Foto digitale di azione - Circolo Culturale Montesacro

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Foto digitale di azione - Circolo Culturale Montesacro
Ripresa
Come preparasi
alle riprese, quale
attrezzatura scegliere,
come effettuare
gli scatti:
l’inquadratura, gli
obiettivi, la tecnica di
esposizione, il
controllo del rumore
e il bilanciamento
del bianco.
E poi la
post-produzione.
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A tutta velocità!
Consigli pratici per
la fotografia d’azione
Qual’è il genere di foto che più attira chi
si avvicina alla fotografia? Sicuramente
la ‘Street Photography’, ovvero la ripresa di eventi o situazioni che avvengono
‘per strada’, il luogo che, per definizione, è proprietà di tutti. Chi non ha tentato, almeno una volta, di emulare i capolavori di Smith, Bresson, Salgado, Herwitt
e compagnia ? Poi normalmente si cercano altri ambiti di ripresa, il reportage,
il ritratto, l’architettura, eventualmente lo
still-life.
Ma da dove viene la passione che molti
nutrono per la fotografia sportiva o di
azione? Ad ascoltare i racconti dei pro-
fessionisti che si cimentano in tale campo, le esperienze sono le più diverse; vi
è chi ha iniziato cercando di portare a casa le immagini del proprio sport preferito e non ha più smesso, vi è che si è imbattuto nel genere durante ‘battute’ di
street-photography, e vi è chi la macchina fotografica la maneggiava d’estate ed
è stato ‘illuminato’ dai primi risultati ottenuti riprendendo surfisti, beach-volley
e simili. Vi è anche chi è rimasto folgorato dall’adrenalina che si respira negli
ambienti sportivi.
I percorsi quindi sono diversi, ma rimane un fatto: la fotografia d’azione può ri-
servare delusioni, così come può dare
grandi soddisfazioni. Richiede attrezzature al top della gamma, un buon fisico,
tanta esperienza e passione incondizionata perché a volte le situazioni sono difficili, se non pericolose per se stessi e per
le attrezzature.
E se non si è mai sperimentato la fotografia d’azione?
Serve un evento!
In azione possiamo trovare anche il gatto di casa! Anzi sono certo che molti fotografi assai abili nel ritrarre le monoposto di Formula 1 sfreccianti in rettilineo
a 300 all’ora troverebbero difficoltoso immortalare il felino nei suoi insensati e frenetici movimenti!
Ma se è la fotografia sportiva che cerchiamo, gli eventi sono numerosi; non sono necessarie le competizioni d’alto livello e basta scorrere la cronaca dei giornali locali per trovare le gare più diverse.
Noi abbiamo scelto, tra l’altro, una regata velica.
Tanto per dare un’idea dei problemi più
diversi che possono nascere, delle sei persone che eravamo, tre hanno avuto qualche ‘problemino’ col continuo movimento ondulatorio tipico del nostro motoscafo
durante le quattro ore in cui abbiamo tentato di seguire le imbarcazioni regatanti.
E poi gli schizzi delle onde erano continui e due attrezzature ‘forse’ torneranno
a funzionare una volta asciutte. E poi ci
sono gli inconvenienti tipici delle moderne attrezzature: una batteria ha smesso di funzionare, senza possibilità di ricarica a bordo.
Già da questo assaggio possiamo trarre le
prime indicazioni utili ad affrontare la fotografia sportiva: occorre organizzazione, attrezzature, mano ferma, consapevolezza del contesto in cui ci troveremo e ...
un pizzico di fortuna!
Le immagini pubblicate in questo articolo sono relative ad una regata velica svoltasi sul lago di Garda e alle prove libere
del Gran Premio di Formula 1 a Monza.
