I.S.I.S. G. NATTA TESINA ESAME DI STATO 2014

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I.S.I.S. G. NATTA TESINA ESAME DI STATO 2014
I.S.I.S. G. NATTA
TESINA ESAME DI STATO
2014
Ecosostenibilità
Presentazione delle problematiche ambientali più importanti e
possibili soluzioni ecosostenibili in grado di rispettare i principi
dell'etica della responsabilità
Prandi Enrico 5Dlst
Introduzione
La natura e l'uomo hanno convissuto per 250 mila anni in perfetta sintonia ,ma con
l'avvento delle tre rivoluzioni industriali il genere umano ha compiuto passi da gigante in
tutte le scienze/ tecnologie . Questo avanzamento tecnologico è frutto di un grande
sfruttamento del nostro pianeta ,il quale offre risorse pressoché illimitate.
L'uomo con il suo agire egoistico ha fatto diventare limitate le risorse offerte dalla natura,
negli ultimi cento anni l'uomo ha avvelenato, sfruttato, sovrappopolato l'ambiente che lo
circondava producendo con le sue stesse mani le problematiche ambientali che minano la
sopravvivenza della vita sul pianeta .
Di fronte a queste problematiche l'uomo deve riconsiderare i suoi obbiettivi ed agire
seguendo l'etica della responsabilità (riassumibile nella formula " agisci in modo che le
conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un' autentica vita
sulla terra ") cercando di instaurare un rapporto simbiotico con la natura.
E' possibile instaurare un rapporto bilateralmente vantaggioso con la natura?
Ovviamente è possibile basta riconsiderare il nostro impatto sulla natura analizzando
razionalmente i bisogni inalienabili di tutti gli uomini (bisogni primari e diritto a una vita
dignitosa) .
I bisogni primari sono tutto ciò che è indispensabile per vivere ovvero acqua, cibo,
indumenti, casa,ecc. Attualmente l'uomo deve lavorare duramente per garantire la propria
sopravvivenza , sfruttando la natura e creando rifiuti.
Quindi per risolvere la maggior parte delle problematiche ambientali e sociali bisogna
garantire i bisogni primari di tutta l'umanità in perfetta concordia con la natura.
Per mettere in essere tutto ciò il primo passo è riuscire a creare una casa autosufficiente
sotto tutti i punti di vista (energia, acqua, cibo,ecc) e con un impatto sulla natura positivo
e duraturo. La casa dovrà soddisfare queste specifiche:
1.
2.
3.
4.
5.
Essere autosufficiente(utilizzando esclusivamente rinnovabili);
Avere un impatto positivo sulla natura;
Realizzata con materiali di scarto, riusati , riciclati;
Resistente,sicura e duratura;
Posizionabile quasi ovunque sulla terraferma grazie ad una progettazione accurata.
Con questo tipo di abitazione si può migliorare la condizione di vita sulla terra rendendo
possibile il rapporto simbiotico, ma per poter ottenere il massimo vantaggio da questo stile
di vita bisogna anche comprendere l'economia circolare che è una diretta conseguenza
dell'applicazione delle regole etiche della ecofilosofia all'economia.
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Area umanistica
Breve riassunto della
storia economica dal
liberismo economico
fino all'economia
circolare
STORIA
Giovanni Verga "La
roba" Novelle
Rusticane 1883
ITALIANO
Ecofilosofia di Hans Jonas
e etica della
responsabilità
FILOSOFIA
ECOSOSTENIBILITA'
CASA POSITIVA
BIOCHIMICA
Simbiosi,batteri
e biogas, funghi
e sistemi di
produzione per
le piante
SCIENZE
DELLA
TERRA
Discorso sulle
energie
rinnovabili
FISICA
Calore e
trasmissione
di calore,
pompe di
calore
Area scientifico-pratica
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Ecosostenibilità
L'ecosostenibilità è l'attività umana che regola la propria pratica secondo
assunti ecologisti nel quadro dello sviluppo sostenibile.
