l`igiene orale come scienza - Dental Tribune International
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l`igiene orale come scienza - Dental Tribune International
Inserto di Dental Tribune Italian Edition Anno IV, n. 7+8 - luglio-agosto 2008 Anno I, n. 1 Luglio 2008 Alla scoperta delle igieniste italiane con Anna Pattison (Usa) e Luigi Checchi Gianna Maria Nardi Dott.ssa Pattison, quando è iniziata la sua attività? Quando è stato pubblicato il suo primo testo didattico sulla strumentazione manuale in parodontologia? Nel lontano 1967. Allora ero studentessa al 1° anno dell’University of Southern California (Usc) e durante le esercitazioni non riuscivo mai a vedere le operatività cliniche, esendo in troppi. Chiesi allora al docente se esistesse un testo su tali procedure per permettere agli studenti di imparare bene l’uso della strumentazione. “No - fu la risposta Perchè non lo fai tu?” E così fu! In quanto tempo è stato elaborato? Tre mesi di intenso lavoro. Tutti gli igienisti dentali hanno studiato sui libri di Ester Wilkins, considerata la bibbia dei protocolli preventodontici. E lei? Anch’io. Siamo molto legate, ci sentiamo spessissimo: per amicizia e per lavoro. Immagini di dover lavorare nel deserto portando con sè un solo strumento. Quale sceglierebe? Una curette Gracey 7/8 ed una 13/14! Perchè in Italia il suo nome è associato a quello di Luigi Checchi, Professore Ordinario di Parodontologia dell’Università di Bologna? Abbiamo le stesse caratteristiche, stessa cultura, stessa università (Usc) dove anche Checchi si è specializzato. strumentazione a 4 mani. Si fa sempre molta fatica a trovare chi sovvenzioni la formazione. Sarebbe bello uno scambio continuo anche tra i vari Paesi e divulgare le nuove tecnologie con condivisione di personalità. Abbiamo entrambi una profonda curiosità per la terapia parodontale non chirurgica, cosa rara in un parodontologo, ed un comune sentire sui problemi dell’igiene orale. Quali sono le caratteristiche per fare di un’igienista dentale una “vera” professionista? Avere lo stimolo e la possibilità di accostarsi alle nuove tecnologie, imparare ad usarle e perseverare in una formazione continua. Lei ha un sogno nel cassetto? Poter organizzare corsi di Ho conosciuto molte colleghe impegnate in USA nella didattica, nella ricerca, nel sindacato, e c’è stato un approccio condiviso alla professione, al passo con le evidenze scientifiche: ha potuto notare anche lei nei colleghi italiani un approfondiDa sinistra: Anna Pattison e Luigi Checchi. Gabriella Masi: “La mia battaglia per la prevenzione” Dott.ssa Masi, da diversi anni con il suo lavoro per prestigiose multinazionali ha contribuito a realizzare progetti di divulgazione in prevenzione odontoiatrica che, oltre favorire Gabriella Masi la crescita aziendale, hanno aiutato la professione odontoiatrica nella conoscenza di protocolli operativi per il controllo chimico della placca e promosso la diffusione di una corretta cultura di Igiene Orale. Quando comincia questo suo impegno e con quale progetto? Nel 2000 quando Pfizer Consumer Healthcare acquisì Warner Lambert. A quel tempo Warner Lambert era già leader di mercato con la clorexidina. à pagina 12 SISIO: l’igiene orale come scienza Si è tenuto a Viareggio il primo convegno della Società Italiana di Scienze dell’Igiene Orale. L’evento ha visto la partecipazione ad invito di un ristretto numero di esponenti del mondo dell’Igiene dentale italiano, ed ha avuto lo scopo di presentare la nuova società che si pone gli obiettivi di creare i presupposti per una crescita culturale e soprattutto scientifica dell’Igienista dentale. à pagina 20 à pagina 12 HYGIENE TRIBUNE 12 Speciale Anno I n. 1 - Luglio 2008 Italian Edition La mission: favorire il benessere delle persone ß pagina 11 Il brand “Dentosan” era ed è ancora un prodotto affermato in odontoiatria e anche molto conosciuto dai consumatori. Ma di colluttori il pubblico faceva ancora poco uso e solo per brevi periodi di tempo. Nel 2003 iniziammo una complessa attività professionale per preparare il terreno al lancio di Listerine, il colluttorio già leader nei più grandi mercati internazionali, che ci veniva assegnato per il lancio Italiano. Abbiamo lavorato per tre anni a tutti i livelli, partendo dal mondo Accademico, per costruire una solida awarness scientifica al prodotto, e poi a cascata i liberi professionisti con attività educational, congressi, campagne stampa, e infine abbiamo raggiunto i consumatori con la pubblicità televisiva. E’ stata una bella sfida, ma abbiamo avuto grandi soddisfazioni, un successo. Listerine vola di settimana in settimana. Siamo a oltre 100.000 unità di consumi (settimanali) e cresciamo a doppia cifra anno dopo anno. Il mondo odontoiatrico ci ha creduto e oggi sono migliorate e le abitudini di igiene orale della popolazione. Quali sono altri lavori di cui va particolarmente fiera? Più che fiera, direi soddisfatta di tutto quello che faccio in generale. Perchè noi, non solo io, non ci accontentiamo mai, cerchiamo sempre di lavorare in modi diversi, di percorrere strade in modo innovativo. Ci divertiamo. Il passaggio con tutto il suo team ad altra multinazionale la vede impegnata con il progetto Perio Medicine della SidP che ha come tema le correlazioni pericolose della parodontite con le malattie sistemiche. Quanto c’è di suo nell’idea? L’idea non poteva essere mia! E il