NATALE È GIOIA E PACE - parrocchia di torri del benaco

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NATALE È GIOIA E PACE - parrocchia di torri del benaco
Gennaio 2007 - Anno 9 (n° 98)
Mensile della
Comunità Parrocchiale di Torri del Benaco
NATALE È GIOIA E PACE
Nell'annunzio dato ai pastori nella notte santa
troviamo delle espressioni molto belle che aprono
l'anima alla fiducia ed alla speranza; si parla di
pace, di gioia, e di gloria.
Natale è annunzio di pace perché Colui che è nato a
Betlemme è il "Principe della pace", come aveva
predetto settecento anni prima il grande profeta
Isaia, anche l'angelo nella notte santa aveva
proclamato "pace in terra agli uomini che Dio ama".
All'inizio del nuovo anno si parla di pace e di bontà,
come a dire che il prolungamento di questo tema nel
giorno primo del 2007 ha il suo fondamento nel
Natale e nella Bibbia.
La nascita del Signore costituisce il lieto annunzio
della grande gioia, orientata a far crescere il
sentimento della serenità e della pace; ormai sulla
terra si può e si deve far spazio alla pace ed alla
gioia.
I pastori per primi vengono avvolti e riempiti da
questo alone di pace e di gioia: li vediamo nel
presepio con il volto raggiante, pieno di luce e di
contentezza. Il motivo profondo che i Vangeli
lasciano trasparire è perché Dio è venuto ad abitare
nel mondo, ha preso dimora tra gli uomini, è venuto
a porre la sua tenda sulla terra.
Tra noi, in Occidente, il 1° Gennaio è un giorno
augurale, in quanto segna l'inizio dell'anno civile,
anche i cristiani vengono coinvolti in un clima di
serena festosità e scambiano con tutti gli auguri di
"buon anno"; è importante saper dare a tale
consuetudine un senso profondamente cristiano,
facendola diventare quasi un'espressione spirituale.
Il motivo è dato dal fatto che come tutto il tempo,
così anche il "nuovo anno" è posto tutto sotto la
signoria di Cristo, perché a Lui appartengono il
tempo, lo spazio e la storia, e perciò l'espressione
augurale vuol dire che tutto l'anno nuovo possa
appartenere espressamente o implicitamente a Gesù
Cristo.
A questa consapevolezza si riallaccia la
consuetudine molto bella e molto diffusa, di
cantare, il 1° Gennaio, l'inno "Veni, creator
Spiritus", perché lo Spirito del Signore diriga i
pensieri e le azioni dei fedeli e delle comunità
cristiane durante tutto il corso del nuovo anno.
Tra gli auguri che gli uomini, le donne, i giovani,
gli anziani e i ragazzi si scambiano il 1° Gennaio
emerge quello della pace. L' augurio della pace che
ha profonde radici natalizie, è un bene sommamente
invocato dagli uomini di ogni tempo, anche se esso
è frequentemente attentato in modo violento e
distruttore dalla guerra.
Il Papa che unitamente alla Sede Apostolica è
partecipe delle aspirazioni profonde dei popoli, fin
dal 1967, ha indetto per il 1° Gennaio la
celebrazione della "Giornata mondiale della pace".
Il sentimento popolare non è rimasto insensibile a
questa iniziativa, per cui nella luce e nel calore
natalizio fa di questo giorno un momento intenso di
preghiera e di riflessione sulla pace. In famiglia e in
parrocchia la giornata della pace è un'occasione
opportuna per suggerire gesti concreti di solidarietà
e di fratellanza che educano alla pace.
Tanti auguri di buon anno a tutti.
Don Giuseppe Cacciatori
TI
persone, ma soprattutto per vivere nuove
esperienze. Ho passato dei momenti bellissimi con
le mie amiche ed i miei amici: lo rifarei.
Domenica 26 novembre, nella Festa di Cristo Re,
15 nostri ragazzi hanno ricevuto la Cresima, queste
sono le loro riflessioni espresse una settimana
dopo:
- La partecipazione al Campo Cresima e alla S.
Messa dove abbiamo ricevuto la Cresima sono
state due esperienze molto belle e significative
perché abbiamo raggiunto un’altra tappa del
cammino cristiano.
I NEO
- Dopo essere andato al campo cresima mi sono
sentito cambiato. La mattina della Cresima ero
agitato e non sapevo cosa dover fare una volta
arrivato in chiesa. Avevo anche paura che il
Monsignore mi facesse qualche domanda.
- L’esperienza della Cresima è stata molto
emozionante, soprattutto quando ero in Chiesa e
dovevo stare in piedi mi tremavano le gambe e
quando sono andato a leggere non ne parliamo: il
cuore mi batteva all’impazzata. Mi sono piaciuti
tantissimo quei primi momenti di attesa e di voglia
che arrivasse il momento che avevo atteso da
quando sono stato battezzato, poi, subito è finito
tutto, siamo andati a mangiare ed era già lunedì. Il
giorno dopo mi sono sentito bene, come purificato,
come se avessi una nuova anima: senza pensieri.
- Il campo cresima è stata una bella esperienza
perché si è potuto stare insieme e riflettere su
alcuni argomenti importanti e sono molto contenta
di aver fatto la Cresima perché ho ricevuto lo
Spirito Santo.
- Sono contenta del giorno in cui ho ricevuto la
Cresima, perché ho ricevuto lo Spirito Santo, regali
e sono stata insieme alla mia famiglia. È stata una
bella esperienza anche il campo cresima dove ci
siamo preparati per ricevere il Sacramento.
- È stata una bella esperienza, abbiamo ricevuto lo
Spirito Santo, uno dei più grandi e importanti fra i
doni. Anche se alla mattina eravamo tutti straagitati, alla fine quando siamo entrati in Chiesa
prendemmo coraggio e ci impegnammo a ricevere
il DONO. Siamo poi usciti molto contenti ed anche
un po’ cambiati grazie allo Spirito Santo che ormai
era in noi.
- L’esperienza del campo cresima è stata molto
coinvolgente e dopo aver ricevuto lo Spirito Santo
mi sono sentita diversa e molto felice.
- Non mi aspettavo che il campo cresima fosse così
bello: è stata un’esperienza davvero utile, mi ha
fatto crescere ancora di più. Dopo aver ricevuto lo
Spirito Santo mi sento più al sicuro…
- Quando ho ricevuto la Cresima ho avuto
un’emozione grandissima. Io pensavo che la
Cresima fosse più complicata, ma alla fine della S.
Messa ho dovuto ritirare tutto quello che avevo
detto. Tutto questo grazie anche ai 3 giorni di
campo che mi hanno aiutato a ricevere la Cresima
più serenamente.
Luciano, Jessica, Valentina, Leonardo, Marco,
Marta, Manfredi, Veronica, Riccardo, Marta,
Giuseppe, Andrea, Miguel, Matteo, Pietro
- Domenica abbiamo ricevuto lo Spirito Santo,
personalmente ero un po’ agitato, ma l’essere
vicino alla mia famiglia mi ha tranquillizzato. Ho
ricevuto dei bei regali, ma il dono maggiore
naturalmente è stato lo Spirito Santo come
abbiamo discusso al riguardo durante il ritiro in
preparazione alla Cresima. Adesso sono diventato
testimone completo della Fede, decidendo
personalmente di vivere da cristiano, come
avevano fatto i miei genitori con il Battesimo.