Il rinnovamento delle risorse è al centro del discorso ecosostenibile, ed è visto come
capacità intrinseca del mondo di trasformarsi in maniera ciclica, capacità che va difesa
per non modificare i delicati equilibri terrestri.
È eco-sostenibile ciò che porta ad agire l'uomo in modo che il consumo di risorse sia tale
che la generazione successiva riceva la stessa quantità di risorse che noi abbiamo
ricevuto dalla generazione precedente.
Filosofia
I limiti dello sviluppo: per uno sviluppo sostenibile
La filosofia è nata dall'osservazione della natura e dal desiderio di conoscenza dell'uomo,
la ecofilosofia è nata dal bisogno pragmatico della continuazione della vita sulla terra.
Hans Jonas nato nel 1903 a Mönchengladbach, in Germania, ebreo di nascita dopo
l'avvento del nazismo è emigrato prima in Inghilterra e poi in Palestina. Docente dal1955
al 1976 nella nuova scuola per gli studi sociali di New York, è morto nel 1993.
Uno dei massimi esperti dello gnosticismo fondatore della bioetica, il suo capolavoro fu
sicuramente "Tecnica, medicina ed etica. Sulla prassi del principio di responsabilità"
(1985), in cui analizza il desiderio prometeico dell' uomo di dominare la natura ed elabora
una teoria etica della responsabilità per frenare l'avanzamento scientifico-tecnologico
ormai fuori controllo.
Per poter progredire l'uomo deve considerare le risorse che la natura ci offre e riuscire a
gestirle in modo che la futura generazione abbia risorse sufficienti. Per Hans Jonas le
azioni dell'uomo devono tener conto non solo delle conseguenze immediate, ma anche
quelle a lungo termine e devono tener conto del mondo extraumano e delle generazioni
future.
Gli atteggiamenti prometeici di dominio della natura invece di produrre un mondo felice
hanno finito per minacciare la sopravvivenza stessa della specie umana e di tutto il
pianeta
Invece di continuare a non occuparci delle conseguenze concrete dei nostri atti, dobbiamo
saper prevedere gli influssi che le nostre azioni avranno sul futuro dell'umanità
Al vecchio imperativo categorico di Kant , Jonas contrappone il nuovo imperativo dell'età
tecnologica:
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1. In positivo: agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili
con la permanenza di un'autentica vita umana sulla terra ;
2. In negativo: agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la
possibilità futura di tale vita;
3. Non mettere in pericolo le condizioni della sopravvivenza indefinita dell'umanità
sulla terra;
4. Includi nella tua scelta attuale l'integrità futura dell'uomo come oggetto della tua
volontà.
Questo principio etico è altamente pragmatico e può essere applicato a tutte le scienze e
le tecniche (dibattiti etici ospedalieri, diritto di vita/morte,eutanasia, ingegneria genetica
ecc) per poter limitare il prometeismo umano.
Hans Jonas, riguardo a questioni etiche di particolare rilevanza bioetica come
l'eugenetica, la clonazione, il prolungamento della vita, la limitazione delle nascite, le
nuove tecniche di procreazione assistita e la libertà di ricerca scientifica, assume una
posizione definita e chiara.
Al riguardo però bisogna fare una premessa: quando si scende nel terreno particolare
delle scelte (rapporto valori-fatti) non è possibile, senza entrare nel fanatismo, mantenere
la propria idea fissa su un principio, o meglio: un principio diventa pura forma se non tiene
conto dell'articolazione e della multiformità del reale.
Le risposte quindi non potranno mai essere univoche e definitive perché è l'argomento
stesso che richiede di essere compreso nella sua peculiarità.
In generale Jonas basa le sue risposte su un unico filo conduttore, vale a dire il fatto che
l'uomo non è in grado di conoscere tutto di sé stesso: l'ignoranza riguardo alle cose ultime
è positiva, e non va intesa come una carenza dell'intelligenza umana.