Prima di tutto, documentarsi
Per effettuare buoni scatti occorre, neanche a dirlo, sapere che cosa si sta per fotografare! Sembra una banalità, ma eviterà di portare con sé attrezzature ed abbigliamento fuori luogo. Inoltre suggerisco di cercare le immagini scattate da altri fotografi nelle precedenti occasioni: la
conoscenza della situazione di ripresa consentirà di individuare subito gli elementi più importanti da fotografare, senza perdere tempo in inutili particolari.
Nel caso della regata, sarà opportuno informarsi sullo svolgimento dell’evento per
non rischiare di giungere sul luogo in ri-
tardo, perdendo le fondamentali fasi dell’avvio della competizione; sono gli unici istanti in cui è possibile riprendere insieme la gran parte delle imbarcazioni.
Allo stesso modo sarà utile prenotare preventivamente un motoscafo o un gommone, per seguire (anche se a distanza) i
concorrenti durante le manovre.
Occorre poi conoscere la posizione delle
boe attorno a cui tutti i partecipanti, prima o poi, dovranno virare: questo sarà di
certo un buon punto di ripresa. Teniamo
anche presente le condizioni meteo, per
scegliere gli opportuni strumenti di ripresa
e il tipo di abbigliamento. Lo stesso discorso vale per l’equipaggiamento fotografico; dovremo infatti curare la scelta
delle ottiche da portare, sia per riprendere i concorrenti a distanza, in alto mare,
sia per effettuare riprese prima e dopo la
competizione, alla partenza o all’arrivo.
Sarà quindi utile informarci sulle postazioni fisse disponibili e sulle condizioni
di luce negli orari della gara.
La preparazione
Questa breve introduzione fa capire l’importanza della preparazione per arrivare
a scattare buone fotografie. In particolare suggerisco di rinunciare a portare con
sè tutto il proprio corredo fotografico!
Dovremo ridurre il peso e gli ingombri al
minimo indispensabile, anche se questo
costringe a qualche rinuncia.
Allo stesso modo occorre scegliere la borsa fotografica più adatta: in queste situazioni io mi trovo malissimo con le borse
a scomparti laterali e preferisco utilizzare una sacca laterale dotata di cinghia a
tracolla, chiusura a velcro e rivestimento
di gommapiuma, all’interno della quale
metto un sacchetto di plastica (va bene
quello per la spazzatura) per le situazioni a rischio umidità. In questa sacca scaravento letteralmente le ottiche che ho finito di utilizzare ed estraggo quelle da
montare.
A questo riguardo vorrei ricordare che le
ottiche ed i materiali fotografici non sono reliquie sacre, sono fatti per essere utilizzati e dunque non è il caso di prendersela eccessivamente per qualche graffio
o scrostatura esterna. Invece, le ‘lenti’ anteriori e posteriori, quelle sì sono preziose, e come tali andranno trattate, curate,
e protette!
Due righe per quello che riguarda il già
accennato abbigliamento. Io mi trovo bene ad utilizzare i k-way, giubbotti, sciarpe, guanti, e simili, che uso anche come
‘ammortizzatori’ mettendoli sul fondo della sacca. E poi scarpe da ginnastica, una
maglietta di ricambio, ed un indumento
impermeabile col cappuccio. Lascerei a
casa il treppiede, inutile su di un moto-
scafo che continua ad oscillare!
Il digitale in azione
Il digitale permette di sperimentare generi fotografici che sono particolarmente
ostici per la fotografia analogica. Mi spiego. Nella fotografia di azione una delle
maggiori difficoltà è quella di riprendere
in modo efficace il soggetto nel suo rapido movimento. Va da sè che la possibilità di rivedere immediatamente lo scatto
effettuato semplifica molto la ripresa.
E’ inoltre di grande utilità poter disporre
del bilanciamento del bianco in ogni istante della ripresa, indipendentemente dalle
condizioni meteorologiche, così come la
possibilità di variare ad ogni scatto la sensibilità.
