ora - Stop `ndrangheta
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In abbinata obbligatoria con Italia Oggi. Berlusconi «Noi gli arbitri Basta tasse o si va al voto» “Onorata Sanità” Tutti assolti in Corte d’Appello L’ex premier: «Monti deve consultarci» Art. 18: Fornero frena «Utilizzarono fondi del Ccd» Condannati Crea e la moglie alle pagine 4 e 5 Silvio Berlusconi Giovedì 22 dicembre 2011 www.ilquotidianodellacalabria.it Nello sport Juve, pareggio a Udine Bene Inter e Roma Goleada Napoli a pagina 13 Il derby è della Vigor 1-0 al Catanzaro Mimmo Crea Reggio. L’esponente politico accusato di concorso esterno in associazione mafiosa «Plutino referente della cosca» Il consigliere comunale del Pdl è finito in manette con altre sei persone GIUSEPPE Plutino, consigliere comunale di Reggio del Pdl e già assessore all’Ambiente, è stato arrestato dalla polizia con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Con lui sono finite in manette altre sei persone. Plutino, secondo gli investigatori, era il referente politico della cosca Borghetto-Caridi-Zindato. Per la Dda, il consigliere comunale ha fatto anche pressioni sul consigliere regionale Nucera, oggetto poi di numerose minacce da parte del clan, per far assumere nel suo staff Domenico Condemi (anche lui arrestato nell’operazione scattata ieri). GIUSEPPE BALDESSARRO e CLAUDIO CORDOVA alle pagine 6, 7, 8 e 9 Scopelliti: «Perché la Cgil ci ha ostacolato?» Sì alla costruzione di quattro nuovi ospedali dall’autorità di vigilanza E a Oppido Mamerina sequestrate dal Nas alcune aree del nosocomio A. LIOTTA e T. MORABITO a pagina 12 «Quattro mesi in tenda a merendine pasta e carne» Giuseppe Plutino mentre viene portato in carcere dai poliziotti Le rassicurazioni del ministro dell’Interno al Pd «La massima attenzione sulle vicende di Reggio» ADRIANO MOLLO a pagina 8 Francesco Azzarà racconta la sua prigionia Anna Maria Cancellieri, ministro dell'Interno PAOLO VACALEBRE a pagina 15 Sisma e prevenzione Ecco cosa abbiamo fatto di FRANCO TORCHIA CARO direttore, lo spazio sempre più ampio che il suo quotidiano riserva al problema dei rischi ambientali a cui è sottoposta la nostra regione è un fatto positivo, perché il ruolo dei media per sensibilizzare la continua a pagina 20 Melito Porto Salvo. Il bambino è nato con gravi lesioni cerebrali, secondo i giudici, per «imperizie mediche» Sombrero La noia BERLUSCONI è stato beccato che dormiva mentre parlava Napolitano. È un brutto guaio, la noia. Per distrarsi frequenta il tribunale di Milano, ma lamenta la pesantezza dei suoi rituali; l'hanno beccato che guardava annoiato il distributore di merendine. Ora rischia di diventare un problema nazionale: anche i conduttori dei talk show e i comici dicono che senza di lui cala la tensione. Vogliamo aiutarlo a vincere la noia? Vogliamo mandarlo un po' al posto dei milioni di persone che devono inventarsi mille modi per non restare, coi loro figli, senza i soldi per campare? Caso di Nicolas Umbaca: condannati due ginecologi DUE ginecologi sono stati condannati per il caso di Nicolas Umbaca, il bimbo nato con gravi lesioni cerebrali attribuite a imperizia medica. PASQUALE VIOLI a pagina 12 11222 9 771128 022007 E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Direzione: via Rossini 2/A - 87040 Castrolibero (CS) Telefono 0984 4550100 - 852828 • Fax (0984) 853893 Amministrazione: via Rossini 2, Castrolibero (Cs) Redazione di Reggio: via Cavour, 30 - Tel. 0965 818768 - Fax 0965 817687 - Poste Italiane spedizione in A.P. - 45% - art. 2 comma 20/B legge 662/96 - DCO/DC-CS/167/2003 Valida dal 07/04/2003 ANNO 17 - N. 352 - € 1,20 6 Primo piano Giovedì 22 dicembre 2011 Primo piano 7 Giovedì 22 dicembre 2011 ’Ndrine e politica In manette il consigliere comunale di Reggio Calabria Giuseppe Plutino Voti al referente della “famiglia” Rosario Calderazzo Domenico Condemi Vincenzo Lombardo | di GIUSEPPE BALDESSARRO PER il Procuratore Giuseppe Pignatone (nella foto con il capo della mobile Renato Cortese) «Nell’inchiesta c’è la prova di un atto intimidatorio posto in essere dalla cosca Caridi in danno del consigliere regionale del Pdl Giovanni Nucera che alcuni mesi fa trovò sulla sua automobile una tanica di benzina». «Si è accertato infatti, grazie anche alla denuncia di Nucera – ha aggiunto Pignatone – che la cosca Caridi tentò di fare assumere una ragazza, parente di Domenico Condemi, nello staff del consigliere Nucera. Richiesta che Nucera rifiutò ed alla quale seguì un colloquio di Plutino con Nucera che, in passato, era stato suo compagno di partito e, ancora dopo, esplicite minacce da parte del Condemi, oggi arrestato, ai danni del figlio del Nucera. Ma c’è anche la prova – ha detto ancora Pignatone – di un sostegno elettorale da parte della cosca al consigliere Plutino in occasione delle ultime elezioni amministrative» REGGIO CALABRIA - Era il «referente politico del clan». E come tale si era dato da fare. S’era impegnato, al pari dello sforzo che avevano fatto i suoi parenti in campagna elettorale. Solo che i suoi non sono parenti qualsiasi. Secondo l’accusa sono mafiosi, e fanno parte della cosca Borghetto-Caridi-Zindato. Un clan federato ai potentissimi Libri. Boss e picciotti gli avevano portato i voti alle ultime amministrative. Lui, il consigliere comunale del Pdl Giuseppe Plutino, si era messo a disposizione per tentare di trovare “una sistemazione” a Domenico Condemi prima, e a sua cugina dopo. Ieri mattina, all’uscita dalla Questura di Reggio Calabria in tanti hanno salutato le sette persone ammanettate. Per loro parole di incoraggiamento: «Stai tranquillo Nino... tutto a posto Mico». Parole che hanno accolto anche il politico reggino: «Ciao compare Pino, stai sereno». Gli “amici” del quartiere di San Giorgio Extra c’erano tutti ieri. E scendendo in manette dalle scale della Polizia, anche alcuni degli arrestati hanno ricambiato l’affetto con larghi sorrisi: «Mi raccomando Billy». Billy è il cane. Loro vanno in carcere con un’accusa pesante quanto una casa e pensano al cane. L’unico teso in volto era proprio Plutino. “Compare Pino”, lo chiamano. Il consigliere comunale, già assessore all’Ambiente e alla sua terza legislatura, aveva il volto tirato, lo sguardo basso. Buona parte dell’inchiesta per la quale sono stati notificati sei ordinanze di custodia cautelare ed un fermo, ruota attorna alla sua elezione e al ruolo po- Gli chiesero di prendere Condemi nella Struttura | Il reggente della cosca Leo Caridi Giuseppe Plutino con il sindaco Arena nel consiglio comunale di martedì scorso (ph.A.Sapone) gi più o meno velati. Il consigliere regionale si spaventa e racconta tuto ad un uomo della Digos. Teme per sé e per la sua famiglia che vive a San Giorgio Extra. La denuncia di tutti i fatti quando Domenico Condemi minaccia esplicitamente il figlio di Nucera: «Digli a tuo padre che la tanica di benzina è solo l’inizio». A qul punto va dalla polizia e racconta tutto. Da qui le indagini, che hanno poi messo assieme tutta una serie di altri episodi e spiegato il ruolo di Plutino. L’inchiesta contiene tutta una serie di approfondimenti della polizia e anche le intercettazioni di carabinieri fatte per “Crimine”. Secondo la Procura reggina, Plutino era «un referente politico della cosca». Tanto più che per lui era stata fatta una vera e propria campagna elettorale nel quartiere. San Giorgio Extra non è un quartiere nel quale tutti possono chiedere voti. Nella zona della cosca, alcuni manifesti elettorali era vietato anche affiggerli al muro. L’inchiesta della Procura di Reggio Calabria (alla conferenza stampa di Ieri erano presenti il procuratore Giuseppe Pignatone, il questore Carmelo Casabona, il capo della Mobile Renato Cortese e il dirigente della V sezione Marco Giambra, e per i carabinieri il tenente colonnello Carlo Pieroni) dimostra da una parte i tentativi di infiltrazione nelle istituzioni. E dall’altra ricostruisce alcuni altri episodi che dimostrano come la cosca fosse assolutamente egemone nel quartiere. Per gli investigatori era in grado di fare estorsioni e di controllare i rom del quartiere Ciccarello. E ancora Leo Caridi, dopo l’esecuzione dei mandati di cattura dell’operazione “Alta tensione” dei mesi scorsi, aveva iniziato a ricoprire il ruolo di reggente della cosca. Sostituendosi nelle gestione degli affari della famiglia, ai boss arrestati nella precedente operazione. Oltre a Leo Caridi, a Giuseppe Plutino e a Domenico Condemi, in manette sono finiti Filippo Condemi, Rosario Calderazzo, Vincenzo Rota e Vincenzo Lombardo. Per tutti, ad esclusione che per Plutino (a cui viene contestato il concorso esterno), l’accusa è di associazione a delinquere. Lo scorso anno gli fecero trovare una tanica di benzina LA SECONDA ASSUNZIONE | «Chi ha fatto le promesse le deve mantenere» REGGIO CALABRIA Giuseppe Plutino, aveva promesso altri posti di lavoro a quelli della cosca. Nelle carte dell’inchiesta affiora il caso del figlio Vincenzo Rotta. A cui il consiglio comunale aveva procurato un posto di lavoro in una struttura per l’accoglienza di extracomunitari nella provincia Cosenza. Il fatto emerge chiaramente dalla una telefonata Domenico Rotta fa al padre. Il quale, tuttavia, non è soddisfatto. Plutino, infatti, a suo avviso, non sta mantenendo l’impegno in tutto, perchè Rotta vuole che il ragazzo sia sistemato a Reggio. Il padre, in una intercettazione, invita il figlio a comunicare a Plutino che il posto «di lavoro così individuato non è certo quello atteso, cosa che egli deve rappresentare al consigliere co- «Ma a questo qua… ora, ora è arrivato un miliardo, ci sono i soldi Mico, nel giornale stamattina hanno firmato Gentile, Misit e Scopelliti, sono arrivati un miliardo in Calabria, di euro, duemila miliardi». Semplice ma efficace, nella sua distorsione, il pensiero Rotta, che ci si permette di interpretare: «Ci sono i soldi e, con quei soldi, chi ha fatto le promesse deve mantenerle…». Insomma, i soldi ci sono, o meglio gli uomini della cosca ritengone ce ne siano ed è quindi ovvio nella logica criminale che sia necessario onorare gli impegni assunti nel corso della campagna elettorale. Per loro non esistono le regole, non ci sono ciri da parole da fare. C’è solo la parola di chi ha promesso. g.bal. Nelle intercettazioni di Rotta la storia del posto di lavoro trovato al figlio e rifiutato munale in maniera risoluta, forte dell’appoggio di Domenico Condemi, che, esattamente come riferito in un’altra conversazione, avrebbe preso a schiaffoni Plutino se non avesse mantenuto l’impegno di farlo lavorare da Antonio». «D’altronde - scrive il Gip Domenico Santoro - la pretesa di Rotta è quella di trovare lavoro per il figlio a un metro da casa. Senza volere indugiare in considerazioni che potrebbero sembrare ultronee in un provvedimento giudiziario, non può tacersi che appare francamente sconcertante l’atteggiamento di Rotta, che, in un periodo in cui si conclama la profonda crisi economica di questo Paese, con manovre su manovre che vengono deliberate per far fronte al rischio di default, ottenuto, quale corrispettivo del sostegno elettorale garantito da lui e dalla consorteria di appartenenza, un posto di lavoro per il figlio, pretende che il posto venga trovato a un metro da casa». E ciò che «appare ancora più sconcertante è che, quando Domenico Rotta, avvisa il Plutino che - come intimatogli da papà quella sistemazione non è la più gradita, l’uomo politico, così IL VERBALE | manifestando il suo totale asservimento alle esigenze della cosca che favorisce, si giustifica: «No, niente ha detto, io ti avevo chiamato cosi, lo so come erano le tue situazioni, dice, eh… gli ho detto il fatto di Antonio, ha detto lui, si quella è una cosa sempre valida, appena si può si sblocca… Evidenziando, quindi, che l’impegno per l’iniziale promessa restava perdurante». Dato che viene comunicato da Domenico al padre, il quale ribadisce la pretesa dell’assunzione presso il tale Antonio promessa dal consigliere, anche sulla scorta della considerazione che Per le amministrative tutti mobilitati per la campagna elettorale Una ’ndrina alle elezioni Nelle intercettazioni la prova del lavoro svolto dai picciotti di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - In qualità di concorrente esterno con la cosca Caridi, sarebbe stato anche il “destinatario delle preferenze elettorali ricevute sia dagli affiliati, sia da parte di terzi ma raccolti in suo favore dagli esponenti della cosca nel corso di varie consultazioni elettorali”. Giuseppe Plutino, il consigliere comunale arrestato all'alba di ieri dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria avrebbe avuto un rapporto privilegiato con la cosca Caridi di San Giorgio Extra, costola del più potente e blasonato clan Libri di Cannavò. Plutino avrebbe beneficiato del contributo, diretto o indiretto, del clan, che avrebbe non solo fatto campagna elettorale per lui, ma anche rastrellato i voti di amici e conoscenti. Grazie alle intercettazioni telefoniche, infatti, il pm Marco Colamonici, titolare del fascicolo, sarebbe riuscito a dimostrare come gli affiliati della cosca Caridi, tratti in arresto nell'ambito dell'operazione, avessero sostenuto, alle ultime consultazioni elettorali, Plutino, a quel tempo Assessore alle Politiche Ambientali del Comune. Già ad aprile, uno dei soggetti arrestati, Vincenzo Lombardo, afferma, in alcune conversazioni intercettate, che da Parma, dove si trovava, sarebbe tornato a Reggio in occasioni delle elezioni: “Ma per le votazioni, gli ho detto a Pino di si… Per le votazioni ho già parlato con Pino… Una settimana, dieci giorni prima scendo…” dice a un altro presunto affiliato, Domenico Condemi. Un interessamento che avrebbe coinvolto, peraltro, diversi presunti affiliati alla cosca, come Rosario Calderazzo, personaggio arrestato dagli uomini di Renato Cortese e pregiudicato per reati come l'associazione a delinquere e l'estorsione. Calderazzo, in passato controllato dalle forze dell'ordine insieme a elementi di spicco delle cosche Caridi e Zindato, assicurerebbe il suo contributo, e quello della sua famiglia, alla causa elettorale di Pino Plutino: “Si, con chi dovevo parlare della mia famiglia, i miei nipoti, tutti quanti a Pino votano, questo è fuor di dubbio, avevo già parlato con Pino io… Con Pino avevamo già parlato prima, avevo già parlato con mia moglie”. E, come paventato da Condemi in una conversazione intercettata (“già così ho un movimento di centocinquanta voti”), Plutino di voti ne otterrà non pochi. Ben 1058. Un quarto di tali preferenze, 263, Plutino lo otterrà nelle zone di San Giorgio Extra, Rione Marconi e Viale Europa, aree su cui esprimono la loro opprimente egemonia mafiosa le cosche Caridi e Rosmini. Ben 64 preferenze, Plutino le otterrà invece nei rioni in cui vota la comunità Rom. Un dato che va ben oltre le previsioni di Condemi: “Almeno dagli zingari dobbiamo prendere una quarantina di voti” diceva in campagna elettorale. Un successo, dunque, raggiunto oltre ogni più rosea aspettativa, ma basato, soprattutto, nel rione di competenza della cosca Caridi. Del resto, come dice uno dei soggetti intercettati: “A San Giorgio non c'è niente per nessuno, solo per Plutino!”. «I miei sono tutti avvisati ne avevamo già parlato» IL RUOLO DEI PENTITI Roberto Moio e Nino Lo Giudice danno il contributo all’indagine ANCORA una volta sono i nuovi collaboratori di giustizia a fornire utili elementi nelle attività d’indagine degli investigatori. Da una parte Roberto Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, dall’altra Antonio Lo Giudice, esponente di spicco dell’omonimo clan. Proprio Moio, infatti, traccia la personalità criminale ed il ruolo verticistico all’interno del clan che, col tempo, s’era conquistato Leo Caridi. C’è poi il contributo alla giustizia fornito da Antonino Lo Giudice (nella foto) alias “Nino il nano” che indicava Leo Caridi, dallo stesso conosciuto come “Lillo”, appellativo con cui il predetto viene comunemente chiamato dai suoi interlocutori come emerge chiaramente dalle conversazioni telefoniche intercettate ed in parte sopra riportate, «quale appartenente alla cosca Libri-Caridi-Zindato, precisando che il medesimo in passato era titolare di una fabbrica di prodotti dolciari ed in particolare uova di Pasqua». . REGGIO CALABRIA - Giannu Nucera era spaventato. Il segretario questore del Consiglio regionale aveva già ricevuto alcune minacce verbali. Minacce più o meno velate. E alcuni mesi prima gli avevano lasciato una tanica di benzina sulla macchina. Di volta in volta raccontava delle cose au un dirigente della Digos. Ma le sue paure non voleva metterle nero su bianco. la sua famiglia vive infatti nello stesso quartiere da cui arrivava quella gente. Ed è per questo che aveva un sacco di timori. Fin quando non Domenico Condemi non è andato oltre. Chiamando da parte il figlio di Nucera e mandandolo dal padre con l’ennesima minaccia. A qual punto ha deciso di raccontare tutta la storia al pm Marco Colamonici. «Nel mese di aprile scorso sono statoavvicinato dataleDomenico Condemi - ha detto al magistrato figlio di Giuseppe Condemi, il quale con tono minaccioso mi chiedeva di attribuire ad una terza persona, tale Maria Cuzzola un posto di lavoro. Alla mia risposta negativa, dovuta all'impossibilità oggettiva di assecondare quanto richiestomi, Condemi si arrabbiava e si allontanava repentinamente dalla stanza, manifestando tutta la sua contrarietà ed avvertendomi che dalla mia risposta sarebbero potute discendere conseguenze negative per me, non meglio precisate». Da qui fa poi un passo indientro: «Conoscevo da tempo il Condemi in quanto vissuto nel quartiere di mia residenza, tuttavia per poter parlare del mio rapporto con lui devo necessariamente illustrare quello con Giuseppe Plutino, attuale consigliere comunale ed ex assessore del comune di Reggio Calabria. Nel 2002, in occasione delle elezioni comunali dell’epoca, decisi di appoggiare la sua candidatura in quanto, essendo un ragazzo del quartiere con una base elettorale di circa 400 voti, con aspirazioni a crescere da un punto di vista politico, ritenni potesse essere meritevole del mio sostegno. Il mio apporto fu determinante ai fini della sua iniziale elezione, tuttavia accadde che a seguito della competizione e della sua affermazione emerse una causa di ineleggibilità a me sconosciuta, per cui di fatto il Plutino non fu eletto. Nonostante questo, nella successiva competizione elettorale, rinnovai il mio appoggio al predetto che questa volta riuscì ad essere eletto avendo superato nelle more i motivi ostativi alla sua eleggibilità. Successivamente, nel corso della preparazione alla campagna elettorale delle regionali 2010, alle quali sarebbe dovuto essere Plutino stavolta a sostenere la mia candidatura, quest’ultimo mi rappresentò un problema circa la delusione da parte di alcuni suoi pa- renti, i quali si sarebbero aspettati, per il tramite del mio aiuto, una collocazione lavorativa che non era mai avvenuta, aggiungendomi in maniera chiara che avrei dovuto fare qualcosa per aiutare suo zio Giuseppe Condemi ed i suoi cugini, tra cui lo stesso Domenico. Alla raccomandazione di Plutino, anche Giuseppe Condemi mi aveva personalmente incontrato, chiedendomi un’occupazione per i figli. Dopo la mia elezione, Plutino che nel frattempo era diventato assessore, rinnovò la sua richiesta. A quel punto io cercai di soddisfarla, però dissi chiaramente che in ogni caso non avrei assunto in nessun caso Domenico, da me ritenuto un soggetto particolare dai modi prepotenti e violenti, almeno nel linguaggio». Nucera spiega anche: «Le mie remore sul soggetto erano dovute anche al fatto che sò della parentela tra il predetto ed i Caridi ed io non avevo intenzionedi istaurare un rapporto fiduciario con qualcuno che anche lontanamente potesse ricondursi a certi ambienti. A quel punto, sempre dal Plutino, mi fu fatto il nome di una terza persona, tale Maria Cuzzola. A questa richiesta mi dimostrai disponibile perchèdalle verifiche fatte, mi risultava essere diplomata, infermiera e priva di pendenze giudiziarie di qualsiasi tipo». Quindi racconta ancora: «Cuzzola fu assunta con un contratto di collaborazione a progetto. Devo dire che tuttavia, inizialmente le pretese di Plutino erano ben diverse, perché il predetto mi aveva specificamente richiesto l’ingresso di uno deisuoi parenti nella mia struttura speciale, cosa che io avevo escluso, anche quando il Plutino si era addirittura offerto di lasciare il suo posto nella stessa, abeneficio dellapersona dalui indicata». I problemi arrivarono dopo. E infatti: «Alla scadenza del contratto, Plutino tornò a sollecitare il mio intervento, inizialmente reiterando la richiesta iniziale. Dopo una notevole insistenza del predetto, sembrava essersi convinto dell’impossibilità della sua pretesa». Tuttavia «Questo accadeva sempre prima dell’atto intimidatorio subito, ritengo almeno un mese». Successivamente «al fatto intimidatorio, nel mese di aprile, Condemi, tornò nuovamente a trovarmi. In un primo momento si recòpreso lamia segreteria,coi soliti toni: poichè non mi trovò, se ne andò dicendo che sarebbe tornato il giorno dopo. «Ricordo che anche mio figlio Francesco, nel mese di aprile, fu avvicinato e gravemente minacciato da Condemi: quando mio figlio mi riferì l’accaduto, mi preoccupai notevolmente e chiamai subito il Giambra per raccontargli quanto successo». g.bal. «Pino era pronto a lasciare il suo posto a un parente» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro «Il sostegno elettorale è stato provato» litico avuto successivamente. Contro di lui l’accusa di «concorso esterno in associazione mafiosa». Per il pm della Dda Marco Colamonaci aveva fatto pressioni verso un altro politico regionale affinchè assumesse nella sua Struttura Speciale un esponente del clan. La storia risale alla fine del 2010. Durante le elezioni Plutino ottiene un sacco di voti. La “famiglia”, si sbatte per chiedere preferenze. L’obiettivo è «arrivare tra i primi per farlo diventare assessore». Immediatamente dopo le regionali alcuni affiliati del clan e Plutino avvicinarono Giovanni Nucera del Pdl, attualmente segretario questore del Consiglio regionale. Approfittando dei legami politici tra i due, il consigliere comunale chiede a Nucera di prendere nel suo staff Domenico Condemi (anche lui arrestato). Nucera però venendo dallo stesso quartiere, conosce bene il personaggio lo definisce «violento». Si rifiuta di accogliere la richiesta e dopo una lunga discussione, su richiesta dello stesso Condemi e di Plutino, accetta di fare un contratto a Maria Cuzzola, cugina di Condemi e nipote dei Cosimo ed Eugenio Borghetto. Un contratto a progetto di tre mesi, che alla scadenza Nucera si rifuterà di rinnovare nonostante le continue pressioni di Plutino e degli “amici” del quartiere. E’ per questo che gli uomini del clan avrebbero deciso di passare alle vie di fatto. Il 9 marzo scorso lasciano una tanica di benzina, con tanto di miccia innescata, sulla macchina del consigliere. Nucera denuncia l’episodio, ma afferma di non sapere né chi è stato né il perché della minaccia. Successivamente però arrivano altri messag- Vincenzo Rotta Le continue pressioni su Gianni Nucera e infine la decisione di denunciare l’accaduto Sette arresti. L’esponente politico del Pdl voleva che il segretario questore Gianni Nucera assumesse un uomo della cosca LA PROCURA Filippo Condemi 8 Primo piano Giovedì 22 dicembre 2011 Primo piano 9 Giovedì 22 dicembre 2011 All’uscita della Questura di Reggio Calabria La folla di amici e parenti saluta le sette persone finite in manette nell’operazione della Dda scattata all’alba di ieri (ph. A.Sapone) ’Ndrine e politica Scopelliti cauto: «Prima di giudicare aspettiamo l’esito delle indagini» «Su Reggio siamo attenti» Il ministro dell’Interno Cancellieri in commissione giustizia rassicura i parlamentari calabresi del Pd di ADRIANO MOLLO Bacchettate di Gentile alla Lo Moro ra per dire quello che sapevo. E che la mafia non c'entrava con il comune. E lo stesso fecero tutti i deputati e i consiglieri regionali del Pdl calabrese che, sotto dettatura e dallo stesso fax, hanno inondato le redazioni di accuse contro di me, per essermi permesso di parlare di mafia al comune di Reggio. Chissà quale cosa di strano avevo detto». «Oggi l’ennesimo arresto –dice ancora il deputato del Pd – la dice lunga. Ora chiederemo al Governo di verificare se il Consiglio può essere sciolto subito». Sulla stessalunghezza d’onda la parlamentare e coordinatrice regionale di Fli Angela Napoli che sollecita il ministro dell’Interno ad avviare «adeguate procedure per lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa». La Napoli ricorda le altre inchieste. «Dall’operazione “Sistema” contro alcuni presunti affiliati alla cosca Crucitti della ’ndrangheta reggina, è emerso – dice la Napoli – che per infiltrarsinel comunediReggio Calabria, il capo della cosca, Santo Crucitti, aveva fatto convogliare i propri voti e quelli dei suoi gregari su Pasquale Morisani, attuale assessore ai lavori pubblici presso il comune della Città». Poi l'operazione “Astrea” «ha evidenziato il controllo della coscaTegano sullasocietàmista “Multiservizi”». E infine «ciò che è emerso dall’inchiesta “Meta”, con il coinvolgimento di ex consiglieri comunali, di imprenditori affidatari di incarichi e di assunzioni varie da parte del comune di Reggio Calabria». | IL SINDACO | | LA SURROGA | I Caridi erano passati dall’esercizio commerciale a chiedere 50 euro «Fuori dalla giunta era amareggiato» Il collaboratore di Nitto Palma entrerà in Consiglio Spari contro la gioielleria di Modena perché non contribuì alla festa patronale sigliere comunale». «Duole – dice ancora il sindaco di Reggio – dover registrare il perpetuarsi di azioni irresponsabili ad opera di taluni soggetti che, nonostante in passato abbiano ricoperto cariche istituzionali di grande rilievo, continuano a strumentalizzare un tema delicato come quello della giustizia, per evidenti interessi personali legati alla carriera politica. Ciò è ancor più grave se si considera che la comunità che ho l’onore di rappresentare è impegnata a supportare l’opera della magistratura e delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata. I continui sforzi per condizionare l'operato delle istituzioni da parte degli onorevoli Napoli e Lo Moro evidenziano un tentativo di prevaricazione delle regole e dei ruoli e un senso della Stato parolaio e strumentale». REGGIO CALABRIA - Al posto del consigliere arrestato Giuseppe Plutino entrerà in consiglio il primo dei non eletti nella lista del Pdl, PasqualeNaso. Ilcollaboratore dell’ex ministro Nitto Palma, già coordinatore provinciale di Forza Italia Giovani e di “Giovane Italia”, incassò 832 voti. Per un soffio rimase fuori dall’assise. Sarebbe entrato in consiglio comunale dopo l’ingresso in giunta di Pasquale Naso Demetrio Berna e Tilde Minasi e di un terzo “pescato” tra gli eletti del Pdl (dal momento che a seguire ai neo assessori risultavano Beniamino Scarfone, Giuseppe Eraclini e subito dopo proprio il giovane Naso). Solo che al posto di un eletto dal popolo si scelse di “immettere” in giunta un esterno, il presidente del coordinamento “Grande Città”del Pdl, Luigi Tuccio. REGGIO CALABRIA - Il rifiuto di un commerciante di elargire un contributo di cinquanta euro per una festa di paese sarebbe alla base di un danneggiamento a colpi di pistola. Un altro episodio, recentissimo, su cui la Squadra Mobile sarebbe riuscita a far luce, nell'ambito delle indagini sulla cosca Caridi, è il danneggiamento della oreficeria di Francesco Basile, la cui saracinesca venne attinta da circa dieci colpi di arma da fuoco nella notte del 3 settembre scorso. In un colloquio con la Polizia, prima che Raffaele Basile, figlio del proprietario, rendesse dichiarazioni agli investigatori, l'uomo aveva affermato che qualche giorno prima del danneggiamento, uno dei presunti affiliati alla cosca, Giuseppe Caridi, classe 1943, detto “Pepè”, lo aveva avvicinato e dopo avergli offerto un caffè presso il bar ubicato nelle vicinanze della gioielleria, gli aveva rappresentato la necessità di sostituire il cinturino del proprio orologio, per la qual cosa Basile gli rispondeva che nel giro di pochi giorni avrebbe provveduto, in quanto era in quel momento sprovvisto di quanto richiestogli. La sera precedente il danneggiamento lo stesso Caridi, all'atto della chiusura della gioielleria, si era presentato nuovamente all'ingresso del negozio per lo stesso motivo, ma Basile aveva ulteriormente pre- REGGIO CALABRIA Un nuovo scossone investe il comune di Reggio Calabria, la maggioranza di centrodestra si dice serena e fiduciosa nell’operato della magistratura. «Ripongo la massima fiducia nell’operato della magistratura reggina affinchè faccia piena luce sui capi d’imputazione che hanno determinato la misura cautelare a carico del consigliere comunale Plutino. Ed auspico che il consigliere possa chiarire, nelle sedi competenti, la sua posizione». Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena. «In questi primi mesi di legislatura – aggiunge Arena - Plutino, dopo aver smaltito la profonda amarezza per non essere stato designato dal partito nell’esecutivo comunale, ha svolto puntualmente il ruolo di con- «Ha svolto «puntualmente il suo ruolo» Speravano che il consigliere comunale fosse tra i più votati della maggioranza L’assessorato sfuggito per un soffio REGIO CALABRIA - Durante lo spoglio dei voti per le amministrative della scorsa primavera. Gli uomini del clan Caridi-Borghetto-Zindato si tenevano informati. Alcuni di loro si erano piazzati in diversi seggi e controllavano le preferenze. In quelle ore gli uomini della squadra mobile registrano diverse telefonate. E si accorgono dell’interesse spasmodico per il risultato di Pino Plutino. Già alle prima battute, i sostenitori del consigliere regionale si erano resi conto che il loro uomo sarebbe entrato a far parte del Consiglio di palazzo San Giorgio. Non era questo il problema però. Volevano che arrivasse tra i primi perchè potesse pretendere un posto importante nell’esecutivo. Plutino doveva entrare in Giunta, ed erano consapevoli che per riuscirci doveva ottenere un risultato importante. In questo senso nell’ordinanza sono riportate diverse conversazioni. A titolo di esempio il Gip Domenico Santoro riporta tra l’altro l’interesse dei Rotta. Impegno che, dal suo punto di vista, aveva una finalità: quella di conseguire un posto di lavoro per il figlio Domenico, come evidenzia a chiare lettere in una conversazione, trovando ulteriore riscontro in quella del 6 maggio, nella quale Vincenzo spiega al figlio quale sia lo scopo dell’impegno: raccogliere quanti più voti possibile a Plutino «perché come consigliere non c’è problema, ma se non sale nei primi posti per prendere un assessorato, fatti il conto». «Con sano realismo - scrivono i magistrati - Vincenzo Rotta spiega al figlio che deve racimolare quanti più voti possibile in favore del Plutino, perché il problema è che questi deve arrivare tra i primi: in altri termini, deve divenire assessore, perché ciò garantisce maggiori possibilità di soddisfazione della promessa - evi- dentemente fatta - di fargli avere un posto di lavoro (procurabile, questo, ben più facilmente nel momento in cui egli riveste la carica di assessore). E, infatti, padre e figlio si impegnano per Pino Plutino, concludendo con la conversazione: «Il nostro contributo l’abbiamo dato noi, poi se sale sale…». Ci sono anche diverse telefonate tra Plutino ed il suo gruppo di sostenitori, dove Plutino spiega che è tra i primi tre o quattro in termini di preferenze. Plutino spiega che il più votato è Sebastiano Vecchio, che poi ci sono Daniele Romeo, Tilde Minasi e Demetrio Berna, quindi lui. Una posizione che è buona in termini assoluti, ma insufficiente. Plutino alla fine non riuscirà ad entrare in Giunta e resterà consigliere comunale, nonostante il buon risultato uscito dalle urne in suo favore. g.bal. so tempo per il lavoro. Nel corso di un ulteriore incontro con gli agenti della Squadra Mobile, però, Basile avrebbe aggiunto un ulteriore episodio che, a detta dell'uomo, avrebbe potuto avere una grande importanza nel danneggiamento subito. Basile, infatti, riferisce agli investigatori come sia negli anni precedenti, sia quest'anno, gli era stato richiesto, al pari degli altri commercianti della zona, un contributo per la festa che di lì a qualche giorno si sarebbe tenuta in località Gallicianò del Comune di Condofuri, luogo di origine di molti dei componenti della cosca Caridi. Una richiesta che si incastrerebbein un periodo antecedente all'intimidazione, in particolare la settimana precedente al danneggiamento. Stando al racconto del commerciante, al momento della chiusura serale del negozio si sarebbero presentati per richiedere il contributo un certo “Doddi”, che gli agenti della Squadra Mobile identificano in Domenico Condemi, uno dei soggetti arrestati, ed un altro soggetto, tale “Giannetto”, indicato come cognato dello stesso Condemi. Basile, però, rifiuterà la richiesta dei due uomini, precisando contestualmente come negli anni precedenti avesse sempre aderito alle richieste per la festa di Gallicianò, versando la somma di cinquanta euro. Dalle intercettazioni telefoniche, peraltro, gli inquirenti riusciranno a stabilire come fosse abitudine dei presunti affiliati raccogliere somme di denaro per la festa di Gallicianò. Il rifiuto di un contributo di cinquanta euro, questa la ragione che porta all'intimidazione. Un fatto, inquietante, che porta il Gip Domenico Santoro, che firma l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, a un duro commento: “Tutti i dati conoscitivi in atto disponibili conducono ad evidenziare come il solo soggetto che possa essersi reso protagonista del danneggiamento patito da Basile sia Condemi, evidentemente onde punire, secondo modalità chiaramente mafiose, Basile, che aveva osato, questa volta, rifiutare il pagamento del contributo per la festa di Gallicianò. Che può considerarsi, esattamente come indica il pubblico ministero una vera e propria tangente ambientale, atteso come le conversazioni captate abbiano denotato la sistematicità di questa richiesta a commercianti e negozianti della zona”. cl.co. Il denaro andava alla ricorrenza che si svolge a Gallicianò La cosca teneva sotto controllo anche i rom Riuniti di Reggio Calabria: di CLAUDIO CORDOVA “Zio Felice ma per una Panda REGGIO CALABRIA - I Rom che hanno preso all'ospedale è avrebbero votato il candidato possibile che non sappiano Pino Plutino, uomo di riferi- niente?... All'ospedale, una mento della cosca Caridi, ma Panda grigia multijet”. Il nosarebbero stati anche sotto il made, “Zio Felice” ribatteva “controllo” del clan, egemone dunque che lui era stato inteanche sui territori di Modena ressato da terze persone di e Ciccarello, dove risiede un Modena per una Panda 4x4 folto gruppo di famiglie di et- rubata in via Lia, per la quale nia nomade. Il controllo della si era rapportato con un altro cosca sugli zingari emergeva, nomade, del quale gli investiperaltro, già nell'indagine gatori non riescono a scoprire “Alta tensione”, condotta con- l'identità, che gli aveva dato la tro le cosche Borghetto-Zin- disponibilità proprio per dato-Caridi, proprio su input quella di cui Condemi era alla del pubblico ministero Marco ricerca: “Eh, quello che mi Colamonici. Ma il dato è ap- hanno detto a me, mi hanno parso assolutamente confer- detto no può essere pure che è mato anche dalle più recenti una grigia all'ospedale, no gli investigazioni della Squadra ho detto io, quella che mi hanno detto a me è in Mobile, da cui saVia Lia è quattro rebbe emerso, e per quatportato alla ribaltro…(inc.)…pure ta con l'operazioall'ospedale, ti renne di ieri, il ruolo di conesercitato da Doto…(inc.)…?”. menico Condemi E, pur conteil quale, da un lanendo alcune parto, avrebbe attinto ti anche amaradal bacino elettomente ironiche, rale della comuniappare assai sità nomade di Cicgnificativa la concarello preferenversazione captaze da riversare a ta dagli investigabeneficio della tori il 27 giugno candidatura di Pi2011 tra Condemi no Plutino a cone un nomade non sigliere comunaidentificato: le; dall'altro, saDOMENICO: rebbe intervenuMa tu non la finito con “fermezza” sci di rubare le sugli appartemacchine all'ospenenti alla stessa dale e di farle comunità Rom, scomparire? pretendendo con MARIO: E che esplicite minacce Il pm Marco Colamonici devo fare se è, se è il l'immediata restituzione di auto sottratte a suoi mio, mio settore! …qualcuno ride in sottoconoscenti, testimoniando l'assoluto dominio sulla real- fondo… DOMENICO: Io ti dico di fitàmicro-criminale dellazona, a riprova ulteriore della pro- nirla! Mario! MARIO: Ma vedi dove devi pria notevole caratura criminale. Le conversazioni inter- andartene! Zingaro, bastarcettate dagli uomini di Renato do! Non mi saluti? DOMENICO: Mario vedi di Cortese, infatti, avrebbero permesso di dimostrare come finirla perché… non…non Condemi rappresentasse un possiamo fare brutte figure! punto di riferimento all'inter- Finiscila! Quando prendi una no del quartiere, in occasione macchina tienila almeno due di eventi come il furto di o tre giorni! MARIO: Quale macchina? un'autovettura o, comunque, DOMENICO: Ti sto dicendo di un mezzo. Condemi, dunque, sarebbe considerato co- che tu l'hai presa e mi hanno me soggettoin gradoimporre detto pure che te la sei venduai nomadi la restituzione del- ta! MARIO: Che macchina? l'auto rubata. DOMENICO: Una Panda! Interessamenti che vengono cristallizzatinelle intercet- All'ospedale! Grigia! Vedi di tazioni telefoniche allorquan- finirla di prenderti le macchido, per esempio, Condemi con- ne… MARIO: sopra ai miei nipoti tatta un nomade di nome Felice, al quale chiede conto di che no…(inc.)… DOMENICO: …vedi di…veun'autovettura Fiat Panda multijet di colore grigio, ru- di di finirla di prendere le macbata nei pressi degli Ospedali chine!… A Ciccarello chiesero preferenze per Pino Plutino Lo stesso clan lavorava dopo il sisma all’Aquila Al telefono chiedevano di levare la spazzatura Oggi gli interrogatori per gli arresti in Abruzzo e il pagamento degli stipendi alla Multiservizi REGGIO CALABRIA - E’ stato fissato per domani alle11 pressoil carceredi «Castrogno»di Teramo, l’interrogatorio di garanzia dell’aquilano Stefano Biasini di 34 anni, finito in manette insieme ad altre tre persone (tutte di Reggio Calabria) con l’accusa di aver assicurato le basi logistiche e societarie per l’ingresso nei milionari appalti privati della ricostruzione postterremoto, quelli senza gara e senza l'obbligo dei certificati antimafia, di aziende vicine alla 'ndrangheta. L’accusa per tutti è di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso. Polizia e guardia di finanza, che hanno lavorato congiuntamente alle indagini, hanno messo le manette ai polsi di imprenditori (tra cui Biasini) legati alla cosca Caridi-Zincato-Borghetto: tra loro anche Antonino Vincenzo Valenti (45), nato e residente a Reggio Calabria, il fratello Massimo Maria Valenti (38), nato a Reggio Calabria e residente all’Aquila, e Francesco Ielo (58), nato a Reggio Calabria e residente ad Albenga (Savona). L'operazione denominata «Lypas», dal nome da una delle aziende di costruzione in odore di 'ndrangheta, ha portato al sequestro delle quotedi quattrosocietà, diotto automezzi,cinque immobili, 25 rapporti bancari, riconducibili agli indagati e alle attività commerciali a loro facenti capo. Il valore complessivo è di oltre un milione di euro. Le indagini sono partite due anni fa, poi sono state rafforzate dalla operazione «Alta Tensione» della Procura di Reggio Calabria che ha portato all’arresto di numerosepersone,tracui ilbossSantoGiovanniCaridi, sul conto del quale tra l’altro sono emersi collegamenti con società aquilane impegnate nella ricostruzione. Il commercialista del boss (Carmelo Gattuso) aveva acquistato il 50% della società di costruzioni «Tesi srl», di proprietà di uno dei quattro arrestati, Stefano Biasini. Sempre secondo l’accusa, Caridi si sarebbe inserito nella ricostruzione attraverso Biasini, con la mediazione degli altre tre arrestati. Gli appalti ai quali le società in odore di 'ndrangheta avevano partecipato sono due, con un fatturato complessivo di circa 200 mila euro perchè. Erano in trattative per un’altra quindicina di commesse sempre nella ricostruzione. La Questura di Reggio REGGIO CALABRIA - Chiamavano Pino Plutino per ogni cosa. Ci sono alcune telefonate agli atti del procedimento che spiegano come i sostenitori del consigliere comunale lo interpellassero per le questioni più disparate. In un’occasione il candidato viene raggiunto per far ripulire dalla spazzatura l’ingresso del Brico. Secondo quanto scoperto dagli investigatori Plutino, tramite Domenico Condemi, aveva chiesto sostegno elettorale tra i dipendenti del negozio che però avevano lamentato i cumuli di monnezza davanti al negozio. Per questo era stato chiesto il suo intervento, essendo all’epoca Assessore all’Ambiente. In un altra occasione un suo interlo- cutore lo aveva raggiunto telefonicamente mentre si trovava a Catanzaro, presumibilmente agli uffici della Regione. Questi aveva colto l’occasione per chiedere a Plutino una sua intercessione presso il governatore per il pagamento degli stipendi ai dipendenti della Multiservizio: «I ragazzi della Multiservizi si lamentano. Digli a Scopelliti se li fa pagare». Ovviamente Scopelliti non poteva farci molto visto che la società non dipende dalla Regione. E tuttavia l’episodio la dice lunga sull’importanza che veniva data al fatto di avere un referente politico in grado di risolvere i diversi problemi. Fossero essi di spazzatura o di lavoro. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro sbagliato ma prima di dirlo dobbiamo avere la certezza e REGGIO CALABRIA - C'è la una motivazione fondata». A “massima attenzione” da par- tal proposito Scopelliti ricorte del ministero dell'interno da ai giornalisti il caso (senza alle vicende del comune di citare il nome) di Massimo LaReggio. Le rassicurazioni so- bate, l'ex consigliere comunano arrivate ieri direttamente le e suo collaboratore alla Redal ministro Anna Maria Can- gione arrestato e poi scagiocellieri nel corso dell'audizio- nato. «L'ho incontrato pochi ne in commissione Affari isti- giorni fa - racconta - e gli ho tuzionali alla Camera dei De- detto che sembra un “morto putati. A chiedere quali inten- che cammina”». Scopelliti cita zioni avesse il ministero, dopo il suo caso come emblematico. l'arresto del consigliere comu- «Pare che non ci fossero nemnale del Pdl Plutino, è stato il meno i presupposti per l'arredeputato reggino del Pd Mar- sto. In ben due gradi di giudico Minniti (già viceministro zio è stata sancita la sua innodell'Interno), che nel corso cenza. I cittadini sono bravi a dell'audizione ha richiamato capire cosa accade». Intanto scoppia la bagarre l'attenzione del ministro rispetto «ai gravi fatti» che stan- politica e alla Lo Moro che ha no accadendo a Reggio. Min- chiesto lo scioglimento del niti ha ricordato alla Cancel- Consiglio comunale di Reggio lieri l'interrogazione delle Calabria, risponde il senatore parlamentari del Pd Doris Lo Antonio Gentile che ricorda alla collega parMoro e Rosa Calilamentare che pari (entrambe «la nobile quepresenti all'austione dell'antidizione) che anmafia non deve cora non avevadiventare sterile no avuto rispostrumento di posta. «Cos'altro lemica politica deve succedere quotidiana». Seperché si procecondo Gentile da ad una seria «Fatti personali verifica di quandi soggetti incento succede a Regsurati vanno ingio Calabria?», si quadrati - agera chiesta la Lo giunge - con senMoro. so di ferrea difesa Il ministro ha Marco Minniti della legalità ma lasciato l'aula anche della predella commissiosunzione di innone anzitempo cenza. Voglio ri(tornerà nella cordare all'on. Lo prossima seduMoro che a Cota), ma a margisenza, alla Prone dei lavori ha vincia ed al corassicurato i mune di Rende, presenti sull'atsi trovano indatenzione «massima» del suo dicastero. Non è gati per voto di scambio con la escluso dopo la pausa natali- mafia consiglieri provinciali zia l'invio di una commissione (Umberto Bernaudo e Pietro d'accesso per verificare il gra- Ruffolo ndr ) che si aggiungodo di penetrazione delle co- no a soggetti coinvolti in opesche nell'attività amministra- razioni evidenti e che sono stativa alla luce anche delle altre ti negli uffici di collaborazione inchieste della magistratura. della Provincia: eppure nessuNegli stessi minuti in cui il no del centrodestra ha chiesto ministro parlava in commis- lo scioglimento degli enti». «Bisogna essere obiettivi ed sione, il presidente della giunta regionale, Scopelliti, a La- orizzontali quando si parla di mezia Terme commentava antimafia e di accesso agli atti con i giornalisti gli arresti. dice ancora Gentile - sapendo «Bisogna avere pazienza e leg- che è necessario bonificare le gere benela cartee capirequa- istituzioni senza per questo le fosse il grado di responsabi- trarre conclusioni frettolose e lità di Plutino», ha detto ai inveritiere da operazioni che giornalisti. Scopelliti è con- non hanno collegamento con i vinto che ci sia «un grande ac- vertici dell'istituzione, com'è canimento su Reggio Cala- accaduto oggi a Reggio Calabria» e fa un paragone con bria». Non ha dubbi, invece, il parquanto sta accadendo a Rende. Concetto ripreso dopo lamentare del Pd Franco Laqualche ora in una nota del se- ratta: «L’ inquinamento manatore del Pdl Antonio Gentile fioso è ormai accertato». «Il in replica alla Lo Moro. Scopel- sindaco Arena, soltanto la liti dice di essere «convinto che scorsa settimana – aggiunge c'èun giudiziosereno daparte Laratta – nel replicare alle mie della magistratura». Riguar- osservazioni sul Comune in do all’arresto di Plutino, dice, mano alle cosche, disse che mi «può darsi che qualcuno abbia sarei dovuto recare alla Procu- L’ascendente di Domenico Condemi BREVI SUL TRAFFICO DI DROGA E IL RICICLAGGIO TREDICI ANNI PER L’OMICIDIO BATTAGLIA NELLA STAZIONE DI REGGIO CALABRIA ’Ndrangheta, l’Olanda apre un’inchiesta Uccise barista, condannato un minore Danneggiati 21 vagoni delle Fs LA procura olandese ha aperto un'inchiesta sulle attività della 'Ndrangheta nei Paesi Bassi. Preso un gruppo di lavoro andrà a Roma per parlare con le autorità italiane. Le indagini saranno incentrate sul traffico di stupefacenti e il riciclaggio di denaro. TREDICI anni di reclusione: questa la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, a Giacomo S., il quindicenne ritenuto colpevole dell’omicidio di Antonio Battaglia, barista taurianovese di 28 anni. VENTUNO vagoni in sosta nella stazione centrale di Reggio Calabria sono stati danneggiati da vandali. I vagoni danneggiati avrebbero dovuto comporre un convoglio religioso che nella prossima primavera doveva raggiungere Lourdes. Sentenza di non colpevolezza anche gli ex direttori generali Biamonte, Morabito e l’ex assessore Luzzo “Onorata Sanità”, tutti assolti Confermata in appello solo la condanna a sei mesi di Asaro di CLAUDIO CORDOVA REGGIO CALABRIA - Un solo condannato. Clamoroso capovolgimento della sentenza di primo grado nell’ambito del processo d’appello “Onorata Sanità”, celebrato con rito abbreviato.La Corted’Appello diReggio Calabria, infatti, ha assolto dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso, personaggi come Giuseppe Pansera, genero del celebre boss Giuseppe Morabito, detto il “Tiradritto”, ma anche Alessandro e Giuseppe Marcianò, condannati in un altro processo come mandanti ed esecutori del delitto di Franco Fortugno. Assoluzione anche per Leonardo Gangemi, ex direttore amministrativo dell’ospedale di Melito Porto Salvo. Pansera e Gangemi (difesi dall’avvocato Antonino Curatola) erano stati condannati rispettivamente a sette e sei anni di reclusione. I due Marcianò (assistiti dall’avvocato Antonio Managò) avevano invece rimediato una condanna a sei anni (Marcianò padre) e cinque anni (Marcianò junior). Una sentenza, dunque, che va ben oltre le richieste, già abbastanza sorprendenti, del sostituto pg Santo Melidona che aveva chiesto l’assoluzione di un altro soggetto con- Gianfranco Luzzo dannato in primo grado per mafia, Giuseppe Errante. Questi, così come gli altri soggetti accusatidi 416bis,è stato assolto perché il fatto non sussiste. La Corte d’Appello di Reggio Calabria, presieduta da Ornella Pastore, ha dunque sorpreso tutti. Un’altra assoluzione “pesante”, infatti, è quella ottenuta dall’ex assessore regionale alla Sanità, Gianfranco Luzzo, assistito dall’avvocato Aldo Labate. Luzzo è stato assolto dai reati contestati, così come richiesto, al termine della propria requisitoria dal sostituto pg Melidona. La Procura Generale aveva invece chiesto la condanna di due soggetti che, nell’impostazione accusatoria, avrebbero avuto un ruolo centrale, quello che, di fatto, avrebbe anche fornito il nome all’indagine, “Onorata Sanità”: la Corte ha però disposto anche l’assoluzione di Pietro Morabito, ex direttore generale dell’azienda sanitaria di Reggio Calabria, e di Peppino Biamonte, ex direttore generale dell’assessorato alla Sanità (difeso dagli avvocati Francesco Mortelliti e Antonio Masi). Una pioggia di assoluzioni che ha interessato anche Santo Emilio Caridi, Roberto Mittiga, Domenico Antonio Pangallo, Alessio Suraci, Francesco Cassano e Domenico Latella. Unico condannato, a sei mesi di reclusione (pena sospesa), Salvatore Asaro. I giudici d’appello hanno dunque ribaltato la sentenza di primo grado emessa dal Gup Paolo Ramondino, che aveva avvalorato le tesi dei pubblici ministeri Mario Andrigo e Marco Colamonici, che sostenevano le infiltrazioni della ‘ndrangheta nella sanità calabrese. Resta da vedere, adesso, quali potranno essere le ripercussioni della sentenza di ieri sul troncone di ordinari, in cui il consigliere regionale Domenico Crea, imputato principale del procedimento, è stato condannato in primo grado a undici anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Blitz nella regione, in Calabria e in Emilia: 4 fermi Estorsioni in Valle d’Aosta sotto la guida delle ’ndrine di DOMENICO GALATÀ SAN GIORGIO MORGETO - Dalla Calabria alla Valle D'Aosta, passando per l'Emilia Romagna. Non si tratta di un itinerario turistico ma bensì delle tre regioni italiane interessate dall'operazione “Tempus Venit”, coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Torino con l'ausilio delle Dda di Bologna, eseguita dai Carabinieri del aostano, affiancati dai militari emiliani e calabresi. A finire in manette sono stati quattro soggetti, tutti di origine calabrese: Giuspeppe Facchinieri e Giuseppe Chemi, entrambi 51enni, originari di Cittanova e Taurianova ma residenti a Marzabotto e Castel D'Aiano, in Emilia Romagna, Michele Raso, 49enne di Cinquefrondi e Roberto Raffa, 36enne nato a San Giorgio Morgeto ma residente ad Aosta. Secondo i riscontri emersi dall'indagine (la collaborazione tra Procure ha visto impegnati il Procuratore Capo di Aosta, Marilinda Mineccia, il sostituto Daniela Isaia e il Procuratore Aggiunto della Procura di Torino, Sandro Ausiello), i fermati si sarebbero resi protagonisti di tentativi di estorsione, minacce per mezzo di lettere contenenti proiettili e il danneggiamento di escavatori, ai danni di Giuseppe Tropiano, imprenditore originario di San Giorgio Morgeto, molto noto nel territorio aostano in cui risiede da anni. Facchinieri e Chemi sono stati individuati dagli inquirenti come coloro i quali avrebbero richiesto più volte somme di denaro all'imprenditore, Raffa sarebbe stato il basista mentre Raso, di professione autotrasportatore, avrebbe fatto da interlocutore tra i due fermati residente nel bolognese e l'imprenditore valdostano. I primi episodi estorsivi risalirebbero al maggio scorso, ma soltanto a settembre Tropiano ha deciso di sporgere denuncia, successivamente al danneggiamento di un escavato- re in uso alla sua ditta. I tentativi di estorsione riguarderebbero anche un altro imprenditore, Luigi Monteleone, impegnato nel recupero archeologico, il quale però sarebbe stato solamente approcciato senza vere e proprie richieste di denaro. Sullo sfondo, anche la minaccia di morte nei confronti di Tropiano, contenuta in una lettera minatoria: «Se non fossimo intervenuti - ha affermato nel corso di una conferenza stampa il Tenente Colonnello del Comando di Aosta, Guido Di Vita Giuseppe Tropiano sarebbe andato incontro a morte certa: nell'ultima letteraminatoria si faceva infatti riferimento a una data precisa, quella del 20 dicembre, scelta per la sua esecuzione». Facchinieri è ritenuto vicino alla cosca Facchineri di Cittanova, protagonista della faida coi Raso-Albanese che ha insanguinato nei decenni scorsi la cittadina aspromotana, mentre Raso è fratello di Salvatore, ucciso in una agguato il luglio scorso a San Giorgio Morgeto. Raso era solito trasportare pacchi dalla Calabria alla Valle D'Aosta, e nel corso di un controllo i Carabinieri hanno rinvenuto sul suo camion una pistola ed un giubbotto antiproiettile. L'uomo è interessato anche dal fronte calabrese dell'inchiesta. Nel corso di una perquisizione eseguitasu richiesta della Procuradi Torino, i Carabinieri della Compagnia di Taurianova, hanno rinvenuto all'interno di un capannone in contrada Don Paolo a San Giorgio Morgeto, in uso alla ditta “R.R. s.n.c. di Raso-Raffa”, una pistola semiautomatica avvolta da uno straccio e nascosta all'interno di una cassetta in plastica. A seguito della perquisizione i Carabinieri hanno arrestato tre persone per detenzione abusiva di arma clandestina, di munizionamento e ricettazione: Michele, Michele Salvatore e Giorgio Raffa, di 67, 19 e 41 anni. Per gli stessi reati oltre allo stesso Michele Raso, Vincenzo Raffa, di 35 anni. Sotto scacco l’imprenditore Tropiano Condannati Crea e la moglie Per utilizzo dei fondi del gruppo politico del Ccd REGGIO CALABRIA - Condannati sia Mimmo Crea che la moglie Angela Familiari. Il Tribunale diReggio Calabria ha avvalorato le tesi del pubblico ministero Marco Colamonici, condannando Crea a cinque anni e sei mesi di reclusione per peculato, e la moglie a quattro anni e dieci mesi per riutilizzo di denaro illecitamente acquisito. Nell’ipotesi accusatoria, premiata dal Tribunale presieduto da Olga Tarzia, Crea avrebbespostato i conti delCcd, partito, oggi estinto, di cui era membro in Consiglio Regionale, sul conto di cui era intestatario insieme alla moglie. L’accusa di peculato è confluita in un processo distinto, ma è una “costola”del procedimento originario, denominato “Onorata Sanità”, in cui l’ex consigliere regionale è stato condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa con alcune delle cosche più potenti della fascia ionica reggina, che lo avrebbero appoggiato nelle elezioni regionali del 2005, nella speranza che il politico, medico di professione, ottenendo un grosso exploit elettorale, potesse diventare assessore regionale alla Sanità. Il Tribunale ha dunque considerato pregnanti i rilievi mossi dal pm Colamonici che,dati allamano,avevasostenuto comei prelievi effettuati da Crea dal conto del Ccd fossero, nella maggior parte dei casi, di importo identico ai versamenti fatti sul proprio conto personale. Così Crea, dunque, si sarebbe appropriato di circa 543mila euro, così come sostenuto nel corso della requisitoria dal rappresentante dell’accusa. Il pm Colamonici, infatti, aveva ricostruito i flussi di denaro, quantificabili intorno ai 275mila euro. Una somma che sarebbe finita, tra il novembre 2001 (ultimi mesi delle vecchie lire) e l’aprile 2005, sul conto di Crea. Del restante, quasi 270mila euro, non vi sarebbe traccia. Nel corso della propria requisitoria, Colamonici aveva elencato tutte le voci del bilancio presentato da Crea con riferimento al Ccd: somme che hanno, fin da subito, insospettito gli inquirenti. Riconosciuta, dunque,la responsabilità penale di Crea, sebbene il Collegio abbia mitigato la richiesta (otto anni di reclusione) effettuata dall’Ufficio di Procura. Leggera diminuzione rispetto alla richiesta anche per la moglie di Crea, Angela Familiari, per cui l’accusa aveva invocato cinque anni di reclusione. La donna, in qualità di amministratore della clinica Villa Anya, avrebbe versato circa due milioni di euro definiti dal pm “capitali di provenienza dubbia o inconfessabile, per mantenere attivo il serbatoio di voti chela clinica rappresentava per Crea”. Nei confronti di Crea il Tribunale ha anche disposto l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre per Angela Familiari i giudici hanno disposto un’interdizione della durata di cinque anni. cl.co. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Calabria 13 24 ore Giovedì 22 dicembre 2011 24 ore Giovedì 22 dicembre 2011 Ercolani: «Chi sparge odio e violenza deve essere punito». Costantino: «Il Sul non ha preso le distanze» Cgil: «Condanna senza paure» Porto, posizione netta del sindacato dopo le minacce apparse su facebook di ALESSANDRO TRIPODI GIOIA TAURO – La risposta della Cgil alle minacce comparse su Facebook a firma dei due ormai ex dirigenti sindacali del Sul e del Coordinamento dei Portuali, Domenico Macrì e Rocco Italiano (autosospesisi dopo l’accaduto), non lascia spazio ad interpretazioni. Infatti, a muso duro, e senza tentennamenti, la Cgil precisa che «non si farà impaurire e non abbasserà la testa». Il “ruggito rosso” è provenuto dalla conferenza stampa, indetta appositamente dopo lo spiacevole caso, tenutasi ieri presso la sede della Cgil della Piana di Gioia Tauro. A manifestare la solidarietà con la sua presenza è stato anche Massimo Ercolani, coordinatore nazionale del settore marittimo della Filt-Cgil. «Dovremmo occuparci della vertenza porto -ha detto Ercolani - e invece siamo qui oggi a sprecare energia ed intelligenza a causa di atti violenti chedevono esserecondannati con fermezza.Chi spargeodio e violenza deve essere punito dalla giustizia. Il nostro compito - ha continuato - è quello di prosciugare il brodo che alimenta sentimenti negativi che peggiorano la situazione di crisi del porto di Gioia Tauro. Il mio pensiero va anche e soprattutto ai lavoratori, i quali vivono una condizione di difficoltà per via della cassa integrazione. E’ da vigliacchi esasperare persone già di per sé esasperate perché vivono con uno stipendio misero. Non voglio lodare l’azienda Mct - ha spiegato Ercolani - ma quest’ultima sta rispettando gli accordi. Infatti, non sono stati effettuati licenziamenti, le rotte di navigazione, come anche i volumi di traffico, so- Decisive le dichiarazioni di Giuseppina Pesce Rosarno: arresti e sequestri di armi, aziende e gioielli La conferenza stampa della Cgil no state mantenute. E’ stato poi rispettato il Contratto nazionale e i rapporti sindacali: per fare un esempio, il contrario di quello che ha fatto Marchionne con la Fiat. Il rilancio delloscaloportuale -haproseguito - ha bisogno di una sinergia forte tra i tre pilastri chiamati ad occuparsene: lavoratori/sindacati, aziende del gruppo Contishp e la politica. Evidentemente uno di questi è venuto a mancare e non ha apportato quel contributo necessario». Sulla stessa linea, il segretario della Cgil territoriale, Antonino Calogero. «Mi sarei aspettato un cenno di sostegno da parte del governatore Scopelliti, pur sapendo che lo stesso non nutre simpatie nei confronti del sindacato. La Cgil sta combattendo per i diritti dei lavoratori del porto e continuerà a farlo nonostante qualcuno cerchi di rettificare la nostra azione». E’ stata la volta, poi, di Sergio Genco, segretario generale regionale della Cgil. «La risposta dell’organizzazione sindacale che rappresento - ha detto - sarà forte. Un atto inti- midatorio come questo non può passare sotto silenzio perché l’immagine dei bossoli sappiamo bene cosa significa in una terra come la nostra. La questione non va sottovalutata, per questo abbiamo agito per vie legali appellandoci alla magistratura». Il segretario generale FiltCgil Calabria, Nino Costantino, ha detto «di non essere più intenzionato a partecipare a incontri dove siano presenti anche esponenti del Sul, che non ha ancora preso una netta distanza dagli atteggiamenti dei suoi membri». Domenico Laganà, segretario generale Filt-Cgil pianigiana, ha parlato delle adesioni dei lavoratori del porto all’organizzazione sindacale «il cui numero elevato - ha specificato - ci ha fatto balzare al primo posto come consenso per ciò che stiamo facendo per la vertenza del porto». Presenti anche Salvatore La Rocca, segretario Filt-Cgil Calabria, sindaco e vicesindaco di Gioia Tauro, Renato Bellofiore e Jacopo Rizzo, e l’ex primo cittadino della città del porto, Aldo Alessio. Gaetano Palaia, 35 anni, insieme al padre di FRANCESCO PAPASIDERO Rocco, 62 anni, entrambi pregiudicati. Nel ROSARNO – Si cerca di stringere il cerchio contempo sono stati apposti i sigilli a tre intorno a Giuseppe Pesce. Le ricerche del aziende di trasformazione agrumaria, tutlatitante di uno dei più potenti casati della te di proprietà dei Palaia, considerati dagli ‘ndrangheta calabrese. Nella giornata di inquirenti come una famiglia “satellite” ieri, infatti numerose perquisizioni sono della cosca Pesce. Le verifiche dei militari state effettuate dai Carabinieri del Ros e del facevano emergere gravi illeciti in materia Comando Provinciale di Reggio Calabria, ambientale, alla luce dei quali erano deferiche su delega della Dda reggina hanno pra- ti in stato di libertà, per smaltimento illeciticamente setacciato il centro abitato di Ro- to di rifiuti, Lucia Palaia, 34 anni, Teresa sarno e le campagne circostanti alla ricerca Madulia, 46 anni e Fortunato Palaia, 55. Le di armi e dello stesso Giuseppe Pesce, detto gravi carenze igienico-sanitarie riscontrate portavano al sequestro di “testuni”, fratello di Franceuna vasta area aziendale sco Pesce, catturato mesi dell’estensione di quattro etaddietro dai Carabinieri in tari e con all’interno attrezun blitz alle porte di Rosarzature per oltre un milione di no. Giuseppe Pesce è consieuro. Oltre alle tre aziende derato dagli inquirenti cosequestrate e ai deferimenti me l’attuale reggente della per smaltimento illecito di ricosca rosarnese. I controlli fiuti, è stato ritrovato un “tedei Carabinieri sono stati il soretto” dal valore di circa riscontro delle dichiarazioduecentomila euro. ni rese alla magistratura Sempre a riscontro delle dalla pentita Giuseppina indicazioni date da GiusepPesce. pina Pesce i Carabinieri hanLe perquisizioni hanno no potuto ritrovare, all’intervisto impegnato un comno di un armadio blindato, plesso dispositivo dell’Arrinvenuto in una casa disabima dei Carabinieri, suppor- Parte dei beni sequestrati tata nella disponibilità degli tato dai Reparti specializzati tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciato- affiliati alla cosca, numerosi monili in oro ri Calabria di Vibo Valentia, il Noe, Nas, e il tempestati di pietre preziose e vari orologi, Corpo dei Vigili del Fuoco. Nel corso di una anche in oro massiccio, di prestigiose maiperquisizione effettuata all’interno di sons, quali “Patek Philippe”, “Rolex” e un’azienda agrumaria, sono stati ritrovati “Cartier”. Questi oggetti di valore potrebe sequestrati un revolver Colt Python cali- bero essere il provento di una rapina messa bro 357 magnum, una pistola semiatoma- a segno da soggetti ritenuti appartenenti tica Mauser calibro 7,65 e numerose muni- alla cosca Pesce qualche tempo fa ad una zioni. Le armi erano in perfetto stato di con- gioielleria della Piana, secondo quanto riservazione e pronte all’uso. Nella circo- ferito dalla collaboratrice di giustizia Pesce stanza, sono stati arrestati - con l’accusa di Giuseppina in un udienza al Tribunale di detenzione abusiva di armi e munizioni - Palmi nel processo contro la cosca Pesce. