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il richiamo della foresta
23/09/13
Alberi, animali e vento nelle divine note di Francesca – Il richiamo della Foresta - Blog - Repubblica.it
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IL RICHIAMO DELLA FORESTA
di Margherita d'Amico
30 AGO 2013
Alberi, animali e vento nelle divine note di Francesca
A sette anni debutta in concerto da solista, a otto annuncia ai genitori che non mangerà mai più un altro essere vivente,
a ventitré vanta già una carriera importante e incide i 24 Capricci di Paganini per la Deutsche Grammophon suonando
un Giuseppe Guarnieri del Gesù (Cremona 1734) appartenuto a Ruggiero Ricci: fin dall’infanzia talento e delicatezza
descrivono la violinista Francesca Dego, giovane astro musicale. Nata a Lecco nel 1989 cresce sul Lago di Como
innamorata di natura e animali. Anche da bambina il pensiero delle sofferenze inflitte dall’uomo ai suoi simili e alle altre
specie le suscita angoscia e crisi di pianto.
“Un Natale, quando ero piccola” racconta Francesca “mi mandarono a prendere il salame da una parente. Questa mi
raccontò come si uccide il maiale, senza rendersi conto che mentre parlava mi ero pietrificata. Tornai a casa sconvolta e
dissi ai miei che non avrei più toccato niente che avesse occhi, una mamma. Non si opposero, anzi mia madre, che è
americana e nutrizionista, capì che poteva essere un bene”.
La musica può riscattare i mali del mondo?
Forse è aleatorio, ma rappresenta comunque una via d’uscita dalle brutture del quotidiano. Personalmente ho sofferto
persino studiando la storia, anelavo a qualcosa di positivo in cui credere. La musica monumentale, perfetta di Bach è
Francesca Dego fotografata da Grazia Lissi pervasa da Dio, ma nelle opere d’arte leggiamo e ritroviamo pure quello che siamo noi, finanche se non vogliamo.
all'Amiata Piano Festival 2013
Quando ha capito che emotività e gentilezza si trasformavano in una forza?
Ho iniziato a suonare il violino a quattro anni, era la mia strada: non saprei immaginarmi senza. Sono maturata frequentando musicisti, con molti di loro ho
condiviso fragilità e modo di sentire. In parecchi, nel nostro ambiente, sono vegetariani o vegani proprio per sensibilità verso le altre creature.
Quanta natura vibra nella musica, soprattutto in quella che predilige?
E’ una presenza fortissima, diretta o indiretta. Dobbiamo distinguere fra la musica descrittiva, come le Quattro Stagioni di Vivaldi, e quelle sinfonie che non
necessariamente ce lo dichiarano subito, ma si sono alimentate di montagne, vento, alberi, uccelli. Basti pensare al rapporto profondo che compositori
come Brahms o Mahler hanno intrattenuto con i paesaggi alpini. Dalla funzione celebrativa e i toni irreali del Barocco passando attraverso i grandi
cambiamenti e la libertà che irrompono fra Seicento e Settecento, arriviamo ai tormenti del Romanticismo che ci racconta una natura mistica.
E il suo rapporto con la natura oggi com’è?
Appassionato e dolente, poiché la sofferenza inflitta al Pianeta, agli animali, mi è insopportabile. Da bambina ho vissuto con un cagnolino adorato, oggi
sono sempre in viaggio e non potrei occuparmene a dovere. Ma sono iscritta a qualunque possibile movimento animalista, spero di veder tramontare orrori
come la vivisezione. E’ una delle cose più spaventose che si possano immaginare, la trovo inconcepibile.
La pianista Hélène Grimaud afferma che l’ululato del lupo è uno dei più affascinanti suoni naturali e a questi animali, negli USA, ha dedicato un progetto
protezionistico, il Wolf conservation center.
Ammiro Hélène, donna speciale e coraggiosa. Spero, con il tempo, di individuare e creare anch’io il mio progetto.
