Civetta_n10 - lacivettapress

Transcript

Civetta_n10 - lacivettapress
PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012”
Anno V n.10 € 0,70
• QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009
• DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE
e-mail: [email protected]
domenica 12 maggio 2013
prossima uscita: 26 maggio 2013
L’ISPETTORE MASSIMO PRADO AFFIDA A UN LIBRO NOVE ANNI DI ACCANIMENTO GIUDIZIARIO CONDOTTO DA MAGISTRATI DEL DISTRETTO
“Ero diventato il Totò Riina dei poliziotti”
13 procedimenti penali, dei
quali 11 in meno di un anno,
e mai una condanna. Sta per
andare in prescrizione l’ultima
delle cause in corso a Messina
(quella relativa a un presunto
reato per diffamazione contro i
due pm che lo hanno indagato)
e solo al 5 aprile scorso risale
l’ultima sentenza assolutoria
per l’ispettore Prado, il passaggio atteso per decidere finalmente di dare alle stampe il suo
doloroso diario, il racconto, dal
titolo emblematico (patrocinato dall’Osservatorio Nazionale
sul Mobbing), delle sofferenze
“che hanno danneggiato la mia
famiglia, minato la mia salu-
te, stroncato ogni speranza di
carriera, azzerato le mie disponibilità finanziarie (un mutuo
con ipoteca sulla casa per far
fronte a circa 100mila euro di
spese legali)”.
Fatti per cui i responsabili, e
insieme a loro tutti coloro che
non sono intervenuti per tempo e con determinazione, quelli
che sono stati informati e quelli che hanno fatto finta di non
vedere, come in altre occasioni
abbiamo osservato, dovrebbero
provare profonda vergogna. Di
una banalità, di una pochezza
che lascia letteralmente basiti
la causa scatenante che risale all’estate del 2003 : “Al mio
superiore, donna avvenente,
risultava intollerabile che tanti,
al commissariato di polizia al
quale ero stato assegnato prima
di lei, si rivolgessero a me piuttosto che a lei. Da qui, prima il
tentativo di allontanarmi con
il consenso del questore allora
in carica, e poi la devastante
azione di mobbing perseguita
con estremo accanimento da
entrambi in piena sintonia. E
ancora un crescendo: dalle iniziali richieste al Dipartimento
di P.S. a Roma di trasferimento
per incompatibilità ambientale, colpendomi, nel frattempo,
con gravissimi procedimenti”.
Pag.3 (De Michele)
I SOCI CONTESTANO IL COMMISSARIO ADENDO IL TAR DI CATANIA. “SI CONVOCHI SUBITO L’ASSEMBLEA”
Credito Aretuseo chiude venerdì ed è bufera
La Credito Aretuseo di
Siracusa a quanto pare
finirà di operare venerdì
17 maggio e, al suo posto,
nei locali di via Senatore Di Giovanni lunedì 20
maggio dovrebbe aprire
lo sportello della Banca
di Credito Cooperativo
di Pachino. Pertanto si
concretizza quanto abbiamo anticipato nel numero
scorso de La Civetta, ossia la cessione a costo zero
dell’istituto
siracusano
alla banca di Pachino, con
perdita del capitale in pre-
cedenza sottoscritto dai
circa 1200 soci.
Cessione decisa dal dottor
Pasquale Roberto Santomassimo, nominato commissario
straordinario
della Credito Aretuseo lo
scorso 15 febbraio dalla
Banca d’Italia. Il quale sta
procedendo incurante del
ricorso che una quarantina
di soci ha presentato al Tar
di Catania contro il provvedimento che ha posto la
banca in amministrazione
straordinaria.
Al ricorso si è aggiunto nei
giorni scorsi l’avvio di una
raccolta di firme – finora attorno alle 150 – con
la quale i soci che hanno
aderito diffidano il Commissario dal procedere
alla cessione dello sportello bancario, e lo invitano
a convocare “l’assemblea
dei soci della Credito Aretuseo al fine di comunicare lo stato patrimoniale
dell’Istituto di credito e verificare la disponibilità dei
soci a risanare eventuali
(comprovate) perdite”.
Pag. 2 (Maiorca)
CASTELLO SVEVO
“Ampi squarci
e profonde lesioni
ne minano
la struttura”
pag.5 (Di Mauro)
DIFFERENZIATA
Il progetto comunale
la prevede solo
in tre quartieri
della città
pag.4
ALESSIO LO GIUDICE
“Accetto l’offerta
di un assessorato
con Garozzo
sindaco di SR”
pag.3 (Castello)
VELA
“Tra le poche
città in Italia
a non avere
una squadra”
pag.18 (Privitera)
RIZZUTI (CGIL) SULL’INVESTIMENTO DI 1,5 MILIARDI
Registro testimoni falsi
-35% di cause per incidenti
pag.
pag. 77 (De
(De Michele)
Michele)
È preoccupato Mario Rizzuti,
segretario della Filctem Cgil:
“Versalis, figlia di Eni, con i suoi
investimenti, è pronta a chiudere
l’impianto di polietilene, estremamente inquinante e poco remunerativo, e ad avviare la costruzione di due nuovi impianti
uno per la produzione di resine
tachifiers, cioè colle e collanti,
l’altro isopropene grezzo, ma-
teria prima per la produzione di
gomme. Lo stato del progetto è
già molto avanzato se si pensa
che Eni ha sottoscritto un accordo con Good Year che in America
è l’unica a possedere la licenza
per la produzione di questo materiale e che l’accordo prevede
che parte del prodotto vada alla
stessa Good Years.
Pag. 12 (La Leggia)
Pubblicità elettorale - committente: Riccardo Gionfriddo
“Tempi di autorizzazione
Lukoil vuole garanzie”
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Credito Aretuseo, venerdì prossimo la cessazione e il 20 diventa BCC Pachino
I soci ricorrono al TAR e diffidano il Commissario, chiedendo un’assemblea
di CARMELO MAIORCA
La Credito Aretuseo di Siracusa a quanto pare finirà di
operare venerdì 17 maggio e, al suo posto, nei locali di
via Senatore Di Giovanni lunedì 20 maggio dovrebbe
aprire lo sportello della Banca di Credito Cooperativo di Pachino. Pertanto si concretizza quanto abbiamo
anticipato nel numero scorso de La Civetta, ossia la
cessione a costo zero dell’istituto siracusano alla banca
di Pachino, con perdita del capitale in precedenza sottoscritto dai circa 1200 soci. Cessione decisa dal dottor
Pasquale Roberto Santomassimo, nominato commissario straordinario della Credito Aretuseo lo scorso 15
febbraio dalla Banca d’Italia. Il quale sta procedendo
incurante del ricorso che una quarantina di soci ha presentato al Tar di Catania contro il provvedimento che
ha posto la banca in amministrazione straordinaria.
Al ricorso si è aggiunto nei giorni scorsi l’avvio di una
raccolta di firme – finora attorno alle 150 – con la quale
i soci che hanno aderito diffidano il Commissario dal
procedere alla cessione dello sportello bancario, e lo
invitano a convocare “l’assemblea dei soci della Credito Aretuseo al fine di comunicare lo stato patrimoniale
dell’Istituto di credito e verificare la disponibilità dei
soci a risanare eventuali (comprovate) perdite”. I sottoscrittori della richiesta chiedono inoltre al dottor Santomassimo “copia degli atti relativi all’attività di recupero dei crediti svolta” – ossia –“ammontare dei crediti
riscossi, proposte transattive pervenute evidenziando
quelle accolte e quelle motivatamente rigettate”.
Le informazioni richieste sono senza dubbio atti dovuti verso i soci da parte del commissario straordinario
che fino adesso, però, ha opposto un silenzio assoluto
scegliendo di non rispondere a nulla. Rifiutando fra
l’altro d’incontrare chi scrive, facendo dire all’addetto alla vigilanza davanti alla porta che il commissario
non aveva nulla da dichiarare alla stampa. Un atteggiamento assai discutibile, innanzitutto nei confronti
delle numerose persone che vorrebbero avere notizie,
spiegazioni e prospettive riguardo i soldi che hanno
versato sottoscrivendo le quote del capitale di questo
istituto aderente alla Federazione siciliana delle banche di credito cooperativo.
I 1200 soci della Credito Aretuseo, gran parte dei quali
di Siracusa e Floridia, sono negozianti, commercian-
ti, artigiani, piccoli imprenditori, professionisti che
avrebbero dovuto costituire l’ossatura di un’attività
volta a sostenere il risparmio e il credito, promuovendo
e agevolando l’economia locale. La doverosa relazione
che si chiede di presentare al commissario straordinario sull’attuale situazione patrimoniale ed economica
della Credito Aretuseo serve a comprendere se era ed
è inevitabile la cessione dello sportello, praticamente
Pubblicità elettorale - committente: Giuseppe Pennisi
2
Il dottor Roberto Santomassimo rifiuta di incontrarci: “Non ho nulla da dichiarare alla stampa”
a costo zero, alla BCC di Pachino. Ma è necessario
che si tirino fuori anche i bilanci degli anni passati per
verificare cosa effettivamente non ha funzionato nella gestione della banca. Ricordando che già nel 2010
i vertici aziendali furono sanzionati dall’organo di vigilanza della Banca d’Italia ed azzerati, per accertate
irregolarità normative e amministrative determinate
da una gestione familistica dell’istituto.
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Il libro-confessione. “Nove anni di processo e tanto fango gettatomi addosso da magistrati poi trasferiti”
L’ispettore Massimo Prado: “Ero stato dipinto come il Totò Riina dei poliziotti
indagato per 13 volte, e mai una condanna, da tre magistrati della Procura”
di MARINA DE MICHELE
La vicenda personale che l’ispettore Massimo
Prado racconta nel suo libro “Le mie scampate
prigioni”, presentato qualche giorno addietro
alla stampa e che, in questi giorni, dato il successo che ha avuto, lo porta in varie città italiane (un calendario fitto di incontri: Padova,
Ragusa, Vercelli), è una storia straordinaria, nel
senso etimologico del termine, e insieme di un
amaro incredibile perché, ancora una volta, gli
attori principali sono proprio le istituzioni che
più di altre dovrebbero garantire ad ogni cittadino, ad ogni membro della nostra comunità, la
sicurezza e la certezza del diritto. Più volte, nel
corso dell’intervista, il dottor Prado ha ribadito:
“Non addebito nessuna responsabilità alle istituzioni Magistratura e Polizia di Stato, perché tali
responsabilità sono frutto del solo ed esclusivo
comportamento personale di uomini e donne ad
esse appartenenti. A fronte dell’incredibile grinta messa nelle indagini dai tre pubblici ministeri
che ho incontrato, ho trovato sempre magistrati
giudicanti sereni, che hanno ascoltato con attenzione le argomentazioni mie e del mio avvocato. E la stessa Polizia di Stato, nonostante fossi
stato dipinto come il Totò Riina dei poliziotti
italiani, avuta chiara la dinamica dei fatti, non
ha mai avviato alcuna azione disciplinare nei
miei confronti. Se si considera che a volte, ad
un appartenente alle forze dell’ordine, basta un
semplice avviso di garanzia per essere trasferito
o sospeso dal servizio, si capirà la particolarità
della decisione assunta”. Eppure, i vertici, né il
Presidente della Repubblica, né il Ministro di
Grazia e Giustizia, né il CSM. hanno mai chiesto riscontri per l’esposto inviato loro da Prado,
nessuna risposta è mai da loro arrivata “evidentemente ritenendo normale l’incredibile vicenda
narrata”, e questo, a nostro avviso, rimane indice di un’anomalia profonda del nostro sistema.
13 procedimenti penali, dei quali 11 in meno di
un anno, e mai una condanna. Sta per andare
in prescrizione l’ultima delle cause in corso a
Messina (quella relativa a un presunto reato per
diffamazione contro i due pm che lo hanno indagato) e solo al 5 aprile scorso risale l’ultima
sentenza assolutoria per l’ispettore Prado, il passaggio atteso per decidere finalmente di dare alle
stampe il suo doloroso diario, il racconto, dal titolo emblematico (patrocinato dall’Osservatorio
Nazionale sul Mobbing), delle sofferenze “che
hanno danneggiato la mia famiglia, minato la
mia salute, stroncato ogni speranza di carriera,
azzerato le mie disponibilità finanziarie (un mutuo con ipoteca sulla casa per far fronte a circa
100mila euro di spese legali)”.
Fatti per cui i responsabili, e insieme a loro tutti
coloro che non sono intervenuti per tempo e con
determinazione, quelli che sono stati informati e
quelli che hanno fatto finta di non vedere, come
in altre occasioni abbiamo osservato, dovrebbero provare profonda vergogna. Di una banalità,
di una pochezza che lascia letteralmente basiti
la causa scatenante che risale all’estate del 2003
: “Al mio superiore, donna avvenente, risultava
intollerabile che tanti, al commissariato di polizia al quale ero stato assegnato prima di lei, si
rivolgessero a me piuttosto che a lei. Da qui, prima il tentativo di allontanarmi con il consenso
del questore allora in carica, e poi la devastante azione di mobbing perseguita con estremo
accanimento da entrambi in piena sintonia. E
ancora un crescendo: dalle iniziali richieste al
Dipartimento di P.S. a Roma di trasferimento
per incompatibilità ambientale, colpendomi,
nel frattempo, con tre gravissimi procedimenti
disciplinari, ritenuti però irrilevanti dagli or-
L’ispettore Massimo Prado
ganismi superiori, in particolare proprio dal
capo della polizia De Gennaro, alle pretestuose
denunce presentate in Procura. E qui, la follia:
l’avallo di tre pubblici ministeri che, del tutto
dimentichi di una deontologia che li vorrebbe
sempre super partes e obiettivi nelle loro valutazioni, per ben 12 volte mi indagavano anche
perché, grazie a verifiche sul mio computer di
lavoro, venivano a sapere dell’esposto nei loro
confronti che stavo preparando per il CSM”. Impossibile trovare nomi reali in questo racconto,
sebbene chiunque sia in grado di individuarli,
e la curiosità è d’obbligo: perché se i fatti sono
oggettivi, come testimoniato dalla documentazione prodotta nel libro, non dare maggior
forza alla propria denuncia facendo i nomi affinché tutti sappiano? “Non è ancora il tempo,
ragioni di opportunità. Ma sto aspettando di
poterli fare, che qualcuno, da Roma, mi venga
a chiedere le carte, che le ripercorra con me, per
essere accompagnato in un viaggio infernale”.
Tra i tanti episodi che si ritrovano tra le pagine
del voluminoso, e documentato scritto, 357 pagine, l’ispettore Prado si sofferma in particolare
su quell’avviso di garanzia arrivato di venerdì
santo “quando la famiglia, mia moglie, mio fi-
glio, era in casa, riunita!”, un tempismo voluto,
cercato con maniacale sadismo. Sul quarto d’ora
trascorso a rassicurare un mortificato ufficiale
giudiziario che continuava a scusarsi. Su come
la sua richiesta d’aiuto per il tramite di un esposto, unica via possibile, si sia trasformata in un
boomerang micidiale perché anche il pubblico
ministero del tribunale competente per i magistrati che lo indagavano, venuto a conoscenza delle sue intenzioni, lo indaga per calunnia
e diffamazione nei confronti dei colleghi senza
che essi avessero mai presentato alcuna denuncia contro di lui; di propria iniziativa quindi. E
infine l’approfondimento di quello che ritiene,
tra i tanti procedimenti (5 il primo pm, 7 il secondo, con un terzo pm, che subentra loro dopo
la scoperta dell’esposto al CSM, che sarà poi trasferito), quello più insensato: un volantino sindacale, a firma della segreteria provinciale del
sindacato autonomo di polizia SAP, del quale …
si cerca l’autore.
“L’episodio per me più devastante è quello avviato contro di me, in veste di segretario provinciale del SAP, ed altri 4 poliziotti della segreteria,
per un volantino sindacale “firmato”, redatto
nei confronti del Questore e della Commissaria.
Per quel volantino, una mattina sono piombati
a casa mia 5 Finanzieri, hanno perquisito ovunque e quindi sequestrato il computer della mia
famiglia. Finito qui, ci siamo spostati al Commissariato di P.S. dove lavoravo con mansioni
di responsabile della sezione investigativa. Ad
attenderci altri 10 uomini della Polizia e della
Guardia di Finanza, pronti per una nuova perquisizione e il sequestro anche dei computers
dell’ufficio. Sono state intercettate le mie utenze
telefoniche, e anche quelle del Commissariato.
Nella stessa mattinata, altri numerosi appartenenti alla Guardia di Finanza hanno perquisito
la segreteria del Sindacato di Polizia dentro la
Questura, intercettato il telefono e, incredibile,
piazzato una microspia nella sede sindacale.
Infine, hanno addirittura fatto degli accertamenti patrimoniali sul mio conto. E sa come i
due pubblici ministeri hanno motivato il tutto? Occorreva risalire all’autore del volantino
sindacale! Alla fine dei tre mesi di indagini
devastanti, costose ed invasive, la scoperta:
il volantino era stato redatto dai componenti
della segreteria provinciale del S.A.P, come da
firma! Costo delle operazioni di intercettazioni,
missioni ed altro, circa 60mila euro. A carico
dell’intera collettività!”
Dopo 9 anni di processo, il pubblico ministero che ha sostituito il precedente - “quello che
sosteneva con grande grinta l’accusa, da poco
allontanato ad altra sede con, tra il resto, una
contestazione per tentata concussione” -, dopo
aver dichiarato che il volantino non poteva certo
considerarsi un corpo di reato, ha chiesto l’assoluzione per tutti e cinque gli imputati, e lo stesso
ha ritenuto il collegio giudicante perché “il fatto
non sussiste”.
“Sto ancora riflettendo sul fatto che, poiché quel
volantino non era un corpo di reato, io non avrei
dovuto subire perquisizioni, intercettazioni, sequestro dei computers, accertamenti patrimoniali e tutto il fango gratuitamente gettatomi addosso. Forse mi rivolgerò alla Corte di Giustizia
Europea, forse al Ministero di Giustizia perché
riconosca la responsabilità civile dei magistrati, ma la ferita inferta a me, e insieme a tutta la
società minata nelle sue certezze, non si può rimarginare”.
Per chi ne vuole sapere di più: www.massimoprado.it
“Il candidato a sindaco del PD ha rispettato i criteri etici che avevo ritenuto prioritari per la mia scelta”
Alessio Lo Giudice: “Ho deciso di accettare la disponibilità di Garozzo
a indicarmi tra gli assessori in vista delle elezioni amministrative”
Alessio Lo Giudice, uno dei partecipanti alle Primarie tenutesi il 7 aprile per la scelta del candidato sindaco di Siracusa, interviene sulla possibilità di far parte della giunta
del centrosinistra: <Alcuni giorni fa il candidato sindaco
Giancarlo Garozzo mi ha chiesto la disponibilità
a essere indicato tra i propri assessori in vista delle elezioni amministrative di giugno. Ho scelto di
accettare questa proposta perché la intendo come
un’opportunità per dare vita a un’amministrazione che finalmente metta al centro della propria
azione l’interesse generale. Ritengo anche di poter in questo modo dare un seguito al lavoro fatto
con chi mi ha sostenuto alle Primarie. Si tratta
di forze politiche, gruppi, movimenti e singoli cittadini che
hanno manifestato di voler continuare il percorso iniziato
insieme.> Lo Giudice, sulla necessità di sostenere Garozzo
per contrastare il centrodestra, aggiunge: <Nelle scorse set-
timane ho chiesto che, in vista delle amministrative, fossero
rispettati criteri etici e politici coerenti con l’intenzione di
contrapporsi radicalmente a chi ha amministrato la città
negli ultimi anni. Constato con soddisfazione che tali criteri
sono stati sin qui osservati, anzitutto nella definizione della coalizione e nella formazione delle
liste. Inoltre, le direzioni di fondo che Giancarlo Garozzo intende seguire, in particolare nella
progettazione urbanistica, nelle politiche sociali,
nell’organizzazione amministrativa e nello sviluppo turistico-culturale, sono analoghe a quelle
che caratterizzano la mia proposta politica. Ciò
significa che la discontinuità a cui ho sempre mirato può e deve concretizzarsi davvero attraverso un lavoro
di squadra di tutto il Partito Democratico, del centrosinistra nel suo insieme e di tutte le forze civiche che intendono
opporsi al centrodestra.>
3
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
4
La RD prevista (al 100%) solo in tre quartieri per 17mila abitanti sul totale di oltre 124mila
Il progetto Servizi di raccolta integrata dei rifiuti urbani del Comune
assolutamente inadeguato alla tanto agognata gestione differenziata
di E.S. - F.P.