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 14 Calabria Giovedì 22 dicembre 2011 21 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Il presidente della Regione all’università della terza età “50&Più” para gli attacchi politici «Tutti criminali? Incredibile» Scopelliti: «Vogliono colpire me per screditare il lavoro che si sta facendo» di TATIANA BARONE LA Confcommercio di Reggio Calabria ha ospitato nella serata di ieri, una conferenza stampa per la promozione dell’Università della terza età ‘’50&Più’’. La conferenza, tenutasi alla presenza del dirigente scolastico Carmelo Aquilino, del responsabile Domenico Tripodi e dell’ingegnere Nicola Pavone, ha visto come protagonista il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti. Difatti, dopo la lettura di un messaggio inviato dal presidente nazionale dell’Università da parte di Pavone, il presidente Scopelliti ha spostato l’attenzione sulla sanità, elemento collegato in maniera diretta con la terza età, sui provvedimenti attuati dalla sua giunta in merito al settore e sulle numerose chiusure (dieci) di strutture ospedaliere sul territorio. Scopelliti ha affermatoche l’intentoèquello ditrasmettere e rendere noti i messaggi e gli intenti della giunta regionale calabrese sulla sanità: nel settore si spendono annualmente circa 7 mila miliardi delle vecchie lire, ma entro il 31 dicembre verrà presentato un bilancio con un risparmio di circa 30 milioni di euro. Il percorso che ha portato a determinate prese di posizione e decisioni, in base alle affermazioni di Sco- Il presidente della Regione Giuseppe Scopelliti pelliti, è dovuto anche alle attuali condizioni in cui si trova attualmente l’Italia e in cui si trovano le regioni che adesso devono pagare da sole il proprio disavanzo, dapprima pagato dallo Stato (quello della Regione Calabria ammonta a circa 250 milioni di euro). La decisione di chiusura di determinate strutture ospedaliere, quali quelle di Scilla o Siderno, secondo il governatore è stata presa dopo aver constatato che non si trattava distrutture sanitariebensìdi «presidi di morte»; ma la riorganizzazione della rete ospedaliera passa anche dalla parte funzionale e così attraverso l’eliminazione di tanti reparti, come odontoiatria, definiti inutili e di semplice Day Hospital, si è riusciti a recuperare 500 posti letto per lunga degenza. Un altro punto su cui ha messo l’accento il presidente della Regione è stato quello della valorizzazione del rapporto tra medico di famiglia e medicina territoriale, ruolo, quello del medico di famiglia, vicino al settore della terza età: è questo, secondo Scopelliti, il settore su cui lavorare, ponendo maggiore attenzione ai non autosufficenti o ai parzialmente sufficenti che devono avere cure continuative e domiciliari, L’allarme del commissario provinciale del Pd «Un’operazione che getta ombre drammatiche sul Comune» di GIROLAMO DEMARIA* L’ARRESTO del consigliere comunale del Pdl e già assessore al comune di Reggio Giuseppe Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione contro la cosca Caridi condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, rappresenta una devastante conferma del perverso rapporto tra la ndrangheta reggina, la politica e le istituzioni locali e getta un’ombra drammatica sul Comune di Reggio Calabria. Il consigliere comunale Plutino viene indicato come il referente della cosca Caridi a Palazzo San Giorgio e, così come affermato dal Procuratore Pignatone, c’è la prova che è stato il beneficiario del sostegno elettorale della suddetta cosca nel corso della consultazione elettorale per l'elezione del consiglio comunale di Reggio del maggio 2011 vinte dal sindaco Arena, anche mediante sistemi di alterazione della libera competizione elettorale e di controllo della libertà di voto. In sostanza con questa operazione che, per il Questore Casabona, si caratterizzanon peri numerimaper lasua qualità,viene provato che il voto alle elezioni comunali di Reggio del maggio scorso è stato inquinato dalla ‘ndrangheta. Esprimo l’apprezzamento del PD reggino nei confronti dei magistrati della Ddda di Reggio e delle forze dell’ordine per quanto stanno facendo nell’azione di contrasto alle organizzazioni della ‘ndrangheta per riportare la legalità e rendere più libera la città. L’operazione disvela, ulteriormente, la capacità di infiltrazione delle organizzazioni della ‘ndrangheta reggina nell’attività politico-amministrativa cittadina, così come già accaduto attraverso il controllo della società municipalizzata Multiservizi per come evidenziato dall’operazione Astrea, ed il peso da queste esercitato sulle competizioni elettorali già emersi in altre inchieste in corso. L’indagine che ha portato agli arresti odierni, difatti, fa seguito ad altre operazioni che avevano fatto registrare rapporti ben coltivati tra esponenti della ‘ndrangheta e della politica locale, scelti quali candidati di riferimento cui garantire il proprio sostegno elettorale. Ad oggi, malgrado gli inquietanti scenari emersi, che hanno investito esponenti dell’attuale amministrazione comunale guidata da Arena e di quella precedente guidata da Scopelliti, occorre purtroppo registrare che, malgrado le ripetute richieste del PD e di altri gruppi, sia da parte del sindaco che delle forze politiche cui i soggetti coinvolti appartengono non si è ritenuto assumere alcuna iniziativa per impedire che sull’istituzionelocale possanogravareombre diqualsiasi natura. Non si fa il bene della città girandosi dall’altra parte e facendo finta di non vedere. La gravissima situazione di Palazzo San Giorgio, purtroppo continuamente mortificato dalle vicende che quasi quotidianamente vengono disvelate, esige interventi tesi a bonificare e liberare l’amministrazione della cosa pubblica cittadina dalla cappa soffocante che sta uccidendo il presente ed il futuro di Reggio. Non può esservi alcuna sottovalutazione. Al punto in cui si è giunti non è più rinviabile un tempestivo ed adeguato intervento da parte degli organi preposti di vigilanza teso a chiarire fino in fondo le effettive condizioni di agibilità democratica del Comune di Reggio Calabria. La violenza delle famiglie della ‘ndrangheta, i condizionamenti di cui queste sono capaci e gli estesi legami attraverso i quali si alimentano richiedono, nel contempo, una forte presa di coscienza individuale e collettiva ed una reazione civile da parte della società reggina per impedire che la città scivoli, ripiegata su se stessa, sotto il loro giogo, creando, viceversa, le condizioni perché Reggio possa riappropriarsi di una nuova speranza. *coordinatore provinciale PD per non dimenticare e svalutare la persona e il suo rispetto. Scopelliti ha quindi affermato che vanno recuperati, attraverso inostri soldi,circa 123 milioni di euro di cui 30 vanno trasferiti nel settore sociale e che l’approvazione del bilancio è avvenuta in maniera blindata con la perdita di circa 70 milioni di euro rispetto al bilancio dell’anno precedente, anche a causa della stagione di ristrettezze in cui si trova il Paese. «Di certo - ha dichiarato - durante questi grandi cambiamenti in atto non aiutano le continue tensioni e proteste. Non pensavo, in otto anni da sindaco di Reggio Calabria, di aver fatto solamente danni. Spesso i dirigenti comunali gonfiano i bilanci del Comune per evitare che sui cittadini cadano più tasse: abbiamo sempre agito per il bene e l’interesse della comunità. Ma io sto pagando un errore, che può sempre capitare, sotto forma di delegittimazione della mia immagine mentre i cittadini stanno pagando sotto forma di disservizi. E’ un problema che viene oltremodo amplificato poiché si ha il preciso obiettivo di colpire me, impedendo alle istituzioni dilavorare odi screditareil lavoro che si sta facendo. Ma non posso veramente credere che a Reggio Calabria diventino tutti criminali da un giorno all’altro». L’AFFONDO DI ETHOS «Il “Modello Reggio” è giunto al capolinea» «AFFRONTARE, nelle competenti sedi politiche ed istituzionali, discussioni riguardanti ilcoinvolgimento di consiglieri in carica ed ex consiglieri in inchieste giudiziarie contro il crimine organizzato, chiedendo quantomeno chiarimenti su determinati atteggiamenti assunti daesponenti diprimissimo piano della politica regionale e comunale nei confronti di noti personaggi di 'ndrangheta, sarebbe stato, da parte dell’attuale sindaco e di quello precedente, un concreto gesto d’amore nei confronti di Reggio e dei suoi cittadini». È quanto sostiene il presidente dell’associazione Ethos, Giuseppe Musarella. «Specie oggi – prosegue – dopo l’ennesimo arresto eccellente di uno dei protagonisti del 'modello Reggiò. Invece, si preferisce discutere esclusivamente di altro, crisi economica in testa, sforzandosi di distinguere nettamente le vicende amministrative e politiche da quelle giudiziarie e criminali, tentando addirittura di ridurre la crisi della maggioranza comunale, che ha definitivamente e responsabilmente archiviato Scopelliti, Arena e tuttii ‘superstiti’del modello Reggio, in mero mercimonio. In questo contesto, la città soffre, schiacciata da incapacità, corruzione, esasperato individualismo ed arrogante ignoranza. Per queste ragioni è necessario cambiare il presente, se si vuole sperare in un futuro migliore». «Tranquillizzando Scopelliti ed Arena –prosegue Musarella -che, almeno daparte di Ethos, non esiste alcun complotto per distruggere o delegittimare la loro immagine, i due ci riescono benissimo da soli, senza l’aiuto di nessuno, ritenendo comunque che il modello Reggiosia giuntoal termine anche per evidenti ragioni politiche, ciò che si ritiene prioritario è cambiare in fretta la classe dirigente.Non puòessere unobiettivo a lunga scadenza, ma è imperativo che altre persone, competenti e libere, amministrino adesso, in questo momento, il nostro territorio». Sbano (Fli) invoca indagini sul voto di maggio Idv, Pdci e Sel chiedono subito lo scioglimento del consiglio comunale «LAmisura ora è davvero colma, vanno accelerate le procedure per lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria. L’arresto odierno del consigliere Pdl Giuseppe Plutino è l’ultimo di una serie di episodi inquietanti. Prima il controllo della 'ndrangheta sulle società partecipate del Comune, poi il coinvolgimento dell’assessore Morisani in una intercettazione telefonica sullo scambio di voti mafiosi, oggi l’arresto di un consigliere di maggioranza, trasformano il caso Reggio in un vero e proprio vulnus democratico». La condanna arriva da Andrea Di Martino, commissario provinciale Sel, che punta il dito contro una «incosciente indifferenza da parte di chi governa questa città», chiedendo di «ripristinare le regole democratiche e la legalità a Reggio, per cui non si può attendere un secondo di più». All’attacco di Palazzo San Giorgio si scagliano anche le segreterie provinciali di Idv e Pdci che, in una nota congiunta, parlano di una «nuova pesantissima bufera che ha investito il Comune di Reggio» e che «rappresenta la certificazione e il sigillo finale del fallimento politico, morale e amministrativo della giunta comunale guidata dal sindaco Arena». E ancora: «Prima la vicenda relativa all’enorme buco nel bilancio e gli arresti nel settore Urbanistica, successivamente le infiltrazioni delle cosche della 'ndrangheta nelle vergognose società miste e la presenza di razzisti e antisemiti nella giunta comunale. Adesso, con l’arresto di un consigliere comunale del Pdl, siamo giunti ad un limite di vera e propria agibilità democratica». La speranza è che «il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, preso atto dei fatti pregressi e a seguito dell’odierna inchiesta, possa attivare le procedure per procedere rapidamente allo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio». A gettare ombre sulla regolarità del voto di maggio è il candidato sindaco di Fli Carlo Sbano che, convinto che «la Procura di Reggio avrebbe dovuto fare piena luce sull’andamento delle elezioni: soprattutto, sulla scorta della relazione loro inviata dal dott. Campagna, presidente della commissione elettorale della Corte d’Appello», parla di «gestione quantomeno “allegra” delle 217 sezioni elettorali, visto che ben 177 risultavano avere commesso irregolarità, illegittimità, illegalità nelle operazioni di scrutinio». Palazzo San Giorgio Previsioni del tempo IL governatore Scopelliti, al termine dell’interrogatorio in Procura, ha dichiarato urbi et orbi: “Sono molto sereno”. Ieri mattina, davanti all’edicola del viale Calabria, un mio amico imprenditore, leggendo le locandine dei giornali, ha sbottato: “Il Comune mi deve diecimila euro da due anni e mezzo per merci che ho fornito, e mi sento molto nuvoloso!” I forti contrasti climatici non portano mai niente di buono, la cittadinanza è avvisata: è in arrivo una forte tempesta! E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Reggio 22 Reggio Giovedì 22 dicembre 2011 Reggio 23 Giovedì 22 dicembre 2011 Sotto la conferenza stampa dell’operazione con il procuratore Giuseppe Pignatone A Leo Caridi servivano i soldi per i fratelli detenuti Affetti e affari in testa al clan | LE DUE INDAGINI | Dalla geografia criminale reggina alle minacce a Nucera Nulla era lasciato al caso. Anche da dietro le sbarre Santo Caridi gestiva le sorti del negozio di famiglia continuava a “gestirli”Santo Caridi direttamente dal carcere. Infatti, ulteriori elementi che confermano l'attuale gestione degli interessi dell'omonima cosca da parte di Leo Caridi derivano anche dall'esame di altre due conversazioni registrate nel corso del servizio di intercettazione ambientale dei colloqui intrattenuti daldetenuto Santo Giovanni Caridi ed i suoi familiari presso le strutture carcerarie di Reggio Calabria ed Avellino. Infatti, dai contenuti del dialogo registrato all'interno della sala colloqui della casa circondariale di San Pietro lo scorso 17 ottobre, agli 007 della Polizia appare chiaro come «Leo Caridi sia destinatario delle “imbasciate” inviate dal detenuto Santo Giovanni Caridi in occasione degli incontri con i parenti». Particolare rilievo riveste lo stralcio di conversazione in cui Santo Caridi «chiedeva alla sorella Fortunata di riferire un messaggio al fratello Leo, circostanza questa che dimostra come in atto sia questi a gestire gli interessi della cosca». Continua l’ordinanza: Alle ore 13:00il detenutoabassa voce chiede alla sorella di riferire un messaggio al fratello Lillo, affermando che lui sa di che si tratta. Analogamente, rilevante appare anche il fatto che la sorella Fortunata faceva presente al fratello Santo che una terza persona ritenesse opportuno cedere in locazione il “banco”, ovvero l’attivtà di rivendita orto-frutticola, formalmente intestata alla figlia Fortunata Condomi». Ed ancora: «Proprio in relazione alla locazione della rivendita di frutta, anche nel corso del colloquio registrato il successivo 11 novembre, Santo Giovanni Caridi ne discuteva con la sorella Fortunata, dimostrando di venire tenuto al corrente degli affari di famiglia. Particolare rilievo rivestono gli stralci in cui i due interlocutori discutono della modalità di locazione della rivendita di frutta di interesse della famiglia e degli eventuali benefici anche di carattere economico che ne deriverebbero (Santo chiede alla sorella qualcosa a bassa voce pertanto …inc…Fortunata dice che Il colloquio nel penitenziario fra il capo cosca e la sorella hanno parlato con ..... e non so che devono trovare o doveva trovare, tu e…inc…Santo chiede se hanno parlato già. Fortunata dice di si. Santo chiede se glielo da in affitto. Fortunata dice di si che va bene ed è d'accordo anche ... Santo chiede da quando. Fortunata dice che doveva essere dal primo novembre, così ... prende lo stipendio perché lavora alla …inc… mezza giornata e pure ... e va anche al mercato, e in più 2.500 di affitto perché avevano parlato già così, almeno si tolgono gli impicci con la banca. Fortunata dice che anche ... ha parlato di questo fatto ma non so come è finita. Santo dice con .... Fortunata dice che è andata a trovarlo ma lui ha fatto finta di …, ha detto che ha da fare. Santo dice di darlo a ... che è più serio. Fortunata dice che almeno lavora anche ... e ..., gli da lo stipendio e si possono pagare i debiti che hanno, ma ora cercano un responsabile che sta la e poi metteranno anche le telecamere e anche ...è contenta con questo mentre con l'altro no, ma ancora se non trovano ad uno che sta la sono buttati al banco dalla mattina alla sera sia ... che ..., presto che lo affittano così in questo modo si pagano i debiti con il mercato e con la banca perché quelli che ha fatto ... non si sa nulla. Santo dice che se lo prende prima Natale. Fortunata dice prima possibile ma deve trovare uno che sta la e gli ha detto anche a mio marito se vuole lavorare mezza giornata e gli avrebbe dato anche a lui lo stipendio, ma non vuole andare perché dice che ha lavorato tanto già e non riesce ad alzarsi presto. Fortunata dice che stamattina era aperto il banco e sicuramente lo apre zio Mimmo)». Infatti, se da un lato la conversazione in esame evidenzia come Santo Caridi venga costantemente tenuto al corrente degli affari di famiglia, suggerendo anche le sue preferenze in ordine a chi debba essere locata la rivendita di frutta, dallo stesso ritenuto la persona più affidabile, dall'altro la stessa, se analizzata unitamente ad altre conversazioni registrate su una delle utenze radiomobili in uso a Leo Caridi sottoposte a servizio di intercettazione, dimostrano come «sia proprio questi a condurre le trattative per la locazione del più volte citato negozio di frutta proprio con ....». Vincenzo Lombardo. In alto Filippo Condemo. A sinistra Domenico Condemi La personalità e il ruolo di Leo Caridi ricostruiti dai pentiti LE ATTIVITÀ Disposto il sequestro di quattro società CAFFÈ e frutta erano le attività principali su cui puntava il presunto boss del quartiere di San Giorgio Extra. Gli inquirenti hanno pertanto disposto il sequestro preventivo delle società riconducibili a Leo Caridi. Si tratta dell’impresa individuale “Caridi Leo”, della “Caridol Snc”, della “Cafer Srl”, dell'impresa individuale “Condemi Fortunata” e della rivendita orto-frutticola sita in via Pio XI, angolo viale Europa di Reggio Calabria, ove è condotta la stessa attività d'impresa. IL PERCHÉ DEL FERMO Era concreto il pericolo di fuga del presunto boss C’ERA il «fondato pericolo di fuga» e, per questo, è stato disposto l’arresto di Leo Caridi. Ne sono certi gli investigatori che, lungo il copioso faldone dell’ordinanza di custodia cautelare, ne spiegano i rischi «sia in quanto il sodalizio di appartenenza ha dimostrato, per come ampiamente emerso nel corso delle indagini che hanno portato all'esecuzione dell'operazione, grande capacità di acquisire informazioni sulle indagini in corso e sulla possibile esecuzione di provvedimenti di cattura nei confronti dei singoli affiliati». Mafia, caffè e cioccolato Il contributo alla giustizia di Roberto Moio e Nino Lo Giudice ANCORA una volta sono i nuovi collaboratori di giustizia a fornire utili elementi nelle attività d’indagine degli investigatori. Da una parte Roberto Moio, nipote del mammasantissima Giovanni Tegano, dall’altra Antonio Lo Giudice, esponente di spicco dell’omonimo clan. Proprio Moio, infatti, traccia la personalità criminale ed il ruolo verticistico all’interno del clan che, col tempo, s’era conquistato Leo Caridi. Il collaboratore di giustizia faceva riferimento ad uno dei fratelli Caridi, riconoscendone anche la fotografia, seppure indicandolo erroneamente col nome di “Bruno”, ma individuandolo attraverso l'attività economica esercitata nel settore della distribuzione all'ingrosso del caffè, attraverso cui, grazie alla sua appartenenza alla cosca, imponeva in molti bar cittadini la fornitura di caffè. Moio, dunque, indicava espressamente Caridi come appartenente alla cosca Libri-Caridi, anch'egli attivo nel settore delle estorsioni. A riscontro delle dichiarazioni rese dal nipote di Giovanni Tegano, dalle indagini compiute è risultato che, «effettivamente, Leo “Lillo” Caridi è titolare della omo- Il pentito Antonino Lo Giudice nima impresa individuale che ha quale attività il commercio all'ingrosso di caffè. D'altra parte, Caridi, nel corso dell'attività di intercettazione telefonica delle utenze radiomobili nella sua disponibilità, è risultato essere «costantemente impegnato in tale attività di fornitura di caffé presso bar di Reggio, tra cui è possibile individuare anche quello denominato ....., indicato dal collaboratore Moio quale cliente del Caridi Leo, per come testimoniato dalle conversazioni intrattenute da quest'ultimo con la titolare dell'epoca del citato esercizio commerciale, che, in occasione dei contatti intrattenuti col Caridi (spesso chiamato con l'appellativo di “Lillo”)». C’è poi il contributo alla giustizia fornito da Antonino Lo Giudice che indicava Leo Caridi, dallo stesso conosciuto come “Lillo”, appellativo con cui il predetto viene comunemente chiamato dai suoi interlocutori come emerge chiaramente dalle conversazioni telefoniche intercettate ed in parte sopra riportate, «quale appartenente alla cosca Libri-Caridi-Zindato, precisando che il medesimo in passato era titolare di una fabbrica di prodotti dolciari ed in particolare uova di Pasqua». «Anche qui - spiegano gli 007 della Polizia di Stato a conferma dell'attendibilità delle dichiarazioni rese dal Lo Giudice, dagli accertamenti esperiti Caridi Leo è risultato titolare anche della “Caridol Snc”, azienda che ha quale attività principale la fabbricazione di cacao, cioccolato, caramelle e confetterie ed in particolare di uova di Pasqua, nonché della “Cafer Srl” avente ad oggetto produzione all'ingrosso ed al minuto di prodotti dolciari, di generi alimentari, liquori». Il gruppo in cerca di un finanziamento per risollevare le sorti del bancone di frutta al semaforo di Sant’Anna Auto bruciate e il pestaggio di un tale “Demetrio”. Ecco le intercettazioni Se la crisi economica si abbatte sulla ’ndrina Danneggiamenti e atti di violenza LA crisi economica aveva colpito anche l’attività dei Caridi. Stritolati dalla morsa economica, gli uomini del clan avevano provato ad ottener un finanziamento per far risollevare le sorti del banco di frutta di Sant’Anna, punto d’incontro, almeno da quel che emerge dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Roberto Moio, degli affiliati alla consorteria. «Dalla lettura dei progressivi registrati in occasione dei colloqui intrattenuti da Santo Caridi - spiega l’ordinanza - emerge che una delle motivazioni che portavano i maggiorenti della famiglia a decidere Al punto vendita gli incontri dei sodali della cosca la locazione dell'attività commerciale risiedeva in una momentanea difficoltà economica da parte della famiglia Caridi ed in particolare di Condemi Domenico, marito di Caridi Antonina (sorella di Santo, Nino, Lillo etc.) e padre di Condemi Fortunata, formale titolare della più volte citata rivendita di frutta: attività, peraltro, acquisita da un altro membro del gruppo criminale Zindato Giuseppe, marito di Caridi Antonia (altra sorella di Santo, Nino, Lillo etc.), anche quest'ultimo arrestato nell'ambito dell'operazione “Alta tensione”. A tale difficoltà cercava di fare fronte anche un altro appartenente al sodalizio, Domenico Condemi, arrestato all’alba di ieri. «Il Condemi in particolare - continuano gli investigatori - cercava di porre rimedio contattando un promotore e mediatore finanziario, per far ottenere un finanziamento. Infatti, nel corso dei progressivi sopra riportati, Condemi Domenico chiedeva l'interessamento del ... per la concessione di un finanziamento al cugino (“Sai che ti volevo dire c'è mio cugino che ha dei problemi con l'attività…e vuole fare un finanziamento”), titolare della rivendita di prodotti ortofrutticoli nei pressi del Ponte di Sant’Anna all'altezza dei semafori, proprio quella di cui si è ampiamente riferito nel corso della presente trattazione e riconducibile alla cosca Caridi (“Ha il banco della frutta ha…Là, ai semafori sul ponte…No, qua sul ponte di sant'Anna… Quello che c'è alla posta di san Giorgio”)». Le circostanze concernenti la gestione dell'attività orto-frutticola, secondo gli 007 della Polizia, rilevano sotto un pluralità di profili: «Testimoniano la centralità, da un punto di vista degli interessi economici, dell'attività di gestione della rivendita di frutta che passava da Zindato Giuseppe, marito di Caridi Antonina, a Caridi Fortunata, figlia di Caridi Antonia, entrambe sorelle Caridi Lillo che, a sua volta, si occupava di risolvere le problematiche legate alla stessa sotto le direttive di Caridi Santo e con l'aiuto di Condemi Domenico (che così confermava ulteriormente la particolare vicinanza alla cosca); Danno un ennesima conferma dell'attendibilità delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Moio, il quale ha riferito come il chiosco di frutta in questione ha da sempre costituito un luogo di riunione degli appartenenti al sodalizio criminale dei Caridi». IL capo affermava anche con la violenza il suo potere criminale. Nel corso di una serie di conversazioni telefoniche tra Leo Caridi Giuseppe Ascrizzi, un uomo residente a Medicina, comune della provincia di Bologna, i due parlavano di una terza persona tale “Demetrio”, ben conosciuto ad entrambi, il quale si era reso responsabile di un incendio ai danni di due auto riconducibili ad Ascrizzi. Nel corso delle conversazioni, secondo gli investigatori emergevano chiaramente la protervia e la Ascrizzi imbarazzato per aver fatto denuncia Il pentito Roberto Moio violenta personalità criminale di Leo Caridi, il quale si diffondeva i particolari raccontando compiaciuto al suo interlocutore le precedenti aggressioni perpetrate ai danni del 'Demetrio' in questione. In sostanza, il Demetrio, che i due interlocutori consideravano un truffatore, era stato solennemente bastonato da Caridi perché, quando in una occasione era stato quest'ultimo ad appropriarsi illegittimamente di una certa somma di danaro (per sua stessa ammissione: “l'ultima volta gli ho fregato quattromila e cinquecento euro”) del Demetrio, quest'ultimo evidentemente aveva l''ardire' di lamentarsi. Emergeva poi chiaramente nel corso di un’altra conversazione la caratura criminale ed il potere decisionale di Leo Caridi, al quale il 'Demetrio' aveva fatto un 'giochetto', chiamando Ascrizzi in sua presenza col viva-voce, al fine di dimostrare a Caridi come lo stesso Ascrizzi si fosse appropriato dei suoi soldi, per ottenerne così l'autorizzazione alla perpetrazione di un danneggiamento nei confronti di un suo amico. Infine, appariva evidente l'imbarazzo di Ascrizzi il quale, per rispondere alle perplessità di Caridi che si stupiva di non percepire ”l'odio” del suo interlocutore nei confronti di chi l'aveva danneggiato, ammetteva, quasi vergognandosi, di averlo denunciato ai Carabinieri, ritenendo dal suo punto di vista di fare la cosa giusta, anche a rischio di passare per 'infame' agli occhi di Leo Caridi. UN tempo acerrimi nemici, oggi legati più che mai dall’indissolubile vincolo del dio denaro. L’operazione “Alta tensione” aiuta a comprendere anche la geografia mafiosa del territorio reggino. La prima parte dell'indagine, infatti, aveva permesso di ricostruire gli equilibri criminali esistenti nella zona sud di Reggio Calabria, estesa nei quartieri di Ciccarello, Modena, San Giorgio, Pio XI, Rione Marconi. Un’area che risultata vessata dall'immanente presenza della 'ndrangheta ed in particolare di una pluralità di cosche diverse, una volta “nemiche” all'epoca ormai lontana della guerra degli anni ‘90, successivamente perfettamente armonizzatesi nel controllo del territorioe nellasuddivisione delle attività criminali da esercitare sullo stesso: la cosca Libri, con le sue varie articolazioni legate ai Caridi, in particolare nella zona di San Giorgio Extra, agli Zindato nella zona di Ciccarello ed ai Borghetto in quella di Modena; la cosca Rosmini, nella zona del Rione Marconi; la coscaSerraino verso San Sperato. Gliagenti sisono mossi incrociando, da un lato l’attività d'intercettazione telefonica ed ambientale, dall'altro il riscontro alle dichiarazioni dei nuovi collaboratori di giustizia, sentiti in merito agli assetti criminali. Insomma, un’attività d’intelli- gence complessa che, ad un certo punto, “sbatte” contro l’intimidazione al consigliere regionale Giovanni Nucera facendo luce sulla tanica di benzina lasciata sulla sua auto ed accendendo i riflettori sul consigliere comunale Pino Plutino arrestato nel corso dell’operazione. «L’evento delittuoso - spiegano gli investigatori - si inquadrava perfettamente nel quadro generale delle investigazioni, permettendo di avvalorare ulteriormente i risultati già raggiunti in relazione ad alcuni dei personaggi indagati ed ampliando ulteriormente la sfera e la delicatezza delle indagini che permettevano di confermare una volta di più la capacità d'infiltrazione della 'ndrangheta nelle istituzioni pubbliche rappresentative. Ciò, alla luce dell'accertata responsabilità di un importante esponente politico locale, già assessore e tutt'oggi consigliere comunale, Giuseppe Plutino, rivelatosi punto di riferimento della cosca Caridi». «I risultati complessivamente acquisiti in questa seconda fase dell'indagine - continuano - venivano compendiati in una richiesta di misura cautelare cui faceva seguito una nuova ordinanza di custodia cutelare in carcere emessa in data 16.12.11 che avvalorava pienamente l'ipotesi investigativa formulata». Riflettori sul ruolo del pidiellino Pino Plutino Il tenente colonnello Carlo Pieroni e il questore Carmelo Casabona E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro UN fratello è per tutta la vita. E, per tutta la vita, bisogna tendergli una mano. Soprattutto nelle situazioni più difficili. L’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti del presunto reggente del clan di San Giorgio Extra, Leo “Lillo” Caridi, è, in un certo senso, il manuale dei buoni rapporti da intrettanere in famiglia, di come un uomo d’onore debba sempre e comunque recuperare denaro per contribuire alla buona permanenza in carcere del proprio fratello. Si legge: «Posta l'appartenenza del Caridi Leo all'omonima cosca, circa il ruolo dallo stesso ricoperto ed il compito esercitato nell'ambito del sodalizio criminale, può dirsi con certezza che all'indagato sia stato affidato il compito di gestire gli interessi del sodalizio ed in particolare degli esponenti di vertice della stessa tra cui i fratelli tutti detenuti, provvedendo al loro sostentamento economico ed eseguendo loro direttive». E c’è un dialogo, registrato dagli investigatori, che aiuta ad ordinare i tasselli del puzzle criminale. Si sente un uomo, non meglio identificato, che criticava i componenti della famiglia Caridi, definendoli come «poco affidabili» («Comunque quelli sono fallocchi compare Mico ah») facendo in particolare riferimento proprio a Leo “Lillo” Caridi, responsabile di «non avere mantenuto fede ad alcuni accordi presi, trattenendo per sé l'intera somma derivante da un imprecisato “affare”tra i due» («Lillo mi ha fottuto trenta mila euro a me, trenta…gli ho fatto una…una situazione… Lillo Caridi, non trenta mila euro mi ha fottuto, c'è stata una situazione, dovevamo dividere i soldi, ha preso trenta mila euro e non mi ha dato una lira a me») giustificando il suo comportamento con la necessità di utilizzare il denaro per uno dei suoi fratelli («sapete compare Peppe ho problemi con mio fratello»), richiesta alla quale suo malgrado l'uomo aveva dovuto sottostare («fate quello che volete»). Ma oltreagli affetti,ci sonoanche gli affari.E, daquanto emergenelle carte delle inchieste, questi ultimi 34 REDAZIONE: via Cavour, 30 - 89100 Reggio Calabria - Tel. 0965.818768 - Fax 0965.817687 E-mail: [email protected] Seduta del consiglio comunale aperta con le felicitazioni della politica per la liberazione di Azzarà L’abbraccio dell’aula a Francesco A Motta sarà organizzato un evento per il bentornato al cooperante di Emergency di PAOLO VACALEBRE MOTTA SAN GIOVANNI Erano ben dodici i punti inseriti all'ordine del giorno del consiglio comunale di Motta San Giovanni, ma è stato l'argomento legato alla liberazione di Francesco Azzarà, l'operatore umanitario sequestrato in Sud Darfur, ad aprire la seduta dell'assemblea. Ad intervenire, è stato subito il presidente del Consiglio, Giovanni Gattuso: “Dopo quattro mesi di prigionia - ha detto - finalmente abbiamo potuto riabbracciare il nostro Francesco. Le sensazioni provate apprendendo la notizia della sua liberazione sono state indescrivibili: è stata una notizia che ha riempito di felicità tutta la comunità mottese e non. Francesco è sempre stato nei nostri pensieri e nelle nostre preghiere”. “Sono vicino alla famiglia Azzarà - ha aggiunto il presidente Gattuso - in questo momento di gioia, nella duplice veste di presidente del consiglio e di parente, affinché Francesco possa tornare presto alla sua vita di sempre”. Soddisfazione per la liberazione di Francesco Azzarà, dopo quattro lunghi mesi di prigionia, è stata anche espressa dal sindaco Paolo Laganà. “Appena saputa la notizia - commenta il primo cittadino di Motta - le campane delle nostre chiese hanno suonato a festa per la sua liberazione. Grande gioia e commozione nel nostro paese, e soddisfazione per la conclusione di un vero incubo, è stata espressa anche da noi tutti”. Il sindaco, quindi, ha voluto rinnovare “i sentimenti di felicità, noi tutti, ringraziando quanti si sono Il caloroso abbraccio di un amico a Francesco Azzarà appena sbarcato a Reggio adoperati per la liberazione di Francesco, ringraziando in primo luogo la platea dei sindaci calabresi per l'attenzione rivolta alla vicenda dell'operatore di Emergency e per la solidarietà manifestata alla famiglia e alla comunità di Motta San Giovanni in questi lunghi mesi”. Il sindaco, inoltre, riguardo la vicenda che ha coinvolto il giovane mottese, ha voluto ancora ringraziare “il comitato degli amici di Francesco, che si è organizzato all'indomani del sequestro, e i sindaci di tutta Italia, che hanno accolto il nostro invito ad esporre la gigantografia di Francesco sulle facciate dei palazzi comunali, incominciando dal sindaco di Firenze, Renzi, che con l'esposizione a Palazzo Vecchio, iniziò una lunghissima catena di solidarietà”. Nei momenti se- La società che lavora al progetto di Saline guenti alla conferma della liberazione di Francesco Azzarà, “ho ricevuto le congratulazioni e le felicitazioni - ha fatto sapere Laganà dei sindaci di Firenze, Roma e Torino. Sono stato chiamato direttamente nella mia stanza, qui, al Comune”. Il sindaco Paolo Laganà, quindi, ha proposto all'assise, la convocazione, per il prossimo 29 dicembre, di una seduta aperta del consiglio comunale, “avente a tema l'unico punto all'ordine del giorno: la solidarietà e l'esperienza di Francesco quale esempio per la nostra terra”, e in cui saranno invitati a partecipare i sindaci del territorio reggino, la Prefettura, le diverse istituzioni. Nella stessa giornata verrà organizzata anche una manifestazione popolare per dare il bentornato a Francesco Azzarà, “che sarà certamente - ha detto infine il sindaco Laganà - un momento importante e esaltante per la nostra comunità”. Sul ritorno a casa del cooperante di Emergency, dopo 124 giorni di prigionia in Darfur, si è espresso anche il capogruppo di maggioranza, Gianni Gattuso. “Intervengo - ha sottolineato - per esprimere tutta la solidarietà mia e del gruppo consiliare che rappresento, verso il nostro Francesco, cittadino di questo territorio che con il suo operato umanitario ha esaltato tutti i migliori valori della nostra terra”. Ed ancora: “Abbiamo tutti atteso, per un tempo che sembrava interminabile, il suo ritorno e con grande gioia ed orgoglio mottese lo riabbracciamo ora con grande affetto”. “A Francesco - ha continuato Gianni Gattuso - va la nostra riconoscenza per aver segnato con la sua sofferenza una pagina importante del nostro paese. Il suo rapimento ha risvegliato le coscienze di tanti cittadini, verso il prezioso operato di coloro i quali quotidianamente e nell'anonimato, svolgono attività umanitarie in territori altamente rischiosi, con grande sacrificio e umiltà”. “E per questo impegno ha detto infine il capogruppo di maggioranza - noi tutti, in questa sede pubblica, riconosciamo la nostra gratitudine a Francesco Azzarà”. Tutti approvati, in seguito, i punti inseriti all'ordine del giorno, discussi senza la presenza dei gruppi di minoranza. Ma la cosa più importante è stato, sicuramente, il grande abbraccio dell’aula a Francesco. Un anno a Baccellieri e 8 mesi a Santoro Processo “Umbaca” Condannati i ginecologi dell’ospedale di Melito di MARIATERESA ORLANDO MELITO - Il primo grado di giudizio del processo “Umbaca”, celebrato a Melito presso la sezione staccata del Tribunale di Reggio, si è chiuso con la condanna dei ginecologi del “Tiberio Evoli” Pasquale Baccellieri (primario di ostetricia e ginecologia) e Giuseppe Santoro, condannati per lesioni colpose seppur con tutti i benefici di legge rispettivamente ad 1 anno e 600 euro di multa e 8 mesi e 400 euro di multa. L’avvio della discussione tocca subito alla parte civile (rappresentata dagli avvocati Veneto, Parisi, Solano e Serio), la quale evidenzia la “mancanza di assistenza medica per la signora Umbaca, prolungata per circa 3-4 ore”. La parte civile ha inoltre fatto riferimento ad una perizia in particolare, specificando “l'effettuazione di una manovra ginecologica errata” ma anche l'eccessiva durata del processo “che ci ha portati ad una prossima prescrizione del procedimento”. Ascoltata la parte civile, laparola èpoi passataal Procuratore generale Enzo Arcadi, che alla luce della documentazione acquisita, ha chiesto per i due imputati la condanna di 12 mesi. Conclusive e dettagliatele arringhe difensive da parte degli avvocati Loris Maria Nisi per Baccellieri e Giuliana Barberi per Giuseppe Santoro. Il difensore del primario Il primario Pasquale Baccellieri Baccellieri, in particolar modo, ha posto l'accento sulla inesistenza di un comportamento omissivo da parte del suo assistito, giudicando contraddittoria rispetto alle altre, la perizia disposta dal giudice Scortecci. Nisi ha provato inoltre a fare emergere una serie di contraddizioni, legate anche all'assenza di ecchimosi sulla pelle del piccolo Nicolas, oltre alla mancanza di elementi concreti che proverebbero la somministrazione di quantità abnormi di ossitocina e l'effettuazione della manovra di Kristeller. Dello stesso tenore l'arringa dell'avvocato Barberi che ha giudicato inammissibile il reato contestato al suo assistito, essendo lo stesso Santoro “non presente in sala parto nei minuti precedenti e successivi alla nascita di Nicolas”. I commissari al Comune di Condofuri tracciano un bilancio dell’anno passato Centrale a Carbone La “Sei” passa all’attacco «Basta con le diffamazioni» «La diffidenza della gente ha lasciato il posto alla voglia di giustizia» Sul cammino della legalità MONTEBELLO - «La società di progetto “Sei spa” ha sempre agito nel pieno rispetto delle complesse e rigide norme italiane che ne disciplinano l'iter autorizzativo. Sotto questo profilo invitiamo chiunque dovesse essere in possesso di elementi utili alla valutazione del Progetto Sei a presentarli nelle sedi competenti, nelle quali verranno prese in dovuta considerazione». Così la società impegnata nella costruzione della centrale a carbone di Saline che, in una nota, aggiunge: «Esulano da questa logica finalizzata ad un confronto costruttivo, le minaccedi ricorso contro un eventuale progresso nell'iter autorizzativo o, peggio ancora, i tentativi di diffamazione apparsi di recente sulla stampa: tali attacchi non sonopropridi unasocietàmatura, la cui crescita civile si basa largamente sulla capacità di confrontarsi su proposte concrete, soprattutto in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo». La società, dunque, «non si farà in- fluenzare in alcun modo da tali tentativi di delegittimazione e in tal senso condanniamo ogni azione volta a screditare e diffamare strumentalmente il buon operato dell'azienda». Riguardo specificamente le critiche mosse, l'amministratore delegato della Sei, Fabio Bocchiola, ribadisce il pieno supporto ricevuto dal Gruppo Repower, azionista di maggioranza, precisando: «La Centrale Seiè stataprogettata adottando le tecnologie più avanzate disponibili ed il suo iter autorizzativo è portato avanti nel pieno rispetto delle leggi, dell'ambiente ma soprattutto della salute e del territorio in cui verrà realizzata. Non siamo avvezzi a strategie diffamatorie nétantomeno ad attacchi personali: ci limitiamo a comunicare ed a rispondere riguardo ai nostri progetti ed alle loro caratteristiche nelle previste sedi istituzionali. Il Cda Sei, e tramite questo anche gli azionisti, rinnovano la massima fiducia nel team di progetto e nei suoi collaboratori». di GIUSEPPE CILIONE CONDOFURI - “Inizialmente abbiamo notato molta diffidenza attorno a noi, oggi la gente di Condofuri, una comunità costituita soprattutto da persone oneste, ha incominciato a capire il nostro impegno ed i nostri sforzi per il bene della collettività; c'è voglia di giustizia e di equità, c'è stata una vera svolta e tutto ciò ci da entusiasmo, coraggio, ci spinge ad andare avanti”. E’ questo il bilancio della triade di commissari prefettizi a circa un anno dall'insediamento. In circa un'ora di colloquio con i cronisti la commissione, composta da Giuseppe Castaldo, Maria Antonia Surace e Maria Laura Tortorella, ha snocciolato numeri, risultati e programmi per il futuro ma ha anche tirato le somme di un percorso pieno di difficoltà ma anche prodigo di soddisfazioni. “Abbiamo trovato il deserto amministrativo - hanno affermato i commissari con una carenza di regolamenti e di figure apicali nella pianta organica. Per la prima questione abbiamo provveduto a redigere diversi regolamenti fra cui quello per i concorsi; per il secondo provvederemo a breve ad indire i bandi per individuare i responsabili delle tre aree in cui sarà suddiviso il comune”. “C'è più partecipazione da parte dei cittadini, ri- “Il compito principale di una commissione straordinaria - hanno proseguito - in questi casi è quello di ripristinare la legalità. Noi abbiamo agito in molteplici direzioni ma, sicuramente, il gesto più significativo è stata la deliberazione di costituirci parte civile nel processo contro le cosche locali. Il primo ottobre, il Gup presso il Tribunale di Reggio ha condannato gli imputati ammessi al rito abbreviato a risarcire al Comune i danni derivanti dai reati, la cui entità è stata determinata in Giuseppe Castaldo, Maria Antonia Surace e Maria Laura Tortorella ben due milioni di euro, da ripartire in solido fra tutti gli imputati. A questi due milioni potrebbespettoadunanno fa,-evidenzianoicomro aggiungersi nel procedimento ordimissari - e ciò viene riscontrato da alcune nario che è ancora in corso. Parimenti da richieste e segnalazioni. Ci chiedono di questa Commissione è stato disposto il regolamentare i passi carrabili e presto picchettamento dei beni confiscati alla provvederemo anche in questo senso, ci criminalità organizzata ed approvato il hanno segnalato occupazioni di suolo regolamento d'uso per procedere all'inpubblico senza titolo ed abbiamo già dato dizione del bando finalizzato all'assemandato all'ufficio tecnico per avviare gnazione dei beni. Al momento sono già delle verifiche. Anche sui tributi abbiastati individuati i concessionari per i mo avuto segnali forti; pensate che nel quali si è in attesa di acquisire la certifi2011 sono stati introitati 495 mila euro cazione antimafia”. Condofuri cammina per canoni idrici mentre nel 2010 ci si era a grandi passi verso la legalità. fermati a 160 mila”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Grecanica Giovedì 22 dicembre 2011 Locride Giovedì 22 dicembre 2011 L’amministrazione rischia di essere messa in difficoltà da una “rivolta” interna Comune, venti di crisi a Bovalino Si susseguono i vertici per raccogliere le firme contro il sindaco Mittiga di DOMENICO AGOSTINI BOVALINO - Gli incontri che si sono succeduti in questi ultimi giorni tra le varie “anime” presenti nel consiglio comunale di Bovalino (di maggioranza e di opposizione), espressioni di quelli che sono o dovrebbero essere i partiti nel senso classico della parola, non lascerebbero dubbi su una possibile, imminente, crisi amministrativa. C'è già chi discetta sull'irreversibilità della “malattia” che avrebbe attaccato la maggioranza e c'è chi invece ritiene che esisterebbe la medicina appropriata per non far cadere l'amministrazione comunale. Se le cose stanno effettivamente così ci troveremmo di fronte ad una re quanto è avvenuto dal giorno in cui il Sindaco Mittiga ha defenestrato il suo vice che era anche assessore Domenico Vadalà, con le dichiarazioni al cianuro del vice sindaco all'indomani delle revoche, ai suoi distinguo durante i consigli comunali, al suo stare “al centro” degli scranni assembleari, senza schierarsi né da una parte né dall'altra, vien da pensare che con gli ultimi “movimenti”, come in una partita a scacchi, la sorte dell'amministrazione dovrebbe essere segnata. Ma c'è ancora chi va di qua e chi va di là; la confusione è tantissima ed in assenza di coesione tra gli iscritti ai partiti, si continua a sbandare e a non amministrare. In concreto si vocifera di nove firmatari già decisi svoltaa circadueanni dalleelezioni che hanno decretato la vittoria di Tommaso Mittiga. Quale sia però la medicina salvavita “Mittiga” non è dato sapere. Di certo è risaputa la volontà del consigliere Mario Ientile di azzeramento della giunta, mentre dall'altra (linea Mittiga) si vorrebbe un avvicendamento di assessori recalcitranti,come loè stato Domenico Vadalà nei pochi mesi di assessorato,capace diassicurarela continuità amministrativa. L'una e l'altra “intuizione”a parere di molti non troverebbe consensi da parte di eventuali assessori “uscenti” e che incancrinerebbe di più la situazione di immobilismo che da qualche mese qualifica l'attualecompagine.Del resto,alegge- a far cadere l'esecutivo, ma se fino ad oggi non è stato concretizzato l'atto davanti al segretario comunale, qualcosa non sta funzionando. Troppi pretendenti alla carica di “assessore” e quindi troppi fermenti Il sindaco Tommaso Mittiga per chi pensa di essere escluso. Intanto si prende atto che ed irrispettoso, stante alle dichiaraall'interno del gruppo dirigente zioni dell'interessato, dovrebbe re(due assessori) c'è malcontento e i stare fuori dalla tenzone, e considedue assessori sarebbero pronti a rato che sempre all'interno della metterela parolafine allalegislatu- maggioranza c'è chi giura lo svicora datata 28 marzo 2010. Se così è i lamento dalla compagine da parte cinque dell'opposizione ed i due del- di almeno due consiglieri e dalla mila maggioranza assommerebbero a noranza qualche ripensamento, la 7. Manca l'ottavo ed il nono. Dato somma algebrica, dovrebbe essere a per scontato che chi è stato estro- vantaggio dei firmatari con un rimesso ed escluso in modo plateale sultato di più 9. Parzialmente accolte le richieste dell’avvocato difensore di Rosamaria Baldari Il gip rigetta le istanze I fratelli Crinò rimarranno agli arresti Cade il reato associativo e l’accusa per il colpo a Monasterace domiciliari Furti in casa, il gup decide di FRANCESCO SORGIOVANNI STILO - Il gup del tribunale di Locri, Andrea Amadei, al termine dell'udienza preliminare per la serie di furti compiuti a danno di anziani, alcuni nell'anno passato ed altri nei primi mesi di quest'anno, in alcuni centri della Locride, ha accolto parte delle richieste avanzate dalla difesa dell'imputata, l'avvocato Alfredo Arcorace. Nel corso dell'udienza è stata modificata parzialmente l'imputazione a carico della 29enne di Stilo, Rosamaria Baldari, attualmente agli arresti domiciliari, che non dovrà rispondere più del reato di associazione. In capo alla stessa non pende più nemmeno la contestazione del furto avvenuto a Monasterace lo scorso mese di gennaio. Verso la metà di agosto, Rosamaria Baldari era stata arrestata dai carabinieri, in applicazione di una ordinanza disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Locri, Caterina Capitò, con l'accusa di aver compiuto, in concorso con altre persone, una serie indeterminata di reati di furti in abitazione ai danni di persone anziane, posti in essere presentandosi in casa in compagnia di altra donna e distraendo le vittime con gli argomenti più banali (vendita di indumenti, proposte di collaborazione domestica o quali badanti) in modo da fare accedere all'abitazione una terza persona che rovista per casa al fine di sottrarre somme di denaro o oggetti preziosi. In particolare, si trattava di furti commessi, a partire da quello del 5 agosto dell'anno scorso, tra Caulonia e Monasterace. Seimila euro il bottino del primo fatto, e il libretto di pensione pure, denunciato dalla stessa pensionata che l'ha subito nella sua casa situata nelle campagne di Caulonia. Gli altri due furti, invece, sarebbero stati commessi nei primi mesi di quest'anno. Il primo a Monasterace e l'altro ancora a Caulonia. Il 19 gennaio, a farne le spese, è stata una coppia di anziani abitanti a Monasterace marina, alla quale sono stati sottratti duemila euro e alcune catenine d'oro. I soldi, stando alla denuncia tempestivamente presentata dai coniugi alle forze dell’ordine locali, sarebbero stati sottratti dalla giacca della proprietaria riposta nell'armadio della camera da letto e i monili da un cassetto del comò. Fatto aggravato, per gli investigatori ed i magistrati della Procura della Repubblica di Locri, dall'avere anche approfittato di PASQUALE VIOLI dell'età delle persone offese e delle circostanze di luogo e di tempo tali da ostacolare la difesa delle vittime. All'individuazione della 29enne di Stilo si era giunti in seguito ad una laboriosa operazione di intelligence operata dai carabinieri sotto le direttive del sostituto procuratore della Repubblica di Locri, Rosanna Sgueglia, che hanno sottoposto le vittime dei raggiri e dei furti a riconoscimento fotografico. Investigazioni che hanno permesso di individuare nella persona della Baldari, anche se non per tutti i casi successi, una delle persone presunte responsabili dei fatti delittuosi. Il processo a carico della donna si svolgerà a metà gennaio davanti al giudice monocratico del tribunale di Siderno. Il tribunale di Locri Maviglia indica il covo ad Africo e le armi a Ferruzzano SIDERNO - Maurizio Maviglia (nella foto) sta continuando a parlare. Le sue dichiarazioni stanno consentendo ai carabinieri del Gruppo Locri, diretti dal colonnello Giuseppe De Liso, di fare il punto sulle nuove strutture criminali delle cosche operanti sul territorio di Africo e del suo comprensorio. Nei prossimi giorni, poi, il giovane collaboratore di giustizia di Africo verrà ascoltato da procuratore aggiunto della Direzione di- strettuale antimafia di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Sino ad oggi le dichiarazioni di Maurizio Maviglia hanno portato alcuni effetti diretti. I carabinieri della compagnia di Bianco, comandanti dal capitano Francesco Donvito, hanno scoperto una sorta di “panic room” ricavata dentro un’abitazione di Afriro e portato alla luce un arsenale, fatto di fucili e munizioni, che era stato sotterrato nelle campagne di Ferruzzano. La consegna a Caulonia Mammola. Per il ritardo degli stipendi Nuova divisa per i coristi CAULONIA - Questa sera presso la Chiesa dei Santi Silvestro e Barbara il coro parrocchiale della maestra Lalla Audino riceveranno la loro nuova ed elegante divisa. Disegnata dalla stilista Patrizia Papandrea è stata realizzata da un laboratorio per gli immigrati ospiti ne Comune di Caulonia. Un progetto voluto dal Comune di Caulonia e che dovrebbe progressivamente portare alla realizzazione di posti di lavoro tanto per gli immigrati che per i cittadini di Caulonia. Domani saranno gli immigrati a regalare qualcosa ai ragazzi italiani per Natale in un rapporto di reciproca collaborazione, amicizia ed in uno spirito di fraternità consono al Natale. SIDERNO - Tutte rigettate dal Gip di Reggio Calabria le istanze di revoca della misura di custodia cautelare ai domiciliari per il sindaco di Casignana Pietro Crinò, il fratello Antonio Crinò e lealtre persone coinvolte nell'operazione “Black Garden”, l'inchiesta della Dda che avrebbe svelato una presunta gestione illecita del sito di raccolta di rifiuti di Casignana. Solo due giorni fa erano finiti gli interrogatori di garanzia ed erano stati sentiti gli ultimi indagati che hanno consentito al Giudice per le indagini preliminari di avere un quadro completo della situazione. E nella tarda serata di martedì è arrivata la decisione del giudice reggino che ha confermato gli arresti domiciliari per il primo cittadino di Casignana Pietro Crinò ed il fratello Antonio che era direttore della società che di fatto gestiva la discarica fino al marzo scorso. Non si hanno al momento le motivazioni della decisione ma sostanzialmente si può intuire che secondo il Giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria ha retto l'impianto accusatorio che vedeva il vertice della società “Zetaemme” gestire il sito di raccolta rifiuti contravvenendo alle leggi e soprattutto utilizzare un metodo di smaltimento del percolato che avrebbe compromesso la salubrità del territorio circostante. Non hanno convinto quindi le versioni fornite dagli indagati che avevano punto per punto respinto ogni addebito. Forestali preoccupati Operai forestali al lavoro in montagna di NICODEMO BARILLARO MAMMOLA - In relazione alla situazione di gravissimo affanno in cui versa il comparto della forestazione calabrese a Mammola i circa 160 operai idraulico forestali continuano a interrogarsi sul proprio futuro lavorativo. Un futuro nebuloso visto che fino ad oggi i tantissimi lavora- tori della vallata del torbido non hanno avuto alcuna rassicurazione per quanto riguarda il proseguo della cassa integrazione che potrebbe continuare visto la mancanza dei fondi anche dopo il 31 dicembre. Il comparto della forestazione rappresenta il vero volano di sviluppo per l'economia della Calabria e soprattutto per tutta la vallata del torbido tutto ciò è quanto afferma anche il sindaco del comune di Mammola Antonio Longo, essendo il territorio Mammolese tra i più estesi del comprensorio Locrideo. “In questo contesto i forestali calabresi hanno rappresentato e rappresentano una risorsa fondamentale. Grazie alle loro attività si è potuto salvaguardare dal depauperamento il territorio calabrese montano e non solo, tanto che ad oggi la Calabria è la regione che produce la quantità maggiore di ossigeno in tutta l'Europa. La politica deve tradurre questa risorsa in ricchezza per l'economia della nostra regione, questo può avvenire se gli enti preposti alla gestione del patrimonio forestale, quali i Consorzi di Bonifica e l'Afor, possano attuare la propria azione in un contesto efficace ed efficiente, quindi in grado di gestire questo territorio in maniera manageriale. Tutti gl'operai di Mammola e della vallata del torbido si augurano al più presto segnali positivi e risolutori della loro precaria situazione che sta lasciando in queste feste Natalizie con il fiato sospeso i tanti nuclei familiari Mammolesi”. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 36 Reggio 38 Ufficio di Corrispondenza: Piazzetta 21 Marzo, 9 - 89024 Polistena Tel/Fax 0966.935320 E-mail: [email protected] L’inchiesta dei carabinieri del colonnello Di Vita ha messo in luce gli interessi criminali delle ’ndrine Aosta non è più un’isola felice Le persone sottoposte a fermo erano pronte a uccidere Giuseppe Tropiano di GIOVANNI VERDUCI POLISTENA - E venne il tempo di togliere il velo sugli interessi criminali della ‘ndrangheta anche in Valle d’Aosta. Gli arresti effettuati dal Gruppo carabinieri di Aosta, guidato dal colonnello Guido Di Vita, hanno svelato all’opinione pubblica quello che già si sapeva e cioè: che anche sull’isola felice della valle, già da tempo, erano arrivati i predoni. Quanto scoperto dagli investigatori dell’Arma potrebbe essere solo la punta di un iceberg. I quattro soggetti sottoposti a fermo, infatti, potrebbero essere solo un piccolo ingranaggio di un più vasto meccanismo criminale realizzato sotto le Alpi dalle cosche reggine. In Valle d'Aosta tutti gli affari più importanti sarebbero finiti nelle mani degli Asciutto, dei Grimaldi, dei Facchineri, degli Iamonte, dei Libri, dei Neri, dei Nirta e dei Torcasio. I fermi - spiccati dalla Dda di Torino - riguardano: Giuseppe Facchinieri e Guseppe Chemi, entrambi classe 1960, nati rispettivamente a Cittanova e a Taurianova (in provincia di Reggio Calabria) e residenti il primo a Marzabotto e il secondo a Castel d'Aiano; Michele Raso, classe 1962 di Cinquefrondi e Roberto Raffa, nato a San Giorgio Morgeto nel 1975 ma residente ad Aosta. Ma gli uomini del colonnello Di Vita, che per anni ha guidato il Reparto operativo del comando provinciale dell’Ar- INCHIESTA “TEMPUS VENIT” Giuseppe Tropiano La conferenza stampa di magistrati e investigatori ma di Reggio Calabria, sono impegnati nell’approfondire le loro indagini sull’espansione della ‘ndrangheta in Valle D’Aosta. «Le indagini - ha spiegato Sandro Ausiello, procuratore aggiunto di Torino - sono iniziate su impulso della Procura di Aosta che aveva seguito gli episodi di estorsione ai danni di Tropiano, culminati con l'incendio di un suo escavatore avvenuto l'11 settembre a Quart e con il raggiungimento di alcuni colpi di arma da fuoco ai danni dell'abitazione della moglie di uno dei fratelli di Tropiano. Il soggetto, sotto tiro da maggio, ha in realtà denunciato a settembre, senza fornirci tut- ti gli elementi utili alle indagini». Il blitz lunedì scorso è stato portato acompimento conurgenza per evitare che il livello di rischio potesse alzarsi improvvisamente. «Se non fossimo intervenuti - ha precisato il Tenente Colonnello del Comando di AostaGuido Di Vita - Giuseppe Tropiano sarebbe andato incontro a morte certa: nell'ultima lettera minatoria si faceva infatti riferimento a una data precisa, quella del 20 dicembre». Dalle intimidazioni, quindi, il gruppo criminale (collegato alla cosca Facchineri di Cittanova) sarebbe stato pronto ad alzare il tiro ed ucci- Palmi. Il bene fu sequestrato alla cosca locale Un campetto dei Gallico in gestione al gruppo scout di GIUSEPPE BOVA PALMI – Ogni volta che un bene sequestrato alla criminalità organizzata torna in uso alla società civile, si innesca un processo virtuoso che fa bene a un territorio calabrese, in particolare nella Piana dove l’influenza della ‘ndrangheta è una costante. In questo senso l’assegnazione agli scout del Gruppo Palmi 1 del campo di calcio “Santa Maria”,rappresenta una vittoria. La deliberazione firmata del Commissario Prefettizio della città pianigiana, Antonia Bellomo, è avvenuta questa mattina. La struttura sportiva, sotto sequestro preventivo a seguito del decreto emesso dal gip Paolo Ramondino, risultava occupata e gestita abusivamente da Domenico Gallico di anni 81. Il campo, recintato e adibito alla pratica del calcio a 5, era stato quindi posto sotto sequestro lo scorso mese di novembre, a seguito di una indagine condotta dal Comando di polizia locale e al fine di consentire all’ente di tornare in possesso dei beni pubblici indebitamente sottrattigli. Le risultanze dell’indagine, coordinate dal Sostituto Procuratore Luigi Iglio, hanno disposto su richiesta del Comune di Palmi, la revoca della misura cautelare, restituendo il bene all’ente, portando al deferimento di Gallico, a giudizio per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico aggravata. La custodia della struttura sportiva era stata successivamente affidata all’ingegnere Antonello Scarfone, Capo Settore Urbanistica, che oggi ha siglato la convenzione con l’Associazione onlus. Secondo le La decisione è stata assunta dal commissario prefettizio La firma della delibera di assegnazione procedure, è prevista l’assegnazione in uso temporaneo e precario della struttura sportiva chedovrà essereutilizzata, senza scopo di lucro, al fine di promuovere progetti di legalità e consentire alla collettività di trarre benefici con iniziative didattico – ricreative, per scopi sociali, in sinergia con le altre associazioni onlus presenti sul territorio e le Istituzioni scolastiche della città. Il Gruppo Agesci Palmi 1, Zona Piana degli Ulivi con sede in Palmi, è un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello scoutismo, favorendo lo sviluppo sociale sul territorio, senza alcun fine di lucro. La speranza è che possano esserci in futuro ulteriori atti simili. L’escavatore bruciato dere Giuseppe Tropiano: l’imprenditore di San Giorgio Morgeto. Il titolare della “Edil sud”, presidente dell’associazione che ogni anni organizza il raduno dei sangiorgesi ad Aosta, avrebbe provato anche i risolvere isuoi problemichiamandoin causaun suodipendente, (parente di una delle persone sottoposte a fermo). I carabinieri di Aosta, nel frattempo, erano già sulla pista giusta e, grazie all’uso delle intercettazioni telefoniche, erano già riusciti a seguire praticamente in diretta l’evolversi di uno dei diversi tentativi di intimidazione subiti dall’imprenditore. A Taurianova Condannato il minore che uccise il barista POLISTENA - Giacomo S., il 15enne che il 15 febbraio scorso uccise Antonio Battaglia, il barista di Taurianova è stato condannato nel tardo pomeriggio di ieri a tredici anni di carcere. Così ha deciso, ieri, il Tribunale dei minori di Reggio Calabria accogliendo quasi totalmente la richiesta formulata dal pubblico ministero Francesca Stilla, che alla fine della sua requisitoria aveva chiesto per il giovane una condanna pari a 16 anni di reclusione. I fatti su cui ha giudicato il tribunale dei minori di Reggio Calabria risalgono al 15 febbraio dello scorso anno quando, secondo l’impostazione accusatoria, a Taurianova, grosso centro della Piana di Gioia Tauro, Giacomo S. sparò al barista Antonio Battaglia alla fine di un litigio maturato all’interno del suo esercizio commerciale per futili motivi. Un solo colpo che attinse il giovane barista alla testa provocandone la morte. una vicenda, questa, che suscitò molto sdegno e molta commozione, a Taurianova, dove “Tony”, così era chiamato dai suoi clienti e dai suoi amici, era una persona benvoluta e stimata da tutti. fra. pap. Blitz a San Giorgio trovate delle armi Tre dietro le sbarre SAN GIORGIO MORGETO ritorio calabrese, e più pre– Tre regioni legate da un cisamente quello della Piaunico denominatore: la na di Gioia Tauro. Infatti iepresenza della ‘ndranghe- ri mattina, alle prime luci ta. Dalla Calabria all’Emi- dell’alba, i Carabinieri della lia Romagna fino alla Valle Compagnia diTaurianova, d’Aosta. L’operazione a seguito di perquisizioni “Tempus Venit”, coordina- delegate dalla Procura delta dalla Procura Distret- la Repubblica di Torino nei tuale antimafia di Torino confronti di soggetti riteinsieme alla Dda bologne- nuti vicini alla cosca cittase, ha messo in luce come novese nel territorio di San Giorgio Morgealcuni esponento. Durante le ti delle ‘ndrine perquisizioni, della Piana di all’interno di un Gioia Tauro micapannone in nacciassero e contrada Don tentassero di Paolo, in uso alla estorcere denaditta “R.R. s.n.c. ro a degli imdi Raso-Raffa”, i prenditori. Carabinieri di Il tutto, ovviaTaurianova rinmente, secondo venivano una i “canoni” adotpistola semiautati in Calabria, tomatica; la e cioè con escastessa, avvolta vatori bruciati a da uno straccio, scopo intimidaera nascosta torio, richieste all’interno di elevate di dena- Giorgio Raffa una cassetta in ro, lettere minaplastica di colotorie. L’imprenre giallo, comuditore vessato è nemente usata Giuseppe Troper il trasporto piano, originadell’uva ed accario di San Giortastata insieme gio Morgeto, ma a numerose alresidente da tre cassette deltempo, ormai, in lo stesso tipo. Valle d’Aosta, L’arma risulche dopo aver sutava priva di bito, dalloscorso marca, in buomaggio, alcune no stato di marichieste di nutenzione e estorsione, lo con un caricatoscorso settemre in cui erano bre ha deciso di posizionate setsporgere regolate cartucce calire denuncia Michele Raffa bro 7,63x25 presso i CarabiMauser. Con alnieri, dopo esla pistola venisersi ritrovato vano rinvenute con unescavatotrentotto carre, appartenentucce calite alla sua imbro7,63x25 presa, dannegMauser e sette giato. cartucce caliSono stati i Cabro7,62x25 rabinieri S&B, tutte in dell’aostano, buono stato di unitamente a conservazione. quelli emiliani e Dopo la pera quelli calabrequisizione ed insi a far scattare dividuati i sogle manette a getti aventi l’imquattro uomini provenienti dal- Michele Salvatore Raffa mediata disponibilità del cala Calabria, prepannone, venisunti affiliati alla cosca “Facchineri”di Cit- vano arrestati tre uomini con l’accusa di detenzione tanova. Si trattadi GiuseppeFac- abusiva di arma clandestichinieri, Giuseppe Chemi, na, detenzione abusiva di tutti e due di 51 anni, origi- munizionamento e ricettanari di Cittanova e Tauria- zione. Si tratta di Michele nova ma residenti a Marza- Raffa, 67 anni, di Michele botto e Castel D’Aiano, in Salvatore Raffa, di Giorgio Emilia Romagna, Michele Raffa, 41 anni. Sempre per Raso, 49 anni, di Cinque- lo stesso motivo veniva defrondi e Roberto Raffa, 36 nunciato Vincenzo Raffa, anni nativo di San Giorgio 35 anni, fratello di Giorgio, Morgeto ma residente da e Michele Raso, colpito da tempo ad Aosta. Ma l’opera- un decreto di fermo zione dei Carabinieri effet- nell’ambito della stessa intuata al Nord Italia ha avu- dagine in Valle d’Aosta. to anche dei risvolti sul terfra. pap. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Piana Giovedì 22 dicembre 2011 35 Email: [email protected] - Amantea E-mail [email protected] - [email protected] Paola E-mail [email protected], [email protected], [email protected] San Lucido Email [email protected] Scalea Email [email protected] Belvedere Email [email protected] Acquappesa E-mail [email protected] Paola. Il pubblico ministero aveva chiesto dieci anni, esclusa l’aggravante mafiosa Paola al Centro Elezioni il movimento indica le linee Serpa e Sirufo dovranno scontare una pena di tre anni da seguire Estorsione, due condanne di PAOLO VILARDI PAOLA – Condannati i due giovani del posto accusati di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di due ristoratori del centro. Una sentenza che ad ogni modo ha soddisfatto le difese, poiché il pubblico ministero al termine della sua requisitoria aveva chiesto condanne per più del triplo degli anni di reclusione comminati dal collegio delTribunale diPaola. Determinante l’esclusione dell’agevolazione mafiosa e l’assoluzione per entrambi da una delle due tentate estorsioni. Questo il quadro completo della sentenza, pronunciata dai giudici nella serata di ieri: Salvatore Serpa, 24 anni, è stato condannato a 3 anni e 3 mesi di reclusione e 2 mila euro di multa, a fronte della richiesta del Pm di 10 anni; per Giuseppe Sirufo, 28 anni, la condanna è di 3 anni di reclusione e 2 mila euro di multa; il Pm ne aveva chiesti 9 e mezzo. La prima richiesta estorsiva al centro dell’inchiesta penale che ha condotto al processo terminato ieri, risale a novembre del 2009. Secondo l’accusa Serpa e Sirufo chiesero al titolare di un esercizio commerciale del centro, un pub, la somma di 500 euro, promettendo “protezione” e dicendo di essere stati inviati da Mario Serpa, ex boss di Paola e oggi in regime di semilibertà, che invece non ne sapeva nulla. Il commerciante non cedette alla richiesta e denunciò l’accaduto ai carabinieri. Ad inizio del 2010 la presunta richiesta estorsiva di Sirufo e Serpa all’altro ristoratore, che ha il locale nel centro storico. Servivano 300 euro, gli dissero, per assicurare che nei pressi del locale non si sarebbero più verificate risse, brutta pubblicità per il locale. Nelle loro arringhe i difensori, gli avvocati Gino Perrotta, Giuseppe Bruno e Armando Sabato, hanno puntato a far cadere il metodo mafioso della richiesta e a ridimensionare le accuse da parte degli imprenditori, le persone offese. Al culmine dell’udienza il collegio del Tribunale, presidente Paola Del Giudice e giu- di FRANCESCO STORINO Il tribunale di Paola San Lucido. Si rincorrono voci sul futuro della struttura dedicata agli anziani L’ex Onpi forse destinata ai privati di SETTIMIO ALO' SAN LUCIDO – Si rincorrono voci su un presunto affidamento a privati della Casa di riposo, ex Onpi. È questa la notizia trapelata nel periodo natalizio. Le indiscrezioni fuoriescono mentre si apprende che con un altro salto mortale, l’ente e l’amministrazione Staffa è riuscita ad erogare gli stipendi del mese di ottobre ai dipendenti, ormai in stato di fibril- Il personale è in attesa del pagamento degli arretrati Fuscaldo. Gravina incalza la maggioranza Conti correnti dell’ente Scoperta la presenza dei depositi del Comune FUSCALDO - «All’incirca un mese addietro, chiedemmo, all’amministrazione comunale, se veritiere, o meno, potessero essere le voci che parlavano di alcune centinaia di migliaia di euro depositati su alcuni conto correnti postali intestati al comune. Oggi, a distanza di poche settimane, sindaco ed assessori hanno dovuto darci ancora una volta ragione e confermare quella notizia». Il movimento politico “Fuscaldo europea”, ha inteso rendere noti alcuni passaggi relativi a quanto si è verificato nel corso dell’ultimo consiglio comunale, focalizzando l’attenzione, principalmente, su una vicenda passata in un primo momento inosservata. «Con non poco imbarazzo – prosegue la nota - di fronte alle insistenti richieste del nostro capogruppo, Davide Gravina, il sindaco ha dovuto ammettere che, il comune, è titolare di un conto corrente postale dove sono depositati oltre 200mila euro, quali proventi della tassazione su ici, pubblicità ed affissioni, irpef, tarsu ed altro ancora. Quel che ci fa riflettere e preoccupare seriamente, è che, un mese fa, allorquando chiedemmo, nella seduta del dici a latere Anna Maria Buffardo e Nicoletta Campanaro, pur riconoscendo il metodo mafioso, dal momento che erano andati a nome di Mario Serpa, ha escluso l’agevolazione mafiosa e non ha ritenuto i due imputati appartenenti ad associazioni di stampo mafiose. I giudici hanno assolto entrambi dal secondo capo d’imputazione, la tentata estorsione al secondo commerciante, quello del locale nel centro storico, escludendo quindi tutte le aggravanti e la recidiva. Salvatore Serpa è stato condannato anche per un danneggiamento ad altro imprenditore del posto; escluse le aggravanti. penultimo consiglio comunale, informazioni sulla liquidità presente nei sopraccitati conto correnti postali, nessuno, e sottolineiamo nessuno, tra sindaco, assessori e consiglieri comunali, ha saputo dare una risposta». Fuscaldo europea reputa ciò: «veramente grave. E la dice lunga sull’immobilismo dell’attuale governo comunale, incapace persino di dare risposte sulla situazione finanziaria dell’ente, lavandosene le mani dichiarando un dissesto economico che sta paralizzando il Paese e che non ha alcun motivo di esistere. Ad ogni modo, non a caso, il 10 dicembre scorso chiedevamo, con documentazione scritta e protocollata, una verifica straordinaria di cassa sui conti correnti postali associati al servizio di tesoreria, alla tarsu, all’irpef, all’iciap, alla pubblicità ed alle affissioni, ai tributi, alla tosap, al servizio idrico ed all’ici». Sono passati giorni e nessuna risposta sarebbe arrivata, se non fosse stato per il quesito, posto nell’ultima seduta dell’assise cittadina, da parte del capogruppo Davide Gravina. fr.sto. «Titolari, ma non ne erano a conoscenza» lazione. Tutto questo alla luce di un anno finanziario che, da parte della Regione, non ha portato giovamenti economici alle casse dello stesso ente. Non c'è alcun dubbio, si tornerà ai tavoli tecnici, non prima di metà gennaio 2012, in attesa di quanto dovuto nel 2011. Ad una possibile “non soluzione” dei problemi di natura economica o strutturale che investono la casa degli anziani sanlucidani, pare che corrisponda anche l’ipotesi di affidare nelle mani di privati l’intero ex Onpi stravolgendone cosi uso e destinazione. Della casa di riposo si è parlato e si parla quotidianamente per conoscere la reale situazione in cui si trova l’isti- tuzione pubblica. Gli anziani assistiti presso la casa di riposo sono soltanto unaventina, unnumero benal disotto della soglia minima che la casa Silvano De Rango potrebbe contenere ed i dipendenti che vi lavorano al contrario sono in numero decisamente maggiore. Ed allora l’irreperibilità di fondi necessariallagestione, evicendecomplicate mai spiegate e chiarite, fanno il resto, aprendo la porta alla possibilità che la struttura venga tramutata da pubblica in privata, con tanto di dirigenti direttori sanitari e personale, di cui qualcuno già parla, con tanto di nomi e cognomi. Paola. Diversi i danni provocati dal maltempo Vola un tetto per il vento tragedia sfiorata alla marina Il tetto volato sull'asfalto BELVEDERE Concerto di Natale con il coro polifonico Laudate dominum BELVEDERE - La Pro loco del Tirreno ha organizzato un concerto di Natale curato dal coro polifonico Laudate Dominum di Praia a Mare. L'appuntamento è per mercoledì 21 dicembre, alle ore 18.00, presso il salone Don Silvio della Chiesa Maria Santissima del Rosario di Pompei, sulla via Lungomare Don Erminio Tocci di Belvedere Marittimo. Il Coro Polifonico Laudate Dominum si è costituito nel 1992 sotto la guida del maestro Loredana Lo Tufo. Nato per svolgere servizio liturgico, ha contemporaneamente avviato una intensa attività concertistica, sviluppando negli anni un ampio repertorio. PAOLA – Il forte vento di ieri per poco non provocava una tragedia. Le forti raffiche, intorno alle 12:30, hanno letteralmente sradicato la metàdi un tetto in lamiera di un’abitazione del centro, ampio quasi 100 metri quadri. Dopo qualche secondo in volo come una scheggia impazzita il tetto si è posato a terra in un piazzale tra le palazzine di Rione Colonne, nella marina, dove fortunatamente non vi erano passanti. Sfiorate alcune auto parcheggiate. Sulposto sonoaffluiti subitonumerosi residenti della zona, dopo aver udito un forte boato, preoccupati che anche l’altra metà del tetto della casa, distante in linea d’aria circa 100 metri, potesse staccarsi. Un altro pezzo della copertura ad ogni modo si staccherà dopo qualche ora e per poco non colpirà, in Via San Rocco, uno degli operatori del servizio di soccorso. Sempre a causa del forte vento ieri, oltre a danni poco rilevanti, sono stati sradicati alcuni alberi nella periferia nord. Le raffiche hanno abbattuto un grosso cartellone pubblicitario in Via Sant’Agata. Un ostacolo volato sulla Statale 18, ha fatto sbandare una Rover che è andata a sbattere di striscio contro un autocarro che a causa della brusca manovra, e per il vento, ha rischiato di ribaltarsi. Nessun ferito nel sinistro; determinante la velocità ridotta di entrambi i veicoli. Giornata di gran da fare, dunque, per protezione civile, tecnici del manutentivo, vigili del fuoco e polizia municipale, con i servizi coordinati per quest’ultima dagli istruttori Rosario Mandarini, Francesco Carnevale e Francesco Pierri, al lavoro insieme agli operatori Carmelo Mazzei e Paolo Eboli. pa.vi. PAOLA – Continuità e buongoverno. L’assessore Franco Perrotta del movimento civico “Paola al centro” indica la ricetta da seguire per le prossime comunali. «Guardando al futuro politico-amministrativo della città - rileva Perrotta - non si può, anchese solo perun attimo, non volgere lo sguardo all’indietro e più precisamente alla primavera del 2007 che ha visto la coalizione guidata dal Sindaco Roberto Perrotta stravincere le elezioni amministrative. Una vittoria che ha consegnato alla città una guida stabile e duratura». Nessun dubbio per l’assessore si è trattato di un bell’esperimento: «che ha visto mescolarsi storie politiche diverse per disegnare un’alternativa credibile e concentrata sul buongoverno, più che su sterili dispute a base di “identità”e di “collocazioni”. E allora che il viaggio continui seguendo la rotta tracciata, ma soprattutto che si abbia la voglia di guardare avanti, di innovare, con la consapevolezza che una volta lasciato il porto, mettersi a poppa e rimpiangere la riva, anziché a prua e scrutare l'orizzonte è la maniera migliore per andare a sbattere contro il primo scoglio. E se dovesse succedere, spero proprio di no, che qualche vecchio amico volesse abbandonare, che lasci pure, che vada altrove con la sua nostalgia del passato, con le sue paure, con le sue etichette ingiallite dal tempo, con il suo orticello elettorale». È giusto secondo Perrotta che chi non ne ha intuito lo spirito, o ne ha travisato il senso, sto percorso e porti altrove le sue ambizioni. «Se vecchi amici se ne vanno, di nuovi ne arriveranno. Perché la compagnia è in viaggio e non si può fermare per aspettare chi voleva rimanere a casa. Altri naviganti, liberi da zavorre, si avvicineranno e vorranno insieme a noi continuare a costruire una nuova politica, una nuova "comunità". E davanti a una mèta così ambiziosa, mi chiedo che senso ha parlare di "elettorato di riferimento", di "identità da salvaguardare", di "recinti" e di "collocazioni", il nostroelettorato è quello che ci sceglierà in base alle ragioni e alle idee che metteremo in campo e non ad una “collocazione” che non si capisce cosa significhi». Si chiese l’esponente dellaGiuntase oggi, collocarsi e barricarsi a destra, sinistra o centro abbia ancora un senso. «È davvero impossibile ipotizzare che un assessore capace formato - mettiamo – alla scuola di Giovanni Gentile collabori con un altro, altrettanto capace, che invece si è formato sul Capitale di Karl Marx? In fondo, le giunte comunali non sono accademie filosofiche, ma officine amministrative dove si realizzano i programmi votati dai cittadini. Nella "riserva indiana" ci stiano gli altri. La politica non è appartenenza, la politica è scelta. Nessuno è di destra o di sinistra, le persone scelgono la destra o la sinistra. La politica non è il passato. È il futuro. La politica non è tradizione. È rivoluzione, sempre». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Tirreno Giovedì 22 dicembre 2011 Costa tirrenica Giovedì 22 dicembre 2011 Scalea. Gli avvocati Roberto Le Pera e Sabrina Mannarino puntano ora a demolire le accuse Rifiuti, Rovito ai domiciliari La decisione del gip di Paola in seguito all’arresto dell’imprenditore di MATTEO CAVA SCALEA – Potrà trascorrere il Natale nella sua residenza di Rende. Francesco Rovito, Amministratore unico delegato della società Alto Tirreno cosentino è agli arresti domiciliari. La richiesta di una misura meno afflittiva è stata prodotta dagli avvocati Roberto Le Pera e Sabrina Mannarino che assistono l'imprenditore che si occupa del trattamento dei rifiuti solidi urbani. Il Gip del Tribunale di Paola, Carmine De Rose, ha quindi accolto tale atto, ritenendo che la custodia nel rispettivo domicilio potesse giustificare le ultime vicende giudiziarie. I legali sostengono che l'impianto accusatorio costruito attorno all'imprenditore sia inconsistente. «Gli arresti domiciliari, dopo nove giorni di carcerazione – scrive l'avvocato Roberto Le Pera - costituiscono un primo risultato difensivo al quale dovrebbe seguire la completa estraneità del giovane imprenditore dalle accuse rivoltegli dal Procuratore della Repubblica di Paola». Sono di vario genere le attività difensive in corso per cercare di demolire l’impianto accusatorio. Le iniziative dei legali sono tese a dimostrare che: «La società amministrata da Francesco Rovito ha sempre agito in conformità alla legge; anzi lo stesso Rovito, come riferito nell’interrogatorio dinanzi al Gip, ha denunciato, in più occasioni, nei mesi precedenti il suo arresto, anche con comunicati apparsi su giornali e trasmessi da emittenti locali, l’emergenza rifiuti esistente in diversi comuni della provincia cosentina». Dello stesso tenore le dichiarazioni dell'avvocato Sabrina Mannarino che ricorda come: «Tale decisione risulta essere molto impor- Francesco Rovito tante ai fini del prosieguo e dell’unità aziendale. La stessa Società che conta 140 dipendenti potrà proseguire nella sua attività in modo che vengano salvaguardati i numerosi posti di lavoro». Francesco Rovito è stato arrestato lo scorso 12 di- San Lucido. La selezione pubblica non sarà invalidata Tecnico al Comune, il Tar rigetta SAN LUCIDO – Rigettato dal Tar il ricorso contro il Comune di San Lucido relativo alla prova di selezione per un tecnico. L'atto è stato proposto da Santo Garofalo, rappresentato e difeso dall’avvocato Ennio Abonante contro il Comune di San Lucido, in persona del Sindaco difeso da Domenico Tonnera. Rigettata la richiesta di annullamento della determinazione del 2 marzo 2010 del responsabile del I settore del Comune di San Lucido, avente come oggetto “Selezione pubblica per la copertura di un posto a tempo indeterminato di Funzionario tecnico ingegnere o architetto Categoria D3, con la relativa appro- Aiello. In sala il consigliere regionale Magarò Scuola, Comune e Regione insieme per un progetto dedicato alla legalità di BRUNO PINO AIELLO - “Le(g)ali al sud: un progetto per la legalità in ogni scuola”. È il titolo del Pon dell’Istituto Comprensivo locale, in partenariato con il Comune di Aiello, che ha visto impegnati gli alunni delle quarte e quinteclassi deiPlessi dellaScuola Primaria di Aiello e di Cleto. Il progetto, appena concluso, è stato argomento di un incontro, tenutosi ad Aiello, al quale hanno partecipato gli alunnicoinvolti, iresponsabili dell’iniziativa, a cominciare dalla dirigente Caterina Policicchio, l’assessore alla Pubblica istruzione del Comune di Aiello Calabro, Lucia Baldini, il Presidente del Consiglio d’Istituto, Rosaria Falsetto e le autorità istituzionali, civili, militari e associative del luogo, e l’on. Salvatore Magarò, presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta. Ad aprirela manifestazione, il docente De Vita, referente valutazione del progetto, che ha espresso le motivazioni e i contenuti del Pon. La Dirigente Policicchio ha poi evidenziato l’importanza cembre nella sua abitazione di rende e poi trasferito al carcere di Cosenza. I legali dovranno cercare di smontare le tesi dell'accusa: l'indagato secondo il Pubblico ministero non avrebbe avuto, nel tempo, alcuna remora a “riallocare” in altre zo- ne, dopo aver subito provvedimenti di sequestro ed ordinanze amministrative di sgombero o bonifica, siti utilizzati in maniera illecita e senza alcuna autorizzazione. Sotto osservazione sono finite le aree, come quella di località Pantano a Scalea, o i siti di stoccaggio che le rilevazioni delle indagini definiscono “privi di requisiti essenziali per la sicurezza e la limitazione del pericolo di inquinamento”, come nei casi di Fiumegrande a Tortora o di Piano dell'Acqua a Scalea. L'accusa parla di una gran massa “irreggimentata di rifiuti, di container e di strutture palesemente inadeguate agli scopi istituzionali che i Comuni concedenti gli appalti si prefiggevano in tema di raccolta, trasporto e trattamento, con ciò dimostrando un'assoluta incuranza e al contempo la costante, perenne e pervicace determinazione di proseguire nel suo intento criminale”. L'accusa evidenzia: “lo svolgimento di attività imprenditoriali in netto contrasto con norme legislative, regolamentari e contrattuali”. dell’esperienza ed il ruolo della scuola, col suo progetto educativo capace di far crescere uomini e cittadini consapevoli, sentinelle della vita di tutti e del futuro, nella battaglia quotidiana contro la ‘ndrangheta. Attiva la partecipazione degli alunni. Quelli del Plesso di Aiello hanno recitato strofe di un brano poetico sulla mafia; mentre quelli di Cleto hanno fatto il resoconto del loro percorso formativo, partendo da “parole magiche” come cittadino, diritti, leggi e regole, ecc. A chiudere il meeting, l’on. Magarò il quale si è soffermato, in particolare, sul fenomeno del “pizzo” e sull’omertà, tanto più forte nella ‘ndrangheta quanto più essa si basa su rapporti solidali familiari. Magarò ha parlato dei cattivi politici e, nel contempo, ha esaltato chi, invece, sa rappresentare gli interessi eleesigenze ditutti;ericordato il compito degli educatori, genitori e maestri, e quanto essi possono fare, non solo con gli insegnamenti, ma anche e soprattutto con l’esempio. Infine, l’intervento dei rappresentanti delle associazioni. vazione della graduatoria non idoneità del candidato”. Il vincitore doveva essere assunto in servizio alle dipendenze del Comune di San Lucido, con contratto a tempo indeterminato, nella qualifica funzionale e con le mansioni previste nel bando di concorso. In subordine il ricorrente chiedeva l’annullamento della deliberazione della Giunta di San Lucido del 23 febbraio 2010, su: “ Integrazione commissione concorso pubblico per titoli e per esami per la copertura di un posto di istruttore direttivo tecnico, funzionario cat. D3 con esperto in lingue straniere. m.c. Il sindaco Tonnara Amantea. Presente il sindaco La Giunta torna in piena attività di PAOLO OROFINO AMANTEA – Dopo venti giorni senza giunte, l’altro ieri si è riunito l’esecutivo, alla presenza del sindaco Franco Tonnara, negli ultimi due mesi, pressoché assente dal municipio per seri motivi di salute. Nella stessa giornata si è anche tenuto un incontro fra tutti i componenti della maggioranza. Il primo cittadino ha comunicato di aver terminato il periodo di terapia che lo ha mantenuto lontano da Amantea e che dopo la pausa delle feste di Natale, riprenderà appieno la sua attività politica. Tonnara nel corso della riunione con i suoi consiglieri ha toccato diversi argomenti, facendo anche un richiamo ad una maggiore unità d’intenti per l’anno che verrà, che, come è facile prevedere, visto l’andamento economico nazionale ed europeo, sarà denso di difficoltà. Ton- Scalea. In scena la commedia in tre atti di Barletta nara dopo questa riunione è sembrato preoccupato per il particolare momenti di crisi, ma non sfiduciato. «Per quanto riguarda le questione locali – ha detto – le affronteremo assieme con serenità e determinazione, senza farci distrarre da aspetti polemici che non portano da nessuna parte. Tuttavia devo sottolineare, a proposito dell’unità d’intenti, che non sempre una diversità di veduta sua una specifica questione o un confronto interno su situazioni da affrontare, siano una negatività per un’amministrazione comunale. Al contrario, se poi prevale il senso di responsabilità, gli scambi di vedute sono delle positività. E su una cosa – ha concluso Tonnara –non c’è dubbio: finora questa amministrazione ha sempre dimostrato un alto senso di responsabilità e sono certo che così sarà in futuro». Diamante Un Natale per tutti sul palco della sala polifunzionale Al museo Dac la mostra degli artisti locali per l'assenza del “regista” che non ha partecipato all'attesa manifestazione perché colpito da un lutto in famiglia. Nella cittadina tirrenica le forme di teatro dialettale realizzato “in casa” esistono da tempo. Sono diversi gli attori, che nella vita fanno ben altro, a cimentarsi in tali attività, come passatempo e per lasciare una traccia Una immagine della rappresentazione della memoria stomoderna, tra usi e costumi rica anche fra i più giovadel periodo natalizio, pre- ni. La Scalea di una volta era sentando all'attenzione del pubblico il triste incidente diversa; la vita di un borgo di uno dei componenti di marinaro, piccolo e scarsaquesta famiglia (il più pic- mente popolato trascorrecolo), quindi il dramma vis- va sicuramente in maniera suto in quel periodo di festa più lenta e certamente legache si risolve (alla fine del ta alle piccole cose, ai granterzo atto) con l'improvviso di valori. La commedia di risveglio dal coma in cui si Alfredo Barletta fa rinvertrovava il piccolo, al suono dire vecchi ricordi lasciandelle campane in festa, nel- do assaporare momenti di vita ormai lontani dalla la notte di Natale». Applausi, qualche risata “modernità”. e una vena di malinconia m.c. DIAMANTE - Sarà inaugurata oggi pomeriggio, alle ore 17.30, al Museo Dac di Piazza Di Maio, una mostra collettiva di pittura promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Diamante. Ad esporre le loro opere giovani artisti del territorio: Alessio Belcastro, Marco De Angelis, Francesco Minuti, Diana Fazio, Giusy Sollazzo. La mostra resterà aperta fino all’8 gennaio 2012 e sarà visitabile tutti i giorni dalle 17.30 alle 20.30. Battista Maulicino sottolinea l’impegno dell’assessorato alla Cultura, «Nel promuovere gli artisti locali, in questo caso giovani, anche se alcuni di loro già conosciuti ed apprezzati dalla critica». L’Assessore invita pertanto i cittadini di Diamante e del comprensorio a visitare la mostra e a dedicare, nei giorni delle festività, un po’ di tempo all’arte contemporanea ed alla creatività dei nuovi e talentuosi artisti che esporranno le loro opere al Museo Dac di Diamante. m.c. SCALEA – E' uno sbocciare di attività teatrali legate alle tradizioni locali. Scalea da qualche anno a Natale riscopre il piacere della commedia calata nell'ambito del territorio. È il caso del “Natale ppi tutti” della compagnia denominata “I scaliuoti” che ha presentato lo spettacolo nella sala polifunzionale del Comune ed anche del gruppo Carnem Levare che, invece proporrà un'opera tutta scaleota il 26 dicembre e dedicata al “rito” della domenica. Il Natale ppi tutti ha richiamato nella sala di 450 posti a sedere un folto pubblico. La commedia in tre atti è stata scritta da Alfredo Barletta. Gli attori, in gran parte giovani: Natasha Barbuto, Andrea Barletta, Luigi Maiolino, Flora Bruni, Luigi Russo, Gilda Adornetto, Sharon Barbuto, Gianfranco Grisolia, Mattia Manco, Alessandra Sangineto, Francesco Manco e Matteo Manco. È una trama tragicomica: «Racconta - spiega una nota - la storia di una famiglia all'antica nella società E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 36 Cosenza 38 Email: [email protected] - Altri recapiti: Corigliano fax 0984.853893 Rossano Fax 0983.530493 Cassano Fax 0981.71147 Tel. 3491886901 Trebisacce Fax 0981.56517 Email: [email protected] E oggi alla Camera di Commercio incontro di Gaglioti con Scopelliti, Oliverio e Gallo Aeroporto, passo della Regione Approvato all’unanimità il documento che impegna l’Ente a reperire i fondi di ANTONIO IANNICELLI CASSANO – Anche a livello regionale qualcosa comincia a muoversi per la realizzazione dell’aeroportodella Sibaritide. Il consiglio regionale, nella seduta di martedì scorso, all’apertura della discussione sulla proposta di legge n 281 di questa legislatura di iniziativa della Giunta regionale, recante: “Bilancio di previsione della Regione Calabria per l'anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014” ha approvato, su iniziativa del vice capogruppo dell’Udc, Gianluca Gallo, con la sola astensione di Idv (così si legge nel resoconto ufficiale del consiglio regionale) un ordine del giorno bipartisan con il quale si è impegnato “il presidente Scopelliti e la Giunta regionale ad attivarsi immediatamente per individuare le risorse finanziarie necessarie alla realizzazione dell’aeroporto e per dar vita a un tavolo di concertazione tra le istituzioni interessate attraverso cui definire i passaggi burocratici e amministrativi necessari alla realizzazione e alla gestione di questa importante infrastruttura”. «Un risultato importante – commenta il vice capogruppo consiliare dell’Udc, Gianluca Gallo – che premia l’impegno dei rappresentanti del territorio e spazza vie polemiche infondate e pretestuose, certificando la compattezza del centrodestra sull’argomento e soprattutto la centralità della Sibaritide e la sua rilevanza nel contesto delle politiche di sviluppo programmate dalla maggioranza di centrodestra e dal governo regionale. Ci sono adesso le condizioni per centrare un obiettivo mai realizzato: anche grazie alla disponibilità di capitali priva- ti, manifestata da imprenditori privati al Comune di Cassano, l’aeroporto di Sibari è più vicino». Più che soddisfatto il consigliere del Pd, Carlo Guccione, da sempre convinto sostenitore della necessità della realizzazione dell’aeroporto. Per l’esponente del Pd l’approvazione del documento «rappresenta finalmente un atto politico e amministrativo importante, che sgombra definitivamente il campo da ogni dubbio e perplessità circa la necessità di procedere speditamente alla realizzazione dello scalo aeroportuale della provincia di Cosenza. Finalmente la politica e le istituzioni, senza distinzione di schieramento e di colore politico, hanno scritto una bella pagina per la nostra terra, dimostrando che intorno alle questioni serie e utili per la Calabria e i calabresi non possono esserci appartenenze e schieramenti che tengano». Guccione tiene, altresì, a evidenziare che l’ordine approvato con il voto favorevole di tutti i consiglieri presenti è stato proposto dagli esponenti del centrodestra della provincia di Cosenza ed è stato fatto proprio dai gruppi di opposizione. Per l’esponente cosentino del Pd il documento non è altro che «il frutto dell’iniziativa e dell’ impegno politico e istituzionale che il Pd, insieme all’amministrazione provinciale di Cosenza, ai sindaci e alle forze sociali e imprenditoriali della Sibaritide hannoportato avanticon tenacia nel corso di questi anni, con la piena convinzione che la realizzazione dello sca- Il progetto dell’aeroporto Il Consiglio regionale, dopo l’aerostazione, ha revocato i fondi. Le proteste del Pd Niente finanziamenti per Corigliano di LUCA LATELLA CORIGLIANO – Se da una parte i lavori del Consiglio regionale hanno premiato la Sibaritide con l’approvazione dell’ordine del giorno sull’aeroporto, dall’altra hanno penalizzato la città di Corigliano. Mandando su tutte le furie il coordinatore cittadino, Antonio Pezzo, e tutto il Partito democratico. Pomo della discordia, la legge Regionale numero 15 del 2008, che assegna al Comune di Corigliano 3.750.000 euro per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano nell’area adiacente al Castello Ducale, un contributo poliennale costante di 250.000 euro annui per 15 anni a partire dall’anno finanziario 2009. Un punto di quella legge, denomina- to “emendamento Pacenza”. “Ora – tuona Pezzo del Partito democratico – si profila il rischio di un nuovo gravissimo scippo ai danni della città poichè, la maggioranza, con l’approvazione del bilancio 2012 avvenuto con i soli voti del centrodestra, ha approvato la revoca d’ufficio di finanziamenti regionali erogati alla data del 31 marzo 2010, con la previsione al 31 marzo 2012, e con l’obbligo per gli enti di comunicare entro la data del 31 marzo 2012, l’inizio dei lavori con deposito di regolare contratto”. Una norma che conferma, a suo dire, “la strategia del governo regionale di arruffare risorse e che rischia di produrre danni e contenziosi in centinaia di comuni, che nel frattempo hanno comunque assunte obbliga- zioni verso progettisti e imprese”. Pezzo ricorda quindi, come più volte il suo partito abbia invitato la passata amministrazione comunale e quella prefettizia a definire in tempi brevi l’utilizzo delle risorse e ad accelerare i tempi per la realizzazione della strada e delle altre opere previste. Scagliandosi, infine, anche contro i rappresentanti locali dello schieramento di centrodestra, rei di preoccuparsi “solo a parole di Corigliano”, rimarca con forza come il Partito democratico “non accetterà passivamente che la città subisca questo scippo”, ed invita i commissari prefettizi ad accelerare le procedure utili ad evitare che Corigliano possa perdere i finanziamenti già approvati. Villapiana. All’uomo 20 anni di carcere per aver ucciso moglie e figlioletta Ora rischio ghiaccio Innevate le colline di tutto Dopo la condanna di De Marco parlano i familiari delle vittime l’Alto Jonio «La pena giusta è l’ergastolo» VILLAPIANA - All’indomani della sentenza di condanna a 20 anni di reclusione, pronunciata dalla Corte di Appello di Catanzaro nei confronti di Gianluca De Marco, carpentiere di Villapiana oggi 38enne, la famiglia Agrelli, costituitasi parte civile in quanto congiunti delle vittime Maddalena Agrelli, 31 anni e la figlioletta Jennifer di appena 4 anni, assassinate nel sonno con un coltello da cucina, ha ritenuto intervenire rilasciandoci alcune dichiarazioni in merito alla sentenza. “Una prima precisazione –riferisce Franco Agrelli, fratello maggiore di Maddalena e portavoce della famiglia -, va fatta sulla soddisfazione da noi espressa per la seconda sentenza della Corte d’Appello. Soddisfazione espressa solo rispetto alla prima sentenza di Catanzaro che condannava l’omicida a 16 anni di detenzione. I venti anni di condanna attribuitigli con la seconda sentenza, rappresentano un motivo di soddisfazione rispetto ai sedici della prima condanna”. In sostanza, quanto pubblicato ie- Prima gli erano stati inflitti 16 anni Gianluca De Marco ri sulla soddisfazione della famiglia Agrelli per i 20 anni di reclusione comminati a De Marco, marito di Maddalena e padre di Jennifer, sarebbe relativa e riferita solo alla diversa valutazione della Corte d’Appello rispetto alla prima pronuncia di condanna. “La nostra famiglia – riferisce Franco Agrelli – a distanza di quattro anni dal duplice omicidio delle nostre congiunte, massacra- te nel sonno nella notte tra il 14 ed il 15 dicembre del 2007, ancora e per sempre pensa alla crudeltà abbattutasi su Maddalena e Jennifer, il cui sorriso è impresso nelle nostre menti e nei nostri occhi. Nessuna condanna ce le restituirà mai ma, riteniamo, che la pena più consona per un duplice omicidio così efferato dovesse essere quella dell’ergastolo, per come attribuito al De Marco dal Tribunale di Castrovillari, nel primo grado di giudizio”. “Mia madre – conclude Franco Agrelli -, io, mio fratello Giacomo e mia sorella, non possiamo ritenerci soddisfatti dalla sentenza, poiché non potremo mai perdonare chi ci ha sottratto le persone più care al mondo, soprattutto Jennifer la cui purezza ed innocenza sono state violate con assurda crudeltà”. Ricordiamo che la famiglia Agrelli, attraverso i legali di fiducia, Franco Mundo e Vincenzo Arango, hanno sempre sostenuto che il movente del duplice omicidio andava ricercato nel rapporto di coppia e non nell’infermità mentale che ha rappresentato la tesi difensiva nel corso del procedimento penale. fra.mau. ALBIDONA - Una fitta ed abbondante nevicata ha imbiancato i monti e diversi comuni della zona dell'Alto Jonio cosentino. La neve è caduta abbondantemente fino ai 450 metri d'altitudine di Albidona e del monte Mostarico che sovrasta Trebisacce. Completamente innevate Alessandria del Carretto, Plataci, Castroregio, San Lorenzo Bellizzi, mentre una spolverata di neve, attecchita solo sui tetti, ha interessato gli altri comuni collinari dell'area dell’Alto Jonio. In casi simili, i disagi emergono soprattutto con le basse temperature notturne, sotto lo zero termico, che trasformano la neve in ghiaccio provocando difficoltà alla circolazione stradale, con i comuni montani a rischio di isolamento. Quindi già da oggi potrebbe essere rischioso aggirarsi su strade o marciapiedi che non risultino liberati dalla scivolosa coltre bianca. fra.mau. lo aeroportuale servisse non solo allo sviluppo e al decollo della provincia di Cosenza, ma avesse una grande importanza strategica per l’intera Calabria». La Sibaritide, a dire di Carlo Guccione, con l’aeroporto può candidarsi a diventare «il vero volano dello sviluppo turistico, ambientale e culturale dell’intera regione e sviluppare - conclude pienamente la sua vocazione nel settore dell’agroalimentare di eccellenza». Intanto per oggi pomeriggio alle 15, il presidente della Camera di Commercio, Gaglioti, ha convocato un consiglio camerale a cui parteciperanno il sindaco di Cassano, Gallo, il presidente della Provincia, Oliverio e il presidente della Giunta regionale, Scopelliti, per discutere dell’aeroporto. I tagli dei treni Giovani Comunisti «Garantire i diritti costituzionali» “VOGLIONO la Tav in Val di Susa, il ponte sullo stretto di Messina ma allo stesso tempo vogliono tagliare la Calabria e la Sicilia dal resto d’Italia”. Comincia così la nota dei Giovani comunisti, a firma della portavoce provinciale Anna Roma, a seguito del taglio di treni diretti al Nord. “Ben 21 – scrive -, sono le corse soppresse per mano delle stesse Ferrovie dello Stato e dai governi uscente e appena insediato”. Secondo i Giovani comunisti a nulla varrebbe la giustificazione sulla riduzione di risorse “dovuta al potenziamento dell'Alta Velocità anche verso il Sud” perché “l'Alta velocità è arrivata e si ferma a Salerno”. “Ma il tutto è ancora più assurdo – aggiunge Anna Roma -, perché accade mentre la sensibilità ambientale suggerisce di puntare al treno. Cosa che non accade in Calabria e Sicilia, dove si operano scelte insensate e devastanti”. “Per una zona del Paese che maggiormente soffre la criticità dello sviluppo economico – scrivono i Giovani comunisti - servono interventi per la crescita o, se non altro, che consentano alla popolazione di potersi muovere col treno”. Secondo la portavoce provinciale dei Gc, “la soppressione dei treni rappresenta l’ennesimo schiaffo al Sud, dopo la Statale 106 e dopo una autostrada che nulla è se non un continuo cantiere a cielo aperto”. I Giovani Comunisti, in conclusione, chiedono che il governo utilizzando le somme destinate al Ponte e alla Tav, «possa stabilire un piano per consentire a tutti gli italiani di viaggiare in maniera adeguata in modo da garantire i diritti previsti dalla Costituzione». fra.mau. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Jonio Giovedì 22 dicembre 2011 Corigliano e costa jonica Giovedì 22 dicembre 2011 Flesh market. Rinviato al 18 gennaio l’avvio del processo col rito ordinario per vizio di notifica Dichiarazioni confuse in aula Interrogata una delle sorelle accusate di induzione alla prostituzione minorile di MATTEO LAURIA CORIGLIANO - Dal rito immediato di “Flesh Market” le prime dichiarazioni in sede processuale di N.M., 24 anni, una delle sorelle maggiorenni accusata di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Ieri mattina è stata ascoltata e a tratti incalzata dal pubblico ministero Maria Vallefuoco davanti al collegio giudicante composto dal presidente Francesca De Vuono, a latere Angelo Zizzari e Enrico D’Alfonso, nonché dal nutrito ufficio di difesa(Giovanni Zagarese, Pasquale Di Iacovo, Vincenzina Mazzuca, Francesco Calabro’, Giuseppe Zumpano, Andrea Salcina, Lucio Esbardo, Mauro Cordesco, Maria Zucarelli, Giuseppe Mainieri). Tra gli imputati: Giuseppe Russo, Saverio La Camera, Vincenzo Novelli, Italo Le Pera e Natale Musacchio. Rinviato al 18 gennaio l’avvio del rito ordinario per vizio di notifica all’imputato Santo Bagnato. Con lui devono rispondere a vario titolo di induzione, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione Damiano Collefiorito, Cosimo La Grotta e Giuseppe Brina ( difesi dagli avvocati Libero Bellintani, Giacinto D’urso e Franco Oranges). A Catanzaro invece, prenderà il via il 20 gennaio la prima udienza per gli ammessi al rito abbreviato: Pietro Berardi, Antonio Coschignano, Vittorio Carcione e Gianfranco Curcio (i primi quattro “secco”), Pasqualino Foglia e Giuseppe La Pietra (gli ultimi due abbreviato “condizionato”, istituto che prevede l’ammissione di integrazioni di prove documentali e testimoniali). La richiesta di ricorrere a tale istituto è stata avanzata dall’ufficio di difesa e successivamente accolta (avvocati Maurizio Minnicelli, Emanuele Monte, Giovanni Zagarese e Pasquale Di Iacovo) dal giudice per l’udienza preliminare. Intanto proprio ieri l’avvocato Maurizio Minnicelli si sarebbe recato presso il carcere di Potenza dove è detenuto Pietro Berardi, detto “Piera”, poiché sottoposto ad interrogatorio di garanzia rispetto ad un filone della stessa inchiesta che è nella fase della conclusione delle indagini. Ma a tenere banco, la testimonianza della 24enne ieri presso il palazzo di giustizia di Rossano. La giovane è apparsa confusa, reticente e contraddittoria. Ha ripercorso tutte le vicissitudini sin dall’età di 13 anni. Poi la conoscenza in un bar con l’imputato Giuseppe Russo con cui ebbe i primi rapporti sessuali, i primi dei quali a pagamento. Sullo sfondo la necessità di un lavoro. La giovane è entrata nel merito di alcuni episodi, ma ha dimostrato scarsa lucidità nei narrati. Ha sostenuto la tesi secondo la quale le sorelle si sarebbero prostituite sulla base di decisioni autonome e non perché indotte. Ma nei suoi racconti appaiono tanti “… non ricordo …” e altrettanti “… non lo so…”. Poco chiare le rivelazioni sui luoghi di incontro, sugli orari, sulla presenza di determinati soggetti. Un disorientamento generale che rende vulnerabile l’attendibilità dei contenuti espressi dall’imputata. Intanto è conclusa la perizia che sancirà la capacità a testimoniare delle due minori (sottoposte ad incidente probatorio e chiamate a testimoniare nuovamente), ma sulle risultanze rimane in piedi il più assoluto riserbo. Prossima udienza fissata al 10 gennaio, giorno in cui saranno sentite le sorelle G.M., 21 anni, e I.M. minore. Scuola Manifestazioni natalizie al Terzo circolo L’arresto di Giuseppe Russo L’INIZIATIVA Un calendario con le ragazze coriglianesi di CRISTIAN FIORENTINO CORIGLIANO - Si terrà questa sera, alle ore 21 a Schiavonea di Corigliano, presso “Il Colosseo”, la presentazione della prima edizione del calendario moda “Buddy Girls”. Ideato dalla Mgl di Mimmo Luzzi, raffigura dodici ragazze del comprensorio che hanno posato dinnanzi al fotografo Johnny Fusca per rappresentare gli altrettanti mesi del 2012. Le aspiranti fotomodelle selezionate hanno dimostrato impegno, serietà e passione unitamente allo staff fotografico per realizzare le rappresentazioni del prossimo anno 2012. Nel calendario “Buddy Girls” i fascini locali sono Ida Bonafede (gennaio), Roxana Buciumanu (febbraio), Luana Costa (marzo), Francesca Romano (aprile), Andrea Cojocaru (maggio), Filomena Perri (giugno), Karmen Scarpello (luglio), Ramona Congiu (agosto), Teresa Simone (settembre), Gessica Acri (ottobre), Adina Buciumanu (novembre), Maria Vittoria Amato (dicembre). Foto di copertina per Serena Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss Italia. Presentazione del calendario abbinato al concorso di bellezza valevole anche per la fascia di “Miss Natale”. CORIGLIANO –E’un Natale colmo di regali quello del Terzo Circolo Didattico di Corigliano, gestito dalla dirigente scolastica Susanna Capalbo. Circolo che ha organizzato una serie di manifestazioni natalizie, partite domenica scorsa nel centro sportivo Sporting Club. Alunni e genitori hanno presentato parte del progetto di attività motorie e sportive. Un’iniziativa che, col contributo delle famiglie, «mette la scuola nelle condizioni di poter realizzare le attività motorie ricorrendo a strutture esterne – spiega Capalbo – compensando la carenza di palestre negli edifici. Un progetto che ben si coniuga con l’iniziativa dell’Usr Calabria “Una Regione in Movimento”». Altra iniziativa segnalata dalla preside è l’arrivo di Trine Garn, 25 anni, assistente linguistica danese, assegnata alle scuole primarie del Circolo nell’ambito del progetto europeo “Comenius” che, fino a marzo terrà attività dilingua inglese. Domani alle 17,30 allo Sporting sarà illustrato il programma di formazione. l. l. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 40 Cosenza Lamezia Terme e Piana Giovedì 22 dicembre 2011 Il consigliere di Sel: «Perché non si è preoccupato di un grande teatro nuovo e di recuperare il Politeama?» «De Biase non critica la Regione» Giandomenico Crapis replica all’esponente dell’Udc sulle giunte di sinistra «TRAVERSA smentisce clamorosamente De Biase». La recente esaltazione di Salvatore De Biase nei confronti del governo catanzarese non è sfuggita a Giandomenico Crapis che ora, approfittando delle news che giungono dal capoluogo prende la palla in balzo e rileva «il suo ultimo intervento non poteva essere più 'sfigato' e intempestivo: magnificando Catanzaro e Traversa nel giorno delle sue dimissioni e dell'annuncio del disastro finanziario del capoluogo». Il vendoliano non risparmia neanche una frecciatina per le sortite di De Biase figlio,(Francesco) ma la replica tagliente è per De Biase senior che si diceva «invidioso per ciò che hanno a Catanzaro, e viceversa che Lamezia non ha, naturalmente per colpa dei sindaci del centrosinistra Lo Moro e Speranza». «Intanto -puntualizza perché tutto ciò che lui ascrive al buon governo della città dei tre colli è frutto di investimenti e di scelte regionali, avendo avuto Catanzaro quasi tutti i governatori di regione. Anche la Provincia non ha fatto mancare il suo apporto. Germaneto e la cittadella sanitaria (a proposito di sanità ma il De Biase che scrive oggi è lo stesso che scriveva un anno fa criticando aspramente le scelte regionali o è un suo omonimo?), il complesso S.Giovanni, il parco della diversità, la stazione Fs, sono frutto di impegni e di scelte della regione o della provincia che ha puntato su Catanzaro per alcune grandi opere.» «E' sulle scelte 'normali', dove non concorrono regione o provincia - sostiene Crapis che casca l'asino:- qui Catanzaro o arriva tardi o è in affanno disastroso». «Un altro esempio - per Crapis è il Politeama. «La sua stagione riceve molti milioni di euro da Regione, Provincia, Camera di commercio, etc.. mentre alla nostra prosa la Regione dà uno striminzito contributo di 100 mila euro». «Attenzione prosegue - poi, De Biase dimentica che mentre a Catanzaro il progetto per il Politeama veniva affidato a Portoghesi negli anni ottanta, anche qui con una spesa colossale, lui a quel tempo sedeva da socialista nei banchi di una maggioranza con la Dc, una maggioranza che non solo non riusciva a dare alla città di Lamezia uno straccio di piano regolatore, ma non si preoccupava, non dico di un grande teatro nuovo, ma nemmeno di recuperare il Politeama di Sambiase chiuso da anni. Cose che invece furono fatte negli anni successivi, insieme a molte altre di cui non è il caso di fare l'elenco ( ma se De Biase vuole non ci mancano gli argomenti), dai governi della sinistra che lui verrebbe derubricare a governi di fontane e rotatorie». . Ultima battuta è per la maggioranza «per noi di Sel è quella uscita dalle urne, ma in ogni caso se il Terzo Polo vuole aprire confronti si deve non al sindaco o a Sel o al Pd, ma si deve rivolgere al centrosinistra in toto». p.ro. Il Terzo polo si rivolga al centrosinistra» Il Comune di Lamezia Motta Santa Lucia. Visita storica di Antonio Reppucci Per la prima volta un prefetto partecipa alla festa patronale MOTTA SANTA LUCIA - Una visita storica, quella delprefetto di Catanzaro,Antonio Reppucci a Motta Santa Lucia. Per il sindaco, Amedeo Colacino, è la prima volta che un prefetto prenda parte alla festa della santa patrona. Dopo 60 anni in circostanze diverse, e per la prima volta nella storia della comunità, un prefetto della repubblica partecipa alla festa patronale di santa Lucia. Il sindaco, ha guidato il prefetto lungo il percorso dei caratteristici portali del '700 di Motta Santa Lucia, opera degli scalpellini ed importante patrimonio della Comunità. Assieme al prefetto, altri sindaci hanno partecipato al rito religioso della patrona. «Ciò è segno - dice Colacino - di come si sente forte nei sindaci la voglia e l'esigenza di condividere un percorso comune nei servi- zi, nella condivisione progettuale, nella condivisione e nel rispetto delle storie e delle tradizioni delle singole comunità. Questo Prefetto è un dono di Dio». Non è mancata la presenza delle forze dell'ordine, dal capitano della compagnia dei carabinieri di Soevria Mannelli Gennaro Jervolino e al maresciallo di stazione Montenegro. Reppucci ha dato un segnale di speranza ed ha incoraggiato la popolazione a ritrovare il proprio orgoglio e contribuire a superare questo momento di crisi. «Noi gente del Sud - ha detto - abbiamo superato momenti ancor più difficili, sentiamo alto il senso dello Stato e della Nazione, amiamo il tricolore e contribuiremo a non farlo sbiadire». r.s. Il sindaco con il prefetto «Nessun inadempimento contrattuale. Saranno versati altri 45.000 euro» Multiservizi, crediti per 12 milioni La società puntualizza dopo la protesta dei lavoratori della cooperativa Ciarapanì «NESSUN inadempimento contrattuale verso la Cooperativa Ciarapanì, anzi abbiamo fatto uno sforzo in più. Ad oggi il Comune di Lamezia Terme ha provveduto al pagamento fino al 30 giugno 2011, mentre la Cooperativa Ciarapanì è stata da noi pagata fino a tutto luglio 2011». Così una nota della Lamezia Multiservizi, che si dichiara disponibile «non appena sarà messa in condizione, ad erogare il contributo di 45 mila euro che il comune ha destinato al pagamento degli stipendi della Cooperativa Ciarapanì», i cui lavoratori e relative 25 famiglie da giorni lamentano la mancata retribuzione di tre mensilità e che in città si occupa del servizio di raccolta differenziata porta a porta per conto della Multiservizi. I lavoratori, appunto, non vogliono “pagare la cattiva gestione delle amministrazioni pubbliche” dopo che la somma di 44.000 euro, già versata dalla Multisevizi, è stata assorbita dalle banche alle quali Ciarapanì ha firmato un contratto per 250.000 euro. «Al fine di fare chiarezza su notizie infondate - afferma la Multiservizi - per i soci ed i cittadini, oc- Sono cinque gli stipendi non pagati I mezzi della Ciarapanì durante la protesta davanti agli uffici della Multiservizi corre precisare che la società dal 10 ottobre ad oggi ha pagato alla cooperativa 174.000 euro (ultimo versamento di 44.495 Euro è stato fatto venerdì 16 dicembre). Il contratto di servizio tra Multiservizi e Ciarapanì per il servizio di raccolta differenziata porta a porta, per conto del comune di Lamezia Terme, prevede l'obbligo da parte nostra di procedere al pagamento delle prestazioni rese entro 5 giorni dall'avvenuta corresponsione da parte del comune. Il comune di Lamezia ha pagato fino al 30 giugno 2011, mentre la Ciarapanì è stata da noi pagata fino a luglio 2011. Pertanto nessun inadempimento contrattuale, anzi, per venire incontro alle esigenze dei lavoratori, abbiamo fatto lo sforzo di pagare più di quanto contrattualmente dovuto». È opportuno rimarcare, inoltre, che nelle scorse settimane il CdA ha prorogato il contratto di servizio con la cooperativa fino ad aprile 2012, termine entro il qua- le dovrà essere effettuata, nei termini di legge, la gara pubblica che consentirà non solo di mantenere il servizio di raccolta differenziata domiciliare sulle aree già coperte, ma di estenderlo ulteriormente sull'intero territorio comunale. «Tale proroga è stata stipulata senza alcuna variazione economica rispetto al precedente contratto - dichiara Multiservizi - per cui non si capisce come è possibile che la cooperativa, unica e sola titolare del rapporto di subordinazione coi suoi lavoratori, abbia potuto pensare di ridurre loro unilateralmente lo stipendio, per come si evince dalle dichiarazioni dei lavoratori stessi. Del resto non abbiamo mai nascosto che il ritardo da parte dei comuni nel pagamento dei corrispettivi, sta creando una situazione pesante in termini finanziari per la società Multiservizi, con conseguenze anche per i nostri fornitori, tra cui appunto la cooperativa Ciarapanì. Proprio per questo abbiamo messo in campo tutte le azioni possibili per rientrare dai nostri crediti verso i comuni soci che hanno ormai superato i 12 milioni di Euro. E pensiamo che nelle prossime settimane saremo costretti ad adottare misure più incisive sia nei confronti dei comuni debitori, che delle varie utenze pubbliche e private». r.s. Circolo delle Acli Progetto di Natale condiviso IL progetto “ 2011 Natale Bene Comune “promosso dall'amministrazione Speranza «è una scelta condivisa e apprezzata» dal Circolo Acli don Saverio Gatti di Lamezia Terme poiché rappresenta «un messaggio di straordinario senso civico e di solidarietà» oltre che di animazione cittadina socio-culturale per sostenere la serenità delle festività natalizie. «E' un periodo di forte crisi economica ed allora bisogna dare - spiega in una nota il Circolo Acli nel concreto, una risposta positiva affinché la città e le famiglie abbiano la possibilità di godere il Natale con sobrietà ma anche con la serenità animata da eventi cittadini che diventano luogo di incontro e di condivisione nonché di apprezzamento di beni e proposte culturali nati nella nostra regione ed in particolare sul nostro territorio». Le Acli hanno inteso dare il loro contributo alla «pregevole iniziativa» dell'amministrazione comunale perché hanno avvertito di essere in relazione con «una doverosa azione sociale e rendere un servizio alla nostra bella città». Piera Dastoli , Piero Renda, Federica Rochira e Giuseppe Nicolazzo sono i protagonisti del Circolo Acli don Saverio Gatti che hanno attivato l'allestimento di ben cinque stand e che accoglieranno le produzioni tipiche e dell'artigianato locale. Una attenzione particolare le Acli cittadine la dedicheranno alla partecipazione della prima Fattoria Sociale della Calabria che con il progetto “ Benessere in fattoria” porterà nello stand, appositamente assegnato, i primi prodotti e risultati dell'iniziativa sociale. Il compito del Circolo Acli don Saverio Gatti di Lamezia , concludono Renda, Rochira e Nicolazzo , è quello di «fare associazionismo solidale» E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 34 Catanzaro Giovedì 22 dicembre 2011 36 REDAZIONE: via Vittorio Emanuele, 32 - 88900 Crotone - Tel. 0962/901334 - Fax 0962/905185 - e-mail: [email protected] I poliziotti della Mobile lo arrestano dopo aver pedinato alcuni assuntori di droga Beccato il pusher della movida Sul tavolo e nella cappa della cucina 150 grammi di cocaina, “erba” in soggiorno degli investigatori, era frequentata da di ANTONIO ANASTASI persone notoriamente dedite all'uso di I POLIZIOTTI della Squadra Mobile ri- stupefacenti. Per il taglio della droga tengono di aver stroncato il rifornito- sarebbero state utilizzate compresse re di droga della movida crotonese. farmaceutiche, anche quelle poste sotPerché proprio pedinando alcuni fre- to sequestro, così come un cellulare, quentatori dei locali notturni sul lun- che potrebbe essere utile agli inquigomare sono risaliti, a due passi da lì, renti per risalire agli ultimi contatti all'abitazione, al piano terra di uno sta- dell'indagato. Il giudice Bianca Maria bile in corso Messina, di Antonio Ve- Todaro, dopo aver convalidato l’arresto, gli ha concesso i dorardi, 27 anni, già noto miciliari; i suoi legali, alle forze dell'ordine, che gli avvocati Aldo Trunhanno arrestato per decè e Mario Nigro, hanno tenzione di stupefacenti sostenuto che l’abitazioai fini dello spaccio dopo ne era in uso a lui che il avergli sequestrato 150 loro assistito vive con la grammi di cocaina e 60 madre. Il pm Orietta Cadi marijuana. là aveva chiesto la custoSul tavolo della cucina dia in carcere. di casa sua, oltre ad alcuUn nuovo colpo al ni involucri contenenti market della droga in polvere bianca poi risulcittà, quello messo a setata essere cocaina, gli gno dal team investigauomini del vicequestore tivo guidato dal vicequeEnzo Coccoli, dirigente store Coccoli, che nelle della Mobile, hanno rinsettimane scorse ha venuto due bilancini di Antonio Verardi condotto l’operazione precisione, un recipienGold and White che ha te contenente droga, un portato all’arresto di 15 taglierino, una busta di persone per rapine e plastica che presentava spaccio di sostanze stufori circolari, tutti arnepefacenti. Ma la malasi presumibilmente utipianta è difficile da estirlizzati per il confezionapare e il mercato dello mento delle dosi da imspacciosi rinnovacontimettere nell'illecito mernuamente. cato dello spaccio. Parte Intanto, nell’ambito della droga l'indagato dei servizi di controllo l'aveva addosso, in una del territorio, intensifitasca dei pantaloni. Alcato dal questore, Giutra roba era in un giubseppe Gammino, in vibotto custodito in casa. La busta con la marijuana, invece, era sta dellefestività natalizie,c’è statoun in un mobile del soggiorno. E ancora, blitz della Squadra amministrativa e altri involucri termosaldati, conte- della Squadra Mobile negli esercizi di nenti sempre droga, erano nascosti Isola Capo Rizzuto. Ai titolari di due nella cappa della cucina. Una perqui- due locali sono state inflitte sanzioni sizione scrupolosa, quindi, quella che amministrative per un importo comha portato all'arresto di Verardi, la cui plessivo di 10.000 euro e sequestrate abitazione, secondo la ricostruzione cinque slot machine. IL