progetto è frutto della lungimiranza del direttivo SidP e della loro attenzione alla ricerca a livello mondiale. Di nostro c’è che negli Stati Uniti era gia pronta da un paio anni una strategia simile. Io non ho fatto altro che cogliere lo spirito di SidP e la loro voglia di lanciare questo progetto, proporlo all’internazionale e... il gioco è fatto. Abbiamo interessi in comune, loro hanno i cervelli, la grinta, noi le risorse per continuare a fare ricerca e a promuove il benessere e la cura della salute. Il raggio d’azione si è allargato al counseling antitabagico? Crede che negli studi odontoiatrici gli igienisti dentali possano coinvolgere con efficacia i pazienti nel percorso difficoltoso per smettere di fumare? Gli igienisti dentali possono e devono. Perchè la bocca è un organo, non solo denti. Ma anche in tale caso questo arricchimento di ruolo ne- cessita di tempo, di volontà politiche, della compliance di tutto il team, Odontoiatra in testa. Noi siamo impegnati da anni nell’antitabagismo con un farmaco da banco per aiutare chi vuole smettere (la terapia sostitutiva nicotinica) e anche in questo caso ci adopereremo per fare cultura e per favorire il benessere delle persone. E’ la nostra Mission. Quando incontra i suoi colleghi dell’internazionale che differenze nota dallo scenario odontoiatrico italiano? Abbiamo esperienze comuni, ma apparteniamo a Paesi con culture e abitudini diverse. Io credo che la globalizzazione porti con se una forte componente educativa. Quali ritiene i punti di forza delle professioni odontoiatriche italiane con cui si interfaccia? All’interno delle professioni Odontoiatriche ci sono sfaccettature e realtà diverse. Ciascuna ha i suoi pregi e i suoi difetti. Chi ha lavorato con lei le riconosce una grande professionalità, ma anche un carattere “deciso”. Quali sono i suoi pregi e quale i difetti? Sono tenace ma non testarda. Ritiene che essere una donna aiuti nel suo lavoro o crei difficoltà? Penso che dipenda dal lavoro e dalle scelte personali. Come donna non mi sono mai sentita penalizzata. Se non avesse fatto questo lavoro cosa le sarebbe piaciuto fare? La cantante... e lei non dovrebbe stupirsene. Un sogno nel cassetto? Tanti, e ci vorrà ancora un sacco di tempo per realizzarli tutti. g.m.nar. Intervista con Anna Pattison e Luigi Checchi ß pagina 11 mento nella preparazione? La presenza di molti, allorché vengo in Italia su invito di Checchi, per eventi congressuali ne è la prova. Lo dimostra anche la presenza di molte igieniste agli eventi scientifici internazionali. La vostra azione nel divulgare aggiornamenti, tecnologie e tecniche applicative è sicuramente la strada giusta di crescita. Anche in Italia vi sono testi di grande interesse sulla pratica clinica di igiene orale. Un consiglio che crede di dover dare alla professione? Fare gruppo per elaborare una strada comune fatta di protocolli aggiornati che aiutino il paziente e lo stesso professionista. Al prof. Checchi chiediamo quali sono i punti di forza della strumentazione presentata da Anna Pattison. La Pattison è un esperto clinico della terapia parodontale non chirurgica, con particolare riguardo alla strumentazione di cui conosce ogni strumento di ogni singola marca presente sul mercato Usa ed europeo. Da notare l’estrema padronanza dell’approccio clinico, l’utilizzo di ogni strumento in relazione alla patologia ed anatomia presente, nonchè gli approcci intra ed extraorali. Che cosa pensa dell’utilizzo dell’endoscopio? E’ il prodotto di una incredibile ed utilissima applicazione dell’endoscopia al campo dentale per poter accedere ad aree anatomiche senza dover sollevare un lembo, garantendo un’analisi diagnostica attenta e quindi un piano di trattamento estremamente preciso. La possibilità di vedere le superfici radicolari con l’utilizzo di tale mezzo apre ed estende l’approccio terapeutico non chirurgico. Abbiamo illustrato diffusamente le applicazioni di tale apparecchio nel Dental Tribune del gennaio 2008. Quali i punti di debolezza dell’endoscopio? Innazitutto il costo. Poi, il fatto che la ditta che lo produce abbia smesso la produzione nonchè la registrazione delle immagini in quanto il sistema DVD 2 (NTSC) non è compatibile con quello di registrazione europeo PAL. Inoltre il monitor è in bianco e nero e non a colori. Tecnicamente all’inizio si ha qualche difficoltà in quanto la strumentazione e la visione dell’immagine è sdoppiata. Cosa manca alla professionalità dell’igienista dentale italiana? Come in tutti i settori vi sono persone estremamente preparate e colleghi che lo sono meno, caratteristica che si riscontra spesso. Comunque, la mancanza di protocolli operativi e far terapie in un contesto di disorganizzazione e disordine non giova alla professione ed al risultato finale. Usando le parole della stessa Pattison “non bisogna sempre cercare la via più semplice per la risoluzione dei problemi.” Ed ancora: “le terapie ottimali richiedono pazienza e duro lavoro”. HYGIENE TRIBUNE Speciale 13 Italian Edition Anno I n. 1 - Luglio 2008 Short communication vincitrice al Congresso Nazionale AIDI A partire dall’anno 2007 il Direttivo Nazionale dell’AIDI ha pensato di dare uno spazio, durante il Congresso Nazionale dell’Associazione, ai neo laureati in Igiene Dentale. Una apposita commissione, dopo aver visionato le tesi pervenute, ne ha selezionate 8 che sono state presentate dagli autori sotto