INSIDE THE BOX PRIMO ATTO Stati uniti, anni

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INSIDE THE BOX PRIMO ATTO Stati uniti, anni
INSIDE THE BOX
PRIMO ATTO
Stati uniti, anni ‟60, ci troviamo a Serling, una cittadina inventata nei pressi di Providence. Per
essere più specifici, ci troviamo all‟interno del THE BOX, un pub arredato nello stile delle birrerie
irlandesi dove gli abitanti di Serling sono soliti trovarsi a tarda sera.
Sul fondo del pub abbiamo un bancone, dietro il quale il gestore del THE BOX sta riordinando
pigramente i bicchieri. Davanti al bancone ci sono i tavoli: ne abbiamo sei, disposti
geometricamente per la sala. Tre dei tavoli sono occupati da gruppi di studenti. Il fatto è insolito: è
infatti raro che gli iscritti al Richard Matheson College si riuniscano al pub. Può succedere una
volta al mese, oppure una volta alla settimana nelle festività. Ma addirittura tre tavoli in una sera…
Il sonoro ci suggerisce che fuori infuria una spaventosa tempesta. I tavoli sono tutti in ombra tranne
uno, quello più vicino al proscenio. Intorno al tavolo sono seduti due ragazzi sui diciassette anni,
uno basso, occhialuto e con l‟aria sveglia, l‟altro gigantesco e strabico. Il primo si chiama Michael,
il secondo Stu. Sembrano tesi, il barista di tanto in tanto li osserva di sottecchi, come per cercare di
carpire qualche frase dalla loro conversazione.
STU: Non è stata una buona idea venire qui, Mickey, avremmo dovuto andare al cinema…
MICHAEL (teso): Devi stare rilassato, Stu… Il THE BOX è un posto figo… Dobbiamo solo…
fuuu… essere due dei tanti… Due “a posto”… Nessuno ci sta puntando una luce addosso. A testa
alta, Stu! A testa alta!
STU: Ma Mickey, lo sai come va a finire…
MICHAEL: No, non so come va a finire...
STU: Va a finire che ci prendono per il culo, amico…
MICHAEL: Colpa tua. Devi smettere di dire alle ragazze che sei un asperger per giustificare il
fatto che balbetti e sembri mezzo scemo. Non è che loro poi pensano che sei speciale. Si
spaventano. E‟ normale… E‟ matematica.
STU: Non credi che dovremmo ordinare qualcosa? Il barista ci guarda male…
MICHAEL (con ansia): Sul serio? Male come?
STU: Male come guardano i baristi quando occupi un tavolo e non ordini qualcosa…
MICHAEL: Quanti soldi hai?
STU (controlla): 1 dollaro… e 30 cents… e un bottone…
MICHAEL: Io un dollaro… Senti, possiamo giocarci una sola consumazione con questa cifra.
Adesso sono le 9 e mezza, okay? E Il campus non riaprirà prima delle 2, ok? Quindi, se ordiniamo
la nostra unica consumazione adesso, il barista finirà comunque per guardarci male più tardi. Perché
non consumeremo più, mi segui? Più tardi arriverà Jen con le sue amiche, e io… beh… starò
davvero malissimo, amico mio, perché voglio parlarle… cioè, vorrei… Non è certo che lo farò. Se
quando arriva Jen io mi prendo, non so, una Fanta…
STU: Non mi piace la Fanta…
MICHAEL: Non importa, Stu, è solo un esempio… Se quando arriva Jen io mi prendo una Fanta, e
tu magari una Sprite perché la Fanta non ti piace… Ecco, se lo faccio, allora mi sarò tolto uno dei
due pesi che mi opprime e, magari, dico magari, mi sentirò meglio. Un po‟ come quel tizio di
Minneapolis che si è spezzato una gamba per non sentire più il mal di denti… Qualcosa del genere,
ma in meglio… E‟ matematica… A proposito, lo sai che era la bibita dei nazisti?
STU: Cosa?
MICHAEL: La Fanta… Il signor Coca Cola l‟ha inventata per Hitler… Sopra le prime lattine c‟era
addirittura una svastica… E‟ una storia vera… Anche quella del tizio di Minneapolis è una storia
vera… Quello che ti voglio dire, è che il mondo è pieno di storie pazzesche, che possono accadere
così, TAC, all‟improvviso. Quindi, se è vero che la il signor Coca Cola ha inventato la Fanta e che
un tizio di Minneapolis si è spaccato una gamba per non sentire il mal di denti, mi chiedo perché
non possa accadere che Jen accetti di venire al ballo della scuola con me…
STU: Mi sembra che tu sia su di giri, amico... Hai preso di uovo quelle pillole?
MICHAEL: No… Cioè, si… Due… La seconda però l‟ho sputata, anche se si era già mezza
sciolta…
STU: Mi chiedo cosa diamine stiano facendo al campus…
MICHAEL: Shhh… non nominare il campus… Meglio non parlarne per niente… Lo sai come
vanno le cose quando ci sono di mezzo queste cose dell‟atomica, dell‟area 51, dei comunisti… Lo
sai, no? Ti infili in un vicolo per pisciare e ti ritrovano un anno dopo pieno di ferro in testa…
STU: Pensi davvero che…
MICHAEL: SHHHHHHH!
STU (a bassa voce): Pensi davvero che ci siano di mezzo i grigi?
MICHAEL: Non solo lo penso… Ne sono sicuro…
STU: Cavolo…
MICHAEL: Già, cavolo… Puoi dirlo forte… Ma ti spiegherò più tardi… Ho le prove… è
matematica…
STU (dopo una pausa): Senti, Mickey…
MICHAEL: Lo so, te la sei presa quando ho detto che sembri mezzo scemo…
STU: Io…
MICHAEL: Non devi farci caso… Sono le pillole… Io… Lo sai che non lo penso…
SI SPENGONO LE LUCI SUL TAVOLO DI MICHAEL E STU. SI ACCENDONO SU
QUELLO DEL PROFESSOR HUMBERT.
Il professor Humbert è un uomo sulla 50, appassionato di scacchi fin dalla tenera età.
Instabile di mente, prematuramente pensionato, se ne sta tutto il giorno al bar a dilettare la
clientela con la sua innocua follia.
La sua situazione psichica è notevolmente peggiorata in seguito alla sconfitta durante una partita
che gli avrebbe fatto ottenere il titolo di Campione dello stato.
La sua iniziale passione divenne man mano una vera e propria ossessione, portandolo a ricreare
all'infinito la stessa gara nel tentativo di comprendere l'errore commesso.
HUMBERT: Lo sapevo! Ancora questa mossa del cavallo... sono 66 partite che sganci quel
maledetto cavallo alla trentesima mossa, e ancora la trovo una scelta stupida... Tu sganci il cavallo,
e io in risposta avanzo un pedone... me ne sto cauto. E sai perché? Perché penso che sganciando il
maledetto cavallo la mossa offensiva nei tuoi confronti tu te la sia inferta da solo. E' per questo che
avanzo il pedone. Anche i francesi facevano così durante la Grande Guerra. Se ne stavano rintanati
in trincea a aspettare che le seconde linee tedesche falciassero le prime. Uscivano solo dopo, per
dare il colpo di grazia ai feriti. Non un atteggiamento nobile, me ne rendo conto. Ma è la guerra,
capisci? Tu sei russo, e certe cose dovreste capirle bene... Cosa dovrei fare, sganciare il cavallo
anch'io? Eppure, sono sicuro che quel tuo cavallo sia la base della trama con cui ogni volta finisci
per darmi scacco matto... Non riesco a capire come, però... Una mossa geniale travestita da errore...
Il classico lupo travestito da agnello... Il tuo cavallo di troia bolscevico... Lo sai che da quando mi
hai battuto la prima volta ho smesso di insegnare? (qui diventa serio) Io... ho preso anche delle
pillole, e la bottiglia e tutto il resto... Ora va meglio, molto meglio, sono all'asciutto... E' il mio
acume, vedi? Mia madre me lo diceva sempre, che l'acume rende sensibili, e la sensibilità rende...
