Poggio del Sole, chieste 5 condanne
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Poggio del Sole, chieste 5 condanne
12 LA STAMPA MARTEDÌ 1 NOVEMBRE 2016 Albissola Marina: la sentenza verrà pronunciata a gennaio Savona .41 . Polizia marittima Poggio del Sole, chieste 5 condanne Pannelli solari rubati, camion Secondo il Pm gli imputati non avrebbero impedito la frana che coinvolse 8 villette sotto sequestro OLIVIA STEVANIN ALBISSOLA MARINA Sono cinque le condanne richieste dal pubblico ministero nell’ambito del processo per la frana che interessò il complesso residenziale di Poggio del Sole, in località Nomaxio, ad Albissola Mare. Ieri mattina l’accusa ha chiesto una pena di un anno e sei mesi di reclusione nei confronti di tutti gli imputati. A giudizio, con l’accusa, in concorso, di frana colposa, ci sono cinque persone: Fabrizio Barbano (in qualità di amministratore di Alfa Costruzioni Edili e committente dei lavori), Cesare Ferrero (il geologo che aveva redatto alcune indagini geologiche), Mario Ricori (geometra e direttore dei lavori), Marco e Luigi Verus (rispettivamente amministratore unico e procuratore generale della Ecoedile srl, l’impresa costruttrice delle opere). Dopo la requisitoria del pubblico ministero, il giudice Marco Canepa ha rinviato il processo al prossimo gennaio quando toccherà ai legali di parte civile (gli avvocati Di Blasio, Della Rosa e Vernazza) e ai difensori (gli avvocati Mazzitelli, Barbano, Giacchero, Foti e Petrella) terminare la discussione. Poi, salvo ulteriori rinvii, il giudice leggerà la sentenza. I fatti contestati risalgono al Pericolo Secondo gli avvocati il villaggio residenziale di Poggio del Sole in realtà non corse il rischio di essere davvero travolto dalla frana febbraio del 2010 quando, a causa dello smottamento, otto ville furono evacuate. Secondo la contestazione della Procura, gli imputati, ovviamente ciascuno in base al proprio ruolo e alle proprie competenze, non avrebbero evitato che la frana (uno scivolamento di un fronte per circa 2.700 metri quadrati) si verificasse. In particolare - come si legge nel capo d’imputazione - «non valutando correttamente la situazione geomorfologica del sito, progettando e costruendo la strada privata, avrebbero provocato o comunque non impedito il verificarsi della frana». Accuse che i difensori degli imputati contestano sotto diversi profili: prima di tutto sostenendo che non sussistano i presupposti per contestare la frana colposa che, essendo un cosiddetto «reato di pericolo», presuppone che le abitazioni siano state esposte a pericoli. Una circostanza che, secondo la tesi difensiva, non si sarebbe mai verificata perché i danni causati dalla frana mai avrebbero potuto causare un pericolo per i residenti della zona. Inoltre i legali degli imputati sollevano dubbi anche sulla possibilità di prevedere l’evento franoso. Dopo sei anni d’inchiesta, a gennaio i giudici emetteranno un primo responso. Controlli di polizia Sono 161 i pannelli solari rubati nel deposito di un’azienda di Padova nascosti sotto alcuni teloni, elettrodomestici e arredi. E’ il carico che la polizia stradale e i colleghi della Polmare hanno intercettato sopra un camion in transito nel porto di Savona. Nei guai è finito l’autista del mezzo pesante, R.E., un marocchino di 35 anni, che è stato arrestato per ricettazione. Le manette sono scattate nell’ambito di un’operazione di controllo della polizia sui veicoli in imbarco a bordo della nave «Cruise Smeralda», che collega Savona con Barcellona e Tangeri. Senza l’intervento degli agenti il carico di pannelli solari sarebbero finiti, con tutta probabilità, in Nord Africa. La merce, di ingente valore se si considera che ogni pannello vale circa cinquemila euro, invece sarà restituita all’azienda veneta, specializzata nel settore dell’energia pulita, che era stata vittima del furto. Ieri l’autista del camion è stato interrogato dal gip Fiorenza Giorgi che ha convalidato l’arresto e disposto per lui la custodia cautelare in carcere. Il marocchino, difeso dall’avvocato Dario Lacqua, è quindi tornato nel carcere di Marassi. [O. STE.] 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Sotto inchiesta un uomo di 48 anni Il sindaco Orsi sui nuovi 150 profughi in arrivo Pedopornografia, denunciato “L’accoglienza accresce per le immagini sul telefonino il flusso dei migranti” G.CIOLINA-G.VACCARO SAVONA Tradito dal telefonino. Tradito dall’apparecchio cadutogli dalla tasca e che ritrovato da un passante sbatte in faccia all’incredulo cittadino una serie di immagini raccapriccianti di bambini in pose osè. E non solo. Da via Piave a Vado Ligure viene fuori una storia di pedopornografia, che ha portato i carabinieri a denunciare a piede libero un uomo residente nella provincia di Savona e con precedenti specifici nel suo recente passato. Rintracciato il possessore del telefono cellulare mediante la sim