In poche parole noi non dobbiamo né possiamo intrometterci in quel profondo segreto che
è l'uomo: la vita racchiude in sé una propria sacralità, questa richiede il massimo rispetto
in quanto "noi non siamo i soggetti che possono creare l'uomo, noi siamo già stati creati".
Jonas sposta sul terreno filosofico la questione di sacrificarci per le generazioni future
ancorando l'etica alla metafisica e affermando che la vita esiga la conservazione della vita.
Inoltre l'etica della responsabilità è facilmente praticabile da tutti noi innanzitutto
rispettando l'ambiente e le persone che ci circondano, i principi di Jonas sono soprattutto
utilizzati nei dibattiti bioetici con temi come la clonazione ,l'eutanasia ,la procreazione
assistita ecc.
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Storia
Economia circolare il futuro del capitalismo
Per economia si intende sia l'utilizzo di risorse scarse (limitate o finite) per soddisfare al
meglio bisogni individuali e collettivi organizzando la spesa, sia un sistema di
organizzazione delle attività di tale natura poste in essere a tal fine da un insieme di
persone, organizzazioni e istituzioni (sistema economico).
L'economia mondiale è nata con l'avvento della prima rivoluzione industriale e la nascita
delle società per azioni e della borsa, regolata unicamente dai principi del liberismo
economico ovvero dalla legge della domanda e dell'offerta. Con questo tipo di economia
nacque la società capitalistica.
Il sistema economico basato sulla domanda e sull'offerta era fallace, ovvero creava
ciclicamente delle crisi(soprattutto di sovrapproduzione ) le quali determinavano il crollo
dei prezzi di mercato, la disoccupazione successiva, ecc.
Questo problema è stato ampiamente analizzato da Karl Marx nel "Capitale" in cui oltre
alle crisi , l'autore analizza soprattutto le dinamiche economiche e i concetti chiave su cui
si basava il sistema economico capitalistico di metà ottocento.
Karl Marx identifica nel plus-valore prodotto dagli operai sfruttati il meccanismo con cui il
capitalismo produce ricchezze per l'industriale. Questo plus-valore intrinseco della forza
lavoro darà poi lo spunto base su cui si fonda l'economia circolare.
Marx trova anche una soluzione ai problemi del capitalismo nel comunismo, un sistema
economico in cui la forza lavoro detiene direttamente i mezzi di produzione, in cui non
esiste più la proprietà privata. Il comunismo è il risultato di una rivoluzione che determina
una dittatura del proletariato.
Purtroppo il comunismo si rivelerà utopistico e la famosa rivoluzione russa ispirata dai
principi di Marx si rivelerà solo un perfetto trampolino di lancio per governi
totalitaristici(Urss, Cina,Corea del Nord e Cuba).
Tra il 1875 e il 1914 l'economia si può veramente definire mondiale, durante questo arco
di tempo le relazioni commerciali tra i vari paesi del mondo si infittiscono creando nuovi
mercati per smaltire l 'eccesso di produzione industriale dei paesi imperialisti .
Un cambiamento di prospettiva sostanziale, nell'economia mondiale, è stato portato da
John Maynard Keynes, un economista britannico, padre della macroeconomia,
considerato uno dei più grandi economisti del XX secolo.
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A detta di Keynes, per poter frenare le conseguenze delle crisi economiche create dal
sistema capitalistico bisognava trovare una soluzione.
La soluzione suggerita da Keynes è la seguente: lo stato deve agire come un operatore
economico creando domanda e offerta per poter bilanciare il mercato.
Per creare domanda/offerta lo stato deve richiedere commesse statali, ovvero grandi
opere pubbliche(edifici,ponti,strade,ecc).
Tuttavia il problema di fondo rimane , infatti basta guardare qualche giornale per renderci
conto che le crisi economiche non si riescono a superare neanche con gli sforzi di più
paesi. Questo perché il sistema economico è fallato nelle basi.
La ricchezza, per il capitalismo, è identificata con l'accumulo di beni materiali (che Verga
aveva chiamato "roba"). Il principio su cui si basa la domanda/offerta non garantisce
un'equa distribuzione della ricchezza, quindi la ricchezza si concentra in poche persone e
gli interessi di queste poche persone non possono mai equivalere agli interressi dei molti.
Oltretutto il principio non garantisce uno sviluppo sostenibile poiché i beni venduti sono
consumati e non riutilizzati in un circolo virtuoso. Quindi il sistema di produzione risulta
essere rettilineo: le materie prime vengono prima procacciate e poi trasformate(tramite
diversi passaggi) in beni materiali adatti alla vendita globale . Ciò determina uno spreco di
risorse naturali: una volta che i beni materiali sono consumati, divengono rifiuti. I beni
materiali sono anche tutti gli alimenti prodotti dall'industria alimentare, un terzo di tutti gli
alimenti prodotti nel globo viene gettato nei cassonetti.
L'economia circolare invece si basa sui principi di Jonas , i beni materiali in commercio
devono essere ripensati per essere,una volta usati, come i mattoncini della lego. Ovvero
riutilizzabili nei cicli di altre produzioni. L'economia circolare considera i rifiuti una risorsa di
alto valore reale poiché trova nei rifiuti le materie prime già estratte dai sistemi di
produzione lineare soddisfacendo il bisogno di nuove materie prime.
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Italiano
Giovanni Verga
Novelle
LA ROBA
Il viandante che andava lungo il Biviere di Lentini, steso là come un pezzo di mare morto,
e le stoppie riarse della Piana di Catania, e gli aranci sempre verdi di Francofonte, e i
sugheri grigi di Resecone, e i pascoli deserti di Passaneto e di Passanitello, se
domandava, per ingannare la noia della lunga strada polverosa, sotto il cielo fosco dal
caldo, nell'ora in cui i campanelli della lettiga suonano tristamente nell'immensa
campagna, e i muli lasciano ciondolare il capo e la coda, e il lettighiere canta la sua
canzone malinconica per non lasciarsi vincere dal sonno della malaria:
- Qui di chi è? - sentiva rispondersi: - Di Mazzarò -. E passando vicino a una fattoria
grande quanto un paese, coi magazzini che sembrano chiese, e le galline a stormi
accoccolate all'ombra del pozzo, e le donne che si mettevano la mano sugli occhi per
vedere chi passava: - E qui? - Di Mazzarò -. E cammina e cammina, mentre la malaria vi
pesava sugli occhi, e vi scuoteva all'improvviso l'abbaiare di un cane, passando per una
vigna che non finiva più, e si allargava sul colle e sul piano, immobile, come gli pesasse
addosso la polvere, e il guardiano sdraiato bocconi sullo schioppo, accanto al vallone,
levava il capo sonnacchioso, e apriva un occhio per vedere chi fosse: - Di Mazzarò -. Poi
veniva un uliveto folto come un bosco, dove l'erba non spuntava mai, e la raccolta durava
fino a marzo. Erano gli ulivi di Mazzarò. E verso sera, allorché il sole tramontava rosso
come il fuoco, e la campagna si velava di tristezza, si incontravano le lunghe file degli
aratri di Mazzarò che tornavano adagio adagio dal maggese, e i buoi che passavano il
guado lentamente, col muso nell'acqua scura; e si vedevano nei pascoli lontani della
Canziria, sulla pendice brulla, le immense macchie biancastre delle mandre di Mazzarò; e
si udiva il fischio del pastore echeggiare nelle gole, e il campanaccio che risuonava ora sì
ed ora no, e il canto solitario perduto nella valle. - Tutta roba di Mazzarò. Pareva che fosse
di Mazzarò perfino il sole che tramontava, e le cicale che ronzavano, e gli uccelli che
andavano a rannicchiarsi col volo breve dietro le zolle, e il sibilo dell'assiolo nel bosco.