(quasi piange) beh, io ho bisogno di proteggermi, capisci? (muove il pedone in avanti) Pedone in
A3... E' il tuo turno...
Fa il giro del tavolo. Muove. Torna dall'altra parte.
HUMBERT: Cavallo, poi pedone mio, e adesso pedone tuo. Stessa mossa di sempre. Io ti rispetto,
sai? Non sono come quei tizi del comitato lavoratori... Ogni tanto vado alle loro riunioni... Loro i
russi li odiano, sai? Dicono certe cose... Dicono che userebbero la falce per tagliarvi l'uccello e il
martello per schiacciarvi le palle. Non lo dicono proprio tutti. Quello più volgare si chiama Stevens,
è un tipo grosso come una betomiera. Lui dice queste cose, e tutti lo acclamano. Non si rendono
conto che i russi non c'entrano niente con quello che gli sta accadendo. E' come coi mostri: i
genitori li inventano perché i bambini se ne stiano ben rannicchiati nel letto e non rompano l'anima.
Ma i mostri non c'entrano... Dunque, tu sposti il cavallo, io rispondo col pedone e tu avanzi a tua
volta un pedone. Questa scena la vedo ogni sera, addirittura a volte torno a casa e la sogno. Nel
sogno tu sposti il cavallo, io sposto un pedone e tu avanzi a tua volta un pedone. Uguale alla realtà,
un sogno uguale alla realtà... Non lo trovi arido? Ora io muovo la torre, ecco (muove la torre) e tu di
certo fai quella cosa con l'alfiere... Ma è tutto in imbroglio è tutto un imbroglio, una specie di
funerale, perché so perfettamente che tu hai vinto non appena hai spostato il cavallo... Lo so da
sessantasei partite, praticamente lo so da quando sono nato...
Arriva Aghata.
AGATHA: Come procede, professore? Ce la farà questa sera?
HUMBERT: Io... Non credo, Aghata... Sai, Petrov ha appena mosso il cavallo alla trentesima e io
mi sto convincendo ogni giorno di più che quel cavallo sia la chiave della sua partita... Questo
implica che un cavallo possa essere anche un chiave... (ridacchia) Se lo dicessi al mio nipotino
autistico ci sarebbe davvero da ridere... Sai, lui fatica coi concetti figurati...
AGHATA: Beh, il fatto che l'abbia capita, questa cosa del cavallo, è già un buon passo avanti, non
trova?
HUMBERT: Già... ma non ho capito il mio errore... forse lo commetto a mossa cinquantacinque,
quando avanzo la regina. Vero, Petrov? (pausa) Non me lo dice, ma del resto è giusto che sia così...
Penso che se me lo dicesse l'umiliazione sarebbe tale che io... (sta per piangere, un pianto strozzato)
AGHATA (preoccupata): Lei?
HUMBERT: Io... prendo un the nero, di quello strano che hai tu...
AGHATA: Perfetto, vada per il the nero... Professore, lei ha idea di cosa stiano combinando al
campus quei tizi di Oklahoma City?
HUMBERT: Io credo che vogliano mandare avanti di un paio di minuti il doomsday clock... Lo
fanno sempre, pare che si divertano... Ma ormai gli è rimasto poco tempo... Lo sa che mancano
soltanto tre minuti alla mezzanotte?
AGHATA (controllando l'orologio): In realtà, non sono neanche le nove e mezzo...
HUMBERT (ignorandola, fissando il vuoto): Non siamo mai stati tanto vicini...
AGHATA: Vicini a cosa? (nessuna risposta) Arrivo subito, professore...
Aghata fa per andarsene.
HUMBERT: Aghata...
AGHATA: Si, professore?
HUMBERT: Porta una vodka a Petrov... Cosi magari si ubriaca e si fa scacco da solo...
BUIO.
LUCE SUL TAVOLO DI CAROL E MICHELLE.
CAROL: Micci, smettila di fare così...
MICHELLE: Smettila di chiamarmi Micci, Carol!
CAROL: E tu non chiamarmi Carol, Micci!
MICHELLE: Mamma!
PAUSA.
CAROL: Io... Lo so che sei arrabbiata... Ma non sono io che decido le mie ferie...
MICHELLE: Certo, ma puoi decidere come usarle. Magari non andando a trovare tua figlia a metà
trimestre...
CAROL: Ma come potevo sapere che ci sarebbe stata l'evacuazione? Mica lo hanno scritto sul
Times!
MICHELLE: Ti ho telefonato, e te l'ho detto. Due volte. Magari la prossima volta telefono al
Times, così magari lo pubblicano e te lo ricordi. Tu fai sempre così, Carol... Cadi dalle nuvole.
"come potevo sapere...". Hai detto così anche a papà, quando se n'è andato?
CAROL (dopo una pausa addolorata): Hai... Hai ancora fame? Vuoi che ti ordini un altro
Marshmellows?
MICHELLE: No, sono grassa. E anche tu sei grassa... Siamo grasse... (qui è sul punto di piangere,
ha detto quella cosa sull'essere grasse alludendo a qualcosa di diverso, di esistenziale).
CAROL: Sai, penso che domani verrà anche la zia Harriett...
MICHELLE (dopo un momento di incredulità): Co-come hai detto?
CAROL (cercando di ricordare): Ho detto che... non sono io che decido le mie ferie!
MICHELLE: No! Tu hai detto che domani verrà anche la zia Harriett!
CAROL: E perché la cosa ti preoccupa tanto? (poi, entusiasta) Tu adori la zia Harriett!
MICHELLE (preoccupata): Carol... Stai bene?
CAROL: Se sto bene? (ci pensa un secondo) Ma sì, qualche piccolo acciacco di stagione, un po' di
raffreddore, sai...
MICHELLE (interrompendola): Mamma! La zia Harriett se n'è andata da tempo!
CAROL: ahahah! Ma come fa a essersene già andata se arriva solo domani?
MICHELLE: E' MORTA!
CAROL: Già... sono 10 anni... mi ha spezzato il cuore... Ma d'altra parte cosa avrei potuto fare per
evitarlo?
MICHELLE: E allora... cosa diavolo stavi dicendo?
CAROL: Ti stavo chiedendo cosa stanno combinando al campus... (poi, in tono severo) non mi
piace... Non mi piace per niente.
Un tuono fortissimo.
MICHELLE (quasi intimidita): Dicono che fino alle due non possiamo entrare... Sei sicura di
stare bene, mamma?
BUIO.
LUCE SUL TAVOLO DELLE BULLE.
EMMA: Hai fatto i compiti, Penny?
PENNY (alzando la penna dal quaderno): Si, ho finito scienze e mi mancano solo due esercizi di
chimica...
ERIKA: Quelli sono i TUOI compiti, sciocchina... Parlo dei NOSTRI compiti...
PENNY: Li ho fatti questo pomeriggio... Erano molto semplici...
ERIKA: Per te, cervellona... Tu sei intelligente... (la prende per le guance) Sei tutta piena di
intelligenza.. Guarda come ti ha fatto diventare brutta, tutta l'intelligenza che hai dentro...
EMMA: Hai delle scarpe orribili...
ERIKA: ...che ti danno un portamento orribile... Sai cosa diceva Nick di quinta l'altro giorno? Ti ha
vista camminare in corroidoio e ha detto: "ecco il demonio che batte gli zoccoli!"
EMMA: Ha detto così...
ERIKA: E vedessi come ti imitava dopo...
EMMA: Sembrava uno struzzo, era buffo... Gli struzzi sono buffi...
PENNY: Io... Lo so che non sono belle scarpe... Ma me le ha regalate mio padre e... sono un
ricordo di lui...
