Civetta_n10 - lacivettapress
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PREMIO NAZIONALE DI GIORNALISMO“MARIO FRANCESE 2012” Anno V n.10 € 0,70 • QUINDICINALE DI FATTI E OPINIONI • REG. TRIB. DI SIRACUSA N.1509 DEL 25/08/2009 • DIRETTORE: FRANCO ODDO • VICEDIRETTORE: MARINA DE MICHELE e-mail: [email protected] domenica 12 maggio 2013 prossima uscita: 26 maggio 2013 L’ISPETTORE MASSIMO PRADO AFFIDA A UN LIBRO NOVE ANNI DI ACCANIMENTO GIUDIZIARIO CONDOTTO DA MAGISTRATI DEL DISTRETTO “Ero diventato il Totò Riina dei poliziotti” 13 procedimenti penali, dei quali 11 in meno di un anno, e mai una condanna. Sta per andare in prescrizione l’ultima delle cause in corso a Messina (quella relativa a un presunto reato per diffamazione contro i due pm che lo hanno indagato) e solo al 5 aprile scorso risale l’ultima sentenza assolutoria per l’ispettore Prado, il passaggio atteso per decidere finalmente di dare alle stampe il suo doloroso diario, il racconto, dal titolo emblematico (patrocinato dall’Osservatorio Nazionale sul Mobbing), delle sofferenze “che hanno danneggiato la mia famiglia, minato la mia salu- te, stroncato ogni speranza di carriera, azzerato le mie disponibilità finanziarie (un mutuo con ipoteca sulla casa per far fronte a circa 100mila euro di spese legali)”. Fatti per cui i responsabili, e insieme a loro tutti coloro che non sono intervenuti per tempo e con determinazione, quelli che sono stati informati e quelli che hanno fatto finta di non vedere, come in altre occasioni abbiamo osservato, dovrebbero provare profonda vergogna. Di una banalità, di una pochezza che lascia letteralmente basiti la causa scatenante che risale all’estate del 2003 : “Al mio superiore, donna avvenente, risultava intollerabile che tanti, al commissariato di polizia al quale ero stato assegnato prima di lei, si rivolgessero a me piuttosto che a lei. Da qui, prima il tentativo di allontanarmi con il consenso del questore allora in carica, e poi la devastante azione di mobbing perseguita con estremo accanimento da entrambi in piena sintonia. E ancora un crescendo: dalle iniziali richieste al Dipartimento di P.S. a Roma di trasferimento per incompatibilità ambientale, colpendomi, nel frattempo, con gravissimi procedimenti”. Pag.3 (De Michele) I SOCI CONTESTANO IL COMMISSARIO ADENDO IL TAR DI CATANIA. “SI CONVOCHI SUBITO L’ASSEMBLEA” Credito Aretuseo chiude venerdì ed è bufera La Credito Aretuseo di Siracusa a quanto pare finirà di operare venerdì 17 maggio e, al suo posto, nei locali di via Senatore Di Giovanni lunedì 20 maggio dovrebbe aprire lo sportello della Banca di Credito Cooperativo di Pachino. Pertanto si concretizza quanto abbiamo anticipato nel numero scorso de La Civetta, ossia la cessione a costo zero dell’istituto siracusano alla banca di Pachino, con perdita del capitale in pre- cedenza sottoscritto dai circa 1200 soci. Cessione decisa dal dottor Pasquale Roberto Santomassimo, nominato commissario straordinario della Credito Aretuseo lo scorso 15 febbraio dalla Banca d’Italia. Il quale sta procedendo incurante del ricorso che una quarantina di soci ha presentato al Tar di Catania contro il provvedimento che ha posto la banca in amministrazione straordinaria. Al ricorso si è aggiunto nei giorni scorsi l’avvio di una raccolta di firme – finora attorno alle 150 – con la quale i soci che hanno aderito diffidano il Commissario dal procedere alla cessione dello sportello bancario, e lo invitano a convocare “l’assemblea dei soci della Credito Aretuseo al fine di comunicare lo stato patrimoniale dell’Istituto di credito e verificare la disponibilità dei soci a risanare eventuali (comprovate) perdite”. Pag. 2 (Maiorca) CASTELLO SVEVO “Ampi squarci e profonde lesioni ne minano la struttura” pag.5 (Di Mauro) DIFFERENZIATA Il progetto comunale la prevede solo in tre quartieri della città pag.4 ALESSIO LO GIUDICE “Accetto l’offerta di un assessorato con Garozzo sindaco di SR” pag.3 (Castello) VELA “Tra le poche città in Italia a non avere una squadra” pag.18 (Privitera) RIZZUTI (CGIL) SULL’INVESTIMENTO DI 1,5 MILIARDI Registro testimoni falsi -35% di cause per incidenti pag. pag. 77 (De (De Michele) Michele) È preoccupato Mario Rizzuti, segretario della Filctem Cgil: “Versalis, figlia di Eni, con i suoi investimenti, è pronta a chiudere l’impianto di polietilene, estremamente inquinante e poco remunerativo, e ad avviare la costruzione di due nuovi impianti uno per la produzione di resine tachifiers, cioè colle e collanti, l’altro isopropene grezzo, ma- teria prima per la produzione di gomme. Lo stato del progetto è già molto avanzato se si pensa che Eni ha sottoscritto un accordo con Good Year che in America è l’unica a possedere la licenza per la produzione di questo materiale e che l’accordo prevede che parte del prodotto vada alla stessa Good Years. Pag. 12 (La Leggia) Pubblicità elettorale - committente: Riccardo Gionfriddo “Tempi di autorizzazione Lukoil vuole garanzie” Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Credito Aretuseo, venerdì prossimo la cessazione e il 20 diventa BCC Pachino I soci ricorrono al TAR e diffidano il Commissario, chiedendo un’assemblea di CARMELO MAIORCA La Credito Aretuseo di Siracusa a quanto pare finirà di operare venerdì 17 maggio e, al suo posto, nei locali di via Senatore Di Giovanni lunedì 20 maggio dovrebbe aprire lo sportello della Banca di Credito Cooperativo di Pachino. Pertanto si concretizza quanto abbiamo anticipato nel numero scorso de La Civetta, ossia la cessione a costo zero dell’istituto siracusano alla banca di Pachino, con perdita del capitale in precedenza sottoscritto dai circa 1200 soci. Cessione decisa dal dottor Pasquale Roberto Santomassimo, nominato commissario straordinario della Credito Aretuseo lo scorso 15 febbraio dalla Banca d’Italia. Il quale sta procedendo incurante del ricorso che una quarantina di soci ha presentato al Tar di Catania contro il provvedimento che ha posto la banca in amministrazione straordinaria. Al ricorso si è aggiunto nei giorni scorsi l’avvio di una raccolta di firme – finora attorno alle 150 – con la quale i soci che hanno aderito diffidano il Commissario dal procedere alla cessione dello sportello bancario, e lo invitano a convocare “l’assemblea dei soci della Credito Aretuseo al fine di comunicare lo stato patrimoniale dell’Istituto di credito e verificare la disponibilità dei soci a risanare eventuali (comprovate) perdite”. I sottoscrittori della richiesta chiedono inoltre al dottor Santomassimo “copia degli atti relativi all’attività di recupero dei crediti svolta” – ossia –“ammontare dei crediti riscossi, proposte transattive pervenute evidenziando quelle accolte e quelle motivatamente rigettate”. Le informazioni richieste sono senza dubbio atti dovuti verso i soci da parte del commissario straordinario che fino adesso, però, ha opposto un silenzio assoluto scegliendo di non rispondere a nulla. Rifiutando fra l’altro d’incontrare chi scrive, facendo dire all’addetto alla vigilanza davanti alla porta che il commissario non aveva nulla da dichiarare alla stampa. Un atteggiamento assai discutibile, innanzitutto nei confronti delle numerose persone che vorrebbero avere notizie, spiegazioni e prospettive riguardo i soldi che hanno versato sottoscrivendo le quote del capitale di questo istituto aderente alla Federazione siciliana delle banche di credito cooperativo. I 1200 soci della Credito Aretuseo, gran parte dei quali di Siracusa e Floridia, sono negozianti, commercian- ti, artigiani, piccoli imprenditori, professionisti che avrebbero dovuto costituire l’ossatura di un’attività volta a sostenere il risparmio e il credito, promuovendo e agevolando l’economia locale. La doverosa relazione che si chiede di presentare al commissario straordinario sull’attuale situazione patrimoniale ed economica della Credito Aretuseo serve a comprendere se era ed è inevitabile la cessione dello sportello, praticamente Pubblicità elettorale - committente: Giuseppe Pennisi 2 Il dottor Roberto Santomassimo rifiuta di incontrarci: “Non ho nulla da dichiarare alla stampa” a costo zero, alla BCC di Pachino. Ma è necessario che si tirino fuori anche i bilanci degli anni passati per verificare cosa effettivamente non ha funzionato nella gestione della banca. Ricordando che già nel 2010 i vertici aziendali furono sanzionati dall’organo di vigilanza della Banca d’Italia ed azzerati, per accertate irregolarità normative e amministrative determinate da una gestione familistica dell’istituto. Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Il libro-confessione. “Nove anni di processo e tanto fango gettatomi addosso da magistrati poi trasferiti” L’ispettore Massimo Prado: “Ero stato dipinto come il Totò Riina dei poliziotti indagato per 13 volte, e mai una condanna, da tre magistrati della Procura” di MARINA DE MICHELE La vicenda personale che l’ispettore Massimo Prado racconta nel suo libro “Le mie scampate prigioni”, presentato qualche giorno addietro alla stampa e che, in questi giorni, dato il successo che ha avuto, lo porta in varie città italiane (un calendario fitto di incontri: Padova, Ragusa, Vercelli), è una storia straordinaria, nel senso etimologico del termine, e insieme di un amaro incredibile perché, ancora una volta, gli attori principali sono proprio le istituzioni che più di altre dovrebbero garantire ad ogni cittadino, ad ogni membro della nostra comunità, la sicurezza e la certezza del diritto. Più volte, nel corso dell’intervista, il dottor Prado ha ribadito: “Non addebito nessuna responsabilità alle istituzioni Magistratura e Polizia di Stato, perché tali responsabilità sono frutto del solo ed esclusivo comportamento personale di uomini e donne ad esse appartenenti. A fronte dell’incredibile grinta messa nelle indagini dai tre pubblici ministeri che ho incontrato, ho trovato sempre magistrati giudicanti sereni, che hanno ascoltato con attenzione le argomentazioni mie e del mio avvocato. E la stessa Polizia di Stato, nonostante fossi stato dipinto come il Totò Riina dei poliziotti italiani, avuta chiara la dinamica dei fatti, non ha mai avviato alcuna azione disciplinare nei miei confronti. Se si considera che a volte, ad un appartenente alle forze dell’ordine, basta un semplice avviso di garanzia per essere trasferito o sospeso dal servizio, si capirà la particolarità della decisione assunta”. Eppure, i vertici, né il Presidente della Repubblica, né il Ministro di Grazia e Giustizia, né il CSM. hanno mai chiesto riscontri per l’esposto inviato loro da Prado, nessuna risposta è mai da loro arrivata “evidentemente ritenendo normale l’incredibile vicenda narrata”, e questo, a nostro avviso, rimane indice di un’anomalia profonda del nostro sistema. 13 procedimenti penali, dei quali 11 in meno di un anno, e mai una condanna. Sta per andare in prescrizione l’ultima delle cause in corso a Messina (quella relativa a un presunto reato per diffamazione contro i due pm che lo hanno indagato) e solo al 5 aprile scorso risale l’ultima sentenza assolutoria per l’ispettore Prado, il passaggio atteso per decidere finalmente di dare alle stampe il suo doloroso diario, il racconto, dal titolo emblematico (patrocinato dall’Osservatorio Nazionale sul Mobbing), delle sofferenze “che hanno danneggiato la mia famiglia, minato la mia salute, stroncato ogni speranza di carriera, azzerato le mie disponibilità finanziarie (un mutuo con ipoteca sulla casa per far fronte a circa 100mila euro di spese legali)”. Fatti per cui i responsabili, e insieme a loro tutti coloro che non sono intervenuti per tempo e con determinazione, quelli che sono stati informati e quelli che hanno fatto finta di non vedere, come in altre occasioni abbiamo osservato, dovrebbero provare profonda vergogna. Di una banalità, di una pochezza che lascia letteralmente basiti la causa scatenante che risale all’estate del 2003 : “Al mio superiore, donna avvenente, risultava intollerabile che tanti, al commissariato di polizia al quale ero stato assegnato prima di lei, si rivolgessero a me piuttosto che a lei. Da qui, prima il tentativo di allontanarmi con il consenso del questore allora in carica, e poi la devastante azione di mobbing perseguita con estremo accanimento da entrambi in piena sintonia. E ancora un crescendo: dalle iniziali richieste al Dipartimento di P.S. a Roma di trasferimento per incompatibilità ambientale, colpendomi, nel frattempo, con tre gravissimi procedimenti disciplinari, ritenuti però irrilevanti dagli or- L’ispettore Massimo Prado ganismi superiori, in particolare proprio dal capo della polizia De Gennaro, alle pretestuose denunce presentate in Procura. E qui, la follia: l’avallo di tre pubblici ministeri che, del tutto dimentichi di una deontologia che li vorrebbe sempre super partes e obiettivi nelle loro valutazioni, per ben 12 volte mi indagavano anche perché, grazie a verifiche sul mio computer di lavoro, venivano a sapere dell’esposto nei loro confronti che stavo preparando per il CSM”. Impossibile trovare nomi reali in questo racconto, sebbene chiunque sia in grado di individuarli, e la curiosità è d’obbligo: perché se i fatti sono oggettivi, come testimoniato dalla documentazione prodotta nel libro, non dare maggior forza alla propria denuncia facendo i nomi affinché tutti sappiano? “Non è ancora il tempo, ragioni di opportunità. Ma sto aspettando di poterli fare, che qualcuno, da Roma, mi venga a chiedere le carte, che le ripercorra con me, per essere accompagnato in un viaggio infernale”. Tra i tanti episodi che si ritrovano tra le pagine del voluminoso, e documentato scritto, 357 pagine, l’ispettore Prado si sofferma in particolare su quell’avviso di garanzia arrivato di venerdì santo “quando la famiglia, mia moglie, mio fi- glio, era in casa, riunita!”, un tempismo voluto, cercato con maniacale sadismo. Sul quarto d’ora trascorso a rassicurare un mortificato ufficiale giudiziario che continuava a scusarsi. Su come la sua richiesta d’aiuto per il tramite di un esposto, unica via possibile, si sia trasformata in un boomerang micidiale perché anche il pubblico ministero del tribunale competente per i magistrati che lo indagavano, venuto a conoscenza delle sue intenzioni, lo indaga per calunnia e diffamazione nei confronti dei colleghi senza che essi avessero mai presentato alcuna denuncia contro di lui; di propria iniziativa quindi. E infine l’approfondimento di quello che ritiene, tra i tanti procedimenti (5 il primo pm, 7 il secondo, con un terzo pm, che subentra loro dopo la scoperta dell’esposto al CSM, che sarà poi trasferito), quello più insensato: un volantino sindacale, a firma della segreteria provinciale del sindacato autonomo di polizia SAP, del quale … si cerca l’autore. “L’episodio per me più devastante è quello avviato contro di me, in veste di segretario provinciale del SAP, ed altri 4 poliziotti della segreteria, per un volantino sindacale “firmato”, redatto nei confronti del Questore e della Commissaria. Per quel volantino, una mattina sono piombati a casa mia 5 Finanzieri, hanno perquisito ovunque e quindi sequestrato il computer della mia famiglia. Finito qui, ci siamo spostati