SOMMARIO
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- Questo evento mi è piaciuto ma nello stesso
tempo ero teso perché non conoscevo alla
perfezione quello che mi aspettava e in più quella
mattina la chiesa era colma di gente che aspettava
il nostro arrivo. Dopo la Messa sono stato bene in
compagnia di tutta la famiglia e i parenti e abbiamo
festeggiato felicemente questo evento. Mi è
piaciuto anche perché sono stato io responsabile
della scelta di ricevere questo sacramento.
- Secondo me, l’esperienza del Campo Cresima è
stata molto utile per capire la convivenza fra
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Battesimo del Signore
I Re Magi
Frasi sintesi dei Vangeli/Apostolato
Settimana di Preghiera…
Beato Giuseppe Nascimbeni
Il Vangelo Secondo Giovanni
Angelus di Novembre
Una Mamma di nome Pace
Un Grande strumento l’Organo
Condivisione di Vita
Come diventare Articolista…
Comunicazioni
Un sentito Grazie
Anniversari di Matrimonio
BATTESIMO
DEL SIGNORE
I RE MAGI
Trascorrono silenziosi gli anni di Gesù a Nazareth.
Egli vive la vita comune degli uomini del suo
tempo: tanto comune che gli Evangelisti nulla
hanno da dirci in proposito. Egli si affonda così
nella situazione umana; si fa, per così dire, sempre
più uomo. Ed è come uomo che si mischia con gli
altri uomini i quali affluiscono al Giordano per
confessare i loro peccati e ricevere da Giovanni il
battesimo di penitenza.
Ma qui la situazione di Gesù palesemente si inverte:
su di lui si aprono i cieli, egli è manifestamente
l’eletto di Dio, il servo profetato da Isaia. Ha un
mandato da compiere fra gli uomini con umiltà e
mansuetudine, la grande opera di giustizia a cui Dio
per mezzo di lui si impegna: evangelizzare i poveri.
Gesù è “il servo”. Il servo non è uno schiavo, è un
eletto, uno in cui Dio si compiace, un confidente di
Dio. Ma perché è “servo” è anche il mite, il
mansueto che si carica sulle spalle le colpe d tutti e
le espia in sé. Solo cosi potrà giovare ai fratelli, ed
in particolare ai più poveri. Egli è più che il servo, è
“il Figlio”. Dio si rivela con lui come suo Padre.
Padre che ripone tutta la sua fiducia ed il suo
compiacimento nel Figlio. E lo Spirito Santo scende
in forma visibile su di lui. Sulle rive del Giordano si
rivela Dio-Trinità; Gesù è il Figlio, è uno di loro.
Egli è anche per noi il Cristo, l’Unto di Spirito
Santo, l’inviato dal Padre per gli uomini, il Messia.
Fra Dio e gli uomini si apre al Giordano il nuovo
tempo della grazia, sotto la mozione dello Spirito
Santo, e Gesù si manifesta come il sacramento della
nostre unione con Dio. La sua benedetta umanità ci
è donata, è nelle nostre mani, il contatto con essa fa
nascere in noi i sensi nuovi di Figli di Dio.
Già quand’eravamo piccoli aspettavamo il 6
gennaio, per mettere i Re Magi davanti alla grotta di
Gesù: erano tre (Baldassarre, Gasparre, Melchiorre)
con i loro cammelli, con alcuni servi del seguito,
con i loro doni: oro, incenso, mirra. L’oro
simboleggia la regalità, l’incenso la divinità, la
mirra potrebbe anche significare che quel bambino
è l’Eterno da sempre e che il suo regno “non avrà
più fine”.
Più che Re, i Magi erano dei ricchi, astronomi
studiosi ed avevano previsto che una stella cometa (
= con una specie di coda) sarebbe comparsa per la
nascita di un personaggio, di un Re eccezionale. Ciò
fa pensare che conoscessero almeno in parte, la
Sacra Scrittura e che si fossero soffermati proprio
sulle profezie, che parlavano della nascita del
Messia. La stella li guidò per tutto il loro cammino
e si fermò alla grotta “dove trovarono la Madre col
Bambino”. Lì offrirono i loro doni ma offrirono
soprattutto sé stessi e le popolazioni pagane che
rappresentavano, ossia i cosiddetti Gentili. Così si
capisce chiaramente che Gesù è il Dio di tutti,
l’Alfa e l’Omega di tutto, cioè il principio e la fine
di tutto. È quel bambino simile in tutto agli altri, ma
che essendo Dio, un giorno morirà sulla Croce per
riscattarci tutti e riaprirci le porte del Paradiso. Così
si avvererà un’altra volta la Profezia:
“da Settentrione a Mezzogiorno, dall’Oriente e
dall’Occidente tutte le genti verranno a te per
adorarti”.
E qui mi viene proprio da pensare che, per adorare
Gesù, non dobbiamo percorrere tutta la strada dei
Magi, basta che con devozione andiamo in Chiesa e
ci mettiamo davanti al Tabernacolo: Lui è lì.
Il liturgo
Raffaella
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- GENNAIO 2007 -
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FRASI SINTESI
DE I
VANGELI FESTIVI
PER IL CLERO: Cuore di Gesù, fa’ che
l’Eucaristia diventi sempre più il centro della vita
dei suoi sacerdoti.
INTENZIONE DEL SANTO PADRE
Lunedì 1 Gennaio, Maria Santissima
Madre di Dio: “Persona umana: cuore
della pace”
GENERALE: con l’Intenzione generale di questo
mese il Santo Padre ricorda ai fedeli che nel nostro
tempo, segnato purtroppo da non pochi episodi di
violenza, i Pastori della Chiesa, i Vescovi cioè,
devono continuare con la loro parola e l’esortazione
ad indicare al cuore di ogni uomo, ai fedeli credenti
in primo luogo, ma anche a tutti gli altri uomini di
buona volontà, la via della pace e dell’intesa fra i
popoli. Questa via è tracciata dalla verità. La pace
non potrà e vera, né vi può essere intesa fra i popoli
dove c’è menzogna, e dove si considerano gli altri
come diversi e non si accettano per quello che sono.
MISSIONARIA: L’intenzione missionaria applica
in certo modo all’Africa e alle situazioni ivi
esistenti di violenza sia tra vari popoli, sia
all’interno di singole nazioni, ciò che l’Intenzione
generale indicava come dovere dei Pastori.
Promuovere la riconciliazione e la pace è un dovere
di ogni Chiesa dì qualsiasi continente. Ma la Chiesa
in Africa potrà diventare sempre più autentica
testimone della Buona Novella di Cristo, solo se
s’impegnerà in ogni nazione con un’azione
apostolica per la riconciliazione e la pace. La
Chiesa tutta dell’Africa, non solo Vescovi, ma
anche il clero e i laici, devono divenire operatori di
pace”, “ministri della riconciliazione”.
Sabato 6 Gennaio, Epifania del Signore:
“La gloria del Signore brilla sopra di
te” (Is. 60, 1)
Domenica 7 Gennaio, Battesimo del
Signore: “Ci ha salvati per la sua
misericordia”
(Tt. 3, 5)
Domenica 14 Gennaio, II del Tempo
Ordinario: “Fate quello che vi dirà”
(Gv. 2, 4)
Domenica 21 Gennaio, III del Tempo
Ordinario: “Mi ha mandato per
annunziare
ai
poveri
un
lieto
messaggio” (Lc. 4, 18)
Domenica 28 Gennaio, IV del Tempo
Ordinario: “Di tutte le cose, più grande è
la carità” (1 Cor. 13, 13)
APOSTOLATO
DELLA
PREGHIERA
INTENZIONE DEI VESCOVI ITALIANI
L’ Intenzione dei Vescovi porta il nostro sguardo al
Convegno ecclesiale di Verona, e ci domanda di
pregare perché ogni fedele credente in Italia, dopo
aver visto, alla luce della grazia, le linee del
programma pastorale scaturito dalle riflessioni
emerse dal Convegno si rinnovi nella propria vita,
faccia passare il rinnovamento in seno a gruppi e
associazioni, in modo che tutti insieme diveniamo
veri testimoni di speranza. In un mondo, che sembra
aver perso punti di riferimento fermi, il futuro e la
storia hanno bisogno di essere riorientati, fissando
lo sguardo sulla speranza che non delude: Cristo,
nostro Salvatore.
