scritti di don stefano

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scritti di don stefano
DISCORSO FINALE
ANNO 2012
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Discorso finale
Il desiderio mi spinge
A star con gli amici
Mangiare la pasqua
Sarà il mio saluto
Poi ognuno saprà
Qual è la sua strada.
Gli scrittori sacri parlano del Cristo, della sua umanità. La parola che affascina, le mani che guariscono, le lacrime per Lazzaro, le carezze ai bambini, l’ira nel tempio e le dispute accese.
Ma solo una volta parlano dei suoi desideri. “Ho desiderato
ardentemente mangiare la pasqua con voi.”
Perché un desiderio così immane, perché il forte di Israele in
questo momento che l’ora è vicina, ed Egli lo sa, è un uomo
debole, impaurito, bisognoso di trovare negli amici una carezza, il conforto, la consolazione, la forza. Ma non la troverà.
E quando il panico sarà sovrano, nella terra umiliato, troverà
nel Padre la forza per alzarsi e sentirà attraverso la durezza
della terra la carezza di Dio.
Per molti anni, la domenica, salvo rarissime eccezioni, ho
sempre presieduto questa liturgia spezzando il pane della parola e il pane della vita per voi, ma era il compito ricevuto
nell’ordinazione al quale bisognava far fede, ma negli ultimi
anni la celebrazione domenicale è stata particolarmente desi332
derata perché dalla vostra vicinanza, deboli come me, ho ricevuto al contrario del Maestro quella forza e quella vitalità che
mi hanno dato il coraggio di camminare. Non è ancora la
notte oscura della fede come era per Cristo, ma quando accadrà sentirò anch’io Dio che lotta per me.
Festosa li accoglie la sala del Regno, tappeti per terra multicolori, discreta la luce di cento candele illumina il pane della
fretta, il calice della salvezza e l’agnello immolato quel giorno
nel tempio.
L’atmosfera oggi è quello della pasqua ma i cuori sono velati
da tristezza. I tappeti, i ceri, il pane della fretta è sulla mensa,
il vino che rallegra il cuore dell’uomo anche, ma ciò che più
conta c’è Lui, il Signore della gloria che guarda ciascuno di
noi e a ciascuno dice “non tu hai scelto me, ma io ho scelto
te perché tu abbia gioia, gioia piena e abbondante”
Il primo fra tutti sia servo di tutti racconta agli amici con un
gesto, Gesù.
Purtroppo devo dire con amarezza che mi sono sforzato di
essere servo di tutti ma spesso non ci sono riuscito, però nella
verità devo aggiungere che sono stato il consolatore per molti
cuori afflitti. E di aver comunicato con umiltà la consapevolezza che Dio ci ama e che non siamo soli. Preziosi ai suoi
occhi, come lo è il Figlio.
Nella Pasqua Gesù lascia dei doni. Io non ho niente da lasciarvi se non una preghiera che vorrei voi recitaste a sera,
sempre, fino al momento in cui vi ritroverete gli occhi gonfi
di lacrime. In quel momento scoprirete che Dio la sentita e
quelle parole in voi sono diventate una felice realtà.
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E’ ora il congedo: ringrazio i presbiteri presenti, ringrazio i
diaconi per la collaborazione rispettosa e silente, ringrazio
quanti e non specifico, per paura di dimenticarne qualcuno,
hanno collaborato con me perché la comunità risplendesse e
illuminasse le altre, voi fedeli che mi stimate più di quanto io
non meriti, e voi che venite la domenica da lontano per ascoltare la mia predicazione…
Benedica tutti Dio e ricompensi l’amore che da voi ho ricevuto.
Amen
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