravi
tutti. Lui ha una mentalità estremamente sintetica, inquadra un
obiettivo con procedura analitica e divide i giocatori in categorie per raggiungerlo. Adesso magari gli rinfacceranno di aver
escluso Della Valle per portare
Tonut, ma per un totale di 7-8 minuti nell'intero torneo, cosa sa-
rebbe cambiato? Cosa poteva
dare di più Tonut? Si potrebbe
obiettare sulla mancanza di un
play di riserva, ma lui ha puntato
forte su giocatori fisicamente
pronti ed esplosivi come Hackett, tra l'altro il migliore azzurro per distacco. A livello europeo
ci vuole gente così. Per tornare
alla domanda iniziale, non so se
Ettore resterà, ma mi auguro di
sì».
Alcuni giocatori, alla resa dei
conti, hanno deluso: «Verissimo,
siamo giornalisti e alla fine il diritto di opinione, piaccia o meno,
ci spetta. Per questo dico che due
ragazzi come Ale Gentile e Andrea Bargani non si sono dimostrati all'altezza del ruolo. Più
passano gli anni e più Alessandro Gentile tira peggio e non riesce a riconoscere le situazioni di
gioco, gestendole male, come
l'ultimo possesso dell'anno scorso contro la Lituania. Sono errori
imperdonabili a questo livello,
come la rimessa sbagliata ne
momento decisivo sabato. Andrea Bargnani invece non può
pensare che sia sufficiente giocare bene tre minuti ad inizio
partita, quando c'è meno tensione, per essere utile alla causa». •
ce
Ho sinceramente
paura dei processi
alle scelte effettuate
da Ettore Messina
Spero che il coach resti
«
Gentile e Bargnani
non all'altezza
E non penso proprio
che questa fosse l'Italia
più forte di sempre
Danilo Gallinari. Marco Cusin. Marco Bellinelli e Gigi Datome: l'Italia delle grandi firme non andrà a Rio De Janeiro