forma di short communication al pubblico in sala che, a sua volta, ha votato la più gradita. L’iniziativa ha avuto successo, tanto che si è deciso di reiterarla nei prossimi congressi. Lo scopo è quello di valorizzare e spronare i neo igienisti dentali a non abbandonare lo studio teorico e l’approfondimento delle tematiche che li hanno coinvolti durante gli anni di università, dando loro la soddisfazione di esporre gli elaborati ad un pubblico non limitato ai presenti alla sessione di laurea. La tesi, titolata “Protocollo clinico per il trattamento dei batteri cromogeni nel paziente pedodontico” (relatore Prof. Alberto Caprioglio) è stata quella che ha riscosso maggior successo nell’edizione 2007 e, pertanto, ne viene pubblicato di seguito l’estratto. L’autrice è la dottoressa Sara Tavolaro, laureatasi presso l’Università degli Studi dell’Insubria, alla quale vanno i complimenti dell’AIDI tutta. Protocollo clinico per il trattamento dei batteri cromogeni nel paziente pedodontico Introduzione Prendersi cura della salute e della bellezza dei denti riveste oggi un valore fondamentale. Ammirarsi con denti sani e bianchi è un piacere che si rinnova di giorno in giorno, una soddisfazione personale che diventa “biglietto da visita” prezioso. I denti dicono agli altri ciò che siamo. L’aspetto estetico dei denti è importante sia per il benessere della persona stessa sia perché un bel sorriso, oltre ad essere gradevole da vedere, rende più sicuri facilitando le relazioni sociali. Tutto questo avviene anche in età pediatrica. Purtroppo i denti possono pigmentarsi con batteri definiti cromogeni. Il loro riconoscimento è semplice: sono di colore nero-brunastro, vicino alla gengiva, e non si riescono ad asportare con l’utilizzo di spazzolino e dentifricio(1,2). Pur essendo inestetici non sono dannosi. Spesso i bambini con batteri cromogeni sui denti vengono scherniti dai loro coetanei, a volte escludendoli dal gruppo di gioco. È stato approfondito l’argomento poiché in letteratura sono stati trovati pochi studi; in particolar modo è stato approfondito l’aspetto terapeutico-profilattico. È stata strutturata una sperimentazione che potesse individuare un protocollo d’igiene orale capace di ostacolare o rallentare la formazione di queste pigmentazioni. I batteri cromogeni sono un tipo particolare di pigmentazione che è stato considerato come una forma differente della placca dentale che differisce da altri tipi perché contiene: sale di ferro insolubile, calcio e fosfato. Il materiale nero è solfuro ferrico (Fe2S3), costituito dalla reazione fra solfuro d’idrogeno (H2S) e ferro in forma trivalente (Fe³) (3,4). Per l’origine di questi batteri si fa un’associazione a: - Melaninogenica di Prevotella (5,6,7,) - Actinomiceti (8,9) - Enterobacter gergoviae (10) Le macchie nere possono essere diagnosticate clinicamente come puntini pigmentati, linee incomplete, linee continue; raramente vanno oltre il terzo cervicale, sagomano la parte superiore intorno al terzo Sara Tavolaro*, Lucia Tettamanti** * Igienista Dentale - ** Medico Chirurgo, Spec. Odontoiatria, Spec. Ortognatodonzia CARTELLA CLINICA DI IGIENE ORALE Cognome .................................................. Nome ......................................................... Data di nascita .......................................... Indirizzo ................................................... Località ..................................................... Data ........................................................... Esame intra-orale Esame etra-orale Valutazione muscolare: Valutazione linfonodi: Valutazione gengivale: Valutazione ATM: Colore: rosa / rosso / porpora bluastro Margine gengivale: festonato / recesso / iperplasico Papille interdentali: normali / ritirate / ipertrofiche Infiammazione gengivale: acuta /cronica / localizzata / generalizzata / leggera / moderata / severa Fattori eziologici: depositi molli/depositi duri /malocclusione / parafunzioni e abitudini viziate recessioni / abrasioni / ipersensibilità / onicofagia / tabagismo / intasamento alimentare Fig. 1 - Cartella clinica. gengivale e si estendono alle zone prossimali(11). Materiali e metodi La metodologia operativa dello studio è stata caratterizzata da un protocollo che prevedeva: • distribuzione ai genitori ed ai piccoli pazienti di un foglio con la presentazione dell’iniziativa, l’acquisizione del consenso informato e il que- Fig. 2 a, b, c - Stemperamento dell’inoculo sul terreno di coltura. stionario dell’anamnesi • una fase clinica comprendente l’esame clinico endorale, le foto d’inizio cura, il calcolo dell’indice d’igiene e dell’indice di Lobene(12), l’igiene orale professionale, le istruzioni per l’igiene domiciliare, la rivalutazione e la motivazione. È stata creata una particolare cartella clinica dove sono stati annotati tutti i dati (Fig. 1). Per determinare il campione da esaminare sono state valutate 100 cartelle cliniche ed anamnestiche di bambini di cui: 63 femmine e 37 maschi tra i 3 e i 13 anni, pazienti della Clinica Odontostomatologica dell’Università degli Studi dell’Insubria di Varese. Da questo gruppo sono stati selezionati 20 pazienti che rispondevano ai seguenti requi- siti: • presenza dell’orletto nero • negatività anamnestica per tutte le condizioni predisponenti la formazione di altri tipi di pigmentazioni estrinseche. Al gruppo sperimentale di 20 bambini