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“QUELLO CHE DOVETE SAPERE DI ME”
DOMENICA 15 NOVEMBRE 2015 - PORTOGRUARO
MATERIALI PREPARATORI
Dite:
È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
Perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
È piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
Janusz Korczak,
tratto da “Quando ridiventerò bambino"
Istruzioni per l’uso
Riportiamo alcuni stralci del volume “Quello che dovete sapere di me” realizzato come sintesi della ricerca
condotta. Trovate dei brani elaborati dai ricercatori che hanno lavorato al progetto ed anche alcune
citazioni tratte dalle lettere che i rover e le scolte hanno scritto. Lettere che hanno rappresentato lo
strumento messo a disposizione per potersi raccontare. Le lettere scritte dai rover e le scolte sono quasi
900.
I brani riportati sono semplici “scelte”, non possono rappresentare una “sintesi” del lavoro svolto ma
soltanto farcene intravvedere alcuni elementi.
Le lettere
L’invito alla stesura della lettera recita espressamente “Quello che dovete sapere di me”: l’idea di fondo è
quella di chiamare al racconto di sé, per le questioni più urgenti, rilevanti, “pubbliche” evitando quindi la
fantasia di una intimità e di una segretezza estranee ali compiti della ricerca così come divagazioni
eccessivamente letterarie.
L’IDENTITÀ
La positività è anche però un modo di guardar la propria vita interiore, lo si capisce dalla ricorrenza
dell’immagine del “lato positivo” delle cose. Ci sono quindi lettere che quasi spiegano una disciplina della
positività, il metodo che regola questa apertura o che tempera quegli elementi di fragilità destinati
altrimenti ad incupire la propria visione del mondo.
“Spesso mi definivo una ragazza sensibile, fraglie che si abbatteva di fronte ad ogni difficoltà, ansiosa e
piagnona; … ma poi ho imparato a guardarmi da un altro punto di vista.. sì, ecco… come una ragazza forte
che cerca di affrontare e scavalcare gli ostacoli che ha di fronte, magari con un sorriso e imparando a
rispettare i propri limiti e i propri tempi […].” [F, 18, Veneto]
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PASSIONI ED ESPERIENZE
Non sorprende quindi che fra gli elementi più ricorrenti nei repertori identitari utilizzati ci siano le passioni,
perché, in un primato dell’emotivo e dell’elettivo, sono queste a darti la sensazione dell’esserti
riconosciuto, “trovato” fra i tanti sé possibili, e contemporaneamente del disporre finalmente di un forte
segno di riconoscimento sociale, del sapere cosa dire e cosa fare, senza più vagare alla ricerca di un posto
nel mondo. Banalmente, offrire ad un adolescente una passione, ovvero costruire ambienti e opportunità
che gli consentano di trovarla, significa risolvergli parecchi problemi.
“Sono un ragazzo di diciotto anni e vivo a Torino. Ho appena finito il liceo classico e finalmente ho in mano
la concreta possibilità di dedicarmi alle mie passioni. Fin da quando ho memoria sono innamorato della
lettura. Si tratta di una storia d’amore che evolvendosi negli anni mi ha dato la possibilità di trovarmi di
fronte a qualsiasi tipo di scrittura: dai libri fantasi alla Tolkien ai gialli alla Simenon, dai grandi classici della
letteratura antica greca e latina ai capolavori russi di Dostoevskij e Gogol.” [M, 18, Piemonte]
IL MONDO DEGLI AFFETTI
“Ma prima di essere un Rover sono un ragazzo, un ragazzo che crede in alcuni punti fermi, posti come
fondamenta della sua vita. Credo nell’amicizia vera, sincera e profonda, che penso essere riuscito a costruire
con un numero di persone che rientra sulle dita di una mano. Credo nell’amore serio di una volta, non fatto
solo di rapporto fisico, ma principalmente di coinvolgimento sentimentale.” [M, 17, Puglia]
Il “Credo” di questo ragazzo esprime tutta l’ortodossia dei fondamentali dell’adolescenza, fuori da
qualunque retorica di un epoca “liquida”, di legami fragili e temporanei… Le lettere sono come una lunga
preghiera di riconoscimento e gratitudine intorno al valore dell’amicizia e dell’amore, a riprova di come
questa stagione della vita abbia nel rapporto tra pari la fonte primaria di felicità e sofferenza: qui c’è il
passaggio obbligato per stare bene o al contrario avvistarsi in strazianti sensi d inadeguatezza, questo è
l’approdo sicuro di una stagione di vita certamente molto esposta.