In ultimo non dimentichiamo che il tanto bistrattato slittamento delle focali in
questo caso (una regata, il Gran Premio
di Formula 1) torna a nostro vantaggio e
ci permette di impiegare ottiche lunghe
che, montate sulla reflex digitale, diventano ‘lunghissime’! Disponendo di un
200mm e di un moltiplicatore 2x si finisce per avere un 600mm! Certo, avremo
dei problemi nel momento in cui vorremo entrare nel vivo dell’azione con focali grandangolari, ma la gran parte delle immagini richiederanno ottiche di lunga focale.
Il fotografo digitale si troverà poi a dover
fronteggiare due problematiche: lo spazio sulle schede di memoria e la durata
delle batterie.
Per le schede suggerisco di usare supporti
di ampie dimensioni, preferendo magari
più schede di media grandezza piuttosto
che una sola, enorme; è una forma di sicurezza che torna utile in caso di malfunzionamenti. Per risparmiare spazio,
utilizziamo il formato Raw solo se necessario.
La durata del parco batterie si risolve portandosi dietro due o più batterie di scorta e cercando, nel caso di una fotocamera compatta, di lesinare al massimo l’impiego dello schermo per inquadrare; meglio usare il mirino ottico.
Evitare poi l’impiego forsennato dello
schermo per cancellare le immagini mal
riuscite: rischia di far perire prematuramente la nostra ‘scorta energetica’ ed anche di farci perdere momenti unici. Meglio scattare con buon senso, tenere tutto, magari dotandosi di più memorie, e
poi selezionare a casa. Piuttosto revisioniamo le immagini per uniformare il nostro modo di riprendere i soggetti.
Reflex o compatta
Potrebbe apparire banale ma posso assicurare che così non è: la reflex è lo strumento più adatto per una ripresa di livelPC PHOTO 55
lo professionale. La possibilità di sostituire le ottiche, di montare un moltiplicatore di focale, o di ricorrere a obiettivi stabilizzati o ad accessori vari è molto utile
ai fini di ottenere immagini di buon livello. Senza contare che le ottiche per le
reflex sono in genere di qualità superiore rispetto a quanto offerto dalle fotocamere compatte.
Un altro aspetto importante è la visione
all’interno del mirino: quello ottico della
reflex è superiore ai monitor elettronici,
sopratutto in esterni e nelle riprese dinamiche.
Ciononostante meritano attenzione alcune fotocamere compatte che consentono
eccellenti riprese grazie a obiettivi con
zoom 10x, dotati di stabilizzazione, trattamenti antiriflesso e correzione delle aberrazioni via software da fare invidia alle
reflex.
Non dimentichiamo poi che, in condizioni ambientali difficili per polvere ed acqua, può essere rischioso per l’attrezzatura cambiare l’obiettivo di una reflex.
A titolo di informazione, le immagini del
Gran Premio di Formula 1 sono state riprese con una compatta.
Ottiche
Si è accennato all’importanza delle ottiche. Oggi la tecnologia mette a disposizione del fotografo di azione strumenti
che permettono di elevare enormemente
il livello qualitativo delle riprese. Parliamo delle ottiche stabilizzate, vero toccasana per coloro che sono soliti lavorare a
mano libera con focali medio-lunghe. Attenzione però, non sempre serve o va bene stabilizzare.
Le più evolute ottiche stabilizzate per fotocamere reflex offrono varie modalità di
stabilizzazione. In particolare, seguendo
un soggetto in rapido movimento orizzontale (allo scopo di ottenere il cosiddetto ‘panning’) dovremo provvedere ad
impostare la stabilizzazione solo nel senso verticale. In questo modo sarà possibile evitare il mosso del soggetto e nello stesso tempo ottenere un effetto ‘filante’ dello sfondo. Se poi lasciamo il meccanismo di stabilizzazione libero di operare in tutti i sensi rischiamo di non riuscire a bloccare il movimento, neanche
utilizzando tempi estremamente brevi,
proprio per il fatto che il software considererà vibrazione da correggere anche il
nostro voluto spostamento della fotocamera.