composto da 14 femmine e 6 maschi - suddivisi occasionalmente in quattro gruppi: A, B, C, D, ognuno formato da 5 bambini - è stato assegnato uno specifico ausilio per l’igiene domiciliare: - A: gruppo controllo (trattato con acqua) - B: gruppo trattato con collutorio alla clorexidina 0.12% - C: gruppo trattato con collutorio al fluoro - D: gruppo trattato con collutorio agli oli essenziali. Il trattamento domiciliare è durato 15 giorni, successivamente i piccoli pazienti sono stati sottoposti ad una seduta di controllo e rimotivazione a 60 giorni. • una fase microbiologica comprendente il prelievo dei batteri cromogeni attraverso scaler, lo striscio su terreni di coltura differenti, la coltura di colonie e la risposta in vitro a differenti agenti antiplacca. La preparazione dell’inoculo è stata eseguita in laboratorio, che è stato stemperato su diversi terreni di coltura e, utilizzando il metodo della diffusione in agar, è stata determinata la sensibilità dei batteri cromogeni ai tre diversi tipi di collutori: il primo a base di clorexidina digluconato 0.12% (Dentosan ® trattamento mese, Pfizer Consumer Health Care, USA), il seà pagina 14 HYGIENE TRIBUNE 14 Speciale Anno I n. 1 - Luglio 2008 ß Italian Edition so andamento. L’estensione del pigmento diminuisce in tutti i casi, in particolar modo per il gruppo trattato con fluoro e clorexidina, e l’intensità diminuisce in tutti i casi con un miglior risultato per il gruppo trattato con clorexidina. Riassumendo, l’indice d’igiene e l’estensione del pigmento hanno un andamento simile, come del resto l’intensità ed il numero di denti pigmentati (Fig. 3). pagina 13 condo a base di fluoruro amminico (Elmex® protezione carie, Gaba International, Therwil, Svizzera) e il terzo a base di oli essenziali (Listerine ® difesa denti e gengive by Dentosan, Pfizer Consumer Health Care, USA). Il metodo della diffusione in agar è basato sul fatto che il collutorio, deposto sulla superficie di un agar seminato con uno stipite batterico, diffonde il suo ipotetico potere inibitorio tridimensionalmente a partire dal punto in cui è stato messo, creando così un gradiente di concentrazione, cioè l’alone di inibizione (13). Sono stati utilizzati tre differenti substrati: Plate count agar standard (APHA), Tryptone soya agar e Columbia CNA Agar perché, non sapendo esattamente la classificazione dei microrganismi sulla quale operare, non si poteva conoscere quale fosse quello più selettivo per poter avere una buona crescita e una buona moltiplicazione di questi, e di conseguenza effettuare la preparazione dell’inoculo e successivamente il test. Nella zona circolare di agar dove il collutorio ha raggiunto una concentrazione sufficiente, cioè superiore o uguale alla concentrazione minima inibente, non c’è sviluppo batterico ma una zona di inibizione il cui diametro è in funzione delle diffusibilità che il collutorio ha nel- Fig. 3 - Grafico riassuntivo. l’agar e della sensibilità dello stipite in esame. La formazione della zona di inibizione è pertanto la risultante di due eventi dinamici contemporanei: - la diffusione del collutorio nell’agar - lo sviluppo batterico. L’alone di inibizione si è esteso fino al punto in cui la concentrazione critica del collutorio ha incontrato un numero così elevato di cellule batteriche che non è stato più in grado di inibire. In base alla grandezza del diametro dell’alone di inibizione lo stipite batterico viene definito rispetto allo specifico collutorio come sensibile o moderatamente sensibile o resistente. Per definire la grandezza dell’alone d’inibizione di ciascun collutorio sono stati utilizzati dei dischetti di carta da filtro imbe- vuti dei tre collutori, posizionati al centro della piastra di agar e successivamente sono stati fatti asciugare e conservati per 48 ore a 37°C (Fig. 2 a, b, c). Risultati Fase clinica Tutti i risultati ottenuti per i singoli pazienti sono stati raccolti e sono state calcolate le medie aritmetiche dei singoli parametri prima e dopo il trattamento. • nei pazienti trattati con acqua l’indice d’igiene (H.I.) è mediamente stabile • nei pazienti trattati con clorexidina 0.12% l’H.I. migliora mediamente dell’87% con un range che va da 11 a 27% • nei pazienti trattati con fluoro l’H.I. migliora mediamente del 69% • nei pazienti trattati con oli essenziali l’H.I. migliora mediamente del 25%. L’indice d’igiene è migliorato del 30-40% circa per tutti i gruppi. • nei pazienti trattati con fluoro si ha una diminuzione del 53% di denti pigmentati • nei pazienti trattati con acqua si ha un miglioramento dell’8% • nei pazienti trattati con clorexidina 0.12% ed oli essenziali si ha una percentuale simile di 40% per la prima e 41% per i secondi. Il numero di denti pigmentati diminuisce in tutti i casi con un miglior risultato per quelli trattati con fluoro. Per quanto riguarda la differenza percentuale dell’estensione e la differenza percentuale dell’intensità, la clorexidina 0.12% e il fluoro hanno lo stes- Fase microbiologica I risultati dello studio microbiologico sono stati rappresentati graficamente in relazione ai vari terreni di coltura, inoltre per ogni tipo di collutorio sono stati eseguiti tre strisci allo scopo di aver un maggior numero di dati statisticamente significativi. Nella fattispecie la fase microbiologica è evidenziata nei tre grafici che dimostrano: a) il collutorio alla clorexidina 0.12% crea un alone d’inibizione maggiore rispetto quello al fluoro b) gli oli essenziali non creano nessun alone. La clorexidina ha un diametro d’inibizione che varia da 1 a 1.6 cm e il fluoro da 0 a 1.2 cm. (Fig. 4). Conclusioni La presenza della blak stain è indice di una condizione qualià pagina 15 HYGIENE TRIBUNE Speciale 15 Italian Edition Anno I n. 1 - Luglio 2008 ß Fig. 4 - Alone di inibizione creato dalla clorexidina CNA Agar. Bibliografia 1. Pickerill HP. A sing of immunity. Br Dent J 1923; 44: 967968. 