Pareva che Mazzarò fosse disteso tutto grande per quanto era grande la terra, e che gli si
camminasse sulla pancia. - Invece egli era un omiciattolo, diceva il lettighiere, che non gli
avreste dato un baiocco, a vederlo; e di grasso non aveva altro che la pancia, e non si
sapeva come facesse a riempirla, perché non mangiava altro che due soldi di pane; e sì
ch'era ricco come un maiale; ma aveva la testa ch'era un brillante, quell'uomo.
Infatti, colla testa come un brillante, aveva accumulato tutta quella roba, dove prima veniva
da mattina a sera a zappare, a potare, a mietere; col sole, coll'acqua, col vento; senza
scarpe ai piedi, e senza uno straccio di cappotto; che tutti si rammentavano di avergli dato
dei calci nel di dietro, quelli che ora gli davano dell'eccellenza, e gli parlavano col berretto
in mano. Né per questo egli era montato in superbia, adesso che tutte le eccellenze del
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paese erano suoi debitori; e diceva che eccellenza vuol dire povero diavolo e cattivo
pagatore; ma egli portava ancora il berretto, soltanto lo portava di seta nera, era la sua
sola grandezza, e da ultimo era anche arrivato a mettere il cappello di feltro, perché
costava meno del berretto di seta. Della roba ne possedeva fin dove arrivava la vista, ed
egli aveva la vista lunga - dappertutto, a destra e a sinistra, davanti e di dietro, nel monte e
nella pianura. Più di cinquemila bocche, senza contare gli uccelli del cielo e gli animali
della terra, che mangiavano sulla sua terra, e senza contare la sua bocca la quale
mangiava meno di tutte, e si contentava di due soldi di pane e un pezzo di formaggio,
ingozzato in fretta e in furia, all'impiedi, in un cantuccio del magazzino grande come una
chiesa, in mezzo alla polvere del grano, che non ci si vedeva, mentre i contadini
scaricavano i sacchi, o a ridosso di un pagliaio, quando il vento spazzava la campagna
gelata, al tempo del seminare, o colla testa dentro un corbello, nelle calde giornate della
mèsse. Egli non beveva vino, non fumava, non usava tabacco, e sì che del tabacco ne
producevano i suoi orti lungo il fiume, colle foglie larghe ed alte come un fanciullo, di
quelle che si vendevano a 95 lire. Non aveva il vizio del giuoco, né quello delle donne. Di
donne non aveva mai avuto sulle spalle che sua madre, la quale gli era costata anche 12
tarì, quando aveva dovuto farla portare al camposanto.
Era che ci aveva pensato e ripensato tanto a quel che vuol dire la roba, quando andava
senza scarpe a lavorare nella terra che adesso era sua, ed aveva provato quel che ci
vuole a fare i tre tarì della giornata, nel mese di luglio, a star colla schiena curva 14 ore,
col soprastante a cavallo dietro, che vi piglia a nerbate se fate di rizzarvi un momento. Per
questo non aveva lasciato passare un minuto della sua vita che non fosse stato impiegato
a fare della roba; e adesso i suoi aratri erano numerosi come le lunghe file dei corvi che
arrivano in novembre; e altre file di muli, che non finivano più, portavano le sementi; le
donne che stavano accoccolate nel fango, da ottobre a marzo, per raccogliere le sue olive,
non si potevano contare, come non si possono contare le gazze che vengono a rubarle; e
al tempo della vendemmia accorrevano dei villaggi interi alle sue vigne, e fin dove
sentivasi cantare, nella campagna, era per la vendemmia di Mazzarò. Alla mèsse poi i
mietitori di Mazzarò sembravano un esercito di soldati, che per mantenere tutta quella
gente, col biscotto alla mattina e il pane e l'arancia amara a colazione, e la merenda, e le
lasagne alla sera, ci volevano dei denari a manate, e le lasagne si scodellavano nelle
madie larghe come tinozze. Perciò adesso, quando andava a cavallo dietro la fila dei suoi
mietitori, col nerbo in mano, non ne perdeva d'occhio uno solo, e badava a ripetere: Curviamoci, ragazzi! - Egli era tutto l'anno colle mani in tasca a spendere, e per la sola
fondiaria il re si pigliava tanto che a Mazzarò gli veniva la febbre, ogni volta.