card, infatti, i militari hanno effettuato un blitz nell’alloggio dell’uomo. Quello che è stato ritrovato in casa non ha fatto altro che avvalorare i timori degli inquirenti. Un personal computer e cinque telefonini sono stati così sequestrati e inviati alla procura genovese, competente per questo genere di reati, per l’esame tecnico. Immagini raccapriccianti quelle trovate dai militari nell’apparecchio e nella conseguente perquisizione a casa del proprietario, a volte scaricate da siti internet proibiti, che però prolificano ugualmente, a volte frutto di collage eseguiti Indagini della polizia postale dallo stesso uomo secondo le sue fantasie malate. La storiaccia è venuta alla luce domenica, quando un passante ha trovato un telefono cellulare lungo via Piave, una delle strade maggiormente frequentate di Vado. Il proprietario, un quarantottenne che vive in una località della provincia e lavora come collaboratore di una struttura sportiva, era già conosciuto dalle forze dell’ordine per una precedente indagine che lo aveva portato ad una prima condanna nel 2007. A casa sua i carabinieri hanno scoperto i peggiori incubi di genitori. Su altri quattro tele- foni e un computer aveva memorizzato immagini scaricate da internet che ritraevano bambine in situazioni oscene, inoltre in un stanza i militari hanno trovato quadernoni con ritagli di foto porno e collage con storie a sfondo pedopornografico immaginate dall’uomo. Non ha neppure tentato di difendersi o di negare, anzi si è dimostrato collaborativo. La questione è passata per competenza alla Procura della Repubblica di Genova che dovrà valutare eventuali restrizioni per l’uomo che nonostante tutto continua a lavorare a stretto contatto proprio con ragazzi minorenni. L’assenza di contatti diretti con minori e il non ingente quantitativo di materiale vietato hanno impedito al procuratore Massimiliano Bolla di procedere all’arresto. È probabile che nel corso dell’inchiesta venga sottolineato il precedente: nel 2007 l’uomo era stato fermato mentre mostrava immagini a sfondo sessuale ad alcuni ragazzi. Non avendo compiuto atti violenti, ma essendosi limitato ad esibire le immagini, la pena era stata inferiore ai tre anni. Ora un nuovo capitolo nella storia di questa persona che, a quanto pare, non sembra intenzionato a cambiare abitudini. 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI Il continuo arrivo di profughi anche nel Savonese, da emergenza è divenuto stato di crisi. L’ultimo afflusso di rilievo, una settimana fa. Quasi 2.300 le persone giunte a bordo delle navi di soccorso militari e mercantili nei porti del Meridione dopo essere state tratte in salvo da barche e gommoni. E in pochi giorni l’esodo è arrivato in Liguria, facendo scattare di nuovo l’allarme. Le amministrazioni comunali sono scavalcat. Le giunte municipali protestano a bassa voce, per non essere tacciate di razzismo. A Calizzano spiegano che non si tratta di apartheid ma di semplice logica matematica, da Tovo ricordano che servono alloggi per l’accoglienza e lanciano un appello ai proprietari di seconde case. A Celle e Varazze, congiuntamente, i due sindaci richiamano al buon senso, a Carcare hanno organizzato un’assemblea pubblica per provare a placare gli animi. Franco Orsi, sindaco di Albisola Superiore, spiega il suo punto di vista: «L’attuale sistema di accoglienza migranti non può funzionare. Non credo di essere tacciato di “razzismo”, considerato che il Comune di cui sono sindaco da sette anni, da cinque ha deciso di organizzare, sotto mia responsabilità, un centro per migranti accolti e Il Santuario della Pace di Albisola è uno dei centri di accoglienza assistiti a spese dello Stato (all’interno del Santuario della Pace, ndr.). Proprio per l’esperienza maturata, che ritengo positiva, devo affermare che l’impianto attuale anziché dare una risposta a un problema umanitario, finisce con essere causa del suo aggravarsi». Orsi, prosegue: «Il sistema di accoglienza umanitaria costruito in Italia è anche grande occasione per ogni extracomunitario di trasferirsi definitivamente in Europa e avere chance migliori di quelle che il Paese di origine potrà offrigli, con finanziamento pubblico per la start-up della sua nuova vita in Occidente. Perciò aumentano gli arrivi. Oggi la struttura è straordinariamente attrattiva e oltre ad accogliere, doverosamente, chi scappa dai conflitti, che rappresenta dal 10-15% del totale, richiama chiunque viva in Paesi sottosviluppati e pensa a crescere il proprio livello sociale di vita e il ciò può valere per diverse decine di milioni di giovani africani e asiatici». «Ad Albisola abbiamo conosciuto tanti migranti, nella quasi totalità persone per bene e la riflessione più amara è che spesso i giovani che decidono di giocarsi la “carta dei barconi” rappresentano l’élite più istruita e più abbiente». [M. PI.] 12BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI