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LO SCHERMO DELL’ARTE 2009 Festival internazionale di film sulle arti contemporanee 23 - 26 novembre 2009 Firenze, Cinema Odeon Ringraziamenti Lo schermo dell’arte Lo schermo dell’arte 2009 desidera ringraziare tutti coloro che in vario modo hanno contribuito alla sua realizzazione in particolare Fondatori Luca Dini, presidente Silvia Lucchesi Massimo Carotti Marco Bazzini, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci Lapo Ciatti, Opinion Ciatti Bastiaan Ernst, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi Massimo Gregorini, Regione Toscana Stefania Ippoliti, Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Franziska Nori, CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina - Fondazione Palazzo Strozzi Klaus de Rijk, Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi Lucilla Saccà, Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo, Università di Firenze Alberto Salvadori, Museo Marino Marini, Firenze Carlo Sisi, Osservatorio per le arti contemporanee/Ente Cassa di Risparmio di Firenze Neri Torrigiani, Neri Torrigiani Progettazione e Comunicazione Sergio Tossi, EX3 Centro per l’Arte contemporanea Giuliana Videtta, Accademia di Belle Arti di Firenze inoltre Margherita Abbozzo Alessandra Almgren, Chelseaartgallery.com Emilio Bagnasco, Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Marco e Martina Baldesi, Santo Bevitore Simone Bernacchioni, Angels Francesca Bertolotti Milos Bogojevic Paolo Brandinelli, Corso di Storia e Tecnica della Fotografia, Università di Firenze Luca Carnovale, DHL Express Andrea e Cesare Cecchi, Cecchi Marco Cianchi, Accademia di Belle Arti di Firenze Karen Cooper, Film Forum New York Giulia Dirindelli, Cecchi Sveva Fedeli, Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Lorenzo Giusti, EX3 Andrea Granchi, Accademia di Belle Arti di Firenze Francesco e Tommaso Grasso, Golden View Open Bar Stephen Heuser Claudio Maci, JK Place Emiliano Madiai, Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Anna Mazzanti, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Università di Siena Domenico e Umberto Montano, Alle Murate e Caffè Italiano Arabella Natalini, ISIA Giacomo Pirazzoli, Dipartimento di Progettazione dell’architettura - Scuola di dottorato in “Architettura, progetto e storia delle arti”, Università di Firenze Gianni Pozzi, Accademia di Belle Arti di Firenze Luca Quattrocchi, Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti, Università di Siena Susanna Ragionieri, Accademia di Belle Arti di Firenze Stefano Sebastiani, Santo Bevitore Karin Seinsoth, Hauser & Wirth, Zurich Tania Selvaratnam, New York Camilla Toschi, Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Francesco e Valentina Vigiani, Residence Hilda Lo schermo dell’arte Film Festival Catalogo e immagine coordinata Silvia Lucchesi, direttore Coordinamento editoriale Desdemona Ventroni Leonardo Bigazzi, relazioni esterne Massimo Carotti, amministrazione Silvana Fiorese, assistente alla direzione artistica Francesca Tavanti, assistente alle relazioni esterne Ufficio stampa e comunicazione Studio Ester Di Leo, Firenze Sigla animata Giacomo Piussi, sculture Joshua Held, editing, suono Milos Bogojevic, post-produzione La scheda Backstory è di Jeff Wall La scheda Le ceneri di Pasolini è di Silvia Lucchesi Grafica e immagine coordinata Fabiana Bonucci Studio, Firenze con Francesco Ozzola Traduzioni Margherita Abbozzo Impianti e stampa Stabilimento Grafico Rindi snc, Prato Traduzione simultanea Donatella Baggio Sito internet Antonio Glessi e Noemy Torelli Ester Di Leo, coordinamento del progetto Sottotitoli Aikapro, Firenze Assicurazione film I.M.M. Italian Insurance Managers di Fabrizio Volpe & C.Snc Trasporti DHL Express Lo schermo dell’arte via Giovan Battista Niccolini 3/r - 50121 Firenze www.schermodellarte.org - [email protected] Fra le manifestazioni culturali che caratterizzano ormai da tempo l’identità fiorentina, Lo schermo dell’arte si impone quale appuntamento imperdibile per l’originalità delle scelte e per l’impegno messo dai curatori nel realizzare un evento sempre aggiornato nei contenuti, ben risolto nella dialettica fra i diversi linguaggi tecnici ed espressivi, equamente destinato agli esperti del settore ed al grande pubblico. Proprio considerando questa molteplicità di valori - che soprattutto converge nel meditato scandaglio d’un genere in grado ormai di annoverare una straordinaria quantità di ‘voci’ e di suggestioni - l’Ente Cassa di Risparmio, attraverso l’OAC, ha voluto condividere il successo di una manifestazione che arricchisce la città di contributi attuali e in special modo rivolti a soddisfare le richieste dei giovani, e tanto più in un momento che sembra vedere Firenze finalmente disposta ad accogliere i linguaggi del tempo presente in un fiorire di episodi e di luoghi disposti, si spera, a varare un organico ed auspicato museo della contemporaneità. Carlo Sisi Ente Cassa di Risparmio di Firenze L’Osservatorio per le arti contemporanee nato per volontà dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze sostiene con molta convinzione uno degli appuntamenti più interessanti dedicati alla contemporaneità a Firenze: Lo schermo dell’arte. Il lavoro svolto dalla curatrice e dallo staff dello Schermo dell’arte permette di poter visionare ed entrare direttamente in contatto con gli artisti il loro lavoro la loro opera. Il tutto nella cornice dei “50 Giorni di cinema internazionale a Firenze”, grande opportunità per la città ed evento del quale l’Osservatorio è convinto partner da due anni. Altro motivo di soddisfazione è che Lo schermo dell’arte è riuscito a realizzare collaborazioni con altre istituzioni cittadine che dedicano assiduamente il proprio lavoro alla ricerca contemporanea. Con la convinzione che il festival si consolidi ancora di più nel tempo siamo profondamente grati per l’edizione di quest’anno. Alberto Salvadori Osservatorio per le arti contemporanee - Ente Cassa di Risparmio di Firenze Il progetto regionale “toscanaincontemporanea 2009” è un esempio concreto di cosa vuole dire “fare sistema” intorno all’arte contemporanea nel nostro territorio ed anche di che cosa può significare la collaborazione tra Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, l’Accademia di Belle Arti di Firenze, il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, il Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze e l’Associazione Culturale Lo schermo dell’arte. Da ottobre 2009 a marzo 2010 incontri, cinema, mostre, convegni possono aiutare i cittadini, non solo gli addetti ai lavori, a considerare in modo amichevole e coinvolgente l’arte dei nostri giorni. Il “sistema” è decollato, ora dobbiamo sostenerlo puntando al coordinamento con altre iniziative e realtà e fare in modo che diventi una costante, e quindi non un episodio, nelle politiche culturali della Regione. L’Odeon, cinema storico nel centro di Firenze, diventa un luogo di incontro per assistere a conferenze sull’arte contemporanea ed al programma “50 Giorni di cinema internazionale a Firenze” rassegna organizzata da Mediateca Film Commission, ed al cui interno è inserito Lo schermo dell’arte, che dal 23 al 26 novembre presenterà una serie di appuntamenti che ci accompagneranno, e spero accompagneranno molte persone, con l’intento di informare ed aggiornare sulle ultime tendenze nell’arte d’oggi ed offrire occasioni per crescere insieme. Trovarne nel programma non è difficile; e non è neppure difficile farsi accompagnare dalle sue suggestioni. Paolo Cocchi Assessore alla Cultura della Regione Toscana Lo schermo dell’arte ci ha tutti felicemente sorpreso, con una prima edizione da festival indipendente molto frequentata, un pubblico eterogeneo, ma soprattutto giovani che con entusiasmo hanno seguito tutti gli appuntamenti della rassegna. Cosa aspettarsi quindi da questa nuova edizione? Il ricco programma a cura di Silvia Lucchesi ci rende ottimisti: ospiti internazionali e molti titoli in anteprima, ingredienti ben calibrati per un’edizione che confermi il successo della precedente. Questa preziosa rassegna sembra voler andare lontano e Mediateca è felice di sostenerla. Crediamo infatti che la scelta attenta e intelligente di un programma che sappia parlare a fasce diverse di pubblico sia sempre più una necessità e sia anche la base più solida per poter lavorare bene. La Cultura va disseminata, è importante saper coinvolgere tante persone e Lo schermo dell’arte ci riesce con una proposta accattivante e di spessore al tempo stesso. Sfogliando il programma si nota subito che Lo schermo collabora con molte realtà del Cinema e dell’Arte: il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, EX3, la Cineteca Nazionale, il Museo Marino Marini e il Museo Pecci di Prato; ecco che ritroviamo anche qui, con soddisfazione, lo spirito che guida la “50 Giorni di cinema internazionale a Firenze”: la collaborazione, in tempi diffcili come questi, per chi decide di “fare cultura”, l’unione e la condivisione sono fondamentali... e allora ben vengano progetti coinvolgenti e pieni di energia! Stefania Ippoliti Direttore Fondazione Mediateca Regionale Toscana Film Commission Silvia Lucchesi, director Silvia Lucchesi, direttore Lo schermo dell’Arte is an Independently run Film Festival and for the second year is part of the “50 Days of international cinema in Florence” which is organised by Mediateca Regionale Toscana. Last year’s successful formula for the Festival remains unchanged. The public’s extraordinary response in 2008 included an attendance of almost 2000 spectators who crowded into the Odeon cinema theatre during the Festival’s three day program. This shows that by straddling the fine line between cinema and art, Lo schermo dell’arte is a dynamic project with a strong identity and the ability to represent the contemporary art scene in all its complexity. Importantly, the Festival fulfils the ever-growing demand for up-to-date information on contemporary creativity. Cinema is a good medium for recounting new experiences which are often difficult to understand or even to hear about. Lo schermo dell’arte offers documentaries on the contemporary art scene. They are mostly monographs dedicated to the protagonists of the international art scene, together with films on architecture, photography, street art and with surveys on the relationship between art and the markets. The artists portrayed share their thoughts generously thanks to their trust and confidence with each film maker. They open up and tell their real stories thereby revealing how in each one of them, just like in each one of us, dreams and disappointments exist side by side. This attention to the “human” side is common in all the films which have been carefully selected from the most recent international productions. This makes Lo schermo dell’arte a new venue in which to approach, look at and understand artistic creativity. This year for the first time Lo schermo dell’arte opens up its program to artist cinema, inviting several artists who utilise the documentary format in their work: Alfredo Jaar and his homage to Pasolini whose words taken from interviews and excerpts appear today extraordinarily prophetic of the actual social and political situation in our country; Mark Lewis, who enters into the world of Hollywood filmmaking and tells the story of the Hansard family made up of experts in the technique of rear-projections; and Rirkrit Tiravanija, who creates a group portrait of internationally known artists who like himself emerged in the 1990s. In addition, Lo schermo dell’arte 