Facciamo dunque attenzione ad impiegare tali sistemi nel modo corretto; in situazioni dinamiche può anche essere necessario disinserire del tutto la funzionalità di stabilizzazione. Questo può essere
particolarmente necessario impiegando
una compatta, che in genere impedisce di
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Nella fotografia di azione, un tempo di scatto rapido è l’unica garanzia che i soggetti risultino sufficientemente fermi e nitidi nell’immagine. Una giornata di sole
e diaframmi aperti agevolano!
selezionare il tipo di vibrazione da compensare.
In merito alla scelta delle ottiche più adatte per affrontare la fotografia di azione,
abbiamo già detto che le focali medio lunghe divengono estreme nel momento in
cui le montiamo su sensori. Diciamo di
più: poniamo attenzione all’apertura di
diaframma disponibile; infatti una grande apertura di diaframma permette di dimezzare i tempi di scatto che, come vedremo, è un elemento fondamentale in
questo genere di riprese. Si scelgano dunque ottiche luminose e di buona fattura,
visto anche che le aberrazioni ottiche hanno il brutto vizio di apparire alle massima apertura del diaframma.
Ovviamente si consiglia l’uso dei moltiplicatori, ma con la riserva che conven-
gono in abbinamento ad ottiche di buona
fattura, visto che essi non fanno altro che
amplificare otticamente le informazioni
che giungono sul sensore: difetti e deformazioni compresi! E poi riducono la luminosità del sistema ottico.
Lo stesso si può dire dei tele-convertitori che si montano sulle compatte.
Sensibilità e rumore
La sensibilità dei supporti è sempre stato
un argomento di discussione. Nel chimico ci sono i fautori delle pellicole di bassa sensibilità, dato che andando oltre i ‘canonici’ 100 ISO si può verificare un aumento della grana ed una diminuzione del
contrasto; al contrario ci sono coloro che
accentuano questi effetti mediante lo sviluppo ‘tirato’ dei materiali a sensibilità
superiori a quella nativa.
In ambito digitale, il maggiore e più evidente risultato di un aumento della sensibilità del sensore (in pratica una amplificazione del segnale) consiste nell’emergere del rumore elettronico: è un effetto
analogo alla grana della pellicola.
Che fare? Prima di tutto chiariamo che
l’aumento della sensibilità può essere indispensabile per raggiungere i brevi tempi di scatto capaci di ‘fermare’ il soggetto in rapido movimento.
Una sensibilità di 400 ISO, l’impiego di
un diaframma aperto come f/2,8 o f/5,6 e
una giornata di sole possono consentire
di scattare con tempi di 1/500 di secondo
ed anche più brevi! E’ dunque evidente
come, in questi casi, la possibilità di impostare differenti sensibilità sia un vantaggio non da poco delle apparecchiature digitali.
Occorre però tenere sempre controllato il
rumore, evitando in particolare le sensibilità più elevate offerte dalla fotocamera. La questione del rumore è un ulteriore argomento a vantaggio delle fotocamere reflex. Questi modelli infatti dispongono in genere di sensori con dimensioni più ampie rispetto alle compatte e sappiamo che le ampie dimensioni
dei pixel permettono di contenere la quantità di rumore. Si possono poi usare i sistemi software automatici per la rimozione del rumore; sono diffusi soprattutto sulle compatte. In questo caso però conviene provarli prima, soprattutto per quanto riguarda le ripercussioni sulla velocità operativa e sulla velocità di memorizzazione. In alternativa ci si può rivolgere alle prestazioni offerte da software
specifici come Neat Image, effettuando
interventi in post-produzione in grado di
ridurre sensibilmente la percezione del
rumore.
In definitiva, disponendo di una reflex digitale, si può usare tranquillamente una
sensibilità di 400 ISO, ed è a tale sensibilità che abbiamo effettuato la maggior
parte delle riprese.
