Aiuto, mio figlio è salito sull`

Transcript

Aiuto, mio figlio è salito sull`
Sfide educative
Aiuto, mio figlio è salito sull’
Comunicare con i nostri figli sempre più ”digitalizzati” sembra un
ostacolo insormontabile, ma demonizzare la nuova tecnologia non
serve: occorre imparare un nuovo linguaggio.
to. Il mondo dell’informatica, il web, gli
i-pod, gli smartphone, gli i-pad, le chat,
facebook, twitter, lentamente stanno innalzando mura che rendono sempre più
problematico il dialogo intergenerazionale. I giovani corrono, mentre gli adulti
arrancano. Nella loro corsa i primi rimangono soli e senza modelli reali con cui
confrontarsi; i secondi si sperimentano
sempre più inadatti e sentono crescere
dentro il desiderio di gettare la spugna
e di dimettersi dal loro dovere di educare. Secondo me, la domanda iniziale dovrebbe essere ribaltata: «Che cosa passa
nella testa di troppi genitori ed educatori
di oggi?».
U
na delle domande che, come salesiano che opera nelle scuole superiori, i
genitori mi rivolgono più frequentemente
è: «Don, ma che cosa passa nella testa
dei nostri figli?». È un interrogativo vecchio quanto l’uomo. Da sempre il mondo adolescenziale ha seminato dubbi ed
inquietudini tra gli adulti.
Basti pensare alle tempeste generate nella
società dal movimento studentesco del
mitico sessantotto. Oggi le paure sono
gonfiate dal fatto che i ragazzi maneggiano con facilità la moderna tecnologia,
mentre noi, educatori e genitori, ci troviamo spiazzati ed in difficoltà di fronte
alle moderne piattaforme digitali. Inconsci complessi di inferiorità ci ingessano in
stereotipi culturali e comportamentali che
i nostri figli percepiscono come datati e
superati nel rispondere alle loro domande di senso.
Anche il modo tradizionale di trasmettere
la fede si dimostra sempre più inadegua-
38 GENNAIO-FEBBRAIO 2012
I giovani cavalcano il tumultuoso
avanzamento della tecnologia.
Dobbiamo salire anche noi sull’icloud per evitare che i nuovi modi
di comunicare ingurgitino anche
le vite, le speranze, i valori, la fede
dei giovani.
Quando parLiamo?
Passa tanto smarrimento di fronte ad una
gioventù che cavalca il progredire tumultuoso della tecnologia. Nascono nuovi
comportamenti, nuovi stili di vivere che
spazzano via tutto quanto ricade sotto la
parola tradizione: valori, sentimenti, relazioni, religioni, linguaggi, sensibilità.
Il modo giovane di affrontare la giornata
sbigottisce. Inizia con gli i-pod che sparano musica “a palla” nelle orecchie dei
ragazzi e li accompagnano durante la colazione consumata in religioso silenzio e
durante il tragitto a scuola. Infatti li incrociamo sui mezzi pubblici e nelle strade e li
percepiamo come perfette monadi tecnologiche blindati nel loro isolato rapporto
con le canzoni. Arrivati a scuola ripongono gli i-pod ed attivano gli smartphone
con cui chattano, messaggiano, fotografano, viaggiano attraverso il web, controllano la veridicità di quanto gli insegnanti vanno dicendo, tranquillizzano le
mamme ansiose, riempiono di dolci parole i loro amori lontani ma virtualmente
presenti accanto. Tutto questo fatto sottobanco con una abilità nel mascherarsi tanto da sfuggire a tutti i divieti d’uso
strombazzati inutilmente dai professori.
Finita la scuola si ritorna a casa sempre in
compagnia del solo i-pod perennemente
performante. Arrivati in stanza ci si butta
tra le braccia del portatile. Email da leggere e da rispondere, amici facebook da
aggiornare, video twitter da controllare,
chat da attivare, siti porno da sbirciare,
film da piratare, musica da scaricare alla
faccia dei copyright…E gli adulti? Abitano
salotti, cucine, studi intenti a lavorare e a
macerarsi nell’interrogarsi su quanto sta
succedendo nelle camere dei figli. I pranzi e le cene non riescono a rompere lo
stereotipo. La televisione prende il posto
del computer. Solo la non comunicazione
rimane costante.
I-pod, smartphone, i-pad, chat,
facebook, twitter, stanno innalzando alte mura che rischiano di
compromettere il dialogo intergenerazionale.
re a solcare l’oceano del mondo digitale
per incontrarci di nuovo con i nostri figli.
Solo connessi con il loro mondo riusciremo a ristabilire nuove forme di relazioni educative. Dobbiamo salire anche noi
sull’i-cloud per evitare che i superserver
di Apple, di Google, di facebook, etc. oltre i dati non ingurgitino anche le vite,
le speranze, i valori, la fede dei giovani.
È un dovere a cui, per nessuno, è lecito sottrarsi. Senza genitori ed educatori
credibili sull’i-cloud non si è vicino a Dio,
ma lontani da se stessi e dalla vita reale,
schiavi di una realtà virtuale fredda, efficiente ma senza cuore.
Ermete Tessore
[email protected]
genitori “conneSSi”
Di fronte a questa realtà, un po’ enfatizzata ma realistica, che fare? Una cosa
molto semplice. Abbandonare tutte le
paure, liberarsi dei complessi di sudditanza psicologica nei confronti dei nuovi
strumenti di comunicazione, far proprie
le conoscenze che ci abilitano ad usare
tutte le piattaforme digitali e cominciaDON BOSCO OGGI
39