L’altro capitolo biografico che sentenzia la propria felicità o infelicità è ovviamente l’amore. Meno
ricorrente dell’amicizia nell’evocazione dei propri tasselli identitari – in fondo fra i 16 e i 20 anni si hanno
sempre amici ma non sempre un fidanzato o una fidanzata – ha però una potenza travolgente che spesso si
fatica a descrivere. Molte lettere declamano il proprio essere innamorati o fidanzati d elogiano l’altro o
l’altra, qualcuna – poche per la verità – si spinge più in là nel riportare l’intenzione di una vita insieme,
anche se l’amore a quell’età non viene descritto e forse percepito ancora come progetto. Altri invece
provano a farci capire di cosa si tratta, e allora si coglie la meraviglia della condizione di innamoramento.
“Vi siete mai innamorati amici miei? Beh io si, una volta ed è stato il momento più bello della mia vita… Mia
mamma mi diceva che l’amore è vedersi tutto il giorno e non vedere l’ora di riabbracciarsi il giorno dopo,
beh per me era così. Per me l’amore ha significato tanto perché mi ha fatto scoprire cose che sicuramente
non avrei imparato da solo. […] [M, 19, Liguria]
IN COSA CREDERE?
Rover e scolte si vedono portatori di emozioni, passioni e tratti caratteriali almeno quanto di valori: la
ricorrenza di questi elementi nelle lettere non lascia dubbi, quello che dobbiamo sapere di loro è anche ciò
in cui credono. è questo certamente un dato forte di ricerca, ancora una volta assai diverso dal discorso
pubblico di questi anni intorno ai giovani in generale, spesso ritratti come generazione “senza valori” – sono
le lettere a rifiutare esplicitamente questa etichetta – o ripiegata tutta su se stessa. Loro, ovvero i rover e le
scolte che hanno risposto all’invito, appaiono radicalmente diversi, ragazzi e ragazze carichi di una forte
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spiritualità, capaci di vedere negli altri il senso e le finalità della propria esistenza, attraversati da valori di
forte civismo, di impegno e dedizione per il prossimo e per la cura del mondo, forse in una parola
profondamente cristiani.
“Hai scoperto che la Strada più importante non è quella che percorriamo ogni giorno per raggiungere di
fretta il treno che parte, ma quella nella quale siamo veramente chiamati a testimoniare i valori che il
Signore ci ha donato, la grazia di accoglierlo nel nostro cuore. Hai scoperto che la Fede non è semplice né
mai comprensibile, né completamente spiegabile. Hai sicuramente imparato, con gli anni a ricercare Dio
nelle piccole cose, a scovarlo tra le pieghe della tua vita, nei volti delle persone che hai incontrato e
incontrerai. Hai scoperto Dio nel servizio, perché fare servizio è pregare con le mani. Hai scoperto che il
servizio non è un’attività, ma una prospettiva dalla quale guardare il mondo che ci circonda.” [F, 20, Friuli
Venezia Giulia]
IL FUTURO
“Futuro” è la parola che ricorre di più in queste lettere: escludendo preposizioni e congiunzioni e parti simili
del discorso, è il primo vocabolo per ricorrenza statistica. Non è un dato banale, non si chiedeva conto di
progetti e sogni, ma di quello che di loro dobbiamo sapere, così rover e scolte ci fanno sapere che il
pensiero sul futuro è oggi parte di loro, li costituisce, dobbiamo conoscerlo.
Il futuro è un tema, anzi è il tema, è il cruccio di questa generazione, letteralmente orfana di uno schema di
proiezione di sé. Il tema si pone perché il futuro non c’è, ovvero rover e scolte sono costretti a interrogarsi
su una prospettiva tutta da inventare.
“Però sogno anche prima o poi di trovare un posto nel mondo. Un posto tutto mio in cui stare in pace con
me stessa... e questo posto intendo trovarlo prima o poi: non aspettando che arrivi dal cielo, no. Mi
rimbocco le maniche e agisco. Proprio come tutti noi siamo stati chiamati ad agire all’interno della nostra
comunità per l’azione di coraggio... beh, io agisco nel mio piccolo nella mia testa nel mio cuore nella mia
vita. E chissà di trovarlo questo posticino!” [F, 18, Lombardia]
“Diventerò il padre che non ho mai avuto! Darò ai miei figlio ciò che non ho avuto io! Sarò l’orgoglio di mia
madre! Non mi arrenderò per nessun motivo!” [M, 21, Lazio]
... E NOI?
Come capi, ripensando all’introduzione e alla citazione di Korczak, siamo chiamati a fare lo sforzo di
metterci a guardare il mondo dalla prospettiva di questi rover e scolte, mettendo un attimo da parte ciò
che noi riteniamo – o che abbiamo sempre ritenuto – valido, giusto, buono. Non per venire
necessariamente meno a queste convinzioni o per rinnegare scelte già compiute, bensì per rinnovare il
nostro impegno di servizio con una consapevolezza diversa, in sintonia con la generazione di giovani che ci
sono stati affidati.
Di tutto questo e di molto altro ancora, avremo modo di confrontarci domenica a Portogruaro.
Vi aspettiamo con gioia!
Paolo, Arianna, don Lorenzo
con la Pattuglia regionale e gli Incaricati di Zona
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