Saranno stati i cumuli maleodoranti delle ultime settimane nel centro di Palermo o i roghi di Bagheria minacciata
dalla vertenza del Coinres ad interrompere il processo
di costituzione delle SRR, le Società per la Regolamentazione del servizio di Raccolta dei rifiuti, ma tant’è. La
Regione, temendo l’acuirsi dell’emergenza, o forse riscontrando semplicemente l’incapacità delle amministrazioni
a rinunciare a quote di sovranità nel nome dell’interesse
collettivo, quello ambientale ovviamente, ha accelerato il
processo di attuazione della legge di riforma dei rifiuti,
e in attesa che venga approvato un Piano d’Ambito per
ciascun Ambito Ottimale di Raccolta (ARO) ha aperto,
o forse dovremmo meglio dire abdicato, ad una gestione
“immediata” dei singoli Comuni, non più vincolati a forme di coercitiva aggregazione.
La direttiva dell’Assessore regionale del 4 aprile u.s. prevede che “i Comuni, in forma singola o associata e nelle
more dell’adozione dei piani d’Ambito, possono procedere all’erogazione dei servizi di spazzamento, raccolta e
trasporto dei rifiuti e, previa approvazione dell’assessorato, procedere con i nuovi affidamenti”.
In assenza del Piano d’Ambito e di una sommaria ricognizione preventiva delle infrastrutture e della logistica
necessarie ad assorbire i flussi della raccolta differenziata
e della separazione secco/umido, il Piano di Intervento diventa strumento surrogatorio e fondamentale per progettare le modalità di organizzazione del servizio di gestione
dei rifiuti solidi urbani nel rispetto dei principi di differenziazione, adeguatezza ed efficienza .
Ma che cos’è il Piano di Intervento? Un documento programmatorio che definisce le modalità organizzative del
servizio di spazzamento, raccolta e trasporto e la pianificazione economico-finanziaria, con la valutazione dei
costi del servizio. Il raggiungimento dei livelli minimi di
raccolta e recupero non possono essere che quelli della
legge nazionale e comunitaria: 1) anno 2010: R.d. 20 per
cento, recupero materia 15 per cento; 2) anno 2012: R.d.
40 per cento, recupero materia 30 per cento; 3) anno 2015:
R.d. 65 per cento, recupero materia 50 per cento.
L’immediata possibilità di affidare il servizio di raccolta
ai Comuni, e non più alle SRR, rappresenta un elemento
di novità nella riforma varata da Crocetta che, se colta
bene, può portare vantaggi per una amministrazione,
anche se chi scrive è a sostegno di modelli di aggregazione della gestione che possano non limitarsi ai soli rifiuti,
ma che possano estendere la capacità di fare servizi nei
settori energetici o addirittura idrici, coniugando l’interesse economico di impresa con lo sviluppo sostenibile.
Per sfruttare questa opportunità creata dall’amministrazione regionale occorre essere all’altezza della situazione.
Siracusa non ha mancato di dimostrare ancora una volta
la sua assoluta incapacità di cogliere le occasioni che si
presentano e lo dimostra il suo Progetto Servizi di Raccolta Integrata dei Rifiuti Urbani, presentato dall’Amministrazione comunale nel gennaio 2013, che non solo non
soddisfa il complesso dettato normativo della L.R. 9/2010
e le più recenti disposizioni di cui agli atti dell’Assessorato All’Energia e Servizi di Pubblica Utilità, ma risulta
inadeguato alla tanto agognata gestione differenziata dei
rifiuti cittadini.
Risultano assenti nel progetto la previsione: di meccanismi per assicurare il pieno adempimento dell’esecuzione del contratto di servizio (lett. b dell’art 4 della L.R.
9/2010); della logistica necessaria per l’avvio della raccolta differenziata (lett. l dell’art 4 della L.R. 9/2010); di attività educative, formative e di comunicazione ambientale
a sostegno della raccolta differenziata (lett. m dell’art 4
della L.R. 9/2010); di modalità di verifica dello stato di
attuazione della raccolta differenziata e la qualità del servizio erogato del soggetto gestore (lett. n dell’art. 4 della
L.R. 9/2010).
In particolare, di questo Progetto, ciò che più rileva è
l’espressa rinuncia alla raccolta integrata dei rifiuti per
la quale ci si limita a fissare “alcuni picchetti ed alcune
prestazioni minime” (Relazione Tecnica di accompagnamento) demandando alle Ditte in fase di gara l’elaborazione e la scelta del modello gestionale che si vuole
adottare per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta
differenziata e di recupero.
Demandate inoltre: le fasi temporali dell’articolazione
del servizio dalla situazione attuale fino alla situazione a
regime (cronoprogramma); la descrizione delle fasi economiche correlate alle fasi temporali; l’analisi dei costi,
ai fini della loro totale copertura e, per finire, le modalità
organizzative del servizio nonché l’individuazione delle
aree idonee alla raccolta.
In continuità con l’attuale situazione gestionale, la raccolta differenziata nella città di Siracusa viene concepita dall’Amministrazione come un servizio aggiuntivo
al normale circuito di raccolta del rifiuto destinato allo
smaltimento La raccolta differenziata viene prevista solo
in 3 quartieri per 17.000 ab. sul totale di oltre 124.000 ab,
senza che per questa vengano fissati obiettivi quantificabili di raccolta e di recupero.
Non occorre essere dei cultori della materia ambientale
per avvertire l’evidente impossibilità che il Progetto così
congegnato possa rispondere ai principi di una gestione
“integrata dei rifiuti”: si tratta, piuttosto, di una gestione
“separata” dei rifiuti all’interno della quale si esclude la
possibilità che quote considerevoli di cittadini partecipino alla riduzione quali/quantitativa dei rifiuti (rinunciando, peraltro, a qualsiasi forma di premialità correlata a
una gestione tariffaria del rifiuto) e si pretende che una
quota ristretta di cittadini effettui una differenziata spinta (pari al 100%) i cui benefici possano poi essere spalmati all’intera collettività per ottenere una artificiosa media
statistica.
L’Amministrazione non pianifica dunque il sistema di
spazzamento, raccolta e trasporto, e dichiara che sarà la
ditta aggiudicatrice della gara che dovrà essere capace di
attuare, in quanto soggetto idoneo, quanto prefigurato in
sede progettuale: alla stessa viene infatti delegato l’onere
di redigere il Piano Comunale di Raccolta e il Piano di
Raccolta Differenziata esecutivi in base ai quali, attenzione, l’Amministrazione potrà effettuare proprie scelte
mirate, in ragione dei diversi scenari economici individuati! Che sforzo, che coraggio, che lungimiranza nella
pianificazione di un servizio essenziale per il benessere e
il decoro della città! Ma l’apoteosi dell’incapacità è rappresentata dalla discrezionalità con la quale l’amministrazione si riserva di quantificare i costi del servizio da
mettere a bando, pari a 20.520.000,00 euro/anno, NON
comprensivi dei costi di smaltimento e al netto dei proventi della RD. Discrezionalità, dicevamo, perché il Progetto non solo non argomenta il servizio ma non documenta neppure le specifiche economico finanziarie utili
alla quantificazione dei costi del servizio stesso.
Non ci resta che confidare nella possibilità che la Regione
rigetti il Progetto, quantomeno per impossibilità di comprenderne i contenuti, e ne chieda l’emendamento per
trasformarlo in uno strumento progettuale accessibile e
mediamente adeguato ad un bando di gara di livello europeo.
E.S. F.P.
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
“Si è giunti a un limite oltre il quale si rischia la perdita di porzioni significative del monumento”
Le associazioni culturali di Augusta all’UE, all’UNESCO e al Governo
“Il Castello Svevo mostra ampi squarci e profonde lesioni che minano la struttura”
di CARMELO DI MAURO
Con una lettera inviata al Commissario Europeo per la
Cultura, al Presidente della Commissione Italiana per
l’Unesco, al Ministro Ornaghi (Beni Culturali) e alle autorità provinciali deputate, l’associazione Lamis onlus,
in rappresentanza delle associazioni ‘Màrilighèa, Natura Sicula Augusta, Shloq, Gruppo spontaneo donne e
mamme di Augusta, Studenti non indifferenti, aderenti
al progetto PartecipAgire, chiede un intervento urgente
per la salvaguardia del Castello Svevo di Augusta che
versa da decenni in uno stato di estremo degrado.
Voluto da Federico II di Svevia e costruito tra il 1232
ed il 1242, il Castello Svevo di Augusta è costituito da
un complesso di fortificazioni che occupa il lembo nord
dell’Isola di Augusta e che, malgrado le profonde manomissioni, è considerato il più formidabile ed armonico
baluardo tra le costruzioni a carattere difensivo. Il solo
mastio, costruito nel 1239, con la considerevole superficie di 3844 mq., ci lascia intuire la grandiosità della sua
superba mole e se lo valutiamo nella complessità della
duplice cortina spagnola che lo avvolge, lo possiamo ri-
L’evoluzione dello squarcio nel Castello Svevo di Augusta negli anni.
tenere una vera e propria cittadella militare, opera unica
tra le architetture sveve in Sicilia e non solo.
La città di Augusta e l’intera comunità dei cittadini ripongono sulla salvaguardia e sulla valorizzazione di questo
bene le proprie speranze di riscatto culturale, sociale ed
economico.
Da diversi anni, purtroppo, il complesso architettonico
mostra, in maniera evidente, ampi squarci e profonde
lesioni che ne rivelano la fragilità strutturale. In particolare, la cinta bastionata a mare è stata interessata da recenti crolli che minano l’equilibrio statico del complesso.
Il problema negli ultimi tre anni si è aggravato a tal punto da indurre l’amministrazione comunale a interdire la
fruizione della “passeggiata” che percorre i lati nord ed
est del parco del castello, costruita, e già restaurata una
prima volta, senza prima provvedere al consolidamento
strutturale dei bastioni su cui insiste.
La gravità della situazione è tale per cui si è giunti ad un
limite oltre il quale si rischia la perdita di porzioni significative del bene culturale e la compromissione strutturale
dell’intero complesso.
Le associazioni coinvolte nel progetto PartecipAgire
portano avanti da tempo diverse iniziative al fine di porre l’attenzione sul problema e sensibilizzare l’opinione
pubblica e le amministrazioni locali sulla salvaguardia
del bene. Alla luce di questi fatti, si è chiesto ai destinatari della missiva un intervento urgente affinché il
complesso monumentale venga messo in sicurezza, con
l’auspicio che possa trattarsi di un primo passo verso la
piena riqualificazione strutturale e funzionale del monumento.
5
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
6
Tante ombre di legittimità, dubbi sulla gestione, inadempienze coi Comuni e verso gli utenti...
Lettera aperta di un cittadino al Commissario dell’ATO idrico Buceti
“Vorremmo incontrarla per sottoporle alcune questioncelle su Sai 8”
di CONCETTO ROSSITTO
Signor Commissario, mi rivolgo a Lei come semplice cittadino, come semplice componente di un coordinamento provinciale del popolo dell’acqua e come collaboratore della Civetta a cui è stato assegnato dal
direttore Franco Oddo il compito di seguire le vicende della contestatissima privatizzazione del servizio
idrico. Sono personalmente disponibile a conferire con Lei assieme ad altri cittadini che in questa provincia aretusea hanno profuso e stanno profondendo un impegno civico in tutte le azioni volte alla ripubblicizzazione (promozione di comitati, campagna referendaria, contributo alla proposta di legge di iniziativa
popolare, sostegno ai Sindaci resistenti, informazione sugli inquietanti aspetti della gestione in corso…).
Con la presente lettera aperta intendo semplicemente anticiparLe alcuni degli argomenti sui quali vorrei
richiamare la Sua attenzione nel corso dell’auspicato incontro.
L’affidamento ad un gestore privato è avvenuto in questa sfortunata provincia ancor prima che venisse alla
luce (con un articolo 23 bis che era in realtà una leggina sollecitata da una lobby, collocata all’interno di un
provvedimento legislativo più ampio, varato nell’agosto del 2008) lo sciagurato obbligo di privatizzazione dei servizi, poi cassato a furor di popolo
col primo dei due referendum sull’acqua. Tale affidamento soggiace ad
una esplicita condanna di illegittimità della procedura, espressa da una
sentenza del CGA (290/11) che dichiara, nel caso particolare, l’impossibilità “di una scissione tra illegittimità e annullabilità”. E la sentenza
citata si concludeva con una formula che certamente è di rito ma che sarà
comunque da ritenere cogente: “Ordina che la presente decisione sia eseguita dall’Autorità amministrativa”.
Io non ho ancora capito (e con me non lo hanno capito quanti sono impegnati in questa azione comune per la ripubblicizzazione del servizio
idrico) come mai la successiva sentenza, esitata da un collegio giudicante
dello stesso organismo (ma con la presenza di un solo giudice comune
alla precedente commissione), sia arrivata a negare l’annullabilità, già annunciata nella precedente come
inscindibile dalla illegittimità. Per il rispetto che ho della magistratura ometto di esprimere il mio sospetto
e lascio che altra magistratura, ove ravvisi qualcosa di poco chiaro, indaghi e faccia chiarezza. Ma su questo
punto nodale della vicenda intendo richiamare la Sua attenzione di funzionario della DIA. Poi sarà Lei a
decidere se la questione per me (e per altri) incomprensibile sia degna o no di particolare attenzione.
Il gestore a cui è stato affidato il servizio non ha mai onorato le clausole risolutive contenute all’art. 7 (pag.
22) del contratto stilato l’otto febbraio 2008. Chi allora presiedeva l’ATO (Nicola Bono) sollecitò ripetutamente la ditta all’ottemperanza e, di fronte a tergiversazioni e ad inadempienze perduranti, pervenne
alla decisione di spiccare la diffida preludente all’annullamento del contratto. Subito dopo fu investito da
denunce molto gravi, spiccate dalla società di gestione o da suoi dirigenti. Di conseguenza egli fu indotto a
dimettersi dalla presidenza dell’ATO onde evitare di incorrere nel sospetto che potesse dar luogo alla reiterazione del reato di cui era accusato. Poi il giudice ha prosciolto il presidente Bono da ogni accusa e da ogni
sospetto. Ma, per aver mano libera nella sua controazione giudiziaria, Bono non ha riassunto la presidenza
dell’ATO. La vicenda si interseca con l’ancora più complessa ragnatela di relazioni, emersa nell’inchiesta
del dicembre 2011 a firma del direttore della Civetta, tra ambienti affaristici ed alcuni elementi della Procura di Siracusa, che sono stati indagati e rimossi. Il comportamento della società di gestione in questa
vicenda certamente sarà giudicato per certe connessioni e per l’iniziativa annunciata dal Presidente Bono.
Sono certo che anche Lei vorrà vederci chiaro e non mancherà di esaminare tutti gli atti che Ella troverà.
Ella certamente porterà all’attenzione della magistratura eventuali aspetti che possa ritenere degni di attenzione da parte dei giudici.
A me (e ad altri semplici cittadini come me) sono apparse sconcertanti alcune affermazioni contenute in
qualche delibera del precedente Commissario. Egli è arrivato ad annullare una precedente delibera dell’Assemblea dei Sindaci, mentre probabilmente doveva adoperarsi per la sua attuazione. Da profano, non credo
che egli avesse il potere di annullarla. So che lo pensano anche i Sindaci e questo mi induce a ritenere che
forse la mia opinione non è fallace. Ma, se ha annullato la delibera che invece doveva attuare, forse sarà
incorso in un comportamento omissivo ed in un abuso di potere. La mia opinione non conta, ma voglio
Quello che accade in città
Eventi
• Galleria - Spazio Trenta - via Roma 30. Mostra Personale di Kraser e E. Vit-
torioso: “ BLU & SCRAPS“ - Dall’11 maggio al 2 giugno.
• Galleria – Quadrifoglio - via Santi Coronati 13. “Seven” Bertrand-Cortese-LionMammana-Marchese-Ragusa-Sgarlata dal 10 al 30 maggio 2013.
• Not’Art Galleria - Piazza San Giuseppe 31, tel. 0931/ 22049, Vernissage
sabato 18 maggio 2013, ore 18.30 - Fuori luogo - Immagini testi e versi di Gianluca
e Luciano Puzzo a cura di Giorgia Romano.
• Seconda edizione di “Ritrovarsi” in via Mirabella, dedicata all’amico e collega
Wolfango Intelisano - dal 26 aprile al 15 maggio 2013.
• 1° maggio ...”passata la festa, gabbatu lu santu...” all’Antico Mercato, tra le
iniziative, nota di merito per la banda musicale di Noto, applausi per il Direttore Cifali.
• Museo Paolo Orsi 18 maggio dalle ore 9.00 alle ora 13.00 Giornata di studi Salvo Monica, scultore.
alberto b.
semplicemente e sommessamente sussurrarla a Lei.
Vorrei condividere con Lei i miei dubbi. La società di gestione solo dopo aver ricevuto l’affidamento scoprì
di non essere in grado di prendere in consegna gli impianti dei 21 Comuni? Perché allora aveva partecipato
alla gara, se non era in grado di espletare il servizio? Forse intendeva finanziarsi in corso d’opera? E perché
Le fu fatta la gentile concessione di poter prendere in consegna gli impianti in tre frazioni successive nel
corso di un triennio? I disservizi registratisi nei Comuni del primo gruppo e le notizie dei disagi dei cittadini che già sperimentavano ed evidenziavano una cattiva gestione probabilmente contribuirono a far
maturare nei Sindaci e nei Consigli Comunali la decisione di puntare verso la risoluzione del contratto di
affidamento e di resistere alla consegna degli impianti della seconda e terza frazione. All’interno del CdA
vennero fuori comportamenti ostruzionistici da parte di consiglieri che fecero mancare più volte il numero legale. Si voleva in tal modo ritardare ogni azione tendente alla risoluzione del contratto o comunque
contraria agli interessi della gestione privata? Non lo so. Forse qualcuno
avrà voluto solo evitar rischi di eventuali grane conseguenti a scelte coraggiose…
Ogni supposizione è possibile e l’assenza non sarà certo un reato. Ma, visto
che il contratto non era stato onorato dalla società (clausole di garanzia;
avvio della gestione nei 21 Comuni; ritardi nel versamento del canone
annuo…) e considerato che emergeva nelle coscienze degli amministratori anche l’illegittimità dell’affidamento, bene hanno fatto i Sindaci a
mantenere il controllo degli impianti non consegnati ad un gestore che
risultava da estromettere o da stracquare, come mi piace dire con felice
ed efficacissima voce dialettale. D’altronde dove sta scritto che i contratti debbano essere rispettati da un solo contraente e siano da considerare
non vincolanti per l’altro? Ma il gestore non la pensa così ed ha ottenuto
(dal governo Lombardo) la nomina di successive ondate di commissari ad acta, inviati a realizzare, sostituendosi ai Sindaci, la consegna degli impianti. Il governo Lombardo non ha esitato a rendersi complice di
una forzatura perpetrata con l’autorità amministrativa: quella di voler imporre il rispetto unilaterale di
un contratto calpestato dal gestore ed impugnato dall’ATO, anche se l’iter finalizzato alla risoluzione e/o
all’annullamento è stato strategicamente frenato.