2009 presents a new series of participative encounters to reflect on contemporary themes. “Festival Talks” are three encounters with artists: Alfredo Jaar, Mark Lewis, and the photographer Georges Rousse to whose work the festival has dedicated a film. Lo schermo dell’arte has not only grown on its own but in collaboration with other contemporary art institutions confirming that networking has become an established practice. Beyond our 2008 partners, Centro di Cultura Contemporanea Strozzina and Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, this year the Festival collaborate with Museo Marino Marini and the new Centro d’arte contemporanea EX3 which have contributed to our area’s vibrant new art environment. The vitality of this milieu is seen by Regione Toscana in the project “toscanaincontemporanea 2009”, which involves Centro Pecci, Strozzina and Lo schermo dell’arte along with the Florence Accademia di Belle Arti and the Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze. Lo schermo dell’arte 2009 wishes to thank the Ente Cassa di Risparmio’s Osservatorio per le Arti Contemporanee for its renewed trust and support as well as the Netherlands Embassy. We also thank all the sponsors of this 2009 edition for their generous contribution. Con questa seconda edizione Lo schermo dell’arte propone nella sua struttura principale la formula sperimentata con successo lo scorso anno quando, costituitosi soggetto autonomo, ha per la prima volta preso parte alla rassegna “50 Giorni di cinema internazionale a Firenze” organizzata dalla Mediateca Regionale Toscana. La straordinaria risposta di pubblico che ha visto, nel 2008, quasi 2000 spettatori affollare il Cinema Odeon nei tre giorni del programma, ha confermato come Lo schermo dell’arte, per la sua originale natura di operare nel terreno di confine tra il cinema e l’arte, sia un progetto dinamico chiaro nella sua proposizione e forte nella sua identità, in grado di intercettare la molteplicità degli aspetti della scena artistica contemporanea. Ma soprattutto capace di rispondere alla domanda crescente di informazione e di aggiornamento di un pubblico interessato ai fenomeni della creatività del nostro tempo. Il cinema infatti è un mezzo efficace per raccontare esperienze nuove, talvota difficili da conoscere e da comprendere. I film che il Festival propone sono documentari sulle arti contemporanee: film monografici dedicati ai protagonisti dell’attuale scena internazionale, ma anche film sull’architettura, fotografia, street art fino al dibattito sulle relazioni dell’arte con il mercato. Gli artisti che vi appaiono offrono generosamente i loro pensieri grazie al rapporto di confidenza e fiducia instaurato con i registi, e si raccontano svelando allo spettatore che delusioni e sogni convivono in loro così come è nella vita di ciascuno di noi. Questo lato ‘umano’ che accomuna tutti i film proposti, attentamente scelti nella produzione internazionale recente, fa dunque dello Schermo dell’arte uno strumento nuovo per avvicinare, guardare e leggere la creazione artistica. Quest’anno, il Festival ha aperto il proprio programma anche ai film realizzati dagli artisti invitando a partecipare alcuni tra coloro che utilizzano il linguaggio della documentazione nei loro lavori: Alfredo Jaar che fa un omaggio a Pasolini le cui parole tratte da alcune interviste e documenti filmati appaiono straordinariamente profetiche dell’attuale realtà sociale e politica del nostro paese; Mark Lewis che entra nel mondo del cinema hollywoodiano raccontando la storia degli Hansard, famiglia di tecnici esperti nelle retroproiezioni; e Rirkrit Tiravanija che ritrae un gruppo di artisti di fama internazionale protagonisti come lui della scena degli anni Novanta. Inoltre, quali momenti di approfondimento e di riflessione, Lo schermo dell’arte 2009 propone i “Festival Talks”, tre incontri con gli artisti, oltre a Alfredo Jaar e a Mark Lewis, il fotografo Georges Rousse al quale è dedicato uno dei film in programma. Nel suo percorso di crescita e di radicamento, Lo schermo dell’arte non è solo. La conferma della collaborazione con altre istituzioni di arte contemporanea dimostra quanto la pratica del lavoro in rete sia ormai un fatto consolidato. Tanto che oltre ai partner dello scorso anno, il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina e il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, il Festival collabora in questa edizione anche con il Museo Marino Marini e il neonato Centro d’arte contemporanea EX3, soggetti che formano un vivace sistema di relazioni, di esperienze differenziate e di qualità, nuovo per il nostro territorio. Un sistema la cui vitalità è stata ulteriormente messa in evidenza dalla Regione Toscana che con il ricco e articolato progetto “toscanaincontemporanea 2009” ha coinvolto oltre al Centro Pecci, alla Strozzina e allo Schermo dell’arte, l’Accademia di Belle Arti e il Dipartimento di Storia delle Arti e dello Spettacolo dell’Università di Firenze. Lo schermo dell’arte 2009 ha ricevuto il fondamentale sostegno dell’Osservatorio per le arti contemporanee dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze al quale va il nostro ringraziamento per la fiducia ancora una volta accordataci, e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi. Infine Lo schermo dell’arte desidera ringraziare gli sponsor di questa edizione 2009 per il loro generoso contributo. Schede dei film FESTIVAL TALKS incontri con gli artisti Un nuovo ciclo di appuntamenti pensato da Lo schermo dell’arte per offrire un ulteriore momento di partecipazione e di riflessione su temi, forme e linguaggi della contemporaneità. Nei FESTIVAL TALKS artisti da tutto il mondo si raccontano, incontrando il pubblico nelle suggestive cornici del Cinema Odeon e del Museo Marino Marini a Firenze e del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci a Prato. Lo schermo dell’arte presents a new series of participative encounters to reflect on contemporary themes, art forms and languages. In Festival Talks, artists from around the world talk about themselves and meet the public in the suggestive surroundings of the Cinema Odeon and the Museo Marini in Florence, and in Prato’s Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci. martedì 24 novembre 2009, ore 16 Alfredo Jaar Cinema Odeon, Piazza Strozzi, Firenze mercoledì 25 novembre 2009, ore 15 Mark Lewis Museo Marino Marini, Piazza San Pancrazio, Firenze venerdì 27 novembre 2009, ore 18 Georges Rousse Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, viale della Repubblica, Prato A Conversation with Basquiat Alice Neel Backstory Bending Space: Georges Rousse and the Durham Project Chew the Fat Cildo Meireles Cindy Sherman Cultivating the Desert. Instant Culture in an Arabian Wonderland Incontrare Picasso Julian Rosefeldt - American Night Le ceneri di Pasolini Megunica Miami Heights: Hernan Bas Picasso & Braque Go to the Movies The Colour of Your Socks - A Year with Pipilotti Rist The Great Contemporary Art Bubble The New Rijksmuseum p. 10 p. 12 p. 14 p. 16 p. 18 p. 20 p. 22 p. 24 p. 26 p. 28 p. 30 p. 32 p. 34 p. 36 p. 38 p. 40 p. 42 A CONVERSATION WITH BASQUIAT Stati Uniti, 2006, 22’ regia Tamra Davis riprese Tamra Davis montaggio Josh Oreck musica Stephen Bernstein, Doug Wieselman, Lonnie Plaxico, Ben Perowsky, JD Forster intervista Becky Johnstone produttore Tamra Davis produzione Blue Train Entertainment lingua inglese Ritratto di una delle icone del XX secolo, il documentario racchiude gli estratti di una delle rare videointerviste rilasciate da Jean-Michel Basquiat a Becky Johnstone e all’amica filmmaker Tamra Davis. Sorridente, ironico, sempre inquadrato in primo piano, l’artista ripercorre la sua inquieta storia: il primo ricordo dell’infanzia, l’adolescenza, l’esordio a 17 anni come graffitista a New York (con lo pseudonimo di SAMO); fino alle prime mostre e alla rapida ascesa, seguita e incoraggiata dall’amico Andy Warhol. Girato in una stanza de L’Ermitage Hotel di Beverly Hills nel giugno 1986, due anni prima della sua tragica scomparsa per overdose a soli 27 anni, il documentario è arricchito da fotografie sulla vita e da rari filmati dell’artista al lavoro nel suo studio. Una preziosa testimonianza di uno straordinario talento bruciato troppo presto da spietate logiche di mercato. This documentary is a portrait of one of the 20th century’s most famous artists and contains extracts from a rare interview given by Jean-Michel Basquiat to Becky Johnstone and to his film maker friend Tamra Davis. Basquiat appears smiling and ironic, and while always seen in close-up he reminisces about his troubled life, from his first childhood memory to his adolescence, to his debut at 17 as a New York graffiti artist (under the pseudonym of SAMO ), to his first shows and his rapid raise to fame, always encouraged and followed by his friend Andy Warhol. The documentary was shot in one of the rooms of Beverly Hills’s L’Ermitage Hotel in June 1986, two years before the artist’s tragic death due to an overdose at the age of 27. It contains photographs and rare clips of the artist at work in his studio. It is a rare testimonial of an extraordinary talent extinguished too early by the merciless rules of the art market world. Tamra Davis Nata a Los Angeles nel 1962, ha studiato cinema al Los Angeles City College. Regista di video musicali di successo per Hanson, Luscious Jackson, Sonic Youth, Cher e Bette Midler, ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 1992 dirigendo Drew Barrymore in Guncrazy, firmando in seguito numerose commedie di successo tra cui Half Baked, con Dave Chappelle, e numerosi lungometraggi. Il suo documentario Mi Vida Loca ha raccontato i rapporti tra le gang nella San Fernando Valley. Per le Nazioni Unite ha girato un film in Africa sulla campagna contro le mine dell’ex Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. Born in Los Angeles in 1962. She studied cinema at the Los Angeles City College. A successful maker of music videos for Hanson, Luscious Jackson, Sonic Youth, Cher and Bette Midler, she started her movie career in 1992 directing Drew Barrymore in the feature-length film Guncrazy. In addition to filming several successful comedies, among which Half Baked with Dave Chappelle, Davis also made numerous films. Her documentary Mi Vida Loca tells the story of San Fernando Valley gangs. She has shot a movie in Africa, for the United Nations, on Bill Clinton’s anti mines campaign. Filmografia selezionata 1992 Guncrazy; 1993 CB4; 1995 Billy Madison; 1997 Best Men; 1998 Half-Baked; 2000 Skipped Parts; 2002 Crossroads. www.arthousefilmsonline.com 10 11 ALICE NEEL Stati Uniti, 2007, 82’ regia Andrew Neel soggetto Andrew Neel fotografia Andrew Neel, Ethan Palmer, Hillary Spera suono Raphael Lasky montaggio Luke Meyer musica Jonah Rapino produttore Ethan Palmer produzione SeeThink Film lingua inglese “Painting was more than a profession. It was also an obsession. I had to paint.” L’artista americana Alice Neel (Merion Square, Pennsylvania, 1900 - New York, 1984) è considerata una delle più originali e anticonformiste interpreti della pittura del XX secolo. Nel corso della sua lunga e difficile carriera ha reinventato il genere del ritratto, dipingendo con il suo stile personale gente comune e personaggi illustri, come Robert Smithson, Andy Warhol, Allen Ginsberg e Meyer Schapiro. Negli anni Settanta conosce grande notorietà con le partecipazioni alla trasmissione televisiva “The Tonight Show”, con Johnny Carson, ed ottiene importanti riconoscimenti, a partire dalla prima grande mostra retrospettiva al Whitney