scritti di don stefano
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scritti di don stefano
DISCORSO FINALE ANNO 2012 331 Discorso finale Il desiderio mi spinge A star con gli amici Mangiare la pasqua Sarà il mio saluto Poi ognuno saprà Qual è la sua strada. Gli scrittori sacri parlano del Cristo, della sua umanità. La parola che affascina, le mani che guariscono, le lacrime per Lazzaro, le carezze ai bambini, l’ira nel tempio e le dispute accese. Ma solo una volta parlano dei suoi desideri. “Ho desiderato ardentemente mangiare la pasqua con voi.” Perché un desiderio così immane, perché il forte di Israele in questo momento che l’ora è vicina, ed Egli lo sa, è un uomo debole, impaurito, bisognoso di trovare negli amici una carezza, il conforto, la consolazione, la forza. Ma non la troverà. E quando il panico sarà sovrano, nella terra umiliato, troverà nel Padre la forza per alzarsi e sentirà attraverso la durezza della terra la carezza di Dio. Per molti anni, la domenica, salvo rarissime eccezioni, ho sempre presieduto questa liturgia spezzando il pane della parola e il pane della vita per voi, ma era il compito ricevuto nell’ordinazione al quale bisognava far fede, ma negli ultimi anni la celebrazione domenicale è stata particolarmente desi332 derata perché dalla vostra vicinanza, deboli come me, ho ricevuto al contrario del Maestro quella forza e quella vitalità che mi hanno dato il coraggio di camminare. Non è ancora la notte oscura della fede come era per Cristo, ma quando accadrà sentirò anch’io Dio che lotta per me. Festosa li accoglie la sala del Regno, tappeti per terra multicolori, discreta la luce di cento candele illumina il pane della fretta, il calice della salvezza e l’agnello immolato quel giorno nel tempio. L’atmosfera oggi è quello della pasqua ma i cuori sono velati da tristezza. I tappeti, i ceri, il pane della fretta è sulla mensa, il vino che rallegra il cuore dell’uomo anche, ma ciò che più conta c’è Lui, il Signore della gloria che guarda ciascuno di noi e a ciascuno dice “non tu hai scelto me, ma io ho scelto te perché tu abbia gioia, gioia piena e abbondante” Il primo fra tutti sia servo di tutti racconta agli amici con un gesto, Gesù. Purtroppo devo dire con amarezza che mi sono sforzato di essere servo di tutti ma spesso non ci sono riuscito, però nella verità devo aggiungere che sono stato il consolatore per molti cuori afflitti. E di aver comunicato con umiltà la consapevolezza che Dio ci ama e che non siamo soli. Preziosi ai suoi occhi, come lo è il Figlio. Nella Pasqua Gesù lascia dei doni. Io non ho niente da lasciarvi se non una preghiera che vorrei voi recitaste a sera, sempre, fino al momento in cui vi ritroverete gli occhi gonfi di lacrime. In quel momento scoprirete che Dio la sentita e quelle parole in voi sono diventate una felice realtà. 333 E’ ora il congedo: ringrazio i presbiteri presenti, ringrazio i diaconi per la collaborazione rispettosa e silente, ringrazio quanti e non specifico, per paura di dimenticarne qualcuno, hanno collaborato con me perché la comunità risplendesse e illuminasse le altre, voi fedeli che mi stimate più di quanto io non meriti, e voi che venite la domenica da lontano per ascoltare la mia predicazione… Benedica tutti Dio e ricompensi l’amore che da voi ho ricevuto. Amen 334