La sua stessa arte è in debito con la natura, visto che il violino è fatto di legno. E che legno.
Così importante nella fabbricazione dello strumento da diventare leggendario. Penso alla Val di Fiemme, in Trentino (anche detta la Foresta dei Violini) i
cui abeti rossi hanno fornito la materia prima ai più sapienti liutai, incominciando dagli Stradivari.
Anche lei suona un violino fuoriclasse, un Francesco Ruggeri del 1697. Come si capisce che uno strumento è il proprio?
Colpo di fulmine, me ne sono innamorata subito. E poi c’è stata un’unione di forze perché potessi averlo. Da tempo conto sul sostegno della fondazione
Florian Leonhard Fine Violins di Londra, che già da tre anni mi concede di suonare il Guarneri del Gesù appartenuto a Ruggiero Ricci con cui ho inciso i
Capricci. Ho suonato anche lo Stradivari ex-Bavarian del 1720: a rifletterci è incredibile che opere del genere continuino a produrre nei secoli suoni
inimitabili.
A fine luglio è stata ospite dell’Amiata Piano Festival, che della musica immersa nel paesaggio fa la sua filosofia (la stagione si conclude questo fine
settimana alle Cantine di Colle Massari): maturando l’impresa animalista, cosa prevede il suo calendario più immediato?
Il 14 settembre sarò in Piemonte, al Festival Armonie della Valcerrina. Il 19 ho un debutto importante in Inghilterra, il Concerto N.1 per violino di Paganini
alla Town Hall di Huddersfield e il 28 suonerò Bach al Teatro Mancinelli di Orvieto.
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La musica, il suono, si riproducono in modo identico nei diversi continenti, cambiando per esempio clima o altitudine?
In genere si suona al chiuso, dunque variano gli spettatori. E’ il respiro del pubblico l’elemento che cambia e conta. Quello europeo, che dispone di una
vasta scelta ad alto livello, è piuttosto critico e esigente. Anche i russi si aspettano tanto, sanno di avere una delle tradizioni più vive. A Mosca ho suonato
nella Sala Tchaikovsky, una vera emozione. Lì o a San Pietroburgo ci sono cinquecento concerti a settimana, gremiti di giovani. Nell’America Latina invece
sei avvolto dalla riconoscenza: tacciono ma c’è un calore da stadio che ti fa suonare in modo diverso. Il pubblico statunitense è cordiale ma si fida dello
status symbol; se la sala è prestigiosa applaudono anche esageratamente.
Salvatore Accardo l’ha definita uno dei talenti più straordinari che io abbia incontrato: è soddisfatta di sé?
Accardo è uno dei più grandi maestri contemporanei, ho avuto il privilegio di studiare con lui. Ho ventiquattro anni, traggo gioia da quello che faccio. Studio
e studio: è sempre nuovo, sempre diverso. A volte patisco perché non riesco a raggiungere quanto è nella mia testa ma sono cocciuta, insisto. La verità è
che non ho mai ammesso altra possibilità, non ho mai avuto un piano B. Cerco di provare e portare felicità restituendo agli altri quello che la musica dà a
me.
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Tag: alberi, animali, Francesca Dego, vegetarismo, violino, vivisezione
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3 COMMENTI
alessandra 30 agosto 2013 alle 09:52
Che bella persona: giovane, delicata, ma già così determinata e forte. E, per contrasto, il pensiero va
immediato alle immagini proposte nel famoso sito dedicato ai cacciam (nn riesco nemmeno a
nominarlo). Spesso, per dimostrare la diffusione di questa attività vengono postate foto di donne (?)
cacciatrici: con la loro bella carabina, magari con qlc trofeo in vista.. poveracce. Hanno solo da
imparare da una ragazza come Francesca, bella dentro e fuori.
Anna 30 agosto 2013 alle 12:38
Complimenti a questa bella ragazza, spero di ascoltarla presto in uno dei suoi concerti
tamara panciera 31 agosto 2013 alle 08:48
brava francesca..talento e cuore!!
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