al Commissariato di P.S. dove lavoravo con mansioni di responsabile della sezione investigativa. Ad attenderci altri 10 uomini della Polizia e della Guardia di Finanza, pronti per una nuova perquisizione e il sequestro anche dei computers dell’ufficio. Sono state intercettate le mie utenze telefoniche, e anche quelle del Commissariato. Nella stessa mattinata, altri numerosi appartenenti alla Guardia di Finanza hanno perquisito la segreteria del Sindacato di Polizia dentro la Questura, intercettato il telefono e, incredibile, piazzato una microspia nella sede sindacale. Infine, hanno addirittura fatto degli accertamenti patrimoniali sul mio conto. E sa come i due pubblici ministeri hanno motivato il tutto? Occorreva risalire all’autore del volantino sindacale! Alla fine dei tre mesi di indagini devastanti, costose ed invasive, la scoperta: il volantino era stato redatto dai componenti della segreteria provinciale del S.A.P, come da firma! Costo delle operazioni di intercettazioni, missioni ed altro, circa 60mila euro. A carico dell’intera collettività!” Dopo 9 anni di processo, il pubblico ministero che ha sostituito il precedente - “quello che sosteneva con grande grinta l’accusa, da poco allontanato ad altra sede con, tra il resto, una contestazione per tentata concussione” -, dopo aver dichiarato che il volantino non poteva certo considerarsi un corpo di reato, ha chiesto l’assoluzione per tutti e cinque gli imputati, e lo stesso ha ritenuto il collegio giudicante perché “il fatto non sussiste”. “Sto ancora riflettendo sul fatto che, poiché quel volantino non era un corpo di reato, io non avrei dovuto subire perquisizioni, intercettazioni, sequestro dei computers, accertamenti patrimoniali e tutto il fango gratuitamente gettatomi addosso. Forse mi rivolgerò alla Corte di Giustizia Europea, forse al Ministero di Giustizia perché riconosca la responsabilità civile dei magistrati, ma la ferita inferta a me, e insieme a tutta la società minata nelle sue certezze, non si può rimarginare”. Per chi ne vuole sapere di più: www.massimoprado.it “Il candidato a sindaco del PD ha rispettato i criteri etici che avevo ritenuto prioritari per la mia scelta” Alessio Lo Giudice: “Ho deciso di accettare la disponibilità di Garozzo a indicarmi tra gli assessori in vista delle elezioni amministrative” Alessio Lo Giudice, uno dei partecipanti alle Primarie tenutesi il 7 aprile per la scelta del candidato sindaco di Siracusa, interviene sulla possibilità di far parte della giunta del centrosinistra: <Alcuni giorni fa il candidato sindaco Giancarlo Garozzo mi ha chiesto la disponibilità a essere indicato tra i propri assessori in vista delle elezioni amministrative di giugno. Ho scelto di accettare questa proposta perché la intendo come un’opportunità per dare vita a un’amministrazione che finalmente metta al centro della propria azione l’interesse generale. Ritengo anche di poter in questo modo dare un seguito al lavoro fatto con chi mi ha sostenuto alle Primarie. Si tratta di forze politiche, gruppi, movimenti e singoli cittadini che hanno manifestato di voler continuare il percorso iniziato insieme.> Lo Giudice, sulla necessità di sostenere Garozzo per contrastare il centrodestra, aggiunge: <Nelle scorse set- timane ho chiesto che, in vista delle amministrative, fossero rispettati criteri etici e politici coerenti con l’intenzione di contrapporsi radicalmente a chi ha amministrato la città negli ultimi anni. Constato con soddisfazione che tali criteri sono stati sin qui osservati, anzitutto nella definizione della coalizione e nella formazione delle liste. Inoltre, le direzioni di fondo che Giancarlo Garozzo intende seguire, in particolare nella progettazione urbanistica, nelle politiche sociali, nell’organizzazione amministrativa e nello sviluppo turistico-culturale, sono analoghe a quelle che caratterizzano la mia proposta politica. Ciò significa che la discontinuità a cui ho sempre mirato può e deve concretizzarsi davvero attraverso un lavoro di squadra di tutto il Partito Democratico, del centrosinistra nel suo insieme e di tutte le forze civiche che intendono opporsi al centrodestra.> 3 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 4 La RD prevista (al 100%) solo in tre quartieri per 17mila abitanti sul totale di oltre 124mila Il progetto Servizi di raccolta integrata dei rifiuti urbani del Comune assolutamente inadeguato alla tanto agognata gestione differenziata di E.S. - F.P. Saranno stati i cumuli maleodoranti delle ultime settimane nel centro di Palermo o i roghi di Bagheria minacciata dalla vertenza del Coinres ad interrompere il processo di costituzione delle SRR, le Società per la Regolamentazione del servizio di Raccolta dei rifiuti, ma tant’è. La Regione, temendo l’acuirsi dell’emergenza, o forse riscontrando semplicemente l’incapacità delle amministrazioni a rinunciare a quote di sovranità nel nome dell’interesse collettivo, quello ambientale ovviamente, ha accelerato il processo di attuazione della legge di riforma dei rifiuti, e in attesa che venga approvato un Piano d’Ambito per ciascun Ambito Ottimale di Raccolta (ARO) ha aperto, o forse dovremmo meglio dire abdicato, ad una gestione “immediata” dei singoli Comuni, non più vincolati a forme di coercitiva aggregazione. La direttiva dell’Assessore regionale del 4 aprile u.s. prevede che “i Comuni, in forma singola o associata e nelle more dell’adozione dei piani d’Ambito, possono procedere all’erogazione dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti e, previa approvazione dell’assessorato, procedere con i nuovi affidamenti”. In assenza del Piano d’Ambito e di una sommaria ricognizione preventiva delle infrastrutture e della logistica necessarie ad assorbire i flussi della raccolta differenziata e della separazione secco/umido, il Piano di Intervento diventa strumento surrogatorio e fondamentale per progettare le modalità di organizzazione del servizio di gestione dei rifiuti solidi urbani nel rispetto dei principi di differenziazione, adeguatezza ed efficienza . Ma che cos’è il Piano di Intervento? Un documento programmatorio che definisce le modalità organizzative del servizio di spazzamento, raccolta e trasporto e la pianificazione economico-finanziaria, con la valutazione dei costi del servizio. Il raggiungimento dei livelli minimi di raccolta e recupero non possono essere che quelli della legge nazionale e comunitaria: 1) anno 2010: R.d. 20 per cento, recupero materia 15 per cento; 2) anno 2012: R.d. 40 per cento, recupero materia 30 per cento; 3) anno 2015: R.d. 65 per cento, recupero materia 50 per cento. L’immediata possibilità di affidare il servizio di raccolta ai Comuni, e non più alle SRR, rappresenta un elemento di novità nella riforma varata da Crocetta che, se colta bene, può portare vantaggi per una amministrazione, anche se chi scrive è a sostegno di modelli di aggregazione della gestione che possano non limitarsi ai soli rifiuti, ma che possano estendere la capacità di fare servizi nei settori energetici o addirittura idrici, coniugando l’interesse economico di impresa con lo sviluppo sostenibile. Per sfruttare questa opportunità creata dall’amministrazione regionale occorre essere all’altezza della situazione. Siracusa non ha mancato di dimostrare ancora una volta la sua assoluta incapacità di cogliere le occasioni che si presentano e lo dimostra il suo Progetto Servizi di Raccolta Integrata dei Rifiuti Urbani, presentato dall’Amministrazione comunale nel gennaio 2013, che non solo non soddisfa il complesso dettato normativo della L.R. 9/2010 e le più recenti disposizioni di cui agli atti dell’Assessorato All’Energia e Servizi di Pubblica Utilità, ma risulta inadeguato alla tanto agognata gestione differenziata dei rifiuti cittadini. Risultano assenti nel progetto la previsione: di meccanismi per assicurare il pieno adempimento dell’esecuzione del contratto di servizio (lett. b dell’art 4 della L.R. 9/2010); della logistica necessaria per l’avvio della raccolta differenziata (lett. l dell’art 4 della L.R. 9/2010); di attività educative, formative e di comunicazione ambientale a sostegno della raccolta differenziata (lett. m dell’art 4 della L.R. 9/2010); di modalità di verifica dello stato di attuazione della raccolta differenziata e la qualità del servizio erogato del soggetto gestore (lett. n dell’art. 4 della L.R. 9/2010). In particolare, di questo Progetto, ciò che più rileva è l’espressa rinuncia alla raccolta integrata dei rifiuti per la quale ci si limita a fissare “alcuni picchetti ed alcune prestazioni minime” (Relazione Tecnica di accompagnamento) demandando alle Ditte in fase di gara l’elaborazione e la scelta del modello gestionale che si vuole adottare per il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata e di recupero. Demandate inoltre: le fasi temporali dell’articolazione del servizio dalla situazione attuale fino alla situazione a regime (cronoprogramma); la descrizione delle fasi economiche correlate alle fasi temporali; l’analisi dei costi, ai fini della loro totale copertura e, per finire, le modalità organizzative del servizio nonché l’individuazione delle aree idonee alla raccolta. In continuità con l’attuale situazione gestionale, la raccolta differenziata nella città di Siracusa viene concepita dall’Amministrazione come un servizio aggiuntivo al normale circuito di raccolta del rifiuto destinato allo smaltimento La raccolta differenziata viene prevista solo in 3 quartieri per 17.000 ab. sul totale di oltre 124.000 ab, senza che per questa vengano fissati obiettivi quantificabili di raccolta e di recupero. Non occorre essere dei cultori della materia ambientale per avvertire l’evidente impossibilità che il Progetto così congegnato possa rispondere ai principi di una gestione “integrata dei rifiuti”: si tratta, piuttosto, di una gestione “separata” dei rifiuti all’interno della quale si esclude la possibilità che quote considerevoli di cittadini partecipino alla riduzione quali/quantitativa dei rifiuti (rinunciando, peraltro, a qualsiasi forma di premialità correlata a una gestione tariffaria del rifiuto) e si pretende che una quota ristretta di cittadini effettui una differenziata spinta (pari al 100%) i cui benefici possano poi essere spalmati all’intera collettività per ottenere una artificiosa media statistica. L’Amministrazione non pianifica dunque il sistema di spazzamento, raccolta e trasporto, e dichiara che sarà la ditta aggiudicatrice della gara che dovrà essere capace di attuare, in quanto soggetto idoneo, quanto prefigurato in sede progettuale: alla stessa viene infatti delegato l’onere di redigere il Piano Comunale di Raccolta e il Piano di Raccolta Differenziata esecutivi in base ai quali, attenzione, l’Amministrazione potrà effettuare proprie scelte mirate, in ragione dei diversi scenari economici individuati! Che sforzo, che coraggio, che lungimiranza nella pianificazione di un servizio essenziale per il benessere e il decoro della città! Ma l’apoteosi dell’incapacità è rappresentata dalla discrezionalità con la quale l’amministrazione si riserva di quantificare i costi del servizio da mettere a bando, pari a 20.520.000,00 euro/anno, NON comprensivi dei costi di smaltimento e al netto dei proventi della RD. Discrezionalità, dicevamo, perché il Progetto non solo non argomenta il servizio ma non documenta neppure le specifiche economico finanziarie utili alla quantificazione dei costi del servizio stesso. Non ci resta che confidare nella possibilità che la Regione rigetti il Progetto, quantomeno per impossibilità di comprenderne i contenuti, e ne chieda l’emendamento per trasformarlo in uno strumento progettuale accessibile e mediamente adeguato ad un bando di gara di livello europeo. E.S. F.P. Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] “Si è giunti a un limite oltre il quale si rischia la perdita di porzioni significative del monumento” Le associazioni culturali di Augusta all’UE, all’UNESCO e al Governo “Il Castello Svevo mostra ampi squarci e profonde lesioni che minano la struttura” di CARMELO DI MAURO Con una lettera inviata al Commissario Europeo per la Cultura, al Presidente della Commissione Italiana per l’Unesco, al Ministro Ornaghi (Beni Culturali) e alle autorità provinciali deputate, l’associazione Lamis onlus, in rappresentanza delle associazioni ‘Màrilighèa, Natura Sicula Augusta, Shloq, Gruppo spontaneo donne e mamme di Augusta, Studenti non indifferenti, aderenti al progetto PartecipAgire, chiede un intervento urgente per la salvaguardia del Castello Svevo di Augusta che versa da decenni in uno stato di estremo degrado. Voluto da Federico II di Svevia e costruito tra il 1232 ed il 1242, il Castello Svevo di Augusta è costituito da un complesso di fortificazioni che occupa il lembo nord dell’Isola di Augusta e che, malgrado le profonde manomissioni, è considerato il più formidabile ed armonico baluardo tra le costruzioni a carattere difensivo. Il solo mastio, costruito nel 1239, con la considerevole superficie di 3844 mq., ci lascia intuire la grandiosità della sua superba mole e se lo valutiamo nella complessità della duplice cortina spagnola che lo avvolge, lo possiamo ri- L’evoluzione dello squarcio nel Castello Svevo di Augusta negli anni. tenere una vera e propria cittadella militare, opera unica tra le architetture sveve in Sicilia e non solo. La città di Augusta e l’intera comunità dei cittadini ripongono sulla salvaguardia e sulla valorizzazione di questo bene le proprie speranze di riscatto culturale, sociale ed economico. Da diversi anni, purtroppo, il complesso architettonico mostra, in maniera evidente, ampi squarci e profonde lesioni che ne rivelano la fragilità strutturale. In particolare, la cinta bastionata a mare è stata interessata da recenti crolli che minano l’equilibrio statico del complesso. Il problema negli ultimi tre anni si è aggravato a tal punto da indurre l’amministrazione comunale a interdire la fruizione della “passeggiata” che percorre i lati nord ed est del parco del castello, costruita, e già restaurata una prima volta, senza prima provvedere al consolidamento strutturale dei bastioni su cui insiste. La gravità della situazione è tale per cui si è giunti ad un limite oltre il quale si rischia la perdita di porzioni significative del bene culturale e la compromissione strutturale dell’intero complesso. Le associazioni coinvolte nel progetto PartecipAgire portano avanti da tempo diverse iniziative al fine di porre l’attenzione sul problema e sensibilizzare l’opinione pubblica e le amministrazioni locali sulla salvaguardia del bene. Alla luce di questi fatti, si è chiesto ai destinatari della missiva un intervento urgente affinché il complesso monumentale venga messo in sicurezza, con l’auspicio che possa trattarsi di un primo passo verso la piena riqualificazione strutturale e funzionale del monumento. 