ERIKA: Tuo padre era uno struzzo? Sai, da come starnazzi non stenterei a crederlo...
EMMA: Starnazzi che sembri uno struzzo...
PENNY: Sono le adenoidi...
EMMA: Cosa sono le adenoidi?
ERIKA: Non so, probabilmente delle cose che hanno solo i cervelloni... Magari ce la ha anche
Jenn, le adenoidi... Gliele hanno date in cambio della lingua...
EMMA: Dove hai messo la lingua, Jenn? Te ne stai sempre zitta...
JENN: Io... sono un po' nervosa... Per quello che sta succedendo al campus...
ERIKA: Conoscendoti sarei quasi tentata di crederti, visto che vivi annegata nella tua stessa fifa...
EMMA: Esatto, la tua fifa blu...
ERIKA: Ma in questo caso non mi fido... Io credo che tu taccia perché ti sei incantata a guardare
quel mezzo uomo di Michael Brennegan... E' seduto laggiù e non fai altro che guardarlo da quando
siamo arrivate...
EMMA: Perché guardi quel mezzo uomo di Michael Brennegan da quando siamo arrivate? Ti
piace, Jenn?
JENN: No... io... (diventa rossa) Lui... mi fa schifo... lo sai, Erika...
ERIKA: Mi stai dicendo che quando una roba ti fa schifo ti viene voglia di guardarla? Mi
preoccupi, Jenn... E' una specie di... disturbo mentale...
EMMA: non è che sei matta, Jenn?
ERIKA: Certo che è matta... Solo una matta si può innamorare di Michael Brennegan...
EMMA: E' vero... Una ragazza sana si innamora di Stewart Galsboury, di Rupert Conaway, di
Mark Penderton... O di suo fratello gemello, Mike Penderton...
JENN: Non sono innamorata di Michael Brennegan... E non sono matta...
ERIKA: Ne sei sicura? La tua mamma lo era...
JENN: E questo chi te lo ha detto?
EMMA: Georgia Salt... Alla mensa...
ERIKA: ...Avete fatto le elementari insieme... E così lei lo sa...
EMMA: E Georgia Salt non dice mai bugie...
JENN (abbassando la testa): Io...
ERIKA: Un miracolo! Sono riuscita a farti smettere di Guardare Michael Brennegan... Fidati, ti ho
fatto un favore...
EMMA: E' un mezzo uomo, Michael Brennegan...
ERIKA (a Penny): Penny, ho una proposta molto conveniente per te...
PENNY: Dimmi, Erika...
ERIKA: Tra due settimane avrò l'esame di Matematica... Se non prendo un voto sufficiente, mi
rimandano... Dovresti entrare nell'aula professori, martedì prossimo... O mercoledì... e prendere il
compito... Poi dovresti memorizzare le domande e riporlo al suo posto... Se lo farai, io ti regalerò un
paio di scarpe belle come le mie... (le guarda, le ammira) Bianche come le mie...
PENNY: Io non sono sicura di...
EMMA: ...E con quelle scarpe forse Mike Penderton comincerà a prenderti in considerazione... O
chissà, forse addirittura suo fratello gemello, Mark Penderton...
ERIKA: Non te lo sto chiedendo, Penny...
PENNY: Io... Posso farlo...
ERIKA: Certo che puoi... E' questo quello che si fa tra amiche, no?
Arriva Rainbow. Si siede di fianco a Emma.
RAINBOW: Avete ordinato?
ERIKA: Dove ti eri cacciata, Rainbow?
RAINBOW: Stavo stabilendo un record, Erika…
ERIKA (acida): Che tipo di record?
RAINBOW: Record di ritardo…
ERIKA: Spiritosa…
EMMA: Penso che morirò dal ridere…
RAINBOW: Siete delle musone… Avete ordinato? Ho fame…
EMMA: Non siamo delle musone…
ERIKA: Ti sei poi vista con Paul Keller?
RAINBOW: No, non mi piace Paul Keller…
ERIKA: Ma sentila… Paul Keller è uno figo… A tutte piace Paul Keller…
RAINBOW: Sembra un primato…
EMMA: Che cos‟è un primato?
RAINBOW: E‟ una scimmia…
PENNY (intervenendo): Mi chiedevo... Ma voi non siete preoccupate neanche un po' di quello che
sta accadendo dentro al campus?
ERIKA: No, neanche un po'... Anzi... Se hanno impiegato tutti questi uomini, significa che si tratta
sicuramente di qualcosa di buono...
EMMA: Trenta uomini, sono arrivati... Non uno di meno... Tutti alti almeno 1 e 80...
ERIKA: Stanno costruendo il futuro... Il nostro futuro...
EMMA: Sarà un futuro bellissimo... (sospira)
BUIO SUL TAVOLO
LUCE SUL TAVOLO DELLA PROFESSORESSA GREGORY E DELLA
PROFESSORESSA FLOWERS.
GREGORY: Anno 476 dopo cristo, Cristoforo Colombo scopre l'America... interessante... Ah, poi
senti qua: nel 1492 Hitler invade la Polonia. Ma attenzione: nel 1922 i saraceni invadono l'Europa.
Infatti, logicamente, nel 1939 cade l'Impero Romano e nel 1949 inizia il glorioso regno di
Tutankamon... Oh, cazzo, mi toccherà domandare a Aghata perché i menù non sono scritti in
carattere geroglifico...
FLOWERS: Che stai leggendo, un pezzo di Bob Hope?
GREGORY: Magari. E' Bob Setson, di quarta... Volevo verificare quanto fosse idiota e così gli ho
preparato un compito da idiota, di quelli con le freccette idiote in cui usi le matite colorate per unire
le date agli avvenimenti. Questo è il risultato. E mi farebbe anche ridere, se solo non avessi
dimenticato il Roipnol al campus...
FLOWERS: E' solo un ragazzino, Ethel...
GREGORY: Ha 24 anni...
FLOWERS: 24 anni? E cosa ci fa ancora qua?
GREGORY: Oh, questo è un mistero... Noi siamo solo umili scriba... Solo al grande Tutankamon è
dato di saperlo... A volte mi chiedo a che cosa serva...
FLOWERS: A cosa serva cosa?
GREGORY: Alzarsi la mattina, entrare in classe, aprire quei libri, sempre gli stessi... Per cercare di
insegnare qualcosa a questo branco di... di ragazzini merdosi... Con mezzo mondo che ci punta i
missili contro e i negri che ti si vogliono sedere accanto in tram... E le donne... Io le odio le donne...
Ogni mattina a fare la stessa schifosa lezione... Carlo Magno, le guerre puniche e il maledetto Tigri
e il maledetto Eufrate Abramo Lincoln... Sembriamo l'orchestrina del Titanic. La nave affondava e
l'orchestrina (fa il gesto del violino). Ma nessuno l'ascoltava, quell'orchestrina. Nessuno.
FLOWERS: Lasciatelo dire, Ethel... Sei davvero una stronza senza speranza...
GREGORY: Già... Ci prendiamo una birra? Aghata ha una doppio malto che spacca la testa in
due...
FLOWERS: E' un surrogato del Roipnol?
GREGORY: Precisamente. Gonfia come il Roipnol, confonde come il Roipnol e, esattamente
come accade quando prendi il Roipnol, la mattina ti risvegli nel letto del professore di ginnastica...
FLOWERS: Ma sì... sbronziamoci... Questa tempesta mi ha messo di cattivo umore... Prima mi ha
chiamato mio nipote... Sai cosa mi ha detto? "Zia Rose, sei sempre così solare... Un'inguaribile
ottimista...". Un'inguaribile ottimista... Mi ha detto così. E io, non so perché, mi sono incazzata. Mi
è sembrato offensivo. Un'inguaribile ottimista. Mi ha fatto sentire vecchia... Vecchia e sola...
GREGORY: Meglio soli che col professore di ginnastica. A luglio ne fa 72. E comunque non lo
siamo...
FLOWERS: Non lo siamo cosa?
GREGORY: Soli...
TUONO FORTISSIMO DALL'ESTERNO.
GREGORY: Tu non hai la minima idea di cosa stanno combinando al campus...
FLOWERS: E' una specie di celebrazione, vero?
GREGORY (risata sarcastica): ahahahah! Una celebrazione... Sai qual'era la risposta giusta del
compito Stetson riguardo al 1952?
Pausa. Ethel prende il foglio del compito e utilizza una penna per unire due punti con una freccia.
GREGORY: "Nel 1952 accade l'incidente di Roswell"...
SI SPEGNE LA LUCE.
SI ACCENDE LA LUCE SUL TAVOLO DEGLI STRANI.
Tutti i ragazzi fissano un punto al centro del tavolo.
HENRY: Cos'è?
THOMAS (faccia stupida): Eh?
MATHILDE (come ipnotizzata): Uno scarafaggio.
Charlotte inizia a ridere. Henry piega la testa di lato (come i cani) guardandola. Con un colpo secco
Thomas schiaccia lo scarafaggio con il bicchiere.
HENRY (disperazione mista a divertimento): E' morto!
Scoppiano tutti in una fragorosa risata, ma tutto d'un tratto ridiventano seri. Lunga pausa. Charlotte
tira fuori della tasca una chiave, ci giocherella; poi la getta per terra in un impeto di rabbia.
THOMAS: No, poverino! (rivolto a Charlotte) Perché tratti così gli animali?! Che male ti hanno
fatto?! (raccoglie da terra la chiave) Cucciolo, quella brutta strega ti ha fatto del male? (accarezza la
chiave, la coccola, la stringe a sé)
Thomas si volta a guardare Mathilde che si è alzata di scatto e si guarda intorno con sguardo
smarrito. Si siede.
MATHILDE: Siamo sicuri di essere al campus? Sapete, non me lo ricordavo così...
THOMAS: Infatti... infatti... Il campus è più... E' più neutro... Lo sapete che i latticini...
MATHILDE: I latticini cosa?
THOMAS: Lasciate perdere... nemmeno io lo so...
CHARLOTTE: Non siamo al campus.
HENRY: Ovvio che non siamo al campus! Siamo in areoporto per andare a New York, non
ricordate? (canta) New York, New York, ta taaratata ta taaa...
I compagni lo guardano male. Si accorgono di un punto di luce oltre la platea. Tutti guardano quel
punto.
MATHILDE: Ehi, cos'è quel punto là fuori?
CHARLOTTE (neautrale, non spaventata): E' un missile sovietico!
Il punto si agita convulsamente.
THOMAS (ipnotizzato): Macché, guardate come gira! Sarà un UFO (pausa; si gira verso Henry: ha
lo sguardo rivolto al punto).
HENRY: E' una lucciola che vola sulla finestra.
CHARLOTTE (delusa): Ah.
SI SPEGNE LA LUCE DEL TAVOLO DEGLI STRANI. SI ACCENDE LA LUCE SU
MICHAEL E STU.
STU: Ehi, Mickey...
MICHAEL: Mike!
STU: Come dici?
MICHAEL: Mi chiamo Michael, ma se proprio vuoi usare un nomignolo, evita Mickey, per
favore... E usa Mike... Mike è più... cazzuto, no?
STU: Come vuoi, Mike... Quei tizi laggiù mi sembrano strani...
MICHAEL: E' per via di quello che accade al campus... Anche noi siamo strani, Stu... Anche le
professoresse sono strane... Tutti sono strani... (poi, pazzo) Non è meraviglioso?
STU: Cosa?
MICHAEL: Il mondo, no? Gira, gira, gira... Passano i secoli, i continenti si muovono, le guerre, le
carestie e alla fine, per una serie di coincidenze che non basterebbe una vita per elencare, io e Jenn
ci ritroviamo qui, al THE BOX, a pochi metri l'uno dall'altra... Non è meraviglioso?
STU: Io... non credo che quelle pillole ti facciano bene...
MICHAEL: Le pillole non c'entrano... Da quando sono entrato Jenn non fa che guardarmi...
STU (dopo aver controllato): In realtà in questo momento sta fissando il pavimento...
MICHAEL: Si, è vero... Ma prima, prima fissava me... Prima di questa cosa del pavimento fissava
me... Magari è perché le faccio schifo... ma magari no! Conosci la teoria del gatto di Schroedinger?
Ecco, credo che sia giunto il momento di aprire la dannata scatola, Stu.
STU: Sbaglio o mi stai dicendo che ti sei deciso ad andarle a parlare?
MICHAEL: Io... Si! Anzi, no... Oh, gesù... Devo cacare, Stu...
STU: E... Hai bisogno di un aiuto, Mike?
MICHAEL (pausa): No... Non mi scappa, in verità... Anzi si, mi scappa... Arrivo... (arriva Aghata,
l'ultima frase di Michael è euforica e senza senso) Tu non fare mosse strane, Grande Drago...
Pausa.
AGHATA: Bevete qualcosa, Grande Drago?
BUIO.
LUCE SUL PROSCENIO, CHE ORA RAPPRESENTERA’ IL BAGNO.
MICHAEL (dopo essersi avvicinato allo specchio e aver atteso qualche secondo): Ciao, Jen...
Bella serata, no? No, cazzo, fa schifo la serata... Mi devo concentrare... (si concentra, fa la faccia
ammaliante, ridicola) Ciao Jenn, non mi aspettavo che in questa notte di tempesta sarei comunque
riuscito a vedere brillare una stella... Cazzo! Cazzo! Cazzo! (pausa, si pettina maldestramente)
Ciao Jenn, ho visto che mi hai visto e pensavo che beh, potremmo unire i tavoli... NOOOO!
Potremmo unire i tavoli no... E' strano... Devo essere disinvolto, come quando accompagnai quella
vecchia al planetario... Ciao Jenn, che ci fai di bello qui al THE BOX? Nottata stramba, eh?
(sembra quasi soddisfatto di questa versione, annuisce e scuote la testa) Si, qualcosa è da tenere.
Vediamo... Ciao Jenn, Non ti ho mai vista al THE BOX... Che nottata, eh? E' vero, piove e ci hanno
cacciato dal campus a pedate, ma io penso che ci sia qualcosa di magico, (si indica allo specchio)
Non trovi? E' buona, questa è roba buona. Grande Mike, grande! (fa nuovamente lo sguardo
ammaliante e si indica) Non trovi?
Henry entra nel bagno mentre Michael sta ancora parlando da solo.
MICHAEL: Ehm... ciao... Io non stavo parlando da solo... Stavo facendo solo delle prove e....
HENRY: Mi sai indicare la strada per la carpenteria?
MICHAEL: Come dici, prego?
HENRY: Ho bisogno di un martello...
MICHAEL: Questo... ehm... è il bagno...
HENRY: E' il bagno della carpenteria?
MICHAEL: No, beh, è solo il cesso del pub...
HENRY: Che peccato... Allora i sogni mentivano...
MICHAEL: Quali sogni?
HENRY (tira fuori una scatolina): Questi... Vuoi vederli?
BUIO.
SI ACCENDE LA LUCE SU TUTTO IL PUB. ENTRANO I FEDERALI.
IL PIU' ANZIANO, ROBBEN, HA UNA SCATOLA LEGATA AL POLSO CON DELLE
MANETTE. TUTTI LI FISSANO ESTEREFATTI.
ROBBEN: Che serata del cazzo...
DAMON: Roald, parla piano...
ROBBEN: Dopo un pomeriggio del cazzo e una mattinata del cazzo...
DAMON: Roald, vuoi tacere? Non siamo in un maledetto saloon. Ce la hai le chiavi? Leedon ci
aspetta fuori. E' già incazzato.
ROBBEN: Lo sai da quanto siamo svegli? Tra ventiquattro minuti fanno ventiquattro ore...
