contadini nel biellese romanizzato: la necropoli di cerrione
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contadini nel biellese romanizzato: la necropoli di cerrione
SEZIONE: APERITIVO AL CHIOSTRO CONTADINI NEL BIELLESE ROMANIZZATO: LA NECROPOLI DI CERRIONE LUISA TABORELLI BRECCIAROLI 10 maggio 1998 Chiostro di San Sebastiano - Biella Più di dieci anni orsono, durante lavori di aratura profonda condotti in un terreno sito nelle campagne di Cerrione, il recupero fortuito di sei rozze lapidi funerarie iscritte portò all’individuazione di una necropoli romana, il cui scavo sistematico è stato possibile intraprendere soltanto a partire dal 1994. L’area sepolcrale, che ha restituito finora una ottantina di sepolture, è relativa ad una comunità insediata nella zona tra la fine del I sec.a.C. ed il II sec.d.C., dedita verosimilmente all’agricoltura e all’allevamento. L’interesse storico del complesso è notevolissimo, dal momento che raramente accade di rinvenire un nucleo cimiteriale interamente conservato, che consenta una raccolta di dati ed informazioni preziose per l’archeologo, lo storico, l’antropologo e l’archeobotanico, con possibilità di collegamenti incrociati che hanno la finalità di ricostruire un quadro il più possibile attendibile e preciso della realtà antica. 10/05/98 La necropoli è costituita da sepolture di cremati, in molti casi segnalate in superficie da rozze pietre, che recano il nome, accompagnato dal patronimico, del defunto(fig 1) Il rito funerario esclusivo è quello della cremazione attuata, per quanto sappiamo dalle fonti letterarie antiche, secondo due diverse modalità. La cremazione cosiddetta diretta consisteva nella sepoltura dei resti combusti nel luogo stesso in cui era stata apprestata la pira, con il defunto adagiato su una barella lignea. Tale tipologia (detta in latino bustum ) si distingue abbastanza agevolmente per alcune specifiche caratteristiche: la tomba si presenta sotto forma di fossa terragna grosso modo rettangolare, con tracce di rubefazione sui bordi e ingente deposito di legni carbonizzati sul fondo. Questo deposito, che contiene anche i resti delle offerte deposte sul rogo durante la cerimonia, fornisce molte informazioni non solo per la datazione della sepoltura, mediante lo studio delle suppellettili (ceramiche, vitree e metalliche) che vi si Luisa Taborelli Brecciaroli Contadini nel biellese romanizzato 1 rinvengono perlopiù frantumate, ma anche per l’individuazione, mediante analisi di laboratorio, delle essenze arboree utilizzate per la pira, come anche delle offerte vegetali ed alimentari consumate nel corso della cerimonia funebre o donate al defunto come espressione di pietà ed affetto da parenti e da amici(fig.2). Il secondo tipo di cremazione, cosiddetta indiretta, consisteva invece nel seppellimento dei resti combusti in luogo diverso da quello in cui il cadavere era stato bruciato, in una struttura chiamata dai latini ustrina e a tale specifico scopo destinata. Le tombe di questo tipo sono a Cerrione le più numerose, perlopiù costituite da semplici fosse terragne di forma irregolare, destinate ad accogliere, oltre ad alcuni resti del rogo, l’urna (un’olla fittile oppure un’anfora privata della parte superiore) contenente quasi sempre non solo le ceneri del defunto, ma anche alcune delle offerte sul rogo e altri oggetti di corredo. Altre Figura 1 suppellettili d’uso quotidiano in ceramica e vetro, oggetti d’ornamento e d’uso personale sono deposti, in quantità variabile, accanto al cinerario(fig.3). Poiché la necropoli è ancora in corso di scavo, è possibile per il momento anticipare soltanto alcune osservazioni, 10/05/98 presentando alcuni esempi significativi costituiti da contesti funerari già sottoposti a restauro presso il Laboratorio della Soprintendenza Archeologica, annesso al Museo di Antichità di Torino. La stele lapidea recante il nome di Secundus Kalventius era infissa al margine della fossa (tomba 28) che racchiudeva i resti del defunto; come urna è stata impiegata una semplice olla in ceramica, recipiente normalmente utilizzato nella vita domestica; il modesto corredo comprende alcune delle suppellettili usualmente presenti in queste tombe: una coppa per bere in ceramica grigia (del tipo detto convenzionalmente “a pareti sottili”), un coltello in ferro, due unguentari in vetro, destinati a contenere sostanze odorose, che venivano in genere asperse nel corso della cerimonia. Questa tomba costituisce un buon esempio della tipologia delle sepolture maschili della necropoli, per quanto si è potuto finora osservare. Molto vicina a questa appare infatti anche la tomba di Moderatus Macri filius. Questi non era personaggio di censo elevato, tuttavia era certamente libero e godeva, come Kalventius, i diritti del cittadino romano, sebbene la sua origine locale si possa facilmente dedurre dal nome paterno e dalla stessa struttura onomastica di tipo