5 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 6 Tante ombre di legittimità, dubbi sulla gestione, inadempienze coi Comuni e verso gli utenti... Lettera aperta di un cittadino al Commissario dell’ATO idrico Buceti “Vorremmo incontrarla per sottoporle alcune questioncelle su Sai 8” di CONCETTO ROSSITTO Signor Commissario, mi rivolgo a Lei come semplice cittadino, come semplice componente di un coordinamento provinciale del popolo dell’acqua e come collaboratore della Civetta a cui è stato assegnato dal direttore Franco Oddo il compito di seguire le vicende della contestatissima privatizzazione del servizio idrico. Sono personalmente disponibile a conferire con Lei assieme ad altri cittadini che in questa provincia aretusea hanno profuso e stanno profondendo un impegno civico in tutte le azioni volte alla ripubblicizzazione (promozione di comitati, campagna referendaria, contributo alla proposta di legge di iniziativa popolare, sostegno ai Sindaci resistenti, informazione sugli inquietanti aspetti della gestione in corso…). Con la presente lettera aperta intendo semplicemente anticiparLe alcuni degli argomenti sui quali vorrei richiamare la Sua attenzione nel corso dell’auspicato incontro. L’affidamento ad un gestore privato è avvenuto in questa sfortunata provincia ancor prima che venisse alla luce (con un articolo 23 bis che era in realtà una leggina sollecitata da una lobby, collocata all’interno di un provvedimento legislativo più ampio, varato nell’agosto del 2008) lo sciagurato obbligo di privatizzazione dei servizi, poi cassato a furor di popolo col primo dei due referendum sull’acqua. Tale affidamento soggiace ad una esplicita condanna di illegittimità della procedura, espressa da una sentenza del CGA (290/11) che dichiara, nel caso particolare, l’impossibilità “di una scissione tra illegittimità e annullabilità”. E la sentenza citata si concludeva con una formula che certamente è di rito ma che sarà comunque da ritenere cogente: “Ordina che la presente decisione sia eseguita dall’Autorità amministrativa”. Io non ho ancora capito (e con me non lo hanno capito quanti sono impegnati in questa azione comune per la ripubblicizzazione del servizio idrico) come mai la successiva sentenza, esitata da un collegio giudicante dello stesso organismo (ma con la presenza di un solo giudice comune alla precedente commissione), sia arrivata a negare l’annullabilità, già annunciata nella precedente come inscindibile dalla illegittimità. Per il rispetto che ho della magistratura ometto di esprimere il mio sospetto e lascio che altra magistratura, ove ravvisi qualcosa di poco chiaro, indaghi e faccia chiarezza. Ma su questo punto nodale della vicenda intendo richiamare la Sua attenzione di funzionario della DIA. Poi sarà Lei a decidere se la questione per me (e per altri) incomprensibile sia degna o no di particolare attenzione. Il gestore a cui è stato affidato il servizio non ha mai onorato le clausole risolutive contenute all’art. 7 (pag. 22) del contratto stilato l’otto febbraio 2008. Chi allora presiedeva l’ATO (Nicola Bono) sollecitò ripetutamente la ditta all’ottemperanza e, di fronte a tergiversazioni e ad inadempienze perduranti, pervenne alla decisione di spiccare la diffida preludente all’annullamento del contratto. Subito dopo fu investito da denunce molto gravi, spiccate dalla società di gestione o da suoi dirigenti. Di conseguenza egli fu indotto a dimettersi dalla presidenza dell’ATO onde evitare di incorrere nel sospetto che potesse dar luogo alla reiterazione del reato di cui era accusato. Poi il giudice ha prosciolto il presidente Bono da ogni accusa e da ogni sospetto. Ma, per aver mano libera nella sua controazione giudiziaria, Bono non ha riassunto la presidenza dell’ATO. La vicenda si interseca con l’ancora più complessa ragnatela di relazioni, emersa nell’inchiesta del dicembre 2011 a firma del direttore della Civetta, tra ambienti affaristici ed alcuni elementi della Procura di Siracusa, che sono stati indagati e rimossi. Il comportamento della società di gestione in questa vicenda certamente sarà giudicato per certe connessioni e per l’iniziativa annunciata dal Presidente Bono. Sono certo che anche Lei vorrà vederci chiaro e non mancherà di esaminare tutti gli atti che Ella troverà. Ella certamente porterà all’attenzione della magistratura eventuali aspetti che possa ritenere degni di attenzione da parte dei giudici. A me (e ad altri semplici cittadini come me) sono apparse sconcertanti alcune affermazioni contenute in qualche delibera del precedente Commissario. Egli è arrivato ad annullare una precedente delibera dell’Assemblea dei Sindaci, mentre probabilmente doveva adoperarsi per la sua attuazione. Da profano, non credo che egli avesse il potere di annullarla. So che lo pensano anche i Sindaci e questo mi induce a ritenere che forse la mia opinione non è fallace. Ma, se ha annullato la delibera che invece doveva attuare, forse sarà incorso in un comportamento omissivo ed in un abuso di potere. La mia opinione non conta, ma voglio Quello che accade in città Eventi • Galleria - Spazio Trenta - via Roma 30. Mostra Personale di Kraser e E. Vit- torioso: “ BLU & SCRAPS“ - Dall’11 maggio al 2 giugno. • Galleria – Quadrifoglio - via Santi Coronati 13. “Seven” Bertrand-Cortese-LionMammana-Marchese-Ragusa-Sgarlata dal 10 al 30 maggio 2013. • Not’Art Galleria - Piazza San Giuseppe 31, tel. 0931/ 22049, Vernissage sabato 18 maggio 2013, ore 18.30 - Fuori luogo - Immagini testi e versi di Gianluca e Luciano Puzzo a cura di Giorgia Romano. • Seconda edizione di “Ritrovarsi” in via Mirabella, dedicata all’amico e collega Wolfango Intelisano - dal 26 aprile al 15 maggio 2013. • 1° maggio ...”passata la festa, gabbatu lu santu...” all’Antico Mercato, tra le iniziative, nota di merito per la banda musicale di Noto, applausi per il Direttore Cifali. • Museo Paolo Orsi 18 maggio dalle ore 9.00 alle ora 13.00 Giornata di studi Salvo Monica, scultore. alberto b. semplicemente e sommessamente sussurrarla a Lei. Vorrei condividere con Lei i miei dubbi. La società di gestione solo dopo aver ricevuto l’affidamento scoprì di non essere in grado di prendere in consegna gli impianti dei 21 Comuni? Perché allora aveva partecipato alla gara, se non era in grado di espletare il servizio? Forse intendeva finanziarsi in corso d’opera? E perché Le fu fatta la gentile concessione di poter prendere in consegna gli impianti in tre frazioni successive nel corso di un triennio? I disservizi registratisi nei Comuni del primo gruppo e le notizie dei disagi dei cittadini che già sperimentavano ed evidenziavano una cattiva gestione probabilmente contribuirono a far maturare nei Sindaci e nei Consigli Comunali la decisione di puntare verso la risoluzione del contratto di affidamento e di resistere alla consegna degli impianti della seconda e terza frazione. All’interno del CdA vennero fuori comportamenti ostruzionistici da parte di consiglieri che fecero mancare più volte il numero legale. Si voleva in tal modo ritardare ogni azione tendente alla risoluzione del contratto o comunque contraria agli interessi della gestione privata? Non lo so. Forse qualcuno avrà voluto solo evitar rischi di eventuali grane conseguenti a scelte coraggiose… Ogni supposizione è possibile e l’assenza non sarà certo un reato. Ma, visto che il contratto non era stato onorato dalla società (clausole di garanzia; avvio della gestione nei 21 Comuni; ritardi nel versamento del canone annuo…) e considerato che emergeva nelle coscienze degli amministratori anche l’illegittimità dell’affidamento, bene hanno fatto i Sindaci a mantenere il controllo degli impianti non consegnati ad un gestore che risultava da estromettere o da stracquare, come mi piace dire con felice ed efficacissima voce dialettale. D’altronde dove sta scritto che i contratti debbano essere rispettati da un solo contraente e siano da considerare non vincolanti per l’altro? Ma il gestore non la pensa così ed ha ottenuto (dal governo Lombardo) la nomina di successive ondate di commissari ad acta, inviati a realizzare, sostituendosi ai Sindaci, la consegna degli impianti. Il governo Lombardo non ha esitato a rendersi complice di una forzatura perpetrata con l’autorità amministrativa: quella di voler imporre il rispetto unilaterale di un contratto calpestato dal gestore ed impugnato dall’ATO, anche se l’iter finalizzato alla risoluzione e/o all’annullamento è stato strategicamente frenato. Nel frattempo ci sono stati aumenti del canone che non so se siano stati regolarmente autorizzati e da chi. La pregherei di controllare anche la legittimità di essi. E c’è stata, forse, una vera forma di abuso di posizione dominante nella fatturazione dell’acqua fornita ai cittadini di Siracusa, ai quali è stata fatta pagare per acqua potabile (a tariffa intera) acqua assolutamente non potabile (per superamento dei limiti di cloruri e di conducibilità, come dimostrano le analisi effettuate), che dovrebbe esser fatta pagare al massimo al 50% della tariffa intera, ai sensi della normativa vigente. Normativa nota al gestore, che l’ha applicata, per breve tempo, ai cittadini di un quartiere marittimo di Noto. Forse la stessa norma non deve essere applicata a Siracusa (dove vivono più utenti) solo perché determinerebbe una forte riduzione delle entrate del gestore? E perché il gestore ha continuato per troppo tempo a estrarre acqua dal sottosuolo facendo pagare ai Comuni l’energia elettrica, sino ad accumulare nei confronti di Augusta, Ferla (che ha impianti in comune con Buccheri, già consegnatario), Floridia e Solarino debiti che non è in grado di saldare subito e dei quali chiede una rateizzazione che si protrarrebbe sino alle calende greche? E perché ad Augusta ha fatturato anche servizi di depurazione inesistenti, di cui dovrebbe restituire adesso i relativi importi? Ecco, signor Commissario: di questo e di altre questioncelle vorrei parlarLe. E, se ci fosse tempo, Ella potrebbe ascoltare anche tante altre perplessità e tante insoddisfazioni degli utenti, che gli altri amici dei comitati sono ansiosi di rappresentarLe. Se non avrà tempo, pazienza! Sappia che su tutti i numeri della Civetta pubblicati da almeno quattro anni a questa parte Ella troverà una puntuale trattazione di questi e di altri argomenti sullo stesso tema. Sul sito lacivettapress.it (in corso di sistemazione) troverà presto tutti i numeri in archivio. Ne tragga tutto ciò che potrà tornarLe utile per la Sua azione e, aggiungerei, per le Sue indagini personali sulla vicenda. Io ho fiducia in Lei che è un servitore dello Stato e Le auguro buon lavoro. E la saluto cordialmente. Ac-cade alberto b. • Rivoluzione a Siracusa. On. Sofia Amodio su Patti: “Uniamoci”. • Messo in mora il Comune di Siracusa. Lavoratori della Coop Util Service senza stipendio da alcuni mesi. • Alessio Lo Giudice ha detto sì a Giancarlo Garozzo. Scurdammece o’ passato... • Sindaci fuori misura. Multati i manifesti di Sua Altezza Reale. L’avvocato respinge. • So-spesa l’IMU. • Musica per le nostre orecchie, Ministro Cancellieri invitata da Elio e le Storie Tese al festival di Sanremo. E vai! • Elezioni: Di Giovanni... in-certo • Compagno Lo Curzio! • Elezioni in cagnesco. Di Giovanni:”Farò fuoco e fiamme!” Acquaviva: “Ti spegnerò come un cerino”. • Grillo: “Parli come badi...”. • Ba-sole e traballanti decidono in autonomia di puntare sul Vermexio. Traffico a rischio. • I DIVI: facce da funerale. Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Eclatante il caso di uno che aveva “visto” l’urto nello stesso giorno e stessa ora in zone diverse della città Grazie al Registro dei testimoni falsi istituito dal Giudice di Pace in soli tre mesi quasi il 35% in meno di cause per incidenti stradali di MARINA DE MICHELE La notizia che il coordinatore dei giudici di pace presso il Tribunale di Siracusa, il dottore Vittorio Emanuele, aveva deciso di creare un registro su cui riportare le cause relative ad incidenti stradali verificatisi nel territorio siracusano e, tra gli altri dati utili, il nome dei testimoni dei fatti, è del gennaio scorso. Sono trascorsi 4 mesi e, a quanto pare, il risultato è stato raggiunto: il 35/32% di cause in meno. Il dottore Emanuele ha colto nel segno dunque, e c’era da aspettarselo dal momento che tutto è nato dalla semplice osservazione di alcune anomalie. La più eclatante, quella del testimone presente nello stesso giorno e nella stessa ora in due punti diversi, lontani, della città. Testimoni falsi quindi e, a volte, oltre a nomi troppo spesso ricorrenti in questa veste, secondo quanto riferisce il dottor Emanuele, anche qualche nome di avvocato ritorna spesso, ma sicuramente, in questo caso, una semplice coincidenza. Ovviamente nei casi ipotizzati di falsa testimonianza i fascicoli sono stati immediatamente avviati alla Procura per accertare l’illecito. Una banca dati preziosa quindi, indispensabile non solo per scoprire truffe e reati ma anche per snellire il carico di lavoro che viene gestito dall’ufficio: “Siamo da soli un piccolo tribunale per la mole di procedimenti che trattiamo” commenta Vittorio Emanuele. Impossibile non affrontare con lui, che è stato un protagonista di quella stagione, l’epilogo dell’affaire ztl in Ortigia. Tra l’ottobre 2004 e il 2005, sindaco Giambattista Bufardeci, furono circa 60mila le contravvenzioni dell’importo di circa 75 euro ciascuna, elevate per violazione del divieto di transito nel centro storico. Una questione travagliatissima per la pessima gestione che se ne ebbe. L’approssimazione con cui Il giudice dott. Vittorio Emanuele si predisponeva il verbale di accertamento dell’infrazione, le modalità scorrette con cui lo stesso veniva notificato ai trasgressori, la segnaletica non a norma con cui si indicava il divieto, e infine, elemento di nullità degli atti, l’ulteriore grave vizio di incompetenza che inficiava le ordinanze istitutive della zona a traffico limitato in Ortigia: tutte queste le cause di uno dei più grandi flop della vita amministrativa della città. Articoli di stampa (quelli della nostra redazione in particolare), servizi in televisione, sedute del consiglio comunale per discutere cosa fare: un caos indescrivibile, mentre la giunta Bufardeci, con serafica supponenza, persisteva in errori madornali. Da qui una miriade di ricorsi contro le contravvenzioni: 11mila in due anni (ovviamente ogni ricorso conteneva un numero variabile di contravvenzioni contestate). Almeno la metà venne annullata. Un danno incalcolabile all’amministrazione della giustizia, ingolfata da procedimenti che si sarebbero potuti evitare, sconvolti i tempi e l’ordinaria gestione di tutte le cause civili, con un dispendio di risorse impossibile da quantificare in termini monetari dato l’impiego di strumenti e uomini. E poi le spese sostenute dal Comune, condannato, ma solo da una certa data (il dicembre del 2005) per la magnanimità dei giudici, anche al pagamento delle spese processuali: 125 euro a ricorso. “Facendo un calcolo grossolano si arriva a circa un milione di euro - dice il dottore Vittorio Emanuele. Eppure, anch’io chiesi al sindaco di annullare tutto, in autotutela, ma non volle sentire ragioni convinto di essere nel giusto. Si è chiusa solo un paio d’anni fa l’unica causa finita in Cassazione”. Precisava infatti in una sua nota l’avvocato Paolo Magnano, il primo a predisporre ricorsi giuridicamente ineccepibili: “Tra il 2006 