Nel frattempo ci sono stati aumenti del canone che non so se siano stati regolarmente autorizzati e da chi.
La pregherei di controllare anche la legittimità di essi. E c’è stata, forse, una vera forma di abuso di posizione dominante nella fatturazione dell’acqua fornita ai cittadini di Siracusa, ai quali è stata fatta pagare per
acqua potabile (a tariffa intera) acqua assolutamente non potabile (per superamento dei limiti di cloruri e
di conducibilità, come dimostrano le analisi effettuate), che dovrebbe esser fatta pagare al massimo al 50%
della tariffa intera, ai sensi della normativa vigente. Normativa nota al gestore, che l’ha applicata, per breve
tempo, ai cittadini di un quartiere marittimo di Noto. Forse la stessa norma non deve essere applicata a
Siracusa (dove vivono più utenti) solo perché determinerebbe una forte riduzione delle entrate del gestore?
E perché il gestore ha continuato per troppo tempo a estrarre acqua dal sottosuolo facendo pagare ai Comuni l’energia elettrica, sino ad accumulare nei confronti di Augusta, Ferla (che ha impianti in comune con
Buccheri, già consegnatario), Floridia e Solarino debiti che non è in grado di saldare subito e dei quali chiede
una rateizzazione che si protrarrebbe sino alle calende greche? E perché ad Augusta ha fatturato anche
servizi di depurazione inesistenti, di cui dovrebbe restituire adesso i relativi importi?
Ecco, signor Commissario: di questo e di altre questioncelle vorrei parlarLe. E, se ci fosse tempo, Ella potrebbe ascoltare anche tante altre perplessità e tante insoddisfazioni degli utenti, che gli altri amici dei
comitati sono ansiosi di rappresentarLe. Se non avrà tempo, pazienza! Sappia che su tutti i numeri della
Civetta pubblicati da almeno quattro anni a questa parte Ella troverà una puntuale trattazione di questi e
di altri argomenti sullo stesso tema. Sul sito lacivettapress.it (in corso di sistemazione) troverà presto tutti
i numeri in archivio. Ne tragga tutto ciò che potrà tornarLe utile per la Sua azione e, aggiungerei, per le Sue
indagini personali sulla vicenda. Io ho fiducia in Lei che è un servitore dello Stato e Le auguro buon lavoro.
E la saluto cordialmente.
Ac-cade
alberto b.
• Rivoluzione a Siracusa. On. Sofia Amodio su Patti: “Uniamoci”.
• Messo in mora il Comune di Siracusa. Lavoratori della Coop Util Service
senza stipendio da alcuni mesi.
• Alessio Lo Giudice ha detto sì a Giancarlo Garozzo. Scurdammece o’ passato...
• Sindaci fuori misura. Multati i manifesti di Sua Altezza Reale. L’avvocato respinge.
• So-spesa l’IMU.
• Musica per le nostre orecchie, Ministro Cancellieri invitata da Elio e le
Storie Tese al festival di Sanremo. E vai!
• Elezioni: Di Giovanni... in-certo
• Compagno Lo Curzio!
• Elezioni in cagnesco. Di Giovanni:”Farò fuoco e fiamme!”
Acquaviva: “Ti spegnerò come un cerino”.
• Grillo: “Parli come badi...”.
• Ba-sole e traballanti decidono in autonomia di puntare sul Vermexio. Traffico
a rischio.
• I DIVI: facce da funerale.
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Eclatante il caso di uno che aveva “visto” l’urto nello stesso giorno e stessa ora in zone diverse della città
Grazie al Registro dei testimoni falsi istituito dal Giudice di Pace
in soli tre mesi quasi il 35% in meno di cause per incidenti stradali
di MARINA DE MICHELE
La notizia che il coordinatore dei giudici
di pace presso il Tribunale di Siracusa, il
dottore Vittorio Emanuele, aveva deciso
di creare un registro su cui riportare le
cause relative ad incidenti stradali verificatisi nel territorio siracusano e, tra gli altri dati utili, il nome dei testimoni dei fatti,
è del gennaio scorso. Sono trascorsi 4 mesi
e, a quanto pare, il risultato è stato raggiunto: il 35/32% di cause in meno. Il dottore Emanuele ha colto nel segno dunque,
e c’era da aspettarselo dal momento che
tutto è nato dalla semplice osservazione di
alcune anomalie. La più eclatante, quella
del testimone presente nello stesso giorno
e nella stessa ora in due punti diversi, lontani, della città. Testimoni falsi quindi e, a
volte, oltre a nomi troppo spesso ricorrenti
in questa veste, secondo quanto riferisce il
dottor Emanuele, anche qualche nome di
avvocato ritorna spesso, ma sicuramente,
in questo caso, una semplice coincidenza.
Ovviamente nei casi ipotizzati di falsa
testimonianza i fascicoli sono stati immediatamente avviati alla Procura per
accertare l’illecito. Una banca dati preziosa quindi, indispensabile non solo per
scoprire truffe e reati ma anche per snellire il carico di lavoro che viene gestito
dall’ufficio: “Siamo da soli un piccolo
tribunale per la mole di procedimenti che
trattiamo” commenta Vittorio Emanuele.
Impossibile non affrontare con lui, che è
stato un protagonista di quella stagione,
l’epilogo dell’affaire ztl in Ortigia. Tra l’ottobre 2004 e il 2005, sindaco Giambattista
Bufardeci, furono circa 60mila le contravvenzioni dell’importo di circa 75 euro ciascuna, elevate per violazione del divieto di
transito nel centro storico. Una questione
travagliatissima per la pessima gestione
che se ne ebbe. L’approssimazione con cui
Il giudice dott. Vittorio Emanuele
si predisponeva il verbale di accertamento
dell’infrazione, le modalità scorrette con
cui lo stesso veniva notificato ai trasgressori, la segnaletica non a norma con cui
si indicava il divieto, e infine, elemento di
nullità degli atti, l’ulteriore grave vizio di
incompetenza che inficiava le ordinanze
istitutive della zona a traffico limitato in
Ortigia: tutte queste le cause di uno dei
più grandi flop della vita amministrativa
della città. Articoli di stampa (quelli della
nostra redazione in particolare), servizi in
televisione, sedute del consiglio comunale
per discutere cosa fare: un caos indescrivibile, mentre la giunta Bufardeci, con
serafica supponenza, persisteva in errori
madornali. Da qui una miriade di ricorsi
contro le contravvenzioni: 11mila in due
anni (ovviamente ogni ricorso conteneva
un numero variabile di contravvenzioni
contestate). Almeno la metà venne annullata. Un danno incalcolabile all’amministrazione della giustizia, ingolfata da procedimenti che si sarebbero potuti evitare,
sconvolti i tempi e l’ordinaria gestione di
tutte le cause civili, con un dispendio di
risorse impossibile da quantificare in termini monetari dato l’impiego di strumenti e uomini. E poi le spese sostenute dal
Comune, condannato, ma solo da una
certa data (il dicembre del 2005) per la
magnanimità dei giudici, anche al pagamento delle spese processuali: 125 euro a
ricorso. “Facendo un calcolo grossolano
si arriva a circa un milione di euro - dice
il dottore Vittorio Emanuele. Eppure,
anch’io chiesi al sindaco di annullare
tutto, in autotutela, ma non volle sentire
ragioni convinto di essere nel giusto. Si è
chiusa solo un paio d’anni fa l’unica causa finita in Cassazione”.
Precisava infatti in una sua nota l’avvocato Paolo Magnano, il primo a predisporre ricorsi giuridicamente ineccepibili: “Tra il 2006 e il 2007 abbiamo
assistito al sistematico annullamento
giudiziale dei verbali di contravvenzione
e le centinaia di sentenze, mai impugnate
dal Comune soccombente, sono divenute definitive. Tutte tranne una, la prima,
contro la quale, è da ritenere più per ragioni “politiche” che per ragioni giuridiche, il Comune ha proposto ricorso per
Cassazione. A distanza di cinque anni,
e precisamente con sentenza depositata
solo il 9 giugno scorso (2010 ndr), la Suprema Corte ha rigettato il ricorso, condannando il Comune al pagamento delle
spese processuali. Motivo del rigetto: il
Sindaco non è competente ad emettere
le ordinanze ZTL che, al contrario, rientrano nelle attribuzioni del Dirigente
comunale. Esattamente quanto da subito sostenuto nel ricorso oltre, in particolare, ai dirimenti errori di notifica e
relativi alla segnaletica”.
Doppio dunque il danno per la collettività: il mancato introito di tutte le somme
relative alle contravvenzioni annullate
e le rilevanti spese relative alle notifiche
così irregolari da qualificarsi come inesistenti. Risvolti di danno che probabilmente non sono mai approdati alla Corte
dei Conti affinché i responsabili ne rispondessero risarcendo l’amministrazione e un profondo vulnus nel rapporto con
la cittadinanza da parte di un Ente che
anziché essere al servizio dei Siracusani
si è atteggiato a persecutore assetato di
denaro.
“A questo punto Crocetta imponga che le trasmissioni telefoniche e televisive avvengano solo via cavo”
Il dott. Emanuele (21 anni nei centri radar): “Le parabole dei ponti radio del Muos
emettono onde a fascio fisso verso i satelliti e quindi non le irraggiano all’intorno”
Il dottor Vittorio Emanuele, coordinatore dei giudici di pace presso il Tribunale di Siracusa, è stato per
21 anni ufficiale dell’Aereonautica e ha lavorato sia
nei centri radar (18 anni a Siracusa e 3 a Mortara)
sia, per 5 anni, nella base nucleare di Comiso. Forte di questa esperienza, e di una salute invidiabile
- “nessun danno di quelli paventati si è registrato tra
noi che lavoravamo a distanza di 15-20 metri dalle
antenne radar con frequenze oscillanti tra 4/10 giri
al minuto, un passaggio sullo stesso punto ogni 6
secondi quindi” – nel dibattito acceso sul Muos di
Niscemi, si dichiara convinto dell’inesistenza di un
qualsiasi pericolo per la salute umana e ironizza divertito sulle prese di posizione del Presidente della
Regione Sicilia.
“Ho sentito il governatore, in un’intervista, confondere le antenne radar con i ponti radio del Muos. I
radar sono forniti di un’antenna rotante che emette
onde elettromagnetiche a 360°, mentre le parabole
dei ponti radio del Muos emettono onde a fascio
fisso verso i satelliti e quindi non irraggiano onde
all’intorno. Parliamo di effetti diversi, quindi! D’altra parte, tutti noi siamo continuamente bombardati
sia da onde elettromagnetiche che da raggi cosmici, fatti naturali pertanto ineliminabili, ed anche da
tutte le onde prodotte dalle parabole che fanno parte
del sistema di telecomunicazione e di trasmissione
televisiva. A questo punto, se il presidente Crocetta volesse davvero salvaguardare la salute dei Siciliani, dovrebbe impedire le trasmissioni telefoniche
e quelle televisive via ponte radio e pretendere che
esse avvengano solo via cavo. Non solo: dovrebbe
anche emanare un decreto di divieto di sorvolo dello
spazio aereo siciliano per tutti i satelliti che si muovono sopra di noi”.
Quindi ritiene con il fisico Antonino Zichichi che non
c’è da temere alcun danno per la popolazione?
“Considero il professore Zichichi una delle menti
più brillanti che la scienza italiana possieda e credo
che proprio per le sue dichiarazioni su questo argomento la carica di assessore gli sia stata revocata,
scelta che ritengo del tutto improvvida. Anche per
quanto riguarda il nucleare concordo.
Nella base di Comiso si effettuavano periodicamente
esercitazioni di dispiegamento dei missili a testata nucleare (ne erano lì stanziate circa 120) ma nessuno ha mai
subito alcun danno, a riprova dell’attenzione e dell’alto
grado di sicurezza con cui gli Americani gestiscono la
materia. E d’altra parte si trattava di proteggere un personale costituito da 6500 addetti più le famiglie.
“Non vedo poi come il Governatore possa non tener conto del fatto che l’Italia fa parte dell’Alleanza
Atlantica e ha quindi degli obblighi di carattere internazionale nell’ambito della difesa territoriale, oltre a considerare che, in base agli accordi bilaterali,
mi risulta che i terreni dati in concessione agli Stati
Uniti godano di una sorta di extraterritorialità e che
siano di loro esclusiva competenza. A tal proposito
ricordo che, mentre ero nella base di Comiso e sostituivo il comandante, si verificò il suicidio di un militare americano. Intervenne la Procura di Ragusa
ma dovette dichiarare la chiusura delle indagini per
difetto di giurisdizione nazionale in base ai trattati
in vigore all’epoca. Lo so bene, perché trattai personalmente la questione giuridica. E infine il governatore dovrebbe rammentare che lo statuto siciliano
non attribuisce alla Regione competenze di interesse
militare e della difesa in generale. Maggiore prudenza e saggezza sarebbero auspicabili”.
7
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
8
Nonostante investimenti strutturali per vari milioni di euro, la fuga dai nostri ospedali non si arresta
In Chirurgia dell’Umberto I° stanzette con 2/3 pazienti, infissi degradati
carenti condizioni microclimatiche. E comitati e operatori sanitari tacciono...
di ALESSANDRO MORALE
Molte risorse sono state investite dalla regione siciliana dal 2009 ad oggi per rispondere alle esigenze della popolazione della
provincia regionale di Siracusa in materia
di sanità, che si dimostrava carente di dotazioni strumentali essenziali per un abbattimento sia delle lunghe liste di attesa sia per
contenere la mobilità extra provinciale che
risultava essere, in fase di programmazione, del 29% circa. Per aumentare notevolmente le potenzialità delle strutture sanitarie dell’ASP Siracusa si è provveduto ad
acquistare due risonanze magnetiche, una
destinata all’ospedale Di Maria di Avola
e una installata all’Umberto I di Siracusa,
poi sono state acquistate anche tre T.A.C.
di ultima generazione a 64 strati, è stato
ultimato l’ospedale di Lentini, sono stati
rimodernati diversi reparti dell’Umberto
I°, si sta ultimando il bunker per la radioterapia, eccetera, in pratica milioni e milioni
di euro. Ma i risultati non sembrano essere
quelli annunciati, infatti la mobilità extra
provinciale è rimasta invariata, quindi si
presume che l’esodo dei cittadini siracusani verso la sanità catanese non è causato da
carenze di dotazioni strumentali ma dalla
mancanza di fiducia, determinata evidentemente da altri fattori, alcuni dei quali
potrebbero essere la forse non perfetta accoglienza, gentilezza, pulizia e soprattutto
l’inadeguatezza di alcuni reparti.
Prendiamo ad esempio il reparto di chirurgia dell’Umberto I°, diretto dal dott. Pietro
Tinè, anche perchè quello che stiamo per
descrivere è stato a noi segnalato da una
paziente lì ricoverata per una settimana la
quale ha dichiarato che, a costo di morire,
in quell’ospedale non ci andrà più. Il reparto sembra essere al di sotto degli standard
strutturali ed anche carente dal punto di
vista igienico, ci sono camere di degenza
piccolissime dove è presumibilmente impossibile rispettare la privacy e le minime
norme igienico sanitarie. In stanze da 1215 mq circa convivono da due a tre pazienti, quando gli standard minimi prevedono
12 mq per il primo letto e sette mq per ogni
letto aggiuntivo per un massimo di quattro
letti per camera; praticamente in mezzo reparto hanno organizzato un intero reparto. Poi ci sono infissi degradati che non riescono a contenere gli spifferi, l’ingresso di
polveri e di sgraditi insetti che in un reparto
come la chirurgia possono fare sviluppare
infezioni ospedaliere anche molto gravi.
Per chi non lo sapesse, ci preme informare
che in generale si dice infezione ospedaliera quella contratta dal soggetto in ospedale e che si può manifestare sia nel corso
del ricovero, sia dopo la dimissione e che
in italia fa più morti che gli incidenti stradali. Spesso sono carenze strutturali, organizzative o semplicemente igieniche che
determinano l’infezione in un ricoverato,
può essere sostenuta da germi patogeni
tradizionali, come salmonelle e virus dell’epatite, o più di frequente, dai cosiddetti
microrganismi opportunisti. Può determinare un allungamento della degenza (costi
umani ed economici aggiuntivi) e talora
anche la morte. Un pericolo è rappresentato proprio dall’affollamento, più malati in
una stanza con spazi così ridotti possono
trasmettersi vicendevolmente germi, questo rischio espone i pazienti al cosìddetto
fenomeno delle infezioni crociate che viene
ancora più accentuato con l’affollamento
dei visitatori. Questa gravissima condizione la si può paragonare al sopraffollamento delle carceri ma evidentemente questa
per ASP Siracusa è meno grave visto che
nessuno ne parla. Un’altra strana anomalia è la presenza di due climatizzatori in
ogni camera: in un ambiente così piccolo
non se ne comprende la necessità e vorremmo che chi di dovere ci spiegasse come
possono essere utili al mantenimento di un
adeguato microclima. In una camera di degenza si dovrebbero assicurare le seguenti
condizioni microclimatiche: temperatura
interna invernale non inferiore a 20°C ,
temperatura interna estiva non superiore a
28°C, umidità relativa 40% - 60%, ma da
come è disposto l’impianto non è semplice
garantire tali parametri ed anche lo spreco
del consumo energetico è da valutare. Per
ottimizzare le risorse economiche sarebbe
necessario rinnovare gli infissi deteriorati
dal tempo che provocano una inevitabile
dispersione termica che a sua volta provoca
un alto consumo di energia elettrica (costi).
Probabilmente programmare i lavori per
una adeguta messa a norma delle camere
potrebbe portare un rientro economico che
ne azzererebbe i costi e ridarebbe la dovuta
dignità ai pazienti ricoverati.
A questo punto ci si chiede: se fosse una clinica privata accreditata al ssn, i nas come
reagirebbero? Che cos’è l’accreditamento?
Chi verifica i requisiti ogni 5 anni? L’accreditamento istituzionale al Servizio Sanitario Nazionale è un iter autorizzativo a cui si
sottopongono le strutture sanitarie private
e pubbliche e si dimostra il possesso di una
serie di requisiti strutturali, tecnologici,
impiantistici ed organizzativi, per poter
esercitare prestazioni mediche per conto
del Servizio Sanitario Nazionale. L’Iter
di accreditamento segue normalmente il
processo di autorizzazione che rende lecito
l’esercizio delle attività sanitarie da parte
di qualsiasi soggetto pubblico o privato in
possesso di requisiti minimi prestabiliti e
verificati. Una volta compreso il significato di accreditamento, è ancora più incom-
prensibile come si possa mettere a rischio
lo stesso con tale organizzazione, incuria e
degrado inspiegabili visto che fino ad oggi
non risultano mancati pagamenti delle retribuzioni sia per il personale sanitario che
per la dirigenza. Forse è giusto che chi ha
delle responsabilità e che per questo è lautamente retribuito si presti al servizio della
collettività con il massimo impegno per
fare rientrare nella normalità tutte le criticità evidenziate, perchè per un servizio
così i cittadini siracusani si dovrebbero vedere rimborsare almeno una parte dei 1700
euro circa procapite che pagano ogni anno
come contributo al SSN.