Però ciascun anno tutti quei magazzini grandi come chiese si riempivano di grano che
bisognava scoperchiare il tetto per farcelo capire tutto; e ogni volta che Mazzarò vendeva
il vino, ci voleva più di un giorno per contare il denaro, tutto di 12 tarì d'argento, ché lui non
ne voleva di carta sudicia per la sua roba, e andava a comprare la carta sudicia soltanto
quando aveva da pagare il re, o gli altri; e alle fiere gli armenti di Mazzarò coprivano tutto il
campo, e ingombravano le strade, che ci voleva mezza giornata per lasciarli sfilare, e il
santo, colla banda, alle volte dovevano mutar strada, e cedere il passo.
Tutta quella roba se l'era fatta lui, colle sue mani e colla sua testa, col non dormire la
notte, col prendere la febbre dal batticuore o dalla malaria, coll'affaticarsi dall'alba a sera,
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e andare in giro, sotto il sole e sotto la pioggia, col logorare i suoi stivali e le sue mule egli solo non si logorava, pensando alla sua roba, ch'era tutto quello ch'ei avesse al
mondo; perché non aveva né figli, né nipoti, né parenti; non aveva altro che la sua roba.
Quando uno è fatto così, vuol dire che è fatto per la roba.
Ed anche la roba era fatta per lui, che pareva ci avesse la calamita, perché la roba vuol
stare con chi sa tenerla, e non la sciupa come quel barone che prima era stato il padrone
di Mazzarò, e l'aveva raccolto per carità nudo e crudo ne' suoi campi, ed era stato il
padrone di tutti quei prati, e di tutti quei boschi, e di tutte quelle vigne e tutti quegli armenti,
che quando veniva nelle sue terre a cavallo coi campieri dietro, pareva il re, e gli
preparavano anche l'alloggio e il pranzo, al minchione, sicché ognuno sapeva l'ora e il
momento in cui doveva arrivare, e non si faceva sorprendere colle mani nel sacco. Costui vuol essere rubato per forza! - diceva Mazzarò, e schiattava dalle risa quando il
barone gli dava dei calci nel di dietro, e si fregava la schiena colle mani, borbottando: - Chi
è minchione se ne stia a casa, - la roba non è di chi l'ha, ma di chi la sa fare -. Invece egli,
dopo che ebbe fatta la sua roba, non mandava certo a dire se veniva a sorvegliare la
messe, o la vendemmia, e quando, e come; ma capitava all'improvviso, a piedi o a cavallo
alla mula, senza campieri, con un pezzo di pane in tasca; e dormiva accanto ai suoi
covoni, cogli occhi aperti, e lo schioppo fra le gambe.
In tal modo a poco a poco Mazzarò divenne il padrone di tutta la roba del barone; e costui
uscì prima dall'uliveto, e poi dalle vigne, e poi dai pascoli, e poi dalle fattorie e infine dal
suo palazzo istesso, che non passava giorno che non firmasse delle carte bollate, e
Mazzarò ci metteva sotto la sua brava croce. Al barone non rimase altro che lo scudo di
pietra ch'era prima sul portone, ed era la sola cosa che non avesse voluto vendere,
dicendo a Mazzarò: - Questo solo, di tutta la mia roba, non fa per te -. Ed era vero;
Mazzarò non sapeva che farsene, e non l'avrebbe pagato due baiocchi. Il barone gli dava
ancora del tu, ma non gli dava più calci nel di dietro.