pregentilizio. Nella medesima fossa (tomba 18) in cui Luisa Taborelli Brecciaroli Contadini nel biellese romanizzato 2 riposavano i resti di Moderatus (raccolti entro una povera urna fittile con modestissima dotazione di offerte), era sepolta anche una donna, della quale ignoriamo l’identità. I resti combusti sono in questo caso ricoverati all’interno di un’anfora segata, ossia intenzionalmente privata della parte superiore e protetta da una ciotola capovolta. Il corredo di offerte appare notevolmente più ricco di quello presente nelle sepolture maschili menzionate: oltre a tipici oggetti del mondo femminile, quali uno specchio ed una fuseruola, nella terra di rogo ributtata nella fossa sono presenti due statuette fittili, dal significato religioso ed apotropaico: una Diana cacciatrice ed un Galletto. Si tratta di offerte particolari, che venivano deposte nel corso della Figura 2 cerimonia della cremazione, secondo un uso attestato in modo particolare nella province romane transalpine nord-occidentali e nella regione Transpadana. Inutile mi pare ricordare le numerose statuette fittili che caratterizzano la stessa necropoli romana di Biella, con figure di Madri, Offerenti, Stagioni, oltre che di divinità come un eccezionale busto di Minerva. Una delle particolarità che si vengono evidenziando nella necropoli di Cerrione sono le sepolture multiple all’interno della medesima fossa, evidentemente riaperta nelle diverse occasioni: ci troviamo in questi casi di fronte, con molta probabilità, a vere e proprie tombe di famiglia, come del 10/05/98 resto lasciava supporre una delle prime lapidi iscritte recuperate a seguito dei lavori agricoli (attualmente depositata presso il Museo Civico di Biella). Su un rozzo supporto non lavorato si possono leggere, infatti, i nomi di tre diversi personaggi, due donne e un uomo, incisi sulla pietra in tre momenti successivi; pare ragionevole pensare che la stessa lapide sia servita di segnacolo alla tomba dei tre, due dei quali legati in maniera evidente da vincoli diretti di parentela. La dimostrazione più lampante dell’esistenza di “tombe di famiglia” è fornita, al momento, principalmente dalla tomba 1. Già nel corso dello scavo, e ancor più chiaramente dopo lo svuotamento in laboratorio dei recipienticinerario, si è potuta osservare la presenza di almeno cinque deposizioni in urna fittile, con parziale sconvolgimento delle prime, in ordine di tempo, provocato da quelle successive. Tuttavia, l’interesse maggiore di questa tomba consiste senza dubbio nella presenza, tra le offerte deposte sul rogo e poi interrate, di frammenti in ferro pertinenti a due umboni di scudo di tipo tardoceltico. Uno di questi, in particolare, è stato rinvenuto con altre suppellettili di corredo all’interno di un cinerario in anfora segata che, per la natura di una parte di queste (quali una collana di elementi in ambra) e per la particolare ricchezza possiamo riconoscere come femminile, salvo smentita una volta eseguite le analisi antropolgiche sui resti Luisa Taborelli Brecciaroli Contadini nel biellese romanizzato 3 ossei. Sulla base della moneta in bronzo meglio leggibile, delle tre che erano riposte nel cinerario, possiamo datare questa deposizione in un momento successivo al regno dell’imperatore Vespasiano, ossia agli ultimi decenni del I sec.d.C. E’ evidente che soltanto dopo il completamento dello scavo e dello studio di questa necropoli saremo in grado di proporre una spiegazione almeno ragionevole del singolare fenomeno documentato da questa sepoltura. Nonostante la tipologia strutturale delle tombe di Cerrione presenti caratteri di estrema semplicità e Figura 3 modestia, specialmente i corredi femminili suggeriscono una condizione economica piuttosto florida ed una notevole apertura all’importazione di merci e manufatti anche “esotici”, come ad esempio le collane in ambra presenti in più di un esemplare. 10/05/98 Per concludere, desidero richiamare alcuni, almeno, dei vantaggi che un ritrovamento come quello della necropoli di Cerrione è in grado di portare per una migliore conoscenza della storia sociale ed economica antica, non solo limitatamente all’area biellese. Poco sovente, infatti, è dato disporre di una connessione sufficientemente precisa tra il documento epigrafico, fornito dalle stele poste a segnacolo di alcune tombe, e le tombe stesse, con la possibilità, dunque, di integrare le osservazioni e le deduzioni dello storico con quelle dell’archeologo e dell’antropologo. Di più, attraverso l’analisi dei resti lignei combusti, come delle più minute tracce di offerte vegetali ed alimentari residue del pasto funebre o deposte accanto ai defunti, si riuscirà (come i primi risultati consentono di sperare) a delineare un quadro dell’ambiente naturale e di quello antropizzato in cui la piccola comunità si trovò a vivere ed operare. Luisa Taborelli Brecciaroli Contadini nel biellese romanizzato 4