DAMON: Direi che è il caso di festeggiare... Caffè?
ROBBEN: Caffè.
DAMON: Con latte?
ROBBEN: Con latte.
DAMON (a Aghata): Due caffè...
AGHATA: ...Con latte...
ROBBEN: Me lo faccia bello forte. Devo guidare tutta la notte... Ho bisogno di... una presa salda...
(Aghata si mette a preparare i caffè) Che nottata del cazzo...
DAMON: Beviamo il caffè e usciamo, intesi? Due minuti da ora... (riprende fiato, si guarda in giro,
è agitato)
ROBBEN: Smettila di agitarti, togliti il palo dal culo, Frank... E' andato tutto bene (si sgancia le
manette e appoggia la scatolina su uno sgabello). Una bufala! Tu sei qui da poco, magari avverti
ancora quel brivido... Ma è sempre così... A parte quella volta nel „52. Quello sì che fu un vero
casino...
DAMON: Tu c'eri, non è vero?
ROBBEN: C'ero io, c'era Leedon, c'era l'esercito, c'erano i dannati pastori, e beh, c'erano loro...
Mancava solo Topolino...
DAMON: Tu li hai visti?
E' arrivato il caffé.
ROBBEN: Tu la vedi la condensa del caffè? Si, la vedi, ma ci vedi anche attraverso. E' come se
fosse un disturbo visivo a quello che c'è dietro... Ecco, loro sono così...
DAMON: E sono alti?
ROBBEN: Bassi, fumosi, niente uccello...
PAUSA.
DAMON: Non credo sia stata una buona idea venire qui... E' pieno di civili... Mi mandano in
paranoia, i civili…
ROBBEN: A me no… Sono carini, danno un tono all‟ambiente…
PAUSA.
DAMON: Niente uccello?
ROBBEN (abboccando il caffè): Niente uccello.
INSIDE THE BOX
SECONDO ATTO
Il sipario si apre. Al centro del palco abbiamo Aghata, la barista, che ci introduce al secondo atto. E'
illuminata da un occhio di bue.
AGHATA: Salve, mi presento, sono Aghata Ross, la proprietaria e barista del THE BOX. La
situazione è questa: tutti i ragazzi del campus di Serling, in questa notte buia e tempestosa, sono
stati allontanati dal college per otto ore, dalle 6 di sera fino alle due del mattino. Perché? Non gli è
stato, perché. Ed è un perché su cui aleggia un mistero grande come tutte le paure che aleggiano su
questi nostri anni bui. Molti dei ragazzi si sono rifugiati nel mio locale. Abbiamo Michael
Brennegan col suo amico Stu, il tavolo con la fastidiosa Erica e la sua accolita di amichette, il
tavolo delle professoresse, il mio amico Humbert e via discorrendo. Adesso, è successo un guaio.
Siamo chiusi dentro. Un tizio dall'aria inquietante, probabilmente un federale, è appena fuggito dal
THE BOX dopo lo scatto di una sirena. L'avrete sentita, no, quella sirena? Era quella che chiudeva
il primo atto. Ora siamo chiusi qua dentro, e non sappiamo cosa stia accadendo fuori. Tutti sono
impauriti, la tempesta infuria e davvero, nessuno può sapere come andrà a finire tutta la storia...
Non vi sembra una premessa fantastica per il secondo atto della nostra storia?
HUMBERT: Aghata!
Si spegne l'occhio di bue. Le luci si accendono. Tutti parlottano agitati, ma fingendo di parlare.
Diciamo che muovono il labiale emettendo un brusio privo di senso. Le professoresse non ci sono.
Aghata si avvicina a Humbert.
AGHATA: Mi dica, professore...
HUMBERT: Porti anche a me una vodka come a Petrov. Sono nervoso. E la smetta di parlare da
sola... La gente che parla da sola mi infastidisce...
Aghata si avvia verso il fondo del palco, al bancone.
Andiamo al tavolo di Michael e Stu. Hanno aperto la scatola e, senza farsi vedere, ci guardano
dentro.
MICHAEL: Secondo te che cazzo è, Stu?
STU: Sembra un orologio, ma non ha le lancette... Solo un bottone centrale...
MICHAEL: Appunto... Quindi, che cazzo è?
STU: Di certo è pericolosa. Lo vedi il bottone? E' rosso! In BLACK STORIES i sottomarini hanno
sempre un bottone rosso. E sai cosa succede quando lo premono? BUM! Saltano tutti per aria.
Bottone Rosso significa: Autodistruzione del sottomarino.
MICHAEL: Che dici, lo premo?
Guardando Stu ridendo (come per spaventarlo), Michael fa il gesto di premere il bottone.
STU: No! Fermo!
La gag con Michael che spaventa Stu va avanti per un po'.
STU (esasperato): Smettila di fare lo stronzo, Michael!
MICHAEL: Ok, grande drago, okay... Senti, ho un'idea. Io mi metto l'apparecchio al polso e vado
a parlare con Jen. Se le cose si mettono male, premo il bottone! Che ne pensi?
STU: Ma che senso ha?
MICHAEL: E' un meccanismo psicologico. Mi dà l'impressione di avere una specie di controllo
sulla situazione. Va male? Io faccio esplodere il sottomarino!
STU: Ma non potevi bere una birra del coraggio come fanno tutti i liceali invece di rubare un
apparecchio ai federali che non sai neanche a che cosa serva?
MICHAEL: Mia nonna mi diceva sempre che sono speciale... E sai cosa ti dico, Stu? (si mette
l'apparecchio al polso) La vecchia quercia aveva ragione!
Passiamo al tavolo mamma e figli mentre, aiutato controvoglia da Stu, Michael cerca di infilarsi
l'apparecchio al polso.
La mamma è sdraiata sul tavolo a faccia in giù, come fosse svenuta o stesse dormendo.
MICHELLE (è girata verso l'uscita, si volta solo dopo un po' e si accorge che la mamma è
messa come abbiamo scritto): Mamma! Mamma! Che fai? (la scuote) Dormi? Mamma! Guarda
che se è uno scherzo io... (la scuote ancora) Mamma!!!!!
Carol alza la testa di scatto, in modo quasi spaventoso. Ci accorgiamo che due pesanti occhiaie nere
da morto le solcano gli occhi e sulla testa sono presenti dei bozzoli verdi assai raccapriccianti.
CAROL: Ti ho detto che puoi chiamarmi Carol...
MICHELLE (terrorizzata dallo stato del volto della madre): Io...
CAROL: Anzi, puoi chiamarmi Axon 7!
Carol appoggia un dito sulla tempia della figlia che, come colpita da un veleno, si paralizza in piedi.
Poi si siede e BUM, cade a faccia in giù sul tavolo.
Stacco, bagno. Le due professoresse se ne stanno in piedi voltate in direzione del pubblico, i loro
volti sono orribili: uguali, se non peggiori, di quello di Carol. In mezzo a loro, sorridente, Harvey.
Gli altri strani sono presenti, ma tutti un passo indietro rispetto ai tre personaggi principali.
ROGERS: Ha funzionato. Il richiamo ha funzionato...
FLOWERS: Ora siamo in questi due corpi...
ROGERS: Chi avrebbe mai detto che avremmo potuto viaggiare attraverso un suono?
HARVEY: E' il suono della vita celeste... L'unico che può attraversare lo spazio senza infrangersi
nel muro silenzioso del cosmo...
FLOWERS: Ma io sono un maschio... Come mai sono finito nel corpo di una femmina?
ROGERS: Quando potremo eliminarli?
FLOWERS: Chi?
HARVEY: I due terrestri che non si sono trasformati. Quando l'onda si è abbattuta sul locale loro
risultavano schermati. Sono in possesso del segnatempo, e questo li ha resi immuni dalla
possessione. Anche quella stupida ragazzina al tavolo d'angolo è immune. Pare sia l'amore a
proteggerla.