Museum di New York, nel 1974. Diretto dal nipote Andrew Neel e premiato nel 2007 con l’Audience Award al Newport Beach Film Festival, il film è un intimo e toccante ritratto di una donna e di un’artista controcorrente, tessuto intorno alla sua opera intrecciando testimonianze e ricordi. “Painting was more than a profession. It was also an obsession. I had to paint.” American artist Alice Neel (Merion Square, Pennsylvania, 1900 - New York, 1984) is considered one of the most original and anti-conformist painters of the XXth century. During the course of her long and difficult career, she completely reinvented the genre of the portrait, painting both common and famous people, among whom are Robert Smithson, Andy Warhol, Allen Ginsberg and Meyer Shapiro. In the 1970s, she became very popular thanks to her appearances on the Johnny Carson “The Tonight Show”. She also gained important accolades and had her first retrospective at New York’s Whitney Museum in 1974. The film is directed by her grandson Andrew Neel and it won the Newport Beach Film Festival Audience Award. By weaving together memories and artworks, the director has produced an intimate and touching portrait of a woman and an artist who always moved against the trend. Andrew Neel Andrew Neel è nato nel Vermont. Laureato alla Columbia University nel 2001, nel 2002 ha fondato la SeeThink Productions. Con il suo primo film in 35 mm, billy 528, ha vinto il Best Experimental Drama al New York Film and Video Festival nel 2002. Il suo primo lungometraggio, Darkon, ha vinto l’Audience Award al 2006 SXSW Film Festival ed è stato in seguito acquisito dalla IFCtv. Nel 2008 ha presentato il suo terzo lungometraggio, The Feature, al Film Festival di Berlino. Andrew Neel was born in Vermont. He graduated from Columbia University in 2001 and founded SeeThink Productions in 2002. He won Best Experimental Drama at the New York Film and Video Festival in 2002 with his first 35mm short film, billy 528. His first feature film, Darkon, has won the Audience Award at the 2006 SXSW Film Festival and has been bought by IFCtv. His third feature-length film, The Feature, was premiered at the 2008 Berlin Film Festival. Filmografia selezionata 2001 billy 528; 2006 Darkon; Initiation; 2007 Alice Neel; 2008 The Feature; 2009 New World Order. www.aliceneelfilm.com - www.arthousefilmsonline.com 12 13 BACKSTORY, 2009 35mm e 4K riversato su 2K, 39’ cinema d’artista film still courtesy e copyright l’artista e Galerie Serge Le Borgne, Paris regia Mark Lewis fotografia Brian Pearson suono Michael Weinstein retroproiezioni Hansard Projections montaggio Anne Monnehay produttore Michael White co-produzione Van Abbemuseum (Eindhoven), The Channel 4 British Documentary Foundation (London), Westdeutscher Rundfunk (Germany), Galerie Serge Le Borgne (Paris), Monte Clark Gallery (Vancouver), Clark & Faria (Toronto), Le Grand Café (Saint–Nazaire) lingua inglese in collaborazione con il Museo Marini Marini - Firenze, in occasione della mostra “Mark Lewis” Quasi ognuno di noi ha avuto l’esperienza di vedere un film nel quale una persona, da sola o con dei passeggeri, vista attraverso il parabrezza, guida per un po’ una macchina. La cosa memorabile della scena è che il guidatore sembra non avere quasi una relazione fisica con il veicolo e non sembra fare uno sforzo per operarlo. Lui o lei sono sono assorbiti da una conversazione con un passeggero, oppure da eventi che stanno succedendo al di fuori della macchina. Gli spettatori possono vedere dove si trova la macchina perché il mondo esterno è visibile dai finestrini laterali o da quello posteriore, ma tutto sembra distante e quasi sconnesso. In più, la luce fuori dalla macchina non corrisponde precisamente all’illuminazione dell’interno; il mondo esterno appare vivido e pieno di cambiamenti, mentre quello all’interno del veicolo è statico e rimane fermo. Sul parabrezza non appaiono quasi mai riflessi. Non è un segreto per nessuno che quella che stiamo guardando sia in realtà una scena composita, nella quale l’esterno è stato fotografato prima per essere poi proiettato dietro al set nel quale sono stati filmati gli attori. Gli eventi sono più o meno sincronizzati, così che quando il guidatore gira lo sterzo a sinistra, la scena esterna gira, come deve, verso destra. Questa “retroproiezione” viene usata in molti casi: per scene che prevedono persone che camminano lungo un marciapiede, o che chiacchierano davanti a un ristorante molto affollato, o che si arrampicano su una parete pericolosamente ripida, e così via. Intorno agli anni Settanta queste scene cominciarono ad apparire artificiali. È già da tempo diventato ovvio che il lungo e complicato sistema di costruire materiale per sfondi e poi farlo combaciare con l’azione ripresa produce il risultato di interrompere troppo quell’unità illusoria di un mondo che il cinema sta descrivendo. Le immagini così prodotte sono intrinsecamente imperfette, anche quando, come si vede nel film Backstory di Mark Lewis, esse sono costruite da professionisti altamente qualificati e di grande esperienza. È proprio questo elemento di imperfezione che ha reso cara la retroproiezione a tutti coloro i quali preferiscono che il cinema mostri discrepanze, interruzioni e momenti nei quali la complessiva unità degli spazi fotografati si incrina, anche solo di poco. Si trae un gran piacere dalla consapevolezza dell’artificiosità del film, e dal comprendere che la realtà non può essere del tutto incorporata in quell’enorme sforzo di ricostruzione che sappiamo essere il cinema. La retroproiezione è stata usata con grande sottigliezza e arte, in maniera tale da rendere quella leggera sospensione dell’unità spaziale che si viene a creare parte integrante del significato e del contenuto emotivo di film come Vertigo e Marnie di Alfred Hitchcock. Entrambe questi film sono stati pietre miliari per i nuovi studi critici degli anni Sessanta e Settanta, che hanno analizzato l’implicita codificazione delle norme come mai era stato fatto fino ad allora. Mark Lewis ha cominciato a lavorare in quel periodo di decostruzione dei codici cinematici e quindi non sorprende che sia rimasto affascinato dalla tecnica della retroproiezione e che ne abbia fatto uso nel suo lavoro con effetti sorprendenti e del tutto inusuali. Per Backstory Lewis ha invitato la famiglia Hansard, che per parecchi decenni è stata centrale per la realizzazione e lo sviluppo della retroproiezione in centinaia di produzioni Hollywoodiane, a raccontare la loro storia (che viene narrata con senso dello humour e schiettezza) da quando queste tecniche erano usatissime fino al loro declino e alla loro sparizione, quando sono state rimpiazzate da nuove tecnologie e nuovi gusti in materia di visibilità. Almost everyone has watched a movie in which a person, viewed straight on through the windshield, alone or with passengers, drives a car for some distance. The memorable thing about the scene is that the driver seems to have almost no physical relationship to the vehicle and barely seems to be making any effort to operate it. He or she is absorbed in a conversation with a passenger or with events taking place outside the car. The audience can see where the car is because the world outside is visible through the rear or side windows, but it all seems distant and somewhat disconnected. Moreo14 ver, the light outside the car does not precisely correspond to the illumination of its interior; the outside seems vivid and full of changes, but the interior of the vehicle is rather static and consistent. There are almost never any reflections on the car’s windshield. It is no secret to anyone that what we are watching is a composite scene in which the exterior has been photographed previously and then projected behind the set-up in which the performers have been filmed. Everything is more or less synchronized so that when the driver turns the wheel to the left, the exterior scene swings correspondingly to the right. There are any number of instances of this “rear-projection” composite filming of a scene - people walking along a sidewalk, carrying on a conversation in front of a busy restaurant, climbing a dangerous cliff-face and so on. By the 1970s, viewers already found these scenes artificial. It has long been obvious that the cumbersome method of constructing lengths of background film material and then matching foreground action to them results in a salient interruption of the illusionary unification of a world depicted in the cinema. The resulting images are inherently imperfect, even though, as Mark Lewis’ film Backstory shows, they are the work of very highly skilled and experienced professionals. It is just this imperfection that has endeared rear projection to all those who tend to prefer that the cinema include discrepancies, interruptions, moments in which the all-pervading unity of the photographed space fractures, even a little bit. There is great pleasure in the awareness of the artifice of the film, the realization that reality manages not to be completely incorporated in the enormous enterprise and manufacture that we know the cinema to be. Rear projection has been used with great subtlety and artistry, so that the light suspension of spatial unity it creates is made part of the meaning and emotional content of films such as Alfred Hitchcock’s Vertigo and Marnie. Both these films were touchstones for the innovative critical film studies of the 1960s and 70s in which the underlying codifications of the norms were investigated as never before. Mark Lewis’ work began in that period of deconstruction of cinematic codes and so it’s not surprising that he has been fascinated by the technique of back projecting and has used it with startling and unusual effects in his work. In Backstory, Lewis invited the Hansard family, which has been instrumental in the provision and development of rear projection for hundreds of Hollywood productions over several decades, to tell (with humour and straight-laced directness) their own story of the heyday of the techniques and their decline and disappearance as they are replaced by new technologies and new tastes in visibility. Jeff Wall, April 2009 Mark Lewis (Hamilton, Canada, 1958). Vive a Londra. Protagonista del Padiglione Canada alla Biennale di Venezia 2009, è Professore al Central Saint Martins College of Art & Design di Londra. Nel 1998 ha fondato, con Charles Esche, l’organizzazione di ricerca e editoria Afterall. Sue opere sono presenti alla National Gallery of Canada, al Museum of Modern Art (New York), al Musée d’Art Contemporain de Montréal e al Centre Pompidou (Parigi). (Hamilton, Canada, 1958). Lives in London. He is a Professor at Central Saint Martins College of Art & Design, London, and the founder with Charles Esche of the editorial group Afterall. Lewis represented Canada at the 2009 Venice Biennale. His work is in the National Gallery of Canada, in the Museum of Modern Art (New York), in the Musée d’Art Contemporain de Montréal and at Centre Pompidou (Paris). www.marklewisstudio.com - www.afterall.org 15 BENDING SPACE: GEORGES ROUSSE AND THE DURHAM PROJECT Stati Uniti, 2007, 56’ regia Penelope Maunsell, Kenny Dalsheimer fotografia Kenny Dalsheimer suono Juliet Jensen montaggio Penelope Maunsell musica Aaron Keane produttori Kenny Dalsheimer, Penelope Maunsell produzione PenKen Productions lingua inglese, francese sottotitoli inglese in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato L’artista francese Georges Rousse (Parigi, 1947) opera nel vuoto di edifici abbandonati destinati alla ristrutturazione o alla demolizione “come un pittore davanti alla tela bianca, vuota”, come egli stesso dichiara, riattivando la memoria e l’energia di questi luoghi con interventi effimeri. Messi in atto con cura e precisione quasi chirurgica, essi trovano compimento e durata nelle sue opere fotografiche. Invitato per una residenza a Durham, nel North Carolina, nel settembre 2006 Rousse si è confrontato con i suggestivi spazi di quattro diversi edifici storici della città, tra cui la Liggett & Myers Tobacco Factory (dove fino al 1984 venivano prodotte le sigarette Chesterfield), aiutato da oltre 200 entusiasti volontari e con la partecipazione calorosa di tutta la popolazione. Seguendo Rousse nelle diverse fasi di questo progetto, il film documenta in fieri il complesso e stratificato processo che sottende alla realizzazione delle sue poetiche e visionarie creazioni. French artist George Rousse (Paris,1947) works in abandoned buildings that are due to be redeveloped or demolished; just “as a painter works with an empty, white canvas”, as he says himself. He creates ephemeral interventions that re-activate the memories and energies of these spaces. His work is created with an almost surgical precision, and finds a lasting form through his photographs. Invited to a residency in Durham, North Carolina, in 2006, Rousse worked in four of the city’s historical buildings. Among these was the Liggett & Myers Tobacco Factory, where Chesterfield cigarettes were produced until 1984. Over 200 volunteers helped him enthusiastically, and the whole city supported his work. The film follows Rousse in the different phases of this project and documents the complex and multi-layered process that lies beneath the creation of his poetical and visionary work. PENELOPE MAUNSELL Produttrice indipendente, autrice e regista di film e video didattici per college e università americane. Nel 1987 ha fondato una propria casa di produzione, la Penelope Maunsell & Associates. Independent producer, author and film maker, she also shoots educational videos for American colleges and universities. She founded her own production house, Penelope Maunsell & Associates in 1987. KENNY DALSHEIMER Regista e produttore. Fondatore della Groove Productions a Durham, nel North Carolina, è impegnato nell’insegnamento dei media ai giovani, in particolare attraverso video workshop. Film maker and producer. Founder of Groove Productions in Durham, North Carolina. Teaches media studies and runs video workshops. Filmografia selezionata PENELOPE MAUNSELl: 1990 Irwin Kremen; The Operation (serie). KENNY DALSHEIMER: 1998 Go Fast, Turn Left: Voices from Orange County Speed; 2000 Shine On: Richard Trice and the Bull City Blues; 2001 Walking Miracles; 2004 Choices and Changes. www.rousseprojectdurham.com 16 17 CHEW THE FAT cinema d’artista Germania, 2008, 62’ regia Rirkrit Tiravanija fotografia Rirkrit Tiravanija, Cristian Manzutto suono Cristian Manzutto, Rirkrit Tiravanija song e incidental music Arto Lindsay sound editing e mix Cristian Manzutto montaggio Daniela Birk produttore esecutivo Zeynep Yuecel produzione TALK TALK Documentaries e Neugerriemschneider, con il sostegno di Solomon R. Guggenheim Museum, New York lingua inglese Mescolando gli ingredienti tipici del lavoro di Rirkrit Tiravanija, Chew the Fat è un progetto complesso dalla doppia natura: quella di opera d’arte, e come tale presentato in forma di videoinstallazione, e quella di film, sviluppato in versioni differenti per caratteristiche di montaggio e durata. Il titolo del lavoro, l’espressione informale usata per indicare una ‘chiaccherata tranquilla’, suona all’orecchio come un’esplicita dichiarazione poetica dell’artista, che evoca l’immaginario gastronomico e racchiude la ‘ricetta’ della sua pantagruelica impresa. Esperto viaggiatore, attento osservatore e abile comunicatore, in Chew the Fat Tiravanija veste i panni di regista e di intervistatore, di ospite e di ospitante, regalandoci l’originale ritratto di un’intera generazione artistica, quella emersa negli anni Novanta, di cui egli stesso è uno dei protagonisti. Incontrando personalmente alcuni artisti di fama internazionale come Angela Bulloch, Liam Gillick, Dominique GonzalezFoerster, Douglas Gordon, Carsten Höller, Pierre Huyghe, Jorge Pardo, Philippe Parreno, Elizabeth Peyton, Tobias Reheberger e Andrea Zittel, parlando con loro, mostrandoci i loro volti, soffermandosi sulla gestualità, sull’abbigliamento, inquadrando gli ambienti in cui vivono, le persone e le cose che li circondano (con un occhio particolarmente attento anche a ciò che essi mangiano e bevono), Tiravanija ci offre un vero e proprio tuffo in una quotidianità - moltiplicata per il numero degli artisti incontrati, più Maurizio Cattelan nel ruolo di convitato di pietra - fatta per tutti dal susseguirsi di piccole ritualità che ritmano i momenti della vita e del lavoro. La forza di Chew the Fat, un mix esotico e cosmpolitano di immagini e parole tenute insieme dalla relazione professionale e personale che lega gli artisti tra di loro e all’autore del film, risiede nella familiarità delle situazioni, nella complicità fra i protagonisti e nella concretezza dello sguardo del regista, che in modo diretto e con esiti inaspettatamente pittorici descrive il suo mondo dell’arte, coinvolgendoci nei dialoghi e rendendoci partecipi di un moderno convivio. Chew the Fat is a complex work that makes uses of and remixes the typical ingredients of Rirkrit Tiravanija’s work. It is both an artwork, in the form of a video installation, and a film, which exists in different editing versions and lengths. The title of the work itself, an informal expression which is used to indicate an amicable chat, is a implicit statement on the part of the artist, evoking as it does gastronomic fantasies and the ‘recipe’ itself of the artist’s gigantic oeuvre. Tiravanija is a seasoned traveller, an acute observer and a skilled communicator. In Chew the Fat he fulfils the roles of film maker, interviewer, guest and host, in order to regale us with the imaginative group portrait of a whole generation of artists. He himself is one of the protagonists of the generation of artists who emerged in the 1990s. In the film Tiravanjia meets internationally famous artists, such as Angela Bulloch, Liam Gillick, Dominique Gonzalez-Foerster, Douglas Gordon, Carsten Höller, Pierre Huyghe, Jorge Pardo, Philippe Parreno, Elizabeth Peyton, Tobias Reheberger and Andrea Zittel. Chatting with them, showing us their faces, their body language, the way they dress as well as the people and the things that surround them, while at the same time paying particular attention to what they eat and drink, Tiravanija allows us a closer, intimate look and brings us in the daily sphere of each one of these artists. The approach is repeated with every encounter, while in the case of Maurizio Cattelan it is only suggested through his absence from the screen. Tiravanjia pays special attention to the rituals that mark the life and work of each one of these artists. Chew the Fat is and exotic and cosmopolitan mix of images and words held together by the professional and amicable relationships that bind the artists and the film maker. The strength of the film lies in revealing intimate settings and relationships, in the direct and visually beautiful way that the author use to describe an art world which happens to be his own, and in his inviting us to share in the conversations while partaking of a contemporary dinner party. 18 Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961). Vive e lavora tra New York, Berlino e Chiang Mai. Si è formato dapprima a Bangkok, dove ha compiuto gli studi superiori, poi in Canada tra Toronto e Banff, e infine all’Art Institute di Chicago, partecipando all’Independent Study Program del Whitney Museum of American Art di New York. Trasformatore di spazi in luoghi di interscambio culturale, creatore di situazioni domestiche e conviviali, Tiravanija ha presentato il suo lavoro nelle più importanti rassegne internazionali e in prestigiose istituzioni tra cui il MoMA (1997), il Center for Contemporary Art, Kitakyushu (2000); Secession di Vienna, Austria (2002); Chiang Mai University Art Museum, Chiang Mai, Thailandia (2004); Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, Francia (2005), Ontario College of Art and Design, Ontario, Canada (2007); Centro de Arte Contemporaneo de Malaga, Spagna (2009); Mildred Lane Kemper Art Museum, Washington University, St.Louis, USA (2009). Vincitore di importanti premi e riconoscimenti, tra cui l’Hugo Boss Prize assegnatogli nel 2004 dal Guggenheim Museum di New York, nel 2003 ha co-curato la sezione Utopia Station alla 50a Biennale Venezia, progettando per la Biennale di Venezia 2009 il bookshop. Nel 2004 è stato a Firenze, ospite di Base/Progetti per l’arte con il lavoro Qualsiasi (tv). Tra i fondatori nel 1998 del progetto The Land in Thailandia, Tiravanija è Associate Professor of Professional Practice, Faculty of the Arts, alla Columbia University di New York. Rirkrit Tiravanija (Buenos Aires, 1961), lives and works in New York, Berlin and Chiang Mai. He studied in Bangkok where he went to High School, and later in Canada, in Toronto and Banff. He also studied at the Art Institute of Chicago and took part in the Independent Study Program of the Whitney Museum of American Art in New York. Tiravanjia is known for creating occasions of cultural exchanges through convivial experiences. He shows internationally and in the most prestigious venues: at MoMA in New York (1997); at the Center for Contemporary Art in Kitakyushu (2000), at Vienna Secession (2002), at Chiang Mai University Art Museum, in Chiang Mai, Thailand (2004); at the Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris, France (2005); at the Ontario College of Art and Design, in Ontario, Canada (2007), at the Centro de Arte Contemporaneo de Malaga, Spagna (2009), and most recently at the Mildred Lane Kemper Art Museum, Washington University, in St.Louis, USA (2009). He won several international prizes, among which the 2004 Hugo Boss Prize, given by the Guggenheim Museum of New York. In 2003 he co-curated Utopia Station for the 50th Venice Biennale and in 2009 designed the Venice Biennale bookshop. In 2004 Tiravanjia showed his work Qualsiasi (tv) at Base/Progetti per l’arte in Florence. He was one of the founder of The Land project in Thailand in 1998 and is Associate Professor of Professional Practice, Faculty of the Arts, at Columbia University of New York. www.ttdocs.com 19 CILDO MEIRELES Gran Bretagna, 2008, 50’ regia Gerald Fox fotografia Paulo Jacinto, Steve Haskett montaggio John Street narratore Melvyn Bragg produttori Gerald Fox, Will Gompertz, Jane Burton produzione Tate Media/ITV The South Bank Show lingua inglese sottotitoli inglese in collaborazione con il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci - Prato in occasione della mostra “After Utopia. A View on Brazilian Contemporary Art” L’artista brasiliano Cildo Meireles (Rio de Janeiro, 1948), tra i protagonisti della Biennale di Venezia del 2009, premiato nel 2008 con l’Ordway Prize e con il Premio Velázquez de las Artes Plásticas, è stato tra i pionieri dell’arte concettuale, autore di sculture e installazioni di forte impatto visivo e di intenso coinvolgimento emotivo. Realizzato nel 2008 in occasione della grande retrospettiva dell’artista alla Tate Modern, il documentario di Gerald Fox segue Meireles durante la preparazione della mostra in un viaggio da Rio de Janeiro, dove egli vive e lavora, a Londra. Tra visite nel suo studio, incontri con familiari e