e il 2007 abbiamo assistito al sistematico annullamento giudiziale dei verbali di contravvenzione e le centinaia di sentenze, mai impugnate dal Comune soccombente, sono divenute definitive. Tutte tranne una, la prima, contro la quale, è da ritenere più per ragioni “politiche” che per ragioni giuridiche, il Comune ha proposto ricorso per Cassazione. A distanza di cinque anni, e precisamente con sentenza depositata solo il 9 giugno scorso (2010 ndr), la Suprema Corte ha rigettato il ricorso, condannando il Comune al pagamento delle spese processuali. Motivo del rigetto: il Sindaco non è competente ad emettere le ordinanze ZTL che, al contrario, rientrano nelle attribuzioni del Dirigente comunale. Esattamente quanto da subito sostenuto nel ricorso oltre, in particolare, ai dirimenti errori di notifica e relativi alla segnaletica”. Doppio dunque il danno per la collettività: il mancato introito di tutte le somme relative alle contravvenzioni annullate e le rilevanti spese relative alle notifiche così irregolari da qualificarsi come inesistenti. Risvolti di danno che probabilmente non sono mai approdati alla Corte dei Conti affinché i responsabili ne rispondessero risarcendo l’amministrazione e un profondo vulnus nel rapporto con la cittadinanza da parte di un Ente che anziché essere al servizio dei Siracusani si è atteggiato a persecutore assetato di denaro. “A questo punto Crocetta imponga che le trasmissioni telefoniche e televisive avvengano solo via cavo” Il dott. Emanuele (21 anni nei centri radar): “Le parabole dei ponti radio del Muos emettono onde a fascio fisso verso i satelliti e quindi non le irraggiano all’intorno” Il dottor Vittorio Emanuele, coordinatore dei giudici di pace presso il Tribunale di Siracusa, è stato per 21 anni ufficiale dell’Aereonautica e ha lavorato sia nei centri radar (18 anni a Siracusa e 3 a Mortara) sia, per 5 anni, nella base nucleare di Comiso. Forte di questa esperienza, e di una salute invidiabile - “nessun danno di quelli paventati si è registrato tra noi che lavoravamo a distanza di 15-20 metri dalle antenne radar con frequenze oscillanti tra 4/10 giri al minuto, un passaggio sullo stesso punto ogni 6 secondi quindi” – nel dibattito acceso sul Muos di Niscemi, si dichiara convinto dell’inesistenza di un qualsiasi pericolo per la salute umana e ironizza divertito sulle prese di posizione del Presidente della Regione Sicilia. “Ho sentito il governatore, in un’intervista, confondere le antenne radar con i ponti radio del Muos. I radar sono forniti di un’antenna rotante che emette onde elettromagnetiche a 360°, mentre le parabole dei ponti radio del Muos emettono onde a fascio fisso verso i satelliti e quindi non irraggiano onde all’intorno. Parliamo di effetti diversi, quindi! D’altra parte, tutti noi siamo continuamente bombardati sia da onde elettromagnetiche che da raggi cosmici, fatti naturali pertanto ineliminabili, ed anche da tutte le onde prodotte dalle parabole che fanno parte del sistema di telecomunicazione e di trasmissione televisiva. A questo punto, se il presidente Crocetta volesse davvero salvaguardare la salute dei Siciliani, dovrebbe impedire le trasmissioni telefoniche e quelle televisive via ponte radio e pretendere che esse avvengano solo via cavo. Non solo: dovrebbe anche emanare un decreto di divieto di sorvolo dello spazio aereo siciliano per tutti i satelliti che si muovono sopra di noi”. Quindi ritiene con il fisico Antonino Zichichi che non c’è da temere alcun danno per la popolazione? “Considero il professore Zichichi una delle menti più brillanti che la scienza italiana possieda e credo che proprio per le sue dichiarazioni su questo argomento la carica di assessore gli sia stata revocata, scelta che ritengo del tutto improvvida. Anche per quanto riguarda il nucleare concordo. Nella base di Comiso si effettuavano periodicamente esercitazioni di dispiegamento dei missili a testata nucleare (ne erano lì stanziate circa 120) ma nessuno ha mai subito alcun danno, a riprova dell’attenzione e dell’alto grado di sicurezza con cui gli Americani gestiscono la materia. E d’altra parte si trattava di proteggere un personale costituito da 6500 addetti più le famiglie. “Non vedo poi come il Governatore possa non tener conto del fatto che l’Italia fa parte dell’Alleanza Atlantica e ha quindi degli obblighi di carattere internazionale nell’ambito della difesa territoriale, oltre a considerare che, in base agli accordi bilaterali, mi risulta che i terreni dati in concessione agli Stati Uniti godano di una sorta di extraterritorialità e che siano di loro esclusiva competenza. A tal proposito ricordo che, mentre ero nella base di Comiso e sostituivo il comandante, si verificò il suicidio di un militare americano. Intervenne la Procura di Ragusa ma dovette dichiarare la chiusura delle indagini per difetto di giurisdizione nazionale in base ai trattati in vigore all’epoca. Lo so bene, perché trattai personalmente la questione giuridica. E infine il governatore dovrebbe rammentare che lo statuto siciliano non attribuisce alla Regione competenze di interesse militare e della difesa in generale. Maggiore prudenza e saggezza sarebbero auspicabili”. 7 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 8 Nonostante investimenti strutturali per vari milioni di euro, la fuga dai nostri ospedali non si arresta In Chirurgia dell’Umberto I° stanzette con 2/3 pazienti, infissi degradati carenti condizioni microclimatiche. E comitati e operatori sanitari tacciono... di ALESSANDRO MORALE Molte risorse sono state investite dalla regione siciliana dal 2009 ad oggi per rispondere alle esigenze della popolazione della provincia regionale di Siracusa in materia di sanità, che si dimostrava carente di dotazioni strumentali essenziali per un abbattimento sia delle lunghe liste di attesa sia per contenere la mobilità extra provinciale che risultava essere, in fase di programmazione, del 29% circa. Per aumentare notevolmente le potenzialità delle strutture sanitarie dell’ASP Siracusa si è provveduto ad acquistare due risonanze magnetiche, una destinata all’ospedale Di Maria di Avola e una installata all’Umberto I di Siracusa, poi sono state acquistate anche tre T.A.C. di ultima generazione a 64 strati, è stato ultimato l’ospedale di Lentini, sono stati rimodernati diversi reparti dell’Umberto I°, si sta ultimando il bunker per la radioterapia, eccetera, in pratica milioni e milioni di euro. Ma i risultati non sembrano essere quelli annunciati, infatti la mobilità extra provinciale è rimasta invariata, quindi si presume che l’esodo dei cittadini siracusani verso la sanità catanese non è causato da carenze di dotazioni strumentali ma dalla mancanza di fiducia, determinata evidentemente da altri fattori, alcuni dei quali potrebbero essere la forse non perfetta accoglienza, gentilezza, pulizia e soprattutto l’inadeguatezza di alcuni reparti. Prendiamo ad esempio il reparto di chirurgia dell’Umberto I°, diretto dal dott. Pietro Tinè, anche perchè quello che stiamo per descrivere è stato a noi segnalato da una paziente lì ricoverata per una settimana la quale ha dichiarato che, a costo di morire, in quell’ospedale non ci andrà più. Il reparto sembra essere al di sotto degli standard strutturali ed anche carente dal punto di vista igienico, ci sono camere di degenza piccolissime dove è presumibilmente impossibile rispettare la privacy e le minime norme igienico sanitarie. In stanze da 1215 mq circa convivono da due a tre pazienti, quando gli standard minimi prevedono 12 mq per il primo letto e sette mq per ogni letto aggiuntivo per un massimo di quattro letti per camera; praticamente in mezzo reparto hanno organizzato un intero reparto. Poi ci sono infissi degradati che non riescono a contenere gli spifferi, l’ingresso di polveri e di sgraditi insetti che in un reparto come la chirurgia possono fare sviluppare infezioni ospedaliere anche molto gravi. Per chi non lo sapesse, ci preme informare che in generale si dice infezione ospedaliera quella contratta dal soggetto in ospedale e che si può manifestare sia nel corso del ricovero, sia dopo la dimissione e che in italia fa più morti che gli incidenti stradali. Spesso sono carenze strutturali, organizzative o semplicemente igieniche che determinano l’infezione in un ricoverato, può essere sostenuta da germi patogeni tradizionali, come salmonelle e virus dell’epatite, o più di frequente, dai cosiddetti microrganismi opportunisti. Può determinare un allungamento della degenza (costi umani ed economici aggiuntivi) e talora anche la morte. Un pericolo è rappresentato proprio dall’affollamento, più malati in una stanza con spazi così ridotti possono trasmettersi vicendevolmente germi, questo rischio espone i pazienti al cosìddetto fenomeno delle infezioni crociate che viene ancora più accentuato con l’affollamento dei visitatori. Questa gravissima condizione la si può paragonare al sopraffollamento delle carceri ma evidentemente questa per ASP Siracusa è meno grave visto che nessuno ne parla. Un’altra strana anomalia è la presenza di due climatizzatori in ogni camera: in un ambiente così piccolo non se ne comprende la necessità e vorremmo che chi di dovere ci spiegasse come possono essere utili al mantenimento di un adeguato microclima. In una camera di degenza si dovrebbero assicurare le seguenti condizioni microclimatiche: temperatura interna invernale non inferiore a 20°C , temperatura interna estiva non superiore a 28°C, umidità relativa 40% - 60%, ma da come è disposto l’impianto non è semplice garantire tali parametri ed anche lo spreco del consumo energetico è da valutare. Per ottimizzare le risorse economiche sarebbe necessario rinnovare gli infissi deteriorati dal tempo che provocano una inevitabile dispersione termica che a sua volta provoca un alto consumo di energia elettrica (costi). Probabilmente programmare i lavori per una adeguta messa a norma delle camere potrebbe portare un rientro economico che ne azzererebbe i costi e ridarebbe la dovuta dignità ai pazienti ricoverati. A questo punto ci si chiede: se fosse una clinica privata accreditata al ssn, i nas come reagirebbero? Che cos’è l’accreditamento? Chi verifica i requisiti ogni 5 anni? L’accreditamento istituzionale al Servizio Sanitario Nazionale è un iter autorizzativo a cui si sottopongono le strutture sanitarie private e pubbliche e si dimostra il possesso di una serie di requisiti strutturali, tecnologici, impiantistici ed organizzativi, per poter esercitare prestazioni mediche per conto del Servizio Sanitario Nazionale. L’Iter di accreditamento segue normalmente il processo di autorizzazione che rende lecito l’esercizio delle attività sanitarie da parte di qualsiasi soggetto pubblico o privato in possesso di requisiti minimi prestabiliti e verificati. Una volta compreso il significato di accreditamento, è ancora più incom- prensibile come si possa mettere a rischio lo stesso con tale organizzazione, incuria e degrado inspiegabili visto che fino ad oggi non risultano mancati pagamenti delle retribuzioni sia per il personale sanitario che per la dirigenza. Forse è giusto che chi ha delle responsabilità e che per questo è lautamente retribuito si presti al servizio della collettività con il massimo impegno per fare rientrare nella normalità tutte le criticità evidenziate, perchè per un servizio così i cittadini siracusani si dovrebbero vedere rimborsare almeno una parte dei 1700 euro circa procapite che pagano ogni anno come contributo al SSN. La cittadinanza si aspetta che siano anche le associazioni di volontariato presenti all’Umberto I° a vigilare: il tribunale dei diritti del malato, cittadinanza attiva, il comitato consultivo, potrebbero essere utili anche ad evitare che un reparto arrivi a toccare un così basso livello di sicurezza per la salute sia dei degenti che degli operatori, e non limitarsi a raccogliere reclami. Probabilmente dovrebbero pensare di più e con maggiore impegno a controllare e prevenire che i diritti dei cittadini non vengano disattesi e adoperarsi per contrastare simili organizzazioni anche a rischio di perdere qualche amicizia illustre. E’ soprattutto inconcepibile che gli stessi operatori sanitari non si siano opposti all’organizzazione di un servizio che oltre a mettere a rischio la salute dei pazienti può compromettere il risultato delle cure da loro prestate con tanto impegno dedizione e passione richiesti dall’esercizio dell’attività medica ed infermieristica. I massimi vertici regionali hanno il dovere di fare luce su queste questioni e di dare un segnale ai cittadini che le istituzioni vigilano e sono determinate ad intraprendere azioni vigorose per risolvere le ormai preistoriche logiche di gestioni indecorose della cosa pubblica anche perchè fino ad oggi direttori generali e commissari straordinari sono da loro nominati. Dopo 12 anni, ecco l’ottimo restauro del ponte umbertino pubblicizzato a più non posso da un discusso assessore Il ponte umbertino era durato circa un secolo. Poi nel 2000 un discusso assessore decise di restaurarlo approfittando dei fondi per la protezione civile. L’opera fu eseguita e pubblicizzata con tanto di pompa magna e strombazzamenti. A distanza di pochi anni ecco il risultato. Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] “L’antimafia sociale per una nuova cittadinanza” con la presenza di giovani di varie nazioni europee Libera: “È la prima volta che troviamo aperte le porte di questa città Si vede che è cambiata l’aria nel Palazzo Comunale di Augusta” di CARMELO DI MAURO Lo splendido salone di rappresentanza del comune di Augusta diventa, per un pomeriggio, luogo di incontro e di dialogo tra culture diverse, unite dal desiderio di parlare di legalità e di lotta alle mafie. È accaduto lo scorso martedì quando decine di giovani studenti, accompagnati da alcuni insegnanti, provenienti da diverse nazioni europee, dalla Romania alla Grecia, passando per Ucraina, Moldavia, Francia, Bielorussia, si sono ritrovati nel Palazzo di Città per un incontro pubblico con Umberto Di Maggio, rappresentante regionale di “Libera”. Il meeting, intitolato “Questa terra un giorno sarà bellissima - L’antimafia sociale per una nuova cittadinanza”, è stato voluto dalle associazioni “Area teatro” e “Lunaria” ed è stato organizzato nell’ambito di “acting out”, progetto di formazione finanziato da “Youth programme”, un programma europeo che “ha lo scopo di ispirare il senso di cittadinanza europea attiva, la solidarietà e la tolleranza tra i giovani europei e di coinvolgerli nel plasmare il futuro dell’unione”, come si apprende dal sito ufficiale della Commissione europea. Come spiegato dagli organizzatori, l’incontro avvenuto ad Augusta rientra in un percorso formativo dedicato alla legalità, della durata di una settimana, tenuto presso il convento di San Sebastiano a Melilli, struttura che ha anche ospitato i partecipanti, utilizzando come principali strumenti didattici il teatro e i metodi propri dell’educazione non formale. Non è un caso che l’incontro si sia svolto ad Augusta; lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose, infatti, ha reso quanto mai attuale il problema della legalità e sempre più urgente l’esigenza di discuterne. Tra i promotori dell’iniziativa anche “Area teatro”, associazione che ha fatto della messa in scena uno strumento di divulgazione e di educazione sul tema della legalità. “Siamo in giro per l’Italia da anni con i nostri progetti – spiega Ivano Di Modica, uno dei responsabili di “Area teatro” – ma questa è la prima volta che troviamo le porte aperte nella nostra città, si vede che è cambiata l’aria in questo palazzo. Questo è un momento di formazione su legalità e cittadinanza attiva e noi speriamo si possano portare ad Augusta anche altri progetti.” Vibrante il richiamo all’impegno di ciascuno nella battaglia per la legalità proposto dal Commissario al Comune di Augusta, il Prefetto Maria Carmela Librizzi, che dopo aver spiegato agli ospiti stranieri le ragioni del proprio insediamento e i contenuti dell’attività svolta dalla commissione, sottolinea di essere convinta che “ognuno debba giocare il proprio ruolo nella lotta all’illegalità e alla mafia, anche l’arte, la cultura e con loro il teatro. Nessuno deve morire per aver svolto in pieno il proprio lavoro. In questo senso, ha grande importanza la frase usata come slogan per l’incontro di oggi (questa terra un giorno sarà bellissima) che è stata pronunciata da Paolo Borsellino. Del resto, occorre anche sottolineare che senza il rispetto delle regole non ci sono civiltà e progresso.” Spetta a Nikita, studente di geografia proveniente dalla Romania, rivelare parte dei contenuti del lavoro svolto dal gruppo in questi giorni. “Ho avvertito un sentimento molto forte – spiega - nei confronti di tanti giovani impegnati su un tema così grave e delicato come la lotta alla mafia. In molti dei nostri paesi, questo problema è considerato un tabù. Nello svolgimento del nostro progetto abbiamo chiesto ai ragazzi di proporre una propria definizione di legalità, ne sono venute fuori ben 3 tutte diverse tra loro”, ma unite da parole ricorrenti quali legge, valori, diritti il cui uso spesso scivola nella verbosa retorica politica, ma che in questo pomeriggio ad Augusta vive di contenuti profondi. Proprio quelli che si colgono nella parole appassionate di Umberto Di Maggio. “C’è un’immagine della Sicilia come terra di mafia – inizia il rappresentante regionale di “Libera” - e ci vuole coraggio a scegliere questa terra per trascorrere parte del proprio tempo. Troppi associano la città da cui vengo, Palermo, con la mafia e per tanto tempo mi sono vergognato della mia carta di identità. Questo ai siciliani non deve più accadere e sono riconoscente a chi sceglie, come voi, la Sicilia. Voi oggi rinascete siciliani e vi sono riconoscente per il vostro coraggio. La Sicilia non è solo terra di mafia, è anche la terra dell’antimafia e sono più i siciliani liberi di quelli che decidono di non esserlo. Noi abbiamo la forza della cultura e della conoscenza, non ci interessa accumulare ricchezze inutili, vogliamo essere ricchi di relazioni ed oggi incontrando voi siamo tutti più ricchi. Essere siciliani significa avere coraggio e fiducia, anche se la lingua siciliana è priva di verbi coniugati al futuro.” Chiamato dagli studenti a raccontare qualcosa in più sulle attività dell’associazione voluta da don Ciotti, Di Maggio aggiunge: “Libera fa parte di un network internazionale chiamato “flare”, freedom, legality and rights in europe, una rete di organizzazioni impegnate a combattere il crimine organizzato internazionale. Insieme alle altre associazioni che ne fanno parte, siamo impegnati nel tentativo di introdurre nella normativa comunitaria una legge simile a quella che in Italia permette la confisca dei beni alla mafia.” Le iniziative di “area teatro” non terminano con questo incontro, grazie al supporto della commissione presieduta dal Prefetto Librizzi, infatti, lo spettacolo “mafia off”, prodotto dalla stessa associazione e di recente rappresentato su tante piazze italiane, sarà replicato anche nelle scuole di Augusta. Piccoli grandi passi, per costruire una città nuova. 9 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 10 “Temiamo che, come nel 2009, ci sia l’intenzione di affidare la gestione dei servizi a Beni Culturali” Gugliotta (Cgil): “La pazienza dei lavoratori Novamusa ha un limite o Crocetta è in grado di dare risposte al sindacato o riprenderemo la lotta” di STEFANIA FESTA Sono ancora in attesa di risposte concrete sul loro futuro lavorativo gli ex dipendenti di Novamusa e de I luoghi dell’Arcadia, le due società estromesse dalla gestione dei siti archeologici e museali di Siracusa ed Agrigento in seguito alla delibera dirigenziale regionale dello scorso dicembre. Una vicenda non scevra di ombre e che la dice lunga sulla progettualità, o per meglio dire, sulla mancanza di progettualità in materia di gestione dei beni museali e delle aree archeologiche che sembra tristemente caratterizzare la nostra regione. “Il ‘caso’ – ci spiega Stefano Gugliotta – segretario provinciale Filcams CGIL di Siracusa – è stato creato da Crocetta, che ha anche promesso di trovare una soluzione. Se il nostro governatore vuole avere l’imprimatur di creare un problema per poi risolverlo, beh, che allora lo risolva, perché questa è una situazione che sicuramente non può continuare all’infinito.” Rosario Crocetta, attraverso la stampa, viene a conoscenza del fatto che Novamusa, gestita da Mercadante, si sia indebitamente appropriata di 40 milioni di euro, somma che la società avrebbe dovuto versare alla regione Sicilia quale percentuale dei proventi ricavati dalla vendita dei biglietti, ma che non è mai stata incassata dall’amministrazione regionale. Sotto la spinta dell’opinione pubblica e in piena conformità con il suo modus operandi, il governatore della Sicilia decide di esautorare la società dalla gestione dei beni culturali e archeologici. Così Sergio Gerardi, dirigente del dipartimento beni culturali, su indicazione della giunta, firma la ormai famosa delibera dirigenziale n. 304, con la quale estromette Novamusa e I luoghi dell’Arcadia dalla gestione dei siti affidando temporaneamente il servizio al personale della Soprintendenza. “Quello che era un servizio completo di accoglienza al turista – continua Gugliotta – con tanto di bookshop, caffetteria, assistenza e informazione, si è trasformato in un mero servizio di biglietteria. Questo non è certamente il modo migliore per valorizzare i siti archeologici, soprattutto a stagione turistica avviata. Si è creato un blocco nell’ambito delle aree archeologiche e museali che a noi sembra prettamente strumentale, perché il problema da loro sollevato non sussiste.” Il bando, infatti, è già stato espletato ed assegnato alla Jumbo Grandi Eventi, di cui fa parte anche Civita, società interessata per i lotti di Siracusa, Messina e Agrigento. La protesta dei lavoratori Nel bando è anche inserita una clausola occupazionale che prevede l’assorbimento del personale di Novamusa e de I luoghi dell’Arcadia nella nuova società appaltata. “Crocetta – afferma il segretario della Filcams CGIL – ha disposto il blocco del bando perché, a suo dire, non è stata inserita una clausola per quanto riguarda la legge sull’antiriciclaggio. Così, il 31 gennaio scorso, si è rivolto all’avvocatura di Stato per un parere, la quale non ha ancora risposto, e questo è emblematico dell’insussistenza della questione.” A questo bisogna aggiungere un atto di indirizzo votato all’unanimità dalla V Commissione lavoro, che prevedeva di procedere con l’aggiudicazione e, nelle more dell’aggiudicazione, di assumere provvisoriamente gli ex dipendenti di Novamusa e I luoghi dell’Arcadia attraverso la SAS, la società in-house della regione Sicilia. “Questo atto di indirizzo – continua Stefano Gugliotta – è stato letteralmente ignorato dal governo regionale, e questo rafforza la nostra sensazione che si stia strumentalizzando la questione Novamusa per altri fini.”Già nel 2009 era stato sollevato un altro ‘caso’ Novamusa, finalizzato, come avvenne a Palermo, ad estromettere i lavoratori di questa società per inserire i lavoratori di Beni Culturali spa, ex Spadafora. A Siracusa, grazie all’operato della segreteria provinciale della Filcams, questa manovra si concluse con un nulla di fatto per Beni Culturali, ma adesso la storia sembra ripetersi. “Noi abbiamo timore – spiega il segretario provinciale della Filcams – che que- sto blocco possa essere dettato dalla volontà politica di affidare la gestione di questi servizi a Beni Culturali, per assumere altri lavoratori al posto di chi ha già un diritto sancito pure da una gara.” La vicenda diventa ancora più nebulosa se si considera il fatto che le nuove gare per l’appalto della gestione dei beni archeologici e museali escludono qualsiasi possibilità da parte del gestore di appropriarsi dei fondi non versandoli alla Regione. Diversamente da come accadeva prima, infatti, il bando prevede che il concessionario acquisti i biglietti dall’amministrazione regionale pagandoli in anticipo, proprio per evitare il ripetersi di casi come Novamusa. Un’altra questione che lascia perplessi è perché, invece di permettere che 40 famiglie siano senza stipendio da ormai quattro mesi, non si cerchi la responsabilità di chi abbia permesso che il credito avanzato dalla regione Sicilia nei confronti di Novamusa passasse dai 18 milioni di euro del 2009 ai 40 milioni di euro del 2012. “Noi abbiamo avuto un incontro con l’assessore Sgarlata – conclude Stefano Gugliotta – e, sulla sua parola, abbiamo sospeso tutti gli stati di agitazione e le occupazioni dei siti archeologici che erano in corso, perché lei aveva affermato di avere a cuore la situazione e che avrebbe trovato una soluzione in tempi brevi. Sono passati ben due mesi, e la pazienza dei lavoratori ha un limite. O il governo Crocetta, e quindi la Sgarlata sono in condizione di convocare il sindacato e dare delle risposte, o le azioni saranno consequenziali.” L’immagine dell’evento spesso oscilla tra lo spettacolo di caratura mondiale e la fiera paesana Iniziate le rappresentazioni classiche, gioiello culturale della nostra città Ma hostess e maestranze sempre le stesse, servizi che non rilasciano scontrini... Iniziata questo fine settimana la 49a edizione delle rappresentazioni classiche. Un rito che si rinnova da quasi 100 anni: 1914 l’anno del debutto sotto la Direzione di Ettore Romagnoli con scene di Duilio Cambellotti. Vanto e delizia della nostra realtà sociale, gioiello del nostro repertorio culturale, sicuro biglietto da visita per promuovere l’immagine di Siracusa nel mondo, tradizione invidiata da molte città più importanti che non possono vantare un simile evento di altissimo profilo. Un appuntamento che è diventato elemento inscindibile della storia siracusana che tuttavia traccia un profilo non del tutto privo di dubbi e sospetti. Più volte sotto l’occhio del ciclone, di frequente criticata per le “dipendenze” dalla politica, spesso additata dall’opinione pubblica come centro di occupazione clientelare e di sperpero finanziario, l’INDA è stata anche oggetto di indagine della Magistratura. Senza nulla eccepire sul valore e sulla qualità degli spettacoli offerti, qualche appunto va invece rivolto verso i cosiddetti “servizi collaterali” che sono stati spesso definiti di dubbia trasparenza e di scarsa qualità. Negli anni in molti si sono lamentati per esempio della selezione del personale di accoglienza (quasi sempre le stesse hostess, nonostante un formalizzato sorteggio) magari non parlante lingue straniere e dai modi non sempre garbati. Per non parlare delle maestranze (anche quelle sempre le stesse), oppure del servizio di bookshop, pare affidato al personale di custodia del Teatro Greco che non rilascia scontrini fiscali e lo stesso dicasi per il noleggio dei cuscini o del punto ristoro. Ai più è sembrato sempre abbastanza strano che la gestione di un simile evento da parte di un Istituto Nazionale tanto rinomato non si sia mai posta l’esigenza di annunciare le modalità di affidamento di tali servizi, se vengono considerati titoli e competenze, quanto si ricava da essi e se vengono rispettate le prescrizioni legali e fiscali al punto che l’immagine delle Rappresentazioni Classiche spes- so oscilla tra l’evento di caratura mondiale e lo spettacolo da baraccone o da fiera paesana e delle cui eventuali ombre mai nessuno ha ritenuto di approfondire e chiarire più di tanto. E non vogliamo neppure addentrarci nelle questioni di carattere prettamente idealiste di chi pensa che gli spettacoli (per il loro allestimento) “danneggiano” inesorabilmente il monumento, negli anni e nei secoli troppo sfruttato e consumato, oppure che lo sottraggono (per oltre due mesi e nella stagione migliore) alla piena fruizione dei visitatori che pagano un prezzo salato per fruirne in modo precario. Ma noi ci vogliamo sbagliare e magari convincere che simili appunti sono solo frutto di scarsa informazione o errata interpretazione e valutazione, confidando che pur tuttavia i punti di forza e di ritorno delle rappresentazioni sono di gran lunga maggiori dei punti di debolezza e di criticità. All’attuale Commissario straordinario dell’Ente, dr. Giacchetti, il compito, nel caso fosse necessario, di fugare ogni dubbio. In ogni caso ad assolvere e salvare Siracusa ci penserà sempre la bellezza. La bellezza, la parmigiana e le rappresentazioni classiche. Lucio Di Battista Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] L’iniziativa, coinvolgendo gli stati rivieraschi, farebbe della città la sede di un Evento annuale di alto profilo Lettera aperta all’Assessore ai Beni Culturali Maria Rita Sgarlata Un Festival del Mediterraneo per coniugare cultura, turismo e Genius Loci di ROBERTO FAI Cara Assessore, augurandomi che la fase di comprensibile rodaggio in Assessorato stia per concludersi, mi auguro possa trovare modo di inaugurare nelle prossime settimane – pur se incalzata da problemi lasciati insoluti dai suoi predecessori, o legati a difficoltà di un settore che merita una inedita attenzione – uno stile di relazioni, nelle diverse realtà siciliane, al fine di mettere a sistema – pur dentro le oggettive compatibilità che vincolano la difficile condizione finanziaria della Regione – una mappa di interventi sul terreno della Cultura, coinvolgendo quelle competenze (saperi, specialisti, idee, creatività, progettualità) che sono presenti in Sicilia e che si augurano di essere ascoltate. Se l’ambito dei Beni Culturali ha un’ampia ed articolata funzione – dai Musei, ai Parchi archeologici, alla tutela dei centri storici, eccetera –, ritengo esista uno spazio significativo relativo al campo degli “Eventi turisticoculturali”, su cui purtroppo i suoi predecessori o hanno miseramente fallito, oppure sono incappati in squallide vicende giudiziarie. Consegnando quest’ultimo tema alla magistratura, è sul primo che occorrerebbe aprire una forte discontinuità, come denunciato nei mesi scorsi dalla Commissione Cultura dell’Unione Europea, che ha elencato alcuni Eventi culturali (sic!) siciliani che hanno letteralmente sprecato denaro pubblico (siciliano ed europeo) realizzando iniziative raffazzonate e prive di ogni