La cittadinanza si aspetta che siano anche le associazioni di volontariato presenti
all’Umberto I° a vigilare: il tribunale dei
diritti del malato, cittadinanza attiva, il
comitato consultivo, potrebbero essere utili anche ad evitare che un reparto arrivi a
toccare un così basso livello di sicurezza
per la salute sia dei degenti che degli operatori, e non limitarsi a raccogliere reclami.
Probabilmente dovrebbero pensare di più e
con maggiore impegno a controllare e prevenire che i diritti dei cittadini non vengano
disattesi e adoperarsi per contrastare simili
organizzazioni anche a rischio di perdere
qualche amicizia illustre. E’ soprattutto
inconcepibile che gli stessi operatori sanitari non si siano opposti all’organizzazione
di un servizio che oltre a mettere a rischio
la salute dei pazienti può compromettere
il risultato delle cure da loro prestate con
tanto impegno dedizione e passione richiesti dall’esercizio dell’attività medica ed
infermieristica. I massimi vertici regionali
hanno il dovere di fare luce su queste questioni e di dare un segnale ai cittadini che le
istituzioni vigilano e sono determinate ad
intraprendere azioni vigorose per risolvere
le ormai preistoriche logiche di gestioni indecorose della cosa pubblica anche perchè
fino ad oggi direttori generali e commissari
straordinari sono da loro nominati.
Dopo 12 anni, ecco
l’ottimo restauro del ponte umbertino
pubblicizzato a più non posso
da un discusso assessore
Il ponte umbertino era durato circa un secolo. Poi nel 2000 un discusso assessore decise
di restaurarlo approfittando dei fondi per la protezione civile. L’opera fu eseguita e pubblicizzata con tanto di pompa magna e strombazzamenti. A distanza di pochi anni ecco
il risultato.
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
“L’antimafia sociale per una nuova cittadinanza” con la presenza di giovani di varie nazioni europee
Libera: “È la prima volta che troviamo aperte le porte di questa città
Si vede che è cambiata l’aria nel Palazzo Comunale di Augusta”
di CARMELO DI MAURO
Lo splendido salone di rappresentanza del comune di
Augusta diventa, per un pomeriggio, luogo di incontro e
di dialogo tra culture diverse,
unite dal desiderio di parlare
di legalità e di lotta alle mafie.
È accaduto lo scorso martedì
quando decine di giovani studenti, accompagnati da alcuni insegnanti, provenienti da
diverse nazioni europee, dalla
Romania alla Grecia, passando per Ucraina, Moldavia,
Francia, Bielorussia, si sono
ritrovati nel Palazzo di Città
per un incontro pubblico con
Umberto Di Maggio, rappresentante regionale di “Libera”.
Il meeting, intitolato “Questa
terra un giorno sarà bellissima - L’antimafia sociale per
una nuova cittadinanza”, è
stato voluto dalle associazioni
“Area teatro” e “Lunaria” ed è
stato organizzato nell’ambito
di “acting out”, progetto di formazione finanziato da “Youth
programme”, un programma
europeo che “ha lo scopo di
ispirare il senso di cittadinanza europea attiva, la solidarietà e la tolleranza tra i giovani
europei e di coinvolgerli nel
plasmare il futuro dell’unione”, come si apprende dal sito
ufficiale della Commissione
europea.
Come spiegato dagli organizzatori, l’incontro avvenuto ad
Augusta rientra in un percorso
formativo dedicato alla legalità, della durata di una settimana, tenuto presso il convento di
San Sebastiano a Melilli, struttura che ha anche ospitato i
partecipanti, utilizzando come
principali strumenti didattici il
teatro e i metodi propri dell’educazione non formale. Non
è un caso che l’incontro si sia
svolto ad Augusta; lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, infatti, ha reso
quanto mai attuale il problema
della legalità e sempre più urgente l’esigenza di discuterne.
Tra i promotori dell’iniziativa
anche “Area teatro”, associazione che ha fatto della messa
in scena uno strumento di divulgazione e di educazione sul
tema della legalità. “Siamo in
giro per l’Italia da anni con i
nostri progetti – spiega Ivano
Di Modica, uno dei responsabili di “Area teatro” – ma questa è la prima volta che troviamo le porte aperte nella nostra
città, si vede che è cambiata l’aria in questo palazzo. Questo è
un momento di formazione su
legalità e cittadinanza attiva e
noi speriamo si possano portare ad Augusta anche altri progetti.”
Vibrante il richiamo all’impegno di ciascuno nella battaglia per la legalità proposto
dal Commissario al Comune
di Augusta, il Prefetto Maria
Carmela Librizzi, che dopo
aver spiegato agli ospiti stranieri le ragioni del proprio
insediamento e i contenuti
dell’attività svolta dalla commissione, sottolinea di essere
convinta che “ognuno debba
giocare il proprio ruolo nella
lotta all’illegalità e alla mafia,
anche l’arte, la cultura e con
loro il teatro. Nessuno deve
morire per aver svolto in pieno il proprio lavoro. In questo
senso, ha grande importanza
la frase usata come slogan per
l’incontro di oggi (questa terra
un giorno sarà bellissima) che
è stata pronunciata da Paolo
Borsellino. Del resto, occorre
anche sottolineare che senza
il rispetto delle regole non ci
sono civiltà e progresso.”
Spetta a Nikita, studente di
geografia proveniente dalla
Romania, rivelare parte dei
contenuti del lavoro svolto dal
gruppo in questi giorni. “Ho
avvertito un sentimento molto
forte – spiega - nei confronti di
tanti giovani impegnati su un
tema così grave e delicato come
la lotta alla mafia. In molti dei
nostri paesi, questo problema
è considerato un tabù. Nello
svolgimento del nostro progetto abbiamo chiesto ai ragazzi
di proporre una propria definizione di legalità, ne sono
venute fuori ben 3 tutte diverse
tra loro”, ma unite da parole
ricorrenti quali legge, valori,
diritti il cui uso spesso scivola
nella verbosa retorica politica,
ma che in questo pomeriggio
ad Augusta vive di contenuti
profondi.
Proprio quelli che si colgono nella parole appassionate
di Umberto Di Maggio. “C’è
un’immagine della Sicilia
come terra di mafia – inizia
il rappresentante regionale di
“Libera” - e ci vuole coraggio
a scegliere questa terra per
trascorrere parte del proprio
tempo. Troppi associano la
città da cui vengo, Palermo,
con la mafia e per tanto tempo mi sono vergognato della
mia carta di identità. Questo
ai siciliani non deve più accadere e sono riconoscente a chi
sceglie, come voi, la Sicilia.
Voi oggi rinascete siciliani e
vi sono riconoscente per il vostro coraggio. La Sicilia non è
solo terra di mafia, è anche la
terra dell’antimafia e sono più
i siciliani liberi di quelli che
decidono di non esserlo. Noi
abbiamo la forza della cultura
e della conoscenza, non ci interessa accumulare ricchezze
inutili, vogliamo essere ricchi
di relazioni ed oggi incontrando voi siamo tutti più ricchi.
Essere siciliani significa avere
coraggio e fiducia, anche se la
lingua siciliana è priva di verbi
coniugati al futuro.”
Chiamato dagli studenti a raccontare qualcosa in più sulle
attività dell’associazione voluta da don Ciotti, Di Maggio
aggiunge: “Libera fa parte di un
network internazionale chiamato “flare”, freedom, legality
and rights in europe, una rete
di organizzazioni impegnate a
combattere il crimine organizzato internazionale. Insieme
alle altre associazioni che ne
fanno parte, siamo impegnati
nel tentativo di introdurre nella
normativa comunitaria una legge simile a quella che in Italia
permette la confisca dei beni
alla mafia.”
Le iniziative di “area teatro”
non terminano con questo incontro, grazie al supporto della commissione presieduta dal
Prefetto Librizzi, infatti, lo
spettacolo “mafia off”, prodotto dalla stessa associazione e di
recente rappresentato su tante
piazze italiane, sarà replicato
anche nelle scuole di Augusta.
Piccoli grandi passi, per costruire una città nuova.
9
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
10
“Temiamo che, come nel 2009, ci sia l’intenzione di affidare la gestione dei servizi a Beni Culturali”
Gugliotta (Cgil): “La pazienza dei lavoratori Novamusa ha un limite
o Crocetta è in grado di dare risposte al sindacato o riprenderemo la lotta”
di STEFANIA FESTA
Sono ancora in attesa di risposte concrete sul loro futuro
lavorativo gli ex dipendenti di Novamusa e de I luoghi
dell’Arcadia, le due società estromesse dalla gestione
dei siti archeologici e museali di Siracusa ed Agrigento in seguito alla delibera dirigenziale regionale dello
scorso dicembre. Una vicenda non scevra di ombre e
che la dice lunga sulla progettualità, o per meglio dire,
sulla mancanza di progettualità in materia di gestione
dei beni museali e delle aree archeologiche che sembra
tristemente caratterizzare la nostra regione. “Il ‘caso’ –
ci spiega Stefano Gugliotta – segretario provinciale Filcams CGIL di Siracusa – è stato creato da Crocetta, che
ha anche promesso di trovare una soluzione. Se il nostro governatore vuole avere l’imprimatur di creare un
problema per poi risolverlo, beh, che allora lo risolva,
perché questa è una situazione che sicuramente non può
continuare all’infinito.”
Rosario Crocetta, attraverso la stampa, viene a conoscenza del fatto che Novamusa, gestita da Mercadante, si sia
indebitamente appropriata di 40 milioni di euro, somma
che la società avrebbe dovuto versare alla regione Sicilia
quale percentuale dei proventi ricavati dalla vendita dei
biglietti, ma che non è mai stata incassata dall’amministrazione regionale. Sotto la spinta dell’opinione pubblica e in piena conformità con il suo modus operandi, il
governatore della Sicilia decide di esautorare la società
dalla gestione dei beni culturali e archeologici. Così Sergio Gerardi, dirigente del dipartimento beni culturali, su
indicazione della giunta, firma la ormai famosa delibera
dirigenziale n. 304, con la quale estromette Novamusa e I
luoghi dell’Arcadia dalla gestione dei siti affidando temporaneamente il servizio al personale della Soprintendenza. “Quello che era un servizio completo di accoglienza
al turista – continua Gugliotta – con tanto di bookshop,
caffetteria, assistenza e informazione, si è trasformato in
un mero servizio di biglietteria. Questo non è certamente
il modo migliore per valorizzare i siti archeologici, soprattutto a stagione turistica avviata. Si è creato un blocco
nell’ambito delle aree archeologiche e museali che a noi
sembra prettamente strumentale, perché il problema da
loro sollevato non sussiste.”
Il bando, infatti, è già stato espletato ed assegnato alla
Jumbo Grandi Eventi, di cui fa parte anche Civita, società
interessata per i lotti di Siracusa, Messina e Agrigento.
La protesta dei lavoratori
Nel bando è anche inserita una clausola occupazionale
che prevede l’assorbimento del personale di Novamusa
e de I luoghi dell’Arcadia nella nuova società appaltata.
“Crocetta – afferma il segretario della Filcams CGIL –
ha disposto il blocco del bando perché, a suo dire, non è
stata inserita una clausola per quanto riguarda la legge
sull’antiriciclaggio. Così, il 31 gennaio scorso, si è rivolto
all’avvocatura di Stato per un parere, la quale non ha ancora risposto, e questo è emblematico dell’insussistenza
della questione.”
A questo bisogna aggiungere un atto di indirizzo votato all’unanimità dalla V Commissione lavoro, che prevedeva di procedere con l’aggiudicazione e, nelle more
dell’aggiudicazione, di assumere provvisoriamente gli ex
dipendenti di Novamusa e I luoghi dell’Arcadia attraverso la SAS, la società in-house della regione Sicilia. “Questo atto di indirizzo – continua Stefano Gugliotta – è stato letteralmente ignorato dal governo regionale, e questo
rafforza la nostra sensazione che si stia strumentalizzando la questione Novamusa per altri fini.”Già nel 2009
era stato sollevato un altro ‘caso’ Novamusa, finalizzato,
come avvenne a Palermo, ad estromettere i lavoratori di
questa società per inserire i lavoratori di Beni Culturali
spa, ex Spadafora. A Siracusa, grazie all’operato della
segreteria provinciale della Filcams, questa manovra
si concluse con un nulla di fatto per Beni Culturali, ma
adesso la storia sembra ripetersi. “Noi abbiamo timore
– spiega il segretario provinciale della Filcams – che que-
sto blocco possa essere dettato dalla volontà politica di
affidare la gestione di questi servizi a Beni Culturali, per
assumere altri lavoratori al posto di chi ha già un diritto
sancito pure da una gara.”
La vicenda diventa ancora più nebulosa se si considera
il fatto che le nuove gare per l’appalto della gestione dei
beni archeologici e museali escludono qualsiasi possibilità da parte del gestore di appropriarsi dei fondi non
versandoli alla Regione. Diversamente da come accadeva prima, infatti, il bando prevede che il concessionario
acquisti i biglietti dall’amministrazione regionale pagandoli in anticipo, proprio per evitare il ripetersi di casi
come Novamusa. Un’altra questione che lascia perplessi è perché, invece di permettere che 40 famiglie siano
senza stipendio da ormai quattro mesi, non si cerchi la
responsabilità di chi abbia permesso che il credito avanzato dalla regione Sicilia nei confronti di Novamusa
passasse dai 18 milioni di euro del 2009 ai 40 milioni di
euro del 2012. “Noi abbiamo avuto un incontro con l’assessore Sgarlata – conclude Stefano Gugliotta – e, sulla
sua parola, abbiamo sospeso tutti gli stati di agitazione
e le occupazioni dei siti archeologici che erano in corso,
perché lei aveva affermato di avere a cuore la situazione
e che avrebbe trovato una soluzione in tempi brevi. Sono
passati ben due mesi, e la pazienza dei lavoratori ha un
limite. O il governo Crocetta, e quindi la Sgarlata sono
in condizione di convocare il sindacato e dare delle risposte, o le azioni saranno consequenziali.”
L’immagine dell’evento spesso oscilla tra lo spettacolo di caratura mondiale e la fiera paesana
Iniziate le rappresentazioni classiche, gioiello culturale della nostra città
Ma hostess e maestranze sempre le stesse, servizi che non rilasciano scontrini...
Iniziata questo fine settimana la 49a edizione delle rappresentazioni classiche. Un rito che si rinnova da quasi
100 anni: 1914 l’anno del debutto sotto la Direzione di Ettore Romagnoli con scene di Duilio Cambellotti. Vanto e
delizia della nostra realtà sociale, gioiello del nostro repertorio culturale, sicuro biglietto da visita per promuovere
l’immagine di Siracusa nel mondo, tradizione invidiata
da molte città più importanti che non possono vantare un
simile evento di altissimo profilo. Un appuntamento che
è diventato elemento inscindibile della storia siracusana
che tuttavia traccia un profilo non del tutto privo di dubbi
e sospetti.
Più volte sotto l’occhio del ciclone, di frequente criticata
per le “dipendenze” dalla politica, spesso additata dall’opinione pubblica come centro di occupazione clientelare
e di sperpero finanziario, l’INDA è stata anche oggetto di
indagine della Magistratura.
Senza nulla eccepire sul valore e sulla qualità degli spettacoli offerti, qualche appunto va invece rivolto verso i
cosiddetti “servizi collaterali” che sono stati spesso definiti di dubbia trasparenza e di scarsa qualità. Negli anni
in molti si sono lamentati per esempio della selezione del
personale di accoglienza (quasi sempre le stesse hostess,
nonostante un formalizzato sorteggio) magari non parlante lingue straniere e dai modi non sempre garbati.
Per non parlare delle maestranze (anche quelle sempre le
stesse), oppure del servizio di bookshop, pare affidato al
personale di custodia del Teatro Greco che non rilascia
scontrini fiscali e lo stesso dicasi per il noleggio dei cuscini
o del punto ristoro.
Ai più è sembrato sempre abbastanza strano che la gestione di un simile evento da parte di un Istituto Nazionale
tanto rinomato non si sia mai posta l’esigenza di annunciare le modalità di affidamento di tali servizi, se vengono
considerati titoli e competenze, quanto si ricava da essi e
se vengono rispettate le prescrizioni legali e fiscali al punto che l’immagine delle Rappresentazioni Classiche spes-
so oscilla tra l’evento di caratura mondiale e lo spettacolo
da baraccone o da fiera paesana e delle cui eventuali ombre mai nessuno ha ritenuto di approfondire e chiarire
più di tanto.
E non vogliamo neppure addentrarci nelle questioni di carattere prettamente idealiste di chi pensa che gli spettacoli
(per il loro allestimento) “danneggiano” inesorabilmente
il monumento, negli anni e nei secoli troppo sfruttato e
consumato, oppure che lo sottraggono (per oltre due mesi
e nella stagione migliore) alla piena fruizione dei visitatori
che pagano un prezzo salato per fruirne in modo precario. Ma noi ci vogliamo sbagliare e magari convincere che
simili appunti sono solo frutto di scarsa informazione o
errata interpretazione e valutazione, confidando che pur
tuttavia i punti di forza e di ritorno delle rappresentazioni
sono di gran lunga maggiori dei punti di debolezza e di
criticità. All’attuale Commissario straordinario dell’Ente, dr. Giacchetti, il compito, nel caso fosse necessario, di
fugare ogni dubbio. In ogni caso ad assolvere e salvare
Siracusa ci penserà sempre la bellezza.
La bellezza, la parmigiana e le rappresentazioni classiche.
Lucio Di Battista
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
L’iniziativa, coinvolgendo gli stati rivieraschi, farebbe della città la sede di un Evento annuale di alto profilo
Lettera aperta all’Assessore ai Beni Culturali Maria Rita Sgarlata
Un Festival del Mediterraneo per coniugare cultura, turismo e Genius Loci
di ROBERTO FAI
Cara Assessore, augurandomi che la fase di comprensibile rodaggio in Assessorato stia per concludersi, mi auguro possa trovare modo di inaugurare nelle prossime
settimane – pur se incalzata da problemi lasciati insoluti
dai suoi predecessori, o legati a difficoltà di un settore che
merita una inedita attenzione – uno stile di relazioni, nelle
diverse realtà siciliane, al fine di mettere a sistema – pur
dentro le oggettive compatibilità che vincolano la difficile condizione finanziaria della Regione – una mappa di
interventi sul terreno della Cultura, coinvolgendo quelle
competenze (saperi, specialisti, idee, creatività, progettualità) che sono presenti in Sicilia e che si augurano di
essere ascoltate.