CASO Niente studenti giornata antievasione rimandata di ENRICA TANCIONI Il giudice gli dà i domiciliari La difesa «Quella non è casa sua» La droga sequestrata dalla polizia Il commissario Aiello primo in graduatoria nazionale per «merito straordinario» Promosso dopo le minacce di morte HA INDAGATO sulla 'ndrangheta e ne ha arrestato pericolosi esponenti nonostante le minacce di morte ricevute. Per questo la Commissione Avanzamento del Dipartimento della Polizia di Stato ha decretato la concessione del massimo della riconoscenza, la promozione per merito straordinario al grado superiore, al sostituto commissario Rosario Aiello, in servizio presso la Squadra Mobile della Questura di Crotone. Ecco la motivazione: “Dirigeva non notevole acume investigativo e sprezzo del pericolo una attività di indagine contro la criminalità organizzata crotonese. Malgrado le pesanti minacce di morte ricevute dai capi della cosca, partecipava alla intera indagine consentendo fattivamente l'arresto di numerosi esponenti di spicco della 'ndrangheta. Chiaro esempio di eccezionale dedizione e straordinario coraggio. Crotone, 21 gennaio 2011”. E' la data dell'operazione Hydra, contro le nuove leve del clan Vrenna, che proprio oggi approda al vaglio del gup distrettuale Tiziana Macrì che dovrà pronunciarsi nei confronti degli imputati che hanno scelto il rito ordinario (ma buona parte ha optato per il rito ordinario). Un’inchiesta che ha fatto Il commissario Rosario Aiello luce, tra l’altro, su vicende di voto di scambio politico mafioso oltre che sulle estorsioni ai danni di numerosi commercianti e sulle intimidazioni ai collaboratori di giustizia. Al commissario Aiello, peraltro primo nella graduatoria nazionale dei sostituti commissari della Polizia di Stato, è la seconda volta, caso rarissimo, che viene riconosciuta la promozione per merito straordinario. La prima volta è stata per meriti acquisiti a Milano, dove ha svolto attività in- vestigativa per oltre 20 anni, comandando la sezione Antiterrorismo della Digos nei cosiddetti anni di piombo, durante i quali ha condotto numerose operazioni che hanno portato all'arresto di decine di terroristi. Risale, infatti, al 1977 la sua prima promozione per merito straordinario in seguito a un conflitto a fuoco ingaggiato con quattro terroristi. Aiello non solo sventò una rapina ma riuscì ad arrestare i responsabili. Non si contano lodi ed encomi per gli atti eroici compiuti da uno che a soli 36 anni fu insignito dell'onorificenza di cavaliere della Repubblica. Basti ricordare soltanto la recente nota di compiacimento del questore di Crotone, Giuseppe Gammino, che riconosce ad Aiello «livelli di impegno e di professionalità che vanno ben oltre i parametri ordinariamente richiesti nello svolgimento dei compiti istituzionali», non senza sottolineare il «carisma» e il «ruolo di leader indiscusso in ogni gruppo di lavoro in cui si è trovato ad interagire». Insomma, memoria storica della Questura crotonese ma anche uomo di strada, sempre in prima linea contro il crimine. a. a. IL BLITZ Mercato generale ancora lavoro nero ANCORA controlli al mercato ortofrutticolo. Nel corso di un'operazione contro il lavoro nero svolta dalla Direzione territoriale del lavoro in collaborazione con i carabinieri del Comando provinciale e quelli della Tutela del lavoro e del Nucleo Ispettorato del lavoro, sono state ispezionate otto aziende all'interno delle quali sono stati scoperti in tutto dieci lavoratori totalmente in nero. Due le attività sospese perché occupavano oltre il 20 per cento di lavoratori in nero e 20 le sanzioni amministrative per un importo complessivo di 41mila euro. «I risultati conseguiti - è detto in un comunicato diffuso ieri dalla Direzione regionale del lavoro della Calabria - rappresentano un ulteriore stimolo per continuare l’azione di contrasto al lavoro illegale e sommerso e per far affermare le regole sulla sicurezza nei luoghi di lavoro». L’attività volta a reprimere violazioni della norma sulla sicurezza nei luoghi di lavoro continuerà, dunque, senza sosta. HA INTESO organizzare una giornata di sensibilizzaione contro l’evasione fiscale l’amministrazione comunale di Crotone. E in particolare l’assessore con delega al bilancio, Manuela Asteriti che ha voluto coinvolgere nel percorso anche le scuole. Peccato solo che l’iniziativa, che si sarebbe dovuta svolgere ieri mattina, è stata rimandata. Per l’assenza delle scuole, assenza dovuta al giorno dell’evento prima e al tempo dopo. Così l’incontro è stato rimandato a data da destinarsi. Nonostante tutto Giovanni Lentini, assessore con delega alla cultura della Provincia di Crotone ha inteso esprimere il proprio apprezzamento nei confronti dell’iniziativa portata avanti dalla Asteriti. Ma per Lentini è inoltre necessario “accanto al contrasto all’evasione fiscale, combattere quelle forme di abusivismo e di atteggiamenti scorretti che sono diventate una pratica deleteria, spesso non ostacolata, in tante città, in particolare al sud: occupazione di suolo pubblico, deturpazione dei centri storici, traffico selvaggio, inquinamento, aggressione all’ambiente, noncuranza dei doveri civici”. Per poi affermare di riporre le proprie speranze nei giovani che nel prossimo anno si candidano per diventare «il motore principale del cambiamento. Auspico ha proseguito Lentini che da loro venga la spinta a superare ritardi, arretratezze mentali e culturali, pigrizie e ipocrisie». «Mi aspetto una ventata di libertà che parta dalle scuole, da internet, dai social network, dai luoghi di aggregazione giovanile e travolga il mondo vecchio costringendoci tutti ad aprire porte e finestre e a fare entrare il futuro». E non solo, perché i giovani dovrebbero “gettare” quello che di stantio c’è per poi aiutare gli adulti «a capire che un altro mondo ed un altro futuro è possibile e che bisogna costruirlo». E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro Crotone Provincia Giovedì 22 dicembre 2011 Drapia. Nessuno dei consiglieri comunali ha inteso dare seguito alle questioni da lui sollevate Rodolfo Mamone contro tutti L’ex assessore critico con la maggioranza e con il gruppo d’opposizione di MARIO VALLONE DRAPIA - E’un fiume in piena l’ex assessore drapiese Rodolfo Mamone, attualmente presidente di un sodalizio soprannominato “Drapia in Europa”. Ne ha per tutti: sia per i membri della maggioranza che della minoranza. Egli è stato tra i componenti della giunta guidata dal sindaco Aurelio Rombolà che ha finito il suo mandato nella primavera 2009. Alle elezioni del giugno dello stesso anno, vinte dall’attuale primo cittadino Alessandro Porcelli, Mamone si era candidato con la lista guidata da Pasquale Pugliese non riuscendo però ad essere eletto neppure tra i banchi della minoranza. Ha quindi creato la sopracitata associazione e da tempo si fa sentire con, talvolta duri, interventi sui media locali. L’ultima nota di Mamone risale a pochi giorni fa: «L’’amministrazione (la minuscola è voluta) comunale di Drapia – si legge nello scritto - perpetra una sistematica opera di sabotaggio a danno dei cittadini singoli e/o associati che avanzano istanze di partecipazione democratica e di trasparenza amministrativa». Porcelli, afferma sempre Mamone, «pronuncia ancora una volta le fatidiche parole “partecipazione” e “trasparenza” senza conoscerne il significato autentico. Sono degli spacciatori di frottole –specifica l’ex assessoreche non sanno dove stia di casa il pudore». Ma cos’è che lo fa arrabbiare così tanto? In particolare le continue richieste di informazioni da lui formu- L’ex assessore comunale Rodolfo Mamone late al sindaco, il quale le ha “sistematicamente disattese e se riscontrate ciò è avvenuto solo a seguito di diffida e/o ad intervento del Prefetto», specialmente la non approvazione, da parte dell’attuale maggioranza, del regolamento sulla partecipazione popolare. E in tal senso non è solo il sindaco a ignorare Mamone; infatti, come egli affer- Rombiolo Atti vandalici in una casa disabitata ma, «l’Associazione che rappresento ha indirizzato al presidente del consiglio comunale e ai singoli consiglieri, a tutti ed a ciascuno, la richiesta di rendersi promotori di una mozione che impegnava il consiglio comunale ad approvare in tempi definiti il regolamento sulla partecipazione popolare. Naturalmente nessuno dei tredici (secondo la communis opinio maggioranza e minoranza costituiscono, nei fatti, un gruppo unico) ha avvertito l’esigenza di investire il civico consesso della questione». Mamone poi si infervora ancora di più e, nel formulare la sua ipotesi circa questa “mancanza” da parte degli amministratori, aggiunge parole ancora più forti alla sua sfuriata: «I “mandatari”che amministrano l’Ente si oppongono strenuamente – scrive Mamone - a che i cittadini possano disporre di strumenti di partecipazione democratica e controllo popolare: impedire ai “curiosi” di mettere becco in ambiti che il “Direttorio” (composto sia da intranei che da estranei all’amministrazione) che comanda a bacchetta i “trasparentemente democratici” considera proprio terreno di scorrerie e quindi off-limits per chi intendesse svolgere attività (magari quella un po’demodé di tutelare l’interesse pubblico) disfunzionali rispetto al progetto di occupazione del Comune in atto da circa un ventennio». Mamone, dopo quest’ultimo riferimento anche al pe- ROMBIOLO - E’ sempre lui. Un ragazzino romeno che si diverte a compiere degli insensati atti vandalici. L’ultimo in ordine di tempo ha riguardato un’abitazione disabitata sita in una traversa di via Gramsci. Il quindicenne ha rubato un fustino di detersivo in un vicino supermarket e ha messo in atto il suo irrazionale “piano”. Ha forzato il portone della casa prescelta (di proprietà di un pensionato residente a Presinaci) e ha svuotato sul pavimento il prodotto di cui si era illegalmente riodo in cui faceva parte egli stesso della maggioranza targata Aurelio Rombolà, avvia alla conclusione la sua querelle parlando del ritardo nell’ultimazione dei lavori dell’edificio ex scuola elementare di Drapia, vicenda che ”rappresenta il manifesto dell’arroganza e dell’ottusità di coloro i quali oggi reggono le sorti dell’Ente». Il sindaco, secondo Mamone, costretto a rispondere alle sue interpellanze su questa questione, «ha snocciolato un florilegio di castronerie che anziché corroborare la tesi dell’amministrazione (ritardo asseritamente dovuto all’esigenza di reperire i fondi necessari a rendere la sala polifunzionale oggetto dei lavori non solo utilizzabile, ma anche decorosa) finivano col palesarne la pretestuosità». In conclusione, l’ex assessore invita la maggioranza o a “cambiare radicalmente rotta o quantomeno di evitare per il futuro di usare i termini “partecipazione” e “trasparenza”, che nel contesto sopra descritto suonano blasfeme». impossessato. Finito il “lavoro” è andato via. Con la denuncia sono scattate le indagini dei carabinieri della locale stazione (foto), guidata dal maresciallo Carmine Pica, che non hanno tardato a portare i frutti sperati. Il giovane è stato individuato ma data l’età non è stato possibile procedere. Dovrà comunque risarcire i danni (circa 200 euro) e pagare il detersivo rubato. In passato i genitori erano stati denunciati per il mancato rispetto, da parte del figlio, dell’obbligo scolastico. Rombiolo. Questa sera Il Pd incontra i cittadini ROMBIOLO - “Partito democratico nel Vibonese, quale futuro?”. E’ questo il tema dell’incontro promosso da Pd locale che si svolgerà questa sera, con inizio previsto per le 19, nei locali del “Bit Bar”. I lavori saranno aperti dal sindaco Giuseppe Navarra (che lo ricordiamo guida un’amministrazione interamente targata democratica). A seguire gli interventi di Tore Corona (responsabile nazionale del tesseramento) e Domenico Petrolo (responsabile nazionale dei progetti culturali del partito di cui è segretario l’ex ministro Pier Luigi Bersani). Sarà, quindi, l’occasione per capire quali prospettive il partito ha in provincia e, in particolar modo, nel comune di Rombiolo. E' vietata la riproduzione, la traduzione, l'adattamento totale o parziale di questo giornale, dei suoi articoli o di parte di essi con qualsiasi mezzo, elettronico, meccanico, per mezzo di fotocopie, microfilms, registrazioni o altro 28 Vibo Poste Italiane SpA - Spedizione in A.P. D.L. 353/2003 (conv. in L. n. 46 del 27/02/2004) art. 1, comma 1, DR/CBPA-SUD/CS/56/2006 valida dal 06/04/2006 giovedì 22 dicembre 2011 anno VI numero 352 € 1,00 direttore piero sansonetti TAURIANOVA Uccise per 20 euro 13 anni al 15enne L’uomo morì dopo due giorni di agonia quotidiano d’informazione regionale REGGIO CALABRIA Tredici anni di reclusione: questa la condanna inflitta, in abbreviato, dal gup del Tribunale dei minori di Reggio Calabria, a Giacomo S., il quindicenne ritenuto colpevole dell'omicidio di Antonio Battaglia, di 28 anni, che gli chiese di saldare un conto di 20 euro. LOCRIDE Il collaboratore mimetizzato... Si è infilato un cappuccio di lana in testa, per non farsi riconoscere, e si è mimetizzato tra i carabinieri per indicare il luogo esatto in cui era stato nascosto un arsenale. E’ il nuovo collaboratore di giustizia della Locride. > pagina 11 > pagina 13 Nuovi ospedali Ok dalle Authority E Scopelliti attacca > pagina 11 Un altro arresto a Reggio La mafia divora la politica ’Ndrangheta, consigliere comunale accusato di concorso esterno DI PIERO SANSONETTI Conferenza stampa del presidente della Regione Peppe Scopelliti sullo stato dell’iter per realizzare i quattro nuovi ospedali di Vibo, Sibari, Piana di Gioia Tauro e Catanzaro. Scopelliti ha reso noto i pareri positivi all’iter e alla collaborazione con “Infrastrutture lombarde Spa” inviati nelle scorse settimane dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato e dall’autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Dal governatore un duro attacco alla Cgil, alla parlamentare Pd Lo Moro e al comitato di sorveglianza “Sua”. > pagina 12 Ancora freddo e neve Allarme Legambiente: rischio in Calabria COSENZA Ancora freddo, neve e pioggia su tutta la regione. Ma le previsioni parlano di un lento e graduale miglioramento. Nel frattempo Legambiente lancia l’ennesimo allarme. Secondo l’associazione ambientalista il 100% del territorio calabrese sarebbe a rischio idrogeologico. Un dato preoccupante sul quale è intervenuto il capo della protezione civile Gabrielli che ha chiesto un intervento della politica. CATANZARO La situazione politica calabrese – e specialmente quella reggina – comincia a farsi pesante. Ieri c'è stato un nuovo arresto, è finito in galera Giuseppe Plutino, uomo di punta del Pdl, accusato di “concorso esterno in associazione mafiosa” e più precisamente di avere avuto rapporti poco chiari col clan dei Caridi. Resta, naturalmente, tutto il dubbio – che tante volte abbiamo espresso – su questo strano reato (“concorso esterno”) che nella sua stessa formulazione non ci sembra rispettare in pieno i principi del diritto e del garantismo. Però c'è un fatto politico evidente che è difficile negare: nell'ultimo anno ben tre esponenti molto prestigiosi del centrodestra calabrese sono finiti in prigione sotto l'imputazione di reati mafiosi (Zappalà, Morelli e ora Plutino). Due di loro sono addirittura consiglieri regionali. Ora, i casi sono due: o è in atto una congiura, o comunque un comportamento superficiale e persecutorio, della magistratura nei confronti della politica e specialmente del centrodestra... Gol di De Luca La Vigor si prende il derby > segue a pagina 9 > pagine 46, 47, 48 e 49 REGGIO CALABRIA “Onorata Sanità”affonda Tutti assolti in appello > pagina 10 LUNA ROSSA di Pasquino Questione di lingua La questione sociale - e non ce ne siamo accorti - è diventata una questione di lingua. Sì, è vero, le conquiste dei lavoratori possono essere ancora difese. Ma su raccomandazione del sempre più loquace Giorgio Napolitano bisogna farlo con una lingua profumata, liscia, commendevole anche per il palato delle novizie. È lo stilnovo che deciderà del destino dei lavoratori. dal POLLINO alloSTRETTO calabria ora GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 7 ’ndrine e istituzioni la conferenza «I suoi voti aumentati grazie al clan» REGGIO CALABRIA «È un’operazione importante non per i numeri ma per la qualità e gli aspetti rilevanti che emergono dall’indagine». Così il questore di Reggio Calabria, Carmelo Casabona, ha presentato la seconda tranche dell’operazione “Alta tensione”. Un’attività di rilievo «per le persone coinvolte, visto che è stato arrestato un consigliere comunale, e per i beni sequestrati». L’operazione è «significativa perché dimostra l’attenzione delle forze dell’ordine e della magistratura – ha proseguito Casabona – alla lotta alla ’ndrangheta». L’attività investigativa ha fatto emergere il ruolo di Leo Caridi quale reggente della cosca, ha spiegato il procuratore Giuseppe Pignatone, ruolo assunto dopo l’arresto dei fratelli Caridi. «L’indagine – ha detto – parte da elementi di prova delle intercettazioni dell’Arma nell’ambito dell’operazione Crimine». Il procuratore ha raccontato del «contatto tra la cosca Caridi, i fratelli Domenico e Filippo Condemi, il consigliere comunale Giuseppe Plutino e il consigliere regionale Giovanni Nucera», qualche mese fa quando venne lasciata una tanica di bottiglia sull’auto del politico regionale significò «una grave minaccia finalizzata ad assumere una giovane nel suo staff. Ci fu un colloquio con Plutino e Condemi, poi un secondo incontro col solo Condemi». Inoltre c’è «la prova del sostegno elettorale a Plutino». Pignatone ha infine ringraziato «polizia di Stato, Arma dei carabinieri e guardia di finanza per lo sforzo eccezionale che stanno compiendo insieme alla Procura nel tentativo di migliorare la qualità della vita di questa provincia e aumentare gli spazi socio-economici». Il dirigente della squadra mobile Renato Cortese ha spiegato che alcuni arrestati erano già stati attenzionati dalla squadra mobile dopo l’operazione “Crimine”. Esistono infatti intercettazioni tra Calderazzo, i fratelli Condemi con il capocrimine Mico Oppedisano. E poi «le intercettazioni telefoniche fanno evincere che il bacino elettorale di Plutino – ha rilevato Cortese – fosse in aumento grazie all’influenza della cosca Caridi». Il dirigente della quinta sezione Francesco Giordano ha raccontato come dietro al danneggiamento della gioielleria Basile, nella zona d’influenza della cosca, vi fosse il rifiuto di dare un contributo per la festa di Gallicianò, una sorta di «tassa ambientale» l’ha definita. La cosca Caridi inoltre esercitava il controllo anche sulla comunità rom, facendosi restituire le auto rubate. Infine il vicecomandante del comando provinciale dei carabinieri, Carlo Pieroni, ha rimarcato «lo sforzo comune tra le forze dell’ordine, al di là delle divise di appartenenza» e la «sinergia nella lotta alla criminalità». a. i. Nuova bufera su Reggio In manette un consigliere Gli inquirenti: Giuseppe Plutino era il referente delle cosche NEI GUAI Il momento in cui Giuseppe Plutino viene trasferito in carcere REGGIO CALABRIA La cosca BorghettoCaridi-Zindato aveva anche un referente politico di primo piano: era il consigliere comunale Giuseppe Plutino. C’è anche lui tra i sette soggetti tratti in arresto la scorsa notte al termine di quella che è stata ribattezzata operazione “Alta tensione 2” poiché risulta essere la continuazione di quella portata a termine sul finire del settembre 2010 e che ha visto finire in manette capi e gregari della consorteria mafiosa operante nel territorio di Modena-San Giorgio Extra, periferia sud di Reggio Calabria. Insieme a Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, è finito in manette anche l’attuale reggente del clan, Leo Caridi, assurto al ruolo di capo proprio dopo gli arresti effettuati nel 2010 e che ieri è stato raggiunto da un fermo d’indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria, perché sussisteva un concreto pericolo di fuga. In cella anche altri presunti esponenti della consorteria mafiosa. Si tratta dei fratelli Domenico e Filippo Condemi, rispettivamente di 35 e 37 anni, Rosario Calderazzo, 41 anni, Vincenzo Rotta, 58 anni, e Vincenzo Lombardo, 38 anni, vigi- que, Pino Plutino, consigliere comunale eletto in quota Pdl con oltre mille voti di preferenza alle scorse elezioni amministrative sarebbe stato il punto di riferimento della cosca Borghetto-Caridi-Zindato e da questa avrebbe tratto l’appoggio necessario per entrare nuovamente all’interno del consiglio comunale di Reggio Calabria. A testimonianza dell’asfissiante presenza della cosca, è emerso come gli esponenti controllassero i voti fino a definire le singole sezioni e riuscendo a tenere sotto scacco anche la locale comunità rom residente a Ciccarello. Ci sono intercettazioni che inchioderebbero Plutino, il quale avrebbe partecipato anche ad incontri alla presenza di soggetti di vertice dell’organizzazione. Il politico si sarebbe impegnato per far assumere, dal consigliere regionale Gianni Nucera, la nipote dei fratelli Borghetto nella struttura del gruppo consiliare Pdl al consiglio regionale, su richiesta di Domenico Condemi, cognato dei Borghetto. Ma si sarebbe anche interessato per l’assunzione del figlio di Vincenzo Rotta al Cara di Rogliano, anche se tale assunzione non andò a le del fuoco in servizio al comando provinciabuon fine per il rifiuto dell’interessato. Le inle di Reggio Calabria. Tutti sono accusati, a vadagini hanno anche permesso di far luce sulrio titolo, di associazione a delinquere di tipo l’intimidazione subita proprio dal consigliere mafioso, estorsione e danneggiamento. regionale Nucera, sulla cui auto venne trovata L’ordinanza di custodia cautelare è stata una tanica di benzina. La paemessa dal gip Domenico ternità del gesto sarebbe da atSantoro, su richiesta del sostiSono accusati tribuire proprio alla cosca Catuto procuratore della Dda, di associazione ridi per la vicenda dell’assunMarco Colamonici e del prozione della nipote dei Borghetcuratore capo Giuseppe Pimafiosa to. Ma con “Alta tensione 2” si gnatone. estorsione e è anche aperto uno squarcio su Il soggetto di maggiore indanneggiamento una serie di danneggiamenti teresse investigativo è sicuraperpetrati ai danni di esercizi mente Leo Caridi, reggente del commerciali della zona di Modena-Ciccarelclan. Era lui che gestiva gli affari in assenza dei lo-San Giorgio, tra cui spicca quello effettuato fratelli tutti dietro le sbarre. Gli agenti della nei riguardi della gioielleria della famiglia BaSquadra mobile diretti da Renato Cortese, su sile, per il rifiuto di corrispondere del denaro disposizione del gip, hanno anche posto i sigilli a quattro aziende riconducibili a Caridi: una a Domenico Condemi, per l’organizzazione rivendita ortofrutticola sita nella zona di viale della festa di Gallicianò, luogo d’origine della Europa, un’azienda operante nella distribufamiglia di ’ndrangheta. Una vera e propria zione del caffè all’ingrosso, la Caridol e la Ca“tassa ambientale” cui nessuno poteva sottrarfer, operanti nel settore dei dolciumi e delle si impunemente. uova di Pasqua. CONSOLATO MINNITI Secondo quanto emerso dalle indagini, [email protected] le reazioni Lo Moro, Napoli e Laratta: «Si sciolga il Comune» REGGIO CALABRIA Il Comune di Reggio è “infiltrato”? Se ne occupi il Viminale. A chiederlo sono le due deputate Doris Lo Moro (Pd) e Angela Napoli (Fli). «Chiederò oggi (ieri, ndr) al ministro dell’Interno - dichiara la Lo Moro - , nel corso dell’audizione prevista presso la commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, cos’altro deve succedere perché si proceda ad una seria verifica di quanto succede a Reggio Calabria». Così pure Angela Napoli, membro della commissione parlamentare Antimafia, che chiede al ministro dell’Interno di «avviare adeguate procedure per lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria per infiltrazione mafiosa». A stretto giro di posta risponde il senatore pidiellino Antonio Gentile: «All’onorevole Lo Moro, che io rispetto profondamente, che ha chiesto lo scioglimento del consiglio comunale di Reggio Calabria, rispondiamo che la nobile questione dell’antimafia non deve diventare sterile strumento di polemica politica quotidiana». Ma a rincarare la dose interviene anche il deputato del Pd Franco Laratta: «Si valuti se il consiglio comunale di Reggio Calabria può continuare ad operare. L’inquinamento mafioso è ormai accerta». E ancora: «Il sindaco Arena, soltanto la scorsa settimana, nel replicare alle mie osservazioni sul Comune in mano alle cosche, disse che mi sarei dovuto recare alla Procura per dire quello che sapevo. E che la mafia non c’entrava con il Comune. Oggi l’ennesimo arresto la dice lunga». 8 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O ’ndrine e istituzioni «Qui i voti sono tutti di Plutino» Così la cosca Caridi lo fece eleggere alle amministrative con più di mille voti REGGIO CALABRIA Non gli hanno certo tributato l’applauso riservato al boss Leo Caridi, ma più di qualcuno all’uscita dalla questura ha urlato il suo nome: «Ciao compare Pino». Lui, visibilmente imbarazzato, ha risposto con un sorriso forzato ed un semplice «Ciao». Sta tutta qui, in questo saluto durato solo pochi istanti, l’immagine precisa di Giuseppe “Pino” Plutino. Consigliere comunale in carica ed ex assessore, era da sempre abituato a gestire fotografi e giornalisti della politica. Stavolta ad attenderlo c’erano i flash impietosi della cronaca nera. Per lui, infatti, la Procura della Repubblica ha ipotizzato un reato gravissimo: concorso esterno in associazione mafiosa. Sarebbe stato una sorta di terminale politico della consorteria dei Borghetto-Caridi-Zindato, cosca federata nel più ampio cartello dei “Libri”, lo storico casato egemone nel territorio di Cannavò e che si estende anche alla zona sud di Reggio, tra Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Pino Plutino sarebbe il punto di riferimento dell’associazione, colui il quale, una volta eletto con l’appoggio del clan, avrebbe potuto soddisfare piccole e grandi richieste che provenivano da capi e gregari dell’associazione. E del resto, Plutino, già assessore nel corso della breve giunta transitoria guidata da Peppe Raffa nel dopo-Scopelliti, aveva nel territorio di San Giorgio Extra la sua vera roccaforte. Non ce n’era per nessuno. Solo Plutino faceva il pieno di voti perché così avevano deciso quelli della ’ndrangheta. Secondo le stime ufficiali il consigliere comunale eletto nella lista del Pdl (ancora un’altra tegola per il governatore Scopelliti ed il sindaco Arena) totalizzò, nel corso delle ultime elezioni amministrative svoltesi nel maggio scorso, un punteggio pari a 1058 voti, sfondando quel muro di mille preferenze che rappresenta spesso uno spartiacque per l’elezione nell’assise comunale. Sono innumerevoli le intercettazioni che attestano in modo inequivocabile come l’intera cosca Caridi si mosse per assicurare a Plutino un appoggio elettorale piuttosto marcato. Basti pensare che, sebbene arrivato sesto nella sua lista di riferimento, Plutino ottenne un vero plebiscito nelle sezioni ricadenti all’interno di San Giorgio Boschicello, rione Marconi, viale Europa, zone notoriamente sotto l’influenza della cosca Borghetto-Caridi-Zindato, nonché quella dei Rosmini. A pro- posito di questi ultimi, tra l’altro, secondo quanto contenuto all’interno dell’ordinanza di custodia cautelare, pare che il consigliere avesse anche dei contatti con Diego Rosmini, tratto in arresto in “Alta tensione”. Ma quali erano i rapporti tra Plutino e gli esponenti della cosca? Le intercettazioni parlano chiaro e raccontano di una serie di contatti tesi innanzitutto al procacciamento dei voti in favore dell’esponente del Pdl. zie all’interessamento della cosca Ovviamente non mancavano le ri- Caridi-Borghetto-Zindato. Nel loro chieste di favori che Plutino spesso territorio, sono parole di sodali del riusciva a soddisfare, come quando clan, «non c’è niente per nessuno, si trattava di rimuovere dei rifiuti solo per Plutino». E questi, infatti, presenti davanti alle abitazioni vici- venne eletto ottenendo ottimi risulne ad un noto centro commerciale, tati, tanto da portare il governatore oppure addirittura quando espo- Scopelliti, secondo un racconto di alnenti del clan chiedevano un inter- tri affiliati, a telefonare al consiglievento per il pagamento degli stipen- re per scherzare sul fatto che avrebdi a beneficio dei dipendenti della be potuto anche perdere il posto di società mista Multiservizi. In altri ca- assessore a vantaggio di Berna. Ironia della sorte, la si poi i “favori” riucosa si verificò davscivano solo a metà, In cambio vero. come quando gli il consigliere E della vicinanza venne chiesto da alla consorteria maDomenico Condesi prodigava fiosa di San Giorgio, mi, di far assumere in tutta una ne parla anche il la nipote di Cosimo e collaboratore di Gino Borghetto, in serie di favori giustizia Roberto qualità di collaboraMoio che bolla Plutrice temporanea della struttura consiliare del Pdl al tino in modo netto vedendo la sua consiglio regionale. Plutino s’inte- effigie: «La foto numero 11 è di un ressò tramite il consigliere Gianni politico molto vicino ai Caridi coi Nucera che nel primo caso accon- quali credo abbia anche un legame sentì per paura di ritorsioni, ma poi di parentela; da sempre gli stessi lo si rifiutò di proseguire nella collabo- hanno appoggiato nella sua carriera razione. Lo stesso Plutino trovò un politica; questo so per quanto riferilavoro al figlio di Vincenzo Rotta, su tomi dai numerosi miei colleghi delrichiesta di quest’ultimo, ma il giova- la New Labor appartenenti al grupne poi non volle quell’impiego. In- po Caridi; il dato mi è stato tuttavia somma se il legame di Plutino con confermato anche da altri soggetti Nucera in un primo tempo era così appartenenti ad ambienti criminali saldo da far ritenere che il primo fos- diversi, quali soprattutto Ciccio se la naturale appendice del secondo Trmboli che è sempre stato un in consiglio comunale, con il tempo esperto di politica». La foto numero le cose cambiarono radicalmente. 11 era proprio quella di Giuseppe Tuttavia Plutino conservò un serba- Plutino. cons. min. toio di voti importante proprio gra- l’intimidazione Quella tanica di benzina per “avvertire” Nucera In alto, Leo Caridi, considerato il reggente della cosca Qui sopra l’arresto di Domenico Condemi (foto Cufari) REGGIO CALABRIA Era il nove marzo scorso quando una tanica di benzina venne fatta trovare sull’automobile del consigliere regionale Gianni Nucera, una Alfa Romeo 159 parcheggiata in via Pio XI sotto l’immobile che ospita sia la sua abitazione che la segreteria politica. Oggi quel gesto intimidatorio ha una spiegazione. Era la risposta di Domenico Condemi, esponente della cosca Caridi, a una richiesta che il politico non aveva esaudito. Ovvero il rinnovo del contratto di collaborazione di una ragazza (parente sia di Condemi che di Cosimo ed Eugenio Borghetto, qust’ultimo arrestato nell’operazione “Alta tensione” un anno fa). La donna aveva già prestato servizio nella struttura del consigliere regionale con una collaborazione a progetto. Alla scadenza dell’impegno lavorativo Condemi esercitò pressione per la riassunzione della giovane con un incarico più remunerativo e duraturo nella struttura speciale. Nucera non venne incontro alle richieste e da qui deriverebbe la tanica di benzina posizionata come avvertimento. In realtà nell’immediatezza dell’episodio Nucera andò in questura a denunciare il ritrovamento ma non parlò della vicenda. Dopo qualche settimana però il figlio venne avvicinato da Domenico Condemi, ricevendo minacce di violenti atti ritorsivi nel caso in cui il padre non avesse accolto le richieste, e aveva fatto esplicito riferimento al rinvenimento della tanica di benzina. A questo punto, dapprima con rivelazioni informali non messe per iscritto per paura di conseguenze verso i componenti della sua famiglia ma poi spinto alla formalizzazione dal dirigente della Digos reggina, il politico si è deciso a raccontare tutto e fare i nomi. Nella vicenda si inserisce anche Pino Plutino, il consigliere comunale di Reggio Calabria destinatario dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Domenico Santoro. Sarebbe stato accondiscendente alle pressioni di Condemi (suo grande elettore come emerso dalle intercettazioni) su Nucera per l’assunzione della ragazza nella struttura speciale. Ci fu poi un secondo incontro tra l’esponente dei Popolari e Liberali e il solo Domenico Condemi con la richiesta esplicita. Tra Nucera e Plutino un tempo c’erano ottimi rapporti, al punto da fornirsi a vicenda sostegno elettorale per la competizione regionale prima (anno 2010) e amministrativa l’anno successivo. I legami si sono poi incrinati all’insistenza di Plutino per accontentare Condemi. Il consigliere regionale ha dichiarato al pm che comunque non avrebbe mai assunto Condemi direttamente «da me ritenuto un soggetto “particolare” dai modi prepotenti e violenti, almeno nel linguaggio»; poi fu trovato un accordo sulla ragazza. Comunque dopo il 31 dicembre 2010 non ci fu il rinnovo del contratto e questa vicenda acuì le acredini del consigliere comunale da un lato, Plutino e Condemi dall’altro. ANNALIA INCORONATO [email protected] 9 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 D A L P O L L I N O A L L O calabria ora S T R E T T O ’ndrine e istituzioni il sindaco Arena: «Spero che il consigliere chiarisca tutto» REGGIO CALABRIA «Ripongo la massima fiducia nell’operato della magistratura reggina affinché faccia piena luce sui capi d’imputazione che hanno determinato la misura cautelare a carico del consigliere comunale Plutino. Ed auspico che il consigliere possa chiarire, nelle sedi competenti, la sua posizione». Lo afferma, in una dichiarazione, il sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena. «In questi primi mesi di legislatura - precisa il primo cittadino della città dello Stretto - Plutino, dopo aver smaltito la profonda amarezza per non essere stato designato dal partito nell’esecutivo comunale, ha svolto puntualmente il ruolo di consigliere comunale». Poi risponde alle deputate Doris Lo Moro e Angela Napoli, che su quanto sta avvenendo al Comune di Reggio hanno chiesto l’intervento del ministero dell’Interno. «Duole - afferma Arena dover registrare il perpetuarsi di azioni irresponsabili ad opera di taluni soggetti che, nonostante in passato abbiano ricoperto cariche istituzionali di grande rilievo, continuano a strumentalizzare un tema delicato come quello della giustizia, per evidenti interessi personali legati alla carriera politica. Ciò è ancor più grave se si considera che la comunità che ho l’onore di rappresentare è impegnata a supportare l’opera della magistratura e delle forze dell’ordine nella lotta alla criminalità organizzata. I continui sforzi per condizionare l’operato delle istituzioni da parte degli onorevoli Napoli e Lo Moro evidenziano un tentativo di prevaricazione delle regole e dei ruoli e un senso della Stato parolaio e strumentale». Quando il marcio corrode i Palazzi Da Crea a Morelli: quegli “intrecci” finiti nel mirino COSENZA “C’è del marcio nel regno di Danimarca...”, sentenziavano i protagonisti dell’Amleto di Shakespeare osservando lo spettro che avrebbe ispirato il più grande, e greve, dilemma della storia: essere o non essere. C’è del marcio dappertutto; ovunque vi siano figure marce... dentro. C’è del marcio in politica. E nella politica che governa, o s’oppone, in ogni istituzione del Paese. Non è esente la Calabria dal marcio e dallo scandalo. Non lo è stata in passato, non lo è nel presente; e potrebbe non esserla in futuro. Sono i fatti, che parlano. Non i protagonisti della più nota tragedia in cinque atti che sia mai stata concepita. Fatti che s’ostinano a dimostrare come, e quanto, pericolosa e deleteria sia la commistione tra politica e malaffare in Calabria. Perché il singolo che sbaglia rischia di pregiudicare l’insieme. Gli esempi di rappresentanti politici e istituzionali con grandi ruoli di responsabilità abbondano a queste latitudini. E toccano enti minori, intermedi, maggiori contribuendo a rendere sempre più distante il cittadino dai luoghi della democrazia rappresentativa. Esempi che hanno nome e cognome. E che si rincorrono oggi come mai s’erano rincorsi prima. Per gradi (temporali), e a grandi linee: il rosario doloroso delle grandi delusioni toccate all’opinione pubblica prende le mosse dall’arresto dell’ex consigliere regionale Domenico Crea. Era il gennaio del 2008. E l’uomo, finito nelle maglie del processo “Onorata sanità”, venne poi condannato e riconosciuto colpevole dei reati ascritti a suo carico. Passeranno due anni prima che altri due politici finiscano nei guai fino al collo per i loro presunti rapporti con le consorterie criminali del territorio. A destare scalpore sarà dapprima Alessandro Figliomeni, già sindaco di Siderno, considerato dagli inquirenti addirittura uno tra i rappresentanti di vertice della ’ndrina operante nella cittadina jonica; poi toccherà a Santi Zappalà, consigliere regionale del centrodestra, dover conoscere l’onta della cattura all’alba, dell’arresto, della “condanna pubblica” che talvolta vale più d’una sentenza: le telecamere del Ros lo avevano beccato mentre si recava a casa di uno dei mammasantissima del- la mala reggina, Giuseppe Pelle, per invocare sostegno elettorale e sbaragliare la concorrenza degli altri candidati in cambio d’una “disponibilità” a rendere il servigio a tempo debito, e nelle debite sedi... Si ipotizzerà la punta dell’iceberg, con l’arresto di Zappalà (che è stato anche sindaco di Bagnara), ma sarà un abbaglio: cinque mesi dopo un altro primo cittadino, quello di Gioiosa Jonica, replicherà per filo e per segno l’esperienza traumatica toccata ad Alessandro Figliomeni: in manette finirà Rocco Femia, considerato il “sindaco” del clan operante nella zona, l’uomo che insieme ad altri due componenti dell’esecutivo avrebbe dovuto tutelare gli interessi della potentissima ’ndrina dei Mazzaferro. L’operazione che lo poterà in manette verrà ribattezzata “Circolo formato”, dalle frasi pronunciate in apertura delle sedute di mala per introdurre al “sacro rito” i nuovi adepti dei vari sodalizi criminali. Basta così? Nient’affatto: altri sei mesi e toccherà a Franco Morelli, consigliere regionale del Pdl, figura mai discussa prima, dover dare spiegazioni ai magistrati di presunti intrecci mirati a favorire le famiglie di mala tra- L’arresto del consigliere regionale di centrodestra Santi Zappalà Prima e dopo di lui altri arresti “eccellenti” piantate al Nord e intenzionate a percorrere le vie delle istituzioni facendo leva sulla disponibilità presunta di taluni magistrati. Morelli è ancora in carcere, in attesa che gli organismi preposti si esprimano sulla richiesta di tornare in libertà alla luce della sua professata estraneità ai fatti contestati. E denZappalà, Femia tro, in galera, è finito per ultimo un consigliere coFigliomeni: munale del Pdl a palazzo anche loro finiti San Giorgio, sede del munelle mani nicipio di Reggio Calabria, considerato organico a della giustizia uno dei tanti clan che spadroneggiano da sempre in riva allo Stretto: Giuseppe Plutino. Per molti di loro la presunzione di innocenza permane, e sempre verrà salvaguardata sino a prova concreta del contrario. Ma anche a causa loro, la politica continua a venirne fuori a pezzi. Così come le istituzioni pubbliche locali, tanti piccoli regni di Danimarca in cui resta fin troppo intravedibile il marcio. PIER PAOLO CAMBARERI [email protected] < dalla prima SE LA MAFIA DIVORA LA POLITICA [...] oppure la politica, e specialmente la politica reggina, e specialmente quella di centrodestra, sono in modo clamoroso inquinate dalla mafia. Non c’è una terza via. Può un giornale scegliere tra queste due ipotesi? No, perché non ha gli elementi. Chi invece non può sottrarsi al giudizio è il Pdl: o denuncia l’aggressione della magistratura (come, per esempio, ha fatto tante volte Silvio Berlusconi, e spesso lo ha fatto anche con quale ragione e qualche successo) oppure prende atto delle inchieste e mette se stesso sotto accusa. Cioè si chiede: che rapporto c’è tra il partito, o tra pezzi significativi del partito, e la ’ndrangheta, e cosa bisogna fare per cambiare questo rapporto e per assicurare alla gente che il partito, e dunque il governo delle città e delle regioni, e dunque la politica, sono puliti e limpidi? Se si sfugge a questa scelta si fa un pessimo servizio alla Calabria e alla politica. Proprio ieri monsignor Nunnari, vescovo di Cosenza, ha pronunciato un discorso molto importante e bello a difesa della politica. Ha detto: non è la politica che è sporca, casomai, talvolta, sono sporche alcune persone che fanno politica. È una distinzione molto seria e giusta e serve – come ha notato ieri, su questo giornale, Davide Varì – a smentire il più vecchio e insulso dei luoghi comuni: quello che vorrebbe liquidare la politica, e cioè lo strumento essenziale della democrazia, spesso per premiare altri modi di esprimersi del potere. Perché, naturalmente, nessuno è in grado di abolire il potere, e dunque si tratta solo di stabilire come esercitarlo. Finora – cioè finquando qualcuno non inventerà strade nuove – la politica è l’unico modo di esercitare il potere che coinvolga la gente, che risponda alle necessità del consenso di massa, che costringa a un “rendiconto”. La politica “rende uguali” i forti e i deboli, i pochi e i molti. Quelli che pensano di screditare, e poi di cancellare la politica, lo fanno perché hanno una idea diversa del potere: pensano che sia giusto riservarlo a pochi, ai potenti, ai padroni dell’economia, alle lobby, e quindi anche alla mafia. Cioè alla “potenze” che comandano fuori dalle regole della democrazia e dalle leggi dello Stato. È una tendenza che ormai sta dilagando. Basta vedere come i grandi giornali e l’opinione pubblica hanno spinto a favore della formazione del governo Monti, nato fuori dal parlamento e dal mandato elettorale del popolo. E in polemica aperta con la politica. Quello che colpisce però non è che esista una tendenza a distruggere la politica. Colpisce che sia la politica stessa a sostenere questa tendenza, facendo di tutto per autodistruggersi. Così come sta facendo in Calabria. Se non c’è una scossa, un colpo d’ala, se non c’è un gruppo dirigente in grado di dire alla gente una parola chiara – o contro la magistratura, o contro i partiti coinvolti – la politica finirà con lo scomparire. Chi deve parlare? Tanti, di sinistra e di destra. Il primo, naturalmente, deve essere il presidente Scopelliti, sia perché lui è il presidente della Regione, sia perché è il capo del centrodestra, sia perché è l’unico leader accreditato e carismatico in questa regione. Piero Sansonetti 10 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 D A L P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Crea condannato “Onorata sanità” per peculato Sentenza ribaltata a 5 anni e 6 mesi Tutti assolti Per la moglie dell’ex consigliere regionale una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione REGGIO CALABRIA Ad un anno esatto dalla pesantissima condanna a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, arriva un’altra dura decisione nei confronti dell’ex consigliere regionale Mimmo Crea. Il Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Olga Tarzia, infatti, ha condannato Crea a cinque anni e sei mesi di reclusione per il reato di peculato ed ha comminato a sua moglie Angela Familiari, una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione per il reato di reimpiego di capitali illeciti. Sono state quindi accolte le richieste del pubblico ministero Marco Colamonici che, nel corso della sua requisitoria aveva chiesto la condanna dei due imputati. Nello specifico il sostituto procuratore della Dda aveva invocato una pena di otto anni per l’ex consigliere regionale e cinque per sua moglie. In base a quanto ricostruito dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, Mimmo Crea, avrebbe trasferito sul conto bancario intestato a lui ed alla moglie somme prelevate dal conto dell’allora Ccd, suo partito d’appartenenza all’epoca dei fatti. È stato un processo molto laborioso quello che ha visto protagonisti, da una parte il pm Marco Colamonici e dall’altra il collegio difensivo composto dagli avvocati Marco Panella ed Aldo Labate che hanno rappresentato le posizioni sia di Crea che della moglie. L’ex consigliere regionale, dunque, lo statuisce anche la sentenza di primo grado, avrebbe prelevato delle somme che erano di competenza dell’allora Ccd per poi trasferirle sul proprio controcorrente personale. Per la Dda quell’attività integra pienamente il reato di peculato. Di tutt’altro avviso, ovviamente, gli avvocati difensori che hanno discusso diverse ore per spiegare come il comportamento di Crea e della moglie non integrasse per nulla gli estremi di reato che venivano contestati. Proprio ieri la lunga arringa difensiva dell’avvocato Marco Panella ha chiuso la fase di discussione ed ha portato poi il collegio del tribunale reggino a ritirarsi in camera di consiglio. Solo dopo diverse ore è arrivata la decisione con la quale Crea ha rimediato un’altra pesante condanna che si va ad aggiungere a quella già avuta un anno fa relativa al concorso esterno in associazione mafiosa, falso ed abuso d’ufficio nell’ambito dell’operazione “Onorata sanità”. Bisognerà adesso capire se e come inciderà la pronuncia (giunta proprio ieri) della Corte d’appello proprio su questa condanna ad 11 anni inflitta a Crea. Secondo la sentenza di primo grado, infatti, «l’impegno politico garantito da Crea che opera in sinergia con gli esponenti più autorevoli dei vari clan (Pansera, Vadalà, Marcianò ed altri), che provvede ad inserire nella sua segreteria politica personaggi contigui alle associazioni medesime (Marcianò Giuseppe ed Alessandro, Briguglio Giovanna, moglie di Errante) evidenzia un costante disprezzo per l’interesse pubblico ed un asservimento della funzione politica agli interessi della logica clientelare-spartitoria, il tutto cementato da legami e rapporti non occasionali ma stabili con i locali del versante jonico reggino». La politica: una grande passione intrecciata con affari spesso poco chiari. Ed a pagare il conto con la giustizia, ora, è proprio Mimmo Crea. Consolato Minniti In Appello stravolta la decisione del gup Cadono 416bis e le ipotesi di falso L’ex consigliere regionale Mimmo Crea Alessandro e Giuseppe Marcianò, entrambi condannati all’ergastolo per l’omicidio Fortugno REGGIO CALABRIA Tutti assolti. È una sentenza che riscrive completamente la storia dell’operazione “Onorata sanità” quella emessa ieri dalla Corte d’appello di Reggio Calabria. Sono servite diverse ore di camera di consiglio ai giudici di piazza Castello per assumere una decisione che ribalta la decisione del gup Ramondino. È una raffica di assoluzioni, infatti, quella che si legge scorrendo il dispositivo di sentenza. Alla sbarra Leonardo Gangemi, Alessandro Marcianò, Giuseppe Marcianò, Giuseppe Pansera, Salvatore Asaro, Peppino Biamonte, Santo Emilio Caridi, Francesco Cassano, Giovanni Luzzo, Domenico Antonio Pangallo, Alessio Giovanni Giuseppe Suraci, Giuseppe Errante, Domenico Latella, Roberto Mittiga e Pietro Morabito. Tutti erano accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso ed altri reati che sarebbero stati commessi nella qualità rivestita da ciascuno. In questo troncone processuale, infatti, rientrano anche i soggetti che al tempo dell’inchiesta avevano responsabilità all’interno dell’Asp reggina. Non c’è, invece, Mimmo Crea che aveva optato per il rito ordinario e, giusto un anno fa, riportò una condanna a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa. Ma in appello, per gli altri coimputati ecco arrivare la sentenza di assoluzione. Molti i nomi altisonanti che in primo grado lo sfregio avevano riportato delle condanne piuttosto rilevanti. Il gup di Reggio Calabria, infatti, aveva condannato Giuseppe Pansera (genero del boss Morabito) a sette anni di prigione, Alessandro Marcianò (condannato all’ergastolo per l’omicidio Fortugno) a sei anni, Leonardo Gangemi a sei anni, Giuseppe Errante a cinque anni e quattro mesi, Giuseppe Marcianò (condannato all’ergastolo per l’omicidio Fortugno) a cinque anni, Peppino Biamonte a due anni di prigione, Santo Emilio Caridi a due anni e sei mesi, Francesco Cassano a un anno e sei mesi, Domenico Latella a due anni e quattro mesi, Giovanni Luzzo (ex assessore regionale alla sanità) a un anno e quattro mesi, Roberto Mittiga a due anni e sei mesi, Pietro Morabito a due anni e sei mesi, Domenico Antonio Pangallo a due anni e otto mesi, Alessio Giovanni Giuseppe Suraci a un anno e sei mesi ed infinte a Salvatore Asaro due anni e quattro mesi di reclusione. In appello tutti assolti. Solo per Asaro la Corte ha disposto una condanna a sei mesi di reclusione per un ipotesi di falso. Cadono dunque i reati di associazione mafiosa, abuso d’ufficio e diversi presunti casi di falso, così come richiesto dal sostituto procuratore generale Santo Melidona che, nel corso della sua requisitoria, aveva invocato l’assoluzione per buona parte dei capi d’imputazione. Nel corso del processo sono intervenuti, tra gli altri, anche gli avvocati Tonino Curatola, Marco Panella, Aldo Labate, Antonio Managò, Menotti Ferrari, Emilia Pino, Santo Asaro, Francesco Mortelliti, Giuseppe Morabito, Antonio Masi, Nico D’Ascola, Pasquale Foti, Vincenzo Crupi, Giuseppe Mazzetti, Elena Latella, Emanuele Genovese, Francesco Gambardella, Natale Carbone, Giuseppe Nardo, Giacomo Iaria e Antonio Mandalari. cons.min. “infinito” Spari contro l’autovelox sulla statale 106 a Le Castella Ignoti hanno esploso contro l’autovelox comunale posizionato sulla statale 106, in corrispondenza della pericolosa curva in discesa che precede il bivio di Le Castella, alcuni colpi di pistola calibro 45, scalfendo l’involucro esterno, blindato, dell’apparecchio. L’ennesimo atto vandalico compiuto negli ultimi giorni a Isola Capo Rizzuto. «Uno sfregio alla collettività, un gesto - afferma il sindaco di Isola, Carolina Girasole contro la sicurezza degli automobilisti che percorrono un tratto di Statale 106 particolarmente pericoloso». L’autovelox funziona ancora, ma è il gesto che, secondo il primo cittadino, rappresenta «uno sfregio alle vite che l’autovelox ha salvato». «Il rilevatore non è stato messo in quel punto per fare cassa, ma perché lungo quella discesa, in quella curva, sono già state perse troppe vite umane. È un punto molto pericoloso, sul quale abbiamo ritenuto doveroso intervenire per prevenire altri lutti». Il legale di Lampada ritira la richiesta di scarcerazione MILANO Ha rinunciato al ricorso al tribunale del riesame Francesco Lampada, arrestato il 30 novembre scorso dalla Dda di Milano nell’ambito di un’operazione contro la ’ndrangheta. Il suo legale ha ritirato la richiesta di revoca dell’ ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Giuseppe Gennari e, quindi, l’uomo resta nel carcere di Opera (Milano), dove è detenuto. Lampada, imprenditore milanese legato al clan Valle, era stato arrestato assieme al fratello Giulio. Lunedì il tribunale del riesame aveva respinto la richiesta di scarcerazione avanzata dai legali di Leonardo Valle e del giudice calabrese Vincenzo Giuseppe Giglio, accusato di legami con i clan della ’ndrangheta che operavano fra la Lombardia e la Calabria. Sono attese nei prossimi giorni le motivazioni che hanno portato il riesame a rigettare la loro istanza. 11 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 D A L COLLABORA Il collaboratore di giustizia Maurizio Maviglia (nella foto a sinistra) qualche giorno fa è tornato ad Africo. In basso il luogo dove rimase ferito P O L L I N O calabria A L L O ora S T R E T T O Si mimetizza tra i carabinieri e scortato torna nella Locride Il pentito confessa: il mio ex suocero ha un bunker in casa SIDERNO (RC) Tempo addietro, lontano da orecchie e occhi indiscreti, un nuovo pentito ha iniziato a svelare gli ultimi segreti dei clan. Poi, all’improvviso, ha lasciato il carcere di Locri per un altro più sicuro. Il Maviglia detenuto Maurizio Mavicondannato a 11 glia, il malvivente condannato a undici anni di prigioanni per rapina ne per rapina, fino ad oggi svela i segreti era un illustre sconosciuto. dei clan Ora, però, rivela particolari inediti ai magistrati. Pochi giorni fa è stato scortato nella Locride: il collaboratore di giustizia è tornato ad Africo all’insaputa di tutti. Si è infilato un cappuccio di lana in testa, per non farsi riconoscere, e si è mimetizzato tra i carabinieri per indicare il luogo esatto in cui era stato nascosto un arsenale. Gli inquirenti, grazie alle sue confessioni, hanno rinvenuto a Ferruzzano una montagna di armi. L’artiglieria delle cosche era stata occultata in un terreno accanto a quello del clan Talia. Il pentito indossava abiti scuri e aveva un filo di voce: «Il mio ex suocero ha un bunker in casa», ha svelato anche agli investigatori. I carabinieri ci sono andati in quella casa. Ci abita il pregiudicato Mollica, il padre dell’ex moglie di Maviglia. Il nascondiglio era dietro un armadio. Il blitz, secondo indiscrezioni trapelate, è uno dei passaggi più significativi della nuova indagine. «E’ andato a buon fine, ci sono i primi riscontri. Abbiamo trovato le armi e il rifugio», dice una fonte inquirente. Non è ancora chiaro il motivo per cui decide di collaborare con la giustizia. Le dichiarazioni del pentito sono ancora coperte dal segreto. Di certo, dopo il suo arresto, Maurizio Maviglia ha rivelato di essere stato battezzato mafioso e di conoscere nomi e volti degli uomini che hanno consumato una serie di agguati tra Bianco e Bruzzano Zeffirio. Ha raccontato anche di sentirsi un miracolato. Qualcuno, due estati fa, lo voleva morto, so, però, il detenuto Maurizio Maviglia ma lui è riuscito a sfuggire all’agguato. vuole chiudere con il passato. Il pentito Quel giorno, 22 agosto, era andato a ca- continua a fare rivelazioni. Ha ricostruisa della fidanzata, a Brancaleone. Quan- to le gerarchie mafiose, si è accusato, ha do lo vede scendere dall’auto, un’Alfa camminato gomito a gomito con i caraRomeo, un sicario spara con un fucile binieri, a cui ha indicato dove erano nacaricato a pallettoni. I sanitari del 118, scoste le armi. Ha raccontato particolari inediti sul appena giunti sul posto, lo hanno trovato riverso dietro un muretto. Si era na- delitto Cirianni, ucciso in un bar a Bianscosto per ripararsi dai colpi, Maurizio co, nella Locride, nel lontano 1997. Ha incastrato l’ex suocero, il pregiudicato Maviglia. Il suo nome, del resto, era saltato fuo- Mollica. I carabinieri, nell’abitazione delri tre mesi prima, quando sul lungoma- l’uomo, hanno trovato un bunker. Si acre di Ferruzzano si consuma un conflit- cedeva spostando l’armadio e infilandosi in una sorta botola. Il collaboratore di to a fuoco. Rimasero giustizia ha anche parlagravemente feriti Carto di armi. Sono state rinmelo Talia e Attilio VioIl bunker è stato venute a Ferruzzano. li. Ventiquattro ore dorinvenuto Erano nascoste in un terpo, gli agenti lo trovaroreno adiacente a quello a casa no in un casolare. Era della famiglia Talia, il assieme alla fidanzata, del pregiudicato clan di Bruzzano Zeffirio. giunta in quel luogo di Mollica Gli investigatori, però, campagna per medicarsono a caccia di ulteriori gli le ferite. I tre, sostenriscontri. Le case di alcuni pregiudicati gono gli inquirenti, si erano dati appuntamento per regolare antichi conti lascia- del posto sono state perquisite da cima a ti in sospeso. «Qualcuno lo voleva mor- fondo. Dell’esito non è dato sapere nulto – sospettano gli investigatori - perché la. Lui, l’ex braccio violento della delinattirava dietro di sè polizia e carabinieri. quenza divenuto collaboratore di giustizia, era solito bazzicare il sottobosco del Era solito saccheggiare case e negozi». Il tribunale di Locri, giorni addietro, lo crimine organizzato. Dunque, adesso, le ha condannato a undici anni di prigione cosche lo temono. ILARIO FILIPPONE per aver rapinato e pestato due anziani [email protected] coniugi di Sant’Agata del Bianco. Ades- TAURIANOVA Uccise gestore del bar: 13 anni Il 15enne ebbe un diverbio con Battaglia per un conto non pagato PALMI (RC) Tredici anni di reclusione. Questa la pena decisa dal giudice del tribunale per i minori Roberto Di Bella nei confronti di Giacomo S. il quindicenne di Taurianova che, nel febbraio scorso, esplose un colpo di pistola di piccolo calibro al ventottenne Tony Battaglia, il gestore del bar sala giochi Las Vegas, con cui aveva avuto un diverbio per la restituzione di una somma irrisoria di denaro. Una condanna dura quella disposta dal giudice, che ha comunque riconosciuto al minorenne le attenuanti generiche e il vizio parziale di mente. Attenuanti che hanno consentito al giovane imputato di vedersi ridurre sensibilmente la pena rispetto alle richieste dell’accusa che attraverso il sostituto procuratore minorile Francesca Stilla aveva invocato una condanna a 16 anni di reclusione. Una condanna esemplare, matu- rata anche grazie alla perizia psi- la sala giochi del malcapitato Batchiatrica che, riconoscendo la semi taglia ci era arrivato già completainfermità all’assalitore, ha conte- mente ubriaco a causa dei numestualmente bollato il giovane co- rosi cocktail mandati giù durante me individuo «altamente perico- la giornata e che gli sarebbero staloso». Una condanna che il giova- ti somministrati, sostiene l’accusa, ne dovrà scontare in un carcere anche quando era già in evidente minorile (ancora non individua- stato di ebbrezza. Una sentenza dura ma a cui la to), e non in una comunità teraProcura, dopo peutica come invece avere visionarichiesto dagli avvoIl giovane ora to le motivacati difensori Armandovrà scontare zioni del giudido e Clara Veneto. La sentenza di conce, potrebbe la pena in un danna firmata da Di vicarcere minorile appellarsi, Bella è giunta solo dosto che oltre Niente comunità che del reato di po una lunga camera omicidio, il di consiglio – durata oltre 3 ore – e ha contestualmen- quindicenne era accusato delle te disposto il rinvio degli atti sui gravi minacce a Giosuè Battaglia tre gestori di locali taurianovesi – il fratello della vittima – che si vi(Taverna, Sposato e Moscato) ac- de puntare minacciosamente la picusati di avere venduto alcool al- stola alla testa dall’assalitore quanl’imputato quel pomeriggio di feb- do si chinò sul fratello ferito per braio, alla Procura della Repubbli- prestargli i primi soccorsi. ca di Palmi. Giacomo S. infatti nelLa pistola utilizzata dall’omici- da ragazzino poi – un’arma giocattolo modificata con altri pezzi di pistola e descritta dal perito del Tribunale come arma clandestina – ha causato l’apertura di un altro fascicolo al vaglio degli inquirenti. Si chiude così con la sentenza di primo grado, una delle pagine più tristi della storia recente di Taurianova, con una vita - quella di Antonio Battaglia - spezzata ad appena 28 anni, e con un’altra - quella dell’assalitore adolescente - rovinata per sempre. Una brutta storia che colpì a fondo il cuore del grosso centro pre-aspromontano che si strinse al dolore sommesso della famiglia Battaglia, affollando la sala consiliare dove si svolse il funerale e percorrendo a piedi le vie della città in occasione di una fiaccolata indetta per ricordare un giovane barista morto per mano di un adolescente a causa di una manciata di spiccioli. Vincenzo Imperitura riceviamo pubblichiamo & «Ad alcuno tra i miei assistiti è stata applicata la misura cautelare per il tentato omicidio di Ruben Munizza, ipotesi di reato per la quale il gip Maria Rosaria Di Girolamo ha ritenuto carente il quadro di gravità indiziaria, giudicato sussistente per il solo reato di rissa. Benché tale aspetto sia stato opportunamente evidenziato nell’articolo pubblicato sul vostro giornale, la titolazione dedicata nella prima pagina e nella locandina di Calabria Ora è erronea in quanto richiama l’accoltellamento in questione tra le ipotesi di reato per le quali il gip ha applicato le misure cautelari». Avvocato Alessio Spadafora Difensore di fiducia di Carmelo La Face, Vincenzo Marino e Salvatore Mazza GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Reggio tel. 0965 324336-814947 - fax 0965 300790 - mail [email protected] - indirizzo via Nino Bixio, 34 CAMERA DI COMMERCIO PROVINCIA Investimenti per milioni di euro sullo sviluppo Presentato il rapporto sulla gestione rifiuti > pagina 20 > pagina 21 OPPIDO Ospedale: sequestrati tre reparti > pagina 28 DIFFERENZIATA Comuni, da LocrideAmbiente un’altra chance > pagina 34 Un posto in consiglio regionale La cosca Caridi voleva l’assunzione nella struttura speciale di Gianni Nucera Se un grande elettore è determinante per l’elezione di un politico, questo si deve sdebitare esaudendo le sue richieste. E’ il ragionamento di fondo della vicenda che ha visto come protagonisti Domenico Condemi, esponente della cosca Caridi arrestato ieri nell’operazione che segue “Alta tensione” del 29 ottobre 2010, e il consigliere regionale Gianni Nucera. La pressione sempre più forte verso il politico per assumere nella sua struttura speciale la nipote di Eugenio Borghetto (in manette nella prima ondata di arresti) era diventata insostenibile. Una prima volta il segretario questore aveva accontentato il suo fido Pino Plutino, con il quale aveva condiviso l’esperienza alle elezioni regionali nel 2010 e amministrative nel 