valore produttivo e/o turistico nei rispettivi territori. Non farò l’elenco, d’altra parte, a Lei noto, di cui esiste qualche esempio eclatante anche a Siracusa. Alla luce di ciò, provo qui ad anticiparle l’idea di un “Evento culturale” che, per le sue ricadute turistiche, meriterebbe una cabina di regia tra i due Assessorati. Anche perché, o si esce definitivamente dalla sagra della ricotta, o delle polpette o dal festival provincialistico in qualche sparso comune siciliano – stante che l’inesorabile logica “Locale/Globale” impone oramai (se si vuol stare sul mercato del turismo culturale) la capacità di ideare eventi che penetrino in un circuito di attenzione di alto profilo (e, ad di là di ogni giudizio di merito, l’INDA rimane in Sicilia il paradigma più significativo che lega insieme “genius loci” siracusano, proiezione nell’immaginario senza tempo e turismo) –, oppure questa Regione e Siracusa saranno condannati ad una deriva impotente e di basso profilo. L’idea a cui penso è quella di una vera e propria “inventio” che metta al centro un’altra dimensione del Genius Loci della Sicilia, facendo di Siracusa il luogo di un Evento culturale, originale, a cadenza annuale, che riproponga, per L’assessore ai beni culturali regionale Mariarita Sgarlata analogia – destagionalizzato (ottobre o aprile) –, l’attenzione nazionale che le Tragedie classiche esprimono con la loro fascinazione. L’idea è quella di un Festival del Mediterraneo, giocando il titolo – ma è solo un suggerimento – di “Saperi e Sapori del Mediterraneo”, che ben sintetizza la ricchezza plurale dei saperi (il corredo dei linguaggi da mettere in campo: musica, teatro, cinema, letteratura, arte, libri/editoria, filosofia, ecc) e sapori (cioè la plurale dimensione enogastronomica di specifica pertinenza mediterranea: da quella siciliana a quella magherbina, a quella spagnola, ecc..). Provo ad immaginare lo snodarsi del Festival dentro lo scenario che va dal Castello Maniace ai tanti spazi di Ortigia, disseminando per 4-5 giorni stand espositivi di vario genere, iniziative, Lectio magistralis di ospiti prestigiosi (per dare l’idea che del Festival possa e debba parlarsi in tutt’Italia: dal Premio Nobel per la Letteratura, il turco Orhan Pamuk, a Umberto Eco, da Predrag Matvejevic a Massimo Cacciari, solo per fare esempi iniziali), mostre d’arte, cinema, musica, coinvolgimento di trattorie e ristoranti tra proposte di cucina etnica e mediterranea, sino a prevedere, per ogni anno di realizzazione dell’evento, la presenza di un Paese ospite – dalla Libia al Marocco, dalla Tunisia alla Spagna, come esempio – con un vasto corredo di stand espositivi della produzione più tipica della cultura (arte, letteratura, enogastronomia, ed altri segni merceologici) del Paese ospite. Immagino la costruzione-ideazione di questo Festival del Mediterraneo come il punto terminale – sì, un “Evento” – di un intenso e molecolare lavoro organizzativo di una qualificata Cabina di regia che sappia coinvolgere (almeno 8-10 mesi prima) scuole, Università, operatori culturali, associazioni, istituzioni, categorie, imprenditori, operatori commerciali, ecc., affinché la concreta realizzazione della manifestazione – i 4-5 giorni indicati – possa tradursi, non soltanto nell’offerta (alle migliaia di persone partecipanti) degli aspetti positivamente effimeri (musica, arte, cinema, gastronomia, stand espositivi, ecc) del Festival, bensì nella acquisizione consapevole (da parte di giovani, studenti, cittadini, ecc) del rilievo che la Questione Mediterranea riveste dal punto di vista geopolitico, culturale, identitario, commerciale, imprenditoriale, multiculturale con Siracusa e la Sicilia. Così si coniuga Cultura e Turismo: ed infatti, o di questo Evento ne parla – oggettivamente e tempestivamente promuovendolo – la grande stampa nazionale, oppure a Siracusa resterà, a parte la sua centenaria icona internazionale (l’INDA), il consueto provincialismo della “sagra della polpetta”, o il concerto di un anonimo gruppo musicale in una qualche piazza di periferia. Spero che questa succinta esposizione sia riuscita ad offrire il senso della proposta. E’ chiaro che il progetto è legato a tempi non ravvicinati (penso al 2014) – pur se questo ottobre potrebbe realizzarsi, con fondi ARS, una edizione in tono minore per sperimentarne la produttività, se l’Assessore fosse convinta dell’idea –, ed è vincolato al Piano di finanziamenti del “P.O. Fesr della Regione Sicilia”, Asse 3 (“Valorizzazione delle identità culturali e delle risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattiva turistica e lo sviluppo – indicato con la sigla 3.1), su cui sia l’U.E che il Governo della Regione lavorano. Non so se l’Assessore Sgarlata ha altre idee o se coglie il senso dell’Evento qui proposto, il quale – lo scrivo oramai da oltre un decennio, purtroppo inascoltato da una classe dirigente (a destra come a sinistra), non in grado di amministrare neppure un condominio, pur se ha gestito importanti istituzioni di Siracusa e provincia – ha come fine quello di saper stare al passo con quella miriade di “Eventi” che – da Modena a Mantova, da Perugia a Genova, da Sarzana a Trani, da “Cinema di frontiera” di Marzamemi a Bari, ecc) – hanno saputo catalizzare la scena nazionale, producendo attrazione per le città citate. Fuori da questa cornice, il resto è chiacchiera o politica di bassa lega. Lavori all’ingresso dell’Umberto I°: senza le dotazioni di protezione cartellini di riconoscimento e alcuna cartellonistica, obbligatoria L’ASP Siracusa è l’istituzione che si si prodiga per far rispettare le norme del testo unico per la sicurezza, d.lgs 81/2008, per prevenire ed evitare gli infortuni sul lavoro; ma si vede che all’interno dell’Umberto I° questo decreto è stato sospeso. Nella foto si mostra infatti che gli operai esecutori non indossano le dotazioni di protezione individuale nè cartellino di riconoscimento nè si nota nel perimetro del cantiere alcuna cartellonistica, obbligatoria. I lavori sono addirittura all’ingresso dell’ospedale dove centinaia di persone, compreso i sanitari, sono di passaggio. La domanda più attuale è sempre la stessa: “Chi controlla il controllore?” 11 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 12 “L’investimento dell’ENI per 400 milioni importantissimo perché arriva in un momento di crisi nera” Rizzuti (Cgil): “Lukoil ha intenzione di investire un miliardo e mezzo di euro per ammodernare la raffineria ma vuole garanzie sui tempi delle autorizzazioni” di CONCETTA LA LEGGIA Facciamo così: contiamo tutti i posti di lavoro ed i soldini che gli investimenti di Eni e Lukoil porteranno nei prossimi anni: 400 milioni la prima, con creazione di nuovi impianti ed ammodernamento dei vecchi, un miliardo e mezzo l’altra con ammodernamento della raffineria. In un periodo di crisi come l’attuale dovremmo esserne contenti eppure, finchè non vedremo partire i cantieri, sarà bene tenere gli occhi aperti sulle lungaggini burocratiche che rischiano di rimettere tutto in gioco. Ve lo immaginate in un momento come questo, mentre la Sicilia e l’Italia intera sembrano una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere in qualsiasi istante per la penuria di posti di lavoro e la disperazione spinge al suicidio imprenditori e lavoratori, veder sfumare la possibilità di rimettere in moto il settore secondario della nostra provincia? Classe politica sveglia! Non è più l’ora della pennichella! Sanno i nostri deputati regionali e nazionali che l’iter per la realizzazione dei cantieri e delle opere richiederanno tempi di attesa di ben 17 mesi? Ad essere ottimisti ovviamente... perché potrebbe accadere poi che qualche parere si allunghi o qualcuno voglia speculare sull’affare più di quanto sia possibile. Se l’Eni invece di 400 milioni ne dovesse spendere 800, non per rinnovare gli impianti ma per accontentare i tanti ed i troppi appetiti insaziabili, l’ente nazionale idrocarburi rinuncerà all’affare e andrà ad investire altrove. Come potrebbe fare Lukoil. È preoccupato Mario Rizzuti, segretario della Filctem Cgil: “Già abbiamo assistito al fallimento del rigassificatore, impianto che avrebbe consentito il rilancio economico ed occupazionale dell’area industriale ed un abbassamento dei costi per le imprese che non avrebbero più prelevato dal metanodotto algerino. Inoltre ne avrebbe giovato l’ambiente per l’abbattimento delle emissioni di nafta e olio combustibile con cui sono azionati i forni delle aziende. Purtroppo quella occasione è stata persa per sempre e sbaglia chi ipotizza possibilità che Erg e Shell riprendano il progetto: esse hanno definitivamente rinunciato”. Adesso vi è sul campo un investimento Il segretario Filctem Cgil Mario Rizzuti dell’Eni per 400 milioni di euro: un progetto importantissimo perché non solo arriva in un momento di grande difficoltà economica per il nostro territorio ma soprattutto perché si interrompe la spinta di deindustrializzazione che ha visto il settore chimico entrare in declino e del quale oggi resta ben poco nella nostra provincia: etilene, aromatici, polietilene e produzioni che vi girano attorno. “A tali scelte di dismissione – continua Rizzuti - bisogna aggiungere l’avvento dei paesi orientali quali Cina ed India nei quali si produce a costi più bassi e gli incentivi di stato che spingono le nostre aziende alla delocalizzazione. Così il cracking più grande d’Europa (quello di Priolo) è entrato in crisi producendo quantità superiori (700 800 mila tonnellate l’anno) a quelle ricercate dal mercato stesso e mettendo l’Eni in condizione di considerare l’impianto in perdita. Finalmente nel 2011 Eni decide di rilanciare in Italia la chimica verde, meno inquinante per il controllo e l’abbattimento delle emissioni, e lo fa partendo da Porto Torres con 600 milioni di euro di investimenti e 400 milioni su Priolo. Il 21 marzo di quest’anno abbiamo stretto l’accordo territorialmente e con esso è ufficialmente stato lanciato l’investimento”. Questa volta è l’Eni stessa che investe e rilancia la chimica partendo proprio da Priolo. E qui iniziano i guai: 17 mesi per le au- torizzazioni sono il tempo necessario ma conosciamo bene la nostra terra e tutti gli enti che erogano pareri: e se non ci si sbriga si corre il rischio di veder sfumare gli investimenti, peraltro totalmente privati. Sarà la nostra realtà in grado di capire che non si può più scherzare o gli enti, le amministrazioni, i privati, i politici preferiscono vedere Eni portare i propri soldi in qualche altro stato dell’Ue o del mondo? “Versalis, figlia di Eni, - aggiunge Rizzuti - con i suoi investimenti è pronta a chiudere l’impianto di polietilene, estremamente inquinante e poco remunerativo, e ad avviare la costruzione di due nuovi impianti uno per la produzione di resine tachifiers, cioè colle e collanti, l’altro isopropene grezzo, materia prima per la produzione di gomme. Lo stato del progetto è già molto avanzato se si pensa che Eni ha sottoscritto un accordo con Good Year che in America è l’unica a possedere la licenza per la produzione di questo materiale e che l’accordo prevede che parte del prodotto vada alla stessa Good Years. Significa che tale produzione è ancora poco presente sul mercato tant’è che il settore non ha mai subito crisi. Per le colle, Eni ha l’accordo con la Mapei di Squinzi, leader mondiale negli adesivi e prodotti chimici per edilizia con una presenza consolidata nei cinque continenti. Sempre nell’investimento Eni prevede inoltre l’efficientamento energetico del cra- cking sull’etilene, attraverso investimenti che ne miglioreranno l’affidabilità e la sicurezza nel nuovo assetto e portando da due a una la linea di produzione: verranno così abbattuti i costi del 50% pur mantenendo la stessa quantità di produzione. Quest’ultimo investimento di modifica partirà in estate con tre mesi di manutenzione per modificare l’impianto entro il 12 novembre. Ovviamente si sono già messe in moto le ditte locali sebbene il tetto massimo dell’occupazione si raggiungerà tra settembre ed ottobre con una forza lavoro di 1200 lavoratori dell’indotto a fronte di una media di 300 persone in condizioni normali”. E cosa accadrà ai lavoratori diretti del polietilene durante il periodo di costruzione ed ammodernamento? “Attualmente vi sono in attivo 505 lavoratori e tra la chiusura del polietilene e la costruzione delle 2 nuove produzioni, avremo 70 persone in esubero. Quando il percorso si sarà concluso avremo un piccolo incremento di 5 unità lavorative. Durante i due anni abbiamo previsto per i 70 lavoratori un percorso di gestione senza grandi traumi: 50 impiegati andranno a coprire i posti vacanti delle squadre di lavoro attualmente sotto organico, gli altri 20/25 fruiranno della mobilità lunga ( 4+3 anni) a cui va aggiunta un’integrazione salariale versata dall’Eni stesso. La fase di cantierizzazione dei nuovi impianti partirà nella primavera del 2015 fino al 2017.” Un buon progetto, sempre che qualcuno non lo ostacoli. “Vi è poi l’idea ancora tutta da sviluppare di Lukoil – conclude il segretario Filctem - che avrebbe intenzione di investire un miliardo e mezzo di euro per ammodernare gli impianti della raffineria e abbattere le emissioni inquinanti. Anche in questo caso però Luckoil vuole garanzie sui tempi di attesa delle autorizzazioni”. Dunque gli elementi positivi ci sono tutti e forse, diciamo noi, un circolo virtuoso tra aziende e sindacato potrebbe aiutare le amministrazioni locali e gli enti preposti a capire che non è più il tempo di giocare con il lavoro degli altri e che la penuria di lavoro può innescare drammi sinora taciuti. Ricordo del narratore delle nostre tradizioni, che è risalito alle origini dei proverbi siciliani Schizzi, vignette e caricature di Francesco Rodante illustrano le arguzie di Tuccitto, l’autore del “Bel parlare siracusano” e “Come eravamo” Discendente da quel commerciante siracusano che nel 1929 avviò felicernente una florida attività di legnami, Francesco Rodante possiede anche una matita facile con la quale crea schizzi, vignette, caricature. Da sempre coltiva il gusto della cultura, e trovò un sodale formidabile nel compianto Carmelo Tuccitto, illustrando le sue pubblicazioni (e sono tante) sulla siracusanità, sui personaggi delle viuzze di Ortigia, in modo complementare alla etnologia e ai segreti etimologici della nostra parlata. Carmelo Tuccitto è stato, e rimane, nella storia culturale della nostra città, un appassionato e competente ricercatore, un narratore amoroso delle nostre tradizioni, risalendo con certosina cura alle origini dei proverbi e dei modi di dire siciliani. Ha scritto anche saggi critici riscontrando germanismi nel nostro dialetto, ha raccontato la propria infanzia attraverso le filastrocche in voga a Siracusa nel secolo scorso, e i giochi, le canzonature, i conti, i detti che ormai non si usano più ma che rimangono a testimoniare una siracusanità da non dimenticare. Ha pubblicato, tra l’altro, “Sotto il cielo di Ortigia”, “Vicoli aperti”, “Bel parlar siracusano”, “Come eravamo”, “Picchì si dici accussì”, “Quann’erumu nichi”, “Il blasone popolare degli abitanti della provincia di Siracusa”, “A