FLOWERS: Che cos'è l'amore?
ROGERS: Una cosa potentissima... e parimenti disgustosa... Pare che sulla terra sia utilizzata per
scrivere le canzoni...
HARVEY: Le canzoni scritte con l'amore guadagnano un bel sacco di quattrini...
ROGERS: Dobbiamo ucciderli e recuperare l'oggetto...
HARVEY: Ucciderli e recuperare l'oggetto...
ROGERS: Già...
HARVEY: Grazie al segnatempo conquistare la terra sarà una sciocchezza...
FLOWERS: Ma a che serve il segnatempo?
HARVEY: Axon 17, se mi è lecito, perché tu non hai mai capito niente di ogn singola missione che
abbiamo affrontato insieme?
ROGERS: Reggente Macron, se mi è lecito rispondere in vece di Axon 17, è perché lui è un
maschio. I maschi sono stupidi...
HARVEY: Anch'io sono un maschio, ma non mi ritengo affatto stupido...
ROGERS: Tu non sei un maschio... Sei un protone ingiganto di un miliardo di miliardi di unità...
HARVEY: Orpo, è vero. In ogni caso, dobbiamo attendere che tutti nel locale si siano
definitivamente trasformati. Dopodiché potremo uccidere i terrestri e recuperare il segnatempo...
ROGERS: Mi sembra un ottimo piano, reggente Macron...
HARVEY: A proposito, Axon 9000, mi saprebbe indicare una carpenteria?
FLOWERS: Che cos'è una carpenteria?
HARVEY: Un posto dove vendono i martelli, a quanto ne so... mi piace utilizzare i martelli per
spaccare la testa ai terrestri... Quel tizio con gli occhi di vetro, poi, proprio non lo sopporto...
ROGERS: Vero, odioso, detestabile... Lo uccideremo, reggente, non si preoccupi...
Stacco, tavolo di Michael e Stu. Michael si è riuscito a infilare l'orologio.
MICHAEL: Come mi sta, Stu? Non ti sembro figo?
STU: Sai cosa mi sembri?
MICHAEL: No, cosa ti sembro?
STU: Un coglione, Mike.
MICHAEL: Ottimo. I coglioni sono fighi.
STU (tenendosi la pancia): Io... Mi sento male...
MICHAEL: Che cos'hai, Stu?
STU: Ho paura, Michael... E lo sai cosa mi succede quando ho paura...
MICHAEL: Okay, tu vai al cesso, io da Jen... Mi sembra un'operazione di buon senso... Molto più
che il contrario, almeno (ridacchia)... Facciamo così: io vado a nord e tu a sud, cesso e jen, e ci
ritroviamo qui tra cinque minuti... Che ne dici?
STU: Merda.
MICHAEL (entusiasta): Esatto, Stu, Merda...
Stacco, siamo al tavolo dello scacchista, che è anche lui vittima delle orribili macchie.
HUMBERT: Ma come diavolo ha fatto a perdere questa partite tutte queste volte... era così
semplice... Torre in B6... Scacco matto... Stupidi umani...
Arriva Aghata. Ora anche lei è malaticcia.
AGHATA: E' quello che penso anch'io, Axon 78... La mia ospite faceva tanto l'intelligentona...
Fino a pochi minuti fa sosteneva addirittura la narratrice di questo racconto... Ahahahah!
HUMBERT: Già... Ancora pochi minuti e potremo far fuori gli ultimi terrestri nascosti nel locale...
Daresti a me l'onore di divorare il piloro, Axon 41? Io adoro il piloro terrestre...
AGHATA: Io credo che dovremmo accelerare i tempi, Axon 78... Il piccoletto ha indossato il
Segnatempo... Non vorrei che fosse intenzionato a utilizzarlo...
HUMBERT: Il segnatempo non funziona da quattromila miliardi di anni, ricordi? Solo grazie alla
particolare atmosfera presente sulla terra riusciremo a rimetterlo in moto... Ma per ora è solo un
pezzo di uranio privo di vita...
AGHATA: Ci uniamo agli altri?
Si alzano e si avviano al bagno.
Tavolo delle bulle.
ERIKA: Io... non mi sento troppo bene... e questa cosa... mi irrita... mi capita così raramente di non
stare bene... lo trovo volgare...
EMMA: E' proprio volgare, non sentirsi bene...
PENNY: Anch'io mi sento un po' giù... e poi mi prude la faccia...
RAINBOW: Anche a me, prude la faccia... L'ultima volta che mi ha fatto prurito la faccia era per il
morbillo...
EMMA: Che cos'è il morbillo?
PENNY: Una malattia infettiva...
RAINBOW: Tu, Jen, come ti senti?
JEN: Io? Io sto bene... Quel tizio di prima mi ha messo paura... ma la faccia non mi prude...
EMMA: Beata te... prude in modo orribile...
ERIKA: Smettiamola di lamentarci... Che ne dite di andare in bagno a dare un'occhiata? Avete
delle creme?
EMMA: Io ho la borsa piena... Lo sai che sono una farmacia...
PENNY: Penso che verrò anch'io... Mi sento strana, e la faccia mi prude per davvero...
RAINBOW: Anche a me... Cavolo quanto mi prude...
EMMA: Prude prude prude...
ERIKA (risoluta): Smettetela! Vogliamo parlarne ancora per molto... Tu Jen aspettaci qui...
Adesso sei libera di guardare quel mezzo uomo di Michael Brennegan quanto vuoi... Io... (si gratta
la faccia)...
PENNY: Prude, vero?
ERIKA (a Penny, amorevole): Posso abbracciarti, Penny?
PENNY: Si, Erika...
Erika abbraccia Penny.
ERIKA: Io, non so cosa mi prende...
Tutte le bulle se ne vanno grattandosi, a passo incerto.
Stacco, tavolo Carol e Michelle. Sono sveglie e super trasformate.
Si guardano per un po' con aria complice, con una musichina inquietante che si diffonde per la
scena.
CAROL: Bagno?
MICHELLE: Bagno.
Le luci si spengono. Occhio di bue sul tavolo di Jen. Arriva Michael, superimpacciato.
MICHAEL (tremante): Ciao, io... (gli viene in mente che si è dimenticato le coche) Oh, cazzo...
JEN: Che succede?
MICHAEL: Io... Niente... E' che ti avevo preso una coca e non so più dove l'ho messa... Sai,
volevo portarti una coca... Un coca dietetica...
JEN: Non mi piace la coca detetica... Mi piace quella normale...
MICHAEL: Oh, scusa, io pensavo che... ecco... voi donne odiate le calorie... eh, scusami...
JEN: Non ti devi scusare, visto che l'hai persa...
MICHAEL: Meglio così, allora... Probabilmente se la sarà bevuta Stu e io... (tossisce, come per
schiarirsi la voce)... Ciao, Jen... E' una serata strana ma... Ecco... Oh, Gesù... (si siede e si mette le
mani sul volto) Ho dimenticato tutto...
JEN: Tutto cosa?
MICHAEL: Il discorso che... Io...
JEN: Quale discorso...
MICHAEL: Io voglio essere sincero con te ecco, perché tu... sei tu... E te lo dico: mi ero preparato
un discorso da farti...
JEN: E perché ti saresti preparato un discorso da farmi?
MICHAEL: Io... non te lo posso dire... Perché se te lo dico poi ti svelo il contenuto del discorso...
ed è così vergognoso... Sono rosso?
JEN: Perché me lo chiedi?
MICHAEL: Perché quando ci si vergogna i diventa rossi e io mi sto vergognando moltissimo...
JEN: No. Sei bianco come al solito...
MICHAEL: Ti sembra più simpatico se mi faccio chiamare Mike?
JEN: No, Michael è un bellissimo nome...
MICHAEL: Anche tu sei bellissima... Cioé, no, volevo dire che anche Jen è un bellissimo nome
e...