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del
Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in
unione al Sacrificio Eucaristico, le preghiere e le
azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in
riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli
uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del
divin Padre.
INTENZIONI PARTICOLARI
•
Perché i Pastori della
predicatori di pace e intesa.
Chiesa
Perché la Chiesa in Africa sia promotrice di
riconciliazione e di pace.
Perché il Convegno di Verona fruttifichi in
noi per gli altri.
siano
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SETTIMANA
DI PREGHIERA PER
L’UNITÀ DEI CRISTIANI
18 – 25 GENNAIO
Dal 18 al 25 gennaio si svolge la Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani. All’origine dì
questa iniziativa, c’è l’impegno di preghiera, di
conversione e di fraternità, affinché sotto l’azione
dello Spirito Santo si ricomponga l’unità fra le
Chiese, comunità di Cristiani.
I fedeli devono sforzarsi, ognuno secondo la propria
condizione, perché la Chiesa, portando nel suo
corpo l’umiltà e la mortificazione di Gesù, vada di
giorno in giorno purificandosi e rinnovandosi fino a
che Cristo la faccia comparire davanti a sé,
splendente di gloria, senza macchia e senza ruga.
Il tema della “preghiera per l’unità 2007” è:
“FA SENTIRE I SORDI E
FA PARLARE I MUTI!”
(Mc 7,31-37)
La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani dì
quest’anno riunisce due temi, due inviti estesi alle
Chiese e al popolo cristiano: pregare ed impegnarsi
insieme per l’unità dei cristiani, e nello stesso
tempo, unirsi per dare risposta alla sofferenza
umana.
Queste
due
responsabilità
sono
profondamente inter-connesse. Entrambe si
riferiscono alla guarigione del corpo di Cristo, per
questo motivo il testo scelto come tema della
settimana quest’anno narra di una guarigione.
Marco 7, 31-37 racconta come Gesù guari un uomo
sordomuto. Gesù lo condusse lontano dalla folla,
per parlare con lui da solo. Egli pose te sue dita
sugli orecchi dell’uomo, sputò e toccò la lingua
dell’uomo dicendogli: “Effatà!”, cioè “Apriti!”, una
parola spesso usata nel rito del Battesimo cristiano.
Come Dio ha ascoltato il pianto e compreso la
sofferenza del suo popolo in Egitto, come Gesù ha
risposto con compassione a coloro che gli
chiedevano aiuto, cosi anche le Chiese devono
ascoltare la voce di quanti soffrono, rispondere con
comprensione, dare voce a chi non ha voce.
Facendo convergere i due aspetti della missione
della Chiesa, la settimana di preghiera di quest’anno
intende sottolineare la connessione essenziale
dell’impegno di pregare per l’unità dei cristiani e le
iniziative per rispondere alle necessità e alle
sofferenze umane. Lo stesso Spirito che ci rende
fratelli e sorelle in Cristo ci dà anche la capacità di
tendere le braccia e raggiungere ogni essere umano
nella necessità. Lo stesso Spirito che vivifica ogni
nostra opera per rendere visibile l’unità fra i
cristiani, ci dona anche la forza di rinnovare la
faccia della terra. Ogni piccolo sollievo alla
sofferenza umana rende la nostra unità ancor più
visibile, ogni passo verso l’unità rafforza l’intero
corpo di Cristo.
(Segretariato per l’unità dei cristiani, 2006)
TESTO BIBLICO (Marco 7,31-37)
“Poi Gesù lasciò la regione di Tiro, passò per la
città di Sidone e tornò ancora verso il lago di
Galilea attraverso il territorio delle Dieci Città. Gli
portarono un uomo che era sordomuto e lo
pregarono di porre le mani sopra di lui. Allora Gesù
lo prese da parte, lontano dalla folla, gli mise le dita
negli orecchi, sputò e gli toccò la lingua con la
saliva. Poi alzò gli occhi al cielo, fece un sospiro e
disse a quell’uomo: “Effatà!” che significa:
“Apriti!”. Subito le sue orecchie si aprirono, la sua
lingua si sciolse ed egli si mise a parlare molto
bene.
Gesù ordinò di non dire nulla a nessuno, ma più
comandava di tacere, più la gente ne parlava
pubblicamente. Tutti erano molto meravigliati e
dicevano: “È straordinario! Fa sentire i sordi e fa
parlare i muti!”.
I TEMI DELL’OTTAVARIO
Primo giorno: In principio c’era colui che è “la
parola”- “Dio disse...” (Genesi 1)
Secondo giorno: La parola salvifica di Cristo
“fa sentire i sordi e fa parlare i muti!”
(Marco 7, 31-37)
Terzo giorno: Lo Spirito Santo ci dona la parola
“lo spirito [...] sarà il mio testimone” (Giovanni
15, 26)
Quarto giorno: Il silenzio dei dimenticati e il
pianto dei sofferenti - “se una parte soffre, tutte
le altre soffrono con lei”
(1 Corinzi 12, 26)
Quinto giorno: Il giudizio di Dio sul nostro
silenzio - “tutto quel che non avete fatto ad
uno di questi piccoli...” (Matteo 25, 45)
Sesto giorno: Messi in grado di dire la verità
“la donna aveva paura e tremava [...] E gli
raccontò tutta la verità” (Marco 5, 33)
Settimo giorno: Abbandono
“perché mi hai abbandonato?” (Salmo 22,1)
Ottavo giorno: Resurrezione – glorificazione
“ogni lingua proclami Gesù Cristo è il Signore”
(Filippesi 2, 11)
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BEATO GIUSEPPE
NASCIMBENI
Nessuna festa della Madonna passava inosservata, e
perché la festa avesse assicurato il suo frutto, non
lasciava mancare ad essa la sua buona preparazione:
poteva essere una novena o un triduo, che lui
programma «devotissimo». L’aggettivo è suo. Si
trattava delle feste liturgiche celebrate in tutta la
Chiesa. Ma l’invito diveniva più insistente, quando
le celebrazioni dovevano impegnare particolarmente
la parrocchia, per avvenimenti nei quali la Vergine
aveva interposto il suo patrocinio. Era il caso della
festa in onore della Madonna del Colera, istituita in
Castelletto fin dal 1836.
Monsignor Nascimbeni quando invitava la sua
gente a partecipare a quest’ultima festa, ricordava:
«Il miracolo è permanente, perché dal 1836 a
tutt’oggi il colera non si è fatto più vedere nel
nostro paese, quantunque sia stato tante volte nei
paesi limitrofi».
Quanto al mese di maggio e di ottobre, essi erano
una scossa spirituale per la parrocchia, ed erano
incentrati sulla pratica del rosario.
Le sue
Devozioni Mariane
Anzitutto da ricordare le feste straordinarie
organizzate da Monsignore Giuseppe Nascimbeni
per il giubileo della definizione dogmatica
dell’immacolata e delle apparizioni di Lourdes.