collaboratori e incursioni nei luoghi dove le sue opere nascono e nei musei dove prendono vita, Meireles conduce lo spettatore “lejos”, altrove, usando la parola preferita dall’artista, abbandonandosi con generosa umanità a racconti sulla propria vita e sul proprio lavoro, ispirato dal potere evocativo e comunicativo degli oggetti che lo compongono. Il film è accompagnato dalle musiche create appositamente da uno dei figli dell’artista. Brazilian artist Cildo Meireles (Rio de Janeiro, 1948), one of the protagonists of the 2009 Venice Biennale, awarded with Ordway Prize and with Premio Velázquez de las Artes Plásticas in 2008, is a pioneer of conceptual art and the creator of sculptures and installations that have a strong visual and emotional impact. Gerald Fox’s documentary follows the artist during the preparations for his 2008 solo show at the Tate Modern and covers Meireles’ voyage from Rio de Janeiro, where the artist lives and works, on to London. Whether in his studio, in meetings with family members as well as with helpers, or visiting places that inspire his works and the museums where these come to light, Meireles talks touchingly about his life and work. He is clearly inspired by the evocative and communicative power of the objects that make up his work. With his words, he takes the viewers “lejos” or “far away”- which is his favourite word. The film is accompanied by music especially created by one of his sons. Gerald Fox Nato nel 1963, ha studiato Arti Visive alla Harvard University. Produttore e regista della nota serie The South Bank Show per la London Weekend Television, con i suoi film ha ritratto alcuni dei maggiori autori contemporanei, ottenendo importanti premi e riconoscimenti. Nel 1997 il suo documentario Gilbert & George ha vinto il prestigioso BAFTA - British Academy of Film and Television Arts, come Best Art Film. Born in 1963, he studied Visual Arts at Harvard. Producer and film maker of the notorious The South Bank Show for London Weekend Television, Fox has portrayed some of the most important contemporary authors and received many prestigious prizes. In 1997 his documentary Gilbert & George won the prestigious Best Art Film at BAFTA - British Academy of Film and Television Arts. Filmografia selezionata 1997 The Fundamental Gilbert and George; 1998 This Is not an Exit: The Fictional World of Bret Easton Ellis; Warren Beatty; 2000 Emir Kusturica; 2000 Life Support - Marc Quinn; 2001 Together We Can; 2003 Gerhard Richter; Brazil with Caetano Veloso; 2004 Leaving Home, Coming Home: A Portrait of Robert Frank; 2006 Khaled; 2006 George Michael. Tate Media Tate Britain Millbank, London SW1 4RG - UK [email protected] 20 21 CINDY SHERMAN Germania, 2007, 26’ regia Sabine Willkop fotografia Johannes Anastasopoulos suono Michael Geißer montaggio Karen Bohnenkamp produttore Jochen Dickbertel produzione Südwestrundfunk, ARTE/GEIE lingua francese, inglese sottotitoli francese Cindy Sherman, Untitled #466, 2008, fotografia a colori Courtesy David Roberts Collection, London; Sprüth Magers, Berlin London © Cindy Sherman in collaborazione con CCCS Centro di Cultura Contemporanea Strozzina - Firenze in occasione della mostra “Realtà Manipolate. Come le immagini ridefiniscono il mondo” Il film di Sabine Willkop dà voce ad una delle più intriganti e camaleontiche artiste del panorama contemporaneo, la celebre fotografa e regista americana Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey, 1954). Icona del trasformismo, ispirandosi all’immaginario cinematografico, televisivo e della moda, ma anche reinterpretando la tradizione pittorica occidentale, sin dalla sua prima serie di opere in bianco e nero degli anni Settanta (69 fotografie intitolate Untitled Film Stills) Sherman ha sovvertito i canoni estetici e formali della cultura dell’immagine, incarnando con le sue artificiose messe in scena i più radicati e diffusi stereotipi del nostro tempo e rispecchiando nei suoi scatti le più oscure ossessioni. Nel film, sequenze di immagini di repertorio, backstage e frammenti di interviste ripercorrono trent’anni di rigoroso e solitario lavoro all’insegna dell’ambiguità e della contaminazione, tratteggiando un caleidoscopico e perturbante ritratto dell’artista. Sabine Willkop’s movie gives voice to one of the most intriguing and chameleon-like contemporary artists: the worldfamous photographer and film maker Cindy Sherman (Glen Ridge, New Jersey, 1954). Beginning with Sherman’s first series of black and white stills, created in the 1970s - which comprises 69 images, all with the same title of Untitled Film Stills - the artist has found inspiration in the world of cinema, television and fashion, as well as in western art. She has become an icon of transformation and has embodied, in her set ups, the most established and accepted stereotypes of our times, with the result of subverting both the aesthetic and formal canons of visual culture. Her photographs mirror our darkest obsessions. In this film, old behind-the-scenes documentaries and fragments from different interviews cover thirty years of rigorous and solitary work fully dedicated to the exploration of themes such as ambiguity and contamination. The film sketches a kaleidoscopic and moving portrait of the artist . Sabine Willkop Nata a Monaco nel 1961, è giornalista radio - televisiva. Autrice e regista per la serie NachtKultur del network tedesco SWR e per il magazine culturale Metropolis di ARTE, ha realizzato i ritratti filmati di alcuni dei più celebri fotografi della scena mondiale. Nel 2002 ha ricevuto il Premio Franco - Tedesco per il Giornalismo. Born in Munich in 1961, she is a journalist who works in radio and television. She is also an author and a film maker for German network SWR’s program NachtKultur and for ARTE’s cultural magazine Metropolis, and has made films about some of the world’s most important photographers. She received the French-German Award for Journalism in 2002. Filmografia selezionata Candida Höfer; Bernd und Hilla Becher; William Klein; Robert Frank; Female Trouble; Bettina Rheims; Helmut Newton; Gregory Crewdson; James Mollison; 2007 Cindy Sherman; 2009 année Darwin. ARTE/GEIE 4 Quai du Chanoine Winterer C.S. 20035 67080 Strasbourg Cedex Fax : 03.88.14.22.20 22 punteggiatura esatta nel contatto? 23 CULTIVATING THE DESERT. INSTANT CULTURE IN AN ARABIAN WONDERLAND Paesi Bassi, 2007, 52’ regia Michael Krass ricerca Deborah Faraone Mennella riprese Marco Nauta suono Bert Zimmerman montaggio Caitlin Hulscher musica Good Sounds produttore Jan - Pieter Stafleu produzione Wunderbox, Amsterdam in co-produzione con AVRO e SVTE lingua inglese Nota per le sue avveniristiche e stravaganti architetture (tra esse il famoso Burj Al Arab, l’albergo a forma di vela), Dubai ha conosciuto negli ultimi anni una fortissima crescita economica, demografica e di infrastrutture. Il piano di promozione culturale proposto nell’emirato arabo dal suo Sceicco, nella primavera del 2007, ha contribuito a favorire in questa oasi della finanza e del turismo anche il mercato dell’arte contemporanea, che sta avendo uno straordinario sviluppo: già nel maggio 2006, infatti, la storica casa d’aste Christie’s ha aperto a Dubai una propria filiale mentre, nel marzo 2007, ha avuto luogo la prima edizione della Fiera Internazionale d’Arte del Medio Oriente (Gulf Art Fair). Attraverso i ritratti di diversi professionisti, locali e stranieri, il film offre uno sguardo sull’emergente scenario medio-orientale, interrogandosi sulle potenzialità dell’arte e sul suo ruolo nel contesto di una realtà tanto vivace quanto contraddittoria. In the last few years Dubai has undergone a phenomenal economic, demographic and infrastructural growth. Its futuristic and extravagant buildings, among which is the famous sail-shaped hotel, the Burj Al Arab, are known the world over. The cultural promotion project launched by Dubai’s Sheik in the spring of 2007 in this financial and tourist oasis has also encouraged an extraordinary growth in local contemporary. In May 2006, Christie’s opened a branch in Dubai and the first edition of the Gulf Art Fair took place in 2007. Portraying several art professionals, both local and foreign, the film looks at the emerging Middle Eastern art scene, questioning art’s potential and its role in a society which is both vivacious and contradictory. MICHAEL KRASS Regista americano, da 25 anni vive e lavora nei Paesi Bassi. Creatore di programmi televisivi di successo per varie emittenti olandesi, come Discovery Channel e National Geographic Channel, Krass ha fondato la Floyd Bruce Films che crea e produce film e documentari per il circuito commerciale e per organizzazioni no-profit. Il suo ultimo film, Armies of the Lord, è dedicato ai missionari. American film maker, has been living and working in the Netherlands for the last 25 years. Creator of successful television programs for numerous Dutch broadcasters such as Discovery Channel and National Geographic Channel, Krass has founded the production house Floyd Bruce Films in order to make films and documentaries both for the commercial scene and for non-profit organisations. His latest movie, Armies of the Lord, explores the work of missionaries. Filmografia selezionata 2007 Cultivating the Desert; 2009 Armies of the Lord. www.cultivatingthedesert.com 24 25 INCONTRARE PICASSO OMAGGIO A LUCIANO EMMER Italia, 2000, 35mm, 42’ regia, montaggio, testo e voce Luciano Emmer fotografia Giulio Gianini musica Roman Vlad produzione RAI Due in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, Roma “In occasione della prima mostra in Italia delle opere di Picasso - nel 1953 - mi proposero di realizzare un film: accettai ponendo una condizione. Incontrare Picasso.” (L. Emmer) Luciano Emmer incontra il grande Picasso nell’atelier dell’artista nel paese di Vallauris, sulla costa meridionale della Francia, ritraendolo al lavoro e documentando la realizzazione di una sua opera, andata distrutta, per la chiesa della cittadina. Nella versione che qui viene presentata, restaurata nel 2000 dalla Cineteca Nazionale, il regista ha ricomposto l’originale documentario Picasso (1953-1954), modificandone il montaggio per raccontare integralmente il suo straordinario incontro con l’artista. Oltre ad aver introdotto alcuni brani di archivio sulle due guerre mondiali e rimontato le musiche originali di Roman Vlad, Emmer ha sostituito il commento parlato della prima edizione del film, di Renato Guttuso, Antonello Trombadori e Antonio Del Guercio, con un nuovo commento, da lui stesso scritto e narrato. “I was asked to make a film on the occasion of Picasso’s first exhibition in Italy in 1953. I agreed, with one condition. I wanted to meet Picasso.” (L. Emmer) Luciano Emmer met Picasso in his studio located in the small town of Vallauris on the southern coast of France. He filmed him at work on a piece for the town’s church. The artwork has since been lost. Emmer has re-edited his original documentary Picasso (1953 - 1954) and modified the original version in order to tell the integral story of his extraordinary meeting with the artist. We present this new version. In it, Emmer introduces some archival material on the two world wars, Roman Vlad’s original score, and substitutes the original voice overs by Renato Guttuso, Antonello Trombadori and Antonio del Guercio with a new commentary written and read by himself. Luciano Emmer (Milano, 1918 - Roma, 2009). Trasferitosi a Roma per studiare Giurisprudenza, fonda con l’amico Enrico Gras una piccola casa di produzione, con la quale realizza vari documentari d’arte. Tra i suoi film più