2011, che era molto legato a Domenico Condemi. La ragazza era stata assunta con un contratto a progetto che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2010. Per il prosieguo l’esponente della cosca Caridi si aspettava un trattamento migliore, una sorta di avanzamento di carriera nella struttura speciale del consigliere regionale dei Popolari e Liberali, collegati al centrodestra. Gianni Nucera La risposta questa volta fu negativa. Ma qui iniziano i brutti pensieri per Nucera, dal ritrovamento della tanica di benzina sul cofano della sua automobile alle minacce di Domenico Condemi, sempre più forti. Il segretario questore del consiglio regionale ha avuto paura. Inizialmente non ha fornito indicazioni agli investigatori ma poi, quando Condemi è arrivato a contattare pure il figlio per convincere il padre dell’assunzione della giovane collaboratrice, allora ha deciso di mettere nero su bianco ciò che sape- va. Un primo incontro Nucera lo ha avuto con Pino Plutino e Domenico Condemi insieme. Così racconta l’atteggiamento dei due: «Mentre il Plutino, pur insistendo, aveva un atteggiamento più ragionevole, il Condemi assunse posizioni ed atteggiamenti minacciosi». Poi ci fu un secondo incontro, con il solo Condemi. I suoi atteggiamenti questa volta furono «presuntuosi e minacciosi nei miei confronti» racconta Nucera. Più volte l’uomo è andato nella segreteria politica del consigliere regionale, per pres- sarlo sempre di più. Un giorno Condemi non trovò Nucera in sede e disse ai collaboratori che sarebbe tornato l’indomani. Quando il fatto gli venne riferito, l’esponente dei Popolari e Liberali chiamò Giambra, il dirigente della Digos al quale si rivolgeva per raccontargli ciò che accadeva in via informale. Gli chiese di valutare la possibilità di inviare qualcuno il giorno dopo per ascoltare le richieste di Condemi e i toni utilizzati nel formularle. Tuttavia in quel momento si ritenne che la cosa non era opportuna. Il dirigente della Digos ha invitato in diverse occasioni Gianni Nucera a firmare una denuncia formale. Tuttavia, ha spiegato Nucera al pm, «sono stato sempre restio per il timore delle conseguenze che da ciò sarebbero potute accadere a scapito mio e della mia famiglia». Una considerazione importante il politico la fa quando riporta l’episodio della tanica di benzina. «A seguito dell’atto intimidatorio –afferma- ho ricevuto attestazioni di solidarietà da moltissimi amici e colleghi, ma non da parte del Plutino». ANNALIA INCORONATO [email protected] dall’ordinanza Prima l’idillio e poi la rottura La parabola dei rapporti con il consigliere comunale Pino Plutino L’amicizia e la vicinanza politica tra Gianni Nucera e Pino Plutino era di lunga data. La loro collaborazione è iniziata nel 2002, in occasione delle elezioni amministrative a cui l’allora più giovane Giuseppe Plutino si era candidato al comune ed era stato ritenuto un emergente meritevole di appoggio elettorale da parte di Nucera. In quell’anno Plutino passò l’esame delle urne ma essendo emersa una causa di incompatibilità dovette rinunciare all’elezione. Tuttavia l’appoggio di Nucera non era mancato alla successiva tornata elettorale del 2007, in cui ancora una volta il candidato venne eletto. Nell’ultimo periodo della passata legislatura Plutino ha ricoperto la carica di assessore all’ambiente. Il fa- vore è stato ricambiato a Gianni Nucera alle elezioni regionale dello scorso anno. Ma a quel punto «Plutino –riporta il gip Domenico Santoro nell’ordinanza di custodia cautelare- fa cenno ad un problema circa la delusione da parte di alcuni suoi parenti, i quali si sarebbero aspettati, per il tramite del suo aiuto, una collocazione lavorativa che non era mai avvenuta, aggiungendo … in maniera chiara che avrebbe dovuto fare qualcosa per aiutare suo zio Condemi Giuseppe ed i suoi cugini, tra cui lo stesso Condemi Domenico. Richiesta, questa, ribadita direttamente dal Condemi Giuseppe, padre di Domenico». Subito dopo le elezioni regionali era arrivata, puntuale, la richiesta di Condemi. Lo sponsor era Plutino. Il consigliere regionale ha rifiutato l’assunzione diretta di Domenico Condemi nella sua struttura, poiché lo conosceva come persona violenta e prepotente. Inoltre sapeva che il personaggio proposto aveva legami con la cosca Caridi e lui non aveva «intenzione di istaurare un rapporto fiduciario con qualcuno che anche lontanamente potesse ricondursi a certi ambienti». Venne quindi trovato l’accordo per la nipote di Eugenio Borghetto al suo posto e ne derivò il contratto a progetto fino al 31 dicembre 2010. Alla scadenza, tuttavia, Nucera non aveva voluto proseguire il rapporto di lavoro nonostante le forti pressioni dello stesso Plutino, oltre che di Condemi. Il politico ha riferito di aver gio- cato morbido sulla situazione perché «temevo che dalla rottura di tale rapporto potessero scaturire conseguenze negative per me o per la mia famiglia che abita da sempre la stessa zona dei soggetti in questione». Tra Nucera e Plutino i rapporti nel tempo si sono raffreddati, perché il consigliere comunale si era reso via via più autonomo. Alle ultime consultazioni elettorali per il rinnovo dell’assemblea cittadina e del consiglio provinciale, Gianni Nucera per stare alla larga da tutti – ha dichiarato- ha preferito evitare qualsiasi contatto o incontro con i personaggi in questione, rimanendo distante dai seggi. In quegli stessi giorni invece, secondo quanto appreso dal consigliere regionale, quelle persone che conosceva erano sempre lì attorno «quasi a presidiarla» scrive il gip. a.i. > l’intimidazione TANICA DI BENZINA PER FARE ARRIVARE IL MESSAGGIO Quando la tanica di benzina venne fatta trovare sul cofano della macchina di Gianni Nucera, fu il suo autista a scoprirla. All’inizio non si era accorto della gravità dell’episodio, pensando che si trattasse di un oggetto caduto da uno dei balconi del palazzo. Poi però quando lo mostrò al consigliere regionale, questi si allarmò subito e informò la questura. La preoccupazione dell’esponente dei Popolari e Liberali è stata confermata agli investigatori dal suo Domenico Condemi principale collaboratore. Lo stesso che aveva sottoposto alla nipote di Eugenio Borghetto, già beneficiaria di un contratto di lavoro a progetto, il rinnovo dell’impiego lavorativo con un prolungamento di quattro mesi. La donna era accompagnata, in quell’occasione, dal consigliere comunale Pino Plutino e da Domenico Condemi. Alla vista delle condizioni, lo stesso Plutino la invitò a non firmare sostenendo che se la sarebbe vista lui con Gianni Nucera. Di fatto il consigliere regionale non voleva saperne di cedere alle loro richieste, che andavano nella direzione di un incarico nella struttura speciale. Questa posizione avrebbe dato alla collaboratrice una prospettiva a tempo più lungo e una remunerazione migliore. Niente da fare, Nucera aveva deciso di no. A un certo punto oltre alle pressioni sul politico, Domenico Condemi arriva a fermare il figlio facendogli presente la situazione. «Il Condemi – riporta il figlio di Gianni Nucera- mi disse che se mio padre non risolveva un problema che lui conosceva bene, il ritrovamento della tanica non sarebbe stato nulla rispetto a quello che sarebbe potuto accadere; aggiunse di riferire tutto ciò a mio padre e che sarebbe tornato la mattina dopo per incontrarlo; io –prosegue- sono rimasto come detto impressionato ed anche un po’ impaurito per quanto accaduto ed istintivamente chiamai subito mio padre per raccontare tutto; quando poi ci incontrammo ricordo che lui chiamò le forze dell’ordine per riferire il fatto». a.i. 18 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 calabria ora R E G G I O operazione alta tensione 2 Una macchina da voti per eleggere Plutino Così la consorteria si è impegnata per far “salire” Pino Lavoravano tutti per portare i voti a Pino. I fratelli Domenico e Filippo Condemi, Vincenzo Lombardo, Rosario Calderazzo e Vincenzo Rotta. «Se Lombardo e Condemi – scrivono gli inquirenti - si impegnano perché Plutino faccia avere al primo la documentazione necessaria affinché possa fruire del congedo per motivi elettorali, dalla disamina delle intercettazioni nei riguardi di Domenico Condemi emerge come, nella campagna elettorale in favore di Plutino, fosse impegnato anche Rosario Calderazzo, al cui riguardo, emerge essere collegato con lo stesso Vincenzo Lombardo, con il quale interagisce sempre in relazione alla campagna elettorale di Plutino, per la quale anch’egli era stato convocato da Condemi (e, soprattutto, aveva già preso accordi con l’assessore). Gli uomini più affidabili prossimi a Condemi, pertanto emerge come si stiano preparando alla competizione elettorale in favore del Plutino». Per quanto riguarda invece Vincenzo Rotta, «soggetto ritenuto intraneo alla cosca Rosmini», sul quale pendono «precedenti penali e di polizia per rapina porto e detenzione di armi, favoreggiamento e che risulta indagato per il reato di associazione mafiosa nell’ambito Vincenzo Lombardo Rosario Calderazzo della Operazione Crimine», la ratio del suo impegno in favore di Plutino «emerge con tutta evidenza – scrivono gli inquirenti - dal corrispettivo che lo stesso attende, ovvero un impiego per il figlio, che non solo deve andare alla ricerca di voti ma deve mostrare pubblicamente che lui ed il padre appoggiano Plutino, frattanto continuamente sollecitato da Domenico Condemi per la “sistemazione” del giovane Domenico». Lo stesso impegno nei confronti di Plutino lo manifesta anche Filippo Condemi, fratello di Domenico, «indicato anch’esso dal collaboratore di giustizia Roberto Moiio quale appartenente alla cosca Caridi del cui esponente apicale Antonino, al pari del fratello era da considerarsi uomo di fiducia». Gli inquirenti annotano il dialogo con la fi- danzata in cui lo stesso la catechizza su come impegnare gli elettori a dare il voto, «…stategli di sopra alle persone, fatti dire, tipo, di darti la sezione, gli devi dire dove glieli hai trovati, tipo, tipo che al candidato gli devi portare le sezioni, hai capito? Così li metti in croce…se no…», che chiedeva come in concreto avrebbero dovuto votare, «Ma tipo uh… si deve scrivere, si deve scrivere il nome?… Quando …(inc.)… deve mettere la croce sul partito?...», Filippo Condemi rispondeva, «E il nome Plutino!», invitandola a passare dalla segreteria a ritirare i facsimile: «E passa e prenditi i fac-simile, tu sul partito metti la croce sul partito e scrivi Plutino!Accanto al simbolo del, tipo, del PDL». Dalle diverse intercettazioni gli inquirenti sottolineano come Condemi fos- se in grado di veicolare un rilevante numero di voti in favore di Plutino, al quale, però, sottoponeva anche le richieste che provenivano dai possibili elettori, come successo con Vincenzo Rotta. Così fu per la raccolta dell’immondizia nei pressi del Brico, all’epoca in cui Plutino era assessore all’Ambiente, e quando «facendo leva sulla comune appartenenza politica di Plutino con il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, rappresenta all’assessore la situazione dei ragazzi della Multiservizi, i quali avevano il problema del mancato pagamento degli ultimi due mesi di stipendio, sollecitandolo, pertanto, a parlare con il Governatore (vedi là che devi fare, va bene)». Ma il compito di Domenico Condemi -che palesa grande capacità di penetrazione all’interno della comunità nomade stanziata nel quartiere Ciccarello, presso la quale pronostica di aver raccolto una quarantina di voti - non si limitava alla raccolta di consensi e a contabilizzare le promesse degli stessi per il cugino, ma anche ad un diretto intervento (convocazione nella segreteria di Plutino) in caso di terzi soggetti che facevano campagna elettorale per conto di altri candidati. cl. la. «Togli la spazzatura da qui» Favori del consigliere: far pagare la Multiservizi e trovare un lavoro Il sostegno elettorale veniva dato a Pino Plutino per un posto di lavoro, o meglio l’aspettativa che una volta eletto potesse fare qualcosa per sistemare chi anela a un impiego. E’ con questa finalità che Vincenzo Rotta aveva offerto il suo aiuto per racimolare voti a favore del candidato del Pdl. Sperava che potesse sistemare il figlio. L’impegno di Vincenzo Rotta, beccato dagli investigatori in contatto con esponenti della famiglia Rosmini, aveva l’obiettivo di un posto di lavoro per il figlio Domenico. «A te, a chiunque ti chiede, ti chiede… va bene, quando vai in giro Reggio, Reggio e ti chiede qualcuno gli devi dire che glielo fai a Pino… a Plutino va bene?... Uhm… gli devi dire mio padre ed io… io… mio padre ed io siamo impegnati con…va bene?». Così Vincenzo Rotta istruiva il figlio. L’appoggio per Plutino non era limitato all’espressione del pro- Vincenzo Rotta Giuseppe Plutino prio voto si estendeva a un atteggiamento attivo nella campagna elettorale». Tuttavia le aspettative non sono state pienamente soddisfatte dal consigliere comunale dopo l’elezione. Pino Plutino aveva proposto infatti al giovane in cerca di un posto di lavoro al centro per richiedenti asilo di Rogliano (Cosenza) e aveva fatto arrivare già la proposta scritta. Ma non era l’aspirazione del padre che lo aveva sostenuto. Per il figlio voleva una sistemazione, è vero. Rigorosamente a Reggio Calabria, però. E da tale Antonio che aveva individuato e presso il quale Plutino avrebbe dovuto intercedere. Da assessore all’ambiente, Pino Plutino riceveva anche disposizioni su come agire in città dagli esponenti della cosca Caridi. In particolare Domenico Condemi lo ha chia- mato per segnalargli sporcizia in alcune zone, invitandolo a intervenire. In una telefonata del 22 aprile scorso in cui Condemi informa l’assessore che lo zio «si sta lamentando (…)che davanti alla sua porta d’entrata, ha detto che tra un po’ non entra nemmeno, che è pieno di spazzatura, là, sotto del Brico». La risposta di Plutino è «stasera glielo facciamo fare». Poi si informa «dove, qua… dov’è?». Il posto era «sotto del Brico –risponde Condemi- dove c’è la sua casa, davanti al cancello della sua villa dice». L’assessore è a disposizione. Altra intercettazione è quella in cui sempre Condemi lo contatta per rappresentargli le lamentele dei dipendenti della Multiservizi per il ritardo degli stipendi. L’esponente della cosca si fa collettore delle richieste sul territorio e le trasferisce al rappresentante del comune. a. i. SERENO Pino Plutino al centro tra gli assessori Minasi e Vecchio, durante la seduta consiliare del 30 settembre 2010, giorno in cui scattò l’operazione “Alta tensione 1” fli Angela Napoli chiede lo scioglimento dell’ente «Nessuno può più continuare né a chiudere gli occhi né a coprire, omettendo gli adeguati interventi su quanto sta accadendo a Reggio Calabria». Per Angela Napoli, esponente di Futuro e libertà e membro della commissione parlamentare antimafia, ciò che è necessario, per il capoluogo reggino, è la trasparenza. Di fronte alle numerose vicende che hanno coinvolto la maggioranza in consiglio, e all’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino, il partito di centro-destra è convinto che si sia ormai giunti al fallimento del modello politico e amministrativo troppe volte sostenuto a spada tratta dai vari esponenti del Pdl. La Napoli ricorda anche i voti che il capo della cosca Crucitti aveva fatto convogliare su Pasquale Morisani e il controllo dei Tegano sulla società mista Multiservizi, e chiede l’immediato scioglimento del consiglio comunale. «Le responsabilità del fallimento – dichiara Carlo Sbano, ex candidato sindaco – sono da ricercare in quei soggetti che si affannano a giustificare modelli e modellini che sono culminati nel pieno fallimento». Teresa Libri, nel frattempo si chiede: «Che dire della partecipazione alle manifestazioni contro la criminalità di alcuni esponenti del mondo politico quando poi gli stessi li vediamo coinvolti in prima persona in raccapriccianti vicende giudiziarie?». (m.s.) pdci e idv Fallimento politico morale e amministrativo Per Italia dei valori e Comunisti italiani, la giunta comunale guidata da Demetrio Arena, dopo il grave episodio che ha colpito il consigliere Pdl Giuseppe Plutino, ha confermato, ancora una volta, il suo «fallimento politico, morale e amministrativo». Entrambi i partiti parlano di un «limite di vera e propria agibilità democratica», scaturito prima dalla vicenda riguardante l’enorme deficit nel bilancio del comune e dagli arresti nel settore dell’urbanistica, poi dalle infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle società miste e, infine, dalla presenza di razzisti ed antisemiti nella giunta comunale.«Adesso, dopo l’arresto di un consigliere comunale del Pdl, questa situazione, che offende e umilia le coscienze dei reggini onesti che assistono, attoniti e storditi, a questo spettacolo squallido e indegno, non è più tollerabile. Le istituzioni, a partire da quella comunale, sono ormai ridotte ad essere dependance delle cosche della ‘ndrangheta, che opprime e domina, drammaticamente, tutti i gangli della società reggina». I due partiti invocano l’intervento del ministro dell’interno, Anna Cancellieri, affinché possa attivare le procedure necessarie per lo scioglimento del consiglio comunale, unico atto, serio e responsabile per salvare la città di Reggio Calabria. «Questa situazione letteralmente indecente – conclude il comunicato – rappresenta un ulteriore sfregio per l’incolpevole popolazione reggina». ma. so. 19 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 calabria ora R E G G I O operazione alta tensione 2 Il boss in ascesa curava gli affari e riceveva ordini “Lillo” Caridi era il reggente della cosca Non stava ai patti e veniva “guidato” pd Non si fa il bene di Reggio facendo finta di non vedere «L’arresto del consigliere comunale del Pdl, già assessore al comune di Reggio, Giuseppe Plutino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione contro la cosca Caridi condotta dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresenta una devastante conferma del perverso rapporto tra la ‘ndrangheta reggina, la politica e le istituzioni locali e getta un’ombra drammatica sul comune di Reggio Calabria». Il commento del coordinatore provinciale del Pd, Girolamo Demaria, si unisce al coro di denuncie piovute oggi sul gruppo di maggioranza del consiglio comunale, in seguito all’arresto di uno dei suoi maggiori esponenti. Il partito di centro-sinistra denuncia quindi il decisivo inquinamento dei voti delle ultime elezioni comunali, vinte appunto dal candidato del Pdl, Demetrio Arena, da parte della ‘ndrangheta. «L’indagine che ha portato agli arresti odierni, difatti, fa seguito ad altre operazioni che avevano fatto registrare rapporti ben coltivati tra esponenti della ‘ndrangheta e della politica locale. Scelti quali candidati di riferimento cui garantire il proprio sostegno elettorale». Ciò che Demaria vuole fare notare è l’assenza di iniziativa, da parte del sindaco e delle forze politiche coinvolte, per evitare che la città di Reggio Calabria finisca per essere messa in cattiva luce di fronte all’opinione pubblica nazionale, dichiarando che «non si fa il bene della città girandosi dall’altra parte e facendo finta di non vedere».(m.s.) Aveva preso il posto dei suoi fratelli Antonino, Santo e Bruno, tutti detenuti. Leo Caridi, secondo le risultanze dell’indagine della Squadra mobile, era il reggente del clan di San Giorgio Extra. E, al fine di mostrare la sua spiccata personalità criminale, si sarebbe vantato di violente aggressioni commesse ai danni di un soggetto che avrebbe avuto l’ardire di lamentarsi che il boss avesse trattenuto per sé il ricavato di un affare. Insomma, “Lillo” era uno di quelli che sapeva come si gestivano i ricavi di famiglia. In un’altra circostanza, infatti, Domenico Condemi, uno degli affiliati alla cosca, racconta ad un suo interlocutore che Caridi non aveva mantenuto fede alle promesse fatte, trattenendo l’intera somma relativa ad imprecisati affari: «Lillo mi ha fottuto trenta mila euro a me, trenta…gli ho fatto una…una situazione… Lillo Caridi, non trenta mila euro mi ha fottuto, c’è stata una situazione, dovevamo dividere sel Caso Reggio vero e proprio vulnus democratico «La misura ora è davvero colma, vanno accelerate le procedure per lo scioglimento del comune di Reggio Calabria». Non tarda ad arrivare il commento di Sinistra, ecologia e libertà sull’arresto del consigliere comunale del Pdl, Giuseppe Plutino. E questo non è certo l’ultimo degli episodi dai quali sono scaturite le frequenti denunce della compagine politica di sinistra. Dopo il caso Morisani, coinvolto in un’intercettazione telefonica sullo scambio di voti mafiosi e i provvedimenti giudiziari che hanno colpito uno dei consiglieri di maggioranza, il commissario provinciale Sel, Andrea Di Martino, parla di una trasformazione del «caso Reggio Calabria in un vero e proprio vulnus democratico». Non manca poi l’appoggio dei reggini. «So- lo ieri – dichiara Di Martino – abbiamo incontrato il prefetto, cui abbiamo consegnato duemila firme di cittadini stufi di questo andazzo. E nei giorni scorsi avevamo chiesto l’invio della commissione d’accesso sollecitando il sindaco ad un atto di dignità politica». Il commento di Sel definisce «inquietante» l’arresto di Plutino, ennesima prova «dell’incosciente indifferenza di chi governa questa città» e ribadisce la posizione del partito, che prende ancora una volta le distanze da quegli schieramenti politici che sono stati coinvolti in gravi questioni giudiziarie. «Bisogna ripristinare le regole democratiche e la legalità a Reggio, per cui non si può attendere un secondo di più: bisogna urgentemente sciogliere il consiglio». (m.s.) Filippo Condemi l’intimidazione Niente contributo per la gesta e gli crivellano la gioielleria L’uscita dal carcere di Leo Caridi i soldi, ha preso trenta mila euro e non mi ha dato una lira a me». La giustificazione? Problemi di soldi per i fratelli detenuti. Ma degli elementi assai interessanti sono emersi anche dai colloqui in carcere intercettati tra Santo ed i familiari. Da qui è emerso che il destinatario delle “imbasciate” inviate nel corso dei colloqui con i parenti altri non era se non Leo Caridi, deputato alla gestione degli affari di famiglia. In particolare, il detenuto suggeriva a chi dare in locazione una avviata riven- dita ortofrutticola gestita direttamente dalla cosca, vero e proprio luogo di incontro dei suoi affiliati, indicando espressamente un soggetto, ritenuto dal detenuto sicuramente affidabile. Ed alle concrete trattative provvedeva proprio CARIDI Leo, come è risultato dall’intercettazione delle sue utenze mobili e da cui si evincono espliciti contatti proprio con il soggetto indicato ed inerenti la locazione dell’attività di vendita di ortofrutta, a cui ieri i poliziotti hanno apposto i sigilli. (r. r.) la minaccia Urbanistica Tronconi riuniti Processo al 2012 Assoggettati anche i rom: «Se rubi ti ammazziamo» Sono stati riuniti i due tronconi del processo Urbanistica. Lo ha deciso ieri la sezione penale del Tribunale di Reggio Calabria che ha anche nominato un Ctu per le trascrizioni delle intercettazioni, rigettando tutte le altre eccezioni ed ammettendo l’esame del vigile urbano che fece scattare la denuncia da cui partì l’indagine. Il processo è stato aggiornato al prossimo 10 gennaio, quando sarà sentito il consulente del pubblico ministero. Alla sbarra con accuse di associazione a delinquere, falso e abuso, vi sono funzionari ed impiegati del comune di Reggio Calabria accusati di aver fatto parte di un sistema di potere che pilotava e falsificava la documentazione edilizia. Non lasciavamo mai campo aperto i BorghettoCaridi-Zindato. Neppure ai rom presenti nel quartiere di Ciccarello. Tutto doveva avvenire entro certi limiti ed in alcuni casi anche gli appartenenti alla comunità rom dovevano sottostare a precise regole. A gestire buona parte dei rapporti era Domenico Condemi che, se da una parte attingeva al bacino elettorale dei rom per l’elezione di Pino Plutino, dall’altro non perdeva tempo ed interveniva con fermezza sugli appartenenti alla comunità nomade, pretendendo con minacce esplicite l’immediata restituzione delle auto sottratte a suoi conoscenti. Condemi:Ma tu non la finisci di rubare le macchine all’ospedale e di farle scomparire? Mario: E che devo fare se è, se è il mio, mio settore! C.:Io ti dico di finirla! Mario! M: Ma vedi dove devi andartene! Zingaro, bastardo! Non mi saluti? C.: Mario vedi di finirla perché… non…non possiamo fare brutte figure! Finiscila! Quando prendi una macchina tienila almeno due o tre giorni! M.: Quale macchina? C.: Ti sto dicendo che tu l’hai presa e mi hanno detto pure che te la sei venduta! M.: Che macchina? C.:Una Panda! All’ospedale! Grigia! Vedi di finirla di prenderti le macchine… C.:vedi di finirla di prenderti le macchine e di venderle! Se no ti ammazziamo! Ti dico…a…pure che ci sono le microspie! Era il 3 settembre scorso quando ignoti esplosero colpi di pistola contro la gioielleria Basile sulla via Pio XI. Il titolare riferì che agli inizi del mese di agosto suo zio, ex imprenditore, trasferitosi a Roma, gli aveva chiesto se per caso Giuseppe Caridi, inteso Pepè, gli avesse avanzato richieste di natura estorsiva, visto che lo aveva notato girare liberamente per le vie del quartiere San Giorgio. E Basile inizia a raccontare. Infatti il commerciante aveva precisato che qualche giorno prima del danneggiamento proprio Caridi lo aveva avvicinato e dopo avergli offerto un caffé presso il bar ubicato nelle vicinanze della gioielleria, gli aveva rappresentato la necessità di sostituire il cinturino del proprio orologio, per la qual cosa Basile gli aveva rappresentato che nel giro di pochi giorni avrebbe provveduto, in quanto era in quel momento sprovvisto di quanto richiestogli. La sera precedente il danneggiamento lo stesso Caridi, all’atto della chiusura della gioielleria, si era presentato nuovamente all’ingresso del negozio per lo stesso motivo, ma Basile aveva preso tempo. La mattina seguente, intorno alle ore 08,00 proprio nei momenti concitati per il danneggiamento patito, Giuseppe Caridi lo aveva avvicinato e con tono sorridente aveva chiesto nuovamente del cinturino. Questo fece scattare i sospetti in Basile, tanto che si scoprì che l’intimidazione era dovuta al suo rifiuto di versare la quota di 50 euro per la festa di Gallicianò zona d’origine della famiglia. (r. r.) l’ORA GrecoCALABRA p~⁄~ COMUNI Melito Porto Salvo Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico 0965 732473 0965 762010 0965 760023 0965 718101 0965 776000 0965 785372 GUARDIE MEDICHE Palizzi Roghudi Bagaladi San Lorenzo Com.Montana Capo Sud 0965 763079 0965 789140 0965 724362 0965 721395 0965 775311 Melito Porto Salvo (T.Evoli) Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico Palizzi Bagaladi San Lorenzo calabria ora GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 25 ¢~ ~ ›¼ CARABINIERI 0965 783007 0965 762217 0965 761500 0965 711397 0965 727085 0965 785490 0965 765203 0965 372251 0965 721002 Melito Porto Salvo Bova Bova Marina Motta San Giovanni Condofuri Montebello Jonico Palizzi Bagaladi La Sei: assoluto rispetto per legge e ambiente TEMPO LIBERO 0965 781378 0965 762702 0965 766360 0965 712209 0965 780333 0965 782783 0965 765803 0965 724088 BOVA Museo arte contadina BOVA MARINA Museo agropastorale Biblioteca Cineteatro “Don Bosco” CONDOFURI Biblioteca “Rempicci” 0965 762013 0965 760821 0965 760821 0965 766208 0965 784877 consiglio comunale Laganà: la Provincia vuole toglierci fondi Centrale, la società: «Tutto nella massima trasparenza» MONTEBELLO JONICO «La società di progetto Sei ha sempre agito nel pieno rispetto delle complesse e rigide norme italiane che ne disciplinano l’iter autorizzativo: tale procedura garantisce trasparenza nella valutazione dei progetti ed il coinvolgimento di Enti, cittadini e chiunque manifesti un interesse a partecipare, prevedendo momenti di confronto e tutelando il diritto della cittadinanza e delle Istituzioni a presentare osservazioni e richieste di modifiche ritenute opportune». La società svizzera torna sulla vicenda della centrale a carbone che dovrebbe essere costruita a Saline rinnovando l’invito «a chiunque dovesse essere in possesso di elementi utili alla valutazione del progetto a presentarli nelle sedi competenti, nelle quali verranno prese in considerazione». L’attenzione si sposta quindi, alla questione della “stampa” dalla quale «esulano le minacce di ricorso contro un eventuale progresso nell’iter autorizzativo o, peggio ancora, i tentativi di diffamazione ap- Il progetto della centrale parsi di recente sulla stampa». La Sei non ci sta a subire attacchi attraverso i media e promette «il massimo impegno per l’ottenimento dell’autorizzazione unica alla realizzazione della centrale Sei convinti che la società non si farà influenzare in alcun modo da tali tentativi di delegittimazione e in tal senso condanniamo ogni azione volta a screditare e diffamare strumentalmente il buon operato dell’azienda». Nei mesi scorsi erano arrivate delle critiche in merito a presunti “disguidi” all’interno delle società che appoggiano il progetto della centrale a carbone. La stessa Sei, a tal riguardo, sottolinea come «l’amministrato- Il municipio re delegato della Sei, Fabio Bocchiola ribadisce il pieno supporto ricevuto dal Gruppo Repower, azionista di maggioranza, precisando che “la centrale Sei è stata progettata adottando le tecnologie più avanzate disponibili ed il suo iter autorizzativo è portato avanti nel pieno rispetto delle leggi, dell’ambiente ma soprattutto della salute e del territorio in cui verrà realizzata». «Non siamo avvezzi - prosegue Bocchiola - a strategie diffamatorie né tantomeno ad attacchi personali: ci limitiamo a comunicare ed a rispondere riguardo ai nostri progetti ed alle loro caratteristiche nelle previste sedi istituzionali». Concetto ribadi- to anche dal consiglio di amministrazione Sei, e tramite questo anche gli azionisti, i quali «rinnovano la massima fiducia nel team di progetto e nei suoi collaboratori, che ogni giorno si impegnano sul territorio per informare in modo oggettivo su tematiche complesse, spesso oggetto di disinformazione. Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno dimostrato in questi anni sincero interesse ad essere informati - conclude la nota sempre disponibili ad un confronto utile, sereno e oggettivo, scevro da pregiudizi e faziosità». FRANCESCO IRITI [email protected] compagnia dei carabinieri Celebrato il precetto natalizio delle forze dell’ordine Il cappellano militare don Vincenzo Ruggero: «Siate sempre dalla parte della giustizia» MELITO PORTO SALVO Precetto natalizio delle forze dell’ordine a Melito Porto Salvo. Brillante iniziativa quella voluta dal nuovo comandante dei carabinieri della stazione melitese, Gennaro Cascone, che si è tenuta nella chiesa dell’Immacolata. Ad officiare la santa messa il cappellano militare Don Vincenzo Ruggero insieme al parroco Don Benvenuto Malara. «Non guardate al Natale soltanto come la festa di Dio, ma pensate agli altri. Dio – ha detto Don Ruggero durante l’omelia – lo troviamo in noi stessi, nella nostra vita quotidiana». Ricordando la figura di Giovanni Battista, il cappellano militare ha esortato i presenti «ad essere sempre dalla parte della giustizia anche se non è sempre facile soprattutto in questa terra». Il comandante Cascone ha letto la preghiera del carabiniere augurando a tutti i militari ed alle rispettive famiglie «un sereno Natale ed un felice anno nuovo, che sia ricco di salute e di successi personali». Al precetto natalizio erano presenti i comandanti ed una rappresentanza dei carabinieri delle varie stazioni facenti capo al comando di Melito, il tenente Marco Murro della Guardia di Finanza di Melito, l’associazione nazionale dei carabinieri e dei bersaglieri, i combattenti reduci di Melito, il sindaco di San Lorenzo Pasquale Sapone, i commissari prefettizi di Roccaforte del Greco Emma Caprino e Francesco Battaglia, Sandro Borruto, dirigente dell’ufficio di protezione civile della Prefettura di Reggio Calabria. fr.ir. Il comandante Cascone MOTTA SAN GIOVANNI Sono stati tutti approvati in 64 minuti (un solo rinvio, riguardante l’approvazione del regolamento per l’istituzione del consiglio tributario) con voto unanime dei presenti, i punti all’ordine del giorno del consiglio comunale. Assenti i due gruppi di minoranza e l’assessore Rocco Campolo. Prima del primo punto è intervenuto il sindaco Paolo Laganà: «Finalmente dopo una lunghissima attività sono stati affidati i lavori di esecuzione del nuovo impianto depurativo di località Oliveto ad un raggruppamento d’imprese che dovrà eseguire oltre a detto impianto una serie di opere migliorative molto importanti per il nostro sistema fognario e depurativo. Annuncio che si è dato avvio ai lavori di protezione costiera del terzo lotto: quello relativo alla via marina di Lazzaro e a località Fornace e fronte lungomare Ottaviano. Su questo punto la Provincia di Reggio, diversamente da quanto assegnato con delibera di C.P. sta facendo di tutto per togliere alla nostra comunità 400 mila euro necessari per realizzare l’intervento di protezione costiera oltre il Capo D’Armi secondo un progetto già in possesso di questo Ente. È una grave scorrettezza istituzionale dell’Ente che, diversamente da quanto sancito dalle leggi e dalla costituzione, opera in sfregio a qualunque norma di concertazione e d’intesa istituzionale». Infine Laganà ricorda i lavori avviati: il polivalente; la strada Cimitero Paterriti Case Martino; l’isola ecologica. Inoltre il Comune è intervenuto nella rimozione degli ingombranti nell’ex macello di Lazzaro. «Ultimati, infine, i lavor negli spogliatoi del campo sportivo di Motta centro; di apertura della strada Surici e di riparazione nella scuola elementari di Motta centro». Tra i punti approvati: la presa d’atto della deliberazione numero 604/2011 della Corte dei Conti; la ratifica variazione di bilancio; l’approvazione della proposta di rateizzazione del debito con il Commissario delegato per l’emergenza ambientale; il riconoscimento del debito fuori bilancio; la ratifica della delibera 149/2011 della giunta comunale avente ad oggetto: “Pisl sistemi turistici” e “Pisl servizi intercomunali per la qualità della vita”. “Pisl borghi d’eccellenza della Calabria. La città dei castelli”. Approvazione progetto preliminare dei lavori di rifunzionalizzazione del complesso edilizio “Palazzo Spinelli” perz realizzare un museo della memoria - Recupero urbanistico del percorso d’accesso” e la tutela del vero “Made in Italy”: discussione e condivisione dell’azione di Coldiretti. PASQUALE GATTUSO [email protected] 30 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 calabria ora P I A N A Migranti, più fondi e container Rosarno, l’ampliamento del campo deciso dopo la riunione in Prefettura ROSARNO Altri container e fondi in più. Il comune di Rosarno non esce a mani vuote dal vertice in prefettura sull’emergenza migranti: da parte delle istituzioni c’è stato un impegno sostanziale e anche la garanzia formale di nuove iniziative. Il sindaco Elisabetta Tripodi ha lasciato il tavolo interistituzionale con qualche certezza in più, ma con la consapevolezza che ancora c’è tanto da fare. Il primo cittadino ha relazionato sullo stato dell’arte non solo del campo migranti appena riaperto, ma su tutto il sistema che ruota attorno alla presenza degli africani nel centro pianigiano. I responsabili dell’ordine pubblico, prefettura e questura in primis, hanno rassicurato sul fatto che esiste un sistema di monitoraggio assolutamente scrupoloso e non si è potuto fare a meno di constatare che disordini e tensioni non ce ne sono stato né ve ne sarebbero all’orizzonte. Ma la situazione rimane comunque complessa, perché manca il lavoro per gli immigrati – complice la fortissima crisi del mercato agricolo che è la fonte di impiego quasi unica per gli africani – ed i sistemi di alloggio sono almeno cinque volte in- ROSARNO A TEMPO Il campo container di contrada Testa dell’Acqua dove i lavoratori stagionali africani troveranno una sistemazione digntosa rispetto alle condizioni disumane vissute nei nuovi ghetti Cosca Pesce, sequestrati gioielli per 200mila euro ROSARNO feriori a quella che è la domanda. Di concreto, tuttavia, c’è che a breve arriveranno altri 7 container dalla protezione civile nazionale, il che significa nuovi alloggi al campo migranti che permetteranno ad altre decine di africani di avere un tetto e una doccia calda. Il trasporto dei nuovi moduli avverrà a carico della Prociv, sgravando il comune da ulteriori spese. Accanto a questo c’è da aggiungere che l’amministrazione provinciale ha disposto la concessione di un contributo di 20.000 euro, che andrà a vantaggio di tutti gli interventi che il comune di Rosarno porrà in essere per lenire questa fase emergenziale. Il sindaco Tripodi ha tirato un sospiro di sollievo, anche se il contesto generale non autorizza facile entusiasmo. Sebbene quel tavolo tra enti abbia come stella polare la tutela dell’ordine pubblico, non si è potuto fare a mano di considerare come la crisi economica aggravi il problema. Prossimamente, anche per rendere ancor più condiviso il lavoro portato avanti dall’amministrazione, ci sarà un consiglio comunale dedicato a questo tema, in cui si prevede che partiti e associazione prenderanno parte e saranno pronti ad affrontare la discussione in maniera franca senza steccati ideo- logici o preconcetti. Proprio la sezione rosarnese del Pdl ha accolto con soddisfazione la decisione della provincia di erogare il contributo, sottolineando la sensibilità istituzionale del presidente Giuseppe Raffa e dell’assessore all’agricoltura e immigrazione Gaetano Rao. Proprio per il loro leader Rao – coordinatore pidiellino rosarnese – gli iscritti e i consiglieri comunali Raimondo Paparatti e Agostino Barone hanno avuto parole di stima, continuando a ritenere prioritaria l’adozione di misure a sostegno del mondo produttivo per decongestionare l’emergenza migranti. Domenico Mammola Ci sarebbero le dichiarazioni rilasciate dalla collaboratrice di giustizia Giusy Pesce alla base dei sequestri di armi e gioielli messi a segno dai carabinieri del Ros e del comando provinciale. Dichiarazioni importanti quelle della figlia di Salvatore Pesce che con le sue dichiarazioni ha fornito agli inquirenti della distrettuale antimafia di Reggio Calabria indicazioni importantissime. Le perquisizioni degli uomini dell’arma erano dirette alla ricerca di Giuseppe Pesce, il figlio minore del mammasantissima Antonino “Testuni”, che, secondo gli inquirenti avrebbe sostituito il fratello Ciccio – arrestato la scorsa estate nel suo bunker I gioielli sequestrati rosarnese sotto un deposito giudiziale – come reggente del cosca. Durante le operazioni di perquisizione effettuate dai carabinieri, sono stati sequestrati gioielli – probabilmente frutto di una rapina ad una gioielleria della Piana – per un valore di oltre 200 mila euro. I gioielli, che erano custoditi all’interno di una cassaforte nascosta in un’abitazione abbandonata, sono considerati di estremo pregio R.P. SAN GIORGIO MORGETO PALMI Il campetto dei Gallico sarà gestito dagli scout Detenevano arma, tre arrestati Michele, Salvatore e Giorgio Raffa nascondevano una pistola PALMI SAN GIORGIO MORGETO Da terreno illegale a campo su cui promuovere progetti di legalità. Questo il percorso che ha interessato il campetto di calcio a 5 di via Santa Maria, sequestrato preventivamente lo scorso 15 novembre dagli agenti della polizia municipale, su decreto emesso del gip del Tribunale di Palmi Paolo Ramondino, al termine di una lunga attività di indagine. Sarà affidato in uso temporaneo e precario all'associazione Guide Scout cattolici italiani della regione Calabria - Agesci gruppo di Palmi, che si impegnerà, a consentire alla collettività di trarre benefici durante il periodo di gestione, attraverso iniziative didattiche e ricreative per scopi sociali, in sinergia con le altre onlus del territorio e le associazioni scolastiche. Ieri mattina il commissario prefettizio del comune di Palmi, Antonia Bellomo, ha firmato una delibera con cui affida all'associazione giovanile la gestione del campetto, Il campo sequestrato dopo la decisione del pubblico ministero Luigi Iglio di revocare la misura cautelare e restituire il bene alla collettività. Il terreno sequestrato sorge su area pubblica, ed è stato per diversi anni gestito illegalmente da Domenico Gallico, che in seguito al sequestro dello scorso novembre è stato deferito per i reati di occupazione ed invasione di terreno pubblico aggravata. La custodia era stata affidata al responsabile del settore urbanistica del comune di Palmi, Antonino Scarfone, che ieri ha firmato la convenzione con l'Associazione Onlus. [email protected] Tre arresti e tre denunce per detenzione abusiva di arma clandestina, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione. E’ l’esito dell’operazione dei carabinieri portata a termine, martedì scorso, alle prime ore del mattino dai militari della compagnia di Taurianova, a seguito di perquisizioni delegate dalla Procura di Torino in ordine ad una vasta indagine nei confronti di personaggi che sarebbero collegati con la famiglia di ‘ndrangheta dei “Facchineri” di Cittanova. Nell’operazione, scattata simultaneamente nelle province di Bologna, Torino e Reggio Calabria, il comando gruppo di Aosta ha effettuato diverse perquisizione anche a San Giorgio Morgeto. Durante le perquisizioni, all’interno di un capannone in contrada Don Paolo a San Giorgio Morgeto, in uso alla ditta “R.R. s.n.c. di RasoRaffa”, i carabinieri di Taurianova hanno rinvenuto una pistola semiautomatica; la stessa, avvolta in uno straccio, era nascosta all’in- ARRESTATI Michele, Salvatore e Giorgio Raffa terno di una cassetta in plastica comunemente usata per il trasporto dell’uva ed accatastata insieme a numerose altre cassette dello stesso tipo. L’arma risultava priva di marca, in buono stato di manutenzione e dotata di caricatore contenente 7 cartucce cal. 7,63x25 “Mauser”; unitamente alla pistola sono state rinvenute 38 cartucce calibro 7,63x25 “Mauser" e 7 calibro 7,62x25 “S&B”, tutte in buono stato di conservazione. A seguito della perquisizione ed individuati i soggetti aventi l’immediata disponibilità del capannone, sono tratti in arresto per detenzione abusiva di arma clandestina, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione: Michele Raffa 67 anni, Michele Salvatore Raffa 19, e Giorgio Raffa 41 anni. Sono stati denunciati, inoltre, per gli stessi reati, Vincenzo Raffa, 35, fratello di Giorgio e Michele Raso, già colpito da provvedimento di fermo nell’ambito della stessa indagi- ne dal Gruppo di Aosta. Vincenzo Raffa e Giorgio Raffa risultano anche indagati, insieme a Romeo Tropiano ed altri esponenti vicini alla famiglia “Facchineri” residenti nelle province di Bologna ed Aosta, nell’ambito della stessa indagine, per estorsione ed associazione di stampo mafioso. I tre arrestati, sono stati condotti alla casa circondariale di Palmi in attesa di disposizioni dell’autorità giudiziaria. fral 31 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 calabria ora P I A N A La Cgil: non ci faremo intimidire Il sindacato replica compatto dopo le note violente diffuse in rete dal Sul GIOIA T. «Subcultura di stampo ‘ndranghetista». E’ stato definito così ad una conferenza stampa tenutasi ieri mattina alla sede della Cgil a Gioia Tauro, l’atteggiamento dei rappresentanti degli autonomi Rocco Italiano e Mimmo Macrì, che pochi giorni fa hanno reso pubblici su facebook alcuni interventi, poi querelati dal sindacato. Nei post, visibili sul social network, si faceva riferimento al sindacalista della Fiom ucciso nel ‘79 dalle Brigate Rosse, Guido Rossa, accompagnato dall’augurio che la stessa fine possa capitare ad altri. Sicuramente un comportamento che non poteva passare inosservato insomma, e del quale si è discusso alla conferenza di ieri introdotta da Nino Calogero. «Alimentare un clima di terrorismo- ha detto– non fa altro che impaurire i lavoratori. Di fronte a ciò che è successo c’è bisogno di fare rete e che ciascuno, per l’incarico che ha, decida da che parte stare. Noi dalla nostra abbiamo i lavoratori. Certi elementi vanno solo isolati, e con l’esercizio della democrazia andremo avanti senza lasciarci intimorire. Certamente ci saremmo aspettati un segnale solidale anche dalla Regione”. Presenti in sala «ad esprimere piena solidarietà», anche il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore e il vicesindaco Jacopo Rizzo. «La Cgil non chinerà la testa- ha invece detto Sergio Genco, segretario generale Cgil– la questione del porto, dei lavoratori, dei diritti e dello sviluppo, rimarrà comunque una priorità. Quanto accaduto – ha aggiunto – rappresenta qualcosa di indegno». Presente alla manifestazione anche Mimmo UNITI da sinistra Larocca, Costantino, Ercolani, Genco, Calogero Laganà della Filt, che ha invece voluto rendere pubblica la propria gratitudine, insieme a Salvatore La Rocca, della segreteria regionale, «ai delegati del porto che stanno lavorando in prima linea». Netto poi il parere di Nino Costanti- no, segretario regionale Filt. «E’ fuori dal mondo che i due soggetti in questione si siano autosospesi. Il Sul non ha preso nessuna decisione in merito, e la Filt non parteciperà più a nessun suo incontro. Noi siamo dalla parte della legalità e dei lavoratori. Il Sul sta da un’altra parte e usa un linguaggio violento». L’ultimo ad intervenire è stato invece Massimo Ercolani, responsabile Porti FiltCgil nazionale. «Il porto è in grandissima difficoltà- ha detto- e di questo dovremmo discutere oggi. Invece ci ritroviamo di fronte all’assurdità di parole di odio e incitazione alla violenza, che minano prima di tutto ai diritti dei lavoratori. E’ la loro vita che viene lesa. La violenza è insita in alcune cose e va sempre combattuta. Speriamo – ha concluso Ercolani– che questo sia un fatto isolato, ma non è detto che sia così». EVA SALTALMACCHIA [email protected] CINQUEFRONDI Cagnetta buttata giù dal sagrato Il vile gesto compiuto di pomeriggio e in pieno centro cittadino Se fosse stata meno mansueta, forse non le avrebbero fatto fare quel salto da cinque metri. E nemmeno ora – un post-operatorio di chiodi a saldare le fratture e di persone che vengono a vederla perché stava sempre in strada, dentro le loro giornate – Nocciolina mostra i denti o un minimo guaito. Venerdì sera l’ha portata qui, clinica veterinaria Argo, il comandante dei vigili Muzzupapa. Qualcuno l’aveva avvertito che dall’affaccio della chiesa Matrice una cagnetta era stata lanciata giù in strada. Il canile di sera non fa accalappiamento e così la meticcia di meno di un anno è arrivata da Claudio Monea e la sua equipe. “Le abbiamo fatto una radiografia – racconta il medico – aveva il femore e le dita fratturate. Il giorno dopo l’abbiamo operata». Tutto a titolo gratuito. Nocciolina resterà lì fino al 27 dicembre, poi se ne prenderà cura l’Aiva-Oasi di Stefania Ballista. Probabilmente un minore il responsabile dell’atto criminoso, compiuto di pomeriggio e in centro. Una conferma della ferita sociale e dell’insicurezza da cui Cinquefrondi fatica assai a venire fuori. (an. si.) CINQUEFRONDI Sede caserma dei carabinieri Il Comune pensa a Villa Misiti Se gli episodi di microcriminalità sono rumore di fondo sempre più ossessivo, voler ridare letteralmente centralità al presidio delle forze dell’ordine potrebbe essere già uno scatto rilevante. A Cinquefrondi infatti l’amministrazione comunale ha inserito nel piano triennale dei lavori pubblici l’acquisto e la ristrutturazione della storica e appunto centralissima Villa Misiti, con l’obiettivo di ospitarvi la stazione dei carabinieri. Costo dell’impresa, un milione di euro circa, da finanziare verosimilmente con un mutuo. E per rientrare dell’esborso, spiega il sindaco Cascarano «potremo fare affidamento sul contratto di locazione col ministero degli interni, un contratto meno oneroso rispetto a quello attuale con il privato». I carabinieri oggi occupano uno stabile certo non periferico, ma Villa Misiti assicurerebbe maggiore funzionalità. A patto che a un potenziamento logistico corrisponda un organico più ampio e un rafforzamento del servizio. Acquisto e adeguamento della villa dovrebbero avvenire nel corso del 2012, l’opera infatti è una delle quattro con costo superiore a cento mila euro previste dal piano annuale (le altre sono isola ecologica, consolidamento di centro abitato e aree rurali, ristrutturazione delle villa comunale). Secondo il programma della giunta – approvato con delibera del 14 dicembre – l’utilizzo della rinnovata dimora Misiti sarà effettivo nel 2013. E però non è detto che l’immobile costituirà la sede dei carabinieri. Perché l’iter vada a buon fine, precisa il sindaco, «è necessario il parere favorevole del ministero». Cascarano ricostruisce i passaggi svolti finora: «La prefettura nei mesi scorsi ha chiesto al Comune se avesse la disponibilità di un immobile da destinare a stazione dei carabinieri. Abbiamo risposto di no, quindi condotto un’indagine di mercato». È venuta fuori l’idea della villa, un’ipotesi, riconosce Cascarano, carezzata da amministrazioni precedenti, anche perché i proprietari non hanno mai voluto vendere a privati. E se il progetto della sede dei carabinieri dovesse cadere? «La compriamo lo stesso e la affidiamo ad associazioni per scopi sociali» dichiara il sindaco. ANGELO SICILIANO [email protected] 30 GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 calabria ora C O R I G L I A N O Flesh market, depone la sorella “imputata” Testimonianza all’insegna di contraddizioni e contestazioni Flesh market, depone in aula la sorella delle due minori che, secondo la tesi accusatoria sarebbero state indotte a prostituirsi e a consumare rapporti anche a pagamento con vari uomini. La ventiquattrenne N.M., imputata nello stesso processo, è stata sentita ieri dinanzi al Tribunale penale collegiale di Rossano (presidente Francesca De Vuono, a latere giudici Enrico D’Alfonso e Angelo Zizzari) nell’ambito del giudizio con il rito ordinario a carico di sette persone. Sottoposta prima all’esame da parte del pm Maria Vallefuoco e poi al controesame del collegio difensivo la giovane, che è attualmente agli arresti domiciliari presso una casa-famiglia, è più volte caduta in contraddizione, schermandosi spesso dietro il “non ricordo” e fornendo versioni diverse rispetto a quanto riferito agli inquirenti nel corso delle indagini preliminari. Sostanzialmente ha limitato il proprio coinvolgimento sia rispetto alle modalità con cui venivano concordati gli “incontri” tra le minori e i clienti, sia rispetto alla partecipazione concreta a tali appuntamenti. Come si ricorderà, infatti, l’inchiesta vide originariamente coinvolte anche le due sorelle più grandi delle due adolescenti (per l’altra, che si è anche costituita parte civile, è stata poi richiesta l’archiviazione). La ventiquattrenne, ieri, ha negato di aver accompagnato le sorelline ad alcuni appuntamenti, chiamando più che altro in causa altri coimputati. Ha anche riferito di non essere stata a conoscenza, all’epoca, di molti rapporti consumati dalle minori. Ha poi confermato la tesi sostenuta sin dall’inizio da uno degli imputati (che legava l’incontro con la ventiquattrenne alla volontà di un amico di presentargli una ragazza che potesse diventare la propria compagna) smentendo di aver avuto rapporti sessuali con lui contrariamente a quanto invece affermato da una delle due minori. Numerose le contestazioni sollevate, sia dal pm sia dalla difesa, anche quando la giovane ha parlato dei rapporti con l’imputato Giusep- sociale Attività assistenziale per i non autosufficienti Da oltre un mese ha preso il via il progetto “Attività assistenziale per i non autosufficienti-Alzheimer”, finanziato e gestito dall’Ada (Associazione per i diritti degli anziani) Corigliano in collaborazione con l’Adimanj (Associazione disabilità malattie neurologiche dello Jonio e Donne Insieme). Il Cordinamento scientifico del progetto è affidato al dott. Angelo Gallo (in foto), primario neurologo dell’ospedale di Corigliano e presidente dell’Adimanj «Il progetto – spiegano in una nota i coordinatori - si è articolato in diversi momenti: il 15 giugno nella sede dell’Associazione “Donne Insieme”, si è tenuto il convegno di apertura del progetto: Attività assistenziale per i non autosufficienti; il 14 ottobre è stato firmato il Protocollo d’intesa per il progetto “Attività Assistenziale Per Non Autosufficienti – Alzheimer”; ora siamo giunti alla terza fase, in pratica adesso il progetto entra nel vivo. Gli incontri con i pazienti fino al 16 dicembre scorso – sottolinea ancora la nota - si sono svolti di venerdì, dalle ore 16 alle ore 18, in una delle sale del Centro di ec- cellenza dello Scalo, alla presenza di volontari e di tre operatori professionali: la neuropsicologa Santina Palummo, l’educatrice Anna Bifano e il musicoterapeuta Cosimo Berardi. Durante le sedute i pazienti cantano canzoni popolari, ascoltano musica e danzano liberamente. L’importanza di introdurre la musicoterapia nella riabilitazione dell’Alzheimer è supportata da una serie di studi scientifici che hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante e dopo ogni seduta. In generale si osserva che si riducono i sintomi più invalidanti della malattia, inoltre la partecipazione regolare alle sedute, aiuta a rallentare i processi degenerativi». g.d.p. pe Russo e di come ebbero inizio (ha riferito addirittura di presunte minacce) affermando poi di essere venuta a conoscenza dei rapporti consumati da Russo e dalla sorellina più piccola solo quando quest’ultima venne sentita dai carabinieri. Per quel che riguarda la paternità del feto abortito da una delle adolescenti (su cui il test del dna ha escluso gli odierni imputati) la ventiquattrenne ha detto di non essere a conoscenza di nulla. Tante circostanze sono tuttavia rimaste vaghe all’esito della deposizione dell’imputata, mentre l’udienza è stata aggiornata al prossimo 10 gennaio per sentire le altre due sorelle maggiori. Sempre a gennaio, ma il 18, è stata rinviata, per un difetto di notifica, l’udienza per i quattro imputati per i quali era stata rigettata a richiesta di rito abbreviato (Damiano Collefiorito; Santo Bagnato; Giuseppe Brina; Cosimo La Grotta). Tutti gli imputati che affrontano il rito ordinario sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giovanni Zagarese, Giuseppe Zumpano, Andrea Salcina, Pasquale Di Iacovo, Francesco Calabrò, Francesco Paolo Oranges, Cinzia Mazzuca, Lucio Esbardo, Mauro Cordasco, Maria Zucarelli e Giuseppe Mainieri. Le parti civili (i genitori, le minori e le sorelle più grandi) sono invece difese dagli avvocati Ugo Ledonne, Annalisa Pisano e Aurelia Rossetti. ROSSELLA MOLINARI [email protected] l’intervento IL NATALE CI AIUTI A RIFLETTERE E A RISCOPRIRE DIO DI DON GINO E DON SAJI* Papa Benedetto XVI ci esorta: “Amate la parola di Dio e amate la Chiesa, che vi permette di accedere a un tesoro di così alto valore introducendovi ad apprezzarne la ricchezza». Questo mistero celebra il Natale: la parola si fa carne! L'esortazione che il Papa rivolge deve trovare eco in tutte le comunità e diventare occasione per riscoprire l'atteggiamento dell'ascolto come momento fondamentale nel cammino di fede. Ispiriamoci a questa consapevolezza, per accogliere nel tempo di Avvento e Natale riflessioni che aiutino a riscoprire il dono e il valore della parola di Dio, per alimentare un sempre più vivo atteggiamento di ascolto. Celebrando le prossime solennità natalizie la nostra comunità si interroga sul grande mistero di amore del Signore e chiede a Lui, Verbo incarnato, la grazia di vivere bene questi momenti che la Chiesa propone, nella continua ricerca dei bene da offrire ad ogni uomo. L'incarnazione del Verbo ricorda a noi l'incarnazione della fede nei giorni feriali della vita, giorni oggi difficili per tanti motivi: la precarietà del lavoro, le problematiche per diverse famiglie di arrivare a fine mese, le povertà a vario livello, le divisioni all'interno delle famiglie che sfociano in separazioni con conseguenze nefaste sui figli. Questo Dio-bambino cosa viene a ri-dire a noi cristiani ? Crediamo quattro cose essenziali: una maggiore solidarietà verso le “varie” povertà che incontriamo ogni giorno; un maggiore impegno nel costruire una società più giusta, dove a partire da me stesso, mi preoccupo dell’altro; una vita di fede che si fa relazione con tutti, legami più veri, sinceri a partire dalle nostre famiglie e nella nostra comunità; è ovvio che il cristiano sa che non tutto dipende dai suoi sforzi umani e che la preghiera è ora più che mai necessaria perché l’opera di conversione al bene ha bisogno di vigilanza su noi stessi e sui nostri sensi. *parroci della Parrocchia Maria SS. Immacolata di Corigliano Scalo «Addio fondi per il Castello» La denuncia del Pd dopo l’approvazione del bilancio regionale CORIGLIANO Il bilancio regionale approvato martedì sera dal consiglio regionale mette a rischio il contributo poliennale costante di 250 mila euro all’anno per la durata di 15 anni, per un totale di circa quattro miliardi di euro che l’allora consigliere regionale del Pd, Franco Pacenza, nel 2009 era riuscito a fare avere alla città di Corigliano per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano nell’area adiacente al Castello Ducale. Il grido d’allarme viene lanciato, attraverso un comunicato stampa, dal Coordinatore cittadino del Pd, Antonio Pezzo. «Infatti – sostiene Pezzo - la maggioranza di centro destra alla regione Calabria, con l’approvazione del bilancio 2012 avvenuto con i soli voti del centro destra, ha approvato, la revoca d’ufficio di finanziamenti regionali erogati alla data del 31 marzo 2010, con la previsione al 31 marzo 2012, e con l’obbligo per gli enti di comunicare entro la data del 31 marzo 2012, l’inizio dei lavori con deposito di regolare contrat- L’esponente democrat Antonio Pezzo to. La norma in sé – è il giudizio del Pd - conferma la strategia del governo regionale di arruffare risorse senza verificare lo stato dell’arte e senza alcun con- fronto sulle singole questioni circa le difficoltà riscontrate. Con tale norma si rischia di produrre danni e contenziosi in centinaia di comuni, che nel frattempo hanno comunque assunte obbligazioni verso terzi (progettisti e imprese). Per quanto riguarda la nostra città, come Pd più volte abbiamo rappresentato sia alla precedente amministrazione che all’amministrazione commissariale, la necessità di definire in tempi brevi l’utilizzo delle risorse previste dalla legge 15/2008. Per ci riguarda non accetteremo passivamente che la città di Corigliano subisca questo scippo e venga ancora una volta mortificata. Rivolgiamo ai commissari straordinari l’ennesimo invito ad accelerare le procedure atte ad evitare che la nostra città possa perdere i finanziamenti già approvati, a tutelarne gli interessi legittimi nelle opportune sedi. Chiediamo ancora una volta agli stessi di dare alla città il quadro esatto delle opere pubbliche in essere». Giacinto De Pasquale iniziativa “Buddy girls”, la prima edizione del calendario moda Sarà presentata questa sera alle 21 a Schiavonea, presso “Il Colosseo”, la prima edizione del calendario moda intitolato “Buddy Girls”, prodotto dalla Mgl di Mimmo Luzzi. Dodici ragazze del comprensorio si sono prestate davanti all’obiettivo del fotografo Johnny Fusca per dar vita alle immagini dei mesi del nuovo anno alle porte; dodici aspiranti fotomodelle che si sono conquistate il diritto ad essere inserite nel calendario prendendo prima parte alle selezioni e poi lavorando con impegno, serietà e passione assieme al fotografo e al suo staff. Per quan- to riguarda le bellezze locali ritratte, si tratta di Ida Bonafede (gennaio), Roxana Buciumanu (febbraio), Luana Costa (marzo), Francesca Romano (aprile), Andrea Cojocaru (maggio), Filomena Perri (giugno), Karmen Scarpello (luglio), Ramona Congiu (agosto), Teresa Simone (settembre), Gessica Acri (ottobre), Adina Buciumanu (novembre), Maria Vittoria Amato (dicembre). Per la foto di copertina ha invece posato Serena Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss Italia. GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 34 l’ora di Paola Redazione viale Ippocrate (ex Madonna della Grazie) - Telefono e fax 0982583503 - Mail: [email protected] SANITÀ & FARMACIE ospedale civile pronto soccorso guardia medica centro trasfusionale farmacia Arrigucci farmacia Cilento farmacia Sganga EMERGENZA tel. 0982/5811 tel. 0982/581224 tel. 0982/581410 tel. 0982/581286 tel. 0982/587316 tel. 0982/612439 tel.0982/582276 carabinieri commissariato polizia stradale polizia municipale guardia di finanza corpo forestale vigili del fuoco croce rossa italiana tel. 0982/582301 tel. 0982/622311 tel. 0982/622211 tel. 0982/582622 tel. 0982/613477 tel. 0982/582516 tel. 0982/582519 tel. 0982/613553 COMUNE (112) (113) (117) (1515) (115) centralino ufficio tributi bibioteca comunale ufficio relazioni pubblico ufficio presidenza consiglio ufficio affari generali ufficio contenzioso tel. 0982/58001 tel. 0982/5800301 tel.0982/580307 tel. 0982/5800314 tel. 0982/5800212 tel. 0982/5800218 tel. 0982/5800207 Condannati Serpa e Sirufo Tentata estorsione e danneggiamento con l’aggravante della mafiosità PAOLA Sono stati condannati dal Tribunale penale di Paola per danneggiamento e tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. I paolani Salvatore Serpa (24 anni) e