Non furono fuoco di paglia, né lo potevano
diventare, per un prete come don Giuseppe
Nascimbeni: alcuni avvenimenti della sua vita erano
stati intrecciati a celebrazioni mariane. Il giorno
dell’Immacolata 1869 aveva rivestito a Torri l’abito
clericale (era allora un fatto importante!). E la prima
Messa l’aveva celebrata, ancora a Torri, il giorno
dell’Assunta 1874. Il sacerdozio iniziato nel fervore
mariano, si sarebbe sempre ornato di esso.
La Madonna sarà sempre un punto di riferimento
anche nei momenti in cui le mete dell’apostolato
potevano sembrare difficili a raggiungersi: ad
esempio, per estirpare il Vizio della bestemmia. Il
bollettino parrocchiale del 20 giugno 1915 porta
questo avviso: «Sabato processione coll’Immacolata
per la grazia tanto necessaria che si convertano tutti
i bestemmiatori di questa parrocchia». Vicino alla
tristezza di tale constatazione, c’è l’espressione di
una grande fiducia: «È tanto tempo che glielo
domandiamo. E la deve fare sicurissimamente e
presto».
Lo raccomandava agli altri con la parola, ma lo
affidava a tutti con il suo esempio. C’è chi
testimonia: «La sua devozione alla Vergine
Santissima si manifestava fra l’altro nella recita
quotidiana del santo rosario completo...».
Basti rileggere l’orario della sua giornata: in tre
momenti distinti di essa, è segnato: rosario.
«Lo portava abitualmente nelle mani, per riempire
dì orazione la sua giornata».
Virgilio
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IL VANGELO
SECONDO
GIOVANNI
L’Apostolo, figlio di Zebedeo e di Salomè, proviene
dalla città di Bethsaida, sul lago di Tiberdiade, dopo
insieme al fratello Giacomo il maggiore, svolge lo
stesso lavoro del padre: il pescatore. Di famiglia
benestante è probabilmente come il fratello di
natura impetuosa perché entrambi vengono
soprannominati da Gesù: “figli del tuono”. E’ un
giorno di lavoro normale, mentre svolgono la loro
abituale attività che Gesù li chiama perché facciano
parte del gruppo dei Dodici (Mt. 4,21-22; Mc. 1,1920; Lc. 5,10-11). Non vi sono purtroppo altri dati
che possono definire in modo più esauriente la
figura di Giovanni, sappiamo che era giovanissimo.
Tuttavia l’Apostolo, discepolo del Battista, è una
figura molto importante perché è sempre nel gruppo
dei più intimi di Gesù. Egli, insieme al fratello e a
Pietro suo grande amico, è testimone della
resurrezione della figlia di Giairo, assiste alla
trasfigurazione del Cristo e Lo accompagna nel
giardino dei Getsemani; è anche vicinissimo a Gesù
nell’ultima cena e dopo la sua morte diviene
sostegno di Maria. San Paolo nella sua lettera ai
Galati (2,6-20) lo definisce “una delle colonne”
della Chiesa di Gerusalemme, questo dimostra la
sua intensa attività nel periodo posteriore alla morte
del Cristo presso la comunità ebraica ormai
spaccata da un aperto conflitto: coloro che accettano
la messianicità di Gesù e coloro che non Lo
riconoscono e che sono la maggioranza.
Giovanni è tradizionalmente considerato l’autore
del quarto Vangelo, l’ultimo in ordine di tempo, di
tre lettere canoniche che portano il suo nome e del
libro dell’Apocalisse.
Il Vangelo è stato redatto dal 96 al 100 dopo Cristo,
cioè alla fine del primo secolo, ad Efeso, in Asia
Minore, dove Giovanni svolge il ruolo di capo della
Chiesa Cristiana.
La differente collocazione storica (N.B. dopo la
guerra contro Roma la società ebraica è
completamente mutata) ma, soprattutto, le
circostanze in cui è stato scritto, le influenze
culturali e le finalità che contribuiscono alla sua
stesura, ne fanno un racconto che si discosta
completamente dai tre sinottici precedenti. Forse
l’evangelista Giovanni conosce gli altri Vangeli ma
valuta i tempi maturi, i cristiani sono ormai
autonomi e fuori dalle Sinagoghe per mandare un
messaggio che possa completare i precedenti
oppure, più semplicemente, non si sente costretto a
conformarsi ad essi per narrare ciò che ha vissuto.
Il ruolo ed il comportamento di Gesù sembrano al di
sopra e al di fuori del corso degli eventi. Gesù
mantiene fino alla fine il controllo della situazione
senza emozioni, senza paure perché sa ciò cui va
incontro, anzi a volte sembra che lo favorisca. Non
dice parabole, non guarisce lebbrosi, i miracoli sono
visti come segno, non come prove della Sua
Divinità. Non pronuncia il discorso della montagna,
sostiene dibattiti con i suoi oppositori, non parla alle
folle ma si proclama per quello che è. Il Suo stile e
la Sua lingua sono molto diverse da quelle usate
negli altri Vangeli. Poi, prima della fine, si ritira dal
mondo con i Discepoli ed insegna loro ad amare
l’unico Dio e ad amarsi l’un l’altro.
Il Vangelo di Giovanni è quindi essenzialmente
spirituale, staccato dalla realtà, senza tempo,
sublimato nel messaggio.
Il prologo è un capolavoro di sintesi e di estetica:
In principio era il verbo…
In lui era la vita…
E il verbo si è fatto carne…
La parola di Dio è scesa in terra, fra gli uomini ed è
diventata carne nella figura di Gesù, il Figlio venuto
per la salvezza degli uomini che si è immolato come
agnello sacrificale.
E’ subito definita la responsabilità e la colpa degli
uomini che non lo hanno riconosciuto perché non
hanno creduto in lui e non hanno percepito la Sua
Gloria.
Infatti la Legge fu data per mezzo di Mosè, la
Grazia e la Verità sono venute per mezzo di Gesù il
Cristo.
Schema del Contenuto
1) Introduzione (1,1-51)
2) Manifestazione in Gesù della gloria di Dio
davanti al mondo (2,1-12,50)
3) Manifestazione in Gesù della Gloria di
Dio davanti ai dodici discepoli (13,1-20,31)
4) Appendice: apparizione di Gesù presso il
lago di Tiberiade a Pietro e ad altri (21,1-25)
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ANGELUS
Come far fronte a questa situazione che, pur
denunciata ripetutamente, non accenna a risolversi,
anzi, per certi versi si sta aggravando? Certamente
occorre eliminare le cause strutturali legate al
sistema di governo dell'economia mondiale, che
destina la maggior parte delle risorse del pianeta a
una minoranza della popolazione. Tale ingiustizia è
stata stigmatizzata in diverse occasioni dai venerati
miei Predecessori, i Servi di Dio Paolo VI e
Giovanni Paolo II. Per incidere su larga scala è
necessario "convertire" il modello di sviluppo
globale; lo richiedono ormai non solo lo scandalo
della fame, ma anche le emergenze ambientali ed
energetiche. Tuttavia, ogni persona e ogni famiglia
può e deve fare qualcosa per alleviare la fame nel
mondo adottando uno stile di vita e di consumo
compatibile con la salvaguardia del creato e con
criteri di giustizia verso chi coltiva la terra in
ogni Paese.