Se l’ambito dei Beni Culturali ha un’ampia ed articolata
funzione – dai Musei, ai Parchi archeologici, alla tutela
dei centri storici, eccetera –, ritengo esista uno spazio
significativo relativo al campo degli “Eventi turisticoculturali”, su cui purtroppo i suoi predecessori o hanno
miseramente fallito, oppure sono incappati in squallide vicende giudiziarie. Consegnando quest’ultimo tema
alla magistratura, è sul primo che occorrerebbe aprire
una forte discontinuità, come denunciato nei mesi scorsi
dalla Commissione Cultura dell’Unione Europea, che ha
elencato alcuni Eventi culturali (sic!) siciliani che hanno
letteralmente sprecato denaro pubblico (siciliano ed europeo) realizzando iniziative raffazzonate e prive di ogni
valore produttivo e/o turistico nei rispettivi territori. Non
farò l’elenco, d’altra parte, a Lei noto, di cui esiste qualche
esempio eclatante anche a Siracusa.
Alla luce di ciò, provo qui ad anticiparle l’idea di un
“Evento culturale” che, per le sue ricadute turistiche, meriterebbe una cabina di regia tra i due Assessorati. Anche
perché, o si esce definitivamente dalla sagra della ricotta,
o delle polpette o dal festival provincialistico in qualche
sparso comune siciliano – stante che l’inesorabile logica
“Locale/Globale” impone oramai (se si vuol stare sul mercato del turismo culturale) la capacità di ideare eventi che
penetrino in un circuito di attenzione di alto profilo (e, ad
di là di ogni giudizio di merito, l’INDA rimane in Sicilia il
paradigma più significativo che lega insieme “genius loci”
siracusano, proiezione nell’immaginario senza tempo e
turismo) –, oppure questa Regione e Siracusa saranno
condannati ad una deriva impotente e di basso profilo.
L’idea a cui penso è quella di una vera e propria “inventio”
che metta al centro un’altra dimensione del Genius Loci
della Sicilia, facendo di Siracusa il luogo di un Evento culturale, originale, a cadenza annuale, che riproponga, per
L’assessore ai beni culturali regionale Mariarita Sgarlata
analogia – destagionalizzato (ottobre o aprile) –, l’attenzione nazionale che le Tragedie classiche esprimono con
la loro fascinazione.
L’idea è quella di un Festival del Mediterraneo, giocando
il titolo – ma è solo un suggerimento – di “Saperi e Sapori
del Mediterraneo”, che ben sintetizza la ricchezza plurale
dei saperi (il corredo dei linguaggi da mettere in campo:
musica, teatro, cinema, letteratura, arte, libri/editoria,
filosofia, ecc) e sapori (cioè la plurale dimensione enogastronomica di specifica pertinenza mediterranea: da quella siciliana a quella magherbina, a quella spagnola, ecc..).
Provo ad immaginare lo snodarsi del Festival dentro lo
scenario che va dal Castello Maniace ai tanti spazi di Ortigia, disseminando per 4-5 giorni stand espositivi di vario
genere, iniziative, Lectio magistralis di ospiti prestigiosi
(per dare l’idea che del Festival possa e debba parlarsi in
tutt’Italia: dal Premio Nobel per la Letteratura, il turco
Orhan Pamuk, a Umberto Eco, da Predrag Matvejevic a
Massimo Cacciari, solo per fare esempi iniziali), mostre
d’arte, cinema, musica, coinvolgimento di trattorie e ristoranti tra proposte di cucina etnica e mediterranea, sino
a prevedere, per ogni anno di realizzazione dell’evento, la
presenza di un Paese ospite – dalla Libia al Marocco, dalla Tunisia alla Spagna, come esempio – con un vasto corredo di stand espositivi della produzione più tipica della
cultura (arte, letteratura, enogastronomia, ed altri segni
merceologici) del Paese ospite.
Immagino la costruzione-ideazione di questo Festival del
Mediterraneo come il punto terminale – sì, un “Evento”
– di un intenso e molecolare lavoro organizzativo di una
qualificata Cabina di regia che sappia coinvolgere (almeno 8-10 mesi prima) scuole, Università, operatori culturali, associazioni, istituzioni, categorie, imprenditori,
operatori commerciali, ecc., affinché la concreta realizzazione della manifestazione – i 4-5 giorni indicati – possa
tradursi, non soltanto nell’offerta (alle migliaia di persone
partecipanti) degli aspetti positivamente effimeri (musica,
arte, cinema, gastronomia, stand espositivi, ecc) del Festival, bensì nella acquisizione consapevole (da parte di giovani, studenti, cittadini, ecc) del rilievo che la Questione
Mediterranea riveste dal punto di vista geopolitico, culturale, identitario, commerciale, imprenditoriale, multiculturale con Siracusa e la Sicilia. Così si coniuga Cultura e
Turismo: ed infatti, o di questo Evento ne parla – oggettivamente e tempestivamente promuovendolo – la grande
stampa nazionale, oppure a Siracusa resterà, a parte la
sua centenaria icona internazionale (l’INDA), il consueto
provincialismo della “sagra della polpetta”, o il concerto
di un anonimo gruppo musicale in una qualche piazza di
periferia.
Spero che questa succinta esposizione sia riuscita ad offrire il senso della proposta. E’ chiaro che il progetto è legato
a tempi non ravvicinati (penso al 2014) – pur se questo
ottobre potrebbe realizzarsi, con fondi ARS, una edizione in tono minore per sperimentarne la produttività, se
l’Assessore fosse convinta dell’idea –, ed è vincolato al
Piano di finanziamenti del “P.O. Fesr della Regione Sicilia”, Asse 3 (“Valorizzazione delle identità culturali e delle
risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattiva turistica e
lo sviluppo – indicato con la sigla 3.1), su cui sia l’U.E che
il Governo della Regione lavorano. Non so se l’Assessore
Sgarlata ha altre idee o se coglie il senso dell’Evento qui
proposto, il quale – lo scrivo oramai da oltre un decennio,
purtroppo inascoltato da una classe dirigente (a destra
come a sinistra), non in grado di amministrare neppure
un condominio, pur se ha gestito importanti istituzioni di
Siracusa e provincia – ha come fine quello di saper stare
al passo con quella miriade di “Eventi” che – da Modena a Mantova, da Perugia a Genova, da Sarzana a Trani,
da “Cinema di frontiera” di Marzamemi a Bari, ecc) –
hanno saputo catalizzare la scena nazionale, producendo
attrazione per le città citate. Fuori da questa cornice, il
resto è chiacchiera o politica di bassa lega.
Lavori all’ingresso dell’Umberto I°: senza le dotazioni di protezione
cartellini di riconoscimento e alcuna cartellonistica, obbligatoria
L’ASP Siracusa è l’istituzione che si si prodiga per far rispettare le norme del testo unico per la sicurezza, d.lgs 81/2008, per prevenire ed evitare gli infortuni sul lavoro; ma
si vede che all’interno dell’Umberto I° questo decreto è stato sospeso. Nella foto si mostra infatti che gli operai esecutori non indossano le dotazioni di protezione individuale
nè cartellino di riconoscimento nè si nota nel perimetro del cantiere alcuna cartellonistica, obbligatoria. I lavori sono addirittura all’ingresso dell’ospedale dove centinaia di
persone, compreso i sanitari, sono di passaggio. La domanda più attuale è sempre la stessa: “Chi controlla il controllore?”
11
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
12
“L’investimento dell’ENI per 400 milioni importantissimo perché arriva in un momento di crisi nera”
Rizzuti (Cgil): “Lukoil ha intenzione di investire un miliardo e mezzo di euro
per ammodernare la raffineria ma vuole garanzie sui tempi delle autorizzazioni”
di CONCETTA LA LEGGIA
Facciamo così: contiamo tutti i posti di lavoro ed i soldini che gli investimenti di Eni
e Lukoil porteranno nei prossimi anni: 400
milioni la prima, con creazione di nuovi
impianti ed ammodernamento dei vecchi,
un miliardo e mezzo l’altra con ammodernamento della raffineria. In un periodo di
crisi come l’attuale dovremmo esserne contenti eppure, finchè non vedremo partire i
cantieri, sarà bene tenere gli occhi aperti
sulle lungaggini burocratiche che rischiano
di rimettere tutto in gioco. Ve lo immaginate in un momento come questo, mentre la
Sicilia e l’Italia intera sembrano una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in
qualsiasi istante per la penuria di posti di
lavoro e la disperazione spinge al suicidio
imprenditori e lavoratori, veder sfumare
la possibilità di rimettere in moto il settore
secondario della nostra provincia? Classe
politica sveglia! Non è più l’ora della pennichella! Sanno i nostri deputati regionali
e nazionali che l’iter per la realizzazione
dei cantieri e delle opere richiederanno
tempi di attesa di ben 17 mesi? Ad essere
ottimisti ovviamente... perché potrebbe accadere poi che qualche parere si allunghi o
qualcuno voglia speculare sull’affare più di
quanto sia possibile. Se l’Eni invece di 400
milioni ne dovesse spendere 800, non per
rinnovare gli impianti ma per accontentare
i tanti ed i troppi appetiti insaziabili, l’ente
nazionale idrocarburi rinuncerà all’affare e
andrà ad investire altrove. Come potrebbe
fare Lukoil.
È preoccupato Mario Rizzuti, segretario
della Filctem Cgil: “Già abbiamo assistito
al fallimento del rigassificatore, impianto
che avrebbe consentito il rilancio economico ed occupazionale dell’area industriale
ed un abbassamento dei costi per le imprese che non avrebbero più prelevato dal
metanodotto algerino. Inoltre ne avrebbe
giovato l’ambiente per l’abbattimento delle
emissioni di nafta e olio combustibile con
cui sono azionati i forni delle aziende. Purtroppo quella occasione è stata persa per
sempre e sbaglia chi ipotizza possibilità
che Erg e Shell riprendano il progetto: esse
hanno definitivamente rinunciato”.
Adesso vi è sul campo un investimento
Il segretario Filctem Cgil Mario Rizzuti
dell’Eni per 400 milioni di euro: un progetto importantissimo perché non solo arriva
in un momento di grande difficoltà economica per il nostro territorio ma soprattutto perché si interrompe la spinta di deindustrializzazione che ha visto il settore
chimico entrare in declino e del quale oggi
resta ben poco nella nostra provincia: etilene, aromatici, polietilene e produzioni che
vi girano attorno. “A tali scelte di dismissione – continua Rizzuti - bisogna aggiungere l’avvento dei paesi orientali quali Cina
ed India nei quali si produce a costi più
bassi e gli incentivi di stato che spingono le
nostre aziende alla delocalizzazione. Così
il cracking più grande d’Europa (quello
di Priolo) è entrato in crisi producendo
quantità superiori (700 800 mila tonnellate
l’anno) a quelle ricercate dal mercato stesso e mettendo l’Eni in condizione di considerare l’impianto in perdita. Finalmente
nel 2011 Eni decide di rilanciare in Italia
la chimica verde, meno inquinante per il
controllo e l’abbattimento delle emissioni,
e lo fa partendo da Porto Torres con 600
milioni di euro di investimenti e 400 milioni su Priolo. Il 21 marzo di quest’anno
abbiamo stretto l’accordo territorialmente
e con esso è ufficialmente stato lanciato
l’investimento”.
Questa volta è l’Eni stessa che investe e rilancia la chimica partendo proprio da Priolo. E qui iniziano i guai: 17 mesi per le au-
torizzazioni sono il tempo necessario ma
conosciamo bene la nostra terra e tutti gli
enti che erogano pareri: e se non ci si sbriga
si corre il rischio di veder sfumare gli investimenti, peraltro totalmente privati. Sarà
la nostra realtà in grado di capire che non
si può più scherzare o gli enti, le amministrazioni, i privati, i politici preferiscono
vedere Eni portare i propri soldi in qualche
altro stato dell’Ue o del mondo? “Versalis,
figlia di Eni, - aggiunge Rizzuti - con i suoi
investimenti è pronta a chiudere l’impianto di polietilene, estremamente inquinante
e poco remunerativo, e ad avviare la costruzione di due nuovi impianti uno per la
produzione di resine tachifiers, cioè colle e
collanti, l’altro isopropene grezzo, materia
prima per la produzione di gomme. Lo stato del progetto è già molto avanzato se si
pensa che Eni ha sottoscritto un accordo
con Good Year che in America è l’unica
a possedere la licenza per la produzione
di questo materiale e che l’accordo prevede che parte del prodotto vada alla stessa
Good Years. Significa che tale produzione
è ancora poco presente sul mercato tant’è
che il settore non ha mai subito crisi. Per
le colle, Eni ha l’accordo con la Mapei di
Squinzi, leader mondiale negli adesivi e
prodotti chimici per edilizia con una presenza consolidata nei cinque continenti.
Sempre nell’investimento Eni prevede
inoltre l’efficientamento energetico del cra-
cking sull’etilene, attraverso investimenti
che ne miglioreranno l’affidabilità e la sicurezza nel nuovo assetto e portando da due
a una la linea di produzione: verranno così
abbattuti i costi del 50% pur mantenendo
la stessa quantità di produzione. Quest’ultimo investimento di modifica partirà in
estate con tre mesi di manutenzione per
modificare l’impianto entro il 12 novembre. Ovviamente si sono già messe in moto
le ditte locali sebbene il tetto massimo
dell’occupazione si raggiungerà tra settembre ed ottobre con una forza lavoro di 1200
lavoratori dell’indotto a fronte di una media di 300 persone in condizioni normali”.
E cosa accadrà ai lavoratori diretti del polietilene durante il periodo di costruzione ed
ammodernamento?
“Attualmente vi sono in attivo 505 lavoratori e tra la chiusura del polietilene e la costruzione delle 2 nuove produzioni, avremo
70 persone in esubero. Quando il percorso
si sarà concluso avremo un piccolo incremento di 5 unità lavorative. Durante i due
anni abbiamo previsto per i 70 lavoratori un percorso di gestione senza grandi
traumi: 50 impiegati andranno a coprire i posti vacanti delle squadre di lavoro
attualmente sotto organico, gli altri 20/25
fruiranno della mobilità lunga ( 4+3 anni)
a cui va aggiunta un’integrazione salariale versata dall’Eni stesso. La fase di cantierizzazione dei nuovi impianti partirà
nella primavera del 2015 fino al 2017.” Un
buon progetto, sempre che qualcuno non
lo ostacoli. “Vi è poi l’idea ancora tutta
da sviluppare di Lukoil – conclude il segretario Filctem - che avrebbe intenzione
di investire un miliardo e mezzo di euro
per ammodernare gli impianti della raffineria e abbattere le emissioni inquinanti.
Anche in questo caso però Luckoil vuole
garanzie sui tempi di attesa delle autorizzazioni”. Dunque gli elementi positivi ci
sono tutti e forse, diciamo noi, un circolo
virtuoso tra aziende e sindacato potrebbe
aiutare le amministrazioni locali e gli enti
preposti a capire che non è più il tempo
di giocare con il lavoro degli altri e che la
penuria di lavoro può innescare drammi
sinora taciuti.
Ricordo del narratore delle nostre tradizioni, che è risalito alle origini dei proverbi siciliani
Schizzi, vignette e caricature di Francesco Rodante illustrano le arguzie
di Tuccitto, l’autore del “Bel parlare siracusano” e “Come eravamo”
Discendente da quel commerciante siracusano che nel 1929 avviò felicernente
una florida attività di legnami, Francesco Rodante possiede anche una matita
facile con la quale crea schizzi, vignette,
caricature. Da sempre coltiva il gusto
della cultura, e trovò un sodale formidabile nel compianto Carmelo Tuccitto,
illustrando le sue pubblicazioni (e sono
tante) sulla siracusanità, sui personaggi
delle viuzze di Ortigia, in modo complementare alla etnologia e ai segreti etimologici della nostra parlata.
Carmelo Tuccitto è stato, e rimane, nella storia culturale della nostra città, un
appassionato e competente ricercatore,
un narratore amoroso delle nostre tradizioni, risalendo con certosina cura alle
origini dei proverbi e dei modi di dire
siciliani. Ha scritto anche saggi critici
riscontrando germanismi nel nostro dialetto, ha raccontato la propria infanzia
attraverso le filastrocche in voga a Siracusa nel secolo scorso, e i giochi, le canzonature, i conti, i detti che ormai non
si usano più ma che rimangono a testimoniare una siracusanità da non dimenticare. Ha pubblicato, tra l’altro, “Sotto
il cielo di Ortigia”, “Vicoli aperti”, “Bel
parlar siracusano”, “Come eravamo”,
“Picchì si dici accussì”, “Quann’erumu
nichi”, “Il blasone popolare degli abitanti della provincia di Siracusa”, “A
viannola” (dedicata a Santa Lucia)… È
anche inserito in diverse Antologie del
Novecento, e la sua maggiore produzione è stata edita da Morrone.
Francesco Rodante, firmandosi “Kik”,
ha illustrato i suoi libri e “con la sua
sensibilità non si attiene alla sola tradizione in immagini delle parole di Tuccitto, ma riesce anche a brillare di luce
propria in virtù di soluzioni originali e
spiritose”. Aldo Formosa
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Indagine OCSE Pisa: a parità di performance i docenti delle superiori premiano i ragazzi più ricchi
I dati dell’abbandono scolastico tra il I grado e il biennio del II parlano chiaro
Dagli 11 ai 16 anni perdita del 20% di studenti provenienti da strati deprivati
di GIAMBATTISTA TOTIS
va dagli 11 ai 16 anni, una perdita del 20% degli studenti provenienti in generale da strati sociali deprivati culturalmente
e socialmente. È un problema grave per il quale ci sono leggi
e diritti inderogabili da rispettare come quello di “rimuovere
gli ostacoli” che limitano di fatto “l’uguaglianza dei cittadini”
che “impediscono il pieno sviluppo della persona” (art. 3 della
Costituzione). L’Unione Europea ha indicato, nei FSE del 2014/2020, come
prioritaria per il nostro paese la lotta contro la dispersione
scolastica. Anche nel documento dei saggi nominati dal Presidente Napolitano si sottolinea la necessità di “definire urgentemente un programma speciale per ridurre l’abbandono
scolastico specialmente nelle grandi città”. Sulle caratteristiche del fenomeno bisogna aver chiaro che c’è
una dispersione che va attribuita a cause di tipo socio-cultu-
Cari amici,
ho deciso di candidarmi come Consigliere Comunale alle prossime elezioni amministrative. Vi chiedo di dedicarmi
pochi minuti del vostro tempo.
Ho 39 anni, sono un avvocato penalista e tributarista.
Sono uno dei soci fondatori dell’associazione “Agire Solidale”, che in questi anni è stata a Siracusa un’importante
luogo di riflessione e di proposta politico-culturale, alimentando un dibattito fitto sulle tematiche locali, nazionali ed
internazionali della nostra società. Con Agire Solidale ho organizzato iniziative e conferenze con Piero Grasso, allora
procuratore nazionale antimafia, oggi Presidente del Senato; Carlo Trigilia, oggi Ministro della Coesione Territoriale; ed
con i giornalisti Folco Terzani, Giulietto Chiesa e Michele Santoro.
Ho collaborato con Roberto De Benedictis nel ruolo di assistente alla sua attività parlamentare all’Ars ed ho svolto
attività politica all’interno dei Democratici di Sinistra prima e del Partito Democratico poi. Nel 2008 ho deciso
di impegnarmi direttamente per la mia città candidandomi al Consiglio Circoscrizionale Tiche, dove sono stato
eletto con 211 voti.