Giuseppe Sirufo (27 anni) resteranno quindi in carcere per qualche altro anno. Dovranno scontare, il primo, 3 anni e 3 mesi di carcere più 500 euro di multa, mentre il secondo è stato condannato a 3 anni di carcere e 450 euro di multa. I due - interdetti dai pubblici uffici per cinque anni - dovranno altresì pagare le spese processuali per tutti e le spese per la detenzione. A carico di Serpa è stata anche applicata la cosiddetta “continuazione” del reato. Alla luce della sentenza, comunque, è andata tutto sommato bene ai due imputati. Ciò in quanto il pubblico ministero aveva chiesto ben dieci anni di carcere per entrambi in relazione a un tentativo di estorsione al bar Centra- Salvatore Serpa Giuseppe Sirufo le di Paola (il titolare denunciò i due aguzzini), ad una presunta estorsione alla paninoteca Smeco, polemica sui fondi I lavoratori: «Non è stato giusto pagare solo i colleghi di Paola» Sul plauso della Cisl all’esecuivo Perrotta, relativamente alle vicende Smeco e Multiservizi di Paola, si registra una nota dei lavoratori Smeco di Cosenzatrasmessa dal referente Francesca Torsello «al fine di evitare equivoci e pericolosi fraintendimenti». «Nulla da obiettare sul nobile incontro (Cisl-Comune di Paola) che si è tenuto, ma ci sembra esagerato il ringraziamento per “l'alleviamento della critica situazione dei lavoratori Smeco”, anche perchè ad onor di cronaca il Comune di Paola ha anticipato delle somme solo ad una minima parte dei lavoratori Smeco (5) quelli residenti nel comune stesso escludendo gli altri 2 lavoratori operanti ma non residenti a Paola. Dopo la doverosa precisazione vorremmo aggiungere che tutti i dipendenti della Smeco Cosenza srl non si pagano lo stipendio da tre mesi più la tredicesima e che tale difficile situazione è dovuta soprattutto all'inadempienza di taluni grossi Comuni della provincia di Cosenza che non pagano il canone di gestione della depurazione da anni, come Paola ad esempio che deve alla Smeco circa 1,7 milioni di euro pari a due anni di gestione. E’ del 12/12/11 un verbale della Prefettura dove si intimano i Co- muni a versare le loro somme soprattutto in funzione delle imminenti festività. Fa molto male leggere a “pancia vuota” sui giornali di plausi all'operato del sindaco e dell'Amministrazione di Paola e al buon gesto del pagamento di alcune mensilità ai dipendenti di Paola anche perchè tale notizia giunge nel momento in cui in azienda, appunto in queste ore, si sta aspettando un pagamento di 100.000 euro destinato interamente a stipendi di tutti, promesso proprio dal comune di Paola circa un mese fa e che per lungaggini burocratiche non è ancora arrivato. Fa ancor più male dover appren- Black Bird (il titolare aveva negato l’esistenza del reato) e ad un danneggiamento ai danni dell’automobile di un giovane artista di Paola. Ma, nonostante tutto, ieri pomeriggio, innanzi ai giudici paolani, gli avvocati Gino Perrotta e Giuseppe Bruno sono riusciti a limitare i danni facendo assolvere Serpa e Sirufo dall’accusa di estorsione contro la paninoteca. Per quanto concerne, ancora, il solo Sirufo, è stata esclusa la cosiddetta “recidiva”. La condanna, di conseguenza, è stata sostanzialmente mite. I due giovani sono stati arrestati il 24 agosto del 2010 dopo una lunga attività investigativa dai carabinieri di Paola, in collaborazione con i militari dell’Arma di Cosenza, iniziata a novembre del 2009 e conclusa nel maggio del 2010. L’arresto, chiesto dai pm antimafia Giuseppe Borrelli e Raffaella Sforza, venne ordinato dal gip distrettuale di Catanzaro Emma Sonni. Guido Scarpino PAOLA Scuola, mostra-mercato per sostenere l’Amref dere che si sia ritenuta opportuna adottare la scelta politica campanilistica di pagare solo i nostri colleghi di Paola (buon per loro) alla luce di una sterile clausola contrattuale applicata tra l'altro come se il Comune fino ad oggi avesse pagato tutti i suoi debiti alla Società..» (g. s.) FUSCALDO Ennesima sconfitta giudiziaria di Franco Scrivano e della Casil nello scontro politico-sinDopo i proscioglimenti dacale. E lo stesso pubblico dei mesi scorsi dell’ex sindaministero, nel richiedere co di Fuscaldo Davide Gral’archiviazione del provvedivina (querelato più volte da mento (a cui comunque la Scrivano) - e dopo la nota Casil si era opposta innanzi condanna di primo grado a al gup) ha precisato che nescarico dello stesso segretasuna diffamazione era stata rio della Casil (querelato da consumata a danno di chicGravina) - oggi si registra chessia, trattandosi di reiteun’altra sconfitta giudiziaria rati scambi di note a mezzo a carico del segretario sinstampa tra Casil e maggiodacale Franco Scrivano. Il Franco Scrivano ranza Gravina. giudice del Tribunale di CoGli avvocati dei querelati senza ha infatti archiviato l’ennesima querela di Scrivano a carico del- (i quali, su richiesta dei loro assistiti, stanno l’ex sindaco Gravina e di giornalisti di Cala- valutando ipotesi risarcitorie in sede civile) bria Ora e de Il Quotidiano della Calabria, sono Sergio Calabrese, Francesco Sapone e i quali, loro malgrado, erano stati trascinati Franco Iannuzzi. (g. s.) Anche quest’anno il primo circolo didattico di Paola rende la solidarietà viva e tangibile nell’esperienza scolastica attraverso il progetto di Natale. Alunni e docenti della scuola primaria di S. Agata si sono infatti ritrovati in diversi incontri, in un’atmosfera di gioiosa operatività ed hanno realizzato originali lavori manuali da vendere nella mostramercato (foto) di questi giorni. Anche i genitori hanno contribuito mettendo a disposizione il loro talento culinario per vendere tanti dolci natalizi della nostra tradizione. L’iniziativa, alla sua seconda edizione, devolverà il ricavato, come lo scorso anno, all’associazione Amref e una parte sarà utilizzata per dare un piccolo segno di solidarietà ad alcune famiglie. auguriauguri Il 19 dicembre 2011 è nata la piccola Anna Abramo. Al papà Matteo e alla mamma Rita Sorace tanti cari luminosi auguri da parte della cuginetta Serena Sorace. auguriauguri GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 17 l’ora di Catanzaro tel. 0961 702056 - fax 0961 480161 - mail: [email protected] - indirizzo: via Corso Mazzini 164 PALAZZO DE NOBILI MONDO SCUOLA I conti in rosso Scambio d’accuse Marcucci-Mancuso > pagina 19 «Quando sento dire che l’ospedale Ciaccio bisogna difenderlo perché dispone di un ampio parcheggio, giro pagina e passo avanti». A parlare così è stato Giuseppe Scopelliti che ieri ha tenuto una conferenza stampa per illustrare lo stato dell’arte sulla costruzione dei quattro nuovi ospedali finanziati nel lontano 2007 dal governo Prodi con i fondi della Protezione civile. E tra questi anche il nuovo ospedale di Catanzaro. Il più difficile da realizzare perché gli attori del territorio non sono d’accordo sul dove e come farlo. E il governatore ha messo il dito nella piaga: «Al Tavolo Massicci quando si parla di Catanzaro ci massacrano». Perché? Perché è finito il tempo dei doppioni. Scopelliti elenca: «Policlinico, Fondazione Campanella, Ospedale Pugliese, Ospedale Ciaccio, Asp, anche se quest’ultima non entra nel computo». Il punto dolente è oncologia. Dice ancora il presidente: «Vogliamo fare a Catanzaro il centro regionale di oncologia». Scusate se è poco, sembra aggiungere l’uomo delle istituzioni. Quindi? Serve unità di intenti, sinergia e, soprattutto, integrazione. Che è la cruna dell’ago attraverso cui passa questa pratica dal benedetto o maledetto Tavolo Massicci. «Ma attenzione - dice il governatore in un’espressione che è a metà strada tra la promessa e la minaccia - vi dovete decidere, altrimenti il nuovo ospedale non si farà». Più chiaro di così. In sala ci sono gli assessori regionali Piero Aiello e Domenico Tallini. Il presidente svela un piccolo Le “aule pollaio” Scatta l’allarme per la sicurezza > pagina 21 LA PRIMA IMBIANCATA Crolla un tetto sotto la neve Nessun ferito Servono integrazione e unità di intenti Scopelliti: «È finito il tempo dei doppioni » IL SITO L’area di Germaneto individuata per la costruzione del nuovo ospedale capace di superare i problemi logistici del “Pugliese” luglio 2007, su iniziativa congiunta del sindaco di Catanzaro Rosario Olivo e del presidente della Provincia, Michele Traversa, si riunirono il presidente del Consiglio comunale, i capigruppo consiliari, i presidenti delle commissioni permanenti all’urbanistica e alla sanità, per valutare ogni utile ipotesi per la localizzazione del nuovo ospedale del capoluogo nella valle del Corace, la cui realiz- Nicola Gratteri al seminario per i dirigenti > pagina 27 Nuovo ospedale? E’ il più difficile da realizzare segreto: «Aiello era contrario a spostare l’ospedale a Germaneto ma è stato messo in minoranza». L’interessato annuisce. Ubi maior minor cessat, sembra dire col suo sorriso. Dalla prima fila interviene Tallini: «Il consiglio comunale ha deciso per Germaneto ma non c’è un atto formale». Un missile terraaria verso i vecchi amministratori (compresi Traversa e Ferro?). Ricordiamo che il 12 SCUOLA E LEGALITÀ zazione a Germaneto fu inserita dal Presidente della Giunta regionale, Agazio Loiero, nell’accordo sancito con il ministero della Salute e che prevedeva, come è noto, la costruzione di nuovi quattro presidi ospedalieri in Calabria.I partecipanti alla riunione - ascoltate le relazioni del sindaco Olivo e del presidente Traversa - si pronunciarono all’unanimità a favore dell’ipotesi di realizzazione del nuovo ospedale, considerata un’occasione irripetibile per fornire alla città capoluogo una struttura sanitaria di livello regionale che consenta anche di superare i gravi problemi logistici dell’ospedale “Pugliese”. Confermando, sempre all’unanimità, l’indicazione dell’area di Germaneto, già contenuta nella delibera di Consiglio comunale adottata nel gennaio del 2005. Più specificatamente, fu indicata una vasta area, classificata come F3 nello strumento urbanistico in vigore, situata in posizione frontale all’insediamento del campus universitario e della cittadella regionale. Il grande assente ieri è stato Michele Traversa che è entrato di striscio nella discussione giusto perché si parlava della costruzione del nuovo ospedale da affiancare - pardon: da integrare - con la realtà universitaria. Giusto per la teoria dei doppioni. Tema discusso in questi anni, ma da cui non si è mai ricavato un ragno da un buco. Grandi discussioni con motivazioni pertinenti da parte degli ottimi operatori sanitari. E poi sposare il mondo accademico con i “profani” non è mai stato facile. Da qui il velo di perplessità manifestato da Scopelliti che non sembra dare molto affidamento alle volontà contrastanti dei vari soggetti in campo. Ognuno porta le sue ragioni, il più delle volte nobili, con qualche residuo corporativo. E poi c’è la questione dei posti-letto che, però, non è entrata nella disamina fatta ieri. BRUNO GEMELLI [email protected] > pagina 30 l’interrogatorio Estremisti, i tre giovani silenti davanti al gip Davanti al gip Maria Rosaria Di Girolamo, Carmelo La Face, 33 anni, Vincenzo Marino, 32 anni, entrambi agli arresti domiciliari e Salvatore Mazza, 30 anni, sottoposto all’obbligo di dimora, durante l’interrogatorio di garanzia hanno scelto il silenzio. I tre sono stati raggiunti da un’ordinanza cautelare nell’ambito delle indagini sui violenti scontri fra gruppi antagonisti di estrema destra e sinistra, verificatisi a Catanzaro il 30 ottobre 2010, culminati nel tentato omicidio di un giovane, Ruben Munizza, di 28 anni, ferito con due coltellate alla schiena. Il loro difensore Alessio Spadafora ha chiesto la trasmissione del verbale in Procura per l’acquisizione della cartella clinica di La Face, che dopo la rissa aveva riportato la frattura di un braccio. L’avvocato ha anche chiesto la revoca della misura cautelare. Il giudice si è riservato la decisione, autorizzando La Face, su richiesta del difensore, ad uscire di casa due ore al giorno per provvedere alle proprie necessità dal momento che il giovane vive da solo. (ga. pa.) narcotraffico U Cinese, nove in abbreviato Il gup ieri ha stralciato alcune posizioni per difetti di notifica Su 27 incolpati, nove hanno chiesto il rito abbreviato davanti al gup Emma Sonni e diverse sono state le posizioni stralciate per difetti di notifica, nell’ambito dell’operazione “U cinese” che ha portato il 2 marzo scorso all'arresto di quindici persone, disposte con ordinanza dal gip Livio Sabatini, due ricercati e una cinquanta di avvisi di garanzia e definita dagli inquirenti una rete commerciale capace di smerciare la “roba” nel basso Lazio, a Napoli e nell'intera provincia di Catanzaro. Nell’avviso di conclusioni indagini firmata dal sostituto procuratore della Dda Vincenzo Capomolla l’accusa è di associazione per delinquere finalizzata al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti di tipo hashish. Avrebbero messo in piedi un asse tra le città di Terracina, Napoli e Catanzaro, sul quale viaggiavano decine e decine di chilogrammi di droga, prevalentemente hashish e marijuana, da immettere nel mercato del capoluogo calabrese e della provincia. Quattro le persone considerate al vertice dell' organizzazione Biagio Chianese, Ida Pirozzi e Sergio Rubino alias "U cinese" per i suoi tratti somatici, che ha dato anche il nome all' operazione e Domenico Rizza. In alcuni fabbricati appartenenti a quest'ultimo, i militari dell’Arma avrebbero rinvenuto, quattro pistole automatiche con matricola abrasa, sei chilogrammi di marijuana, munizioni, caricatori, un silenziatore per pistola e undici mila euro in contanti. Nel corso delle attività investigative, durate un anno e mezzo, sono stati intercettati e bloccati cinque carichi di hashish che dal Napoletano erano destinati al Catanzarese, con l'arresto dei corrieri e il sequestro complessivo di 93,5 chilogrammi di droga. La droga viaggiava a bordo di autovetture che venivano modificate da due carrozzieri compiacenti per occultare nel migliore dei modi lo stupefacente. Gli arrestati avevano raggiunto un intesa con i rom che prevedeva che il gruppo sgominato immettesse sul mercato solo hashish e marijuana, mentre i rom si sarebbero dovuti occupare di droghe UDIENZA PRELIMINARE Il tribunale di via Argento pesanti quali eroina e cocaina. Gli atti di vendita sarebbero avvenuti prevalentemente «nel domicilio o nelle pertinenze degli stessi associati» siti nel quartiere Gagliano e Siano. Tutti luoghi in cui gli acquirenti si sarebbero recati, previo contatto telefonico, utilizzando frasi o conversa- zioni estremamente laconiche, composte da una domanda dell’acquirente e una risposta del detentoreIl gup ha già fissato il calendario delle udienze preliminari che si terranno il 9, il 13 e il 23 gennaio. Mentre gli abbreviati si celebreranno il 31 gennaio prossimo. Gabriella Passariello GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 PAGINA 30 l’ora di Lamezia Redazione: Tel. 0961 702056 Fax 0961 480161 Mail [email protected] GUARDIE MEDICHE EMERGENZE Carabinieri 112 (Compagnia Polizia di Stato Commissariato PS Vigili del Fuoco Distaccamento VV.FF. Guardia di Finanza Guardie Ecozoofile Associazione Anti-racket Polizia Municipale 0968.21010) 113 0968.203211 115 0968.436768 117 0968.431010 329.0566908 0968.22130 CINEMA Ospedale centr. 0968.2081 Pronto Soccorso 0968 .208962/462860 Ospedale Soveria M. 0968 662210/662222 Emergenza Sanitaria 118 URP/Informazioni 0968.208815/208410 Direzione Aziendale 0968.208704 Centro Prenotazioni 800 006662 Elisoccorso 0968.208838 THE SPACE CINEMA LO SCHIACCIANOCI 10.50;13.30 IL GATTO CON GLI STIVALI 16.00; 18.00; 20.00; 22.00 SHERLOCK HOLMES 11.40; 14.20 ; 17.00; 19.40; 22.20 VACANZE DI NATALE 10.25;12.50;15.15; 17.40; 20.05;22.30 FINALMENTE LA FELICITA’ 11.10; 13.15;15.30; 17.50; 19,55;22.00 IL GIORNO IN PIU’ 11.00; 15.45; 20.10 ANCHE SE E’ AMORE NON SI VEDE 13.35;18.05;22.30;0.40 Se la legalità entra a scuola Ieri un seminario con Gratteri per i dirigenti scolastici di 149 istituti «Culturalmente siamo una società che sta regredendo. Ci sono Paesi del terzo mondo che ci stanno surclassando perché noi non studiamo, siamo ignoranti, perché ormai scuole e università sono impostate solo a fare il maggior numero di iscritti. E magari io poi mi ritrovo in aula laureati che mi dicono “se io avrei”». Era indignato l’intervento del giudice Nicola Gratteri, ieri, durante il seminario – tenutosi al centro Agroalimentare di Lamezia Terme – destinato ai dirigenti scolastici delle scuole che hanno partecipato al bando regionale “Una scuola per la legalità”. Il bando, al quale hanno potuto partecipare tutte le scuole della regione, ha «l’obiettivo è di aumentare il tempo scuola nei comuni a rischio, per consentire agli studenti di rimanere per più tempo a contatto con un ambiente educativo sano piuttosto come quello scolastico». Quindi le 149 scuole che sono state selezionate potranno accedere ai finanziamenti regionali per ampliare l’offerta formativa e aumentare le attività didattiche anche nel pomeriggio. Ogni istituto ha presentato un progetto valutato dalla Regione. Tra questi ne sono stati selezionati 149, prediligendo le scuole di comuni ad alta densità A LEZIONE Nicola Gratteri al seminario per i dirigenti degli istituti del bando “Una scuola per la legalità” criminale, in cui il rischio per i ragazzi di essere sedotti dai modelli mafiosi è più alto. Ma il magistrato – che ha dichiarato di credere molto in questo progetto – ha mostrato la propria preoccupazione anche nei confronti di quegli istituti, di almeno dieci comuni ad altissima densità mafiosa, che non hanno nemmeno partecipato al bando. «Possibile che gli insegnanti di queste scuole non siano stati in grado di scrivere un Nel sito razzista i nomi di pm e gup Nel mirino Galletta e Fontanazza, ovvero i magistrati di Chafik Ci sono anche i nomi del Gup Carlo Fontanazza e del Pm Domenico Galletta nell’elenco che il sito di Stormfront, la costola italiana che fa capo all’ex leader del Ku KLux Klan, Don Black, ha pubblicato nei giorni scorsi e che ha come scopo principale quello di “segnalare” coloro i quali si occupano di immigrati. Secondo i partecipanti al forum, l’“errore” dei due magistrati, in servizio nella procura di Lamezia Terme, sarebbe stato quello di occuparsi della vicenda che ha avuto per protagonista Chafik El Katani, il marocchino responsabile della morte degli otto ciclisti, avvenuta a dicembre dello scorso anno. In quella circostanza, infatti, il Pm Galletta ha sostenuto l’accusa, mentre il Gup Fontanazza ha emesso la sentenza. Ad essere indicato nella lista, anche uno dei legali di fiducia di Chafik, l’avvocato Salvatore Staiano. Nella “lista nera” compaiono sacerdoti, giornalisti, magistrati e avvocati, assessori, sociologi. Infatti, insieme a Fontanazza, Galletta e Staiano, tra gli altri, ci sono anche il sindaco di Padova, Flavio Zanonato; il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici; il presidente dell'Unio- ne Musulmani d'Italia Adel Smith; i giornalisti Gad Lerner e Maurizio Costanzo. A segnalale l’elenco, l'organizzazione per i diritti civili Everyone, anch'essa nella lista. «Da anni – spiegano gli attivisti di Everyone - Stormfront Italia diffonde ideologie antisemite, di natura razziale e di stampo neonazista, che contrastano con le convenzioni internazionali sui diritti umani e con la legge Mancino, oltre che con la nostra Costituzione. L'Italia - aggiungono- è uno dei pochi Paesi europei a non avere ancora bandito il forum neonazista, co- me è invece accaduto in Germania e Francia; questo poiché il portale si appoggia su un server americano con sede a West Palm Beach, in Florida, e ogni operazione di natura giudiziaria, se avanzata dalle sole autorità italiane, diviene estremamente complessa, se non impossibile». Motivo, questo, per il quale, gli stessi attivisti invitano la rappresentanza Usa in Italia a farsi portavoce presso il Governo Obama della necessità urgente di dichiarare Stormfront fuorilegge. Saveria Maria Gigliotti progetto?» dice il magistrato, augurandosi poi a gran voce che il il dirigente dell’Ufficio scolastico regionale, Francesco Mercurio, «avesse almeno il coraggio di mandare gli ispettori a controllare lo stato di queste scuole». La battaglia contro la mafia comincia dalla scuola anche per il governatore Giuseppe Scopelliti: «ogni giorno leggiamo di parlamentari che parlano di lotta alla mafia – ha detto – ma in concreto non fanno nulla. Noi che viviamo il territorio abbiamo voluto mettere in campo un’iniziativa pratica». «La battaglia alla ’ndrangheta è una delle grandi battaglie. Ma la mafia oggi si annida negli ambiti più disparati, non c’è più il mafioso con la coppola ma una ben più astuta borghesia mafiosa» ha continuato Scopelliti. «Oggi la regione ha recuperato le risorse da investire in quattro ambiti: infrastrutture, banda larga, pubblica istruzione, occupazione». Per il progetto “Una scuola per la legalità” sono stati investiti, ha ricordato l’assessore alla cultura Mario Caligiuri, nove milioni di euro che, tra le altre cose, serviranno a pagare 1500 precari. ALESSIA TRUZZOLILLO [email protected] cronaca giudiziaria Giuseppe Falsia si avvale della facoltà di non rispondere Si è avvalso della facoltà di non rispondere Giuseppe Falsia, 39 anni, al quale nei giorni scorsi era stata notificata in carcere perché detenuto per altra causa un’ordinanza di custodia cautelare porto illegale di armi comuni e da guerra. Ieri mattina, infatti, Falsia, assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Renzo Andricciola, è stato interrogato in carcere dal Gip Carlo Fontanazza che al termine dell’udienza si è riservato di decidere sulle richieste del difensore che, nel sottolineare la presenza di discrasie, ha chiesto la revoca della misura cautelare «perché fondata sulle dichiarazioni di concorrenti nel reato» e , quindi, sarebbero «poco attendibili». L’arresto di Falsia si inserisce nell’ambito del prosieguo delle indagini relative all’omicidio di Giovanni Villella, ucciso il cinque giugno scorso. A Falsia, secondo l’accusa, insieme a Massimo Rondinelli, si sarebbe rivolta Angela Giampà, moglie di Michele Dattilo e sorella di Giovanni Giampà, entrambi in carcere per l’uccisione di Villella insieme alla moglie di quest’ultimo (Pina Jennifer), per trasferire alcune armi da un nascondiglio in campagna in un altro luogo che, al momento, non è stato trovato. Secondo quanto riferito in conferenza stampa dal dirigente del commissariato, il vice questore Antonio Borelli e dalla sua vice, Maria Lucia Cundari, gli investigatori avrebbero avuto riscontri sull’effettivo occultamento delle armi dopo l’omicidio da parte di Falsia. Ma non solo. Gli inquirenti, infatti, stanno verificando gli eventuali spostamenti delle armi avvenuti prima dell’omicidio. (smg) GIOVEDÌ 22 dicembre 2011 36 calabria ora V I B O N E S E Vazzano chiede di sperimentare il voto elettronico Emergenza criminalità Mileto in stato di allerta Lotta all’evasione Intesa tra Comune e Agenzia entrate Il sindaco Varone: «Ognuno deve fare la propria parte» VAZZANO Il comune prova a sperimentare il voto elettronico, a partire dalle prossime elezioni. E’ questo l’intenzione del consiglio comunale che accoglie il progetto del consigliere comunale, Vincenzo Mesiano, «con il quale si chiede di sperimentare nel comune di Vazzano, nelle prossime elezioni comunali, il “voto elettronico misto”, cioè un sistema semplice e innovativo che prevede l’utilizzo di nuove tecnologie e strumenti, abbinato al tradizionale “conteggio delle schede” fatto all’interno del seggio». Una proposta innovativa, dunque, contenuta all’interno di un progetto “Innovare la legalità”, predisposto dallo stesso consigliere Vincenzo Mesiano, e che il consiglio comunale fa proprio. La delibera, approvata dal civico consesso, è stata inviata alla Prefettura di Vibo Valentia e al ministero dell’Interno. sono stati i militari dell’ArMILETO È divenuto orma della locale stazione guimai infinito, l’elenco dei data dal maresciallo Alescommercianti miletesi cosandro Demuru. E riguarstretti a fare i conti con il do ad una situazione «che succedersi di eventi crimirischia di mettere a repennosi. Gli atti intimidatori e taglio la stessa incolumità le rapine a mano armata delle persone e di creare un perpetrati ai loro danni nelclima di paura sia tra i comle ultime settimane non si mercianti che tra i cittadicontano più. Uno stato di cose che ha fatto divenire la ni», arriva la presa di posisituazione insostenibile, aszione del sindaco Vincenzo sumendo i contorni di un Varone, il quale in una nofiume in piena al quale non ta sottolinea come questi atsi riesce proprio a porre riti «non possono in alcun medio. È di martedì sera modo passare sottotraccia. l’ultima azione delinquenChi chiude gli occhi facendo ziale registratasi sul territo- Il “Centre shop”, negozio di casalinghi preso di mira dai malviventi finta di non vedere e di non rio comunale. Ad entrare capire - afferma - rischia di nel mirino dei malviventi è stato in questo stola, i quali, incuranti del fatto che a quel- servire il “lasciapassare” ad un andazzo caso il negozio di casalinghi “Centre Shop” l’ora la zona era altamente trafficata, do- criminale estremamente pericoloso. È nedi Giuseppe Mazzitelli, situato nella cen- po essersi intrufolati all’interno del nego- cessario, al di là della solidarietà di circotrale via Conte Ruggero della città capo- zio si sono fatti dare dal titolare l’incasso stanza alle vittime di queste azioni delitluogo. Una rapina a mano armata, che fa della giornata, prima di dileguarsi a bor- tuose, fare fronte comune contro qualsiail paio con quella della sera precedente do di un’auto. Per quanto attiene la tabac- si forma di arroganza e di sopraffazione, compiuta ai danni della tabaccheria di cheria di Paravati, invece, a compiere la chiedendo a noi che abbiamo ruoli di reproprietà di Nicola Tulino, situata in via rapina a mano armata è stato un unico sponsabilità e agli stessi cittadini di non Comparni, nella frazione di Paravati, e malvivente dal chiaro accento straniero, il abbassare mai la testa e di non farsi mai con le molteplici portate a termine nelle quale dopo aver estorto al proprietario i sopraffare delle maschere dell’omertà. Ma scorse settimane nei confronti di altri soldi in quel momento presenti in cassa, nello stesso tempo - conclude - è necessaesercizi commerciali del luogo. E la dina- si è dileguato velocemente a piedi. Sareb- rio che lo Stato, di cui noi come sindaci mica delle ultime due rapine, fa capire co- be di circa 1500 euro il frutto della rapina siamo la parte più viva, più vera e più me l’emergenza criminalità abbia ormai al “Centre Shop”, mentre a circa 400 eu- esposta alle “intemperie”, ci dia i mezzi e superato il limite. Entrambe le azioni so- ro ammonterebbe il danno subito dal ti- le condizioni per agire e non solo vuoti e no state compiute alle 19 circa. Nel caso tolare del negozio dedito alla vendita di inutili proclami. Noi ci siamo, ma insieme del “Centre Shop”, ad agire sono stati due tabacchi. In entrambi i casi, ad occorrere a noi devono esserci anche gli altri». malviventi a volto coperto ed armati di pi- in loco e a svolgere i primi rilievi del caso, Giuseppe Currà SERRA Sviluppare efficaci forme di accertamento fiscale, attraverso lo scambio strutturato di informazioni. E’ questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato ieri dal direttore regionale delle Entrate della Calabria, Antonino Di Geronimo, e dal sindaco di Serra San Bruno, Bruno Rosi. A partire dal 2012 e fino al 2014, il Comune «riceverà una quota pari al 100% delle somme recuperate a seguito di apposite segnalazioni qualificate. Le segnalazioni all’amministrazione finanziaria saranno relative a: fenomeni evasivi, con riguardo all’economia sommersa e all’utilizzo del patrimonio immobiliare in evasione delle relative imposte; situazioni relative a soggetti che abbiano trasferito fittiziamente la residenza all’estero; controllo dei fabbricati locali; plusvalenze da cessioni di aree edificabili e fabbricati». la lettera L’Allarese replica: «Invece di scusarsi ora ci accusano» Invece di scusarsi, ci hanno accusato. È questo che abbiamo letto e che ci ha lasciati non solo perplessi, ma rammaricati e tristi per delle palesi responsabilità oggettive sotto gli occhi di tutti. Ci riferiamo alla partita Briaticese vs A. S. Allarese di domenica scorsa. Una partita che vincevamo fino a due minuti dalla fine, con merito per quanto dimostrato sul campo, ma che poi è degenerata per i soliti atteggiamenti demenziali e violenti che si vedono in alcuni campi. I fatti non solo ci danno ragione, ma presuppongono una seria presa di coscienza da parte di tutti gli organi preposti, a cominciare dai massimi esponenti sportivi. I fatti: alla fine del primo tempo sul risultato di 1 a 1, alcuni esponenti della Briaticese, riconoscibili dal giubbotto con il nome della squadra, entrano nello spogliatoio dell’arbitro. Potremmo presupporre per cercare di indirizzare l’arbitro ad atteggiamenti di benevolenza nei riguardi della squadra di casa. Potremmo ipotizzare per favorire la Briaticese. Ma potrebbero essere entrati anche per offrire del the all’arbitro. Non siamo giudici di nessuno. Fatto sta però che nel secondo tempo, stranamente, la conduzione dell’arbitro cambia a favore della Briaticese. Ma noi segniamo e la partita si innervosisce. Arriviamo comunque in vantaggio di un goal a due minuti dalla fine. Ad un tratto il loro numero 5 inveisce contro il nostro 15 che, sollecitato oltremodo, reagisce. Allora entrambi i calciatori vengono espulsi. Ci può stare del nervosismo, siamo d’accordo. Ma quello che succede subito dopo ha dell’incredibile. Mentre infatti i 2 giocatori si avviavano verso gli spogliatoi, il nostro numero 15 veniva aggredito ancora dal numero 5, da un dirigente e dal numero 2 della Briaticese. Per sedare gli animi la squadra ha difeso il nostro calciatore, ma mentre si stavano placando, un dirigente della squadra di casa apriva i cancelli al pubblico con lo scopo, essendo la partita quasi terminata, di fomentare disordini e sospenderla per, diciamo la verità, non perderla. Poi, all’improvviso un altro dirigente, dalla panchina, tirava fuori una pesante catena e cominciava a brandirla a destra e manca. Allora, al di là del calcio, per tutelare la nostra incolumità, abbiamo avvisato i Carabinieri che, purtroppo, non erano presenti all’incontro. I militari sono subito intervenuti riuscendo così a calmare gli animi. Dagli spogliatoi però siamo usciti solo dopo le 18. Ora, dopo aver detto la verità, suffragata anche dall’intervento delle forze dell’ordine, non ci pare il caso di decantare accuse false, mistificate da atteggiamenti a dir poco dubbi. In tutta questa storia che con il calcio non ha niente da dividere, vogliamo però ringraziare il numero 7, il 9 e il 10 della Briaticese, che si sono prodigati a nostro favore, difendendoci ed aiutandoci ad uscire. Ribadiamo che il campo ci ha dato ragione vincendo una partita delicata, ma ci estraniamo da qualsiasi addebito che infanghi la nostra squadra, che, sottolineiamo, tuteleremo da questi atteggiamenti in qualsiasi sede, perché, lo ripetiamo, dovevano chiederci scusa non accusarci. As Allarese Calcio 10 Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud Calabria . ALTA TENSIONE 2 Un’operazione anti ‘ndrangheta della Procura contro il clan Caridi si trasforma in un’altra bufera giudiziaria che investe il Comune Reggio, in carcere il consigliere Pino Plutino Contestato il “concorso esterno”. Fermato dalla Dda il presunto reggente della cosca Leo Caridi Piero Gaeta REGGIO CALABRIA «Le indagini non finiscono mai», ripete come un mantra il capo della Squadra mobile Renato Cortese. E se queste indagini s’incrociano, poi, con la denuncia di un consigliere regionale (Giovanni Nucera) vittima di un attentato intimidatorio, ecco che la Plizia è in grado di confezionare un’altra operazione («che discende direttamente da quella che chiamammo “Alta tensione” contro le cosche Caridi-Zindato-Borghetto», ha aggiunto Cortese) che ha convinto prima la Procura antimafia e poi ha portato il gip Domenico Santoro a firmare un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per sei persone e al fermo di Leo Caridi, considerato dagli inquirenti il reggente dell’omonima cosca. I Caridi, infatti, assieme ai clan Borghetto e Zindato, sono considerati federati con la potente famiglia dei Libri, e controllano quella fetta di Reggio compresa nel triangolo dei rioni Modena, Ciccarello e San Giorgio Extra. Quest’ennesima operazione contro la ’ndrangheta rischia anche di trasformarsi in uno spaventoso tsunami contro Palazzo San Giorgio. Tra gli arrestati, infatti, spicca il nome di Giuseppe Plutino, consigliere comunale del Pdl da tre consiliature ed ex assessore alle Politiche ambientali, il quale – secondo l’esito delle indagini – avrebbe costretto, il consigliere regionale Giovanni Nucera (anche lui del Pdl ed ex compagno di partito di Plutino quando entrambi erano uomini di spicco dell’Udc) ad assumere in qualità di colPino Plutino è stato anche assessore comunale alle Politiche ambientali laboratore temporaneo nella struttura consiliare del Pdl di Palazzo Campanella Maria Cuzzola, nipote del presunto boss Eugenio Borghetto. Plutino, secondo quanto accertato, avrebbe agito in concorso con Domenico Condemi, e avrebbe minacciato lo stesso consigliere regionale Nucera facendogli trovare sul cofano della propria autovettura una tanica di plastica contenente del liquido infiammabile per ottenere la riassunzione della nipote di Borghetto nella struttura del Pdl, una volta scaduto il contratto di collaborazione annuale. Ma la riassunzione della ragazza non avvenne per il netto rifiuto opposto da Giovanni Nucera. Plutino è accusato dai magistrati della Dda di concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, secondo le risultanze investigative della Polizia, sarebbe stato il referente politico della cosca Caridi-Libri, che lo avrebbe aiutato nel corso della varie consultazioni elettorali, ultima quella dell’elezione del Consiglio comunale lo scorso mese di maggio facendo un “pressing” nei confronti degli elettori (nella zona Plutino conquisterà poi 263 voti, di cui 64 provenienti dalla comunità rom su cui i Caridi esercitano il loro potere) e impedendo agli altri candidati finanche l’affissione dei manifesti nel “loro” triangolo Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra. Perché l’obiettivo della cosca Caridi era quello di raccogliere il maggior numero possibile di preferenze per consentire a Plutino di essere tra i primi eletti e dunque ambire a ridiventare assessore nella futura giunta. In cambio di questa “sponsorizzazione” Pino Plutino, una volta eletto, avrebbe soddisfatto le promesse fatte nel corso della sua campagna elettorale adoperandosi per Gli arrestati Sei i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip Domenico Santoro: Giuseppe Plutino, 47 anni, consigliere comunale eletto con 1058 preferenze nella lista del Pdl; Domenico Condemi, 35 anni, di Reggio Calabria; Filippo Condemi (37); Rosario Calderazzo, di 41 anni, Vincenzo Rotta, 58 anni, e Vincenzo Lombardo, 38 anni, vigile del fuoco attualmente in servizio presso il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Reggio. Il fermato per ordine della Dda è Leo Caridi, 50 anni, considerato il reggente della cosca Caridi. Sequestro preventivo ordinato anche per quattro aziende: l’impresa individuale Caridi Leo (commercio caffè); la Caridol snc; la Cafer; e l’impresa individuale Fortunata Condemi (rivendita ortofrutticola in via Pio XI angolo viale Europa). Carlo Pieroni, il questore Carmelo Casabona, il procuratore Giuseppe Pignatone, Renato Cortese e Francesco Giordano l’assunzione di soggetti riconducibili al sodalizio criminale e per la risoluzione di varie problematiche, come la rimozione di rifiuti accumulati davanti le abitazioni di una zona del Viale Calabria o il pagamento di mensilità arretrate a beneficio di dipendenti della Multiservizi. Nel seguito dell’operazione “Alta tensione” oltre al consigliere del Pdl, sono finiti in manette anche Domenico Condemi, 35 anni, di Reggio Calabria; Filippo Condemi (37); Rosario Calderazzo, 41 anni, Vincenzo Rotta, 58 anni, e Vincenzo Lombardo, 38 anni, vigile del fuoco attualmen- te in servizio presso il Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Reggio. In conferenza stampa, il procuratore Giuseppe Pignatone ha sottolineato come «da tre anni e otto mesi la Procura sta continuando a lavorare su quattro filoni per arginare la ’ndrangheta: la cattura dei latitanti, il contrasto al traffico internazionale di droga, i sequestri patrimoniali e la “zona Il consigliere regionale Giovanni Nucera ha fatto accuse precise grigia”. Anche quest’operazione ha dimostrato come l’azione delle forze dell’ordine, che non smetterò mai di ringraziare per la professionalità e i risultati ottenuti, stia dando buoni frutti». In quest’operazione, infatti, sono state importanti le intercettazioni eseguite dai Carabinieri (non a caso nella conferenza stampa svoltasi in Questura era presenta anche il tenente colonnello Carlo Pieroni) nell’ambito della famosa operazione “Crimine”. E la sinergia che si è instaurata tra le forze dell’ordine sta diventando letale per le cosche reggine. Decisive per fare aprire le porte del carcere ai sette indagati sono state anche le dichiarazioni dei nuovi pentiti di ’ndrangheta Roberto Moio, Consolato Villani e Nino Lo Giudice. A queste si sono aggiunte anche le denunce delle vittime degli atti intimidatori della cosca Giovanni Nucera e il gioielliere Raffaele Basile e il cerchio si è chiuso. Singolare il caso di Basile, il quale era stato intimidito con dei colpi di pistola sparati contro la saracinesca della sua gioielleria, poiché aveva avuto l’ardire di negare un contributo per la festa di Gallicianò. «Una tangente ambientale», la qualifi- ca il gip nella sua ordinanza. Anche in quest’inchiesta gli inquirenti hanno proceduto al sequestro preventivo di quattro attività economiche per indebolire il potere della cosca. Tre sarebbero riconducibili proprio a Leo Caridi (un’impresa individuale per il commercio caffè; la Caridol snc e la Cafer, due imprese dolciarie); e poi l’impresa individuale Fortunata Condemi (grande rivendita ortofrutticola in via Pio XI angolo viale Europa). Anche per quanto riguarda questi sequestri sono state riscontrate dagli inquirenti le dichiarazioni rese dai collaboratori Moio e Lo Giudice. Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 28 Calabria . CASSANO Elvira Benedetto doveva parlare in Corte d’assise dell’assassinio del fratello, Sergio, avvenuto nel giugno del 2003 nella Sibaritide La supertestimone in lacrime rinuncia a deporre La donna assalita dall’ansia e vinta dall’emozione ha chiesto ai magistrati di rinviare l’audizione Arcangelo Badolati CASSANO La voce incrinata, i ricordi sfocati e il viso spesso coperto dalle mani per nascondere le lacrime: Elvira Benedetto, 28 anni, di Cassano, è un testimone d’accusa. Alla Corte d’assise, presieduta da Antonietta Gallo, deve raccontare dell’assassinio del fratello, Sergio, massacrato a colpi di kalashnikov nella cittadina sibarita nel giugno del 2003. Da quel maledetto giorno d’estate, investita dal dolore e sconvolta dal lutto, questa giovane donna ha cominciato a collaborare con la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Capelli scuri, taglio alla mascolina, jeans e camicia, Elvira nel maxiprocesso “Timpone Rosso” indica i cosentini Antonio Abbruzzese, 38 anni, inteso come “Tonino” e Fioravante Bevilacqua, detto “Panetta”, compartecipi nell’agguato costato la vita al fratello. Comparsa, però, in aula ieri la Rossana Cribari Antonia Gallo supertestimone è apparsa incerta e ansiosa. Incalzata dal pm Vincenzo Luberto, la donna, visibilmente emozionata, ha risposto con una sfilza di «non ricordo» costringendo il magistrato a leggerle i verbali con le dichiarazioni già rese in fase di indagini preliminari. Poi le lacrime, copiose e disperate. Lacrime che hanno indotto i giudi- ci ad accordarle una pausa. I detenuti, nel frattempo, hanno comunicato alla Corte d’essere pronti a lasciare il dibattimento per favorire la ripresa della deposizione della Benedetto. Insomma, se la loro presenza poteva recare motivi di turbamento nella donna, gl’imputati erano pronti ad uscire dall’aula. Ma non ce n’è stato bisogno. La ven- tottenne, assistita dall’avv. Antonella Ponterio, ha infatti fatto sapere di non essere in grado di riprendere la testimonianza a causa di «gravi stati d’ansia». La sua drammatica deposizione è stata perciò rinviata al prossimo 14 gennaio. La decisione assunta dall’Assise non è stata commentata dagli avvocati Rossana Cribari, Giuseppe De Marco e Filippo Cinnante che, però, annunciano battaglia per la prossima udienza. I tre penalisti del Foro di Cosenza assistono i due imputati. Sergio Bendetto, sfuggito a una imboscata tesagli nel novembre del 2002 a Cassano e costata la vita al sedicenne Carmine Pepe, venne poi assassinato mentre si trovava a bordo di una Lancia Thema in compagnia di Rocco Milito. Un commando fece fuoco contro l’autovettura con quattro diversi fucili mitragliatori: era il giugno di otto anni addietro. Per l’uomo non vi fu scampo, Milito riuscì, invece, a salvarsi. TORINO Estorsione, tra i quattro arrestati Giuseppe Facchineri ’Ndrangheta anche in Valle d’Aosta REGGIO. Avrebbero esercitato intimidazioni nei confronti di due imprenditori valdostani, con l’incendio di un escavatore e minacce di morte, le quattro persone arrestate ieri dai carabinieri in Valle d’Aosta e in Emilia Romagna su mandato della Direzione distrettuale antimafia di Torino. I quattro sarebbero legati a un clan della ’ndrangheta. Nell’inchiesta, partita a settembre dopo l’intercettazione di una delle lettere, era inizialmente coinvolta una quinta persona, poi uccisa in un agguato mafioso. Le quattro persone arrestate ieri dai carabinieri su ordine della Dda di Torino sono Giuseppe Facchinieri, 51 anni, di Marzabotto (Bologna), i suoi cognati Giuseppe Chemi, 51 anni, di Castel d’Aiano (Bologna) e Roberto Raffa, 36 anni, di Aosta, e Michele Raso, 49 anni, di Cinquefrondi (Reggio Calabria). Facchinieri, detto “il Professore”, secondo la Dda appartenente alla storica 'ndrina dei Facchineri (il cognome dell’arrestato è frutto di un errore anagrafico) di Cittanova (Reggio Calabria), e Cheli avrebbero contattato i due imprenditori valdostani, attivi uno nel campo dell’edilizia e l'altro in quello dell’archeologia, segnalati loro da Raffa, unico valdostano dell’organizzazione che avrebbe avuto il ruolo di basista. A uno dei due, quello raggiunto dalle quattro lettere di minacce, avrebbero chiesto un milione di euro. All’altro, invece, avrebbero fatto bruciare un escavatore a Quart (Aosta) lo scorso settembre. Raso, autotrasportatore calabrese che effettuava frequenti consegne in Valle d’Aosta, avrebbe avuto invece funzione di intermediario col fratello, Salvatore, rimasto ucciso da nove colpi di pistola in un agguato di 'ndrangheta a San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria) lo scorso settembre. Nel tir di Raso, arrestato ad Aosta, sono stati trovati una pistola e un giubbotto antiproiettile. Un’altra arma è stata trovata nel suo capannone a Taurianova (Reggio Calabria).(ansa) ISOLA C. RIZZUTO Danneggiato apparecchio installato sulla 106 Colpi di pistola contro l’autovelox Il sindaco: sfregio alla collettività ISOLA CAPO RIZZUTO. «Uno sfre- gio alla collettività, un gesto contro la sicurezza degli automobilisti che percorrono un tratto di Statale 106 particolarmente pericoloso». Così il sindaco di Isola Capo Rizzuto, Carolina Girasole, ha definito il danneggiamento dell’autovelox comunale posizionato sulla statale 106 jonica, in corrispondenza della pericolosa curva in discesa che precede il bivio di Le Castella. Nelle scorse ore, forse ieri notte, qualcuno ha esploso contro l’autovelox alcuni colpi di pistola calibro 45. I proiettili hanno scalfito l’involucro esterno, blindato, dell’apparecchio. L’episodio è stato segnalato dalla Polizia stradale che ha scoperto il danneggiamento. Sul posto per i rilievi sono intervenuti i carabinieri e la Polizia municipale di Isola. I proiettili hanno lasciato il segno sulla macchinetta che entra in azione quando un automobilista che supera col suo veicolo i limiti di velocità. L’autovelox, però funziona ancora. Ma è il gesto che, secondo il primo cittadino di Isola Capo Rizzuto rappresenta «uno sfregio alle vite che l’autovelox ha salvato». «Il rilevatore – ha scritto nero sui bianco il sindaco Sull’autovelox i segni dei proiettili Carolina Girasole in una nota diramata dal Comune – non è stato messo in quel punto per fare cassa, ma perché lungo quella discesa, in quella curva, sono già state perse troppe vite umane. È un punto molto pericoloso, sul quale abbiamo ritenuto doveroso intervenire per prevenire altre perdite, altri lutti. Cosa che, evidentemente, non importa a chi ha tentato di danneggiare l’autovelox». Ma i colpi di pistola esplosi contro il rilevatore di velocità non sono l’unico atto vandalico compiuto negli ultimi giorni a Isola Capo Rizzuto. «Auto bruciate – ha lamentato Girasole nella nota – danneggiamenti, atti vandalici di varia entità, testimoniano di un clima che si sta facendo davvero troppo caldo. Si tratta di segnali inquietanti, tanto più che alcuni di questi gesti hanno anche un forte significato simbolico». Come il rogo dell’albero di Natale allestito in piazza dalle Giacche verdi con le “padelle” di polistirolo che si usano per le piccolissime piantine di finocchio. «Avevamo allestito quell’albero – ha spiegato Girasole – per richiamare l’attenzione su un problema ambientale molto serio. Ogni anno, infatti, dopo la piantumazione dei finocchi, migliaia di “padelle” di polistirolo vengono bruciate o gettate nei campi o nei corsi d’acqua, con un notevolissimo danno per l’ambiente». «Con le Giacche verdi – ha sottolineato il primo cittadino di Isola – volevamo sollecitare una discussione su questo problema, parlare della possibilità di riciclarle». «E invece qualcuno – ha concluso il sindaco – ha dato fuoco all’albero, ancora una volta in spregio al bene comune, ad ogni ipotesi di confronto civile, ad ogni possibilità di crescita e miglioramento».(l. ab.) CATANZARO Accusati, tra l’altro, di associazione segreta Toghe lucane bis, chiusa l’inchiesta Sono tredici gli indagati eccellenti CATANZARO. A Potenza era attiva un’associazione segreta promossa e diretta dall’allora procuratore generale Vincenzo Tufano e dai suoi sostituti Gaetano Bonomi e Modestino Roca, che, grazie all’acquisizione di notizie riservate su inchieste in corso, intendeva «evitare, indirizzare o bloccare lo svolgimento delle indagini nei confronti di soggetti appartenenti all’avvocatura, all’imprenditoria ed alla politica lucana, nonchè ad altri apparati istituzionali tra i quali l’Arma dei carabinieri». A scriverlo sono il procuratore aggiunto di Catanzaro Giuseppe Borrelli ed il sostituto Simona Rossi, nell’avviso di conclusione dell’inchiesta Toghe Lucane bis. Particolarmente gravi i reati ipotizzati, a vario titolo, nei confronti dei 13 indagati. Si va dall’associa- zione segreta all’associazione per delinquere, dalla calunnia alla rivelazione del segreto d’ufficio, dall’abuso d’ufficio alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio. Tra gli indagati, oltre a Tufano, Bonomi e Roca ci sono anche il pm Claudia De Luca; l’ex capo della squadra mobile di Potenza Luisa Fasano; i carabinieri Antonio Cristiano e Tino Roma; l’ex agente del Sisde Nicola Cervone; il maresciallo della guardia di finanza Angelo Morello; l’imprenditore Ugo Barchiesi; l’ex colonnello dei carabinieri Pietro Gentili; l’autista della Procura generale Marco D’Andrea e l’ispettore della Polizia, Leonardo Campagna. L'associazione segreta, della quale avrebbero fatto parte anche Gentili e la Fasano, in particolare, scrivono i magistrati catanzaresi, avrebbe aiutato vari soggetti «direttamente legati a Bonomi e Fasano, in quanto affidatari di incarichi professionali alla figlia di Bonomi, nonchè capaci di fare ottenere opportunità lavorative nonchè in grado di influire, attraverso il collegamento con esponenti politici locali e nazionali, in particolare con Michele Cannizzaro (ex direttore dell’azienda ospedaliera San Carlo di Potenza, ndr) e con l’on. Salvatore Margiotta (del Pd, che non è indagato, ndr), marito della Fasano, sulla nomina alla dirigenza di uffici giudiziari». L'obiettivo, secondo l’accusa, era quello di fornire l’opportunità alla Procura generale di avviare verifiche disciplinari nei confronti di Woodcock e di «evitare, indirizzare o bloccare lo svolgimento delle indagini». 29 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Cronaca di Catanzaro Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel 0961.723010 / Fax 0961.723012 [email protected] Concessionaria: Publikompass S.p.A. Largo Serravalle, 9 - Cap 88100 Tel. 0961.724090 / Fax 0961.744317 Bilancio di fine anno del questore Roca Oggi, alle ore 10.30, in Questura conferenza stampa del questore Vincenzo Roca sul bilancio di fine anno [email protected] . COMUNE Cardamone informa Reppucci sugli atti prodotti dopo l’opzione di Traversa Ciambrone (Fli) Conferenza stampa con Tallini e Aiello Il prefetto: ci sono i presupposti per mantenere in vita il Consiglio Esposito e Abramo potenziali candidati Ma Scalzo (Pd) gli chiede di «smentire» e sciogliere il civico consesso «Comitato d’affari? Chi ne parla faccia nomi e cognomi» «Per come si sono svolte le cose penso che si sia creato il presupposto per una continuità con il vicesindaco, con la giunta e i consiglieri». Lo ha detto ieri il prefetto Antonio Reppucci in merito alla decisione del Consiglio comunale di dichiarare decaduto da sindaco Michele Traversa, avendo questo optato per restare deputato. «C’è qualcuno – ha aggiunto il prefetto – che mette in dubbio questa procedura. Non ci sono precedenti. Se ci sarà ricorso, ci sarà un Tar che creerà il caso. Io sono convinto, avendo ex post verificato qual è stato l’andamento di questa procedura, che il vicesindaco debba rimanere e gestire l’ordinaria amministrazione fino alle prossime elezioni. Ora ne parlerò con i rappresentanti del centrosinistra e del centrodestra e vedremo cosa fare. Io non ho condizionato la procedura: io sono stato interessato “a tumulazione avvenuta”, quando avevano deciso. A sera, è venuto il Tgr3 ed ha chiesto il mio parere. Solo dal quel momento è diventato pubblico il mio avviso ma non prima: nessuno mi ha chiesto cosa dobbiamo fare né a destra né a sinistra. Se poi vogliono fare polemica la facessero. Io sono sereno, tranquillo. Sono equidistante e imparziale. Io rappresento lo Stato grazie a Dio, non rappresento i partiti». Intanto il presidente del Consiglio comunale, Ivan Cardamone, fa sapere di essersi recato due giorni fa in visita di cortesia dal prefetto «anche allo scopo di informarlo sugli atti prodotti dal Consiglio comunale in ordine alla decisione del Sindaco, «Se si hanno elementi concreti che la città possa essere vittima di un "Comitato di Affari", sino alle elezioni, invito tutti doverosamente a fare nomi e cognomi con denuncia all'Autorità Giudiziaria». Lo ha affermato, in una nota, Luigi Ciambrone, già candidato sindaco per FLI. « Il prefetto – ha spiegato Ciambrone – ha correttamente applicato la normativa vigente e non poteva fare diversamente. Infatti, com'è noto, si procede allo scioglimento anticipato degli organi anche quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi per dimissioni, impedimento permanente, rimozione, decadenza, decesso del sindaco o del presidente della provincia; si tratta tuttavia di uno scioglimento solo formale, finalizzato a consentire le nuove elezioni nel primo turno utile, stante che la legge 8 giugno 1990, n. 142 prevede che fino alle nuove elezioni il consiglio e la giunta rimangono in carica e le funzioni del sindaco vengono svolte dal vicesindaco (esistono, anche, precedenti giurisprudenziali in materia). In caso di successivo impedimento, rimozione o decesso del vicesindaco reggente viene, invece, nominato un commissario». «Quanto da noi da subito sostenuto, ribadito dal prefetto, trova conforto – ha concluso – nelle norme che governano la materia. Questo il dato, incontestabile, giuridico se poi si vuole affrontare il dato politico è un altra cosa». Senatori-sindaci Con una decisione che già fa discutere il Senato smentisce quanto solo una settimana fa è stato deciso alla Camera: la Giunta per le elezioni di Palazzo Madama ha infatti votato contro l’incompatibilità decisa dalla Consulta tra la carica di senatore e quella di sindaco di città con più di 20mila abitanti. Il 14 dicembre, invece, la Giunta delle Elezioni della Camera aveva deciso l’incompatibilità tra la fascia tricolore ed il seggio a Montecitorio. Pertanto i deputati sarebbero incompatibili, i senatori no. Sarà possibile essere sindaco-senatore, ma non sindaco-deputato. Il prefetto Antonio Reppucci: «Io rappresento lo Stato, non i partiti» on. Michele Traversa, di optare per la carica di deputato. Il prefetto – riferisce Cardamone – ha preso atto della deliberazione adottata dal Consiglio senza avere nulla da eccepire». Cardamone ha ricordato che in una dichiarazione all’Ansa il Prefetto aveva dichiarato che «il Comune di Catanzaro non sarà commissariato, ma al Sindaco dimissionario subentrerà il vicesindaco che resterà in carica come facente funzioni fino alle elezioni. Quella tracciata dal Consiglio Comunale con la deliberazione in cui si parla di opzione del Sindaco - aveva aggiunto Reppucci - è una strada praticabile sotto l'aspetto giuridico. All'origine delle dimissioni di Traversa c'é una comunicazione del Presidente della Camera con la quale lo si invita ad optare tra la carica di deputato e quella di sindaco. La scelta di Traversa di rimanere deputato, legata com'é ad un'opzione, ci consente di evitare il commissariamento e di fare subentrare come sindaco facente funzioni il vicesindaco fino alle elezioni che avranno luogo nella prossima primavera». Sulla questione Salvatore Scalzo, capogruppo Pd in consiglio, ha voluto ieri incontrare lo stesso Reppucci: «Un incontro tutto sommato cordiale. Ho esposto le ragioni – fa sapere – per le quali nutriamo forti dubbi per l'atto che non scioglie il consiglio comunale. Ci si attende lo scioglimento del Civico consesso all'indomani dei 20 giorni concessi dalla legge per eventuali ripensamenti. In caso contrario si provvederà ad un esposto ufficiale. Si auspica, infine, la smentita da parte del prefetto delle dichiarazioni rilasciate all'Ansa durante l'ultima seduta del Consiglio comunale e riprese stamane (ieri per chi legge, ndr) dal presidente del consiglio comunale Ivan Cardamone». «Il Pdl è già al lavoro per individuare il candidato a sindaco in sostituzione di Michele Traversa, la cui scelta di dimettersi va comunque rispettata». Lo ha detto ieri il presidente della Regione, Giuseppe Scopelliti, coordinatore regionale del Pdl. «La scelta di Traversa - ha aggiunto - non è facile da accettare proprio per il valore e la qualità dell'uomo in termini anche di cultura del fare. Michele, quando é stato presidente della Provincia, era conosciuto come l'uomo del detto-fatto. La politica ha bisogno di uomini come lui. Traversa, però, nel momento in cui è stato eletto sindaco, si è posto il problema di dovere effettuare scelte dolorose nella gestione del Comune a causa delle difficoltà finanziarie ed il buco di bilancio che si registra. Dopo avere insistito con lui sulla possibilità di farlo recedere dalla sua scelta, ho dovuto prenderne atto con il ri- spetto che merita una persona che ha sempre dedicato il suo tempo, con amore e con passione, alla sua città ed al proprio territorio. Adesso dobbiamo scegliere il miglior sindaco che possa guidare questa fase difficile e complessa della città e fare certamente risogere una buona amministrazione comunale, con il superamento delle difficoltà che sono emerse». TALLINI E AIELLO. Intanto gruppi di maggioranza al Comune hanno convocato per domani 23, alle ore 12, nella Sala Concerti di Palazzo De Nobili, una conferenza stampa per illustrare la loro posizione «sulla situazione politico-amministrativa scaturita dopo la decisione dell’on. Traversa di optare, dimettendosi da sindaco, per la carica di deputato». Alla conferenza stampa saranno presenti gli assessori regionali Domenico Tallini e Piero Aiello. PD Davide Zoggia sulle elezioni “forzate” «Un nuovo colpo dopo la scure dei tagli» «La crisi inattesa ed inedita al Comune aperta dalle dimissioni dell’On. Michele Traversa che ha scelto di rimanere alla Camera i porterà a nuove elezioni nella primavera prossima costituendo un ulteriore elemento di negatività politica ed istituzionale per la Calabria». Lo ha affermato, in una nota, Davide Zoggia, Responsabile nazionale Enti locali del Pd. «Un nuovo colpo – secondo Zoggia – per una regione già colpita dai tagli irrazionali del precedente governo di centrodestra. Occorre ricostruire anche a Catanzaro un nuovo e diverso tessuto democratico, disinnescando l’intreccio perverso tra i poteri criminali e le numerose, troppe collusioni con la sfera politica ed istituzionale. Per questo è necessario chiamare le forze vive della città perché insieme si riconoscano in un nuovo patto civico». 31 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio . ALTA TENSIONE 2 L’arresto del consigliere comunale del Pdl Plutino per concorso esterno apre scenari inquietanti. Naso al suo posto a Palazzo San Giorgio Il clan Caridi era penetrato nella “zona grigia” La tanica di benzina sull’auto di Nucera che si rifiutò di assumere una nipote dei Borghetto Tonio Licordari Il clan Caridi penetra nella “zona grigia”. Indagini a intreccio. “Patriarca”, “Crimine”, “Alta tensione” confermano che i tentacoli della piovra che si allunga sulla città trovano sempre un comune denominatore. E la politica anche in questa inchiesta si lascia coinvolgere. E così Magistratura e Polizia “catturano” un altro amministratore che sarebbe caduto in tentazione, Giuseppe Plutino (Pdl), già assessore all’Ambiente e oggi consigliere comunale. Questa medaglia ha un rovescio positivo, quello che vede il consigliere regionale del Pdl e segretario questore dell’Ufficio di presidenza, Giovanni Nucera, opporsi all’assunzione presso la sua struttura speciale di Maria Cuzzola, nipote dei Borghetto. «Nucera si oppone – dice il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone in conferenza stampa – alle pressioni di Domenico Condemi, spalleggiato da Plutino, e per risposta riceverà una minaccia in piena regola: una tanica di benzina lasciata sopra la sua autovettura». L’episodio risale al 9 marzo scorso. Siamo nella vasta area di Modena-Ciccarello-San Giorgio Extra, «zona tenuta sotto controllo – dice il questore Carmelo Casabona che apre la conferenza stampa – dal “sodalizio” Caridi-Zindato-Borghetto, clan che si muove all’ombra della cosca Libri». Il questore, nel ricordare l’altra indagine, “Alta tensione”, che ha portato all’arresto di decine di persone sempre del gruppo Caridi-Borghetto-Zindato. spiega che «questa è un’inchiesta significativa sia perché conferma che esistono collegamenti elettorali tra i clan e certi politici sia perché anche in questo caso si registrano sequestri preventivi di beni». Al tavolo della conferenza stampa c'è anche il colonnello Carlo Pieroni, vice comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri. Il dott. Pignatone spiega il ruolo che i carabinieri hanno avuto in questa operazione condotta dalla Squadra Mobile, guidata da Renato Cortese. «La Polizia – dice il capo della Dda – ha utilizzato preziose intercettazioni nell’ambito dell’operazione “Crimine” che erano state effettuate dai Carabinieri. Ho già detto in più circostanze che in questa provincia il valore aggiunto nella lotta alla criminalità è questa sinergia che esiste tra tutte le Forze di Polizia (Questura, Carabinieri, Finanza). Le indagini della Squadra Mobile, alla quale rinnovo i miei complimenti, coordinati dal dott. Marco Colamonici, hanno portato all’arresto di cinque presunti affiliati che debbono rispondere in primis di associazione mafiosa più altri reati (estorsione, minacce, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi, anche da guerra ed esplosivi), più il fermo di Leo Caridi che è considerato il reggente dell’omonima cosca, essendo i suoi fratelli Santo e Bruno in galera. Per Plutino invece c'è l’accusa di concorso esterno. Fiancheggiava le cosca per ottenere poi in cambio i voti, come per esempio nelle ultime amministrative». Il dott. Renato Cortese si sofferma sui particolari dell’indagine. «Gli arrestati – dice – controllavano il territorio puntando su un forte vincolo associativo che teneva in soggezione il territorio. Si sa che ancora l’omertà impone alla gente di parlare. Si paga il pizzo per evitare il peggio. Questa è gente che minacciava, danneggiava. La conferma dei collegamenti tra varie cosche della provincia emerge anche da questa in- Mafia e politica Il messaggio inascoltato del Procuratore A Pino Plutino Domenico Condemi Filippo Condemi Vincenzo Lombardo Vincenzo Rotta Rosario Calderazzo Leo Caridi, fermato dalla Dda dagine: i fratelli Condemi, per esempio, sono stati intercettati mentre parlavano con Domenico Oppedisano considerato il capo crimine». Il dott. Francesco Giordano, capo della quinta sezione della Mobile che si occupa di reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione, ha messo in luce tre particolari dell’indagine. «Nei confronti della gioielleria Basile sono stati esplosi colpi di pistola contro la saracinesca perché i titolari si sono rifiutato di consegnare denaro ai fratelli Condemi sotto forma di contributo per la festa patronale di Gallicianò. Secondo: nell’ultima campagna elettorale per le amministrative in un locale è stato impedito di esporre manifesti che non fossero di Plutino. Terzo: questa cosca controllava anche i rom di Modena. Se a qualcuno veniva rubata l’auto, bastava rivolgersi a loro, pagando una quota s'intende, per vedersela ritornare». Insomma il fenomeno del cosiddetto “cavallo di ritorno” di cui Reggio purtroppo “vanta” il primato. Ma c'è un altro particolare che viene messo in luce da Renato Cortese: dai rom alle ultime elezioni sono arrivate a Giuseppe Plutino 64 preferenze, ben 24 in più delle 40 preventivate. Il capo della Squadra mobile ricorda anche «il chiosco di frutta a San Giorgio, che secondo quanto ha riferito il pentito Moio è stato sempre il punto di riferimento del clan Caridi. In questa operazione quattro aziende sono state sequestrate: la rivendita ortofrutticola, un punto vendita all’ingrosso di caffè, la Caridol e la Cafer». La conferenza si chiude con una battuta del colonnello Pieroni che ribadisce l’importanza della sinergia tra le Forze di Polizia. «Non è la prima volta – dice – che nel corso di un’indagine ci troviamo allo stesso tavolo». Il consigliere regionale Giovanni Nucera non ha inteso fare dichiarazioni. A Palazzo San Giorgio dovrebbe subentrare a Giuseppe Plutino un giovane del Pdl, Pasquale Naso, che al momento è il primo del non eletti che alle ultime amministrative aveva ottenuto una buona affermazione. ncora un’indagine della Magistratura “entra” a Palazzo San Giorgio. Finisce in galera il consigliere comunale, Giuseppe Plutino del Pdl. Certo siamo ancora al primo stadio dell’indagine e l’esperienza invita ad andare cauti. L’esempio di Massimo Labate docet. La lettura delle carte investigative però sembra confermare che Giuseppe Plutino abbia avuto rapporti con coloro che secondo gli inquirenti rappresentano l’antistato a Modena, Ciccarello, San Giorgio Extra con il preciso obiettivo di ricavare benefici elettorali. Indubbiamente questo arresto crea imbarazzo nella maggioranza di centrodestra che governa il Comune, tanto da autorizzare gli oppositori e parlamentari come Angela Napoli e Doris Lo Moro, a chiedere l’accesso antimafia al Comune. E c’è chi spinge oltre e chiede lo scioglimento del Consiglio. Tempo fa il procuratore della Repubblica Giuseppe Pignatone in un’intervista a “Gazzetta del Sud”, rispondendo ad una precisa domanda se ancora ci sono casi di politici che si rivolgono alla ‘ndrangheta, ci ha risposto: «I più hanno capito che non bisogna farlo, altri ancora continuano. Ma li scopriremo». Evidentemente ancora c’è chi non ha saputo leggere quel messaggio del capo della Dda.