Cari fratelli e sorelle, l'odierna Giornata del
Ringraziamento ci invita, da una parte, a rendere
grazie a Dio per i frutti del lavoro agricolo;
dall'altra, ci incoraggia a impegnarci concretamente
per sconfiggere il flagello della fame. Ci aiuti la
Vergine Maria ad essere riconoscenti per i benefici
della Provvidenza e a promuovere in ogni parte del
globo la giustizia e la solidarietà.
di Novembre
Piazza San Pietro, Domenica 12 novembre 2006
Cari fratelli e sorelle!
Oggi si celebra in Italia l'annuale Giornata del
Ringraziamento, che ha per tema: "La terra: un
dono per l'intera famiglia umana". Nelle nostre
famiglie cristiane si insegna ai piccoli a ringraziare
sempre il Signore, prima di prendere il cibo, con
una breve preghiera e il segno della croce. Questa
consuetudine va conservata o riscoperta, perché
educa a non dare per scontato il "pane quotidiano",
ma a riconoscere in esso un dono della Provvidenza.
Dovremmo abituarci a benedire il Creatore per ogni
cosa: per l'aria e per l'acqua, preziosi elementi che
sono a fondamento della vita sul nostro pianeta;
come pure per gli alimenti che attraverso la
fecondità della terra Dio ci offre per il nostro
sostentamento. Ai suoi discepoli Gesù ha insegnato
a pregare chiedendo al Padre celeste non il "mio",
ma il "nostro" pane quotidiano. Ha voluto così che
ogni uomo si senta corresponsabile dei suoi fratelli,
perché a nessuno manchi il necessario per vivere. I
prodotti della terra sono un dono destinato da Dio
"per l'intera famiglia umana".
E qui tocchiamo un punto molto dolente: il dramma
della fame che, malgrado anche di recente sia stato
affrontato nelle più alte sedi istituzionali, come le
Nazioni Unite e in particolare la FAO, rimane
sempre molto grave. L'ultimo Rapporto annuale
della FAO ha confermato quanto la Chiesa sa molto
bene dall'esperienza diretta delle comunità e dei
missionari: che cioè oltre 800 milioni di persone
vivono in stato di sottoalimentazione e troppe
persone, specialmente bambini, muoiono di fame.
Piazza San Pietro, Domenica 19 novembre 2006
Cari fratelli e sorelle!
Dopodomani, 21 novembre, in occasione della
memoria liturgica della Presentazione di Maria
Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro
Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità
religiose di clausura. E’ un’occasione quanto mai
opportuna per ringraziare il Signore per il dono di
tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si
dedicano totalmente a Dio nella preghiera, nel
silenzio e nel nascondimento. Qualcuno si chiede
che senso e che valore possa avere la loro presenza
nel nostro tempo, in cui numerose e urgenti sono le
situazioni di povertà e di bisogno a cui far fronte.
Perché "rinchiudersi" per sempre tra le mura di un
monastero e privare così gli altri del contributo delle
proprie capacità ed esperienze? Che efficacia può
avere la loro preghiera per la soluzione dei tanti
problemi concreti che continuano ad affliggere
l’umanità?
Di fatto tuttavia, anche oggi, suscitando spesso la
sorpresa di amici e conoscenti, non poche persone
abbandonano
carriere
professionali
spesso
promettenti per abbracciare l’austera regola d’un
monastero di clausura. Che cosa le spinge a un
passo tanto impegnativo se non l’aver compreso,
-8-
come insegna il Vangelo, che il Regno dei cieli è
"un tesoro" per il quale vale veramente la pena
abbandonare tutto (cfr Mt 13, 44)? In effetti, questi
nostri fratelli e sorelle testimoniano silenziosamente
che in mezzo alle vicende quotidiane, talvolta assai
convulse, unico sostegno che mai vacilla è Dio,
roccia incrollabile di fedeltà e di amore. "Todo se
pasa, Dios no se muda", scriveva la grande maestra
spirituale santa Teresa d’Avila in un suo celebre
testo. E dinanzi alla diffusa esigenza che molti
avvertono di uscire dalla routine quotidiana dei
grandi agglomerati urbani in cerca di spazi propizi
al silenzio e alla meditazione, i monasteri di vita
contemplativa si offrono come "oasi" nelle quali
l’uomo, pellegrino sulla terra, può meglio attingere
alle sorgenti dello Spirito e dissetarsi lungo il
cammino. Questi luoghi, pertanto, apparentemente
inutili, sono invece indispensabili, come i
"polmoni" verdi di una città: fanno bene a tutti,
anche a quanti non li frequentano e magari ne
ignorano l’esistenza.
Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie al Signore,
che nella sua provvidenza, ha voluto le comunità di
clausura, maschili e femminili. Non facciamo
mancare loro il nostro sostegno spirituale ed anche
materiale, affinché possano compiere la loro
missione, quella di mantenere viva nella Chiesa
l’ardente attesa del ritorno di Cristo. Invochiamo
per questo l’intercessione di Maria, che, nella
memoria della sua Presentazione al Tempio,
contempleremo come Madre e modello della
Chiesa, che riunisce in sé entrambe le vocazioni:
alla verginità e al matrimonio, alla vita
contemplativa e a quella attiva.
rivela che Dio è amore: è questa dunque la verità a
cui Egli ha reso piena testimonianza con il sacrificio
della sua stessa vita sul Calvario. La Croce è il
"trono" dal quale ha manifestato la sublime regalità
di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato
del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del
"principe di questo mondo" (Gv 12, 31) e ha
instaurato definitivamente il Regno di Dio. Regno
che si manifesterà in pienezza alla fine dei tempi,
dopo che tutti i nemici, e per ultimo la morte,
saranno stati sottomessi (cfr 1 Cor 15, 25-26).
Allora il Figlio consegnerà il Regno al Padre e
finalmente Dio sarà "tutto in tutti" (1 Cor 15, 28).
La via per giungere a questa meta è lunga e non
ammette scorciatoie: occorre infatti che ogni
persona liberamente accolga la verità dell'amore di
Dio. Egli è Amore e Verità, e sia l'amore che la
verità non si impongono mai: bussano alla porta del
cuore e della mente e, dove possono entrare,
apportano pace e gioia. Questo è il modo di regnare
di Dio; questo il suo progetto di salvezza, un
"mistero" nel senso biblico del termine, cioè un
disegno che si rivela a poco a poco nella storia.
Alla regalità di Cristo è stata associata in modo
singolarissimo la Vergine Maria. A Lei, umile
ragazza di Nazaret, Dio chiese di diventare Madre
del Messia, e Maria corrispose a questa chiamata
con tutta se stessa, unendo il suo "sì" incondizionato
a quello del Figlio Gesù e facendosi con Lui
obbediente fino al sacrificio. Per questo Dio l'ha
esaltata al di sopra di ogni creatura e Cristo l'ha
coronata Regina del Cielo e della terra. Alla sua
intercessione affidiamo la Chiesa e l'intera umanità,
affinché l'amore di Dio possa regnare in tutti i cuori
e si compia il suo disegno di giustizia e di pace.
Piazza San Pietro, Domenica 26 novembre 2006
Cari fratelli e sorelle!
In quest'ultima domenica dell'anno liturgico
celebriamo la solennità di Cristo Re dell'Universo.
Il Vangelo odierno ci ripropone una parte del
drammatico interrogatorio a cui Ponzio Pilato
sottopose Gesù, quando gli fu consegnato con
l'accusa di aver usurpato il titolo di "re dei Giudei".