In quel quartiere, da capogruppo del PD e Presidente della Circoscrizione, con tenacia e passione mi sono occupato
di moltissimi problemi. Dallo sversamento di liquami a Targia, alla battaglia per i marciapiedi in viale Scala Greca, dalla
rotatoria all’incrocio fra viale Santa Panagia e via Augusta ai progetti d’inserimento lavorativo dei soggetti con disagio
psichico, ai quali è stata affidata la parziale manutenzione del verde nell’Onp.
Ho denunciato in prima persona lo spreco di milioni di euro per la realizzazione della barriera arborea a Targia, per la
costruzione del parcheggio di via Mazzanti, mai entrato in funzione e in totale stato di abbandono, per lo scandalo del
servizio Go Bike e dei bus elettrici, per il degrado in cui versa il Parco Robinson di Bosco Minniti, per la realizzazione
della pista ciclabile, oggi priva di un adeguato impianto di illuminazione e trasformata in discarica.
In questa esperienza al consiglio di quartiere e di confronto con
l’amministrazione comunale, ho imparato molto e sono fortemente
convinto che soltanto attraverso l’impiego corretto e onesto dei finanziamenti pubblici può realizzarsi il rilancio della nostra città.
Al contrario, la situazione in cui versa l’amministrazione comunale
Siracusa è stata segnata da sprechi, abusi ed eccessi, da miopia politica e dall’assenza di una credibile visione complessiva della città.
Per cambiare tutto questo, ho deciso candidarmi al consiglio comunale con il Partito Democratico, sostenendo la candidatura a
sindaco di Giancarlo Garozzo. Voglio mettere al servizio della città
l’esperienza maturata per continuare ad impegnarmi nelle tante
questioni affrontate da consigliere circoscrizionale e risolverne di
nuove. Voglio vivere in una città che del turismo non si riempia la
bocca ma lo pratichi sul serio, rendendosi vivibile e attraente per i
visitatori e per i suoi abitanti. Che riduca la disparità tra i suoi cittadini, che ne migliori la vita nelle periferie. Che elimini gli sprechi
ed offra occasioni di lavoro attraverso la cultura e l’ambiente, attraverso la raccolta differenziata ed il riuso dei rifiuti, attraverso il
miglioramento dei trasporti, con un porto turistico e il suo retroterra. Una città solidale, accogliente. Una Siracusa di stampo europeo,
una città proiettata verso il futuro.
Fabio Fazzina
Pubblicità elettorale - committente: Riccardo Gionfriddo
È uscito alla fine di febbraio l’ultimo libro di Norberto Bottani
(Norberto Bottani, Requiem per la Scuola? Ripensare l’istruzione, febbraio 2013, Il Mulino, € 13). Un’opera dissacrante,
come è nello stile dell’autore, utile comunque per riflettere sullo stato della qualità del servizio statale pubblico.
Di particolare interesse la cosiddetta “pedagogia della povertà” contenuta nel saggio. Con questo concetto l’autore indica due piste. La prima consiste nell’offrire a tutti i membri
delle giovani generazioni un’istruzione universale comune,
un’istruzione minima, ed è per questa ragione che la chiama
povera, ma acquisita da tutti nessuno escluso. La seconda
pista potrebbe contemplare l’abbattimento di un pilastro apparentemente democratico, ma che continua a creare enormi
disparità: l‘universalità delle prestazioni, vale a dire l’accesso
gratuito per tutti alla scolarizzazione.
Questo pilastro ha in realtà penalizzato i poveri. Una percentuale assai rilevante delle nuove generazioni non riesce nel corso dell’istruzione obbligatoria a valorizzare le proprie competenze e a potenziare la propria personalità. E allora chi ha di
più deve pagare il servizio, garantendo a chi ha di meno ottime
scuole e bravi insegnanti.
Questa è la sfida che si presenta ai sistemi scolastici statali o
pubblici che siano. Poco importa se si dovrà sacrificare o rinunciare all’universalità delle prestazioni per dedicare molta
più attenzione alla popolazione diseredata che nei sistemi scolastici statali attuali soffre ed è irrimediabilmente marginalizzata. I dati statistici dell’abbandono scolastico tra il I grado e
il biennio del II grado evidenziano, in un arco temporale che
rali, legate al contesto in cui vive lo studente, ma c’è anche
una dispersione prodotta dal sistema di istruzione. Secondo
alcuni studiosi, una delle cause è la didattica e il sistema di
valutazione del II grado: “Il dato è ancora più allarmante, se
si pensa che la nostra scuola secondaria produce dispersione
nonostante l’innalzamento dell’obbligo di istruzione introdotto con la legge del 2006 e rimane quindi sostanzialmente una
scuola classista in cui permane radicata l’idea gentiliana che
la secondaria di secondo grado deve essere una scuola selettiva. Questa idea classista della nostra secondaria di secondo
grado viene anche confermata da una recente indagine OCSE
Pisa, pubblicata alcuni giorni fa su tutti i quotidiani, in cui viene messo in evidenza che i professori italiani della scuola superiore assegnano voti più alti alle studentesse e agli alunni dei
ceti più abbienti, penalizzando, a parità di performance, gli
studenti che provengono dagli strati sociali più svantaggiati. Si
parla di alunni e alunne di 15 anni, che frequentano il primo
biennio dell’obbligo di istruzione, che si trovano a scontrarsi
con un sistema di istruzione ingiustamente selettivo, in una
fase dello sviluppo evolutivo particolarmente delicata dove
l’insuccesso viene spesso vissuto come un proprio fallimento,
producendo uno stato di delusione, di rassegnazione e di sfiducia verso le istituzioni difficilmente recuperabile”.
La scuola del biennio del II grado è selettiva, in contrasto con
il principio dell’obbligatorietà fino a 16 anni il che è in contrasto con quanto affermato nell’art.2 della Legge Delega n.53
del 2003, in cui si dice che “a tutti gli studenti deve essere assicurato il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno
12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica
entro il 18° anno di età”. A tutt’oggi a molti studenti questo
diritto viene negato. Una soluzione potrebbe essere quella di
operare per un biennio orientativo, in quanto “l’attuale impianto organizzativo della secondaria superiore, invece, canalizza precocemente a soli 14 anni il percorso formativo e di
vita dello studente, senza che egli abbia possibilità di ritorno
o penalizzandolo con una perdita di anni, di formazione e di
esperienze un eventuale cambio di indirizzo.”
Quali dunque le proposte?
1. fare in modo che il primo biennio della secondaria diventi
effettivamente orientativo in senso formativo. Per questo è necessario che la scelta orientativa dello studente non avvenga
più nella scuola media, come avviene ancora oggi, perché la
scuola media non è più, dopo l’innalzamento dell’obbligo, il
termine del percorso d’istruzione. 2. garantire a ogni studente il raggiungimento di una soglia
equivalente di conoscenze, abilità e competenze al termine del
primo biennio, e per questo è necessario agire sugli orari delle
discipline e sul piano didattico degli ordinamenti, in modo da
rendere coerenti i quadri orari riferiti all’area generale dell’Istruzione con uno zoccolo di saperi comune a tutti i bienni dei
Licei, degli Istituti Tecnici, degli Istituti Professionali. 3. rinnovamento della didattica, rimasta sostanzialmente
gentiliana, basata soprattutto sulla lezione frontale, nonostante il regolamento sull’obbligo di istruzione (il D.M. 139/07)
introduca, in coerenza con le indicazioni europee, una didattica incentrata sulle competenze che mette al centro l’apprendimento e la didattica laboratoriale. Occorre cioè puntare su una didattica che valorizzi la manualità, l’operatività e che sia alla base del recupero che sa progettare e tenere insieme il saper essere con il sapere e il saper
fare. Questo rinnovamento richiede un forte investimento sui
Dirigenti scolastici e sulla formazione degli insegnanti, fornendo loro gli strumenti e le strategie adeguate per attuare
una didattica centrata sulle competenze e sull’apprendimento. Ma, purtroppo, da oltre un decennio il percorso è inverso.
Se vogliamo davvero abbattere la dispersione, azzerandola, è
necessario che gli insegnanti e i Dirigenti facciano un salto di
qualità pensando all’obbligo di istruzione non come un’occasione per selezionare, ma come un’opportunità per recuperare,
potenziare e sviluppare le competenze di base, di cittadinanza
di tutti gli studenti. In questo contesto la proposta del Prof.
Bottani andrebbe seriamente considerata al di fuori di schemi ideologici superati, alla luce della costante ed irreversibile
riduzione della spesa fissa nel bilancio dello stato, guardando
all’interesse degli studenti, della società e, in buona sostanza
del nostro futuro.
13
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
14
“Le attitudini comunicative Comportamenti vincenti per creare empatia e vivere meglio”
Interessante saggio di Moschelli: “Non gli obiettivi in sé rendono felici
ma la persona che diventiamo man mano che li raggiungiamo”
di CONCETTA LA LEGGIA
Claude Moschelli, classe 1957, è nato a Terville (Francia). Impegnato nel campo della
formazione professionale, comunicazione
e della mediazione linguistica. In campo
imprenditoriale concilia l’attività di traduttore con la carriera di formatore, mirando
alle abilità professionali, sviluppo personale e potenzialità inespresse nei campi di
specializzazione più disparati, sia nel settore pubblico che privato ed è da anni impegnato nello studio e nell’applicazione delle
tecniche di sviluppo personale, comunicazione e cambiamento. Negli ultimi anni è
venuto a contatto con centinaia di imprese
sia pubbliche che private ed ha al suo attivo
centinaia d’ore d’aula. In questi giorni va in
pubblicazione il suo primo libro “Le attitudini comunicative Comportamenti vincenti per creare empatia e vivere meglio” Aras
Edizioni 2013 ISBN 978-88-96378-908
Signor Moschelli, da dove nasce l’esigenza di
scrivere un saggio che insegni a vivere meglio con se stessi al fine di relazionarsi nella società? Forse le relazioni interpersonali
sono inficiate da gap comunicativi tra noi e
gli altri?
“La gestazione delle idee è stata lenta e laboriosa ed ha richiesto continue riletture,
approfondimento di concetti che qua e là
affioravano o riaffioravano dalle letture
mirate di libri che mi hanno profondamente e positivamente cambiato, nel corso degli
anni. Libri di sviluppo personale, di autoaiuto e motivazionali: un mondo completamente nuovo, affascinante ed eccitante
nello stesso tempo; per me era come essere
proiettato in un’altra dimensione o in un
nuovo livello di coscienza. Per comunicare
meglio con gli altri, la parte più difficile è
sviluppare ascolto ed empatia, essenziali
in un processo di sviluppo personale ma
bisogna anche imparare ad ascoltare noi
stessi: più si impara a farlo, più riusciamo
a cogliere la vera natura dei nostri pensieri,
ad accettare quello che ci accade, a sviluppare una visione positiva della vita, a entrare in empatia con l’Universo, ritrovando
una condizione di pace e di serenità.
“Ma, purtroppo, le convinzioni modellano
le nostre attitudini, e queste si traducono
in comportamenti. Il 90% delle nostre convinzioni ci è stato inculcato in età prescolare (da zero ai sei anni) e giacciono nel
nostro inconscio in modo inconsapevole.
Molte delle nostre convinzioni risultano
però inefficaci e ciò produce conflitti tra i
nostri desideri e la mancanza di “azione”
per raggiungerli, poiché il nostro comportamento è per il 95% abituale. È questo il
gap che dobbiamo colmare, per meglio relazionarci gli uni agli altri”.
Perché ritiene che la comunicazione sia prima di tutto una condivisione? In qual senso?
“Non è importante quello che si dice, ma
come si dice; comunicare viene spesso inteso, ed erroneamente, come “informare”;
comunicare è soprattutto “condividere”
che, in altri termini, significa ottenere un
feedback efficace (è quello che in gergo comunicativo si chiama “retrocomunicazione”), e il successo di una buona comunicazione è dato dalla risposta che otteniamo;
significa entrare in empatia con l’interlocutore, scrutare il suo mondo (la sua “mappa del mondo, la sua realtà) la capacità di
comprendere appieno il suo stato d’animo
e far risuonare gli stessi sentimenti”.
Nel corso del saggio è possibile notare l’elaborazione di una sua personale teoria che lei
definisce “Le quattro regole di presa di coscienza”. Vuole spiegarci in che consistono?
“Ho elaborato la mia teoria delle quattro
regole di presa di coscienza partendo da
un concetto essenziale: l’assunzione delle
responsabilità. Siamo portati a credere che
tutto quello che ci succede è frutto o della
fortuna, della sfortuna o del caso. Niente
di più sbagliato: nulla ci accade per caso,
siamo noi gli artefici del nostro destino.
Di fronte alle vicissitudini quotidiane abbiamo solo due scelte: combattere o scappare. In altri termini, o ci consideriamo
vittime predestinate ad una vita grama, o
“prendiamo coscienza” che possiamo letteralmente scrivere il libro della nostra via.
A quel punto siamo liberi di scegliere la
strada che più ci è congeniale, siamo liberi.
Non è fantastico? Il primo passo è quindi
assumersi la piena responsabilità, nel bene
e nel male, di quello che ci succede, perché
creiamo noi le circostanze, gli avvenimenti
e le persone che incontriamo.
“Solo superando le prime due fasi è, quindi, possibile “prefiggersi degli obiettivi”
(3a fase), altrimenti le ambizioni entrano
inevitabilmente in conflitto con la parte
più nascosta di noi, la parte che attiene alle
nostre convinzioni e credenze “limitanti”
che spiego nelle prime due fasi appunto.
In altri termini, fino a quando non saremo
in grado di perdonare e perdonarci degli
errori commessi, fino a quando non riusciremo ad assumerci ogni responsabilità,
non potremmo prefiggerci dei traguardi,
qualunque essi siano. L’ultima parte è forse
la parte più emozionante del libro, probabilmente l’idea dominante: vivere per uno
scopo e non per gli obiettivi. Gli obiettivi in
sé non potranno mai essere goduti appieno se manca la spinta emotiva di vivere per
uno scopo. Non sono gli obiettivi in sé che
rendono felici, ma la persona che diventia-
mo man mano che li raggiungiamo”.
Quali sono i pro ed i contro nel prendere coscienza di sé?
“La consapevolezza di Sé implica innanzitutto la capacità di riconoscere le proprie
emozioni, come accennavo sopra. Consapevolezza significa vivere il momento presente, intensamente, poiché è l’unica realtà
che possiamo sperimentare. La realtà percepita è l’unica realtà sperimentata e, qualsiasi avvenimento sia successo in passato,
qualsiasi cosa ci abbia turbato, abbiamo il
dovere di prenderne atto e voltare pagina,
impegnandoci, in questo preciso istante, a
costruirci una vita migliore. Siamo, insieme, i registri, i protagonisti e gli spettatori
del nostro film: sta a noi prefigurare una
bella storia e con un lieto fine. Non è fantastico? Consapevolezza significa anche
gratitudine, un concetto che emerge tra le
righe in tutto il libro, quando si è immersi
nella lettura in modo completamente coinvolti con quella che solitamente chiamiamo
“l’attenzione consapevole”. In altri termini
immersi completamente nella lettura, senza distrazioni”.
Qual è dunque il segreto per una vera comunicazione?
“Per avere successo sia in ambito personale
che in quello professionale non è sufficiente
avere a disposizione un quoziente intellettivo elevato, essere competenti nella mansione specifica, ma occorre anche poter disporre di quella che Daniel Goleman, uno
psicologo cognitivista statunitense, chiama
“intelligenza emotiva”. Questa dote, unitamente alla consapevolezza, padronanza di
sé, e una profonda autostima fanno di una
persona considerata “nella norma” una
persona “eccellente”. Per cambiare abilità,
quindi, bisogna cambiare lo stato d’animo:
questo significa liberare le infinite risorse
che ogni individuo – nessun escluso – possiede e, in ultima analisi, farsi apprezzare e
comunicare più efficacemente”.
PREMIO “MARIO FRANCESE 2012”
Oltre mille visite a “Le strade della mozzarella” di Paestum. L’anno prossimo a Noto
Grande successo del limone siracusano nel Cilento
PAESTUM – Il Limone di Siracusa
torna vincitore dalla trasferta di Paestum, dove ha riscosso un considerevole successo tra gli operatori e i
giornalisti accorsi da tutta Italia per
la nuova edizione de “Le Strade della
Mozzarella”. Da lunedì 6 a mercoledì 8
maggio centinaia tra giornalisti di settore, chef, operatori commerciali, food
bloggers, appassionati e soprattutto
golosi si sono avvicendati tra gli oltre
ottanta stand in rappresentanza della
costellazione gastronomica di qualità del Mezzogiorno, allestiti presso la
tenuta “Le Trabe” a Capodifiume, ai
piedi del Parco Nazionale del Cilento,
un contesto mozzafiato circondato da
corsi d’acqua e cascate.
Ideata otto anni fa dal patron del
Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP, Antonio Lucisano,
“Le Strade della Mozzarella” volge al
termine dopo una tre giorni di contest
sulla bufala campana che ha visto decine di nomi della ristorazione italiana
confrontarsi sulle più disparate preparazioni di antipasti, primi piatti, pizze, e dessert. Chef, pizzaioli e maestri
pasticceri del calibro di Heinz Beck,
Giorgio Parini, Accursio Craparo,
Pino Cuttaia, Simone Padoan, e moltissimi altri, si sono cimentati negli accostamenti della mozzarella di bufala
avvalendosi di un consistente paniere
di prodotti di altissima qualità, presenti alla manifestazione grazie a una
convenzione con il Ministero delle Politiche Agricole – Commissariato ad
Acta Ex Agensud, presieduto dall’Ing.
Roberto Iodice. Tra essi il Limone di
Siracusa IGP, accreditato presso il
Taste Club de “Le Trabe” con altre
diciotto eccellenze italiane a marchio
DOP e IGP: dalla Cipolla di Tropea al
Pane di Matera, dall’Arancia di Ribera al Fico d’India dell’Etna, dalla Carota di Ispica alle Olive di Cerignola,
il Taste Club ha rappresentato una importantissima vetrina per i prodotti di
eccellenza del Mezzogiorno, fianco a
fianco con moltissime altre specialità
campane selezionate.
Editrice
Associazione
Culturale Minerva
Via Pordenone, 5
96100 Siracusa
e-mail:
[email protected]
web:
www.lacivettapress.it
Direttore: Franco Oddo
Vice direttore:
Marina De Michele
Pubblicità:
[email protected]
Reg. Trib. di Siracusa
n° 1509 del 25/08/2009
Stampa:
Tipolitografia Geny
Canicattini Bagni (SR)
Telefax: 0931 946013
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Il bar sotto il mare
15
di CARMELO MAIORCA
Edy Bandiera/Banderuola dal centrosinistra alla triade
in ammucchiata con il solito Pippuggianni ora “dentro luogo”
Più che Bandiera, ha dimostrato di essere un voltabandiera di primordine l’Edoardo detto Edy figlio
di Gaetano detto Tatai che qualche anno fa gli ha
passato il testimone dell’attività politica di famiglia. Presidente uscente del consiglio comunale di
Siracusa, Edy Banderuola ha partecipato a diverse
riunioni ufficiali della coalizione del centrosinistra
in rappresentanza dell’Udc e di se stesso. Il suo sostegno a Giancarlo Gar-Garozzo era dato per certo:
il piddino-renziano Gianchy sindaco e l’udiccinocasiniano Edy vice sindaco con Pd, Udc, Megafono,
transfughi del centrodestra, un poco di Sel e l’ectoplasma dell’Italia dei valori. Cosa vuoi di più dalla
vita, un lucano? Ed invece da parte del figlio di Tatai è arrivata una maxi dose di sciroppo di crigno
marca lapuni sotto forma di candidatura a sindaco
col Pdl e altri alleati da brivido caldo. Nel centrosinistra qualcuno c’è rimasto un po’ male ma la rivoluzione – per dirla con Crocetta – è cominciata e
non è educato farla aspettare. Perso un Bandiera si
è trovato un Peppe Patti detto il panda della Pillirina che, con spirito di abnegazione, ha rinunciato a
proseguire la corsa solitaria verso Palazzo Vermexio
pur di portare nuova linfa vitale alla gioiosa macchina da guerra elettorale che appoggia Gianchy
Gar-Garozzo.