2. Pickerill HP. The innoculation of the mouth with other organism. In: Prevention of dental caries and oral sepsis, 3th ed, chap 16. London, 1923 pag. 263. 3. Reid JS, Beeley JA. Biochemical studies on the composition on gingival debres from children with black extrinsic tooth stain. Caries Res 1976; 10: 363-369. 4. Reid JS, Beeley JA, Mac Donald DG. Investigations intoblack extrinsic tooth stain. J Dent Res 1977; 56: 895-899. 5. Cimmino A. Lezioni di microbiologia. Assisi: ed Porziuncola, 1984: 406-408, 599-600. 6. Shah HN, Collins MD. Proposal for reclassification of Bacteroides asaccharolyticus, Bacteroides gingivalis and Bacteroides endodontalis in a new genus, Porphyromonas. Int J Syst Bacteriology 1988; 38: 128-131. 7. Shah HN, Collins MD. Prevotella, a new genus to include Bacteroides melaninogenicus and related specie formerly classified in the genus Bacteroides. 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In particolar modo da questo studio sperimentale si evince che l’indice d’igiene e l’esten- sione del pigmento migliorano se trattati con collutori alla clorexidina 0.12% e al fluoro, mentre l’intensità ed il numero di denti pigmentati migliora se trattati con clorexidina 0.12% ed oli essenziali. In definitiva il prodotto più efficace per trattare i batteri che caratterizzano la blak stain è il collutorio alla clorexidina 0.12%. Lo scopo di questo lavoro mirava ad individuare un protocollo d’igiene orale che potesse ostacolare o rallentare la formazione di questi pigmenti; in base ai risultati dello studio spe- rimentale si può concludere che, dopo una seduta d’igiene professionale, un’accurata istruzione e motivazione, sarebbe opportuno consigliare ai piccoli pazienti un collutorio alla clorexidina 0.12% da utilizzare due volte al giorno per 15 die associata ad un’accurata rimozione meccanica della placca batterica. È importante evidenziare che questo tipo di trattamento purtroppo non permette di eliminare la black stain, ma comunque consente di ridurre il numero di denti pigmentati, l’estensione e l’intensità. HYGIENE TRIBUNE 16 Speciale Anno I n. 1 - Luglio 2008 Italian Edition La sigillatura dei solchi Loredana Bellia Solchi e fossette, la colonizzazione batterica, un substrato impattato e ritenuto, unitamente ad una carente autodetersione e ad una limitata capacità di effettuare una buona igiene meccanica, sono tutti fattori che portano precocemente alla carie occlusale. Se le superfici occlusali, a paragone di quelle levigate quali le approssimali, sono meno suscettibili di essere protette con applicazioni di fluoro, è però possibile impedire ampiamente l’insorgenza di lesioni cariose a livello di solchi e fossette mediante la tecnica della sigillatura. L’efficacia clinica della sigillatura non dipende tanto dall’evenienza che il diacrilato, a seguito della mordenzatura acida, penetri di fatto nella profondità dei solchi, quanto dalla sua capacità di impedire la reazione tra il solco e l’azione microbica, nonché l’apporto di substrato ai microrganismi che si trovano in profondità. Questa tecnica è indicata nel caso di primi molari, premolari e secondi molari subito dopo la loro eruzione, purchè siano presenti le dovute condizioni cliniche e tecnico-applicative (cuspidi ripide, fossette e solchi profondi). Nonostante ciò la sigillatura può essere indicata anche tempo dopo l’eruzione; ovviamente ci sono dei criteri da rispettare. Infatti, la si può eseguire sempre quando lo specillo non si “incaglia” nei solchi e nelle fossette e può essere allontanato facilmente e senza alcuna resistenza dalle fessure intatte ed otticamente immodificate. Nel caso in cui ci si trovi, invece, in una situazione in cui lo specillo si “incaglia” ed oppone una certa resistenza quando lo si voglia allontanare e sono presenti modificazioni visibili ad occhio nudo, dopo aver rimosso la carie si decide quale dovrà essere il procedimento da seguire: se un’otturazione adesiva completata da una sigillatura o un’otturazione in amalgama poco estesa. In ogni caso sono obbligatorie radiografie bite-wing e controlli periodici successivi. Tutto ciò è controindicato in una dentatura cariorecettiva o con lesioni a una o più pareti di fossette e solchi, in casi di carie approssimali, o quando si tratta di denti fortemente fluorizzati e più in generale se c’è un’igiene orale scadente. Ovviamente ci sono dei vantaggi e degli svantaggi legati alla sigillatura. Gli aspetti positivi sono: • la laccatura dei solchi e fessure costituisce un sigillo ermetico nei confronti della saliva e dei batteri; • la sigillatura è una metodica conservativa, indolore ed esteticamente superiore ad un’otturazione in amalgama; • assenza di irritazioni pulpari, di turbe funzionali o di altri danni; • eventuali lesioni cariose iniziali, non rilevate, vengono inattivate con la sigillatura. Gli aspetti negativi sono: • la permanenza del