Alle domande del governatore romano, Gesù
rispose affermando di essere sì re, ma non di questo
mondo (cfr Gv 18, 36). Egli non è venuto a
dominare su popoli e territori, ma a liberare gli
uomini dalla schiavitù del peccato e riconciliarli con
Dio. Ed aggiunse: "Per questo io sono nato e per
questo sono venuto nel mondo: per rendere
testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità,
ascolta la mia voce" (Gv 18, 37).
Ma qual è la "verità" che Cristo è venuto a
testimoniare nel mondo? L'intera sua esistenza
-9-
UNA MAMMA
DI NOME: PACE
Suo figlio Filippo racconta che è stata una
bravissima cuoca ed i suoi piatti a base di pesce
erano particolarmente rinomati: per esempio le
“sarde in saor” ricetta che le era stata insegnata
dalla mia nonna come l’“arrotolato di zucchine”
ricetta che è passata ora nelle mani della nuora
Katia. Di lei ho saputo anche che era dotata di una
memoria eccezionale nonché di una grande
umanità, era infatti sempre circondata dai bambini
del vicinato ed ha dimostrato generosità ed
ospitalità nei confronti dei primi extra-comunitari
giunti a Torri.
- Pace Vedovelli “pignolina” nata il 21-6-1918 –
“In tal modo era conosciuta la mia mamma (scrive
di lei la figlia Aldina). Nata in quel 1918 che segnò
la fine della grande guerra, per volontà del padre, in
quel momento al fronte e desideroso di pace,
chiamò così la sua bambina nata pochi mesi prima
della fine di quella tremenda guerra. La sua lunga
vita fu dedicata al lavoro e al bene della famiglia. Il
lavoro era la sua forza, la cucina il suo regno, il
giardino il suo riposo. Sostenuta da una autentica
fede fu capace di superare grandi difficoltà e
momenti difficili. Per tutti i clienti del “suo
albergo” – “il suo sesto figlio!” - era MAMMA
PACE e il 21 giugno, giorno del suo compleanno,
era una festa per tutti con un tripudio di fiori.
La malattia la colse di sorpresa la vigilia di Natale;
con coraggio affrontò la prima operazione e poi la
seconda, ma purtroppo il male avanzava. La sua
agonia iniziò il giorno
delle Ceneri e si concluse il Giovedì Santo. Per lei
non suonò la campana a morte ma le campane della
Pasqua la sera del Sabato Santo, giorno del suo
funerale. In quella Quaresima di sofferenza ebbi una
ulteriore prova della sua forza e del suo coraggio.
Sul suo comodino, sia a casa che in ospedale,
c’erano sempre il libretto di preghiere, la corona del
rosario e una immaginetta di S. Pio da Pietralcina a
cui era particolarmente devota.
Grazie mamma per quello che mi hai insegnato!
Grazie per tutto il bene che hai dato a me e ai miei
fratelli. Ti prego veglia ancora su di noi come hai
sempre fatto. Arrivederci..”
Nella prima metà del secolo scorso, a Torri, ci sono
state parecchie bambine a cui i genitori hanno dato
il nome “PACE”.
Mia mamma Pace era una di queste, da qui è nata
questa piccola ricerca.
Era nata il 15-10-1912 e mio nonno, il Dr. Giuseppe
Raus, medico condotto di Torri, con il suo nome
volle sottolineare un evento storico che considerava
positivo e cioè la pace di Losanna (18-10-12) che
concludeva il conflitto contro la Turchia ed
assegnava la Libia all’Italia.
Le qualità di mia madre che ricordo maggiormente
e che mi sono state d’insegnamento nell’affrontare i
momenti difficili della vita sono: la forza di volontà,
il coraggio, l’ottimismo, la serenità. Ha sopportato
con spirito veramente cristiano umiliazioni e offese.
Per questo motivo, durante il suo funerale, nel 2002,
ho voluto che fosse letto il passo delle Beatitudini
del Vangelo di Matteo.
Posso dire inoltre che è stata un’artista sognatrice e
romantica e tutte le sue opere trasmettono un gran
senso di.. “pace”.
Quando decisi di vivere a Torri trovai fra le sue
carte un disegno che le era stato donato, in
occasione delle nozze, dal suo maestro il pittore
Angelo Dall’Oca Bianca, con una dedica che mi ha
fatto molto pensare, eccola:
**Cara Pace, tutta l’umanità penda al tuo nome
come a simbolo di un sogno meraviglioso e ne
attende con ansia la realizzazione.. I tuoi figli,
quindi, saranno benedetti quali “fiori della pace"**.
E’ una eredità molto difficile quella che mi è stata
affidata, anche perché sono rimasta figlia unica, ma
che ho accettata, ultimamente, come sfida in suo
ricordo.
Pace Pippa nata il 17-02-1922. Così la ricorda la
figlia Valentina. E’ stata chiamata Pace perché nata
dopo la fine della guerra. Alla sua mamma era stato
dato il soprannome di “ninfa” – dea della bellezza
– proprio
per la sua avvenenza e questo
soprannome è poi rimasto per tutti i discendenti
della famiglia sia maschi che femmine. Donna
molto disponibile, cattolica e generosa, madre di 5
Ecco altre PACE di cui ho avuto notizie.
Maria Pace Loncrini. Nata il 4-01-1916. Ha sempre
abitato in vicolo Cieco ed era conosciuta come Pace
del Suero.
- 10 -
figli, aveva anche cresciuto una figlia della sorella
morta in giovane età. Condusse una vita da
casalinga dando tutto il suo affetto ai figli da
persona forte quale era…
Pace Peroni, era nata il 3-04-1922 ed ha gestito per
lunghi anni un piccolo negozio di alimentari. Era
conosciuta come Pace “Chicchella”.
La figlia Teresa scrive: “i suoi genitori volevano
chiamarla Elisabetta ma hanno preferito Pace
perché fosse di buon auspicio.
Mai nome fu più appropriato: infatti Pace ha
affrontato le prove della vita con una grande
serenità di fondo ed una squisita, intelligente
umanità. Questi doni le sono scaturiti dalla fede,
dallo spirito di sacrificio, dall’amore per il
prossimo. Ancora oggi, alcune donne di Bardolino
che l’hanno conosciuta durante la sua malattia mi
dicono: “ Nei momenti di difficoltà pensiamo alla
Pace e ritroviamo forza e coraggio per andare
avanti.
I portatori di pace sono persone speciali che
contagiano positivamente chi sta loro intorno. Mia
mamma Pace fu davvero speciale.”
Forse ho dimenticato qualche “PACE” perché non
conosco bene i discendenti e mi scuso per quelle
non citate in questo articolo ma, per me,
l’importante è stato ricordare il loro bellissimo
nome ricco di significato in tempi in cui si sente
ancora vivissima la necessità di pace.
Se qualche lettore/lettrice è a conoscenza di altre
persone di nome Pace me lo comunichi per il
completamento dell’articolo. Grazie!
Annalisa
+++++++
Un Grande Strumento:
L’ORGANO
Tutti hanno una volontà eccezionale e si applicano
con abnegazione perché occorre mettersi di buona
lena per arrivare ad avere dimestichezza con questo
strumento e non si può dire che chi sa suonare il
pianoforte sia in grado di farlo anche con l’organo.
E’ tutta un’altra cosa mi dicono gli “studenti”.
Noi parrocchiani siamo comunque contenti delle
nuove leve e auguriamo loro un buon lavoro ed
anche buon divertimento.
Tutto quanto precede mi serve come introduzione
per parlarvi delle origini dell’organo.