Risoluzione e ripresa
Non scordiamoci che stiamo lavorando
in digitale. Questo significa disporre di
una grande quantità di informazioni ancora prima di effettuare lo scatto! Sappiamo che, al rientro a casa, le immagini
andranno a finire in un elaboratore elettronico, dunque perchè non sfruttare tali
informazioni fin dal principio?
Consideriamo la risoluzione: 6 milioni di
pixel consentono in fase di post-produzione di effettuare dei ritagli (Crop in Photoshop) utili a riquadrare le immagini.
Questo senza dubbio aiuta a mantenere
nel mirino un soggetto che si muove a fol-
Il Bilanciamento del Bianco automatico può di certo velocizzare le operazioni di
scatto (non serve misurarlo ogni volta), ma ha una controindicazione: vi è il rischio
che il tono dell’immagine cambi in base alla colorazione dei soggetti. Talvolta conviene utilizzare un’impostazione predefinita in base alle condizioni metereologiche
medie.
li velocità (alcuni scatti alle Formula 1 sono stati effettuati in asse alle vetture, proprio sul rettilineo di Monza... a oltre 300
all’ora!). I puristi direbbero che l’abilità
di un fotografo sta nello sfruttare al massimo l’area del fotogramma, evitando spazi vuoti che rivelano incompetenza... critiche fuori luogo in questo ambito, dato
che la velocità delle automobili è davvero forte ed inquadrarla a pieno fotogramma servirebbe solo a raggiungere dimensioni in stampa inutilmente grandi. Inoltre, che cosa dovrebbero fare i possessori di ottime 3 Mpxl? Rinunciare a tali scatti per inferiorità nei confronti dei più privilegiati concorrenti possessori di fotocamere da 6-8 Mpxl?
Io sostengo: sfruttiamo le agevolazioni
disponibili, sarà poi la pratica a farci stringere l’inquadratura sul soggetto in modo
da guadagnare qualche migliaio di pixel.
Paradossalmente in queste riprese sarà il
neofita ad aver bisogno delle attrezzature più performanti!
L’esposizione
Oggi i sistemi di esposizione automatica
tendono a fornire ottimi risultati, ma vanno saputi utilizzare. L’ideale, lavorando
nell’ambito della fotografia d’azione, sarebbe quello di utilizzare la Priorità di
Tempi ed impostare un tempo di scatto
molto rapido, per poi lasciare calcolare
alla fotocamera il valore di diaframma necessario ad ottenere un’esposizione corretta. Occorre però verificare che per tale tempo vi siano diaframmi disponibili!
E’ inutile impostare tempi da 1/2000 di
secondo se poi, all’atto pratico, questo richiederebbe un diaframma f/1.0, che non
è disponibile su nessuno zoom!
Io invece preferisco la Priorità di DiaPC PHOTO 57
frammi. Questo mi assicura una maggiore uniformità nelle immagini, oltre a poter contare sul fatto che i tempi calcolati
dalla macchina saranno quasi certamente disponibili. Raramente infatti, durante
una giornata luminosa, si scende sotto
1/1000 di secondo a f/5,6 anche lavorando come detto precedentemente a 400 ISO.
Questo è più o meno il range di valori che
sono solito utilizzare, eventualmente anche arrivando a scattare a tutta apertura
(f/2,8 o f/4,0) nel caso in cui la situazione lo richieda.
Ovviamente poi, professionalmente parlando, sarebbe più corretto usare un esposimetro esterno per luce incidente, pur
considerando che tale strumento diventa
in pratica inutilizzabile se il tempo (atmosferico) cambia rapidamente o in situazioni concitate in cui si cambia spesso punto di ripresa.