sigillan- te è limitata nel tempo, sia a causa di errori nella tecnica di applicazione, sia per l’usura; • se la sigillatura presenta una falla, deve essere considerata insufficiente e va rinnovata; • la durata della sigillatura è minore in una dentatura poco curata che in una sottoposta ad una buona igiene orale. Proprio in questo senso è fondamentale sottolineare che la sigillatura dei solchi è un qualcosa che va a completare le misure di prevenzione, ma non le sostituisce. Nel senso che una volta effettuata questa metodica non significa che si diventa immuni dal contrarre carie e che si può trascurare l’igiene orale, altrimenti si rischia di compromettere lo stato di salute di tutta la bocca. I componenti fondamentali di un sistema di sigillatura: l’acido mordenzante e la resina fluida L’acido prevalentemente usato è quello ortofosforico al 35%, le resine invece che vengono utilizzate per ricoprire lo smalto trattato con l’acido sono generalmente a base di BisGMA (resina di Bowen) o di resine poliuretaniche, con aggiunta di monomeri che regolano la viscosità del materiale. Nel corso degli anni, il mercato ha proposto diversi tipi di sigillanti che, pur migliorando per quanto riguarda l’efficacia, hanno in comune i componenti di base ed il meccanismo d’azione. I sigillanti oggi disponibili possono essere classificati se- condo il tipo di polimerizzazione, la presenza di riempitivo nella resina fluida, il colore e il contenuto di fluoro. Tempo di polimerizzazione L’indurimento dei materiali resinosi è dovuto ad una reazione di polimerizzazione a catena che si innesca mediante l’attivazione di radicali liberi. A seconda del meccanismo di attivazione vi sono due tipi di sigillanti: gli autopolimerizzabili e i fotopolimerizzabili. Nel primo caso, la resina fluida è sostituita da due liquidi che contengono separatamente il sistema amina-perossido, responsabile dell’inizio della polimerizzazione chimica in un sistema autoindurente. Al momento dell’uso i liquidi vengono mescolati e dopo un tempo di lavoro variabile (2-3 minuti) inizia la fase di polimerizzazione, che porta all’indurimento della resina. Nel caso, invece, di sigillanti fotopolimerizzabili, la resina è contenuta in un unico flacone e l’indurimento avviene per esposizione del materiale ad una sorgente di luce alogena tra i 450 e i 500 nm per un periodo di 20-40 secondi. Ovviamente, come tutti i materiali fotoplimerizzabili, anche i sigillanti sono sensibili a tutte le sorgenti luminose; si devono quindi evitare esposizioni prolungate dei flaconi alla luce ambientale. Contenuto di riempitivo inorganico I sigillanti, appartenendo al- Fig. 1 - Elemento dentario n. 16. la famiglia dei compositi, possono contenere nella resina una percentuale variabile di particelle inorganiche; vi sono quindi due tipi di sigillanti: i non riempiti e i riempiti. I sigillanti non riempiti contengono in genere una piccola quantità di riempitivo (circa il 6%) per regolare la lavorabilità e mantenere la scorrevolezza necessaria per penetrare all’interno delle microritenzioni create nello smalto della mordenzatura. I sigillanti riempiti contengono, invece, percentuali di riempitivo variabili dal 30 al 60%, con l’obiettivo di aumentare la resistenza meccanica della resina. L’aggiunta di riempitivo migliora la resistenza, ma aumenta anche la viscosità: è quindi necessario controllare con maggiore attenzione l’adat- tamento superficiale della resina ed eliminare eventuali interferenze occlusali. Colore Esistono dei sigillanti trasparenti che non contengono nessun tipo di pigmento: si tratta di resine non visibili e possono essere controllate solo con la sonda. Questi materiali trovano impiego prevalentemente per la sigillatura di solchi con sospetto di carie. I sigillanti colorati o opachi permettono una verifica più agevole durante l’applicazione e nelle successive visite di controllo, e questo grazie all’aggiunta di pigmenti alla resina stessa. Inoltre, esistono oggi sigillanti inizialmente colorati (per es. rosa), utili per guidare il posizionamento dell’adesivo, che cambiano colore e diventano bianchi dopo la polimerizzazione. Contenuto di fluoro L’aggiunta di fluoro mantiene invariate le caratteristiche meccaniche delle resine e allo stesso tempo permette di ottimizzare la loro efficacia nell’azione di prevenzione, grazie alla liberazione di fluoro dai sistemi resinosi. Procedure per una corretta sigillatura Fig. 2 - Polishing con pasta. Fig. 3 - Mordenzatura. Fig. 4 - Lavaggio. Fig. 5 - Asciugatura. Fig. 6 - Applicazione sigillante. Fig. 7 - Polimerizzazione. Innanzitutto bisogna effettuare l’isolamento del campo di lavoro, in quanto la contaminazione è la principale causa di insuccesso della tecnica della sigillatura. E’ dunque necessario: • usare la diga di gomma in tutti i casi in cui è possibile; • utilizzare tecniche alternative con rulli di cotone quando non è possibile utilizzare la diga, anche in considerazione dell’età del paziente; • controllare che l’aria della siringa aria-acqua che si utilizza per asciugare sia priva di residui di acqua o di olio. Si passa poi alla mordenzatura, ma è importante eliminare prima ogni residuo organico dalla superficie occlusale utilizzando spazzolini (molto più efficaci nei solchi rispetto alle coppette) con acqua e pomice. E’ meglio non utilizzare paste profilattiche contenenti fluoro, in quanto essendo il