JEN: Hai detto che sono bellissima...
MICHAEL: Io... NO... Cioé si, sei bellissima... E vorrei tanto portarti sempre con me come la
cartella e riempirti di cose che poi saranno utili anche a me...
JEN: Che cosa bella che hai appena detto...
MICHAEL: Davvero, beh... non era neanche parte del mio discorso...
JEN: Ti va se ci guardiamo negli occhi?
MICHAEL: Io non sono sicuro di essere in grado di farlo...
JEN: Neanche io... Proviamo?
MICHAEL: Al mio tre?
JEN: Va bene...
MICHAEL: Uno... Due... Tre...
Si guardano negli occhi. Stanno un po' zitti.
MICHAEL: Vieni al ballo con me?
JEN: Non so ballare...
MICHAEL: Neanche io...
JEN: E mia mamma è morta schizofrenica in un ospedale psichiatrico...
MICHAEL: Perché me lo dici?
JEN: Perché non riesco mai a dirlo a nessuno... E invece a te si... Che ne dici se non andiamo al
ballo e quella sera andiamo da qualche altra parte?
MICHAEL: Dove?
JEN: E' importante?
I volti si avvicinano quasi fino a baciarsi. Luce piena. Tutti gli alieni sono intorno al tavolo di
Michael e Jen, minacciosissimi. Harvey ha un martello in mano. Stu è uno di loro.
HUMBERT: Sgorbio, tira fuori il Segnatempo!
Michael fa una faccia impauritissima. Poi si sforza di sorridere.
MICHAEL: Ehm... Salve, ragazzi... che bella cera abbiamo...
Humbert affera Michael per il bavero.
HUMBERT: Fuori il segnatempo subito, schifezza di ragazzino! Ormai tutto il mondo è
conquistato! Non ti servirà a niente resistere! Quindi smettila di fare l'umano simpatico e caccia
fuori l'arnese!
HARVEY: Daccelo, così poi potrò spaccarti la testa col mio martello!
STU: E io potrò divorarti...
ROGERS: E io smembrarti...
HUMBERT: E io mangiarti il piloro!
Tutti gli alieni scoppiano in una tremenda risata.
MICHAEL: Beh... mi sembra un ottimo programma... Io...
Michael si volta in direzione di Jen.
MICHAEL: Io ti amo, Jen...
Alza l'apperecchio all'altezza del volto e preme il bottone rosso. Un romore fragoroso invade la
stanza.
Il sipario si chiude in un colpo secco.
Il sipario si riapre.
Il tempo è tornato indietro di venti minuti.
Siamo nella scena in cui Michael e Stu discutevano sul bottone rosso dei sottomarini. Stu non si
rende conto che il tempo è tornato indietro, Michael invece si.
STU: Di certo è pericolosa. Lo vedi il bottone? E' rosso! In BLACK STORIES i sottomarini hanno
sempre un bottone rosso. E sai cosa succede quando lo premono? BUM! Saltano tutti per aria.
Bottone Rosso significa: Autodistruzione del sottomarino.
Michael se ne sta per un po' in silenzio.
STU: Che hai, Mike? Ti è salita la pastiglia alla testa?
MICHAEL: Stu? Stu... io... Sei tu, Stu?
STU: No, sono Mandala, la Regina dei Cannibali.
MICHAEL: Stu... cazzo, Stu, ho viaggiato nel tempo! Io... cazzo, Stu (con più intensità) Ho
viaggiato nel tempo!!!
STU: Si. Ok. Nel tempo.
MICHAEL: Non mi prendere per il culo, Stu! Ho viaggiato nel tempo! Sono tornato indietro di
circa venti minuti... E qui nei prossimi venti minuti succede un casino! Succedono cose terribili, e
cose meravigliose...
STU: Cose terribili?
MICHAEL: Te lo dico chiaro e tondo, amico. Se premi questo bottone, questo cazzo qui del
sottomarino, torni indietro nel tempo. E io l'ho fatto. Ma l'ho fatto per una ragione: tra venti minuti
qui è pieno di alieni pronti a fare la pella a me e a Jen. E tu sei uno di loro. Ecco cosa succede di
terribile! Questo coso si chiama SEGNATEMPO, credo, ed è un maledetto marchingegno degli
omini verdi!
STU: Oh, gesù, amico, hai gli occhi a palla...
MICHAEL: Stu, io ti giuro su quella volta che mia nonna mi regalo il piccolo chimico e io feci
saltare la testa a una salamandra... Non ti dico balle... Fingi di credermi... Anzi, credimi: se sono
impazzito e mi dai retta non succede niente, se invece ho ragione e mi dai retta... beh... ti salvo la
pelle, grande drago!
STU: Okay, cose terribili... Ma hai detto anche cose meravigliose... Cosa accadrebbe di così
meraviglioso?
MICHAEL (ridacchia): Beh... E' Jen... Lei... Ci sta! Mi ama Stu! (abbraccia Stu con enorme
trasporto, che risponde rimanendoci di sasso)
STU: Lasciami, Mike. E fallo con discrezione.
MICHAEL: Si, certo, ti lascio. Ma tu ascolta. Li vedi tutti i clienti? Sembrano normali, ma stanno
per trasformarsi in mostri. Ma non qui, in tutto il mondo! Il mondo è fottuto, Stu! Guarda, alcuni di
loro già danno dei segni. Quella tizia che dorme, quei quattro pazzi della fottuta carpenteria... Io
credo che noi siamo immuni grazie a questo aggeggio... O almeno, lo sono io... Per te non posso
garantire, Stu... Si trasformano in mostri: pustole sulla faccia, occhi neri e tutta l'altra merda...
Stu si tocca il volto.
STU: Oh cavolo... E cosa dovremmo fare, Mike?
MICHAEL: Il mio è un piano semplice ma, forse, efficace.
STU: E sarebbe?
MICHAEL: Prendiamo Jen e scappiamo.
STU: Ma non mi hai detto che tra venti minuti tutto il mondo sarà sotto il dominio alieno?
MICHAEL: Si... cioé, non ne sono sicuro... E' una cosa che lo scacchista ha detto tra le righe mentre
mi voleva uccidere... Era preso dall'impulso... Ecco. Magari bluffava.
STU: Tu sei pazzo.
MICHAEL: Ma magari non bluffava. E se non bluffava, beh, hai ragione tu, il mio piano ci farà
morire solo qualche minuto più tardi.
STU: Non credo a una parola di quello che hai detto, ma se c'è solo una possibilità che sia vera,
beh, allora ti avverto che sono già passati quattro minuti... e che ne mancano sedici...
Intanto, gli avventori del locale continuano a muoversi nell'andieriveni dal bagno esattamente come
è accaduto in precedenza.
MICHAEL: Le cose stanno andando esattamente come prima... Non è stato un sogno... Accadrà
ancora... Guarda, il professore va in bagno, Aghata lo segue... e presto ci andranno tutti, in quel
maledetto bagno, tu compreso, e sarà la fine... Tra l'altro, se ci guardi, il professore ha appena vinto
la partita... guarda il tabellone, Stu... ha mosso la torre in B6 e ha dato scacco matto... vuol dire che
la trasformazione è già in atto!
STU: E quindi che facciamo?
MICHAEL: Non lo so, Stu... Devo pensarci ancora un po' su...
Preme il bottone. Il sipario si chiude.
Riprendiamo dal primo atto.
Scena con Aghata e federale.
FEDERALE: Un whiskey... doppio...
AGHATA: Con ghiaccio?
FEDERALE: No.
Passiamo al tavolo di Stu e Michael.
STU: Secondo te chi è quel tizio, Mickey?
Michael tace.
STU: Michael, ci sei?
MICHAEL: Stu, ricordi che io e te ci siamo conosciuti proprio qui, al THE BOX?
STU: Io... si... Penso sia l'unica altra volta che ci sono venuto... Ma che c'entra adesso?