Consiglio dunque di prendere confidenza col sistema esposimetrico della fotocamera sperimentando gli automatismi di
esposizione a priorità di diaframma e di
tempo, provando a memorizzare l’esposizione su di un punto differente da quello inquadrato ed esplorando il fondamentale controllo per la staratura intenzionale dell’esposizione. In questo trovo
molto pratiche le fotocamere dotate di due
ghiere. Queste vengono in genere destinate, nell’impiego manuale, l’una al controllo dei Tempi e l’altra alla scelta dei
Diaframmi. Se si sceglie il controllo a
Priorità, una delle due ghiere consente invece di gestire la sovra o sotto-esposizione intenzionale.
Occorre prendere confidenza con queste
operazioni dato che l’azione si svolge in
tempi rapidissimi e sono situazioni che
potrebbero ingannare l’esposimetro.
Alcune prove poi consentiranno, controllando i risultati sull’istogramma delle immagini, di determinare il corretto valore
di staratura. Per esempio nelle riprese della regata ho ‘sempre’ sovra-esposto le immagini di 2/3 di stop, per compensare la
sottoesposizione causata dalle vele bianche delle imbarcazioni o dallo sfondo del
lago in controluce e saturo di foschia.
Il controllo dell’istogramma mi è stato
molto utile e devo dire che tutte le immagini scattate erano utilizzabili in sede
di post-produzione.
Sapendo che nella fotografia digitale la
sessione di fotoritocco è indispensabile,
perché non finalizzare la ripresa ad ottenere il meglio dalle nostre immagini?
Io mi trovo bene a sovra-esporre leggermente gli scatti che contengono qualche
particolare in ombra, allo scopo di minimizzare il rumore di tali zone. Tento insomma di mantenere l’istogramma dell’immagine spostato verso le alte luci, senza però bruciare i particolari più chiari,
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Un’ottica dotata di stabilizzatore di immagine consente di scattare immagini
pressoché perfette (dal punto di vista del mosso) anche se si fotografa stando
su mezzi di trasporto in movimento. Qui siamo su di un elicottero.
per poi recuperare le ombre in Photoshop
alzando il punto di nero coi Livelli.
Lo stesso vale per il bilanciamento del
bianco. L’impostazione automatica funziona spesso bene, ma, se si fotografa la
stessa imbarcazione in differenti situazioni di luce, si rischia di vederla rappresentata con tonalità un poco differenti in
base al calcolo del WB che la fotocamera ha ritenuto di volta in volta corretto. In
tali situazioni preferisco quindi impostare manualmente il WB (per esempio per
la luce solare) in modo da avere le stesse
dominanti da correggere su tutte le immagini.
L’ideale sarebbe comunque misurare il
bianco su un riferimento apposito, ripetendo di tanto in tanto il controllo.
Per l’incremento della nitidezza (Sharpen) preferisco impostare sulla fotocamera il minore livello possibile (quello
più neutro). Lavoro poi in Photoshop con
la Maschera di Contrasto per dare all’immagine il necessario spunto di dettaglio.
Tutti questi problemi ovviamente vengono semplificati se si opera in formato Raw,
il quale consente il controllo di questi parametri con risultati eccellenti dal punto
di vista qualitativo.
Mosso e mano ferma
Per effettuare buone riprese d’azione è
necessaria una mano ferma, ma non solo. Teniamo presente che ci si può trovare su un mezzo che si muove! Quindi, an-
Spesso l’unico modo per tentare di riprendere decentemente soggetti particolarmente rapidi in movimento orizzontale (è il caso di una Formula 1 in pista...) è effettuare il panning, ovvero seguire con l’ottica il movimento del soggetto: il risultato è un
soggetto fermo su uno sfondo mosso.
Non pensiamo che
la fotografia di
azione consista unicamente nella ripresa di bolidi sfreccianti! Anche un
sano reportage ‘dietro alle quinte’ fa
parte del gioco, con
focali ben più corte
e riprese assai più
studiate.
Non è certo rimanendo fermi in una comoda postazione che porteremo a casa un valido servizio di foto d’azione. E’ fondamentale documentarsi sui tempi e modi della manifestazione e inseguire
i soggetti in gara con ogni mezzo (ma sempre nel rispetto della
competizione).