- Questa è una bella cosa, d'avere la fortuna che ha Mazzarò! - diceva la gente; e non
sapeva quel che ci era voluto ad acchiappare quella fortuna: quanti pensieri, quante
fatiche, quante menzogne, quanti pericoli di andare in galera, e come quella testa che era
un brillante avesse lavorato giorno e notte, meglio di una macina del mulino, per fare la
roba; e se il proprietario di una chiusa limitrofa si ostinava a non cedergliela, e voleva
prendere pel collo Mazzarò, dover trovare uno stratagemma per costringerlo a vendere, e
farcelo cascare, malgrado la diffidenza contadinesca. Ei gli andava a vantare, per
esempio, la fertilità di una tenuta la quale non produceva nemmeno lupini, e arrivava a
fargliela credere una terra promessa, sinché il povero diavolo si lasciava indurre a
prenderla in affitto, per specularci sopra, e ci perdeva poi il fitto, la casa e la chiusa, che
Mazzarò se l'acchiappava - per un pezzo di pane. - E quante seccature Mazzarò doveva
sopportare! - I mezzadri che venivano a lagnarsi delle malannate, i debitori che
mandavano in processione le loro donne a strapparsi i capelli e picchiarsi il petto per
scongiurarlo di non metterli in mezzo alla strada, col pigliarsi il mulo o l'asinello, che non
avevano da mangiare.
- Lo vedete quel che mangio io? - rispondeva lui, - pane e cipolla! e sì che ho i magazzini
pieni zeppi, e sono il padrone di tutta questa roba -. E se gli domandavano un pugno di
fave, di tutta quella roba, ei diceva: - Che, vi pare che l'abbia rubata? Non sapete quanto
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costano per seminarle, e zapparle, e raccoglierle? - E se gli domandavano un soldo
rispondeva che non l'aveva.
E non l'aveva davvero. Ché in tasca non teneva mai 12 tarì, tanti ce ne volevano per far
fruttare tutta quella roba, e il denaro entrava ed usciva come un fiume dalla sua casa. Del
resto a lui non gliene importava del denaro; diceva che non era roba, e appena metteva
insieme una certa somma, comprava subito un pezzo di terra; perché voleva arrivare ad
avere della terra quanta ne ha il re, ed esser meglio del re, ché il re non può né venderla,
né dire ch'è sua.
Di una cosa sola gli doleva, che cominciasse a farsi vecchio, e la terra doveva lasciarla là
dov'era. Questa è una ingiustizia di Dio, che dopo di essersi logorata la vita ad acquistare
della roba, quando arrivate ad averla, che ne vorreste ancora, dovete lasciarla! E stava
delle ore seduto sul corbello, col mento nelle mani, a guardare le sue vigne che gli
verdeggiavano sotto gli occhi, e i campi che ondeggiavano di spighe come un mare, e gli
oliveti che velavano la montagna come una nebbia, e se un ragazzo seminudo gli passava
dinanzi, curvo sotto il peso come un asino stanco, gli lanciava il suo bastone fra le gambe,
per invidia, e borbottava:
- Guardate chi ha i giorni lunghi! costui che non ha niente! Sicché quando gli dissero che era tempo di lasciare la sua roba, per pensare all'anima,
uscì nel cortile come un pazzo, barcollando, e andava ammazzando a colpi di bastone le
sue anitre e i suoi tacchini, e strillava: - Roba mia, vientene con me! -
La Casa Positiva
Innanzitutto perché positiva?
Positiva poiché l'impatto che essa ha con l' ecosistema "Terra" è positivo da tutti i punti di
vista (biologico,chimico, fisico, ecc). La casa dovrà soddisfare queste specifiche:
1. Essere autosufficiente(utilizzando esclusivamente rinnovabili);
2. Avere un impatto positivo sulla natura;
3. Realizzata con un 70%materiali di scarto( riusati , riciclati)e un 30%di materiale
biocompatibile;
4. Resistente,sicura e duratura;
5. Posizionabile quasi ovunque sulla terra.
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Analizziamo la progettazione di questo tipo di abitazione sostenibile da diversi punti di
vista(Biologico,Chimico ,fisico, ecc).