(to. lic.) 32 Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 33 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Cronaca di Reggio Cronaca di Reggio . . ALTA TENSIONE 2 Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche risulta chiaro agli investigatori l’impegno della cosca Caridi a favore del consigliere comunale LE REAZIONI POLITICHE: IL PD CHIEDE L’INTERVENTO DEL VIMINALE «Sulla scheda dite a tutti di scrivere Plutino» I fratelli Condemi, in particolare, si preoccupavano di recuperare consensi e catechizzare gli elettori sul voto “corretto” Domenico Malara Dalle intercettazioni telefoniche e ambientali a carico dei fratelli Domenico e Filippo Condemi, effettuate nel corso della campagna elettorale per le elezioni comunali e provinciali del 15 e 16 maggio 2011, emerge chiaro l’impegno profuso dagli stessi, oltre che da altri soggetti riconducibili alla cosca Caridi, in favore della candidatura di Giuseppe Plutino, all’epoca assessore alle politiche ambientali del Comune di Reggio, per l’elezione al Consiglio comunale. Gli inquirenti ritengono particolarmente interessante una conversazione telefonica tra Domenico Condemi e Vincenzo Lombardo, nel corso della quale Condemi chiede a Lombardo, che si trovava a Parma, se avesse fatto rientro a Reggio prima delle elezioni amministrative. A tale richiesta Lombardo risponde di avere già preso accordi con tale Pino, al quale aveva confermato che avrebbe fatto rientro a Reggio circa dieci giorni prima delle consultazioni elettorali, invitando lo stesso Condemi, già in possesso di una determinata lista, ad iniziare a parlare con le persone a lui più vicine. Il primo dato ad emergere, dunque, è il comune impegno di Vincenzo Lombardo, soggetto già attenzionato nell’ambito dell’operazione “Crimine”, e di Domenico Condemi, in favore di un candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di nome Pino, dagli investigatori identificato in Giuseppe Plutino, con cui essi avevano già preso accordi. I rapporti tra Plutino e Condemi emergono dall’intercettazione telefonica del 5 aprile 2011 quando Condemi informa l’allora assessore Plutino del decesso del nonno di Lombardo. Mentre altre conversazioni registrate nella stessa circostanza evidenziano come i due avessero partecipato insieme ai funerali del congiunto di Lombardo, che conferma l’esistenza di rapporti diretti tra i tre soggetti. Altro elemento che testimonia il legame esistente tra Domenico Condemi, Vincenzo Lombardo e Giuseppe Plutino sono due conversazioni registrate il 9 e 10 maggio 2011, tra Lombardo e Condemi, nelle quali i due parlano riguardo una licenza-permesso elettorale per la quale Lombardo aveva interessato Plutino. Dalle conversazioni si evince la preoccupazione di Lombardo di non riuscire a rintracciare Plutino per avere la licenza elettorale, col conseguente rischio di non poter fare rientro a Reggio in occasione della campagna elettorale. Ricevuta la chiamata di Lombardo, Condemi telefona immediatamente a Plutino per metterli in contatto. Dalla intercettazioni riguardi Condemi emerge come, nella campagna elettorale in favore di Plutino, fosse impegnato anche Rosario Calderazzo, il quale risulta essere collegato a Lombardo con cui interagisce sempre in relazione alla campagna elettorale di Plutino. Emerge, quindi, come gli uomini più affidabili e prossimi a Condemi, si stiano preparando alla competizione elettorale in favore di Giuseppe Plutino. Nello stesso periodo sull’utenza radiomobile in uso a Condemi è stata registrata un’altra conversazione che, nel confermare l’impegno di questi per le sorti elettorali di Plutino, evidenzia come anche Calderazzo – soggetto con precedenti penali per associazione a delinquere, ricettazione, riciclaggio ed estorsione – si fosse impegnato in favore di Pino Pluti- no per la campagna elettorale in corso. Condemi, infatti, invitava Calderazzo, che in quel momento si trovava a Roma, a fare rientro a Reggio in quanto dovevano fare la campagna elettorale, circostanza di cui era ben a conoscenza Calderazzo che aveva già iniziato a darsi concretamente da fare, in considerazione degli accordi già presi con Plutino. La parte finale del dialogo intercettato evidenzia, inoltre, come Calderazzo avesse preso accordi con il compare di Condemi, Vincenzo Lombardo, per fare rientro in città in occasione dello svolgimento della campagna elettorale. Un’altra intercettazione fa emergere i contatti esistenti tra i protagonisti del dialogo e un altro soggetto, Vincenzo Rotta, che dal tenore della conversazione risultava essere particolarmente vicino a Condemi, tanto che Calderazzo, non ottenendo risposta al telefono da quest’ultimo, chiama proprio Rotta. Gli investigatori tengono in particolare considerazione la posizione di Vincenzo Rotta, legato a Domenico Condemi e a Rosario Calderazzo, ed anch’egli sostenitore della candidatura di Plutino. Il dato risulta importante considerata la caratura criminale di Rotta emersa nel corso delle indagini, durante l’attività d’intercettazione condotta nei confronti di Carmelo Mandalari, soggetto ritenuto appartenente alla cosca Rosmini. Dal tenore delle conversazioni registrate in quei giorni, anche Rotta risultava impegnato nella campagna elettorale in corso, in favore di Giuseppe Plutino. In una intercettazione, infatti, Rotta raccomanda al figlio di impegnarsi a recuperare voti in favore di Plutino, e sopratutto di fare saper in giro del loro concreto impegno in favore di questi. Motivo LA DENUNCIA DI GIOVANNI NUCERA «Ho avuto paura quando hanno iniziato a minacciare mio figlio» L’uscita dalla Questura del consigliere comunale Giuseppe Plutino dell’impegno appariva in particolare la sistemazione lavorativa del figlio, promessa da Plutino. Altro soggetto impegnato nella campagna elettorale è Filippo Condemi, fratello di Domenico, indicato anch’esso dal collaboratore di giustizia Roberto Moio quale appartenente alla cosca Caridi. A testimoniare l’impegno anche da parte di Filippo Condemi in favore di Plutino vi è una conversazione telefonica del 29 aprile 2011 tra lo stesso Condemi e una ragazza che era stata cooptata per la raccolta di voti e che Condemi catechizzata su come impe- gnare gli elettori a dare il voto («…stategli di sopra alle persone, fatti dire, tipo, di darti la sezione, gli devi dire dove glieli hai trovati, tipo, tipo che al candidato gli devi portare le sezioni, hai capito?». Alla domanda se «si deve scrivere il nome?», Filippo Condemi rispondeva: «E il nome Plutino!», invitandola a passare dalla segreteria a ritirare i fac-simile. Appare chiaro, dunque, agli investigatori, il comune impegno di tutti gli indagati nel reperimento di consensi in favore della candidatura di Giuseppe Plutino. Questo è uno stralcio della denuncia del consigliere regionale Giovanni Nucera, vittima di un attentato intimidatorio. «Nel mese di aprile 2010 sono stato avvicinato da tale Domenico Condemi, figlio di Giuseppe Condemi, il quale con tono minaccioso mi chiedeva di attribuire ad una terza persona, tale Maria Cuzzola, un posto di lavoro; alla mia risposta negativa, dovuta all’impossibilità oggettiva di assecondare quanto richiestomi, Condemi si arrabbiava e si allontanava repentinamente dalla stanza, manifestando tutta la sua contrarietà ed avvertendomi che dalla mia risposta sarebbero potute discendere conseguenze negative per me, non meglio precisate...». «Conoscevo da tempo Domenico Condemi, in quanto vissuto nel quartiere di mia residenza, tuttavia per poter parlare del mio rapporto con lui devo necessariamente illustrare quello con Giuseppe Plutino, attuale consigliere comunale ed ex assessore del comune di Reggio: nel 2002, in occasione delle elezioni comunali dell’epoca, decisi di appoggiare la sua candidatura... nella successiva competizione elettorale, rinnovai il mio appoggio al predetto che questa volta riuscì ad essere eletto... successivamente, nel corso della preparazione alla campagna elettorale delle regionali 2010, alle quali sarebbe dovuto essere Plutino stavolta a sostenere la mia candidatura, quest’ultimo mi rappresentò un problema circa la delusione da parte di alcuni suoi parenti, i quali si sarebbero aspettati, per il tramite del mio aiuto, una collocazione lavorativa che non era mai avvenuta... a quel punto, sempre da Plutino, mi fu fatto il nome di una terza persona, tale Maria Cuzzola. A questa richiesta mi dimostrai disponibile perchè dalle verifiche fatte, mi risultava essere diplomata, infermiera e priva di pendenze giudiziarie di qualsiasi tipo... la Cuzzola fu assunta con un contratto di collaborazione a progetto... successivamente alla scadenza del contratto, Plutino tornò a sollecitare il mio intervento...». «Ricordo che anche mio figlio Francesco Nucera, nel mese di aprile, fu avvicinato e gravemente minacciato da Domenico Condemi sempre in relazione alla sua pretesa d’assumere la Cuzzola presso la mia struttura: quando mio figlio mi riferì l’accaduto, mi preoccupai notevolmente e chiamai subito il dott. Giambra per raccontargli quanto successo... quando il dott. Giambra mi sollecitava a riferire all’autorità giudiziaria gli episodi a lui confidati, sono stato sempre restio per il timore delle conseguenze che da ciò sarebbero potute accadere a scapito mio e della mia famiglia...».(do.mal.) Filippo Condemi, uno dei sei arrestati, mentre esce dalla questura scortato da due poliziotti Idv, Pdci, Sel e Fli dicono basta: «Si sciolga il Consiglio comunale» «La misura ora è colma, si accelerino le procedure per lo scioglimento del Comune. L’arresto del consigliere Pdl Giuseppe Plutino è l’ultimo di una serie di episodi inquietanti. Prima il controllo della 'ndrangheta sulle società miste del Comune, poi il coinvolgimento dell’assessore Morisani in un’intercettazione sullo scambio di voti mafiosi, oggi l’arresto di un consigliere di maggioranza, trasformano il caso Reggio in un vulnus democratico. Unitamente a Slega la Calabria ed Energia Pulita – afferma Andrea Di Martino, commissario provinciale Sel –, abbiamo consegnato al prefetto 2.000 firme di cittadini stufi di questo andazzo. Nei giorni scorsi avevamo chiesto l’invio della commissione d’accesso sollecitando al Sindaco un atto di dignità politica. C’è stata incosciente indifferenza da parte di chi governa questa città. L’ultimo arresto è un atto grave e irreversibile. Bisogna ripristinare le regole democratiche e la legalità a Reggio, per cui non si può attendere un secondo di più: bisogna urgentemente sciogliere il Consiglio per infiltrazione mafiosa». «L’arresto del consigliere comunale Giuseppe Plutino, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, credo non possa più esimere il ministro dell’Interno dall’avviare adeguate procedure per lo scioglimento del Consiglio comunale», incalza l’on. Angela Napoli (Fli), componente della Commissione parlamentare antimafia. «Già nello scorso mese di novembre dalle indagini che avevano portato all’operazione “Sistema” contro alcuni presunti affiliati alla cosca Crucitti della 'ndrangheta – aggiunge – è emerso che per infiltrarsi nel Comune, il capo della cosca, Santo Crucitti, aveva fatto convogliare i propri voti e quelli dei suoi gregari su Pasquale Morisani, attuale Assessore ai lavori pubblici presso il Comune della Città. L’operazione “Astrea” ha evidenziato il controllo della cosca Tegano sulla Multiservizi, società di cui il Comune detiene il 51%, e che fino allo scorso anno ha avuto, quale suo consulente, il commercialista Demetrio Arena, oggi sindaco. Per non parlare di quanto è emerso dall’inchiesta “Meta”, con il coinvolgimento di ex consiglieri comunali, imprenditori affidatari di incarichi e assunzioni varie da parte del Comune. Nessuno può più continuare ne a chiudere gli occhi». E anche Idv e Pdci si associano alla richiesta di scioglimento del consiglio comunale. «Apprendiamo che tra gli arrestati vi è Giuseppe Plutino, consigliere comunale di Reggio Calabria del Pdl in carica da tre mandati. Mi chiedo e chiederò al Ministro dell’Interno, nel corso dell’audizione prevista presso la Commissione Affari Costituzionali della Camera, cos’altro deve succedere perchè si proceda a una seria verifica di quanto succede a Reggio Calabria», conclude l’on. Doris Lo Moro (Pd).(p.g.) IL CENTRODESTRA Arena: fiducia nei magistrati ma vietato strumentalizzare «Ho massima fiducia nella Magistratura affinché faccia piena luce sulle imputazioni che hanno determinato la misura cautelare a carico del consigliere comunale Plutino – dichiara il sindaco Demetrio Arena –. Auspico che il consigliere possa chiarire, nelle sede competenti, la sua posizione. In questi primi mesi, Plutino, dopo aver smaltito la profonda amarezza per non essere stato designato dal partito in giunta, ha svolto puntualmente il ruolo di consigliere comunale. Duole, invece, dover registrare il perpetuarsi di azioni irresponsabili a opera di taluni soggetti che, nonostante in passato abbiano ricoperto cariche istituzionali di rilievo, continuano a strumentalizzare un tema delicato come la giustizia, per evidenti interessi personali legati alla carriera politica. Ciò è ancor più grave se si considera che la comunità che ho l’onore di rappresentare è impegnata a supportare Magistratura e Forze dell’Ordine nella lotta alla criminalità organizzata. I continui sforzi per condizionare l’operato delle Istituzioni da parte degli on. Napoli e Lo Moro, evidenziano un tentativo di prevaricazione delle regole e dei ruoli». Rincara la dose il sen. Antonio Gentile: «All’on. Lo Moro rispondiamo che la nobile questione dell’antimafia non deve diventare sterile strumento di polemica politica quotidiana. Fatti personali di soggetti incensurati vanno inquadrati - aggiunge – con senso di ferrea difesa della legalità ma anche della presunzione di innocenza. Voglio ricordare all’on. Lo Moro che a Cosenza, alla Provincia e al comune di Rende, si trovano indagati per voto di scambio con la mafia consiglieri: eppure nessuno del centrodestra ha chiesto lo scioglimento degli enti».(p.g.) LE LOGICHE CRIMINALI L’uscita dalla Questura di Domenico Condemi detto “Doddi” Spari contro la gioielleria per la festa di Gallicianò Il rifiuto di contribuire alla festa di Gallicianò e la pioggia di proiettili alla saracinesca della gioielleria Basile. Due vicende in apparenza avulse che però hanno una matrice comune. Il collegamento è emerso nel corso delle indagini che hanno consentito di far luce sul danneggiamento della oreficeria la cui saracinesca è colpita da una decina di colpi di arma da fuoco nella notte del 3 settembre. Episodio che sembrerebbe ascrivibile agli ambienti criminali del territorio di San Giorgio e vede protagonista il Domenico Condemi, detto Doddi. Il danneggiamento denunciato dalla titolare della gioielleria Marianna Olandese, mentre il figlio Raffaele Basile, che collabora nella conduzione dell’esercizio commerciale, veniva sentito. Entrambi dicevano di non essere in grado di individuare causa e autori del gesto criminoso e di non aver ricevuto richieste estortive. Ma nei momenti precedenti alla verbalizzazione Raffaele Basile in una conversazione informale riferiva una circostanza. Il commerciante aveva precisato che qualche giorno prima Caridi lo aveva avvicinato, gli aveva rappresentato la necessità di sostituire il cinturino dell’oro- logio, Basile aveva risposto che in quel momento era sprovvisto ma che avrebbe provveduto nei giorni successivi. La sera precedente il danneggiamento lo stesso Caridi, alla chiusura della gioielleria, si era presentato nuovamente in negozio per lo stesso motivo. La mattina seguente, intorno alle 8 proprio nei momenti concitati per il danneggiamento patito, Giuseppe Caridi lo aveva avvicinato e con tono sorridente aveva chiesto nuovamente del cinturino. Nei giorni successivi Basile aveva ricostruito un altro episodio ricordando che gli era stato richiesto, al pari degli altri commercianti della zona, un contributo per la festa di Gallicianò luogo di origine di molti dei componenti della cosca Caridi. Al momento della chiusura serale si erano presentati per richiedere il contributo Doddi, identificabile come Domenico Condemi e il cognato. Alla richiesta avanzata, il commerciante aveva opposto un secco rifiuto precisando che negli anni precedenti aveva sempre aderito alle richieste. Ricostruzione da cui si evince che la causa scatenante potrebbe essere il mancato contributo per la festa di Gallicianò. (e.d.) 39 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Reggio Tirrenica . ROSARNO I carabinieri hanno arrestato Rocco e Gaetano Palaia, padre e figlio TAURIANOVA Cosca Pesce, padre e figlio nei guai scoperta una cassaforte con gioielli In Consiglio comunale dibattito sugli attentati Apposti i sigilli anche a due aziende, individuate armi e munizioni TAURIANOVA. Oltre che per di- cevano emergere gravi illeciti in materia ambientale e di illecito smaltimento di rifiuti. Inoltre «le gravi carenze igienico-sanitarie riscontrate, come si lege nella nota, hanno portato al sequestro di una vasta area aziendale dell’estensione di quattro ettari e con all’interno attrezzature per oltre un milione di euro». Grazie alle indicazioni di Giuseppina Pesce è stato sequestrato anche il contenuto di una cassaforte occultata in una casa disabitata che gli investigatori considerano nella disponibilità degli affilitati ai Pesce. In un armadio blindato, i militari rinvenuto un “tesoretto” del valore di oltre 200.000 euro, composto da numerosi monili in oro tempestati di pietre preziose (anelli, collane, orecchini, bracciali) e vari orologi – anche in oro massiccio – di prestigiose “Patek Philippe”, “Rolex” e “Cartier”. Non c’è la conferma ufficiale ma i Carabinieri ritengono che gli oggetti di valore potrebbero essere provento di una rapina messa a segno da soggetti della cosca Pesce qualche tempo fa ad una gioielleria della Piana, secondo quanto riferito dalla collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce nel corso di un’udienza al Tribunale di Palmi nel processo contro la cosca Pesce All Inside. Una pista quella aperta dalla collaboratrice che ha permesso ai militari di portare a termine questa ulteriore operazione, nell’ambito di un filone che da tempo sta interessando Rosarno e la storica cosca dei Pesce.(a.n) scutere sulla sanità, a breve sarà indetto un consiglio comunale aperto per dibattere sulla questione sicurezza. Lo ha assicurato il sindaco, Domenico Romeo, che ha accolto pressanti richieste provenienti da organi di informazione, esponenti politici e cittadini. In particolare, il primo cittadino, ha diffuso una nota stampa nella quale dichiara di «accogliere con grande piacere l’appello in merito alla richiesta di inserire all’o.d.g. del prossimo Consiglio Comunale, oltre che la discussione sul problema della sanità in questo Comune, anche quello del fenomeno della “microcriminalità” che già da alcuni mesi ha avuto una escalation nel nostro territorio». Anche Romeo, come era stato fatto da altri politici, cita l’ultimo grave episodio verificatosi in ordine di tempo, «quello che ha interessato quella persona perbene, valente professionista del foro di Palmi, onesto cittadino taurianovese, l’avv. Gaetano Filippone, vittima di un sequestro di persona lampo e del furto nella propria abitazione». Il sindaco precisa che «pubblicamente sono stati denunciati fatti criminosi messi in atto da forze occulte contro esemplari cittadini che esercitano con onestà e correttezza la loro attività commerciale, contro altri cittadini e contro questa amministrazione» Romeo aggiunge pure che «è stata richiesta al prefetto di Reggio Calabria la convocazione del Comitato per la sicurezza pubblica ed in quella sede mi sono state fornite rassicurazioni sull’incremento dell’attività di controllo di tutto il territorio comunale».(d.z) GIOIA TAURO. Operazione dei carabinieri contro la cosca Pesce. Tutto parte dalle dichiarazioni di Giuseppina Pesce, sequestrate armi, imprese per carenze igieniche, una vasta area aziendale; in una cassaforte dentro una casa abbandonata son o stati trovati molti preziosi e orologi, i carabinieri presumono siano frutto di una rapina ad una gioielleria. Una vasta operazione portata avanti dai carabinieri è scattata a Rosarno. La sezione del Ros e del Comando Provinciale di Reggio Calabria su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, hanno eseguito varie perquisizioni nel centro abitato e nelle campagne di Rosarno, finalizzate alla ricerca di armi ed alla cattura del latitante Giuseppe Pesce, considerato dagli inquirenti l’attuale reggente dell’omonima cosca. In una nota diffusa ieri si legge che «l’attività disposta era il frutto di riscontri a recenti dichiarazioni rese dalla collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce. I controlli posti in essere nell’arco dell’intera giornata hanno impegnato un complesso dispositivo dell’Arma dei Carabinieri supportato dai Reparti specializzati (tra cui lo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria di Vibo Valentia, il N.o.e. ed il N.a.s.) ed il Corpo dei Vigili del Fuoco». Presa di mira un’azienda agrumaricola, dove sono stati scoperti e sequestrati un revolver di grosso calibro (Colt Python cal. 357 magnum), una pistola semiatomatica I gioielli custoditi in una cassaforte scoperta dai carabinieri Pistole e munizioni sequestrate (Mauser cal. 7,65) e numerose munizioni; le armi erano in perfetto stato di conservazione e pronte all’uso (nella modalità di pronto impiego definita “a colpo in canna”). Nell’occasione sono stati tratti in arresto - per concorso nel reato di detenzione abusiva di armi e munizioni - Gae- tano Palaia cl. 76 ed il padre Rocco cl. 49, entrambi noti alle forze dell’ordine e sono state sequestrate tre imprese di trasformazione agrumaria: “Derivati Agrumari Santa Lucia, T.l.a. e Derivati Agrumari San Gennaro”, tutte di proprietà dei Palaia. Le verifiche dei militari fa- Una panoramica di San Giorgio Morgeto Il BLITZ Trovate cartucce e pistola Inchiesta di Torino, tre persone in manette a San Giorgio Morgeto TAURIANOVA. Tre arresti sono stati compiuti dai carabinieri della compagnia di Taurianova a San Giorgio Morgeto nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Torino. Ieri, i militari dell’Arma, a seguito di perquisizioni delegate dai Pm torinesi, in ordine ad una vasta indagine nei confronti di personaggi collegati con la famiglia di ’ndrangheta dei Facchineri di Cittanova, hanno proceduto a diverse perquisizione in San Giorgio Morgeto. Durante questi accertamenti, stando a quanto riferito dagli stessi inquirenti, all’interno di un capannone in contrada “Don Paolo”, in uso alla ditta “R.R. s.n.c. di Raso-Raffa”, i carabinieri avrebbero rinvenuto una pistola semiautomatica. Questa, avvolta da uno straccio, era nascosta all’interno di una cassetta in plastica di colore giallo, comunemente usata per il trasporto dell’uva ed accatastata insieme a numerose altre cassette dello stesso tipo. L’arma è risultata priva di marca, in buono stato di manutenzione e dotata di caricatore contenente 7 cartucce cal. 7,63x25 Mauser. Unitamente alla pistola veniva- no rinvenute n.38 cartucce cal.7,63x25 Mauser e n.7 cartucce cal.7,62x25 S&B, tutte in buono stato di conservazione. Dopo alcune verifiche i militari dell’Arma hanno ritenuto che il capannone in questione fosse nella disponibilità di alcuni soggetti di San Giorgio e pertanto hanno proceduto all’arresto di Michele Raffa, di 67 anni, Michele Salvatore Raffa (19) e Giorgio Raffa (41). L’accusa nei loro confronti è di detenzione abusiva di arma clandestina, detenzione abusiva di munizionamento e ricettazione. Nella medesima circostanza sono stati denunciati per gli stessi reati, Vincenzo Raffa (35 anni), fratello di Giorgio, e Michele Raso, già colpito da provvedimento di fermo nell’ambito della stessa indagine dal Gruppo di Aosta. Secondo quanto reso pure noto, Vincenzo e Giorgio Raffa risultano altresì indagati, insieme a Romeo Tropiano (49 anni) ed altri esponenti vicini alla famiglia Facchineri residenti nelle provincie di Bologna ed Aosta, nell’ambito della stessa indagine, per delitti di estorsione ed associazione di stampo mafioso.(d.z) Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 40 Reggio Tirrenica . SANITÀ Su disposizione della procura della Repubblica di Palmi PALMI Erano stati apposti i sigilli Scatta il sequestro di due reparti e altri locali dell’ospedale di Oppido Il campo di calcetto “Santa Maria” assegnato agli scout Ivan Pugliese PALMI Nel mirino dei carabinieri Radiologia, Ginecologia e il punto prelievi. Si mobilitano il sindaco e l’Asp Vincenzo Vaticano OPPIDO I carabinieri del nucleo operativo ecologico e del nucleo antisofisticazione di Reggio Calabria , coadiuvati dai colleghi della locale stazione, hanno eseguito, su delega della procura della Repubblica di Palmi guidata dal dr. Giuseppe Creazzo, il sequestro preventivo d’urgenza di alcuni locali funzionanti presso il locale ospedale. L’operazione, scaturita essenzialmente dal sopralluogo effettuato dai Noe, dai Nas, e dai carabinieri di Oppido, presso lo stesso nosocomio in data 29/11/2011, è scattata ieri mattina ed ha riguardato, nella fattispecie, il sequestro del reparto di radiologia, di ginecologia, del punto prelievi e di un’area esterna occupata da rifiuti bituminosi e di demolizione. Un inaspettato blitz, che, a quanto pare, ha sorpreso gli amministratori locali, impegnati proprio in questo periodo - unitamente ai vertici dell’Asp 5 - in una frenetica attività finalizzata alla rimozione di tutte quelle risultanze negative (in materia di igiene e sanità, sicurezza dei luoghi di lavoro e salubrità degli ambienti) evidenziate dal rapporto del nu- cleo antisofisticazione e sanità dell’Arma dopo l’ispezione di fine novembre che, tra l’altro, determinò il blocco dei ricoveri. «Grazie alla sensibilità e all’interessamento dimostrato dall’Azienda sanitaria reggina – ha voluto precisare a tal proposito il sindaco Bruno Barillaro – è stato già presentato alla Regione, da parte del direttore generale dell’ Asp 5 Rosanna Squillacioti, per il visto, un progetto definitivo di 2.000.000 di euro sulla cui esecuzione c’è la piena disponibilità del governatore Giuseppe Scopelliti. Su disposizione della dott.ssa Squillacioti – ha aggiunto – alcuni lavori ritenuti urgenti sarebbero stati eseguiti ricorrendo alla utilizzazione di fondi economali dell’Azienda». Subito dopo l’apposizione dei sigilli ai predetti locali, il primo cittadino di Oppido ha provveduto a contattare i responsabili dell’Azienda per informarli dell’accaduto e investirli del problema. Dalla dott.ssa Squillacioti ha ottenuto Il sindaco Bruno Barillaro ha preso posizione dopo i sequestri dei reparti l’assicurazione che l’Azienda presenterà immediatamente (probabilmente oggi) istanza al giudice competente per il dissequestro dei locali in modo da poter effettuare i lavori (peraltro già programmati) necessari a rimuovere le cause che hanno generato il sequestro. Lavori che, soprattutto per quanto riguarda il reparto radiologia, sono, come ha evidenziato il sindaco, di scarsa consistenza. In merito poi agli altri due locali soggetti al sequestro preventivo, Barillaro ha voluto precisare come il reparto di ginecologia fosse stato già dismesso e spostato ricorrendo ad altri locali. Per quanto attiene al punto prelievi, esso sarà riattivato e ripristinato nel giro di qualche giorno, presso i locali comunali del poliambulatorio medico (nella frazione Tresilico), a spese del Comune. La speranza degli amministratori comunali è, in ultima analisi, quella di essere messi in condizione di sanare, insieme all’Azienda sanitaria, tutte quelle situazioni che, in atto, impediscono all’ospedale di espletare in modo efficace tutte quelle funzioni indispensabili all’utenza di un territorio particolarmente svantaggiato e ad alto rischio di isolamento. Sopra l’ospedale di Oppido e sotto una manifestazione di protesta del 2008 A poco più di un mese di distanza dal sequestro disposto dalla Procura di Palmi ed effettuato dalla Polizia locale, il campo di calcio denominato “Santa Maria”, interamente edificato su area pubblica recintato e adibito alla pratica del calcio a 5, nella giornata di ieri è stato assegnato in gestione al gruppo Scout, con il chiaro intento di promuovere su quest’area progetti incentrati sulla legalità. Il campetto era stato posto sotto sequestro preventivo a seguito di decreto emesso dal Gip del Tribunale di Palmi Paolo Ramondino, su richiesta della Procura diretta dal procuratore Giuseppe Creazzo. L’assegnazione è stata sancita con deliberazione assunta dal commissario prefettizio di Palmi Antonia Bellomo nei confronti dell’associazione Guide Scout Cattolici Italiani della Regione Calabria (Agesci – Gruppo Palmi 1) – Zona Piana degli Ulivi con sede in Palmi, che è un’associazione giovanile educativa che si propone di contribuire, nel tempo libero e nelle attività extra-scolastiche, alla formazione della persona secondo i principi ed il metodo dello scoutismo, senza alcun fine di lucro. «La struttura sportiva, risultante occupata e gestita abusivamente da Domenico Gallico di anni 81, era stata posta sotto sequestro lo scorso mese di novembre a seguito di una indagine condotta dal Comando di Polizia Locale al fine di consentire all’ente di tornare in possesso dei beni pubblici indebitamente sottrattigli». Le risultanze investigative, coordinate dal sostituto procuratore Luigi Iglio, che oggi ha disposto, su richiesta del Comune, la revoca della misura cautelare restituendo il bene all’ente, avevano portato al deferimento del Gallico, a giudizio per i reati di invasione ed occupazione di terreno pubblico aggravata. La custodia della struttura sportiva era stata affidata all’Ing.Antonello Scarfone, capo settore Lavori Pubblici, che oggi ha siglato la convenzione con l’associazione onlus, che prevede l’assegnazione in uso temporaneo e precario della struttura sportiva che dovrà essere utilizzata, senza scopo di lucro, al fine di promuovere progetti di legalità e consentire alla collettività di trarre benefici con iniziative didattico-ricreative, per scopi sociali, in sinergia con le altre associazioni onlus presenti sul territorio e le Istituzioni scolastiche della città. «È un bene pubblico – ha evidenziato il maggiore Francesco Managò comandante della Polizia locale di Palmi – che torna finalmente alla collettività per la quale era stato realizzato. È un segnale forte quello dato dall’Amministrazione, volto a rafforzare la cultura della legalità nel territorio». POLISTENA Utilizzati sughero e muschio Un presepe originale in piazza della Repubblica Attilio Sergio POLISTENA Il sughero ed il muschio. Di questi elementi si sono serviti Fabio D’Agostino ed il giovane ma già esperto e competente presepista Rocco Nasso, con la collaborazione di Luigi Giovinazzo, per allestire, in un locale sulla centralissima piazza della Repubblica, un originale presepe animato. Grazie alla Società Mutuo Soccorso “Fede e lavoro” presieduta dal dott. Pietro Greco e all’Amministrazione comunale, il polistenese Fabio D’Agostino (socio della Fede e lavoro), il cittanovese Rocco Nasso ed il cinquefrondese Luigi Giovinazzo, dopo un mese di lavoro, hanno realizzato con sughero, muschio e legna, un presepe animato tutto da vedere. La riproduzione dei suoni e dei versi degli animali ed i caratteristici pastori in movimento messi a disposizione dalla Mutuo Soccorso, arricchiscono il presepe animato di piazza della Repubblica. Tra i ruscelli di acqua, le montagne ed i giochi di luci, si possono ammirare: il tosatore di pecore, il maniscalco, il fabbro, il pescatore, il boscaiolo, la polentaia. Il presepe animato di piazza della Repubblica si può visitare, l’ingresso è gratuito, nei giorni feriali dalle ore 18 alle 20,30 e nei giorni festivi dalle 10 alle 13 e dalle 18 alle 20,30. Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 42 Reggio Ionica . REGGIO L’ex consigliere regionale era accusato di aver trasferito fondi, oltre 570 mila euro, dai conti del gruppo regionale del Ccd a quelli personali Concussione, 5 anni e mezzo a Mimmo Crea Il Tribunale ha condannato a 4 anni e 10 mesi anche la moglie, che avrebbe reimpiegato le somme Paolo Toscano REGGIO CALABRIA Piove un’altra condanna in capo a Mimmo Crea. L’ex consigliere regionale, attualmente in carcere, dove sta scontando la pena di 11 anni di reclusione rimediata nel processo “Onorata sanità”, ieri è stato condannato a 5 anni e 6 mesi per concussione. È stato il Tribunale (Tarzia presidente, Minniti e De Pascale giudici) a giudicarlo colpevole a conclusione del processo nato dall’inchiesta sull’illecito trasferimento di fondi, oltre 570 mila euro, dai conti del gruppo regionale del Ccd a quelli personali. Con Crea è stata condannata anche sua moglie, Angela Familiari. I giudici hanno ritenuta la donna colpevole di reimpiego di denaro di provenienza illecita, e le hanno inflitto 4 anni e 10 mesi di reclusione. È stata, invece, ritenuta insussistente l’aggravante – contestata all’imputata – delle finalità mafiose, per aver agito per favorire un sodalizio mafioso come previsto dall’articolo 7. Secondo l’accusa buona parte dei soldi, provenienti dai conti del partito politico di cui Crea era capogruppo all’epoca dei fatti, sarebbero stati investiti nella realizzazione di Villa Anya. La casa di cura con sede a Melito Porto Salvo, di proprietà della famiglia Crea, era stata oggetto di confisca nell’ambito del procedimento “Onorata sanità”, nato da un’inchiesta dei Carabinieri sugli intrecci tra ’ndrangheta e politica nel settore della sanità. Il relativo processo celebrato in ordinario si è concluso in primo grado con la condanna di Crea, del figlio Antonio e di altri imputati. Ieri si è concluso anche il processo d’appello del troncone degli abbreviati del cui esito pubbli- La casa di cura Villa Anya a Melito Porto Salvo chiamo un servizio accanto in questa pagina. A rappresentare l’accusa nel processo per peculato c’era il sostituto procuratore della Dda Marco Colamonici che, concludendo la requisitoria, aveva sostenuto la responsabilità di Mimmo Crea e Angela Familiari in ordine a tutti i reati contestati e aveva chiesto la condanna dell’ex consigliere regionale a 8 anni di reclusione e della moglie a 5 anni. L’udienza di ieri è stata assorbita dall’intervento dell’avvocato Marco Panella, che ha concluso per entrambi gli imputati anche in rappresentanza dei colleghi Nico D’ascola e Giancarlo Pittelli. Quanto al peculato contestato, il legale ha sostenuto che non vi era una condotta di appropriazione Domenico Crea perché i bonifici effettuati dai conti del gruppo consiliare del Ccd a quelli di Crea erano destinati, come riferito in aula dal teste Mario Lampada, a coprire le spese del gruppo, già anticipate dal politico. L’avvocato Panella ha aggiunto che lo stessa conclusione poteva trarsi in ordine ai prelievi in contanti rispetto ai quali, comunque, non vi era prova che fossero confluiti nei conti di Crea. Il penalista ha ricordato un aspetto che quando era scoppiato lo scandalo aveva destato parecchio scalpore: la mancanza delle pezze giustificative delle spese. L’avvocato Panella ha ricordato che la stessa legge regionale non prevedeva l’allegazione di documentazione comprovante le spese, ma solo un obbligo di presentazione di note riepilogative con entrate e uscite, Obbligo che, secondo il legale, era stato assolto pienamente da Crea. Concludendo la parte di intervento dedicata alla posizione dell’ex consigliere regionale, il penalista ha chiesto la derubricazione del reato in appropriazione indebita in quanto Crea aveva agito non come consigliere regionale ma come presidente di un gruppo consiliare e di conseguenza, non essendo un organo dell’assemblea regionale, sarebbe mancata la qualifica di pubblico ufficiale in capo all’imputato per la qualificazione del reato. Quanto alla posizione di Angela Familiari, l’avvocato Panella ha sostenuto che non ci fosse prova della sua consapevolezza che i soldi asseritamente provento del peculato fossero confluiti nei conti di Villa Anya. Concluso l’intervento del difensore, i giudici si sono ritirati in camera di consiglio e sono rientrati in aula dopo circa tre ore per la lettura del dispositivo. MELITO Soltanto una condanna (6 mesi) per il reato di falso “Onorata sanità”, 15 assoluzioni in appello l’accusa non ha retto Giuseppe Toscano MELITO “Collassa” in appello il castello accusatorio. Tutti gli imputati (anche quelli che dovevano rispondere di associazione mafiosa) del processo scaturito dai fatti dell’operazione “Onorata sanità”, relativamente al troncone abbreviato, sono stati assolti. Per uno solo, Salvatore Asaro, per altro assolto dal resto delle accuse, è arrivata una condanna a 6 mesi per il reato di falso. La sentenza, emessa dopo oltre sette ore di camera di consiglio dalla corte (presidente Ornella Pastore (giudici Blatti e Gullino), ha cancellato l’esito di quella di primo grado, con la quale i quindici imputati erano stati condannati a complessivi 50 anni e 6 mesi di carcere, mentre per altri quindici era scattata l’assoluzione. Ieri mattina, in aula si è registrata una udienza lampo, nel corso della quale, presente il procuratore generale Santo Melidona, è stata presentata una memoria difensiva che riguardava Pietro Morabito. Poi la lunga camera di consiglio che ha portato, a metà pomeriggio, alla lettura della sentenza di assoluzione per Leonardo Gangemi (difeso dagli avvocati Curatola e Managò, ieri rappresentato dall’avvocato Annunziato Alati), Alessandro Marcianò (Managò e Menotti Ferrari), Giuseppe Marcianò (Managò e Giuseppe Pansera Menotti Ferrari) e Giuseppe Pansera (Managò e Curatola), Salvatore Asaro (Asaro e D’Ascola), Peppino Biamonte (Masi e Mortelliti), Santo Emilio Caridi (D’ascola), Domenico Antonio Pangallo (Iaria e Mandalari), Domenico Latella (Latella e Genovese), Pietro Morabito (Carbone e Nardo), Francesco Cassano (Pino e Piero Catanoso), Giovanni Luzzo (D’Ascola), Alessio Giovanni Giuseppe Suraci (Managò e Mandalari), Giuseppe Errante (Crupi e Mazzetti), Roberto Mittiga (Carbone). In primo grado, il gup aveva condannato per associazione mafiosa a 7 anni di reclusione Giuseppe Pansera, ex medico dell’ospedale di Melito Porto Salvo e genero del boss della ’ndrangheta di Africo, Giuseppe Morabito “Tiradritto”; a 6 anni di reclusione ciascuno Leonardo Gangemi, ex direttore amministrativo dell’ospedale “Tiberio Evoli”e Alessandro Marcianò, ex caposala dell’ospedale di Locri, condannato all’ergastolo, in primo e secondo grado per l’omicidio Fortugno; a 5 anni e 4 mesi Giuseppe Errante, a 5 anni Giuseppe Marcianò, figlio di Alessandro, anch’egli condannato al carcere a vita per l’omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale. Per il reato di associazione semplice e abuso di ufficio erano inflitte le restanti condanne. Durante la sua requisitoria, nel processo che si è concluso ieri, il p.g. aveva chiesto la rideterminazione di tutte le condanne, con sconti anche per quasi tutti gli imputati. L’operazione “Onorata sanità”, condotta dai carabinieri negli ultimi giorni del mese di gennaio del 2008, aveva posto l’accento su una serie di presunti intrecci tra ’ndrangheta e politica nel settore della sanità calabrese. La “retata” aveva avuto come “epicentro” il comune di Melito Porto Salvo, coinvolgendo 18 persone (9 erano finite in carcere e il resto ai domiciliari), tra cui l’ex consigliere regionale Domenico Crea, a processo con il rito ordinario. 41 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Reggio Tirrenica . TAURIANOVA È stato condannato il quindicenne che per futili motivi uccise un giovane commerciante Tredici anni all’assassino di Toni La madre della vittima: «Nessuna pena mi ridarà la vita di mio figlio» Domenico Zito TAURIANOVA Il Tribunale dei Minorenni di Reggio Calabria ha condannato a tredici anni di reclusione G.S., il quindicenne che il 13 febbraio scorso ferì mortalmente Tony Battaglia, titolare del Bar Las Vegas, per futili motivi. Battaglia era poi morto dopo due giorni di agonia in ospedale proprio in conseguenza del colpo di pistola che lo aveva raggiunto alla testa. Il delitto aveva destato un grande clamore in città, che si era mobilitata in tutte le sue componenti per manifestare la vicinanza alla famiglia della vittima e per stigmatizzare l’incredibile vicenda che aveva visto come protagonista negativo un quindicenne. Furono giorni di grande fervore, vissuti intensamente anche e soprattutto dal mondo giovanile, che attraverso i social network, primo fra tutti facebook, si rese protagonista di una forte reazione. Sia ai funerali, celebrati eccezionalmente nell’aula consiliare col rito Cristiano evangelico, sia alle successive fiaccolate che alle manifestazioni - svoltesi durante la scorsa estate in ricordo del barista - si era registrata una massiccia partecipazione di taurianovesi. Anche il principale stadio cittadino era stato intitolato a Battaglia. Al processo, celebratosi peraltro a porte chiuse, essendo coinvolto un minorenne, secondo la ricostruzione fatta dalla pubblica accusa, rappresentata dalla dott.ssa Francesca Stilla, emerse che Battaglia fu ucciso dal minorenne in seguito alla richiesta di saldare un conto da 21 euro che lo stesso G.S. aveva accumulato nel corso degli ultimi giorni. Il ragazzo, per tutta risposta, davanti agli altri avventori, sparò con una pistola calibro 6.35 colpendo alla testa il barista e provocandogli danni cerebrali irreversibili. Sempre secondo il pubblico ministero, che aveva chiesto sedici anni di reclusione, dopo aver sparato, il giovane era fuggito, ma nelle ore successive aveva accolto il consiglio dei familiari e si era costituito alla polizia. La difesa, rappresentata dagli avvocati Armando e Clara Veneto, aveva chiesto il proscioglimento del giovane per vizio totale di mente o, in subordine, il riconoscimento del vizio parziale di mente con la prevalenza delle attenuanti sull'aggravante dei futili motivi e la condanna al minimo della pena. Alla fine il Tribunale ha ridotto di poco la richiesta del Pm, comminando tredici anni. La condanna, che non è definitiva, potrà essere modificata in caso di appello. La famiglia Battaglia era rappresentata dall’avv. Giuseppe Milicia. La mamma di Tony, la signora Fiorella, dopo aver sottolineato che «neanche cento anni sarebbero sufficienti per un crimine di tale portata», ha comunque accolto con favore tale pronunciamento: “«Inizialmente non avevo molta fiducia nella giustizia, però mi sono parzialmente ricreduta perché se non altro si è arrivati ad una condanna in tempi ragionevoli ed è stato affermato a chiare lettere come mio figlio fosse un ragazzo perbene, un onesto lavoratore, che è stato vittima di una violenta ed immotivata aggressione». «Non posso certo dirmi pienamente soddisfatta – ha concluso la signora Fiorella – della condanna inflitta, anche perché non mi ridarà mio figlio, almeno, però, si è arrivati ad una pronuncia che ha fatto chiarezza sull’episodio». Larocca, Costantino, Ercolani, Genco, Calogero e Laganà GIOIA Rottura con il sindacato Sul La Cgil alza un muro: «Chi ha scritto quelle frasi è vigliacco» Alfonso Naso GIOIA TAURO Toni Battaglia (primo a sinistra) con i suoi familiari prima di essere ucciso TAURIANOVA Dopo i controlli e i sequestri dei carabinieri Lotta agli abusivi, panificatori esultano TAURIANOVA. «La lotta all’abusi- vismo è una battaglia a difesa del consumatore per la salvaguardia della salute»: inizia così una nota dell’Assopanificatori che palude al recente sequestro di pane abusivo operato dai carabinieri della locale compagnia. Nella circostanza i militari dell’Arma, nell’ambito di un servizio volto al contrasto alle attività illecite connesse alla panificazione abusiva, avevano sequestrato 50 Kg di pane diviso in circa 100 pezzi, ad una persona del posto, F.P., le sue iniziali, di 41 anni. Quest’ultimo era stato sorpreso mentre trasportava l’alimento su di un veicolo che non aveva i requisiti necessari e senza alcuna autorizzazione. Adesso il direttore generale dell’Assopanificatori, Rosario Antipasqua, esprime il proprio compiacimento: «La panificazione abusiva è un fenomeno presente e dilagante in città e su tutto il territorio provinciale e mette a serio rischio la salute pubblica dei cittadini». Ad avviso di Antipasqua «questa operazio- ne rende un po’ di giustizia alla categoria dei panificatori che ha sempre rispettato le norme sulla sicurezza igienico sanitaria per la produzione del pane ed ora vive un momento di forte crisi economica data anche dalla concorrenza sleale da parte degli abusivi». Il direttore dell’Assopanificatori ha infine aggiunto: «Sono anni che cerchiamo di combattere questo fenomeno, ma con scarsi risultati. Siamo certamente contenti di quanto avvenuto adesso a Taurianova».(d.z9 I concetti sono due: «Noi della Filt Cgil con il Sul (sindacato dei portuali autonomi) non vogliamo più avere nulla a che fare e non vogliamo sederci agli stessi tavoli» e «chi ha scritto e pubblicato certe frasi è un vigliacco che strumentalizza un’esasperazione dei lavoratori». A pronunciare queste frasi forti sono Nino Costantino, segretario regionale della Filt-Cgil e Massimo Ercolani, coordinatore nazionali della Filt-Porti. Nell’incontro di ieri con la stampa, l’organizzazione sindacale ha rimarcato ancora una volta che l’attacco ricevuto tramite il social network face book è di «tipo ndranghetista». Lo dicono e lo rimarcano a chiare lettere Nino Calogero, segretario della Piana e Sergio Genco, segretario regionale. Erano presenti alla conferenza stampa anche Salvatore Larocca e Domenico Laganà. Per Calogero lo «scenario politico attorno al porto è devastante, e proprio in questi momenti di difficoltà c’è bisogno di unità. Ognuno deve dire da che parte sta, a favore o contro la legalità. Noi non ci lasceremo intimidire, siamo contenti che i lavoratori del porto hanno dimostrato compattezza e vicinanza». Stessi concetti sottolineati da Genco: «La Cgil non chinerà la testa e il gesto non poteva passare sotto silenzio». Presenti in sala, oltre a tutti i rappresentanti della categoria sindacale, anche il sindaco di Gioia Tauro Renato Bellofiore, che ha espresso solidarietà condannando il gesto e vice Jacopo Rizzo, e il sindaco di Delianuova Rocco Corigliano. La linea ferma ma allo stesso tempo senza polemica è quella di voler ribadire che il sindacato auspica che se «ci sarà responsabilità lo dovrà dire la magistratura». Ercolani si è spinto oltre: «Auspichiamo che sia un gesto isolato ma non dobbiamo pensare che lo sia; di certo è bene dire che i primi ad essere colpiti sono stati i lavoratori. Dovevamo parlare di rilancio del porto e invece siamo costretti ad affrontare questi argomenti». Laganà ha sottolineato il senso di responsabilità dei lavoratori. L’ultimo passaggio amaro di Calogero è riservato alla politica: «Abbiamo avuto tantissime attestazioni di solidarietà, è mancata quella della politica istituzionale». Intanto, nel tardo pomeriggio di ieri è arrivata la ferma presa di posizione della Cgil di Reggio-Locri con la segretaria Mimma Pacifici. Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 43 Cosenza - Provincia . SIBARITIDE “Svolta” durante i lavori dell’ultima assemblea TREBISACCE Progetto aeroporto I consiglieri regionali del centrodestra si schierano a favore Ex ospedale Rimarrà il pronto soccorso Rocco Gentile TREBISACCE L’interesse di una società d’imprenditori riaccende i riflettori su un’opera che sembrava senza futuro Gianpaolo Iacobini CASSANO Il centrodestra “sposa” l’aeroporto: i consiglieri regionali cosentini di Pdl e Udc a favore dell’opera, con la benedizione del presidente Scopelliti. La svolta è maturata durante i lavori del consiglio regionale: su iniziativa del consigliere regionale e sindaco di Cassano Gianluca Gallo tutti i consiglieri regionali del centrodestra eletti in provincia di Cosenza (lo stesso Gallo e Michele Trematerra per l’Udc; Pino Gentile, Fausto Orsomarso, Geppino Caputo e Gianpaolo Chiappetta per il Pdl; Salvatore Magarò e Giulio Serra per “Scopelliti presidente”) hanno chiesto in un documento politico unitario, trasfuso poi in un ordine del giorno approvato all’unanimità dal consiglio regionale col parere favorevole della giunta regionale guidata da Giuseppe Scopelliti, la realizzazione di quello che è destinato a divenire il quarto scalo aereo calabrese. «La manifestazione di interesse di una società di imprenditori della Sibaritide a voler contribuire con capitali privati alla realizzazione dello scalo di Sibari – si legge nel documento - riaccende i riflettori sulle sorti, fin qui poco magnifiche e per nulla progressive, dell’aeroporto di Sibari, che per la sua vocazione turistica e commerciale andrebbe ad operare a sostegno degli altri scali calabresi, offrendo risposta alle esigenze infrastrutturali della Calabria settentrionale, penalizzata dalla mancanza di una rete viaria ed autostradale degna di tal nome e vieppiù penalizzata dalle deleterie scelte aziendali di Trenitalia». Proseguono gli esponenti del centrodestra bruzio: «Al presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti chiediamo di adoperarsi perché sia superato con slancio ogni residuo ostacolo e non si ripetano gli errori del precedente governo regionale, capace solo di promesse mai mantenute. L’asserita disponibilità di imprenditori privati alla realizzazione dell’opera, unitamente allo stanziamento messo in bilancio della Provincia di Cosenza, rende sostenibile un impegno finanziario della Regione, attraverso i fondi Fas e Por, e costituisce sprone per l’ente regionale ad impegnarsi come sempre senza riserve per individuare, di concerto con le istituzioni interessate, le modalità gestionali del nascituro scalo e la definizione degli adempimenti di ordine burocratico ed amministrativo che ad oggi ne frenano l’iter». Commenti del giorno dopo: «E’ un risultato – dice il centrista Gallo - che spazza vie polemiche infondate, certificando la compattezza del centrodestra sull’argomento e la centralità della Sibaritide nelle politiche di sviluppo programmate dal governo regionale. Ci sono adesso le condizioni per centrare un obiettivo mai realizzato: anche grazie alla disponibilità di capitali privati, manifestata da alcuni imprenditori al Comune di Cassano, l’aeroporto di Sibari è più vicino». Ugualmente soddisfatto, ma di diversa opinione, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione, che ascrive al Pd la svolta del centrodestra. «L’ordine del giorno proposto dai consiglieri del centrodestra e fatto proprio dal Pd e dall’opposizione è il frutto di un impegno che il Pd, insieme alla Provincia di Cosenza, ai sindaci e alle forze sociali ed imprenditoriali della Sibaritide, ha portato avanti con tenacia nel corso di questi anni». Conclude Guccione: «Finalmente la politica e le istituzioni hanno scritto una bella pagina per la nostra terra, dimostrando che intorno alle questioni serie non possono esserci appartenenze che tengano». Si riaccendono i riflettori sul progetto dell’aeroporto della Sibaritide CASSANO Una nuova ondata di furti scuote il centro storico Depredato il deposito della Caritas CASSANO. Nuova ondata di furti. Nella notte tra martedì e mercoledì, a diventare bersaglio della gang che nonostante gli allarmi e le richieste di potenziamento delle forze dell’ordine sta depredando indisturbata il centro storico, è finita addirittura il deposito della Caritas diocesana, già preso di mira. I soliti ignoti stavolta sarebbero riusciti almeno in parte nel loro intento, portando via vestiario e articoli per la casa, CASTROVILLARI Gli allievi di suor Fedelangela protagonisti d’un recital musicale donati alla Caritas da alcuni supermercati cittadini affinché gli stessi potessero essere distribuiti, in vista del Natale, ai bisognosi. Quindi, prima che il colpo potesse essere portato a termine con lo svuotamento completo del locale, la fuga. Presumibilmente originata dal transito in zona di qualche automobilista o dal timore di incappare nei controlli delle forze dell’ordine. Timore che però non ha risparmiato il perpetrarsi di al- tri furti, compiuti con le medesime probabilmente dagli stessi autori della visita al deposito Caritas di vico Torto Ospizio ai danni di altri magazzini della zona: da alcuni sono scomparsi il vino e l’olio, da altri attrezzi agricoli di scarso valore. Nuovi episodi che vanno ad arricchire il già lungo elenco nel quale figurano anche le incursioni ladresche in Cattedrale e in un’altra storica chiesa cittadina.(g. iac.) ALTO JONIO Appello di Grande e Falvo Il Natale secondo gli allievi del “Vittorio Veneto” «Più uomini e mezzi contro l’impennata della nuova criminalità» CASTROVILLARI. Il miracolo della Natività è stato rielaborato in una notte magica, di emozioni e suggestioni dai piccoli allievi della terza elementare dell’Istituto Vittorio Veneto. I teneri protagonisti si sono esibiti nel loro repertorio di poesie e canti, in lingua italiana ed inglese, davanti a genitori, parenti ed amici. Una trasposizione scenica curata nei dettagli da suor Fedelangela, che si è avvalsa anche della collaborazione dell’insegnante di inglese, Filomena Ferraro, e di quella d’informatica, Angela Grisolia. Una giornata speciale cominciata con la funzione religiosa officiata dal capo d’istituto, don Domenico Cirianni, ed alla quale hanno partecipato i bambini di tutte le classi della scuola elementare e quelli della scuola dell’infanzia. Questi i pro- VILLAPIANA. Emergenza ille- I bambini protagonisti del recital con le insegnanti suor Fedelangela, Fiomena Ferraro e Angela Grisolia tagonisti della serata: Sara Addesi, Marco Annicchino, Miriam Festa, Maria Francesca Filomia, Giovanni Fortunato Grisolia, Benedetta Lisanti, Francesco Mancuso, Antonio Maradei, Maria Sofia Mi- lione, Nicole Montedoro, Raffaele Pace, Emmanuel Pio Pastore, Luigi Perfetti, Luca Pozzoli, Gaia Restieri, Michela Saitta, Rebecca Tricarico, Davide Vito Vendola, Cristian Ventimiglia, Silvia Anto- nella Zaccaro, Leonardo Zaccato. Nel corso della preparazione, suor Fedelangela ha svelato ai suoi allievi il mistero della Natività che resiste ad oltre duemila anni dalla prodigiosa notte di Betlemme. CASTROVILLARI Alla cerimonia erano presenti anche numerosi ex studenti Inaugurati i locali restaurati del Liceo classico Angelo Biscardi CASTROVILLARI C'erano tanti ex alunni ma soprattutto tanti cittadini all'inaugurazione del Liceo classico di via Roma. E' stato il dirigente scolastico Leonardo Viafora a introdurre, nella palestra del Liceo, gli interventi del sindaco Francesco Blaiotta, del consigliere provinciale Piero Vico, dell’assessore provinciale alla Protezione civile e Rapporti con il volontariato Biagio Diana, del vicario diocesano Franco Oliva, del dirigente dell’Ufficio tecnico della Provincia Franco Molinari e di quello dell’Atp di Cosenza Luigi Troccoli. Il presidente Oliverio ha concluso una bella ma soprattutto partecipata cerimonia, i cui lavori sono stati coordinati dalla docente Classico Angela Lo Passo. Il dibattito si è incentrato sul tema “Dal Convento dei Cappuccini al Liceo classico: storia di un edificio”, introdotto dall’ispettore ai Beni artistici, storici e culturali Gianluigi Trombetti. La cerimonia di inaugurazione è stata allietata, oltre che da un video storico riguardante l'immobile scolastico, dal concerto del Coro Nova Vox Aurea, diretto dal Maestro Agnese Bellini; il buffet è stato minuziosamente allestito dall'Ipsaar di Castrovillari e dai docenti Silvana Gireffa e Luigi Blotta. L’edificio sede del Liceo di Castrovillari, di proprietà del Comune, è stato trasferito in uso gratuito alla Provincia nel settembre 1998. La Provincia, attraverso l'impegno dell'ex assessore provinciale Donatella Laudadio e quello dell'ex presidente del consiglio provinciale, Gaetano Russo, ha eseguito sull’immobile consistenti lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria. Una serie di interventi, eseguiti tra il 1999 ed il 2003, dell’importo complessivo di 310 mila euro, hanno consentito la sostituzione di buona parte degli infissi esterni, l’abbattimento delle barriere architettoniche con l’installazione dell’ascensore, la realizzazione dell’impianto antincendio e delle vie di esodo, con la messa in opera della scala di sicurezza esterna, la sostituzione delle porte interne e la realizzazione del Wc per disabili. Gli interventi effettuati dal 2005 in poi hanno consentito, con un primo finanziamento di 516 mila euro, la sopraelevazione ed il consolidamento sismico della struttura. galità nell’Alto Jonio: Futuro e libertà per l'Italia chiede il rafforzamento della presenza di forze dell’ordine a difesa dei cittadini onesti. «Gli episodi accaduti nelle ultime settimane nel comprensorio jonico - scrivono Michele Grande e Fabrizio Falvo dirigenti di Fli - nonostante un periodo di relativa calma grazie all’ottimo e continuo lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, destano grande preoccupazione nella cittadinanza a causa di quella che possiamo definire una vera e propria emergenza illegalità». Gli esponenti politici del partito di Gianfranco Fini fanno riferimento agli episodi di cronaca che hanno visto protagonisti i territori di Amendolara, Roseto Capo Spulico, Montegiordano, Oriolo e Rocca Imperiale, con case e negozi presi di mira dai malviventi di notte ma anche in pieno giorno. «L’esecutivo Fli della provincia di Cosenza, attraverso le parole del coordinatore provinciale Fabrizio Falvo, e del responsabile territoriale per l’Alto Jonio, Michele Grande, lancia un monito a proposito della questione legata alla sicurezza della popolazione del comprensorio in seguito all’aumento esponenziale del numero di furti in abitazione e tenendo conto della gravità di casi emblematici come quello della rapina al portavalori avvenuta in località Raganello, al confine tra Villapiana Scalo e Sibari». Per Grande e Falvo stiamo assistendo ad un aumento specialmente nell’area costiera jonica sia dei fenomeni di microcriminalità che di quelli legati alla criminalità organizzata. Il timore più rilevante è legato alla possibilità che le locali consorterie criminali vogliano impadronirsi del territorio. È necessario evitare che questo accada per difendere le persone oneste che vivono nei paesi dell’Alto Jonio e che rappresentano la maggioranza degli abitanti. I due hanno esponenti politici colto l'occasione per rivolgersi ai vertici istituzionali e alle autorità competenti affinché si intensifichino gli sforzi per poter fronteggiare la criminalità con maggiori armi a disposizione. «Quello che chiediamo -concludono i due esponenti di Fli è un rafforzamento di uomini e mezzi all’interno delle forze dell’ordine nelle varie stazioni già presenti sul territorio. Siamo certamente grati all’Arma dei carabinieri, alla Polizia e alla Guardia di Finanza per il lavoro quotidiano da loro svolto a tutela dei cittadini ma ciò non è ancora sufficiente: l’aumento dei fenomeni di criminalità, a qualsiasi livello, deve essere affrontato attraverso la moltiplicazione delle forze da schierare per arginare quanto più possibile il dilagare di simili episodi».