fluoro un rimineralizzante dello smalto, à pagina 17 HYGIENE TRIBUNE Speciale 17 Italian Edition ß pagina 16 eserciterebbe un’azione contraria a quella del mordenzante, inibendone l’efficacia. Eventualmente può essere utile usufruire di apparecchi a getto di bicarbonato per eliminare eventuali pigmentazioni dei solchi. A questo punto si può applicare l’acido mordenzante lasciandolo agire per il tempo previsto: • da 15 a 60 secondi sui denti decidui; • 20-30 secondi per i denti permanenti. Si lava poi abbondantemente con acqua per almeno 20 se- Bibliografia 1. Heyducke C.; Meller C.; Schwahn C.; Splieth C.H. Effectiveness of sealants in adolescents with high and low caries experience. Caries Res. 2006; 40(5): 375-81 2. Francescut P.; Lussi A. Performance of a conventional sealant and flowable composite on minimally invasive prepared fissures. Oper. Dent. 2006 sep-oct; 31(5): 543-50 3. Waggoner W. F., Siegal M. Pit and fissure sealant application: updating the technique. JADA 1996; Vol. 127, March. 4. Going R.E. , Loesche W.J. et Al. The viability of microorganisms in carious lesions five after covering with a fissure sealant. J. Am. Dent. Assoc. 1978;97: 455462 L’Autore Bellia Loredana Laureata in Igiene Dentale nell’anno 20022003 con votazione di 110/110. Laureata nella specialistica in Scienze delle Professioni Sanitarie Tecniche Area tecnico-assistenziale presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II nell’anno 2005/2007 con votazione di 110/110. Nel 2007 ha conseguito Post-Graduate UCL Eastman Dental Institute Certificate of Attendance 5 Day Non-Surgical Periodontal Course London. Coordinatore Tirocinio del Corso di Laurea in Igiene Dentale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Professore a contratto per l’insegnamento della disciplina: “Scienze e Tecniche di Igiene Dentale” SSD MED/50 del Corso di Laurea in Igiene Dentale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Napoli “Federico II”. Docente nel corso di perfezionamento in Chirurgia Parodontale Ricostruttiva ed in Implantologia Osteointegrata, Università Napoli “Federico II”. Coordinatore al Corso di aggiornamento pratico per igienisti dentali sulla strumentazione parodontale manuale, Università di Napoli Federico II anno 2006. Coordinatore scientifico e relatore al Corso di Perfezionamento Universitario in Protesi di I° grado per Igienisti Dentali, Presidente Prof. F. Zarone, nel 2007. Ha conseguito nel 2007 PostGraduate University at Buffalo The State University of New York School of Dental Medicine Acknowledges Loredana Bellia, RDH for completing the Advances in Dental Hygiene and Oral. Responsabile Nazionale Culturale UNID (Unione Nazionale Igienisti Dentali). Gold Member delll’Accademia “IL CHIRONE”. Socio attivo della SISIO (Società Italiana Scienze Igiene Orale). Autrice di varie pubblicazioni scientifiche. Relatore a congressi Nazionali ed Internazionali. Anno I n. 1 - Luglio 2008 condi, si asciuga con aria fino ad ottenere una superficie bianca e gessosa; se lo smalto non appare così bisogna ripetere la mordenzatura. Dopo di ciò si passa all’applicazione del sigillante; in caso di prodotto autopolimerizzabile, è importante miscelare le resine facendo attenzione a non inglobare bolle d’aria. Si stende la resina ricoprendo accuratamente lo smalto trattato e, con uno specillo, si cerca di favorire l’adattamneto nei solchi. Si lascia poi autopolimerizzare per 3-5 secondi. Nel caso in cui si utilizzi un sigillante fotopolimerizzabile, bisogna usare una lampada per 20 secondi. Alla fine è importante controllare la ritenzione del sigillante con una sonda specillo e controllare l’occlusione: una piccola interferenza è tollerabile perché l’eccesso di sigillante si abraderà rapidamente con la masticazione. Inoltre, la sigillatura va controllata ogni sei mesi perché in caso di perdita totale o parziale della resina è necessario ripetere la procedura; comunque una buona sigillatura deve durare per un minimo di 2-5 anni. Fig. 8 - Sigillatura completa. HYGIENE TRIBUNE 18 Speciale Anno I n. 1 - Luglio 2008 Italian Edition Clorexidina, una questione di principio... attivo Unanimemente considerata una star dell’oral care Roma, giugno 2008. 53.500 (Cinquantatremilacinquecento). E’ il numero, probabilmente per difetto, dei siti consultabili in Internet alla parola clorexidina. Una dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, dell’interesse che circonda questa molecola, principio attivo considerato unanimemente tra le star dell’oral care, e alla base di Dentosan primo brand di ormai trentennale impiego in odontoiatria. La clorexidina, pura e alle diverse concentrazioni, si è rivelata in tutte le centinaia di studi compiuti uno dei più efficaci principi attivi per la salvaguardia della salute orale sia in fase preventiva che in fase terapeutica. Il suo spettro di azione è infatti molto ampio e si evidenzia contro batteri grampositivi e gram- negativi, miceti nonché contro alcuni virus lipofilici combattendo sia il formarsi della placca sia contribuendo a ridurre e distruggere la placca già forma- ta. Sono almeno cinque i meccanismi di azione riconosciuti della clorexidina e vanno da un effetto battericida diretto, al prolungato effetto batteriostatico, all’inibizione delle glicoproteine salivari, all’inibizione dei meccanismi di adesione e aggregazione batterica, fino al disturbo della formazione della