celebri di questo genere, di cui è stato un pioniere, si ricordano quelli sull’opera di Giotto (1939), Piero della Francesca (1949), Goya (1950), Leonardo da Vinci (1952) e Picasso (1953-1954). Nel 1950 esordisce alla regia di lungometraggi cinematografici con Domenica d’agosto. Dal sodalizio con lo sceneggiatore Sergio Amidei, affiancato talvolta dagli scrittori Vasco Pratolini ed Ennio Flaiano, nascono film come Parigi è sempre Parigi (1951), Le ragazze di Piazza di Spagna (1952) e Terza liceo (1953). Dopo Camilla (1954), ll bigamo (1958) e La ragazza in vetrina (1960), Emmer si dedica soprattutto alla televisione e alla pubblicità: è stato lui, nel 1957, a girare la famosa sigla del primo Carosello. All’inizio degli anni Novanta torna al cinema con Basta! Ci faccio un film, che presenta alla Mostra del cinema di Venezia, mentre gira nel 2000 Una lunga, lunga, lunga notte d’amore. Nel 2003, sempre alla Mostra del cinema di Venezia, presenta tra gli eventi collaterali L’acqua... il fuoco. In questa occasione gli viene assegnato il Premio Pasinetti alla carriera. Nel 2005 la città di Firenze lo ha insignito del Premio Lorenzo d’Oro per la sua dedizione all’arte cinematografica. (Milan, 1918 - Rome, 2009). After moving to Rome to study Law at University, Emmer and his friend Enrio Gras founded a small production house to make art documentaries. He is a pioneer of this genre. Among his most celebrated movies are the ones on Giotto (1939), Piero della Francesca (1949), Goya (1950), Leonardo da Vinci (1952) and Picasso (1953-1954). He made his first feature documentary film Domenica d’agosto in 1950. He worked with scriptwriter Sergio Amidei and with writers such as Vasco Pratolini and Ennio Flaiano to create Parigi è sempre Parigi, (1951), Le ragazze di Piazza di Spagna (1952) and Terza Liceo (1953). After Camilla (1954), Il bigamo (1958) and La ragazza in vetrina (1960), Emmer worked in television and advertising. The 1957 celebrated opening sequence for Carosello is his. In the early 1990’s, Emmer returned to movies with Basta! Ci faccio un film, which was presented at the Venice Film Festival. In 2000 he shot Una lunga, lunga, lunga notte d’amore. At the Venice Film Festival in 2003 his L’acqua... il fuoco wa previewed. In that year, he received the Premio Pasinetti for Lifetime Achievement. In 2005 the City of Florence awarded him the Lorenzo d’Oro prize for his contribution to cinema. Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale, Roma www.csc-cinematografia.it 26 27 Julian Rosefeldt - American night Germania, 2009, 52’ Julian Rosefeldt, American Night, 2009, installazione a 5 canali Courtesy Arndt & Partner Berlin, Max Wigram Gallery London e l’artista scritto e diretto da Heinz Peter Schwerfel fotografia Marcel Neumann suono Jacek Krupa montaggio Philippe La Bruyère produzione Artcore Film in coproduzione con WDR/3sat lingua tedesco in collaborazione con EX3 Centro per l’arte contemporanea - Firenze, in occasione della mostra “Julian Rosefeldt American Night” Julian Rosefeldt (Monaco, 1965), vive vicino al Prenzlauer Berg a Berlino, ed è il media artist di maggiore successo della Germania. I suoi film potenti, senza dialoghi ma con messe in scena molto elaborate e in equilibrio tra laconico humour e senso di moralità integerrima, sono presentati come istallazioni su larga scala. Oltre al suo lavoro artistico crea regolarmente video per le produzioni teatrali di Thomas Ostermaier alla Berlin Schaubuhne. Il regista tedesco Tom Tykwer ha scelto le istallazioni di Rosefeldt per i background del film hollywoodiano The International, presentato al Berlinale del 2009. Il film di Heinz Peter Schwerfel è un ritratto dell’artista tedesco intervistato nel suo studio e durante le riprese di American Night, realizzato nel sud della Spagna e nelle isole Canarie e coprodotto dal Kunstmuseum di Bonn, che ha onorato l’artista con una grande retrospettiva aperta sino a gennaio del 2010. Julian Rosefeldt (Munich, 1965), who lives near the Prenzlauer Berg in Berlin, is Germany’s most succesful media artist. His visually powerful films without dialogues but of elaborate staging, holding a fine balance between a laconic sense of humour and a moral wholeheartedness, are presented in large-scale installations. Aside from his own artistic work he regularly designs videos for Thomas Ostermaier’s stage pieces at the Berlin Schaubühne. German film director Tom Tykwer chose Rosefeldt’s installations as background decoration for the Hollywood production The International, premiered at the Berlinale 2009. Heinz Peter Schwerfel’s film is a portrait of the German artist interviewed in his studio and during the making of American Night, filmed in southern Spain and the Canary Islands and co-produced by Kunstmuseum Bonn, which honored the artist with an extensive retrospective until January 2010. HEINZ PETER SCHWERFEL Scrittore, giornalista, regista, è nato a Colonia nel 1954. Ha fondato la KunstFilmBiennale, festival internazionale di film sull’arte e sul cinema. Vive a Parigi e Colonia. Writer, journalist, filmmaker, born 1954 in Cologne. Founder of the KunstFilmBiennale, an international film festival for art films and film art. Lives in Paris and Cologne. Filmografia selezionata 1994 Jannis Kounellis - Frammenti di un diario; 1997 Bruce Nauman - Make Me Think; Jochen Gerz - YOUR ART; 2000 Utopia or The Art of Survival; 2001 Freischwinger - Portrait Jürgen Klauke; 2001 Rasender Stillstand - The theater of Christoph Marthaler; 2002 What about style - Alex Katz, a painter’s painter; 2003 Hotel Nooteboom; 2004 The Flick Collection; 2004 Baselitz; 2005 Matisse; 2007 Barrocco; 2008 Berlin - poor but sexy; 2009 Julian Rosefeldt - Amerikanische Nacht; 2009-2010 The Possible Lives of Christian Boltanski. www.artcore.de 28 29 LE CENERI DI PASOLINI cinema d’artista video, 2009, 38’ scritto e diretto da Alfredo Jaar fotografia Alfredo Jaar montaggio Alfredo Jaar, Mauricio Arango suono Mauricio Arango sound recording Nicolas Jaar traduzione Luigi Fassi assistente di produzione Francesca Bertolotti produzione Angola 72 Films lingua italiano sottotitoli inglese Le ceneri di Pasolini è stato realizzato per The Fear Society - Pabellón de la Urgencia, mostra prodotta dalla Regione Autonoma della Murcia (che nel 2010 sarà la prossima sede di Manifesta 8) quale evento collaterale della Biennale veneziana 2009. È un‘opera video imperniata sul tema della consapevolezza che l’arte non possa sfuggire al coinvolgimento con la politica e l’etica, tema da sempre al centro degli interessi di Jaar che, vissuto durante la dittatura militare di Pinochet, ha prodotto lavori esplicitamente critici verso il regime, in molti casi legati a situazioni di oppressione politica e di emarginazione sociale. La vita di Pasolini e la sua tragica fine vengono raccontati dall’artista cileno attraverso un film documentario nel quale si avvicendano brani girati da Jaar, sequenze tratte dai film di Pasolini, materiali d’archivio e interviste. La denuncia di Pasolini della stereotipata omologazione della società dei consumi appare straordinariamente profetica dell’attuale realtà sociale e politica del nostro paese. E il film dell’artista cileno diventa in tal modo una lucida e spietata lettura dell’Italia consumata dal potere della società dello spettacolo. “Arte + Politica = Arte” ha scritto Jaar restituendo nell’icasticità della formula il portato di un’esperienza poetica e civile radicale, non ortodossa, come quella dello scrittore. E a disegnare l’ideale continuità di certe voci extra-ordinarie che la Storia ci ha offerto, l’omaggio di Jaar a Pasolini è l’attualizzazione di un precedente omaggio poetico, Le ceneri di Gramsci, che lo scrittore friulano aveva nel 1954 dedicato all’intellettuale italiano scomparso nel 1937 dopo dieci anni di carcere fascista, figura alla quale lo stesso Jaar si è ispirato in un complesso lavoro del 2004-2005, The Gramsci Trilogy. Così Le ceneri di Pasolini sono per Jaar una dichiarazione di appartenenza ad un ambito del pensiero critico e di sinistra. In una delle prime sequenze di questo film, Pasolini appare in una fotografia assorto davanti alla tomba del maestro al Cimitero degli Inglesi di Roma, la stessa filmata da Jaar mentre la voce fuori campo dello scrittore recita un meraviglioso passo tratto dai suoi poemetti gramsciani. “History Repeating”, la storia si ripete, canta Shirley Bassey nella canzone dei Propellerheads che accompagna una delle sequenze più intense di questo lavoro: le immagini sfavillanti e stranianti dell’autoscontro ‘Casarsa della Delizia’, girone infernale allegorico della società dei consumi denunciata da Pasolini, amaro contrappunto alla sua solitaria tomba che, al cimitero di quella stessa Casarsa, in una giornata di autunno la mano dell’autore libera, con un gesto di pietas, dalle foglie cadute scoprendone il nome. Infine, quale spietato contrappasso, sarà proprio la televisione a dare la notizia della morte dello scrittore avvenuta la notte fra il 1° e il 2 novembre 1975. Il commento dello speaker, le parole di testimoni raccolte da un giornalista inviato sul posto e le parole di Pasolini di cui una voce fuori campo legge un passo tratto da uno dei suoi articoli più forti apparsi su “Il Corriere della Sera” - la proposta di un processo che come una nuova Norimberga giudichi i reati di arroganza e corruzione della classe politica dominante - ci mostrano il suo corpo straziato abbandonato sullo spiazzo polveroso dell’Idroscalo di Ostia. È la stessa periferia suburbana che appare nella sequenza finale di Mamma Roma che Jaar sceglie a chiusura del film, sulla quale si staglia in lontananza il profilo della città eterna e delle sue cupole. “Abbiamo perso un poeta” piangeva Alberto Moravia al funerale di Pasolini “e di poeti ne nascono tre o quattro soltanto ogni secolo”. The Ashes of Pasolini was created for The Fear Society - Pabellón de la Urgencia, an exhibition produced by Murcia Autonomous Region as a collateral event of the 2009 Venice Biennale, in preparation for Manifesta 8 to take place in Murcia in 2010. This video work is centred on the theme of awareness. Art cannot avoid being involved with politics and ethics. This theme is always at the core of Jaar’s work, who grew up during Pinochet’s military dictatorship. His works are openly critical of the regime and illustrate cases of political oppression and social emargination. Jaar tells the story of Pasolini’s life and of his tragic death in a documentary film constructed with excerpts shot by Jaar and others shot by Pasolini. Other archival material and interviews is used in which Pasolini denounces the stereotyped homologation, induced by a consumerist society. Today his words appear extraordinarily prophetic in light of the actual 30 social and political situation in our country. This turns Jaar’s work into a lucid, merciless analysis of Italian society, which is consumed by the power of the society of spectacle. “Art + Politics = Art”: with this icastic formula Jaar synthesises Paolini’s poetic and civil experience, which is radical and not orthodox. In an ideal connection to some historical extraordinary voices, Jaar’s homage to Pasolini follows the poem Le ceneri di Gramsci which Pasolini created in 1954 as an homage to Antonio Gramsci, the Italian intellectual who died in 1937 after ten years in the fascists jails. Gramsci already inspired another work by Jaar, the 2004-2005 Gramsci Trilogy. With The Ashes of Pasolini Jaar confirms that he belongs to a school of thought which is critical and leftist. In one of the first sequences of this film, a photograph shows Pasolini standing, deep in thought, in front of Gramsci’s grave inside Rome’s English Cemetery. Jaar shoots the same place while Pasolini’s off screen voice recites a marvellous passage from his poems dedicated to Gramsci. Shirley Bassey sings “History Repeating” in the Propellerhead song which accompanies one of the most intense sequences of this work in which the glittering and alienating images of the dodgem cars called ‘Delightful Casarsa’ become an allegorical infernal circle for the consumerist society denounced by Pasolini. The same images become a bitter counterpoint to Pasolinis’ solitary grave which, in that very same Casarsa one Autumn day, Jaar’s hand clears from fallen leaves with a gesture full of pietas, revealing the name written on it. Finally, in a pitiless contrapasso, it is on television that the news of Pasolini’ death breaks, on the night between November 1st and 2nd, 1975. We hear the speaker’s comment, the words of eyewitness collected by a reporter sent on the scene and Pasolini’s own words, read by an off-screen voice and taken from one of his articles for Corriere della Sera in which the writer calls for a Nuremberg-style trial against the arrogance and corruption of the dominant political class. They accompany the images of Pasolini’s tortured body laying abandoned in the dusty Ostia’s Idroscalo. This is the very same suburban district that appears in the final sequence of Mamma Roma, and Jaar chooses it to close his film. “We have lost a poet” Alberto Moravia cried at Pasolini’s funeral “and only three or four poets are born each century”. Alfredo Jaar Architetto di formazione, artista e filmmaker, risiede a New York. Tra le sue personali recenti si ricordano quelle del MACRO di Roma (2006), della Fundaciòn Telefonica di Santiago (2006), del Museo Cantonale di Belle Arti di Losanna (2007), della Bicocca/Spazio Oberdan di Milano (2008). Nel 2009 ha partecipato a Against Exclusion, Biennale di Mosca; When the Lightness of Poetry, Sculpture International Rotterdam; Prospects: An Exploration of Mining, San Valley Center for the Arts, Ketchum, Idaho. Architect, artist and film maker, lives in New York. Among his recent solo shows are the ones at MACRO in Rome (2006), at the Fundaciòn Telefonica in Santiago (2006), at Musée Cantonal des Beaux-Arts de Lausanne, (2007) and at Bicocca/Spazio Oberdan in Milano (2008). In 2009 he took part in Against Exclusion, Moscow Biennale; When the Lightness of Poetry, Sculpture International Rotterdam; and in Prospects: An Exploration of Mining, San Valley Center for the Arts, Ketchum, Idaho. www.alfredojaar.net 31 MEGUNICA Italia, 2008, 55’ regia Lorenzo Fonda fotografia Lorenzo Fonda animazioni Blu musica Daniele Carmosino, Lorenzo Magnaghi, Mario Mazzoli, Andrei Reymondes montaggio Fabio Capalbo produttore Ivan Merlo produzione Mercurio Cinematografica lingua spagnolo, italiano sottotitoli inglese in collaborazione con EX3 Centro per l’arte contemporanea, Firenze Documentario fuori dai consueti schemi e creazione artistica ibrida, Megunica è il diario del singolare viaggio di formazione e di scoperta intrapreso alla fine del 2006 in America Latina dal noto street artist Blu con il regista Lorenzo Fonda e gli amici Silvia Siberini (Sibe) e Ivan Merlo. Attraverso cinque Paesi (Messico, Guatemala, Nicaragua, Costa Rica e Argentina, da cui l’acronimo che da il titolo al film) le riprese di Blu al lavoro su muri anonimi e fatiscenti e le straordinarie animazioni realizzate dall’artista a partire da rapidi schizzi tracciati sulla carta restituiscono, con immediata freschezza, lo slancio delle numerose persone incontrate e la vitalità respirata nei luoghi visitati. In uno scambio osmotico creativo che si rinnova ad ogni tappa. Premiato per la sua originalità da un vasto successo di pubblico e di critica, tra i vari riconoscimenti nel 2008 Megunica ha ricevuto il Best Creative Documentary Award al Documentary Film Festival di Amsterdam. Megunica is a unusual documentary and an hybrid artwork. It is the diary of an adventurous voyage of self-discovery that the notorious street artist Blu, together with film maker Lorenzo Fonda and two other friends (Silvia “Sibe” Siberini and Ivan Merlo) took towards the end of 2006 across five South American countries - Mexico, Guatemala, Nicaragua, Costa Rica and Argentina - hence the title’s acronym. The scenes of Blu at work on anonymous and dilapidated walls, together with his extraordinary animations, which start out as quick sketches on paper, reveal with immediacy the empathy created with the many people encountered en route as well as the vitality of each different place; elements that feed the work with osmotic creative exchanges renewed at every stop. Megunica has been received with acclaim both by the critics and the public. The work won Best Creative Documentary Award at the Amsterdam Documentary Film Festival. LORENZO FONDA Nato a Carpi (Modena) nel 1979, vive e lavora a Los Angeles. Video maker e regista, ha iniziato la sua carriera come illustratore e animatore. Ha al suo attivo numerosi video commerciali e musicali. Born in Carpi (Modena) in 1979, lives and works in Los Angeles. Video and film maker, he started his career as an illustrator and animator. He has made numerous commercial and musical videos. Filmografia selezionata 2008 Megunica. www.mercuriofilm.com 32 33 MIAMI HEIGHTS: HERNAN BAS Stati Uniti, 2009, 69’ regia Bill Bilowit riprese Bill Bilowit montaggio Bill Bilowit produttore Grela Orihuela produzione Wet Heat Project lingua inglese Primo di una serie di documentari dedicati alla scena artistica contemporanea di Miami e ai suoi protagonisti, il film racconta un anno e mezzo di esperienze creative e personali del giovane pittore di successo Hernan Bas (Miami, Florida, 1978), seguendolo dall’inaugurazione della sua grande mostra alla Rubell Family Collection, durante Art Basel Miami Beach nel 2007, fino all’importante retrospettiva presso il Brooklyn Museum di New York nel 2009. Penetrando nel suo studio, la telecamera ci mostra l’artista al lavoro su una delle sue recenti grandi tele, mentre interviste a collezionisti ed esperti illustrano, in parallelo, le ragioni della sua rapida fortuna. Recentemente intervistato da Maurizio Cattelan sulla rivista “Flash Art International” (n. 268, October 2009), che gli ha dedicato la copertina, Bas è stato anche tra gli artisti presentati nell’ambito del progetto The Collectors, che ha coinvolto i Padiglioni della Danimarca e dei Paesi Nordici alla Biennale di Venezia 2009 ottenendo la Menzione Speciale della Giuria. This film is the first in a series of documentaries dedicated to the Miami contemporary art scene and its protagonists. It follows the creative and personal experiences of the young, successful painter Hernan Bas (born in Miami, Florida, in 1978) over 18 months beginning with the opening of his solo show at the Rubell Family Collection on the occasion of 2007 Art Basel Miami Beach and finishing with his important 2009 retrospective at the Brooklyn Museum of New York. The camera goes into his studio, showing the artist at work on one of his large canvases, while interviews with collectors and various experts illustrate the reasons behind his quick rise to fame. Bas has recently been interviewed by Maurizio Cattelan for the art magazine “Flash Art International” in the October 2009 issue. One of Bas’s works was featured on the cover. He was included in the project The Collectors, created for the Danish and Northern Countries Pavilions at the 2009 Venice Biennale, which won a Jury’s Special Mention. Bill Bilowit Ha fondato la Tareco Pictures nel 2002 con la produttrice Grela Orihuela per la realizzazione di film indipendenti, e ha diretto i film quali Round Trip e Naked Under Heaven, oltre a video musicali per il musicista di latin jazz Alfredo Triff. Le sue collaborazioni artistiche includono video con l’eco-artista Xavier Cortada e copioni teatrali per spettacoli di marionette con lo scultore e performer Pablo Cano. In 2002 he founded Tareco Pictures with producer Grela Orihuela to create independent films, directing the improvised narrative features Round Trip and Naked Under Heaven, and music videos for latin jazz artist Alfredo Triff. His art collaborations include video with eco-artist Xavier Cortada and puppet playwriting for sculptor and performance artist Pablo Cano. Filmografia selezionata 2007 Naked Under Heaven; Round Trip; 2008-2009 Studio Drive-By (serie). www.wetheatproject.com - www.visitmiamiheights.com 34 35 PICASSO & BRAQUE GO TO THE MOVIES Stati Uniti, 2008, 60’ regia Arne Glimcher fotografia Petr Hlinomaz montaggio Sabine Krayenbühl musica Daniel Abramovich, Aleksandar Djordjevich, Christopher “Pinkus” Wesselman narratore Martin Scorsese produttori Arne Glimcher, Martin Scorsese, Robert Greenhut produzione Cubists LLC produttore esecutivo Bonnie Hlinomaz lingua inglese Sulla scia della grande mostra Picasso, Braque and Early Film in Cubism, proposta nel 2007 dal noto critico d’arte statunitense Arne Glimcher alla PaceWildenstein Gallery di New York, il documentario (firmato per la regia dallo stesso Glimcher e co-prodotto da Martin Scorsese) prosegue nell’indagine sul fondamentale ruolo esercitato dal cinema agli inizi del secolo scorso nell’opera dei due maestri del Cubismo. Straordinario e vivace affresco sulle origini del magico connubio tra arti visive e cinema, tra flash back e ritorni al presente il film alterna magistralmente spezzoni di film dell’epoca del muto, pionieristici brani di Georges Méliès e rari documenti filmati sulla danza serpentina di Loie Fuller, con riflessioni e commenti di personaggi celebri del cinema e della cultura artistica contemporanea. Tra loro, oltre allo stesso Scorsese nel maieutico ruolo di narratore, l’artista e regista Julian Schnabel, Lucas Samaras e Chuck Close. The documentary comes in the wake of the exhibition Picasso, Braque and early Film in Cubism, which was cureted at New York’s PaceWilderstein Gallery by the famous American art critic Arne Glimcher. Shot by Glimcher himself and co-produced with Martin Scorsese, the documentary continues investigations on the fundamental role that cinema had on the work of the two Cubists masters at the beginning of the 19th century. It is an extraordinarily vivacious fresco of the magical relationship between visual arts and cinema, and using both flash backs and contemporary sequences it masterly alternates excerpts from old silent movies with pioneering works by Georges Méliès, rare documentaries of serpentine dancer Loie Fuller and with comments by famous contemporary artists and movie stars. Among these are Scorsese himself, who appears in the Socratic role of narrator, the artist and film maker Julian Schnabel, Lucas Samaras and Chuck Close. Arne Glimcher Nato a Duluth (Minnesota) nel 1938, è presidente della PaceWildenstein Art Gallery di New York. Critico di chiara fama, Glimcher è anche conosciuto regista e produttore di film. Nel 2003 è stato insignito della Lègion d’Honneur. Born in Duluth, Minnesota in 1938, is the Chairman of PaceWilderstein Gallery in New York. Famous art critic, Glimcher is also a well known film maker and producer. In 2003 he was given the Lègion d’Honneur. Filmografia selezionata 1988 The Good Mother; 1992 The Mambo Kings; 1995 Just Cause. www.arthousefilmsonline.com 36 37 THE COLOUR OF YOUR SOCKS - A YEAR WITH PIPILOTTI RIST Svizzera/Austria, 2009, 53’ regia Michael Hegglin soggetto Michael Hegglin riprese Peter Hamman suono Stephan Pauly montaggio Oliver Neumann produttori Alfi Sinniger, Olivia