Tornando a Edy, il suo vezzoso nome da teen ager sui
manifesti elettorali è contornato da un cuoricino,
sovrastato dalla solita foto che lo ritrae in un primo
piano che avrebbe potuto ben figurare nei calendari
un tempo appesi nelle sale dei barbieri. Ma passiamo alla compagnia di ventura di cui il Banderuola è
candidato sindaco. A contenderlo e poi strapparlo al
centrosinistra (nell’ambito della generale campagna
acquisti condotta senza esclusione di colpi) è stata la triade che comanda nel Pdl, ovvero i coniugi
Prestigiacomo-Bellucci e il senatore Bruno Alicata.
L’ex ministra dell’ambiente (ambiente per così dire)
nella conferenza stampa di presentazione della coalizione ha dichiarato che “con Edy Bandiera sono
presenti i moderati di questa città”. Aggiungendo:
“Ad esempio considero Pippo Gianni ‘fuori luogo’
quando è lontano dal centrodestra”. Non c’è dubbio
che Pippuggianni è un fior di moderato, e fu infatti
con estrema moderazione che qualche anno fa si
rivolse in Parlamento giusto a Stefania Prestigiacomo sussurrandole di “non scassare la minchia”.
Ed ecco adesso la simpatica canaglia a fianco dell’amica Stefy e dell’amico Edy. Roba passata quando
Pippuggiani (dopo l’uscita dall’Udc) ordinò ai consiglieri comunali siracusani a lui fedeli di organizzare una raccolta di firme finalizzata a far dimettere
Bandiera (che invece era rimasto nell’Udc) da presi-
dente dell’assemblea comunale. Una cordiale faida
tra amiconi. Il piccolo Edy però mantenne la carica
anche grazie all’apporto dei consiglieri comunali di
centrosinistra: vicenda da lui tenuta in grandissima considerazione, come attestano le sue recenti e
coerenti scelte.
C’è poi da ricordare che Pippuggianni qualche
mese addietro è passato col Centro Democratico
dell’altro suo caro amico Tabacci, e ha fatto campagna elettorale per il centrosinistra, quindi “fuori
luogo” come dice l’onorevole signora Prestigiacomo. La quale adesso è però soddisfatta di ritrovare
Pippuggianni nel luogo giusto, al momento giusto
e con la gente giusta a sostenere Edy Banderuola insieme ad altri moderati (sic). Compresi coloro
che fanno parte della Destra di Storace e della lista civica Italiani in Movimento presieduta da Giuseppe Giganti, cinque anni fa candidato a sindaco
di estrema destra e tutt’ora in buoni rapporti col
gruppetto fascista di Ms Fiamma Tricolore. A dare
ulteriore lustro a tale variegata ammucchiata c’è
l’ex di tutto un po’ Fabrizio Ardita, che aveva cominciato questa nuova avventura politica di altissimo profilo tirando fuori un bel nome da stadio:
Rinascita Aretusea Orgoglio Siracusano, poco dopo
accantonato in quanto Ardita è confluito dentro
Italiani in Movimento diventandone candidato sindaco fino all’attrazione fatale per Edy. Peccato, volendo Ardita avrebbe potuto utilizzare come inno
la strofa iniziale di una vecchia canzonaccia trash
che fa “69 arditi eran partiti/ per l’Africa orientale destinati…” guidando ad esempio un bell’assalto
alla Serit…. ma sempre con moderazione.
La Simenza di Emiliano Colomasi
L’ I R O N I A C H E R E S TA T R A I D E N T I …
Dopo le polemiche post primarie si compone la
frattura tra Alessio Lo Giudice e Giancarlo Garozzo. Il giovane professore scioglie la riserva
e decide di entrare nella squadra del candidato
Sindaco. “Ho parlato con Giancarlo e condivido
il suo programma – ha dichiarato Lo Giudice
– Garozzo mi ha garantito indipendenza e autonomia e… una 500 brandizzata Cafeo per
girare in città”!!!
Politici in parata per S. Lucia delle Quaglie. Garozzo in tenuta da centurione romano ha inscenato, con l’aiuto dei suoi fedelissimi, quadri
tratti da “La battaglia di Cartagine”.
Reale, a bordo di una papamobile usata, salmodiava passi sul PRG tratti dal Libro di Ezechia.
Bandiera, defilato, ha assistito all’evento a
bordo della Carrozza del Senato. Mons. Pappalrdo: “via i mercanti dal tempio…”
Oltre ai giochi medievali e alle abbuffate di
salsiccia, il Medfest si arricchisce di una nuova
attrattiva: Da quest’anno, in vigore lo Ius Primae Noctis!!!
Nella notte, rimpasto d’emergenza nella Giunta del Sindaco Bonfanti per sostituire il compianto assessore. Pare infatti, ma le notizia non
è ancora confermata, che nel corso delle prove
dell’Infiorata, una pianta carnivora abbia divorato l’assessore al verde pubblico!
In una nota il Comune fa sapere che la manifestazione si svolgerà regolarmente…
Pochi turisti, nessuna attrattiva, l’Arkimedeion
decide di cambiare volto. Per palazzo Pupillo
si punta su un’altra personalità… spazio allo
Spoto Puleion!
Trovato l’accordo tra Pdl, Udc e Centro Democratico di Pippo Gianni per la candidatura a
Sindaco di Edy Bandiera. Sconforto nel centrosinistra che mirava ad allargare l’alleanza. Il Pd
spera in un ripensamento e fa recapitare sotto
casa di Bandiera, tre 500 brandizzate Cafeo
per invogliarlo a cambiare idea…
Terzo capitolo della saga Vermexio. George
Lucas dirige “Il Ritorno dello jEDY” un classico
della fantascienza ispirato alle vicende dell’Udc
siracusano. Nel cast, oltre a jEDY Bandiera nei
panni di Luke Skywalker, Stefania Prestigiacomo sarà la principessa Leila e Pippo Gianni un
magistrale Maestro Yoda. Il film è candidato a
7 oscar e 2 assessorati…
Per smaltire le tonnellate di posidonia, i ristoranti del litorale di Fontane Bianche trasformati in trendissimi sushi bar!!!
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
16
Con il placet di mamma e papà, costano da 600 a 2000 euro e durano dai tre ai venti minuti
Spopolano, con la gioia degli studi fotografici, i video sul diciottesimo
le ragazze in mini su un tacco 15 e i ragazzi sguardi-da-duro e occhiali da sole
di MONICA LANAIA
Spopolano anche a Catania i cosiddetti video pre-diciottesimo: filmini registrati da fotografi professionisti
che immortalano ragazze e ragazzi alle soglie dell’agognata maggiore età. I video, la cui durata va da un
minimo di tre ad un massimo di venti minuti, vengono
proiettati durante la festa per deliziare amici e parenti
e, perché no, far scendere qualche lacrimuccia di commozione al festeggiato e ai suoi genitori. In effetti, risale
già a più di cinque anni fa la moda di proiettare, prima
o dopo lo spegnimento delle fatidiche diciotto candeline, un montaggio di foto che ritragga la vita del neoadulto: pargolo fra le braccia della mamma, il primo
giorno di scuola alle elementari, la prima comunione, le
estati al mare, l’adolescenza, eccetera. I video, talvolta
accompagnati da veri e propri book fotografici a latere,
sempre montati su un sottofondo musicale, spesso contenenti profusioni di auguri, vengono commissionati
dai genitori più abbienti per immortalare l’ingresso dei
loro figli in società: una sorta di debutto nel mondo degli
adulti. In seguito, gli stessi adolescenti - amici, compagni di scuola - hanno iniziato a fare concorrenza ai
fotografi professionisti: decisamente più avvezzi dei loro
genitori alle magie del web e del montaggio dei video,
sono spesso gli stessi ragazzi che organizzano dei filmini
casalinghi. In questo caso, ad essere esaltato è l’aspetto
ironico della faccenda: si cercano le foto più buffe, quelle scattate nelle gite scolastiche magari, si crea quasi una
bonaria caricatura dell’amico o dell’amica. Per rendere
il video ancora più personale, di regola, si aggiungono
delle mini-interviste: ognuno esprime un commento sul
festeggiato, gli fa tanti auguri o, semplicemente, confida
alla telecamera che gli vuole bene. Talvolta, i genitori
chiedono di leggere delle lettere che hanno scritto ai
propri pargoli: e la lettura non avviene nel privato delle loro case s’intende, ma di fronte alla telecamera, in
modo che anche queste affettuose frasi vengano incluse
nel montaggio. Ma i video fai-da-te non hanno del tutto
preso piede e, nonostante la crisi, sul diciottesimo non si
lesina: chi può, preferisce di gran lunga un video montato da un professionista. E così, di recente, hanno avuto
un’amplissima diffusione i video pre-diciottesimo: caricati su youtube, sponsorizzati sui social network, ormai
possono essere visualizzati da chiunque, non solo dagli
invitati ai festeggiamenti.
In questi videoclip la mano del fotografo, decisamente,
si nota: parte la musica (di regola una delle hit ballabili
del momento), appare il nome dello studio fotografico,
seguito dal nome del festeggiato o della festeggiata e,
talvolta, dalla data; dopodiché, il video in nulla differisce dai clip che i cantanti registrano per sponsorizzare le
loro canzoni: lo scenario cambia più volte (nel catanese,
i luoghi più gettonati sono l’Etna, Taormina, la playa) e,
ovviamente, più volte cambiano l’abito e l’acconciatura
del protagonista, che sorride e si muove sulla scena seguendo il ritmo delle musiche mixate tra loro.
Qualcuno di questi video contiene anche una nota di
ironia: si aggiunge qualche scenetta comica, per esempio, oppure, alla fine, si allegano i cosiddetti “dietro le
quinte”, ossia i momenti divertenti e le gaffes intercorsi durante le registrazioni. Tuttavia, la maggior parte
di questi video non è che un’esaltazione della bellezza
e dell’apparenza e l’effetto finale è spesso grottesco. Il
festeggiato o la festeggiata non parla affatto: si limita a
sorridere e ad ammiccare all’obiettivo e, istruito/a dal
fotografo o, più probabilmente, dalla tv e dalle riviste
patinate, assume pose sensuali, rotola sulla neve o su un
manto erboso, corre sulla spiaggia, sale degli scalini a
rallentatore, addirittura cammina lungo i binari di una
ferrovia o va a cavallo. Il montaggio dei video costa da
un minimo di 600 ad un massimo 2000 euro.
Che schifo! A quest’ora potevamo essere tutti americani
The Black Keys – “Brothers” - (Nonesuch Records 2010)
Franco, capelli rasati a zero, pelle scura,
sguardo minaccioso come un apache che
sente l’odore del sangue del tuo scalpo prima
ancora di ucciderti, dice in un violento dialetto
“ma tu lo sapevi che gli americani si volevano
comprare la Sicilia? Ti immagini oggi tutti che
parliamo in americano?” e improvvisa “Hey
Frank! you wonna sgheps?”. Sul momento
mi misi a ridere come tutti gli altri e risposi
“E poi come è finita?” e lui “Niente, poi non
gliel’hanno data ma comunque è un peccato”.
Ero seduto in un posto fumo della Nord
(Raffineria ISAB Impianti Nord, quella di
Priolo per intenderci) con dei ragazzi di una
ditta meccanica; si parlava di smart phone, di
tredicesima, di chiavi da ventidue e Franco
se ne esce con questa storia, forse perché
ha paura dei russi che hanno comprato più
del cinquanta percento degli impianti Isab o
forse perché semplicemente vuole sognare
un po’ e credere che saremmo potuti essere
tutti americani, non lavorare in una ditta meccanica e sfrecciare sulla S.P. ex S.S. 114 con
una Ford Mustang del 1973 strafatti di bourbon.
Al posto delle industrie avremmo avuto una
costa invasa da casinò altrettanto luccicanti
di notte, lidi alla baywatch, ci sarebbero stati
anche gli squali a terrorizzare i bagnanti di
Marina di Priolo e Melilli perchè il mar Mediterraneo sarebbe stato l’oceano Mediterraneo
per la teoria del “super size”; gli americani, si
sa, vogliono le cose fatte in grande.
Ma lasciamo da parte i sogni di Franco per-
chè i miei, in quel pomeriggio afoso di agosto, avevano già preso forma.
Sono ipnotizzato dal fumo delle sigarette dei
ragazzi del posto fumo che hanno già ripreso
a discutere di macchine e suv come la Ford
Kuga che ho scoperto essere un feticcio della
classe operaia siracusana.
Le orecchie mi fischiano, sento il fuzz di chitarre surf californiane confondersi con l’urlo
degli scarichi di condensa; sono i Black Keys
di Brothers che oscillano tra blues da
giungla, disco music
cocainomane anni
settanta e fughe cinematografiche verso
il Messico (o verso
Gela?) con tanto di
macchine della polizia che si lasciano
alle spalle fumate
di deserto sfiorando
cactus alti due metri
a duecento all’ora.
Quando sono spuntati dal nulla nel 2002 con The big come up
pensavo che fossero una delle tante band revival blues anni settanta e li ho odiati e snobbati per molto tempo; Brothers però non si può
buttare nel mucchio dei dischi da dimenticare,
anzi merita l’ascolto, non un ascolto da musica
colta con stereo hi-fi da milioni di dollari, va
benissimo anche con le casse che gracchiano
o le autoradio che oltre un certo volume vanno
in distorsione. Se lo si accompagna con un
paio di birre ti trascina nei meandri del blues
da frontiera. La forza di Brothers è che riesce
a sposare un lato prettamente commerciale
e orecchiabile ad una spaventosa maturità e
spirito retrò soprattutto nella ricerca dei suoni:
la batteria compressa, quasi in saturazione,
prerogativa del soul nero, il riverbero corto
alla Elvis nelle voci, il basso che simula il
rombo di un motore e le chitarre a metà strada
tra un citofono e la
zanzara che non ti fa
dormire in una notte
d’estate.
Everlasting
light
apre l’album e già
ti muovi al ritmo di
drum machine che
si confonde con la
batteria acustica, un
blues cantato in un
falsetto che resuscita la disco, così
come The only one
che sembra la colonna sonora di un corteggiamento sotto una
mirror ball; Next girl è un blues da macho,
She’s long gone è una citazione alla passione
per gli LSD di Peter Green, Black mud ti teletrasporta in un film porno anni settanta, Too
afraid to love you è un blues in chiave minore
con un improbabile clavicembalo ma potrebbe essere benissimo una memorabile ballata
hip hop; da Ten cent pistol traspare la pas-
sione di Dan Auerbach (cantante e chitarrista)
per il Messico; Sinister kid ricorda la voglia
di mischiare le carte come ci ha abituato da
anni Beck, To got getter è un blues minore da
extra terrestri, Unknow Brother ha il fuoco di
Sam Cooke, Never gonna give you up ha tutta
l’aria di quei singoli anni sessanta prodotti da
Phil Spector che quando li senti potresti svenire e a quel punto pensi di come sia possible
che non gli abbiano dato la Sicilia agli americani. Magari i Black Keys sarebbero stati di
Enna, li avrei visti dal vivo al Teatro Greco di
Siracusa a giugno senza tedeschi in giro con
i bermuda e i calzettoni sotto le ginocchia e
le loro mogli da guinness dei primati in vene
varicose. Chissà quanti africani di Pachino o
Cassibile avrebbero voluto vendere l’anima
al diavolo per aggiudicarsi il titolo di Robert
Johnson aretuseo.
La pausa sigaretta è finita, mi rimetto l’elmetto,
il brano These Days mi ronza in testa come
se avessi le cuffie dello stereo incollate alle
orecchie; è l’ultimo pezzo dell’album, una ballata che ti lascia l’amaro in bocca. Ho sete, la
bocca è impastata dalla sigaretta appena fumata, è estate, c’è caldo, mi sa che oggi scatta
la cassa integrazione, controllo i permessi di
lavoro della ditta di Franco e penso “che lavoro di merda! potevamo essere tutti americani e invece siamo qui in mezzo al pruvulazzo
aspettando che passi la giornata. Ma in fondo
cosa c’è di più blues di questo?”.
Buon ascolto.
Dario Serra aka Garage Durante
Anno V n.10 - 12 maggio 2013
e-mail: [email protected]
Ancora aperte le iscrizioni per “tecnico superiore per la conduzione del cantiere di restauro architettonico”
Ing. Marano: “A fronte di una richiesta di 100 mila tecnici, a fine anno
ne licenzieremo in Italia solo 2000. Purtroppo gli Its sono partiti con ritardo”
di CONCETTA LA LEGGIA
Arrancano gli Its in Italia ma ci sono. Da
un lato i problemi organizzativi e di governance su tutto il territorio nazionale,
dall’altro i tempi necessari affinchè i giovani conoscano ed imparino ad apprezzare un percorso alternativo all’università,
hanno un po’ rallentato gli entusiasmi iniziali ma si va avanti convinti che l’Its rappresenti un’occasione di sviluppo che non
può né deve essere persa.
A Siracusa la situazione è lo specchio del
sistema nazionale: nell’arco di tre anni si
sono succeduti ben 4 presidenti, tutti designati dalla Provincia, come previsto dallo
statuto della fondazione, ed attualmente il
ruolo è ricoperto dall’assessore all’istruzione Nello Forte non si sa per quanto, vista la recente riforma delle province. Sono
partiti due corsi: il primo nel 2012 - tecnico
superiore per la valorizzazione delle risorse culturali delle produzioni tipiche e della
filiera turistica - l’altro quest’anno - tecnico
superiore per la conduzione del cantiere di
restauro architettonico - che rappresentano un’occasione nuova ed unica per il
territorio provinciale ed è per questo che,
nonostante le difficoltà, si va avanti.
L’ingegnere Vincenzo Marano, già coordinatore delle attività dell’ITS-Fondazione
Archimede, ci spiega “La costituzione
dell’ITS per le tecnologie innovative per i
beni e le attività culturali rappresenta per
la provincia, e per la parte sud orientale
della Sicilia, un momento importante per
il rilancio dei beni culturali anche con la
formazione di tecnici superiori con conoscenze e competenze strettamente legate
alla vocazione del territorio e ai fabbisogni
del mondo del lavoro. Dunque un’occasione unica, calata nel nostro contesto sociale
poiché la valorizzazione, conservazione e
fruizione dei beni culturali sono cardini
del nostro territorio. Le sedi delle Fondazioni, dunque, non sono casuali ma scelte
dalle rispettive regioni in funzione delle
realtà produttive esistenti, della vocazione
economica del territorio e in funzione delle
esperienze pregresse degli istituti scolastici
capofila nei corsi d’istruzione e formazione
tecnica superiore (IFTS). Ecco perché l’istituto Juvara è stato appunto individuato
ente di riferimento”.