Mi è capitato, anni or sono, di sentire dei
giovanissimi accordatori a St. Benoit, grandissima
chiesa nel Loiret e ne sono rimasta affascinata;
traevano dei suoni meravigliosi da un vecchissimo
organo in fase di restauro.
Credo che ognuno possa e debba pregare nel modo
che sente più conforme al suo sentimento del divino
e, avendo a disposizione l’organo – il re degli
strumenti –si possa raggiungere un ottimo risultato.
Nessun altro strumento musicale ha una gamma di
suoni così elevata e unica è la ricchezza del timbro.
Le dimensioni molto spesso sono imponenti, con
canne alte
fino a 20 metri; la complessa struttura è già
un’opera d’arte.
Le origini dell’organo si fanno risalire al III° secolo
a.C. quando un greco di Alessandria, Ctesibio,
inventò un nuovo strumento ad acqua: un modello
di organo arcaico con un solo registro, cioè una sola
fila di canne.
Si dice che nel 67 d.C. l’imperatore Nerone abbia
personalmente dato la dimostrazione di un nuovo
tipo di organo con più registri.
Nel II° secolo d.C. l’organo idraulico fu sostituito
dall’organo a mantici. Durante il Barocco, tra il
1600 e il 1750, l’organo raggiunse il massimo
splendore; pensate che, databili attorno al 1680, si
possono trovare addirittura rari esempi di organi
portatili (trasportabili togliendo i mantici).
La nostra Chiesa Parrocchiale è dotata di un organo
eccezionale la cui storia io non sono in grado di
spiegarvi, so solo che risale circa al 1730.
Gli applicanti a questo strumento non sono molti.
Noi abbiamo il buon Mario che da moltissimi anni
accompagna i fedeli durante i canti della Santa
Messa. Da un po’ di tempo a questa parte però i
suonatori o, meglio, le persone che si sono messe a
studiare l’organo con l’aiuto del maestro Bruno
Zardini di Negrar sono diverse.
Vi si possono trovare giovani, mi sembra che siano
2 tra i 12 e i 17 anni e poi ci sono gli adulti, circa 6.
- 11 -
Questo strumento ispirò la musica più bella ed oggi,
dopo la parentesi romantica, sta riacquistando il
posto che gli spetta. E’ vero l’efficacia della
preghiera non dipende dalla musica ma la bellezza
della musica aiuta il raccoglimento e la preghiera ed
è anche vero che la bellezza delle cose esiste nella
mente di chi le osserva e nell’orecchio di chi le
ascolta.
L’Europa è ricca di organi antichi e pregiati ma una
serie di acciacchi hanno minato il legno e/o il
metallo delle loro canne. La colpa è delle condizioni
microclimatiche che sono all’ interno delle chiese
come: riscaldamento (negli ultimi 30 anni) che
porta a sbalzi di temperatura e umidità,
inquinamento, affollamento- con un eccesso di
vapore che condensa e favorisce la corrosione-,
fumo delle candele – annerisce lo strumento e
produce un impasto grasso che può intaccare il
metallo e cambiare le caratteristiche sonore- ed altri
composti chimici rilasciati spontaneamente dal
legno. Si formano così le crepe ed uno strumento
musicale con una crepa è finito. Le crepe, oltre alle
canne di legno, interessano tutto il complicato
sistema che distribuisce l’aria. Ed è a questo punto
che è estremamente necessario intervenire con il
restauro. Vi è una ricerca finalizzata sia a migliorare
le condizioni di conservazione degli organi sia ad
effettuare interventi mirati nelle chiese (p.es.
installando opportuni sistemi di riscaldamento),
nonché posizionando sensori per rilevare il
microclima all’interno dello strumento. (le
condizioni di stress maggiore per l’organo si
verificano quando è più suonato e il legno non fa in
tempo a “rilassarsi” : p.es. durante la settimana di
Natale).
IL PIU’ ANTICO?: si trova nella chiesa di NotreDame de Valère a Sion in Svizzera. Risale al 1400.
IL PIU’ GRANDE? : si trova all’auditorium di
Atlantic City, nel New Jersey,: ha ben 7 tastiere e
33mila canne!
CONDIVISIONE
DI VITA
IL GIOCO: UN VIZIO
DAL QUALE GUARDARSI
Sono in macchina e manca poco al mio arrivo a
casa. Sto ascoltando Radio due perché è un
programma che mi mette di buon umore: Fiorello
mi piace tanto, il suo umorismo lo trovo oltre che
divertente anche intelligente. La sua spalla, lo
speaker Marco Baldini, lo affianca con gran senso
dell’umorismo a si lascia anche prendere
benevolmente in giro. Stanno parlando di corse di
cavalli e cani, di partite a carte, di scommesse e
sento che Baldini ammette, con scioltezza, di essere
stato un dipendente del gioco d’azzardo perdendo e
rischiando, vivendo una vita parallela fatta di case
da gioco e scommesse, di debiti e minacce dei
creditori. Racconta ironicamente la sua esperienza,
fortunatamente finita bene, ma evidenzia anche lo
squallore della vita di questi giocatori che, avendo
avuto magari un inizio fortunato, si trovano dopo a
perdere quasi sempre e, ossessionati dal pensiero
che prima o poi torneranno a vincere finiscono sul
lastrico trascinando nel baratro anche la loro
famiglia.
Nell’ascoltare tutto questo ho come un flash che mi
riporta alla mia giovinezza. E’ tutto molto attuale
(anche se ne sono passati di anni) e i miei ricordi mi
fanno rivedere il viso della mia amica Adriana in
lacrime e quello della sua mamma che parla con la
mia molto teso. Ricordo bene che si trattava di una
questione di soldi, insomma non ne avevano per
niente. Il loro marito e padre si era giocato, come al
solito mi è stato detto, tutto il guadagno di qualche
mese del suo lavoro di artigiano del pellame.
Sfumato tutto nel giro di poche ore e per che cosa?
Per vedere un gruppo di cavalli che correva e
scommettere su quello che arriva primo attendendo
l’ evento con ansia spasmodica.
La dipendenza dal gioco affligge tante persone e,
non prevedendo l’assunzione di sostanze dannose
UNA CURIOSITA’ ad ispirare una delle scene più
divertenti della Walt Disney in “Biancaneve e i sette
nani” sembra sia stato un organo che si trova nelle
Filippine. Alla tastiera vi è Brontolo e l’organo a
canne antropomorfe (rappresentano divinità che
hanno aspetto umano) di bambù disegnato dalla
W.D. prende spunto da quello conservato nella
chiesa di St. Joseph a Las Pinas City. E’ uno
strumento che risale alla metà dell’800 ed è oggi
monumento nazionale.
Notizie tratte da un articolo di Massimo Spampani
apparso sul Corriere della Sera – ott. 2006
Liliana
- 12 -
per la salute, sembra meno pericoloso; così dopo
qualche puntata sporadica con gli amici si arriva a
diventare giocatori solitari ed ossessivi senza
rendersene conto. Pensano che si tratti di un hobby
come ce ne sono tanti, ma il problema grosso e,
forse anche unico, è quello di trovare il denaro
necessario senza farsi scoprire. Difficilmente
capiscono che si tratta di una dipendenza, come del
resto per gli alcolisti e per questo succede, molto
spesso, che siano i familiari preoccupati a chiedere
aiuto per loro.
La maggior parte delle volte, per superare questa
dipendenza, è necessario farsi aiutare da specialisti
e confrontarsi con altre persone che hanno, o hanno
avuto, lo stesso problema perché con loro, senza
provare vergogna, si può parlarne apertamente.