Biochimica
La casa positiva è pensata per provvedere a tutti i bisogni biologici dei suoi residenti:
1. L'acqua piovana viene raccolta,potabilizzata,stoccata con un sistema raccolta
adatto;
2. L'alimentazione necessaria hai residenti viene prodotta in una serra-intercapedine
tra l'esterno e l'interno;
3. Le acque grigie sono recuperate e utilizzate per gli scarichi delle tazze,poi le acque
nere vengono convogliate in un digestore che produrrà biogas utilizzabile dalle
abitazione;
Per mettere in pratica il secondo ed il terzo punto dobbiamo affidarci alla biologia. Il
secondo punto viene risolto con un sistema bioponico che permette la crescita di piante
alimentari e pesce allevato unendo la coltivazione aero/idroponica all'aquacultura.
Le piante tengono pulita l'acqua di allevamento utilizzando i nitrati e i fosfati prodotti dai
pesci e noi ci nutriamo di essi prendendoci cura di loro , in questo modo si crea un circolo
virtuoso in cui la relazione uomo/pianta/animale diventa simbionte. L'alimentazione può
èssere ulteriormente migliorata con allevamenti sostenibili e serre aggiuntive contigue alla
casa.
Il terzo punto invece rende la relazione protisti/funghi/batteri utili/uomo simbionte,le acque
di scarico vengono raccolte in un digestore in cui i liquami fermentano grazie all'azione di
batteri, protozoi e funghi.
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La produzione del biogas segue alcuni processi:
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Per quanto concerne la formazione del metano si hanno due possibili meccanismi
alternativi. Nel meccanismo principale si ha formazione di metano a spese del gruppo
metilico presente in substrati organici a basso peso molecolare (acido acetico):
CH3 COOH + R-H < ---> R-CH3 + 2H+ + CO 2
R-CH3 + 2H+ < ---> CH4 + R -H
Globalmente:
CH3 COOH< ---> CH4 + R -H
Nell’altro caso il CH4 si forma in seguito alla riduzione del carbonio della CO2 secondo le
seguenti reazioni:
CO 2 + R-H ---> R-COOH
R-COOH + 2H ---> R-CHO + H2 O
R-CHO + 2H ---> R-CH2OH
R-CH2OH + 2H
---> R-CH3
R-CH3 + 2H ---> CH4 + 2 H2 O
Globalmente:
CO 2 + 4H2 ---> CH4 + 2 H2 O
Nel caso di molecole più complesse le molecole che si vengono a formare sono diverse:
ES Processo di fermentazione dei carboidrati:
C6H12O6 <---> 3CH4 + 3CO 2
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Scienze della terra
La casa positiva deve essere anche resistente,autosufficiente e avere in definitiva un
impatto positivo sull'ambiente.
Quindi i deve essere costruita utilizzando materiali di scarto (gomme usate,lattine bottiglia
di vetro ecc,)queste diventeranno la massa termica analizzata dal punto di vista fisico.
La casa deve essere autosufficiente dal punto di vista energetico, per sopperire a questi
bisogni la casa monterà dei pannelli termici e fotovoltaici, micro generatori eolici e se
possibile generatori idroelettrici;
La casa ecosostenibile è progettata come una cellula che può venire ripetuta per creare
villaggi e città
Siccome la singola unità è autosufficiente anche il complesso di diverse unità è auto
sufficiente.
Ovviamente la casa può essere progettata in modo da adattarla a tutti i tipi di clima dal più
al meno estremo.
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Fisica
La casa è composta da buona parte di materiali che fanno
fanno massa termica la quale con
l'azione del sole incamera calore di giorno rilasciandolo la notte .
Grazie all'intercapedine serra il sole riscalda la massa termica d'inverno poiché la luce
riesce a colpire la parete più interna della casa , invece d'estate colpisce la serra
intercapedine
Questo fa si che la convezione faccia il resto grazie a un doppio sistema di finestre che
permette
mette un perfetto circolo dell'aria in entrambe le stagioni.
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