viannola” (dedicata a Santa Lucia)… È anche inserito in diverse Antologie del Novecento, e la sua maggiore produzione è stata edita da Morrone. Francesco Rodante, firmandosi “Kik”, ha illustrato i suoi libri e “con la sua sensibilità non si attiene alla sola tradizione in immagini delle parole di Tuccitto, ma riesce anche a brillare di luce propria in virtù di soluzioni originali e spiritose”. Aldo Formosa Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Indagine OCSE Pisa: a parità di performance i docenti delle superiori premiano i ragazzi più ricchi I dati dell’abbandono scolastico tra il I grado e il biennio del II parlano chiaro Dagli 11 ai 16 anni perdita del 20% di studenti provenienti da strati deprivati di GIAMBATTISTA TOTIS va dagli 11 ai 16 anni, una perdita del 20% degli studenti provenienti in generale da strati sociali deprivati culturalmente e socialmente. È un problema grave per il quale ci sono leggi e diritti inderogabili da rispettare come quello di “rimuovere gli ostacoli” che limitano di fatto “l’uguaglianza dei cittadini” che “impediscono il pieno sviluppo della persona” (art. 3 della Costituzione). L’Unione Europea ha indicato, nei FSE del 2014/2020, come prioritaria per il nostro paese la lotta contro la dispersione scolastica. Anche nel documento dei saggi nominati dal Presidente Napolitano si sottolinea la necessità di “definire urgentemente un programma speciale per ridurre l’abbandono scolastico specialmente nelle grandi città”. Sulle caratteristiche del fenomeno bisogna aver chiaro che c’è una dispersione che va attribuita a cause di tipo socio-cultu- Cari amici, ho deciso di candidarmi come Consigliere Comunale alle prossime elezioni amministrative. Vi chiedo di dedicarmi pochi minuti del vostro tempo. Ho 39 anni, sono un avvocato penalista e tributarista. Sono uno dei soci fondatori dell’associazione “Agire Solidale”, che in questi anni è stata a Siracusa un’importante luogo di riflessione e di proposta politico-culturale, alimentando un dibattito fitto sulle tematiche locali, nazionali ed internazionali della nostra società. Con Agire Solidale ho organizzato iniziative e conferenze con Piero Grasso, allora procuratore nazionale antimafia, oggi Presidente del Senato; Carlo Trigilia, oggi Ministro della Coesione Territoriale; ed con i giornalisti Folco Terzani, Giulietto Chiesa e Michele Santoro. Ho collaborato con Roberto De Benedictis nel ruolo di assistente alla sua attività parlamentare all’Ars ed ho svolto attività politica all’interno dei Democratici di Sinistra prima e del Partito Democratico poi. Nel 2008 ho deciso di impegnarmi direttamente per la mia città candidandomi al Consiglio Circoscrizionale Tiche, dove sono stato eletto con 211 voti. In quel quartiere, da capogruppo del PD e Presidente della Circoscrizione, con tenacia e passione mi sono occupato di moltissimi problemi. Dallo sversamento di liquami a Targia, alla battaglia per i marciapiedi in viale Scala Greca, dalla rotatoria all’incrocio fra viale Santa Panagia e via Augusta ai progetti d’inserimento lavorativo dei soggetti con disagio psichico, ai quali è stata affidata la parziale manutenzione del verde nell’Onp. Ho denunciato in prima persona lo spreco di milioni di euro per la realizzazione della barriera arborea a Targia, per la costruzione del parcheggio di via Mazzanti, mai entrato in funzione e in totale stato di abbandono, per lo scandalo del servizio Go Bike e dei bus elettrici, per il degrado in cui versa il Parco Robinson di Bosco Minniti, per la realizzazione della pista ciclabile, oggi priva di un adeguato impianto di illuminazione e trasformata in discarica. In questa esperienza al consiglio di quartiere e di confronto con l’amministrazione comunale, ho imparato molto e sono fortemente convinto che soltanto attraverso l’impiego corretto e onesto dei finanziamenti pubblici può realizzarsi il rilancio della nostra città. Al contrario, la situazione in cui versa l’amministrazione comunale Siracusa è stata segnata da sprechi, abusi ed eccessi, da miopia politica e dall’assenza di una credibile visione complessiva della città. Per cambiare tutto questo, ho deciso candidarmi al consiglio comunale con il Partito Democratico, sostenendo la candidatura a sindaco di Giancarlo Garozzo. Voglio mettere al servizio della città l’esperienza maturata per continuare ad impegnarmi nelle tante questioni affrontate da consigliere circoscrizionale e risolverne di nuove. Voglio vivere in una città che del turismo non si riempia la bocca ma lo pratichi sul serio, rendendosi vivibile e attraente per i visitatori e per i suoi abitanti. Che riduca la disparità tra i suoi cittadini, che ne migliori la vita nelle periferie. Che elimini gli sprechi ed offra occasioni di lavoro attraverso la cultura e l’ambiente, attraverso la raccolta differenziata ed il riuso dei rifiuti, attraverso il miglioramento dei trasporti, con un porto turistico e il suo retroterra. Una città solidale, accogliente. Una Siracusa di stampo europeo, una città proiettata verso il futuro. Fabio Fazzina Pubblicità elettorale - committente: Riccardo Gionfriddo È uscito alla fine di febbraio l’ultimo libro di Norberto Bottani (Norberto Bottani, Requiem per la Scuola? Ripensare l’istruzione, febbraio 2013, Il Mulino, € 13). Un’opera dissacrante, come è nello stile dell’autore, utile comunque per riflettere sullo stato della qualità del servizio statale pubblico. Di particolare interesse la cosiddetta “pedagogia della povertà” contenuta nel saggio. Con questo concetto l’autore indica due piste. La prima consiste nell’offrire a tutti i membri delle giovani generazioni un’istruzione universale comune, un’istruzione minima, ed è per questa ragione che la chiama povera, ma acquisita da tutti nessuno escluso. La seconda pista potrebbe contemplare l’abbattimento di un pilastro apparentemente democratico, ma che continua a creare enormi disparità: l‘universalità delle prestazioni, vale a dire l’accesso gratuito per tutti alla scolarizzazione. Questo pilastro ha in realtà penalizzato i poveri. Una percentuale assai rilevante delle nuove generazioni non riesce nel corso dell’istruzione obbligatoria a valorizzare le proprie competenze e a potenziare la propria personalità. E allora chi ha di più deve pagare il servizio, garantendo a chi ha di meno ottime scuole e bravi insegnanti. Questa è la sfida che si presenta ai sistemi scolastici statali o pubblici che siano. Poco importa se si dovrà sacrificare o rinunciare all’universalità delle prestazioni per dedicare molta più attenzione alla popolazione diseredata che nei sistemi scolastici statali attuali soffre ed è irrimediabilmente marginalizzata. I dati statistici dell’abbandono scolastico tra il I grado e il biennio del II grado evidenziano, in un arco temporale che rali, legate al contesto in cui vive lo studente, ma c’è anche una dispersione prodotta dal sistema di istruzione. Secondo alcuni studiosi, una delle cause è la didattica e il sistema di valutazione del II grado: “Il dato è ancora più allarmante, se si pensa che la nostra scuola secondaria produce dispersione nonostante l’innalzamento dell’obbligo di istruzione introdotto con la legge del 2006 e rimane quindi sostanzialmente una scuola classista in cui permane radicata l’idea gentiliana che la secondaria di secondo grado deve essere una scuola selettiva. Questa idea classista della nostra secondaria di secondo grado viene anche confermata da una recente indagine OCSE Pisa, pubblicata alcuni giorni fa su tutti i quotidiani, in cui viene messo in evidenza che i professori italiani della scuola superiore assegnano voti più alti alle studentesse e agli alunni dei ceti più abbienti, penalizzando, a parità di performance, gli studenti che provengono dagli strati sociali più svantaggiati. Si parla di alunni e alunne di 15 anni, che frequentano il primo biennio dell’obbligo di istruzione, che si trovano a scontrarsi con un sistema di istruzione ingiustamente selettivo, in una fase dello sviluppo evolutivo particolarmente delicata dove l’insuccesso viene spesso vissuto come un proprio fallimento, producendo uno stato di delusione, di rassegnazione e di sfiducia verso le istituzioni difficilmente recuperabile”. La scuola del biennio del II grado è selettiva, in contrasto con il principio dell’obbligatorietà fino a 16 anni il che è in contrasto con quanto affermato nell’art.2 della Legge Delega n.53 del 2003, in cui si dice che “a tutti gli studenti deve essere assicurato il diritto all’istruzione e alla formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno di età”. A tutt’oggi a molti studenti questo diritto viene negato. Una soluzione potrebbe essere quella di operare per un biennio orientativo, in quanto “l’attuale impianto organizzativo della secondaria superiore, invece, canalizza precocemente a soli 14 anni il percorso formativo e di vita dello studente, senza che egli abbia possibilità di ritorno o penalizzandolo con una perdita di anni, di formazione e di esperienze un eventuale cambio di indirizzo.” Quali dunque le proposte? 1. fare in modo che il primo biennio della secondaria diventi effettivamente orientativo in senso formativo. Per questo è necessario che la scelta orientativa dello studente non avvenga più nella scuola media, come avviene ancora oggi, perché la scuola media non è più, dopo l’innalzamento dell’obbligo, il termine del percorso d’istruzione. 2. garantire a ogni studente il raggiungimento di una soglia equivalente di conoscenze, abilità e competenze al termine del primo biennio, e per questo è necessario agire sugli orari delle discipline e sul piano didattico degli ordinamenti, in modo da rendere coerenti i quadri orari riferiti all’area generale dell’Istruzione con uno zoccolo di saperi comune a tutti i bienni dei Licei, degli Istituti Tecnici, degli Istituti Professionali. 3. rinnovamento della didattica, rimasta sostanzialmente gentiliana, basata soprattutto sulla lezione frontale, nonostante il regolamento sull’obbligo di istruzione (il D.M. 139/07) introduca, in coerenza con le indicazioni europee, una didattica incentrata sulle competenze che mette al centro l’apprendimento e la didattica laboratoriale. Occorre cioè puntare su una didattica che valorizzi la manualità, l’operatività e che sia alla base del recupero che sa progettare e tenere insieme il saper essere con il sapere e il saper fare. Questo rinnovamento richiede un forte investimento sui Dirigenti scolastici e sulla formazione degli insegnanti, fornendo loro gli strumenti e le strategie adeguate per attuare una didattica centrata sulle competenze e sull’apprendimento. Ma, purtroppo, da oltre un decennio il percorso è inverso. Se vogliamo davvero abbattere la dispersione, azzerandola, è necessario che gli insegnanti e i Dirigenti facciano un salto di qualità pensando all’obbligo di istruzione non come un’occasione per selezionare, ma come un’opportunità per recuperare, potenziare e sviluppare le competenze di base, di cittadinanza di tutti gli studenti. In questo contesto la proposta del Prof. Bottani andrebbe seriamente considerata al di fuori di schemi ideologici superati, alla luce della costante ed irreversibile riduzione della spesa fissa nel bilancio dello stato, guardando all’interesse degli studenti, della società e, in buona sostanza del nostro futuro. 13 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 14 “Le attitudini comunicative Comportamenti vincenti per creare empatia e vivere meglio” Interessante saggio di Moschelli: “Non gli obiettivi in sé rendono felici ma la persona che diventiamo man mano che li raggiungiamo” di CONCETTA LA LEGGIA Claude Moschelli, classe 1957, è nato a Terville (Francia). Impegnato nel campo della formazione professionale, comunicazione e della mediazione linguistica. In campo imprenditoriale concilia l’attività di traduttore con la carriera di formatore, mirando alle abilità professionali, sviluppo personale e potenzialità inespresse nei campi di specializzazione più disparati, sia nel settore pubblico che privato ed è da anni impegnato nello studio e nell’applicazione delle tecniche di sviluppo personale, comunicazione e cambiamento. Negli ultimi anni è venuto a contatto con centinaia di imprese sia pubbliche che private ed ha al suo attivo centinaia d’ore d’aula. In questi giorni va in pubblicazione il suo primo libro “Le attitudini comunicative Comportamenti vincenti per creare empatia e vivere meglio” Aras Edizioni 2013 ISBN 978-88-96378-908 Signor Moschelli, da dove nasce l’esigenza di scrivere un saggio che insegni a vivere meglio con se stessi al fine di relazionarsi nella società? Forse le relazioni interpersonali sono inficiate da gap comunicativi tra noi e gli altri? “La gestazione delle idee è stata lenta e laboriosa ed ha richiesto continue riletture, approfondimento di concetti che qua e là affioravano o riaffioravano dalle letture mirate di libri che mi hanno profondamente e positivamente cambiato, nel corso degli anni. Libri di sviluppo personale, di autoaiuto e motivazionali: un mondo completamente nuovo, affascinante ed eccitante nello stesso tempo; per me era come essere proiettato in un’altra dimensione o in un nuovo livello di coscienza. Per comunicare meglio con gli altri, la parte più difficile è sviluppare ascolto ed empatia, essenziali in un processo di sviluppo personale ma bisogna anche imparare ad ascoltare noi stessi: più si impara a farlo, più riusciamo a cogliere la vera natura dei nostri pensieri, ad accettare quello che ci accade, a sviluppare una visione positiva della vita, a entrare in empatia con l’Universo, ritrovando una condizione di pace e di serenità. “Ma, purtroppo, le convinzioni modellano le nostre attitudini, e queste si traducono in comportamenti. Il 90% delle nostre convinzioni ci è stato inculcato in età prescolare (da zero ai sei anni) e giacciono nel nostro inconscio in modo inconsapevole. Molte delle nostre convinzioni risultano però inefficaci e ciò produce conflitti tra i nostri desideri e la mancanza di “azione” per raggiungerli, poiché il nostro comportamento è per il 95% abituale. È questo il gap che dobbiamo colmare, per meglio relazionarci gli uni agli altri”. Perché ritiene che la comunicazione sia prima di tutto una condivisione? In qual senso? “Non è importante quello che si dice, ma come si dice; comunicare viene spesso inteso, ed erroneamente, come “informare”; comunicare è soprattutto “condividere” che, in altri termini, significa ottenere un feedback efficace (è quello che in gergo comunicativo si chiama “retrocomunicazione”), e il successo di una buona comunicazione è dato dalla risposta che otteniamo; significa entrare in empatia con l’interlocutore, scrutare il suo mondo (la sua “mappa del mondo, la sua realtà) la capacità di comprendere appieno il suo stato d’animo e far risuonare gli stessi sentimenti”. Nel corso del saggio è possibile notare l’elaborazione di una sua personale teoria che lei definisce “Le quattro regole di presa di coscienza”. Vuole spiegarci in che consistono? “Ho elaborato la mia teoria delle quattro regole di presa di coscienza partendo da un concetto essenziale: l’assunzione