MICHAEL: E ricordi che c'era anche Jen?
STU: In effetti è un bel caso...
MICHAEL: Esatto, c'era Jen, vestita esattamente com'è vestita adesso. E' passato un anno. Ma lo
ricordo bene. Oltre a noi, c'era soltanto lo scacchista a giocare la sua partita. Tu ti avvicinasti e mi
dicesti: "Ciao, sono Stewart Lury di Baltimora, e non ho amici. Lo sai che ho la sindrome di
Asperger?". Mi dicesti così. Sembravi un cretino, Stu...
STU: E quindi? Stai bene, Mickey? (nota il marchingegno al polso dell'amico) Ehi, ma che cos'è
quell'affare che hai al polso?
MICHAEL: E' il segnatempo, una macchina aliena che permette di balzare indietro nel tempo di
venti minuti in venti minuti...
STU: Era in allegato con BLACK STORIES?
MICHAEL: Non scherzo, Stu... Questa è merda seria...
STU: Mi metti paura, amico...
MICHAEL: Senti, giovane Stewart Lury di Baltimora, tu sei il mio migliore amico, anche perché
sei l'unico amico che ho... Ora tenterò una cosa impossibile ma quasi sensata... Se non mi riuscirà,
sappi che ti lascio tutti i miei numeri di BLACK STORIES... Tutti... Anche quello speciale con
GORIA che fa il bagno nei cobra perversi...
STU: Ma che stai dicendo?
MICHAEL: Addio, Stu... O meglio, arrivederci... Funzionerà, lo sento... E' matematica...
Michael preme il bottone. Il sipario si chiude.
A sipario chiuso sentiamo che il bottone viene premuto un sacco di volte, tipo cinquanta, con colpi
ravvicinati. In una trentina di secondi, il pubblico deve avere la netta sensazione che il bottone sia
stato premuto almeno duecento/trecento volte. Ma ci penserò io con un effetto.
Si riapre il sipario. Siamo al THE BOX. Al tavolo di Michael c'è solo Michael, al tavolo delle bulle
solo Jen. Poi, a parte lo scacchista, il locale è vuoto. Solo Aghata a sciacquare i bicchieri sul
bancone in fondo. E' pomeriggio.
MICHAEL: Okay... Dovrei aver indovinato... Okay...
Dal fondo, arriva Stu. E' pettinato diversamente e porta sulle spalle una certella buffa che lo fa
apparire goffo come non mai. Si avvicina al tavolo di Michael.
STU: Ciao, sono Stewart Lury di Baltimora, e non ho amici. Lo sai che ho la sindrome di
Asperger?
MICHAEL: Ciao, Stewart. Io mi chiamo Mike Brennegan e, anche se adesso non posso spiegarti i
dettagli, sono il tuo migliore amico. So che sei un fanatico di BLACK STORIES, che ami la sprite
ma non la fanta e che fingi di essere asperger per far colpo sulle ragazze, anche se io non sono una
ragazza... Ora penserai che sono pazzo e cercherai di andartene con una scusa, ma non lo farai,
perché ti conosco, amico mio, e so che in fondo, nel tuo cuore, sceglierai di vivere la tua vita come
un avventura... E lo sai perché? Perché sei il mio Grande Drago da combattimento, Stu!
STU: Cazzo.
MICHAEL: Esatto, Stu, cazzo. Aspettami qui, non muovere un muscolo.
Michael va al tavolo di Jen.
MICHAEL: Ciao, Jen.
JEN: Ciao... Come sai il mio nome...
MICHAEL: Ho viaggiato attraverso il tempo e lo spazio per incontrarti, Jen... E ora sono qua... Tu
mi piaci e, anche se questo adesso ti parrà ancora strano, anche io un po' ti piaccio... Mi dispiace per
la tua mamma, e anche per il fatto che non sai ballare... Ma se stai al mio fianco, ti prometto che
ogni giorno per te sarà una festa... e potrai viaggiare attraverso il tempo e lo spazio con me... Perché
io ti amo...
JEN: Come hai detto che ti chiami?
MICHAEL: Mi chiamo Mike, ma tu puoi chiamarmi Michael...
JEN: Sei strano, Michael...
MICHAEL: Lo so, e anche tu lo sei... Vuoi essere strana con me?
JEN: Penso che dovrei scappare... Eppure, non mi sembri così pericoloso... Posso essere strana con
te questo pomeriggio e deciderla domani, quella storia dello spazio e del tempo...
MICHAEL: Una notte di sonno è alla basse di tutte le decisioni più sagge...
JEN: Mi fai ridere...
MICHAEL: Lo so... Sono irresistibile quando dico cose a caso sull'onda della nevrosi del
momento...
Michael prende per mano Jen, tornano da Stu, si avvicinano tutti insieme al tavolo dello scacchista.
MICHAEL (allo scacchista): Salve, professore...
HUMBERT: Salve... In che modo ti senti autorizzato a interrompere la mia partita, ragazzino? E in
ogni caso, non sono più un professore...
MICHAEL: Lo so, lo so... Ma lascia che glielo dica, Humbert, lei doveva essere un gran
professore... un prfessore bestiale!
Michael sposta la torre in B6 in uno scatto da vero duro del roadhouse. Humbert inizialmente è
infastidito, ma presto si rende conto che il ragazzo ha dato scacco matto a Petrov.
SCACCHISTA: Io... Ma come dimine hai fatto? Hai dato scacco matto a Petrov...
MICHAEL (tutto fiero): Fico, no?
JEN (già innamorata): Già, fico...
STU (a Jen): Tu lo conosci, questo svitato?
JEN: E' il mio fidanzato...
MICHAEL (a Humbert): Professore, lei è mezzo pazzo, come tutti noi, ma di sicuro è un gran
cervellone... E un cervellone in questo momento ci farebbe davvero comodo... Ascoltatemi: questo
che porto al polso si chiama Segnatempo. Ora non fatevi troppe domande, ma sappiate che permette
di viaggiare nel tempo. Abbiamo esattamente un anno a partire da ora per fermare una brutta
invasione aliena che partirà esattamente dal campus di Serling e distruggerà l'umanità. E sapete
come ce la faremo? Grazie al controllo del tempo! Non lo trovate magnifico?
STU: Quindi... diventeremo come una squadra di supereroi?
MICHAEL: Oh, Stu... Meglio... Molto meglio...
STU: E incontreremo Mandala, la regina dei cannibali?
MICHAEL: Sicuro, Stu... E tu sarai il re di tutti i canniali...
HUMBERT: Diamine, ci sto... Dopotutto, ora che Petrov se n'è andato con le pezze nel sedere la
mia vita non avrebbe più molto senso. Mi piaci, ragazzo. Ti aiuterò a repsingere l'invasione aliena.
Dopotutto, sono solo omini verdi, mica comunisti!
MICHAEL: Ben detto, professore! E tu, Jen, che ne dici?
Jen bacia Michael.
MICHAEL (dopo essersi ripreso dal bacio): Allora è deciso.
Si metto schierati sul proscenio.
MICHAEL: Inauguro qui e oggi, la SUPESEGRETISSIMA SQUADRA ANTIALIENI DEL THE
BOX!
STU: Non trovi sia un nome un po' lungo?
HUMBERT: Perché non ci chiamiamo semplicemente THE BOX?
MICHAEL: Mi piace, professore. Si consideri assunto come ufficio stampa del gruppo. E adesso
andiamo: come prima cosa dobbiamo trovare un federale che tra un anno farà visita a questo pub.
Non ci sarà difficile trovarlo. Conosco esattamente il locale che frequenta. Andiamo!
Escono dal locale.
Entra Harvey. Si rivolge a Aghata.
HARVEY: Mi scusi, saprebbe indicarmi la strada per la carpenteria?
AGHATA: Come dice?
HARVEY: La strada per la carpenteria... Dovrei acquistare un martello...