Dunque i tecnici servono e ne servono
tanti in Italia. “La formazione di figure intermedie tra diploma ed università – continua Marano - è necessaria per lo sviluppo economico del Paese ma
purtroppo, a fronte di una
richiesta di 100 mila tecnici,
a fine di quest’anno ne licenzieremo, su tutto il territorio
nazionale, appena 2000. La
verità è che gli Its sono partiti con ritardo e la struttura
della fondazione non agevola lo snellimento dei percorsi”. Mentre nei paesi europei
a capo degli Its stanno le istituzioni scolastiche, in Italia
le scuole ricoprono il ruolo di enti di riferimento. “La fondazione – completa Marano - è una struttura molto avanzata ma
estremamente dispersiva: non si capisce
chi deve fare che cosa. Sarebbe stato logico
attribuire alle scuole, più interessate ed attente all’istruzione dei giovani, un compito
di leadership”.
La dirigente dell’istituto di riferimento F.
Juvara di Siracusa, Giovanna Strano, è entusiasta dell’Its e ci spiega: “Sono due i corsi
attivati: tecnico superiore per la valorizzazione delle risorse culturali delle produzioni tipiche e della filiera turistica e tecnico
superiore per la conduzione del cantiere
Obiettivo: promuovere la restituzione di un sito,
oggi marginale, del patrimonio archeologico cittadino
I piccoli archeologi della Paolo Orsi alle prese
con planimetrie schizzi, disegni e foto
delle tombe della necropoli di via Mazzanti
Il XV Istituto Comprensivo “Paolo
Orsi” di Siracusa ha sviluppato un Progetto sulle attività di Educazione permanente finalizzate alla valorizzazione
e fruizione del Patrimonio Culturale
siciliano promosse dalla Regione Siciliana – Assessorato Regionale dei Beni
Culturali e dell’Identità Siciliana per
l’anno 2012/2013, realizzando un percorso di apprendimento e di studio sulla Necropoli arcaica di Via Mazzanti
(ex Aviazione-zona vasche), area all’interno della quale la Soprintendenza ai
BB. CC. AA. ha effettuato gli scavi negli anni 2003-2004.
I risultati del lavoro svolto saranno presentati dagli studenti e dai docenti referenti in un incontro con la città (tramite
le organizzazioni culturali cittadine) il
14 Maggio 2013 alle ore 9.30 presso la
Necropoli di Via Mazzanti.
Gli allievi hanno non solo ripulito parte dell’area della necropoli ma hanno
anche rilevato e realizzato alcune planimetrie con l’ubicazione e l’orientamento delle tombe, schizzi prospettici e
disegno dal vero, documentando anche
fotograficamente le varie fasi di studio
“su campo”.
L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro degli studenti finalizzato a promuovere la restituzione di un sito, oggi marginale, che concorre alla conoscenza del
patrimonio archeologico cittadino.
In questa occasione è importante sottolineare la “condivisione” del lavoro tra
piccoli cittadini e istituzioni che operano nel settore per lanciare un’idea di
“cittadinanza attiva” nella promozione
dei Beni Culturali.
di restauro architettonico. Il primo opera in contesti orientati alla valorizzazione
e promozione del territorio a fini culturali e
turistici ed offre numerosi sbocchi occupazionali quali operare nel sistema informativo dell’azienda, elaborare e promuovere
l’offerta turistica dell’intera filiera, pianificare e gestire azioni che ottimizzino la qualità dei servizi e l’organizzazione di eventi
e attività congressuali mediante l’utilizzo
delle più innovative tecniche di comunicazione. Con l’altro, dopo il percorso di
formazione biennale, il tecnico è in grado
di collaborare nelle fasi di pianificazione,
gestione e controllo dei processi progettuali ed esecutivi e di assicurare la corretta
conduzione delle attività
operative, rapportandosi
con i diversi attori coinvolti,
nel rispetto degli standard
di qualità, sicurezza e salvaguardia dell’ambiente. Entrambi gli indirizzi, come si
può notare, rispondono alle
esigenze del territorio”.
Dunque una opportunità
per la nostra provincia che andrebbe sostenuta e valorizzata risolvendo gli inghippi
che negli ultimi tre anni ne hanno rallentato il funzionamento. “Il primo corso è
al secondo anno – aggiunge la Strano - e
si concluderà a gennaio mentre il secondo
è stato avviato due mesi fa e sono ancora
aperte le iscrizioni. E’ possibile accedere
ai corsi anche attraverso il riconoscimento
di crediti formativi che gli alunni hanno
acquisito al di fuori dell’Its stesso e la frequenza al percorso biennale consente l’accesso all’esame di abilitazione per geometri
poiché il titolo di studio rilasciato sostituisce il tirocinio. Non si dimentichi inoltre
che l’Its dà un diploma di tecnico superiore
che ha di per sé un valore di credito formativo a livello universitario. Si tratta dunque
di un percorso parallelo alle università nel
quale si alternano ore di aula e laboratoriali e attività di stage nelle aziende dando
risalto all’acquisizione di competenze che
possano realmente essere spese nell’ambito
del lavoro”.
Per funzionare però l’Its ha bisogno di
agenzie e imprese che consentano ai giovani di realizzare attività di stage. “Abbiamo
avuto un buon riscontro di interesse da
parte delle aziende del territorio operanti
nel settore turistico – conclude la dirigente
Strano - come l’hotel Mercury, Sicilia convention bureau, Best western, Conigliaro
viaggi, Paparoni-La Cagnina, Info point
della provincia, Gran Hotel Ortigia, Kairos, Bioturismo, Vivere e conoscere e in
futuro tenderemo a privilegiare le strutture
che organizzano grandi eventi vista la figura specifica del primo corso”. E speriamo
che gli Its prendano davvero il volo…
Pubblicità elettorale
committente: Mariarita Sgarlata
17
“I ragazzi la vivono ancora come un hobby, uno sfizio. Ma è vero sport”
“Siamo tra le poche città in Italia
a non avere una squadra di vela”
di Alessandra
Privitera
La Federazione Italiana Vela, per Statuto,
pone al centro delle proprie attività la promozione
dell’amore per il mare, l’insegnamento
e la diffusione della cultura nautica e velica.
Un’attività costante e professionale, accompagnata
dalla continua crescita nella formazione del personale
docente e dall’aggiornamento dei metodi didattici.
Le Scuole Vela FIV sono circa 450, gli Istruttori
in attività di I, II, III e IV Livello sono circa 1.200.
Ogni anno le SVF ospitano e insegnano la vela a circa
30.000 allievi, l’80% dei quali giovani o giovanissimi
che si avvicinano alla vela già all’età di 7 anni.
Gli appassionati di vela sono sempre più
numerosi, ma per praticare questo sport,
avvincente e ricco di suggestioni, è necessario acquisire la padronanza di competenze specifiche. A Siracusa Fiorenza Siliato
tiene corsi di vela per bambini da quando, a
19 anni, ha conseguito il titolo di istruttore
riconosciuto dalla FIV: una passione, la sua,
che gli viene dal nonno paterno Beniamino,
tra i soci fondatori, in città, della Lega Navale, uno dei circoli più antichi della città.
Dove tieni i tuoi corsi?
“I circoli velici sono i contenitori naturali
per le scuole di vela, perché per ottenere
l’autorizzazione dalla Federazione bisogna
dimostrare di possedere alcuni requisiti
vincolanti: disporre di una sede d’appoggio,
di un numero adeguato di imbarcazioni a
vela per l’addestramento e di mezzi di assistenza e soccorso adeguati alla tipologia
dell’attività programmata. Io mi appoggio al
Circolo Velico “Ribellino”, il piccolo circolo
di pescatori che si trova nel Porto Piccolo, accanto allo Sbarcadero, e che mette a
disposizione della scuola gli Optimist e un
gommone con cui in mare posso seguire gli
allievi e fare assistenza”.
Quindi ogni circolo siracusano dispone di una scuola di vela?
“Purtroppo no. Oltre a me, Ciccio Cappellani tiene i corsi per adulti e propone periodicamente corsi per giovanissimi dal momento che dispone di 3 optimist”.
La domanda è d’obbligo: non è paradossale che una città sul mare come
Siracusa non pulluli di scuole di vela?
“Sì, lo è. Tanto più che una solida passione
per la vela si è radicata in tutta Italia, oggi
paese tra i leader del mercato nei settori
delle imbarcazioni a vela, del turismo e del
charter nautico, e che la FIV presenta per la
formazione nautica di tipo velico, programmi e schemi per tutti ed a tutti i livelli”.
Quali sono le cause di questa assenza, allora?
“Gli aspetti sono molteplici. Primo fra tutti:
la vela è uno sport elitario perché costoso;
le attrezzature (barca, vele, gommone), i
pezzi di ricambio e la manutenzione richiedono grosse spese che non tutte le famiglie
possono affrontare. Ma questo, che all’apparenza potrebbe sembrare insormontabile, non lo sarebbe se ci fosse maggiore
sensibilità da parte dei circoli”.
In che senso?
“I soci di molti circoli velici siciliani, come
quelli di Palermo, Marsala e Catania, si
assumono l’onere di contribuire alle spese
per il mantenimento delle scuole di vela
con il pagamento annuale di una tassa associativa: questo dà la possibilità a molte
famiglie di far praticare ai figli uno sport
che combina in sé una serie di valori educativi, formativi, ambientali e culturali. A
Siracusa, invece, i soci di alcuni circoli sono
stati addirittura infastiditi dalla presenza dei
bambini e non hanno mai affrontato l’eventualità di sostenere la scuola di vela (come
da statuto, invece, dovrebbe avvenire). Se
si pensa che a Siracusa i costi-barca sono
relativamente bassi rispetto alle altre città sul mare (perciò per chi possiede una
barca a vela non sarebbe ingente impegno
pagare una tassa annuale per la scuola) e
che la nostra città è tra le pochissime in
Italia a non vantare una squadra di vela, mi
sembra che ci siano tutti i dati per definirci
culturalmente arretrati”.
Definiresti Siracusa una città sul
mare che non conosce il mare?
“Sì: è esattamente quello che penso quando i genitori dei miei allievi si mostrano
terrorizzati all’idea che i loro figli debbano
uscire in mare a gennaio; quando vedo
sfrecciare certe imbarcazioni in porto a 10
o a 20 nodi; quando penso a quanti non
comprendono che le scuole veliche hanno
la finalità di avvicinare alle attività veliche
nuovi soggetti, in particolare i giovani, favorendone l’avviamento all’attività sportiva ed
agonistica attraverso la presa di coscienza
delle proprie capacità e dei propri limiti e
attraverso l’approfondimento operativo e
teorico di attività motorie e sportive trasferibili all’esterno dell’attività della scuola, per
il consolidamento di una cultura motoria e
sportiva che sia anche stile di vita e promozione della salute”.
Quanti allievi seguono i tuoi corsi?
“Uno zoccolo duro di 20 ragazzini di età
compresa tra i 6 e i 13 anni mi segue da
tempo. Purtroppo, però, tengo lezioni, per
gruppi di 10 bambini, da tre ore consecutive solo al sabato (mattina e pomeriggio) durante le quali, ovviamente, è prevista anche
l’uscita in mare. Questo per tutto l’anno: sia
d’estate che d’inverno”.
Perché “purtroppo”?
“Perché la vela è uno sport a tutti gli effetti; tattico, è vero, ma anche aggressivo;
richiede prontezza della mente e del corpo
e il secondo deve assecondare le strategie
della prima; perciò la vela andrebbe praticata, come ogni altro sport, almeno tre volte alla settimana, alternando la teoria alla
pratica. Purtroppo qui a Siracusa è ancora
pensata come un hobby, uno sfizio”.
Hai parlato di uno sport costoso:
quanto?
“Ogni bambino, grazie alla disponibilità del
Circolo “Ribellino” che si occupa della manutenzione dell’attrezzatura che ci mette a
disposizione, paga solo 30 euro al mese e
15 euro per la tessera FIV dalla durata annuale”.
Se avessi la possibilità di parlare alla
città, cosa diresti?
“Non è importante essere campioni di regata ma è importante imparare ad amare il
mare. Lo sport velico è occasione preziosa
per approfondire la conoscenza dell’ambiente marino e delle sue ricchezze e per
imparare a rispettarlo. Questa disciplina,
nel suo aspetto più puro, così diverso da
quello che appare attraverso i media, coniuga il corretto stile di vita sportiva al rispetto
dell’ambiente, alla conoscenza della natura,
infondendo allo stesso tempo sicurezza
e rapidità di scelta; la vela ha aspetti che
possono influire direttamente sulla nostra
società e migliorarla attraverso l’educazione
a modelli comportamentali corretti. È un’occasione da non perdere”.
“La scia si allunga,
di giorno bianca e
densa di vita, di notte
luminosa come una
chioma di sogni e di
stelle. L’acqua scorre
sulla carena, e romba,
canta, sussurra, secondo il vento, secondo
il cielo, secondo il tramonto che sia stato
rosso o grigio. Vento,
mare, barca e vele formano un tutto unico,
compatto e diffuso,
senza principio né
fine, che è parte e tutto
dell’universo. Guardo
il tramonto, respiro
l’aria dell’alto mare, e
il mio essere si schiude, la mia gioia vola
così in alto che nulla
può raggiungerla. In
quanto alle cose che
talvolta mi turbavano,
non hanno alcun peso
di fronte all’immensità
di una scia vicinissima al cielo, e colma
del vento marino, che
è immune da moventi
comuni e meschini”.
Bernard Moitessier
CREATIVITÀ, MODE, CONTAMINAZIONI di Alessandra Privitera
Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le culture del regno
Alla Marina una casa non casa per gli artisti
“cerniera con il mare per turisti e cittadini”
e tu sei diventata la regina.
Per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli,
creato l’alveare del pensiero.
Nel 2012 la prima edizione di Chiamata alle Arti conta
12 mila presenze alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea “Montevergini”: 100 artisti, anche internazionali,
per 28 giorni di arte in ogni sua forma d’espressione.
Sull’evento i riflettori accesi della stampa locale e
nazionale. Poi l’invito a Torino per partecipare al
Festival delle Idee.
«È stata la volontà di richiamare tutto il mondo artistico
all’adunata. Di lanciare un appello. Alla ricerca di affinità
artistiche ed elettive». Così Enzo Bauso definisce gli input
per la realizzazione di Chimata alle Arti. E continua: «La
spinta viene dalla sensazione che la città non stesse più
stimolando la creatività e che gli artisti siracusani stessero
perdendo smalto, grinta, fervore. Da qui l’idea di dare
spazio a chiunque volesse dare sfogo alla sua arte, al
suo estro, al suo genio».
Un’iniziativa che parte per non fermarsi, sebbene i
costi siano proibitivi e gli enti locali perseverino nel
non contribuire. Enzo e Davide si fanno carico della
realizzazione del 2012.
«Non è mai arrivato il contributo di 5 mila euro garantito
dalla Provincia per la prima edizione. Abbiamo deciso di
non fare alcuna richiesta per la seconda. E quando abbiamo saputo che la Galleria Montevergini sarebbe stata
occupata per tutto il mese, abbiamo capito di essere
chiamati a una forma di espressione diversa rispetto a
quella dello scorso anno». Enzo sorride. E aggiunge:
«Abbiamo impiegato un mese per ottenere i nullaosta
da Demanio, Comune, Capitaneria di Porto, e ditta a cui
il Comune ha dato l’appalto per i lavori della Marina. E
abbiamo già speso qualche centinaio di euro solo per la
burocrazia. D’altra parte: o questo, o niente. È la prassi:
Siracusa non ama valorizzare i propri figli».
Gli fa da controcanto Davide Bramante: «Non avremmo
potuto abbandonare il nostro progetto: già l’anno scorso
ci siamo dati l’obiettivo di sostenere le nuove generazioni, di farne emergere le potenzialità e aiutarle a creare
una corrispondenza virtuosa anche con l’estero. Sentiamo, sappiamo che la città e la provincia di Siracusa
sono fucine di creatività: ma servono forza, coraggio
e passione per affrontare la sfida dell’arte che diventa
uno stile di vita. Chiamata alle Arti è un’occasione per
sperimentare questa vita».
In cosa consisterà nello specifico?
«Sarà un progetto low cost ed ecosostenibile.
Al centro della Marina di Siracusa verrà posta
un’installazione immensa: la costruzione in pianta –
si sono aperte
Per te, Arte, è sorto
il mormorio dell’acqua,
unica grazia,
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani.
E tu hai un sogno
per ogni estate,
un figlio per ogni pianto,
un sospetto d’amore
per ogni capello.
da Alda Merini
realizzata con materiale leggero facilmente asportabile
e nel pieno rispetto dell’ambiente – di una casa. Ogni
artista sceglierà una stanza e realizzerà, nel corso
delle otto giornate, la sua opera preoccupandosi di
accogliere i suoi spettatori/visitatori. Questi, dal canto
loro, potranno – entrando o uscendo da ogni stanza
– scoprire il mondo di ciascun artista».
L’accoglienza come fil rouge di tutta la
rassegna?
«Esattamente. La possibilità, per il pubblico, di sedersi
è l’unico diktat che abbiamo imposto ai 50 artisti che
parteciperanno: vogliamo che la Marina di Siracusa,
abusata, ingessata, violentata e imbalsamata dal
cemento in questi anni, torni ad essere sentita come
punto di approdo per i turisti e come cerniera con il mare
per i cittadini. Un luogo di incontro e di confronto per
chi vive la città e per chi, arrivando da fuori, si senta
gradevolmente accolto e piacevolmente ospitato,
mentre della città ammira le bellezze di cui godere».
Da dove nasce l’idea di una casa a cielo
aperto?
“Nasce da Dogville, il film che il regista danese Lars Von
Trier ambienta in una città che non esiste, disegnata sul
palco di un teatro, che dall’alto (come ci viene proposta
nella prima inquadratura del film) sembra una lavagna
nera, in cui vediamo solo la sua mappa fatta di contorni
disegnati con il gesso, di vie il cui nome è inciso per
terra, le porte e le pareti sono solo immaginate: un
luogo dove tempo e spazio si annullano reciprocamente.
Allora abbiamo pensato a una casa a cielo aperto.
A un museo di carne e di opere per ricordare a tutti che
senza arte non si può campare e, a chi non lo sapesse
o facesse finta di non saperlo, che a Siracusa servono
interventi per valorizzare la cultura, perché di questo la
nostra città potrebbe vivere”.
Mi date una chicca?
Davide non esita: «Il prossimo sabato 18 sarà a Siracusa Giovanni Iovane, curatore del S.A.C.S. (Sportello
per l’Arte Contemporanea della Sicilia), critico d’arte
e professore di Storia dell’Arte Contemporanea a
Brera: dopo l’incontro con i giovani artisti della Sicilia
Orientale presso la Galleria Montevergini, farà una
visita a Nice to meet you. Ci sembra un momento più
che propizio. O no? ».
Perfomative. Visive. Plastiche. Seconda Chiamata alle Arti. Tutte. Nessuna esclusa. Protagonista:
la creatività. E la Marina
di Siracusa, nei prossimi
weekend di maggio,
dalle 10 del mattino a
mezzanotte, si trasforma
in un’immensa casa immaginaria. Menti celestialmente diaboliche
quelle degli ideatori:
Enzo Bauso, fabbro e
dj, designer e organizzatore di eventi; Davide
Bramante, fotografo e
viaggiatore errante: da
New York a Milano passando per Siracusa.
Nice to meet you.
Accomodatevi pure:
c’è posto per tutti.
Pubblicità elettorale - committente: il candidato