placca per l’azione sulla saliva e alla sostituzione del calcio nella matrice della placca. Per le sue elevate performance la Clorexidina può essere definita come un collutorio medicamentoso e come tale è importante prestare attenzione alle modalità di somministrazione. Per massimizzarne le proprietà curative è importante valutare il ricorso all’uso quotidiano. In alcuni soggetti, infatti, la frequenza ‘day by day’ può avere alcuni effetti collaterali, come la temporanea pigmentazione dei denti sebbene completamente reversibile con semplici manovre d’igiene professionale sui denti. In questi casi la cosa migliore è utilizzare la Clorexidina a intervalli, unitamente all’eliminazione dalla dieta degli alimenti ricchi di polifenoli (vino, the, caffè, cacao) e alla sospensione delle siga- rette se il paziente è fumatore. Inoltre la sua struttura molecolare è particolarmente suscettibile e non rende possibile somministrarla in ogni momento. “E’ opportuno – come sottolinea il prof. Filippo Graziani, ricercatore, presso il Dipartimento di neuroscienze della Facoltà di Medicina dell’Università di Pisa, - prestare attenzione alle modalità di utilizzo. L’accorgimento più banale è quello di evitare il contemporaneo uso di dentifrici perché la sua efficacia risulta drasticamente ridotta: per garantirne l’azione basta ricor- L’igienista dentale: l’Aidi in congresso a Roma per meglio delineare il ruolo Intitolato «Età ed etica» il Congresso Nazionale Aidi si terrà dal 20 al 22 novembre 2008 a Roma (Hotel Sheraton Four Points). Perché questo titolo? L’Igienista dentale, a 20 anni dal primo riconoscimento uffi- Corso di aggiornamento Aidi centro-nord Il prossimo 20 settembre al Palazzo dei Congressi di Firenze, nell’ambito del 5° Congresso Annuale Escd, si terrà il corso Focus on Dental Hygiene. La giornata si aprirà alle 9.30 con l’intervento di Roberto Rotundo “Il Timing in terapia causale”; alle 10.30 seguirà Selvaggia Mason con “2008: nuove linee guida della American Hearth Association”; alle 11.30 Giuliana Lodi presenterà “Indici di placca e gengivali nella gengivite placca associata”; alle 12.00 Stefano Checchi e Silvia Fasoglio interverranno su “Laser nella pratica professionale dell’Igienista Dentale: aspetti clinici e formativi”; alle 12.45 Maria Irene Riccitelli Guarrella parlerà di “Professionalità ed etica comportamentale”. Alle 14.15 Mariza Pezzi proseguirà con “A lezione di igiene orale nelle scuole della Romagna”; alle 14.45 Marianna Cozzolino sugli “Aspetti di igiene orale nel paziente protesicoimplantare” e alle 17.30 l’intervento conclusivo di Stefano Serri “Fitoterapia coadiuvante nel trattamento di igiene orale”. Per informazioni ed iscrizioni: Promo Leader Service Congressi srl - Tel. 055 2462272 - Fax 055 2462223 - E-mail: [email protected] – www.promoleader.com ciale in Italia, è una figura professionale che ha acquistato dignità e consenso nel mondo odontoiatrico. Le sue competenze sono state riconosciute a vari livelli e le abilità professionali, grazie alla formazione accademica sempre più capillare e specifica, hanno raggiunto uno standard qualitativo che nulla ha da invidiare a quello di altri Paesi che hanno delineato la storia nel campo dell’Igiene orale. Di qui l’esigenza di un intervento mirato alle necessità degli utenti che inevitabilmente, durante il corso della loro vita, richiedono attenzioni specifiche e differenziate. L’Igienista dentale vuole finalmente chiarire e delineare la sua autonomia professionale, competenze e ruolo e, a tal fine, il codice etico-comportamentale fornisce regole e principi da seguire e far propri per soddisfare le esigenze di garanzia cui il paziente ha diritto. Marialice Boldi Presidente Nazionale AIDI Per informazioni: Segreteria Organizzativa Promo Leader Service Congressi Via della Mattonaia, 17 50121 Firenze Tel. 055 2462272 [email protected] rere al suo uso teoricamente almeno 30 minuti dopo essersi lavati i denti, ancor meglio, farvi ricorso dopo un paio d’ore.” Pochi accorgimenti per uno strumento che dopo decenni rimane un fondamentale alleato per il lavoro del professionista e una terapia di grande efficacia per i pazienti. Per ulteriori informazioni: Vox idee per il business Raffaella Tronchin [email protected] Alessia Rocchitelli [email protected] Tel. 0258299801 Grazie alla Johnson sessanta dentisti Imparano all’Elba a comunicare Chi per esigenze professionali deve confrontarsi con personale e collaboratori avrà affinato col tempo (o almeno crede) le proprie linee comportamentali. Ma attraverso un incontro dal titolo “ImproptuPersonal effectiveness in Odontoiatria” la Johnson & Johnson ha offerto in quel di Portoferraio (Isola d’Elba, 5/7 giugno) a 60 odontoiatri una buona occasione per potenziare la propria leadership professionale illustrando, attraverso le parole della propria responsabile, Gabriella Masi, diversi stili di comunicazione. Chi vi ha preso parte afferma che l’incontro della Johnoson, al di là del fascino del luogo, è stato effettivamente utile ai 60 professionisti partecipanti per mettere a fuoco la reale effectiveness (efficacia) di comportamenti in studio tenuti altrimenti in modo approssimativo. Basta applicare i dettami di una disciplina come la comunicazione interelazionale, dalla quale la professione, nel suo tecnicismo, non può affatto andare scevra, ma che è destinata a pesare di più nel suo futuro. m.l.