Oeschger produzione Catpics Coproductions Ltd. in collaborazione con Amour Fou Filmproduktion & Swiss Television lingua tedesco, inglese Viaggio nell’universo creativo di Pipilotti Rist (Grabs, Svizzera, 1962), vincitrice nel 1997 del Premio Duemila alla Biennale di Venezia e nel 2009 del Joan Miró Prize della Fundació Joan Miró di Barcellona. Il documentario racconta il lavoro della poliedrica artista con il suo team, addentrandosi nello studio di Zurigo e accompagnandola in giro per il mondo. Seguendo la creazione di Pepperminta, il film d’esordio in veste di regista cinematografica presentato nel 2009 alla 66a Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti, la telecamera accompagna l’artista durante la realizzazione delle sue suggestive videoinstallazioni, concepite come veri e propri poemi fatti di “luci, colori e musica”. Da Homo sapiens sapiens, creata per la chiesa barocca di San Stae in occasione della Biennale di Venezia del 2005, fino alla monumentale Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters), commissionatale dal MoMA di New York per la sua mostra nel 2008. This documentary is a voyage through the creative universe of Pipilotti Rist who was born in Grabs, Switzerland in 1962. In 1997, Rist won the Venice Biennale Premio Duemila, and in 2009 the Joan Miró Prize given by Barcelona’s Joan Miró’s Foundation. The documentary follows the work of this multi-talented artist and her team of collaborators, filming her in her Zurich studio and around the world. It shows the making of Pepperminta, her debut feature as film maker, which was premiered at the 66th Venice International Film Festival in 2009. The film follows the artist in the development of her video installations, which are created as poems made of “lights, colours and music”, starting with Homo sapiens sapiens, created inside San Stae’s church for the 2005 edition of Venice Biennale, and finishing with Pour Your Body Out (7354 Cubic Meters) commissioned by MoMA for her 2008 solo show. Michael Hegglin Nato nella piccola cittadina svizzera di Zug, sul lago di Zug. Dopo aver studiato letteratura tedesca e latino americana, filosofia e storia, si è dedicato al cinema in maniera autodidatta e sperimentale. Ha co-fondato il programma della televisione svizzera 10 vor 10, dove ha anche lavorato. Per Hände weg von diesem Weib - Die Schweizerin Carmen Mory vor Kriegsgericht (Hands off this Woman - Swiss Woman Carmen Mory Stands Before a Military Tribunal) ha ricevuto il premio della Zurich Television nel 2002. Oggi Michael Hegglin vive con la sua famiglia a Zurigo. Born in the small Swiss town of Zug on Lake Zug. After studies in German and Latin American literature, philosophy and history, he went on to learn the craft of filmmaking in an autodidactic, experimental manner. He then co-founded and worked for Swiss Television’s news magazine program 10 vor 10. For Hände weg von diesem Weib - Die Schweizerin Carmen Mory vor Kriegsgericht (Hands off this Woman - Swiss Woman Carmen Mory Stands Before a Military Tribunal) Michael Hegglin received the Zurich Television Award in 2002. Today, Michael Hegglin lives with his family in Zurich. Filmografia selezionata 2001 Hands off this Woman - Swiss Woman Carmen Mory Stands Before a Military Tribunal; 2003 The Ink-Blue Swiss - A Literary expedition with Peter von Matt; 2005 A Life for Ten Thousand Dances - The Folk Music Ethnologist Hanny Christen; 2007 The Two Faces of Gabor Bilkei; 2008 Pictures that Mean the World - On Reality in Photography. www.catpics.ch 38 39 THE GREAT CONTEMPORARY ART BUBBLE Gran Bretagna, 2009, 90’ regia Ben Lewis soggetto Ben Lewis fotografia Frank Peter Lehmann montaggio Simon Barker musica Daniel Pemberton narratore Ben Lewis produttore Fiona O’Doherty produzione BEN LEWIS TV per ZDF, ARTE, BBC in associazione con DR, SVT, NRK, YLE, AVRO, Australian Broadcast Corporation distribuzione BEN LEWIS TV lingua inglese Noto per la sua irriverente e ironica serie di film televisivi Art Safari, il critico d’arte e regista inglese Ben Lewis ha trascorso un intero anno a monitorare gli andamenti e ad indagare i misteriosi meccanismi del mercato internazionale dell’arte contemporanea, che ha raggiunto il picco massimo nel settembre 2008, con la celebre asta Sotheby’s delle opere di Damien Hirst. Oggi, a causa della sopraggiunta crisi economica mondiale, i prezzi sono calati quasi del 50%. Nel suo viaggio in giro per il mondo, Lewis ha incontrato celebri artisti, visitato case d’asta, fiere e gallerie, intervistato importanti dealers, collezionisti miliardari ed esperti del mercato dell’arte. Muovendosi lungo il confine tra business e passione autentica per l’arte, il documentario svela, nel tipico stile brillante dell’autore, le pratiche inusuali, le speculazioni e i segreti che si celano dietro il complesso e impenetrabile fenomeno della “grande bolla”. British art critic and film maker Ben Lewis, well known for his irreverent and ironic Art Safari television series, spent an entire year studying the inner mechanisms of the international contemporary art market which peaked in September 2008, with the celebrated Damien Hirst auction at Sotheby’s. After the global crisis, prices have fallen by 50%. Lewis has travelled around the world to meet with famous artists, has visited auction houses, art fairs and galleries and has interviewed important dealers, millionaire collectors and art world experts. Exploring the boundaries between business and real passions for art, the documentary reveals the unusual practices, speculations and secrets that are hidden behind the complex and impenetrable phenomenon of the “great bubble”. Ben Lewis Laureato in storia dell’arte a Cambridge e Berlino, ha lavorato a progetti musicali e documentaristici, affrontando con originalità, umorismo e ironia tematiche politiche, storiche e intellettuali. Nel 2001 il suo film King of Communism: the pomp and pageantry Nicolae Ceausescu ha ricevuto il Grierson Award come miglior documentario storico, mentre nel 2006 Hammer and Tickle: the Communist Joke Book, è stato premiato come miglior documentario al Zurich Film Festival. Graduated in art history in Cambridge and in Berlin, has worked both with musical and documentary projects. He brings his original, amusing and ironical touch to political, historical and cultural themes. In 2001, his King of Communism: the pomp and pageantry Nicolae Ceausescu won the Grierson Award as best historical documentary. In 2006, Hammer and Tickle: the Communist Joke Book won best documentary at Zurich Film Festival. Filmografia selezionata 2001 King of Communism: the pomp and pageantry Nicolae Ceausescu; 2003 Art Safari (serie I); 2005-2006 Art Safari (serie II); Blowing Up Paradise; 2006 Hammer & Ticklee: the Communist Joke Book; 2007 Art Safari - Affinities. www.benlewis.tv 40 41 THE NEW RIJKSMUSEUM Paesi Bassi, 2008, 120’ regia Oeke Hoogendijk soggetto Oeke Hoogendijk riprese Sander Snoep, Gregor Meerman, Adri Schrover, Paul Cohen suono Mark Wessner montaggio Gys Zevenbergen musica Eelco van de Meeberg, Christiaan van Hemert produttore Pieter van Huystee produzione Pieter van Huystee Film e NPS lingua olandese, inglese, spagnolo sottotitoli inglese Il Rijksmuseum di Amsterdam vanta una tra le più importanti raccolte di capolavori di maestri fiamminghi, tra essi la celebre Ronda di notte (1642) di Rembrandt, e un’imponente sezione dedicata all’arte asiatica. Lo storico edificio di Pierre Cuypers dove il museo ha sede dal 1885, è al centro di un importante progetto di ricostruzione, rinnovamento e restauro firmato dagli architetti Cruz e Ortiz, autori del Padiglione Spagnolo al World Expo 2000 di Hannover e di importanti interventi nel centro storico della città di Siviglia. Le soluzioni proposte dai celebri architetti, le stesse per cui essi sono stati scelti, diventano oggetto di dibattiti e controversie. Osteggiato dall’associazione dei ciclisti e sottoposto al giudizio di diverse commissioni, il progetto iniziale subisce importanti modifiche, con continui slittamenti della data di consegna, prevista ad oggi per il 2013. Nel racconto delle vicende del Rijksmuseum, un esempio attuale ed emblematico del difficile e appassionato processo verso il ‘nuovo’. Amsterdam’s Rijksmuseum holds one of the most important collection of masterworks by Flemish masters. Among these is the celebrated Night Watch, painted by Rembrandt in 1642. It also holds a large collection of Asian art. The historic building by Pierre Cuypers which has housed the Rijksmuseum since 1885, is at the centre of an important redevelopment project by architects Cruz and Ortiz, the creators of the Spanish Pavilion at the Hanover 2000 World Expo and of several important works in Seville’s historic centre. The ideas proposed for the building, by the world famous architects, are hotly debated and have become controversial, notwithstanding the fact that they are the very same for which the firm was chosen. The project has been attacked and held hostage by the cyclists’ association and, after undergoing the scrutiny of several different commissions, it has been substantially modified. The completion date keeps sliding forward. It is now foreseen for 2013. In this documentary, the Rijksmuseum redevelopment becomes a contemporary, emblematic symbol of the difficult but passionate transition towards the ‘new’. Oeke Hoogendijk Nata nel 1961, ha iniziato la sua carriera come regista teatrale. Specializzata in documentari, dal 1997 ha diretto numerosi cortometraggi per la televisione. Tra i suoi ultimi progetti, è in corso la realizzazione della seconda parte del film The New Rijksmuseum. Born in 1961, she started her career as theatrical director. She specialises in documentaries and since 1997 has directed several short films for television. She is at work on the second part of the film The New Rijksmuseum. Filmografia selezionata 1998 Een gelukkige tijd; 2002 The Holocaust Experience. www.pvhfilm.nl 42 43 La convivialità: la vera grande tradizione italiana. A questa tradizione guarda la nostra ricerca gastronomica e la nostra costante, appassionata indagine nella cultura del bello e del buono. Via del Proconsolo 16r Firenze tel. 055 240618 www.allemurate.it Aperto solo per cena dalle 19.30 alle 23.00 chiuso il lunedì Vi a d i S a n t o S p i r i t o 6 4 r - F i re n z e - w w w. i l s a n t o b e v i t o re . c o m Te l : 0 5 5 2 1 1 2 6 4 - i n f o @ i l s a n t o b e v i t o r e . c o m ALLE MURATE OSTERIA DEL CAFFÉ ITALIANO Via Isola delle Stinche 11/13r - Firenze tel. 055 289368 www.caffeitaliano.it Aperto a pranzo e a cena fino a tarda notte chiuso il lunedì Osteria è un nome antico, come antica è la tradizione che seguiamo con la nostra cucina, fatta di ricette semplici, di ingredienti di prima scelta che ricerchiamo con passione in ogni angolo della Toscana. ® Vi a d i S a n t o S p i r i t o 6 4 r - F i re n z e - w w w. i l s a n t o b e v i t o re . c o m Te l : 0 5 5 2 1 1 2 6 4 - i n f o @ i l s a n t o b e v i t o r e . c o m via del proconsolo 29/31r . 50122 firenze . t. +39 055 2398762 . www.ristoranteangels.it Residence Hilda Meravigliose Suite moderne e finemente arredate nel cuore di Firenze Marvellous Suites, modern and finely appointed in the hearth of Florence Cultural Space Golden View Open Bar Via dei Bardi 58r Ponte Vecchio Firenze Tel 055214502 via dei Servi 40 - 50122 Firenze - Italia www.residencehilda.com - [email protected] T. +39 055 288021 - Fax +39 055 287664 Finito di stampare nel mese di novembre 2009 da Stabilimento Grafico Rindi snc - Prato, per conto di Lo schermo dell’arte, Firenze