(r. gent.) E’ ufficiale: chiude l’ospedale. Resta solo un piccolo spiraglio per un Pronto soccorso operativo per tutto l’arco della giornata, con annesso una non meglio precisata “sala operatoria” attrezzata per le emergenze. Il direttore generale del Dipartimento sanità della Regione Scaffidi e il dirigente D’Elia hanno incontrato a Catanzaro il sindaco di Trebisacce Mariano Bianchi, il consigliere regionale Mario Franchino e il primo cittadino di Alessandria del Carretto nonché medico Vincenzo Gaudio. Assente al summit il Governatore Giuseppe Scopelliti. La delegazione dell’Alto Jonio ha chiesto di mantenere in vita il “Chidichimo” perché ospedale di frontiera e peraltro montano e per assicurare i “Lea” previsti dalla legge. Scaffidi e D’Elia sono stati chiari, anzi chiarissimi. Il piano aziendale non si tocca, non si può tornare indietro, il debito non permette di ritoccare nulla. Bianchi, Franchino e Gaudio hanno ottenuto, dopo varie insistenze e dopo aver messo ancora una volta in evidenza la situazione di gravità che procurerebbe ai cittadini la chiusura del nosocomio trebisaccese, la possibilità di tenere aperto il Pronto soccorso 24 ore al giorno e di mettere a disposizione dei medici una piccola sala interventi utile per stabilizzare il paziente prima del trasferimento in altri ospedali. Nulla di più, purtroppo. CASSANO L’annuncio dei vincitori del Premio “Risolè” Luigi Franzese CASSANO Lelia Risolè, giovane affetta da distrofia muscolare, amante della cultura e dell’arte, nella sua vita terrena si è sempre spesa in favore dei disabili e delle fasce più deboli. Proprio al fine di ricordare la sua figura, la sua opera e il suo esempio, da qualche anno a questa parte è stato fondato un premio a lei dedicato. A proclamare i vincitori dell’ormai consueto “Premio Lelia Risolè”, che si svolgerà oggi pomeriggio alle 17, nel Teatro Comunale, sarà una giuria di scrittori di professione di varie località d’Italia (Salvatore La Moglie, Antonio Ferrara Manuela Piovesan, Nicoletta Torre). La giuria ha così premiato: Amerigo Simone e Mariapia Celano del Liceo classico “Alessi di Turi” di Trebisacce; Lucia Virardi ed Elvira De Carlo del Liceo classico “Colosimo” di Corigliano Calabro; Alessio De Lio e Domenico Rizzuti del Liceo scientifico “Bruno” di Corigliano Calabro; Roberta Manzo dell’Istituto tecnico commerciale “Pitagora” di Castrovillari; Marta Portadibasso e Chiara Agnesi del Liceo scientifico “Fermi” di Cosenza; Fabiana Bruno, Ilaria Battaglia e Danilo La Banca del Liceo classico “Lombardi Satriani” di Cassano. Menzione speciale ad Adelina Malomo dell’Itc “Pacioli” di Cassano. Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 44 Cosenza - Provincia . CORIGLIANO La 24enne accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile ieri ha respinto con forza le contestazioni della Procura La sorella delle baby squillo: io non sapevo Sempre più desolante il quadro di degrado sociale che emerge dalle udienze del processo “Flesh Market” Emilia Pisani CORIGLIANO Il processo Flesh Market in aula a Rossano cerca di entrare nei meandri, desolanti dal punto di vista sociale, della famiglia delle due baby-prostitute di Corigliano. Ieri a Rossano è stata la volta di Natascia M., sorella delle due piccole vittime. Quanto emerso fino ad oggi conferma sempre più le condizioni di immoralità e degrado sociale in cui le due prostitute minorenni sono cresciute e vissute fin dalla tenera età. Il racconto della 24enne è stato in alcuni passaggi confuso, pieno di “non so, non ricordo molto bene” di fronte ad alcune domande del pm Maria Vallefuoco e degli avvocati difensori degli indagati. La ragazza è accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione minorile, ma ha chiaramente e a più riprese sostenuto però che era completamente all’oscuro dell’attività di meretricio delle due sorelline. La giovane ha confermato durante l’udienza di ieri solo di rapporti sessuali che le due minorenni, oltre che lei stessa, avrebbero consumato con Giuseppe Russo. Secondo il pm, invece, la donna avrebbe procurato appuntamenti con alcuni clienti accompagnando una sorellina nel luogo prestabilito e trattenendo per sé una parte dei compensi ricevuti dalla vittima. Per quanto riguarda la sorella più piccola, Natascia è accusata di averle fissato un appuntamento finalizzato alla consumazione di un rapporto sessuale a pagamento. La 24enne ha sostenuto di non sapere che cosa le sorelle facevano in quegli appuntamenti e che le due si muovevano autonomamente senza bisogno di essere accompagnate. Pasquale Di Iacovo, avvocato di Giuseppe Russo, ha cercato di ricostruire con la coimputata Natascia M., le dinamiche riguardanti soprattutto i rapporti che le due minori avrebbero consumato con il suo assistito. La ragazza ha raccontato di come ha conosciuto Russo, all’età di tredici anni, in un bar del centro storico di Corigliano, e di aver avuto rapporti sessuali a pagamento con lui solo in due occasioni. Con Russo Natascia avrebbe avuto una relazione fino all’anno scorso. La giovane ha poi dichiarato di aver partecipato ad un incontro con lo stesso Russo e una sorellina su esplicita richiesta di quest’ultima e di aver visto in una occasione scendere dall’autovettura dell’uomo l’altra minorenne. Secondo la 24enne la relazione da lei intrapresa con Russo sarebbe stata dettata da alcune minacce che l’uomo le avrebbe indirizzato, solo in due episodi le sarebbe stato concesso del denaro. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 10 gennaio. CORIGLIANO Inaugurata allo Scalo la nuova sede dell’Auser CORIGLIANO. È stato inau- Il processo si sta svolgendo nel Tribunale di Rossano Un’immagine dell’operazione “Flesh Market” condotta dai carabinieri CORIGLIANO La denuncia del coordinatore cittadino del Partito democratico A rischio i lavori di riqualificazione del Castello CORIGLIANO. «La legge regionale 15/2008, all’art.3 comma 22 assegna al Comune di Corigliano per lavori di consolidamento, viabilità e arredo urbano nell’area adiacente al Castello Ducale, un contributo poliennale costante di 250.000 euro per la durata di 15 anni a partire dall’anno finanziario 2009 per complessivi 3.750.000 euro pari a circa 800.000.000 di vecchie lire. Questo era il punto di partenza denominato emendamento Pacenza. Ora si profila il rischio di un nuovo gravissimo scippo ai danni della città di Corigliano. Infatti, la maggioranza di centrodestra alla regione Calabria, con l’approvazione del bilancio 2012 avvenuto con i soli voti del centrodestra, ha approvato, la revoca d’ufficio di finanziamenti regionali erogati alla data del 31 marzo 2010, con la previsione al 31 marzo 2012, e con l’obbligo per gli Enti di co- municare entro la data del 31 marzo 2012, l’inizio dei lavori con deposito di regolare contratto». La denuncia giunge dal coordinatore cittadino del Pd, Antonio Pezzo, che evidenzia il rischio che con tale norma regionale si rischia di mandare a monte il progetto di riqualificazione dell’area del Castello Ducale: «Evidente risulta la responsabilità della precedente amministrazione a guida Straface, che in circa un anno non ha ritenuto responsabilmente assumere alcuna iniziativa positiva vincolante all’uso delle risorse sopra richiamate. Ma vi è di più. L’amministrazione Straface ha pensato bene di costituire una fantomatica unità di progetto palesemente illegittima che ha avuto la capacità di partorire il progetto del tracciato (c.d. della Cavallerizza), irrealizzabile e di terrificante impatto per l’ambiente circostante».(emi.pis.) SPEZZANO ALBANESE Il sindaco Cucci rassicura la popolazione e sottolinea che le verifiche saranno sempre più minuziose Acqua inquinata, risultati confortanti dalle ultime analisi Johnny Fusca SPEZZANO ALBANESE In attesa di conoscere cosa dirà questa mattina l’ex vicesindaco Luigi Serra, in conferenza stampa alle 11.30, il primo cittadino spezzanese, Giovanni Cucci, torna sulla problematica dell’acqua inquinata, che gli è costata, oltre proprio alle dimissioni di Serra, anche le bacchettate dell’opposizione e persino quelle del collega di San Loren- zo del Vallo, Luciano Marranghello, entrato nel merito a gamba tesa proprio contro Cucci, accusato di «aver fatto bere acqua inquinata per 5 giorni ai suoi concittadini». Ad oggi, per, la problematica pare sia sotto controllo, visto che molte analisi stanno dando un esito confortante e, pertanto, si starebbe viaggiando verso la risoluzione del problema. I prelievi a scopo di analisi di controllo dell’acqua che esce Il Municipio di Spezzano Albanese dai rubinetti spezzanesi, infatti, si stanno susseguendo quasi giornalmente, come conferma lo stesso Cucci, il quale sottolinea come si stia «facendo lavoro minuzioso e capillare che darà garanzie che la cittadinanza non ha mai avuto prima». Intanto viene data garanzia per una delle zone incriminate, quella Aia, dove le analisi recenti hanno dato esito negativo, restituendo pertanto la potabilità all’acqua di quella zona. Nella zona della caserma dei Carabinieri, invece, il risultato delle analisi ha dato esito positivo, ma ciò può essere dovuto «al fatto che prelievo è stata effettuato dal serbatoio – spiega Cucci –. Ripeteremo subito il prelievo tagliando un tubo e prendendo un campione dall’acqua diretta». Un’altra positività s’è verificata in una singola abitazione: «Si tratta di un utente ancora allacciato a un vecchio tubo dimesso – spiega TRIBUNALE DI COSENZA - UFFICIO ESECUZIONI IMMOBILIARI TRIBUNALE ORDINARIO DI COSENZA TRIBUNALE DI COSENZA G.E. dott. Giuseppe Greco NOTAIO DELEGATO dott. Espedito Claudio Cristofaro SEZIONE ESECUZIONI IMMOBILIARI Ufficio Esecuzioni Immobiliari Procedure di espropriazione immobiliare iscritte al n. 120/1998 e 164/2004 R.E. G.E. dott. Giuseppe Greco professionista delegato dott. E. Biafore ESTRATTO AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE PROCEDURA ESECUTIVA N. 188/93 R.ES. Proc. n.45/06 R.G.E. AVVISO DI VENDITA PER ESTRATTO La sottoscritta Avv.Celestina Seneca, vista l’ordinanza di delega del G.E. Dott.ssa Francesca Goggiamani del 17.05.2011, con la quale è stata disposta la vendita dei beni pignorati nel procedimento esecutivo n.45/06 e sono state delegate, ex art. 591 bis del c.p.c., alla sottoscritta professionista le relative operazioni di vendita RENDE NOTO che è fissata per il giorno 23.02.2012 alle ore 12,00 la vendita con incanto, dei seguenti beni immobili: UNICO LOTTO – Prezzo Base € 93.967,50 (novantatremilanovecentosessantasette/50) Piena proprietà dei debitori esecutati per ½ ciascuno di un appartamento per civile abitazione sito nel Comune di Spezzano della Sila (Cs) Via Mascagni n.26 posto al secondo piano censito nel N.C.E.U. dello stesso Comune al foglio 14 P.lla 686 sub n7 Categoria A/3 Classe 1 Consistenza vani 7,5 Rendita catastale € 387,34. L’immobile è occupato da uno dei debitori, nella qualità di “mero detentore” come da ordinanza del G.E. del 17.05.2011, assegnatario della casa coniugale con provvedimento del 24.1.2002, omologato il 6.2.2002 non trascritto. Ogni offerente per poter essere ammesso dovrà depositare, entro le ore 12,00 del giorno non festivo precedente l’asta, presso lo studio del delegato sito a Cosenza Piazza Zumbini n.47, c/o Studio Cribari, una busta chiusa (recante il numero della procedura esecutiva) contenente: a) Istanza di partecipazione; b) Assegno circolare intestato al Professionista Delegato di importo pari al 10% del prezzo offerto. L’offerta in aumento non potrà essere inferiore a: € 2.000,00. L’esame delle istanze si effettuerà nell’udienza di vendita fissata per il giorno 23.02.2012 alle ore 12,00 presso lo studio del professionista delegato Maggiori informazioni possono essere fornite dalla Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza o dal professionista delegato, a chiunque vi abbia interesse. Custode giudiziario e professionista delegato:Avv.Celestina Seneca numero telefonico: 0984- 22785 -347-1568593 Fax 0984-481007 email:[email protected] L’ordinanza, l’avviso di vendita, le perizie, la planimetria e le foto, sono consultabili sul sito: www.astegiudiziarie.it. Il notaio delegato Espedito Claudio Cristofaro RENDE NOTO che il 16 febbraio 2012 alle ore 17.30, presso il suo studio in San Marco Argentano P.zza V. Selvaggi, 11 (tel. n. 0984512613 - 512612 - Fax 0984511490), si terrà, previa apertura delle buste alle ore 10.50 (dieci e minuti cinquanta) dello stesso giorno, la vendita senza incanto in n. 2 lotti e per i prezzi base in calce agli stessi riportati, della piena proprietà delle seguenti unità immobiliari, in Carolei, via S. Nicola n. 13, e precisamente: • Lotto n. 1: Locale magazzino sito al piano terra di un palazzo in Carolei (CS), alla via S. Nicola, n. 13, costituito da due vani e un bagno. Censito nel catasto fabbricati del Comune di Carolei al foglio n. 10 particella n. 74 sub 11, categoria C/2, cons. 44 mq, rendita € 113,62. Prezzo base: € 32.342,75. • Lotto n. 2: Appartamento al terzo piano mansarda dello stesso palazzo in Carolei (CS), costituito da 7 stanze e due bagni. L’appartamento ha una superficie commerciale di mq 308,46. Censito nel catasto fabbricati del Comune di Carolei al foglio n. 10 particella n. 74, sub 14, categoria A/3, cons. 6,5 vani, rendita € 288,70. Prezzo base € 87.911,10. Nel caso in cui la vendita senza incanto non abbia luogo per qualsiasi ragione, giorno 23 febbraio 2012 ore 17.30 si terrà, sempre davanti a sé presso il proprio studio, la vendita con incanto dello stesso lotto o del solo lotto invenduto e per lo stesso prezzo base sopra indicato, precisandosi che le offerte in aumento, sia per il caso di vendita senza incanto, in presenza di più offerte, che per il caso di vendita all’incanto, non potranno essere inferiori a € 1.000,00 per il primo lotto e ad € 2.000,00 per il secondo lotto. Le offerte dovranno essere presentate in regola con il bollo, in busta chiusa, presso la Cancelleria delle Esecuzioni Immobiliari del Tribunale di Cosenza, entro le ore 12.00 del giorno non festivo che precede la vendita e debbono essere corredate da un assegno circolare, non trasferibile, intestato a «proc. esecutiva n. 188/93 professionista delegato notaio Espedito Claudio Cristofaro» per un importo pari al 10% del prezzo offerto (a titolo di cauzione). Maggiori informazioni sul sito www.astegiudiziarie.it e presso il professionista delegato e, anche relativamente alle generalità dei debitori, presso la Cancelleria del Tribunale di Cosenza, previa istanza iscritta e autorizzazione del G.E. Per ulteriori informazioni sullo stato di occupazione degli immobili e per visionare gli stessi, contattare il custode giudiziale notaio Espedito Claudio Cristofaro, presso i predetti recapiti. San Marco Argentano, 9 dicembre 2011 IL NOTAIO DELEGATO dott. Espedito Claudio Cristofaro IL PROFESSIONISTA DELEGATO Avv. Celestina Seneca AVVISO DI VENDITA IMMOBILI Il sottoscritto, vista l’ordinanza di delega dell’08.11.2011, emanata dal giudice dell’esecuzione dott. Giuseppe Greco, con il quale dispone di procedere ad ulteriore esperimento di vendita senza incanto e a un successivo esperimento di vendita con incanto FISSA per il giorno 9 marzo 2012 alle ore 17.30 (diciassette e minuti trenta), presso lo studio del professionista delegato, sito in Rende alla Via Genova 29/F, la vendita senza incanto del seguente compendio immobiliare. Laddove la vendita senza incanto non abbia esito positivo per qualsiasi ragione o causa DISPONE che il medesimo compendio immobiliare sia venduto all’incanto, nel medesimo luogo, per il giorno 16 marzo 2012 alle ore 17.30 (diciassette e minuti trenta) descrizione degli immobili • Primo Lotto - Prezzo base € 104.429,40 (centoquattroquattrocentoventinove/40). Condizioni: Libero. Appartamento sito in Cerisano (CS), località Piano dei Monaci, al secondo piano di un fabbricato multipiano in c.a. e composto da ingresso-soggiorno, cucina, n. 3 camere da letto, n. 2 servizi igienici e n. 1 balcone. L’appartamento risulta ben rifinito con pavimenti in grès e in parquet, rivestimenti in ceramica, infissi esterni in alluminio con vetro camera e persiane alla romana, infissi interni in legno e portoncino del tipo blindato. • Secondo Lotto - Prezzo base € 11.008,00 (undicimilaotto/00). Condizioni: Libero. Locale deposito (garage) sito in Cerisano (CS), località Piano dei Monaci, al piano seminterrato di un fabbricato multipiano e composto da un unico vano, di mq 43 circa. Lo stesso si presenta allo stato rustico. I beni di cui sopra sono meglio descritti nella relazione dell’esperto estimatore in atti, che deve essere consultata dall’offerente, e alla quale si fa espresso rinvio anche per tutto ciò che concerne l’esistenza di eventuali oneri e pesi a qualsiasi titolo gravanti sui beni. Maggiori informazioni possono essere fornite dalla Cancelleria delle Esecuzioni immobiliari del Tribunale di Cosenza, all’indirizzo internet www.astegiudiziarie.it con il testo integrale del presente avviso di vendita, ordinanza, perizia, fotografie e planimetrie oppure dal professionista delegato ai numeri telefonici 3382867620 e/o 098437129 o e-mail: [email protected] IL PROFESSIONISTA DELEGATO E. Biafore gurato a Corigliano lo sportello Auser, da oggi funzionante nella nuova sede della centralissima via Nazionale, allo Scalo (ex Ufficio delle Entrate). Sempre più spesso, infatti, anziani e pensionati diventano protagonisti della vita sociale. E l’istituzione dello sportello mira ad agevolare loro la vita. Lo fa notare la Cgil, che proprio alla politiche sociali e al ruolo degli anziani dedica enormi spazi. «Il ruolo degli anziani nella società è ormai ampiamente riconosciuto – dicono Angelo Sposato, Vincenzo Casciaro e Giovanni Gammetta, rispettivamente segretario Cgil comprensoriale, responsabile Cgil area urbana e responsabile del circolo Auser coriglianese –. Il dinamismo che i “nuovi” anziani manifestano al giorno d’oggi sta diventando sempre più importante e di questo c’è sempre più consapevolezza».(jo.fu.) ancora il sindaco –. Adesso che sono stati fatti i lavori e l’allaccio è normale, ripeteremo anche qui analisi per capire se c’è inquinamento». Intanto i residenti delle zona ancora sotto controllo sono stati avvisati di non utilizzare l’acqua, ma «l’ordinanza sarà revocata non appena avremo risultati confortanti». In ultimo arriva anche la spiegazione possibile per il cattivo odore che fuoriesce dai rubinetti: «Suppongo che, siccome da diversi mesi la Sorical sta pompando l’acqua dal pozzo delle Terme, forse c’è qualche infiltrazione d’acqua sulfurea». CORIGLIANO Dodici miss in evidenza sul calendario “Buddy Girls” CORIGLIANO. Sarà presentata questa sera alle 21 a Schiavonea, presso “Il Colosseo”, la prima edizione del calendario moda intitolato “Buddy Girls”, prodotto dalla Mgl di Mimmo Luzzi. Dodici ragazze del comprensorio si sono prestate davanti all’obiettivo del fotografo Johnny Fusca per dar vita alle immagini dei mesi del nuovo anno alle porte. Si tratta di Ida Bonafede, Roxana Buciumanu, Luana Costa, Francesca Romano, Andrea Cojocaru, Filomena Perri, Karmen Scarpello, Ramona Congiu, Teresa Simone, Gessica Acri, Adina Buciumanu, Maria Vittoria Amato. Per la foto di copertina ha invece posato Serena Presta, già prefinalista nazionale della scorsa edizione di Miss Italia. La presentazione del calendario avverrà nel contesto del concorso di bellezza valido per la fascia di “Miss Natale”. 45 Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 Reggio Ionica . REGGIO Con l’udienza preliminare: alla sbarra 31 indagati MONASTERACE Lettera alla Gazzetta Operazione “Imelda è iniziato il processo ai boss del narcortaffico Il consigliere De Leo e la seduta consiliare: «Non era uno show» Respinte dal gup Santoro tutte le eccezioni di incompetenza territoriale avanzate dalle difese Rocco Muscari LOCRI Si è aperto con il rigetto delle eccezioni poste dal collegio difensivo il processo ai 31 indagati nell’ambito dell’operazione “Imelda”. Il gup reggino Domenico Santoro ha infatti respinto le questioni preliminari poste dai difensori, accogliendo l’opposizione della Procura, rappresentata dal pm Maria Luisa Miranda. I difensori, in particolare gli avvocati Alfredo Foti e Amedeo Rizza, hanno eccepito in primo luogo l’incompetenza territoriale, sostenendo che, non risultando agli atti il luogo in cui si sarebbe concretizzata l’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico: l’ultimo reato contestato sarebbe avvenuto nel Milanese, che di conseguenza doveva essere sede del “giudice naturale” del procedimento penale. Sul punto il sostituto procuratore della Dda ha rilevato che l’autorità giudiziaria competente è a Reggio Calabria, in quanto nella norma vigente è stabilita la competenza del giudice del luogo in cui ha sede l’ufficio del pubblico ministero che provveduto per primo ad iscrivere la notizia di reato nell’apposito registro. Tesi ampiamente accolta dal gup Santoro. Lo stesso magistrato ha rigettato la richiesta delle difese sull’inutilizzabilità degli atti provenienti con rogatoria dalla Germania, per violazione delle norme italiane e tedesche, svolte dalla locale autorità giudiziaria, che a sua volta aveva chiesto l’intervento della polizia olandese in alcune indagini, tra le quale risulta indagato Antonio Vottari (cl. 85), attualmente latitante, assistito dagli avvocati Piermassimo Marrapodi e Vincenzo Nobile. Altra eccezione rigettata dal gup ha riguardato la richiesta di espulsione dal fascicolo di tre faldoni provenienti dalla Germania e rimasti in lingua originale, e per i quali i difensori hanno chiesto la traduzione. Infine l’ampio collegio difensivo (tra cui gli avvocati Managò, Putrino, Veneto, Speziale, Fonte Praticò, Santambrogio, Russano, Curatola e Raschi), ha sollevato eccezione d’inutilizzabilità dell’incidente probatorio di un testimone straniero, perché non ha riferito su tutti i 31 indagati. Tra i quali c’è Giuseppe Pizzata, per cui il gip reggino, su richiesta dell’avv. Giovanni Taddei, nei mesi scorsi ha disposto l’immediata revoca della misura cautelare in carcere. A seguito dell’ordinanza il giudice Domenico Santoro ha rinviato l’udienza al 16 gennaio, data in cui è prevista la richiesta di riti alternativi e l’eventuale discussione da parte della Procura Distrettuale. L’operazione Imelda, eseguita il 10 marzo scorso dal comando regionale calabrese della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Dda reggina, ha chiuso il cerchio dopo quattro anni di inda- Il presunto “broker” del narcotraffico, Bruno Pizzata gini su presunti esponenti della ’ndrangheta, in particolare le cosche sanluchesi dei Nirta-Strangio, e gli Ascone-Bellocco di Rosarno, dediti al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Nel corso dell’indagine hanno avuto un ruolo fondamentale le intercettazioni telefoniche ed ambientali eseguite dalle Fiamme Gialle, che hanno individuato i canali di approvvigionamento della droga, in particolare cocaina, proveniente dal Sudamerica e diretta nei Paesi del nord Europa e in Italia.Tra gli indagati c’è anche Bruno Pizzata, arrestato a Duisburg d estradato in Italia nel marzo scorso (difeso dall’avv. Eugenio Minniti), ritenuto uno dei più importanti broker della ’ndrangheta. Dal consigliere comunale di Monasterace avv. Cesare De Leo riceviamo e pubblichiamo: «L’articolo pubblicato sul vostro quotidiano del 20 dicembre 2011 relativo alla seduta consiliare del comune di Monasterace ha come titolo “Monasterace - De Leo show in aula”. «Anche se il testo, a firma Imma Divino, riporta in maniera piuttosto parziale, nel doppio senso di incompleta e di parte, lo svolgimento dei lavori, omettendo alcuni passaggi importanti dei miei interventi, ed es. il rilievo he non erano stati invitati i progettisti nella seduta convocata esclusivamente per discutere del progetto di recupero della piazza, non conteneva alcun elemento che potesse autorizzare l’uso del termine “show” nel titolo, che viene adoperato per qualificare il comportamento di chi dà spettacolo. «Abbandonare la seduta, dando conto attraverso la lettura di un’ampia motivazione, dopo che era stata respinta la nostra richiesta, più che legittima, di convocare un’al- LOCRI Presentato in un incontro dell’Aiga il volume del locrese Lorenzo Cordì, procuratore presso l’Avvocatura dello Stato di Genova Espulsione del “clandestino”: un’incongruenza giuridica LOCRI. «Nelle disposizioni penali, sostanziali e processuali, connesse all’espulsione dello straniero, sottintendono i limiti dell’intervento penale, spesso dettato da logiche sicuritarie e pretese di esemplarità». Giunge a queste conclusioni il volume di Lorenzo Cordì, procuratore presso l’Avvocatura dello Stato di Genova, dal titolo “L’espulsione dello straniero”, che ieri sera è stato presentato al convegno organizzato dall’Aiga di Locri. I giovani avvocati, a cominciare dal presidente Antonio Bosco e dal consigliere Serena Callipari, che ha moderato il convegno, hanno rilevato la necessità di conoscere la normativa vigente, in particolare considerando che la Locride è spesso meta di sbarchi di immigrati, stretti nella morsa di una legislazione che, come ha sottolineato il dott. Salvatore Cosentino, pm di Locri nonché critico letterario e docente universita- Da sinistra: Bosco, Cosentino, Callipari, Cordì, Maio e Cavo rio, assume spinte “centrifughe”, perché non pone al centro l’uomo ma criteri di pericolosità sociale insiti nel definire l’immigrato quale “clandestino”. E questo status, a parere del magistrato, ha portato come conseguenza estrema la pericolosa affermazione del reato di clandestinità, contenuto nel pacchetto sicurezza del 1994, che è figlio di una certa parte politica che confonde con un reato criminale uno prettamente amministra- tivo. Nell’articolata disamina dell’opera del giovane locrese Lorenzo Cordì, il dott. Costantino ha analizzato gli orientamenti del legislatore che si sono susseguiti nel tempo. In particolare centrando negli anni Novanta la “necessità” politica di intervenire con il ricorso “sistematico” allo strumento penalistico dell’espulsione. Sul punto ha rilevato che il diritto penale non è equivalente alla preven- tra riunione per consentire la partecipazione dei consiglieri di minoranza assenti, perché impediti (i quali avevano inutilmente chiesto di spostare l’inizio della riunione dalle 16,30 alle 18) e per assicurare la presenza dei tecnici, non mi pare che possa essere definito “show”, non avendo alcunché di spettacolare. «Vi invito, pertanto, a pubblicare una rettifica insieme con il testo di questa lettera di rimostranze. Distinti saluti». Il “titolo” citato dall’avv. De Leo era in realtà l’occhiello del pezzo, il cui titolo recitava: “La minoranza abbandona la seduta... da lei richiesta”. Sintesi giornalistica di una circostanza piuttosto singolare, che il contestato occhiello aveva solo il compito di “rafforzare”. Naturalmente senza alcun intento derisorio e senza in alcun modo voler entrare nel merito delle, probabilmente sacrosante, ragioni politiche del suo agire. Quanto all’accusa di “parzialità”, la accogliamo solo per la parte riferita all’esiguità dello spazio, che ci ha costretti a qualche taglio. Ogni altra accezione non è ricevibile.(red.rc) zione, bensì alla repressione di atti o fatti ritenuti perseguibili. La discordanza si ritrova nelle disposizioni generali, nei quali è contenuto il presupposto della disciplina della “pericolosità sociale” dell’immigrato, che urta con altre disposizioni che comprendono fatti concreti, quali il traffico di sostanze stupefacenti, sicuramente differenti nel merito e, quindi, nel giudizio di procedibilità penale. Il convegno è stato aperto dai saluti del presidente del consiglio comunale di Locri, avv. Antonio Cavo e da quelli del presidente del Consiglio dell’ordine avvocati di Locri, avv. Nino Maio.(r.m.) Giovedì 22 Dicembre 2011 Gazzetta del Sud 36 Cronaca di Lamezia Criminalità e rom nell’aula comunale Oggi alle 9.30 a Palazzo Maddamme il consiglio comunale su rom, criminalità e società partecipate Corso Nicotera 215, - Cap 88046 Tel. e Fax 0968.448193 [email protected] . ’Ndrangheta I due clan di Bella sarebbero passati al regime di protezione e portati lontano Cappello e Arcieri pentiti I malavitosi messi alle strette dalle indagini e dai sequestri dei beni Vinicio Leonetti Spariti dalla scorsa settimana, senza lasciare nessuna traccia. I Cappello e gli Arcieri del quartiere Bella si sono letteralmente eclissati, e con gli uomini che gli investigatori ritengono affiliati a un clan della ‘ndrangheta, anche mogli, figli e parenti stretti. C’è chi inizialmente aveva pensato a una strage di mafia, ma se fosse stato sparso del sangue si sarebbe saputo dai giornali o dalla tv. Altri più ben pensanti hanno ipotizzato una vincita al superenalotto e la migrazione delle due famiglie che di solito agiscono in tandem. Niente di tutto questo. I Cappello e gli Arcieri sono spariti perchè di notte una squadra delle forze dell’ordine li ha prelevati in blocco per portarli lontano dalla città, in un luogo che per molto tempo ancora resterà segreto. Perchè i capi del clan si sono pentiti. Diventando collaboratori di giustizia loro e tutte le famiglie sono entrati nel regime di protezione, e dallo Stato sono stati messi al sicuro. Ecco perchè nel quartiere rimasto orfano delle cosche che lo controllava tanta gente sta tremando. C’è addirittura chi, col pretesto di fare le vacanze di Natale, è salito su aerei per sparire. Se Cappello e Arcieri parlano, quattro o cinque uomini in tutto, e per giunta lo fanno in- sieme, si profilano conseguenze pesanti. Retate numerose in città. È lo stesso sentore che si registra da qualche mese tra Via del Progresso e Capizzaglie. Qui i pentiti di turno si chiamano Angelo Torcasio, sposato con una Giampà e organico alla cosca del “Professore”, e Battista Cosentino, factotum del clan. I due collaboratori di giustizia stanno parlando con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Un particolare che ha ricordato nel corso di un’udienza lo stesso Angelo Torcasio, 29 anni, più volte imputato che ha deciso di saltare sull’altra sponda. Sembra che i pentiti delle cosche lametine siano finora più di una decina. Molti dei loro nomi non sono noti per ovvi motivi di sicurezza, ma negli ambienti della mala tutti sanno, o comunque hanno sospetti fondati su queste sparizioni improvvise. Nello scenario criminale della città, molto dinamico in questi ultimi due anni, in cui gli equilibri tra i clan stanno crollando e la spartizione della città comincia ad essere in discussioRilievi della scientifica dopo l’omicidio di Vincenzo Torcasio ne a suon di colpi di pistola, si tratta di un momento senza precedenti. Un regolamento di conti c’era stato nei primi anni del Duemila dopo la sentenza della Corte d’assise catanzarese al processo “Primi passi” in cui emersero tradimenti incrociati e, in definitiva, la rottura di patti storici siglati dai boss. Ma adesso la musica è diversa. Tra i clan lametini non c’erano mai stati veri e propri collaboratori di giustizia, oggi invece c’è una vera e propria squadra di calcio, inclusa la panchina, pronta a spifferare vicende che portano a omicidi, estorsioni, narcotraffico, giro d’armi e usura, appalti. Cos’ha spinto tanti mafiosi a pentirsi? Escludendo i problemi di coscienza, che in questi casi sembrano fantascienza, c’è da valutare la possibilità che in tanti si siano sentiti il fiato sul collo di magistratura e forze dell’ordine che almeno da un paio d’anni hanno stretto le maglie della giustizia intorno a loro. Arresti, sequestro di beni e perfino ordinanze di sgombero per demolire i loro palazzi totalmente abusivi, su cui non hanno mai pagato un euro di tasse. Una vita nella più completa illegalità. Com’è accaduto ai Cappello. Qualche mese hanno ricevuto l’ordine di abbandonare la casa, una villa lussuosa nel quartiere, simbolo del loro potere incon- L’uomo è coinvolto anche nel processo per l’omicidio Villella Nel frigorifero nascondeva 5 bombe condannato a 2 anni Giuseppe Falsia Giuseppe Natrella S’è avvalso della facoltà di non rispondere Giuseppe Falsia, 39 anni, accusato di porto illegale di armi comuni e da guerra raggiunto lunedì scorso da un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Giovanni Villella, ucciso a colpi di fucile caricato a pallettoni lo scorso giugno in località Pullo, lungo la Statale 18. Il provvedimento gli era stato notificato in carcere dove si trovava per un altro reato. Secondo le indagini della polizia di Stato Villella sarebbe stato ucciso dalla moglie Pi- na Jennifer, dall’amante di lei Giovanni Giampà e dal cognato di quest’ultimo Michele Dattilo, che avrebbe materialmente eliminato Villella, 31 anni, autista di un’azienda di distribuzione. Falsia, assistito dal suo legale di fiducia Renzo Andricciola, ieri mattina non ha risposto alle domande del giudice delle indagini preliminari Carlo Fontanazza, che s’è riservato di decidere sulla richiesta avanzata dall’avvocato che ha chiesto per il suo assistito la revoca dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’altro ieri, invece, lo stesso Giuseppe Falsia Carlo Fontanazza Attenzione dei neonazisti sul Tribunale Galletta, Fontanazza e Staiano nell’elenco Il Tribunale lametino Angelo Torcasio Battista Cosentino trastato. Quell’immobile è illegale e da demolire, com’è stato fatto per altre costruzioni abusive in città, alcune delle quali in zone completamente controllate dalla ‘ndrangheta. Stretti tra il rischio di finire in galera e quello di perdere ogni bene materiale, in tanti hanno deciso di cambiare casacca. Nella consapevolezza che quando si perde il potere mafioso i nemici più forti sono pronti a sparare per la conquista di nuovi spazi. Giuseppe Falsia era stato condannato dal giudice dell’udienza preliminare Barbara Borelli a 2 anni di reclusione per avere custodito 5 bombe in un frogorifero. Gli ordigni esplosivi furono scoperti nell’agosto scorso dai carabinieri nel corso di una perquisizione domiciliare. In seguito a quel ritrovamento Falsia fu arrestato esattamente il 13 agosto. L’uomo è stato giudicato con il rito abbreviato. Il pubblico ministero Luigi Maffia, al termine della sua requisitoria aveva chiesto una condanna a 2 anni e mezzo di reclusione per detenzione di esplosivi. Mentre la difesa rappresentata dall'avvocato Andricciola aveva chiesto l'assoluzione. Richiesta che non è stata accolta del giudice che al termine del dibattimento ha emesso una sentenza di condanna a 2 anni di reclusione. Agenda telefonica cittadina FARMACIE DI TURNO FURCI - Via Capitano Manfredi - Tel. 096821503 PETRONIO - Via Sposato - Tel. 0968433485 FARMACIA NOTTURNA AIELLO - Via La Pira - Tel. 0968465023 GUARDIA MEDICA NICASTRO NORD tel. 096822150 NICASTRO SUD tel. 0968461584 SAMBIASE tel. 0968433491 SANTA EUFEMIA tel. 096853424 OSPEDALI OSPEDALE CIVILE - Viale Perugini tel. 0968/2081 (centralino) OSPEDALE CIVILE - Pronto soccorso tel. 0968/208464 OSPEDALE CIVILE - Direzione sanitaria tel. 0968/208253 OSPEDALE CIVILE SOVERIA MANNELLI Centralino 0968662171 - Pronto soccorso 0968/662210 - 0968662222 PRONTO SOCCORSO Tel. 0968208962 - 0968462860 POLIAMBULATORIO NOCERA TERINESE, 0968/91107 AZIENDA SANITARIA PROVINCIALE CZ AREA LAMEZIA N. verde Cup (Centro prenotazioni) 800 006662 Centralino 0968/2081 Sportello informazione 0968/208410 TELEFONI UTILI CARABINIERI comp. tel. 0968/21037 CARABINIERI soccorso pubblico tel. 112 POLIZIA tel. 0968/203211 POLIZIA pronto intervento tel. 113 POLFER tel. 0968/419292 CENTRO TRASFUSIONALE Numero Tel. 0968/208525 AEROPORTO LAMEZIA tel. 0968/414333 - 414111 POLARIA tel. 0968/419296 ASS.NZA TOSSICODIPENDENTI SERT, tel. 0968208763 TRIBUNALE DEI DIRITTI DEL MALATO Numero tel. 0968/208625 ASSOCIAZIONE ANTIRACKET Tel. 329/0566908 TELEFONO AZZURRO Linea emergenza tel. 19696 (gratuito) Linea istituzionale tel. 051/481048 EMERGENZA INFANZIA Tel. 114 (24 ore su 24) sulla salute psico-fisica di bambini e adolescenti in pericolo immediato. TELEFONO AMICO Parrocchia S. Francesco di Paola (Sambiase) tel. 0968/439020 ELISOCCORSO Numero tel. 0968/208851 GUARDIA DI FINANZA COMPAGNIA tel. 0968/442261 BASCHI VERDI tel. 0968/51107 POLIZIA MUNICIPALE Centralino tel. 0968/22130 - 442602 Aeroporto tel. 0968/51485 POLIZIA STRADALE Numero tel. 0968/417111 VIGILI DEL FUOCO Distaccamento FIUME BAGNI pronto intervento tel. 115 Uffici tel. 0968/436768 COMUNE Centralino tel. 0968/2071 Domenico Galletta CINEMA THE SPACE CINEMA Programmazione dal 16 al 22 dicembre 2011 Sala 1 «Lo schiaccianoci» (35 mm) - Spett. ore: 10.50 - 13.30 mattina, tutti i giorni. «Il gatto con gli stivali (3D)» Spett. ore: 16 - 18 - 20 - 22. Solo sabato: 0.00. Sala 2 «Sherlock Holmes» - Spett. ore: 11.40 14.20 - 17 - 19.40 - 22.20. Solo sabato: 1.00 Mattina tutti i giorni no show h 11.40 il 20 dicembre. Sala 3 «Vacanze di Natale» - Spett. ore: 10.25 - 12.50 - 15.15 - 17.40 - 20.05 - 22.30. Solo sabato: 0.55. Mattina tutti i giorni solo il 16 in sala 4. Sala 4 «Finalmente la felicità» - Spett. ore: 11.10 - 13.15 - 15.30 - 17.50 - 19.55 - 22. Solo sabato: 0.05 (no show h 17.50 19.55 - 22 ven 16 mattina tutti i giorni solo il 16 in sala 3 alle ore 22.30). Sala 5 «Il giorno in più» - Spett. ore: 11 - 15.45 - 20.10 mattina tutti i giorni. «Anche se è amore non si vede» Spett. ore: 13.35 - 18.05 - 22.30 - 0.40. Mattina tutti i giorni. Apertura tutti i giorni ore 10.25. Domenico Galletta è stato il pubblico ministero che ha chiesto la condanna a 10 anni di carcere per Chafik El Ketani, il giovane d’origini marocchine che causò la strage degli otto ciclisti lametini alla Marinella il 5 dicembre dello scorso anno. Carlo Fontanazza è il giudice per l’udienza preliminare che nel processo abbreviato condannò l’imputato a 8 anni. Il giovane 21enne condannato per omicidio plurimo aggravato si trova agli arresti domiciliari. Galletta e Fontanazza sono nella lista pubblicata dal sito Internet neonazista “Stormfront”, filiale italiana dell'organizzazione razzista che fa capo a Don Black, ex leader del Ku Klux Klan. Sulla vicenda c’è l’attenzione della magistratura italiana, anche se il sito è edito in Florida, negli Stati Uniti. Secondo i nuovi seguaci di Hitler occuparsi di immigrati è una “colpa” attribuita a politici, magistrati, religiosi, attivisti dei diritti umani e giornalisti. La lunga lista è stata compilata con l'aiuto di altri membri del forum. Il primo dell'elenco e' don Ezio Segat, sacerdote della diocesi di Vittorio Veneto. Moltissimi i politici, col governo Monti al completo. Poi i giudici: la pm di Torino Laura Longo che contesto “l'odio etnico per gli scontri nel capoluogo piemontese”, il sostituto procuratore Domenico Galletta e il Gup Carlo Fontanazza del Tribunale di Lamezia. Anche Antonella Consiglio, Giuseppina Di Maida e Filippo Serio, giudici del riesame. E gli avvocati Salvatore Staiano, del foro catanzarese, che ha difeso l’imputato Chafik El Ketani nel processo abbreviato all’autore della strage dei ciclisti lametini, Giorgio Bisagna ed Emiliano Riba, quest'ultimo avvocato dell'imam di Torino Khounati. Il processo contro il marocchino si trova al centro delle attenzioni del gruppo neonazista. POLITEAMA Con “Trona e lampi” di Piero Procopio Stasera parte il festival del teatro in calabrese Riproporre il dialetto e le tradizioni anche a un pubblico giovanile, mescolando tra loro dialetti diversi e identità culturali del territorio calabrese; riportare gli anziani a teatro e infine recuperare le tradizioni, gli usi e i costumi di un tempo che ormai sono un nostalgico ricordo dei nostri nonni. Sono solo alcuni degli obiettivi della prima rassegna teatrale in vernacolo “Città di Lamezia Terme” che prenderà il via questa sera alle 20.30 al Teatro Politeama con lo spettacolo “Trona e lampi” della compagnia catanzarese “Hercules” di Piero Procopio. La kermesse, la prima del suo genere in città e con una valenza regionale, è stata organizzata dall’associazione “I Vacantusi” e prevede nove spettacoli con compagnie che arrivano da tutta la Calabria e una anche dalla Sicilia. L’incasso di tutte le serate sarà devoluto alla cooperativa sociale “Le Agricole” per l’inserimento lavorativo di ragazzi disabili. «Abbiamo realizzato questa rassegna teatrale in vernacolo in città», ha spiegato Nicola Morelli segretario dell’associazione “I Vacantusi”, «perché abbiamo pensato che fosse doveroso andare oltre la proposta d’una singola rappresentazione teatrale. Per questo abbiamo lavorato circa due anni per cercare di valorizzare la cultura e la tradizione popolare del teatro dialettale calabrese, realizzando così una rassegna d’eccellenza regionale che ha lo scopo di riconfermare l’importanza del Il Teatro Politeama ruolo che questa branca di teatro riveste nel campo della cultura, perché offre l’opportunità soprattutto ai giovani di conoscere attraverso le rappresentazioni il patrimonio di una cultura popolare senza età». Per Morelli «in questo modo un mondo perduto viene recuperato e portato all’attenzione del presente, nella certezza di recuperare emozioni, espressioni e soprattutto valori. L’augurio è che questa rassegna possa diventare un appuntamento annuale, atteso dalla popolazione e anche dalle compagnie teatrali amatoriali calabresi e non solo». «La rassegna», ha aggiunto l’organizzatore, «ha avuto una fase progettuale molto lunga e complessa, anche perché abbiamo voluto che fosse presente la maggior parte dei dialetti delle province calabresi, così come abbiamo voluto fare della beneficienza: l’incasso di tutte le serate andrà alla cooperativa sociale “Le Agricole” per finanziare il progetto della fattoria sociale per l’inserimento di ragazzi disabili. Un progetto che abbiamo presentato alla Federazione italiana teatro amatoriale (Fita), a cui la compagnia “I Vacantusi” è associata, che ci ha aiutato a identificare le compagnie che poi sono state inserite nel cartellone della rassegna lametina». È quindi grazie alla Fita, conclude Morelli, «che abbiamo avuto l’opportunità di fare rete con le altre associazioni teatrali calabresi e non solo, che hanno aderito a questo ambizioso progetto. La prevendita degli abbonamenti sta avendo una grande adesione da parte degli amatori di questo genere di teatro, e per questo siamo molto felici». Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 37 Cronaca di Lamezia . Presentato un progetto sulla legalità nelle scuole ieri a Fondazione “Terina” Nicola Gratteri ai ragazzi calabresi: non conviene essere ‘ndranghetisti Caligiuri: tra meno di un mese 1.500 precari nei 150 istituti coinvolti Giuseppe Maviglia «“Una scuola per la legalità” non è un semplice progetto, ma un concreto messaggio di speranza sulla formazione culturale e di crescita della nuova Calabria». Il magistrato Nicola Gratteri inizia così il suo seminario ai dirigenti scolastici dei comuni ad alta densità criminale che hanno partecipato al bando dell’assessorato regionale alla Cultura, che si prefigge di aumentare il tempo scuola nei comuni a rischio criminalità, offrendo agli studenti la possibilità di rimanere di più a scuola, evitando in questo modo di cedere alle tentazioni della malavita. Alla giornata di presentazione del progetto nella sede della Fondazione “Terina”, insieme a Gratteri, il presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti, l’assessore regionale alla Cultura Mario Caligiuri, Giuseppe Mercurio direttore dell’Ufficio scolastico regionale e Massimiliano Ferrara dirigente generale del dipartimento regionale alla cultura. Gratteri sottolinea che il progetto «non è una semplice distribuzione di soldi, ma una grande chance che la Regione dà ai dirigenti». Il magistrato invita quindi questi ultimi ad «andare oltre il ruolo d’insegnanti, ed entrare invece in punta di piedi nella vita privata dei ragazzi e delle loro famiglie». Successivamente Gratteri s’indigna per il fatto che «una decina di scuole che si trovano in aree difficili sono rimaste fuori». E si chiede: «Possibile che non ci sia un insegnante capace di scrivere quattro righe? Qual è il problema? Mercurio deve mandare gli ispettori per capirne le cause». Gratteri si rivolge ai docenti: «Metteteci l’anima, altrimenti i ragazzi non vi seguiranno. Scendete dal piedistallo e siate più umani, trasmettendo valori. Siate onesti, non manipolate ideologicamente gli studenti. Anzi, dotateli di attrezzi per potersi formare». Il magistrato, ancora, non si esime dal fare una denuncia: «Non si può risparmiare sull’istruzione e sulla cultura. È in gioco il nostro futuro. L’Italia però sta arretrando dal punto di vista culturale. Ci stiamo imbarbarendo. Non studiamo. Abbiamo trasformato le università in aziende. Questa non è cultura». E ai numerosi ragazzi in sala Gratteri dice: «Non conviene essere ’ndranghetisti. Come sapete, la ’ndrangheta ha il monopolio dell’importazione della cocaina in Europa e i giovani fanno i corrieri: vanno al Nord, cenano nei ristoranti più esclusivi e si accompagnano con le prostitute più costose. Ma tutto questo squallido teatrino non lo comprendono. Serve a loro per narrarne le gesta ai coetanei al ritorno in Calabria. Poi arriva il matrimonio. E dopo l’arresto e la detenzione al Nord. Parte quindi dalla Calabria un avvocato, che non è un difensore, ma un cane da guardia, che rassicura: tu uscirai presto da qui. Invece, il ragazzo non esce. Si sceglie il rito abbreviato e si va in galera, perdendo i migliori anni dell’esistenza. Allora il giovane comprende di essere stato usato». Caligiuri entra nelle maglie del progetto: «“Una scuola per la legalità” è un’idea di Gratteri, con il quale ci siamo sempre confrontati. Il progetto orientato all’aumento del tempo scuola nei comuni ad alto rischio sociale ha coinvolto 149 istituti calabresi. Durerà un anno ed inizierà a gennaio. L’investimento è di 9 milioni di euro e verranno impiegati circa 1.500 precari, ai quali sarà garantito un reddito minimo di 3 mila euro». L’assessore poi elenca alcuni dei progetti regionali di educazione alla legalità: «Attraverso la cultura la Calabria vuole raddrizzare la schiena. E la Regione In breve PALAZZO MADDAMME Il sindaco incontra i consiglieri regionali Alle 10.30 oggi a Palazzo Maddamme incontro tra il sindaco Gianni Speranza ed i consiglieri regionali del Lametino Franco Talarico, presidente dell’assemblea calabrese, Tonino Scalzo del Pd e Mario Magno del Pdl (foto). A chiedere l’incontro tempo fa erano stati il primo cittadino ed il suo vice Francesco Cicione. Maria Giovanna Costanzo ed i bimbi della scuola Ricordato il sacerdote della Pietà A monsignor Azio intestata la scuola del rione Razionale Giuseppe Scopelliti, Nicola Gratteri e Mario Caligiuri Maria Scaramuzzino COMUNE Guida al cittadino presentata da Crimi La sede di Fondazione “Terina” nell’area ex Sir ha messo in campo molteplici iniziative, come la “Carta dei doveri dei minori”, il protocollo d’intesa con il “Museo della ’ndrangheta” di Reggio, l’educazione musicale con l’Orchestra dei fiati di Delianuova, il progetto di inclusione dei Rom». Ancora: «Il protocollo d’intesa firmato dal presidente Scopelliti con l’ex ministro Gelmini per utilizzare i beni confiscati ai mafiosi per usi educativi, il protocollo d’intesa con l’Abi (L’Associazione bancaria italiana) per un progetto sull’educazione finanziaria ed il progetto con Confindustria per migliorare la capacità d’attrazione degli istituti tecnici e professionali». Scopelliti definisce il progetto «un atto concreto che parte dai più piccoli per costruire una società diversa». Continua il governatore: «La vera grande azione è guidare i processi, e questa scelta è un contributo significativo perché offre un’opportunità ai ragazzi. La politica della giunta occupa lo spazio che le compete e questo non è visto di buon occhio da chi vuole governare dall’esterno le dinamiche di una comunità. Dobbiamo dare a tutti la possibilità di essere liberi e di poter scegliere». Durante la manifestazione il responsabile dell’Ufficio scolastico regionale Mercurio ha avuto un malore ed pè stato portato in ambulanza al vicino ospedale lametino. Dopo gli esami al pronto soccorso il dirigente è stato dimesso. Oggi alle 15.30 nella sala giunta in Via Perugini l'assessore comunale alle Attività produttive Giusi Crimi, con i rappresentanti della Pieffe Comunicazione e degli imprenditori interessati, presentano una guida utile per il cittadino che verrà distribuita alle famiglie lametine. SEL Terzo polo si confronti col centrosinistra «La maggioranza per noi di Sinistra ecologia e libertà è quella uscita dalle urne, ma in ogni caso se il Terzo polo vuole aprire confronti non è al sindaco né a noi o al Pd che si deve rivolgere, ma al centrosinistra in toto, l’unico abilitato a decidere». Questo il punto di vista di Giandomenico Crapis, segretario cittadino di Sel e consigliere comunale di maggioranza. La scuola primaria del quartiere Razionale da ieri mattina porta il nome di Azio Davoli, indimenticato parroco della chiesa Beata Vergine Addolorata, detta della Pietà, sacerdote ed educatore. La caratteristica struttura a mattoncini rossi ieri è stata sede di una vera e propria festa in onore del prete emiliano che, nella seconda metà degli anni Cinquanta, venne a Nicastro per il suo ministero sacerdotale. La dirigente della scuola Maria Giovanna Costanzo ha ringraziato le famiglie e gli alunni che tanto si sono prodigati per curare la cerimonia nei minimi particolari, in modo che fosse commemorata degnamente la figura di don Azio, rimasto nel cuore di molti lametini. Costanzo ha anche annunciato che prossimamente la scuola materna di contrada Barbuto sarà intitolata a Rosa Tripodi, altra figura esemplare di insegnante ed educatrice, nonché donna di grande fede e devozione. I bambini della scuola del Razionale, tra cui molti alunni rom, hanno iniziato la manifestazione intonando la canzone della gioia. Si sono poi susseguite le riflessioni di chi ha avuto don Azio come parroco e figura guida. Tra questi Giancarlo Nicotera, attualmente presidente della Fondazione “Mediterranea Terina”, e l’insegnante Franco Notaris. Entrambi hanno rimarcato la grande attenzione che Davoli aveva per i piccoli e per la loro formazione. È stato ricordato che proprio don Azio volle la costruzione della grande chiesa della Pietà con i tanti spazi annessi (cortile, oratorio, salone e quant’altro) per le attività pastorali di grandi e piccini. Nel 1960 la chiesa fu aperta al culto e, per quell’epoca, fu un’opera straordinaria. Don Azio fu uno de primi a capire che quella zona della città, in quel tempo desolata e con poche abitazioni, sarebbe stata di lì a pochi anni una delle più popolate della futura Lamezia. Intuizione felicissima che lo portò alla costruzione di una grande chiesa, punto di riferimento per la comunità che oggi conta oltre 10 mila anime. Alla cerimonia, culminata con la benedizione della targa da parte dell’attuale parroco della Pietà, don Giancarlo Leone, hanno preso parte anche il sindaco Gianni Speranza con gli assessori Rosario Piccioni e Giusi Crimi. Gli amministratori hanno plaudito all’iniziativa della scuola che aiuta senz’altro a non dimenticare quelle persone che hanno lasciato un segno importante nella storia recente dell’intera comunità lametina. Leone ha raccontato ai piccoli alunni della scuola che don Azio era il suo parroco. Monsignor Davoli è morto il 27 dicembre di 13 anni fa, non aveva nulla, né una casa e nemmeno una tomba. Gazzetta del Sud Giovedì 22 Dicembre 2011 37 Cronaca di Cosenza . Tutti a “Scuola di antimafia”: Sabrina Garofalo illustra le attività che l’associazione di don Luigi Ciotti ha avviato per i prossimi mesi nella nostra provincia I piani di “Libera” per combattere le cosche L’obiettivo è di prendere finalmente consapevolezza della presenza invasiva e silente della ‘ndrangheta Arcangelo Badolati Sabrina Garofalo è referente del presidio di “Libera” per la provincia di Cosenza. Con don Luigi Ciotti e Giap Parini, in accordo con l’Università della Calabria, è stata promotrice di “A scuola di antimafia”. S’è trattato del primo corso di alta formazione sulle tematiche delle mafie, delle antimafie, e sul riutilizzo sociale dei beni confiscati. All’iniziativa hanno offerto la loro prestigiosa collaborazione Magistratura democratica, il Centro servizi per il volontariato e l’Agenzia nazionale che si occupa della gestione di immobili e fondi rustici confiscati. Alla “Scuola” hanno aderito decine di persone seguendo i corsi tenuti nell’ateneo per due mesi. Una esperienza positiva che ha segnato il battesimo del fuoco di “Libera” che può considerarsi una struttura ormai operativa sul nostro territorio. Un territorio in cui la lotta alla mafia è sempre stata guardata con sospetto, anche perchè per lunghi anni una classe dirigente distratta e sonnolente ha addirittura negato l’esistenza, in quest’area della Calabria, di organizzazioni criminali strutturate. Questo tipo di atteggiamento ha determinato colpevoli ritardi e omertose condotte nell’avvio di processi virtuosi capaci di arginare lo strapotere delle consorterie criminali. I silenzi e le inerzie istituzionali e politiche hanno favorito la silente espansione delle cosche. Perchè avete deciso di far nascere Libera in quest’area della Calabria? «Per una serie di felici combinazioni: all’università c’era un gruppo di studenti che aveva avviato un percorso di approfodndimento sul fenomeno mafioso e, allo stesso tempo, in città, una serie di associazioni, in particolare associazioni di donne, si era avvicinata alla rete di “Libera” per capire cosa fare per affrontare e prendere coscienza del problema della invasività delle organizzazioni mafiose. Una invasività tollerata e favorita pure dalle massonerie deviate e dalla cultura delle lobby che animano trasversalmente ogni segmento della vita pubblica. Abbiamo deciso di formalizzare la nascita di Libera quando ci è stato più volte detto che la mafia non esisteva. Mi fu detto personalmente sia nelle scuole che all’interno di enti pubblici territoriali. Addirittura furono anche i componenti di talune associazioni a ribadirmi lo strabiliante concetto. Sentire queste cose ci ha spinto ad accelerare. Abbiamo perciò deciso di avviare percorsi di coinvolgimento del territorio ed indagini analitiche sulle dinamiche mafiose. C’interessava capire come le cosche controllassero il territorio e, soprattutto, volevamo renderci conto di come contassero su un sistema di sordide connivenze». Quali sono i vostri obiettivi? «Acquisita consapevolezza del fenomeno, ci concentriamo ora su tre aspetti. Il primo: coinvolgere il mondo degli studenti universitari. Che sono studenti calabresi e, dunque, in continuo contatto con le aberrazioni della ‘ndrangheta. Il secondo: promuovere azioni volte a determinare il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il riutilizzo sociale, oltre ad avere un valore simbolico, può rappresentare una opportunità di lavoro per i giovani. Il terzo: continuare il percorso di consapevolezza puntando su un radicamento nel territorio interloquendo con soggetti istituzionali e del mondo del volontariato. Soggetti che conoscono l’area e possono offrirci importanti suggerimenti in campo operativo». Ma non ci sono molti beni confiscati a queste latitudini «In realtà ci sono delle zone del Cosentino con un alto numero di beni confiscati. Sono quindici le municipalità che ospitano beni sottratti alle cosche. Esistono tuttavia dei problemi legati al gap formativo che attanaglia gli enti locali. Molti comuni non agiscono perché non conoscono gli strumenti necessari per intervenire. È per questo che abbiamo promosso la “scuola di antimafia”. C’è poi un universo di associazioni e cooperative che dovrebbe dare la spinta – e non lo fa – indispensabile per attivare i meccanismi istituzionali in questa direzione. Il nostro obiettivo è quello di fare rete con la finalità di ottenere finalmente un impegno più concreto e mirato». Le prossime iniziative? «La promozione di laboratori all’università con studenti e ricercatori. Il lancio di progetti di riutilizzo sociale di beni confiscati. Progetti diventati già realtà a Scalea. Pensiamo, inoltre, ad azioni di sensibilizzazione attraverso rassegne e seminari». Sabrina Garofalo Don Luigi Ciotti in visita ai terreni gestiti da “Libera” Giap Parini Manifestazione alla Città dei Ragazzi a partire dalle ore 16 Grande festa al “Villaggio degli Elfi” Oggi pomeriggio, a partire dalle ore 16, presso la Città dei Ragazzi, avrà luogo la grande festa di Natale “Il Villaggio degli Elfi”, iniziativa rivolta a bambini e ragazzi dai 4 anni in su. L’appuntamento rientra nell’ambito de “Il Natale dei Bambini”, cartellone messo a punto dal Raggruppamento d’Imprese “La Città dei Ragazzi” (Cooperative “Cepros”, capofila, “Interzona”, “Promi- dea” e “La Cooperativa delle donne”) in collaborazione con il Comune-assessorato alla Scuola e Città a misura di bambino e le ludoteche comunali “Il Mondo di Oz”. Durante la festa si svolgeranno contemporaneamente, all’interno dei diversi scrigni, attività ludico-laboratoriali: lo scrigno azzurro sarà sede dell’“Officina degli Elfi”, con laboratori artistici e trucca elfo, lo scrigno rosso si trasfor- merà in “Elfilandia”, con giochi e dolcetti degli Elfi offerti dalla pasticceria Reda, nello scrigno giallo, invece, i piccoli ospiti potranno inoltrarsi nel “Bosco dei racconti e dei messaggi”, con letture animate e possibilità di essere i protagonisti di videomessaggi natalizi. E per concludere non mancherà, naturalmente, una divertente tombolata con premi messi a disposizione dal Centro Didattico Sauzullo. ORDINE AVVOCATI CASTROVILLARI Studenti della Media guidati dalla professoressa Emilia Pasqua L’artista cosentino si esibirà al “Beattino” Concerto natalizio a “San Nicola” Il rocker Rob Leer con gli alunni della “Campanella” stasera in concerto La chiesa di “San Nicola” è stato teatro del classico concerto natalizio organizzato dalla scuola media “Tommaso Campanella. Una giornata speciale per gli studenti che si sono impegnati per l’ottima riuscita dell’evento. Gran parte del merito va alla professoressa Emilia Pasqua, che ha guidato sapientemente i ragazzi. L’intenzione degli organizzatori della manifestazione era quella di lasciare un segno importante in un periodo così significativo. I giovani protagonisti della giornata hanno colto nel segno mostrando ai presenti il loro talento. I ragazzi, inoltre, sono stati seguiti attentamente anche dai maestri Saveria Torchia e Lorenzo Parisi, che hanno sostenuto gli alunni nell’esecuzione di diversi brani natalizi. Il risultato è stato molto positivo e l’evento ha riscosso un notevole successo. (vit.sca.) In alto e sopra due immagini del concerto della “Campanella” «Quello che faccio è molto semplice. È rock&roll. Chi viene ai concerti sente della musica con la quale può ballare e divertirsi. E quando ascolta le parole delle canzoni, pensa: “È' proprio come mi sento io... allora non sono da solo”. Perchè credo che sia molto importante non sentirsi soli». Sono le parole del rocker cosentino Rob Leer, al secolo Roberto Caruso, che da stasera (ore 21,30), come ogni anno, propone una serie di concerti nella sua città d’origine. Stasera, al “Beattino” di piazza Duomo, il suo classico “One man show live” natalizio che prevede un ampio repertorio rock suonato dalla sua magica chitarra e cantato dalla sua voce esperta e particolare. Un uomo e il suo sogno. Roberto infatti lascia la sua città appena maggiorenne per trasferirsi a Londra e seguire il suo istinto e la sua vocazione. E i risultati non mancano. Talento puro e coraggio non gli mancano e Rob Leer riesce a Roberto Caruso in arte Rob Leer trovare una sua dimensione all’interno del panorama musicale inglese. Un piccolo miracolo. Incide e si esibisce dal vivo riuscendo a vivere con la sua musica. Un esempio per tutti. Talento e impegno dopo anni di gavetta alla fine pagano sempre. O quasi! Da stasera Rob Leer inizia il suo mini-tour cosentino e inizia da solo ma nei prossimi giorni si proporrà con un gruppo musicale al fianco dell’amico di sempre, Ciccio Ficco, col quale spesso si esibisce in duo. Concerti imperdibili che sono diventati ormai una tradizione del periodo natalizio in città. CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ELEZIONE COMPONENTI DEL CONSIGLIO BIENNIO 2012/2013 Il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Castrovillari, nella seduta del 10 novembre 2011, ha deliberato di convocare l’assemblea degli iscritti con il seguente ordine del giorno: 1) Relazione del Presidente 2) Relazione finanziaria del Tesoriere 3) Varie ed eventuali 4) Elezione di numero quindici consiglieri in prima convocazione per la data del 3 gennaio 2012 alle ore 9.30 e in mancanza del numero legale IN SECONDA CONVOCAZIONE lunedì 9 gennaio 2012 ore 9.30 presso l’Aula Magna del Tribunale Al termine della discussione e precisamente alle ore 13 inizieranno le operazioni di voto che termineranno alle ore 18 dello stesso giorno, per poi riprendere alle ore 9 del successivo giorno martedì 10.1.2012 fino alle 15. L’EVENTUALE BALLOTTAGGIO AVRÀ LUOGO IL 20 gennaio 2012 dalle 9 alle 15 IL PRESIDENTE Avv. Roberto Laghi