Non bisogna isolarsi. E’ difficile da soli resistere
alla tentazione di riprovare, si può non cedere per
qualche tempo ma dopo si ricade perché il giocatore
trae un godimento molto intenso nell’attendere
l’esito della sua giocata che gli fa dimenticare tutto
il resto. E’ difficile imporsi di non giocare, per
liberarsi occorre uscire allo scoperto, confessarlo
agli altri chiedendo aiuto e affidare ad altri il denaro
da gestire.
Volete sapere come finisce il padre della mia
amica? Non bene, ha giocato fin che ha avuto la
forza di lavorare, smettendo solo quando la malattia
non gli ha più permesso di uscire di casa.
Ovviamente moglie e figlia non lo hanno mai
abbandonato ma hanno dovuto crearsi, lavorando,
una loro rendita per poter vivere.
Liliana
+++++++
COME DIVENTARE
ARTICOLISTA
DEL GIORNALINO
Circa un anno fa Don Luciano mi propose di far
parte dell'equipe del giornalino. Che cos'è direte voi
questa equipe. Non è altro che la redazione, un
gruppo di persone molto affiatate che scrivono i
maggiori articoli del giornalino. Subito il mio istinto
è stato di rifiutare per una serie di motivi:
io non scrivo molto bene, faccio errori specialmente
di ortografia, non mi è mai piaciuto
l'italiano…ancor più far temi, mi è sempre piaciuta
di più la matematica, la maestra Caterina mi ha
bocciata in II elementare perché avevo molte lacune
(non sapevo neanche cosa fossero!!) grammaticali,
io con tutti questi difetti come potevo scrivere
articoli per il giornalino?
Devo dire però che in passato avevo scritto qualche
articolo inerente le attività catechistiche, ma mai gli
avevo firmati con il mio nome ma solo come
esponente di qualche categoria, per vergogna o per
paura di espormi. Ma poi un po' perché non sono
capace di dir di no, un po' per curiosità sono entrata
a far parte di questa equipe.
Ho trovato un gruppo molto preparato, persone
molto simpatiche, brave e con tanta voglia di fare.
Ho iniziato così a far temi e con l'aiuto di qualcuno
che corregge i miei errori sono andata avanti ed
eccomi qua. Tutto questo direte voi che cosa ci
importa? Niente. è solo per farvi capire che dietro a
questo gruppo c'è tanto lavoro. Non mi riferisco
solo agli articolisti, ma pensate anche a chi riscrive
tutti gli articoli nel computer, chi li impagina, chi li
stampa, chi sistema le pagine, chi distribuisce il
giornalino in tutto il paese.
Certo le critiche al nostro giornalino non mancano!
Ci è stato detto che a volte è un po' pesante: per gli
articoli sulla vita dei santi e per le tante pagine
dell'Angelus del Santo Padre, oppure per gli articoli
di sempre quelle persone. Ecco qua allora dove
volevo arrivare! La redazione del giornalino aspetta
gli articoli di tutti, persone che hanno da raccontare
qualcosa che riguarda la vita della comunità di cui
facciamo parte, oppure che abbiano voglia di
raccontare fatti successi anni anni fa, oppure
esperienze di vita. Solo così il nostro giornalino sarà
a servizio di tutti i parrocchiani, sarà più piacevole
leggerlo, sarà di ricordi passati e sarà uno strumento
di carità parrocchiale (cito da dizionario. CARITÀ:
virtù che porta a fare e desiderare il bene del
prossimo; umanità). Regaliamo a persone anche
ammalate il nostro servizio affinché possano
trascorrere momenti spensierati e piacevoli
leggendo il nostro giornalino. E se qualcuno si
vergogna a mettere la firma, può pure mettere uno
pseudonimo. Ma mi raccomando che siano tutti
articoli di grande valore umano e non di
pettegolezzi, questi li lasciamo a certa carta
stampata nazionale che è molto esperta in questo
campo.
Un’amica
della matematica,
un po’ meno
dell’italiano.
- 13 -
- COMUNICAZIONI ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
FERIALI
Ogni giorno
ore 7.00: Celebrazione delle Lodi
ore 17.00: Celebrazione del Vespero
ore 18.00: Celebrazione della S. Messa
Ogni sabato
ore 7.30: Celebrazione della S. Messa
ORARIO DELLE CELEBRAZIONI LITURGICHE
DOMENICALI O FESTIVE
Sabato o Vigilia
ore: 18.00Celebrazione della S. Messa
Domenica o Festa
ore 7.00: Celebrazione delle Lodi
ore 9.00/11.00/18.00: Celebrazione della S. Messa
ore 17.00: Celebrazione solenne del Vespero
UN SENTITO GRAZIE!
Anche oggi (27-11-06), come ogni fine mese, trovo nella mia casella della posta il giornalino “La vita della
comunità”. E allora che cosa c’è di strano vi chiederete, del resto lo riceviamo tutti a Torri. Giusto! Sul
mio, però, ma mi auguro che così sia per tutti, in quello del mese di dicembre trovo la scritta, posta in alto
sopra tutto: Buon Natale seguito dalla firma….
E’ una cosa che mi fa un immenso piacere. Questa persona dimostra una grande disponibilità nei confronti
del prossimo perché davvero bastano due/tre parole per sollevare lo spirito di chi
è compagno nel viaggio della vita. È bello sentirci ricordati ed io desidero
ringraziarla di cuore augurando a lei, e a tutte le altre “distributrici”,
un felice 2007 perché il loro Natale sarà stato senz’altro un
BUON NATALE!
Liliana
- 14 -
Parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
Anniversari di Matrimonio
Carissimi Sposi,
nel corso del 2007 ricorre il vostro…Anniversario di Matrimonio, vi porgo i
migliori auguri da parte mia e di tutta la Comunità.
È una tappa importante del vostro cammino, che vi suggerisce un momento di
sosta, per dire un “grazie” al Signore che vi ha fatto il dono di volervi bene e per
rendere più vivo e giovane il vostro amore.
Come Parrocchia voglio proporvi di celebrare il vostro Anniversario, assieme
alle altre Coppie di Sposi, partecipando…
DOMENICA 18 FEBBRAIO 2007 alla Santa Messa delle ore 11.00
Per una opportuna preparazione a questo avvenimento
vi invito a partecipare ai seguenti incontri:
Giovedì
Giovedì
Giovedì
Giovedì
25
1
8
15
Gennaio
Febbraio
Febbraio
Febbraio
2007
2007
2007
2007
ore
ore
ore
ore
20.30
20.30
20.30
20.30
Presso il Centro Giovanile “Beato G. Nascimbeni”
Durante gli incontri verranno trattati alcuni argomenti attinenti le sfide del
nostro tempo. Sarà dato anche un opportuno tempo alla preghiera.
In attesa di poterci incontrare porgo un deferente saluto e un sincero augurio
accompagnando con la benedizione.
Il Parroco
Don Giuseppe Cacciatori
I Nipoti con le loro rispettive Famiglie
porgono agli Zii
Hanno celebrato
RENATO ED EMMA SALAORNI
il Matrimonio Cristiano:
i migliori Auguri di ogni Bene
e Prosperità per il loro
Mario Loncrini
Ed
Enerina
Ysmena Ponce Estupiñas
60° ANNIVERSARIO
DI MATRIMONIO
che verrà celebrato
il 4 gennaio 2007 alle ore 11.00
25 novembre 2006
Il Signore conceda loro
ancora tanti anni di vita insieme.
- 15 -