Nel caso di
una regata
v e l i c a
dovremo
necessariamente fare
i conti con
il continuo
cambiamento dei
valori di
esposizione
in quanto
le imbarcazioni cambiano frequentemente direzione. Se
ciò non bastasse, occorre valutare anche la colorazione
bianca delle vele, che rende spesso necessaria una marcata sovraesposizione. Un esposimetro esterno agevola, ma
solo se usato rapidamente e con perizia.
Photoshop esiste anche nella fotografia
di azione. Per quanto affidiamo il successo del servizio alla spettacolarità delle immagini riprese, è innegabile come
una post-produzione compiuta sapientemente possa accrescere ulteriormente il
valore del nostro lavoro.
Le immagini pubblicate in questo
articolo sono state scattate alla
54esima edizione della regata velica
Centomiglia del Lago di Garda (l’evento è stato supportato da
Olympus, da Agfa e da www.photo
33.com ) e alle prove libere del Gran
Premio di Formula 1 a Monza, dove
Panasonic è sponsor di Toyota.
che utilizzando (come doveroso) sensibilità elevate, diaframmi aperti e tempi rapidi, impariamo anche a muoverci in modo da compensare gli elementi di disturbo. In regata dobbiamo fare i conti con
gli ondeggiamenti della nostra barca e con
quelli, differenti, delle imbarcazioni riprese. A questo scopo la stabilizzazione
serve a poco, meglio imparare ad ondeggiare noi stessi con l’ottica in mano: ser-
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ve ritmo!
Se poi ci troviamo all’autodromo, con le
Formula 1 che ci sfrecciano di fronte, una
stabilizzazione solo verticale agevola per
effettuare il panning orizzontale.
La situazione inversa, la ritroviamo scattando da un elicottero: in questo caso siamo noi a muoverci. Qui la stabilizzazione occorre, come anche i tempi rapidi.
In ogni caso occorre fare molta pratica;
solo così è possibile raggiungere i risultati che si desiderano.
L’etica del fotografo
Non voglio sembrare moralista, ma una
precisazione è doverosa. Noi ci rechiamo
sul luogo di un avvenimento sportivo, sociale, culturale per catturare buone immagini. Questo ci fa onore. E’ però bene
ricordare che dobbiamo rispettare il di-
ritto degli altri ad assistere al medesimo
spettacolo. Una buona pianificazione del
lavoro ci darà modo di giungere per tempo e sceglierci la postazione migliore senza infastidire nessuno.
E’ inoltre importante avere il massimo rispetto per i soggetti fotografati. In particolare, nella fotografia di azione sportiva, è criminale intralciare le competizioni solo per tentare di avvicinarsi eccessivamente ai protagonisti. Nel nostro caso
non ci siamo nemmeno posti il dubbio di
affiancare le imbarcazioni della regata in
quanto le avremmo di certo danneggiate.
Allo stesso modo mai ci saremmo sognati
di scavalcare la recinzione dell’autodromo per sdraiarci a bordo della pista . Insomma, il rispetto prima di tutto.
Conclusioni
Le possibilità di scattare buone immagini di un evento sportivo, come abbiamo
visto, ci sono. Serve una buona programmazione, la scelta delle attrezzature corrette, la conoscenza tecnica degli strumenti e delle problematiche: il digitale ed
un po’ di pratica fanno miracoli.
E’ una grande soddisfazione giungere a
casa con degli scatti ben realizzati, sia per
le difficoltà oggettive da superare, sia per
l’impatto visivo che queste immagini spesso hanno.
Quindi mi sento di consigliare una avventura nella fotografia d’azione. Di certo questo gioverà anche alla pratica fotografica quotidiana, che si arricchirà dell’unico vero segreto dei professionisti:
l’esperienza.
Eugenio Tursi
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