delle responsabilità. Siamo portati a credere che tutto quello che ci succede è frutto o della fortuna, della sfortuna o del caso. Niente di più sbagliato: nulla ci accade per caso, siamo noi gli artefici del nostro destino. Di fronte alle vicissitudini quotidiane abbiamo solo due scelte: combattere o scappare. In altri termini, o ci consideriamo vittime predestinate ad una vita grama, o “prendiamo coscienza” che possiamo letteralmente scrivere il libro della nostra via. A quel punto siamo liberi di scegliere la strada che più ci è congeniale, siamo liberi. Non è fantastico? Il primo passo è quindi assumersi la piena responsabilità, nel bene e nel male, di quello che ci succede, perché creiamo noi le circostanze, gli avvenimenti e le persone che incontriamo. “Solo superando le prime due fasi è, quindi, possibile “prefiggersi degli obiettivi” (3a fase), altrimenti le ambizioni entrano inevitabilmente in conflitto con la parte più nascosta di noi, la parte che attiene alle nostre convinzioni e credenze “limitanti” che spiego nelle prime due fasi appunto. In altri termini, fino a quando non saremo in grado di perdonare e perdonarci degli errori commessi, fino a quando non riusciremo ad assumerci ogni responsabilità, non potremmo prefiggerci dei traguardi, qualunque essi siano. L’ultima parte è forse la parte più emozionante del libro, probabilmente l’idea dominante: vivere per uno scopo e non per gli obiettivi. Gli obiettivi in sé non potranno mai essere goduti appieno se manca la spinta emotiva di vivere per uno scopo. Non sono gli obiettivi in sé che rendono felici, ma la persona che diventia- mo man mano che li raggiungiamo”. Quali sono i pro ed i contro nel prendere coscienza di sé? “La consapevolezza di Sé implica innanzitutto la capacità di riconoscere le proprie emozioni, come accennavo sopra. Consapevolezza significa vivere il momento presente, intensamente, poiché è l’unica realtà che possiamo sperimentare. La realtà percepita è l’unica realtà sperimentata e, qualsiasi avvenimento sia successo in passato, qualsiasi cosa ci abbia turbato, abbiamo il dovere di prenderne atto e voltare pagina, impegnandoci, in questo preciso istante, a costruirci una vita migliore. Siamo, insieme, i registri, i protagonisti e gli spettatori del nostro film: sta a noi prefigurare una bella storia e con un lieto fine. Non è fantastico? Consapevolezza significa anche gratitudine, un concetto che emerge tra le righe in tutto il libro, quando si è immersi nella lettura in modo completamente coinvolti con quella che solitamente chiamiamo “l’attenzione consapevole”. In altri termini immersi completamente nella lettura, senza distrazioni”. Qual è dunque il segreto per una vera comunicazione? “Per avere successo sia in ambito personale che in quello professionale non è sufficiente avere a disposizione un quoziente intellettivo elevato, essere competenti nella mansione specifica, ma occorre anche poter disporre di quella che Daniel Goleman, uno psicologo cognitivista statunitense, chiama “intelligenza emotiva”. Questa dote, unitamente alla consapevolezza, padronanza di sé, e una profonda autostima fanno di una persona considerata “nella norma” una persona “eccellente”. Per cambiare abilità, quindi, bisogna cambiare lo stato d’animo: questo significa liberare le infinite risorse che ogni individuo – nessun escluso – possiede e, in ultima analisi, farsi apprezzare e comunicare più efficacemente”. PREMIO “MARIO FRANCESE 2012” Oltre mille visite a “Le strade della mozzarella” di Paestum. L’anno prossimo a Noto Grande successo del limone siracusano nel Cilento PAESTUM – Il Limone di Siracusa torna vincitore dalla trasferta di Paestum, dove ha riscosso un considerevole successo tra gli operatori e i giornalisti accorsi da tutta Italia per la nuova edizione de “Le Strade della Mozzarella”. Da lunedì 6 a mercoledì 8 maggio centinaia tra giornalisti di settore, chef, operatori commerciali, food bloggers, appassionati e soprattutto golosi si sono avvicendati tra gli oltre ottanta stand in rappresentanza della costellazione gastronomica di qualità del Mezzogiorno, allestiti presso la tenuta “Le Trabe” a Capodifiume, ai piedi del Parco Nazionale del Cilento, un contesto mozzafiato circondato da corsi d’acqua e cascate. Ideata otto anni fa dal patron del Consorzio della Mozzarella di Bufala Campana DOP, Antonio Lucisano, “Le Strade della Mozzarella” volge al termine dopo una tre giorni di contest sulla bufala campana che ha visto decine di nomi della ristorazione italiana confrontarsi sulle più disparate preparazioni di antipasti, primi piatti, pizze, e dessert. Chef, pizzaioli e maestri pasticceri del calibro di Heinz Beck, Giorgio Parini, Accursio Craparo, Pino Cuttaia, Simone Padoan, e moltissimi altri, si sono cimentati negli accostamenti della mozzarella di bufala avvalendosi di un consistente paniere di prodotti di altissima qualità, presenti alla manifestazione grazie a una convenzione con il Ministero delle Politiche Agricole – Commissariato ad Acta Ex Agensud, presieduto dall’Ing. Roberto Iodice. Tra essi il Limone di Siracusa IGP, accreditato presso il Taste Club de “Le Trabe” con altre diciotto eccellenze italiane a marchio DOP e IGP: dalla Cipolla di Tropea al Pane di Matera, dall’Arancia di Ribera al Fico d’India dell’Etna, dalla Carota di Ispica alle Olive di Cerignola, il Taste Club ha rappresentato una importantissima vetrina per i prodotti di eccellenza del Mezzogiorno, fianco a fianco con moltissime altre specialità campane selezionate. Editrice Associazione Culturale Minerva Via Pordenone, 5 96100 Siracusa e-mail: [email protected] web: www.lacivettapress.it Direttore: Franco Oddo Vice direttore: Marina De Michele Pubblicità: [email protected] Reg. Trib. di Siracusa n° 1509 del 25/08/2009 Stampa: Tipolitografia Geny Canicattini Bagni (SR) Telefax: 0931 946013 Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Il bar sotto il mare 15 di CARMELO MAIORCA Edy Bandiera/Banderuola dal centrosinistra alla triade in ammucchiata con il solito Pippuggianni ora “dentro luogo” Più che Bandiera, ha dimostrato di essere un voltabandiera di primordine l’Edoardo detto Edy figlio di Gaetano detto Tatai che qualche anno fa gli ha passato il testimone dell’attività politica di famiglia. Presidente uscente del consiglio comunale di Siracusa, Edy Banderuola ha partecipato a diverse riunioni ufficiali della coalizione del centrosinistra in rappresentanza dell’Udc e di se stesso. Il suo sostegno a Giancarlo Gar-Garozzo era dato per certo: il piddino-renziano Gianchy sindaco e l’udiccinocasiniano Edy vice sindaco con Pd, Udc, Megafono, transfughi del centrodestra, un poco di Sel e l’ectoplasma dell’Italia dei valori. Cosa vuoi di più dalla vita, un lucano? Ed invece da parte del figlio di Tatai è arrivata una maxi dose di sciroppo di crigno marca lapuni sotto forma di candidatura a sindaco col Pdl e altri alleati da brivido caldo. Nel centrosinistra qualcuno c’è rimasto un po’ male ma la rivoluzione – per dirla con Crocetta – è cominciata e non è educato farla aspettare. Perso un Bandiera si è trovato un Peppe Patti detto il panda della Pillirina che, con spirito di abnegazione, ha rinunciato a proseguire la corsa solitaria verso Palazzo Vermexio pur di portare nuova linfa vitale alla gioiosa macchina da guerra elettorale che appoggia Gianchy Gar-Garozzo. Tornando a Edy, il suo vezzoso nome da teen ager sui manifesti elettorali è contornato da un cuoricino, sovrastato dalla solita foto che lo ritrae in un primo piano che avrebbe potuto ben figurare nei calendari un tempo appesi nelle sale dei barbieri. Ma passiamo alla compagnia di ventura di cui il Banderuola è candidato sindaco. A contenderlo e poi strapparlo al centrosinistra (nell’ambito della generale campagna acquisti condotta senza esclusione di colpi) è stata la triade che comanda nel Pdl, ovvero i coniugi Prestigiacomo-Bellucci e il senatore Bruno Alicata. L’ex ministra dell’ambiente (ambiente per così dire) nella conferenza stampa di presentazione della coalizione ha dichiarato che “con Edy Bandiera sono presenti i moderati di questa città”. Aggiungendo: “Ad esempio considero Pippo Gianni ‘fuori luogo’ quando è lontano dal centrodestra”. Non c’è dubbio che Pippuggianni è un fior di moderato, e fu infatti con estrema moderazione che qualche anno fa si rivolse in Parlamento giusto a Stefania Prestigiacomo sussurrandole di “non scassare la minchia”. Ed ecco adesso la simpatica canaglia a fianco dell’amica Stefy e dell’amico Edy. Roba passata quando Pippuggiani (dopo l’uscita dall’Udc) ordinò ai consiglieri comunali siracusani a lui fedeli di organizzare una raccolta di firme finalizzata a far dimettere Bandiera (che invece era rimasto nell’Udc) da presi- dente dell’assemblea comunale. Una cordiale faida tra amiconi. Il piccolo Edy però mantenne la carica anche grazie all’apporto dei consiglieri comunali di centrosinistra: vicenda da lui tenuta in grandissima considerazione, come attestano le sue recenti e coerenti scelte. C’è poi da ricordare che Pippuggianni qualche mese addietro è passato col Centro Democratico dell’altro suo caro amico Tabacci, e ha fatto campagna elettorale per il centrosinistra, quindi “fuori luogo” come dice l’onorevole signora Prestigiacomo. La quale adesso è però soddisfatta di ritrovare Pippuggianni nel luogo giusto, al momento giusto e con la gente giusta a sostenere Edy Banderuola insieme ad altri moderati (sic). Compresi coloro che fanno parte della Destra di Storace e della lista civica Italiani in Movimento presieduta da Giuseppe Giganti, cinque anni fa candidato a sindaco di estrema destra e tutt’ora in buoni rapporti col gruppetto fascista di Ms Fiamma Tricolore. A dare ulteriore lustro a tale variegata ammucchiata c’è l’ex di tutto un po’ Fabrizio Ardita, che aveva cominciato questa nuova avventura politica di altissimo profilo tirando fuori un bel nome da stadio: Rinascita Aretusea Orgoglio Siracusano, poco dopo accantonato in quanto Ardita è confluito dentro Italiani in Movimento diventandone candidato sindaco fino all’attrazione fatale per Edy. Peccato, volendo Ardita avrebbe potuto utilizzare come inno la strofa iniziale di una vecchia canzonaccia trash che fa “69 arditi eran partiti/ per l’Africa orientale destinati…” guidando ad esempio un bell’assalto alla Serit…. ma sempre con moderazione. La Simenza di Emiliano Colomasi L’ I R O N I A C H E R E S TA T R A I D E N T I … Dopo le polemiche post primarie si compone la frattura tra Alessio Lo Giudice e Giancarlo Garozzo. Il giovane professore scioglie la riserva e decide di entrare nella squadra del candidato Sindaco. “Ho parlato con Giancarlo e condivido il suo programma – ha dichiarato Lo Giudice – Garozzo mi ha garantito indipendenza e autonomia e… una 500 brandizzata Cafeo per girare in città”!!! Politici in parata per S. Lucia delle Quaglie. Garozzo in tenuta da centurione romano ha inscenato, con l’aiuto dei suoi fedelissimi, quadri tratti da “La battaglia di Cartagine”. Reale, a bordo di una papamobile usata, salmodiava passi sul PRG tratti dal Libro di Ezechia. Bandiera, defilato, ha assistito all’evento a bordo della Carrozza del Senato. Mons. Pappalrdo: “via i mercanti dal tempio…” Oltre ai giochi medievali e alle abbuffate di salsiccia, il Medfest si arricchisce di una nuova attrattiva: Da quest’anno, in vigore lo Ius Primae Noctis!!! Nella notte, rimpasto d’emergenza nella Giunta del Sindaco Bonfanti per sostituire il compianto assessore. Pare infatti, ma le notizia non è ancora confermata, che nel corso delle prove dell’Infiorata, una pianta carnivora abbia divorato l’assessore al verde pubblico! In una nota il Comune fa sapere che la manifestazione si svolgerà regolarmente… Pochi turisti, nessuna attrattiva, l’Arkimedeion decide di cambiare volto. Per palazzo Pupillo si punta su un’altra personalità… spazio allo Spoto Puleion! Trovato l’accordo tra Pdl, Udc e Centro Democratico di Pippo Gianni per la candidatura a Sindaco di Edy Bandiera. Sconforto nel centrosinistra che mirava ad allargare l’alleanza. Il Pd spera in un ripensamento e fa recapitare sotto casa di Bandiera, tre 500 brandizzate Cafeo per invogliarlo a cambiare idea… Terzo capitolo della saga Vermexio. George Lucas dirige “Il Ritorno dello jEDY” un classico della fantascienza ispirato alle vicende dell’Udc siracusano. Nel cast, oltre a jEDY Bandiera nei panni di Luke Skywalker, Stefania Prestigiacomo sarà la principessa Leila e Pippo Gianni un magistrale Maestro Yoda. Il film è candidato a 7 oscar e 2 assessorati… Per smaltire le tonnellate di posidonia, i ristoranti del litorale di Fontane Bianche trasformati in trendissimi sushi bar!!! Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] 16 Con il placet di mamma e papà, costano da 600 a 2000 euro e durano dai tre ai venti minuti Spopolano, con la gioia degli studi fotografici, i video sul diciottesimo le ragazze in mini su un tacco 15 e i ragazzi sguardi-da-duro e occhiali da sole di MONICA LANAIA Spopolano anche a Catania i cosiddetti video pre-diciottesimo: filmini registrati da fotografi professionisti che immortalano ragazze e ragazzi alle soglie dell’agognata maggiore età. I video, la cui durata va da un minimo di tre ad un massimo di venti minuti, vengono proiettati durante la festa per deliziare amici e parenti e, perché no, far scendere qualche lacrimuccia di commozione al festeggiato e ai suoi genitori. In effetti, risale già a più di cinque anni fa la moda di proiettare, prima o dopo lo spegnimento delle fatidiche diciotto candeline, un montaggio di foto che ritragga la vita del neoadulto: pargolo fra le braccia della mamma, il primo giorno di scuola alle elementari, la prima comunione, le estati al mare, l’adolescenza, eccetera. I video, talvolta accompagnati da veri e propri book fotografici a latere, sempre montati su un sottofondo musicale, spesso contenenti profusioni di auguri, vengono commissionati dai genitori più abbienti per immortalare l’ingresso dei loro figli in società: una sorta di debutto nel mondo degli adulti. In seguito, gli stessi adolescenti - amici, compagni di scuola - hanno iniziato a fare concorrenza ai fotografi professionisti: decisamente più avvezzi dei loro genitori alle magie del web e del montaggio dei video, sono spesso gli stessi ragazzi che organizzano dei filmini casalinghi. In questo caso, ad essere esaltato è l’aspetto ironico della faccenda: si cercano le foto più buffe, quelle scattate nelle gite scolastiche magari, si crea quasi una bonaria caricatura dell’amico o dell’amica. Per rendere il video ancora più personale, di regola, si aggiungono delle mini-interviste: ognuno esprime un commento sul festeggiato, gli fa tanti auguri o, semplicemente, confida alla telecamera che gli vuole bene. Talvolta, i genitori chiedono di leggere delle lettere che hanno scritto ai propri pargoli: e la lettura non avviene nel privato delle loro case s’intende, ma di fronte alla telecamera, in modo che anche queste affettuose frasi vengano incluse nel montaggio. Ma i video fai-da-te non hanno del tutto preso piede e, nonostante la crisi, sul diciottesimo non si lesina: chi può, preferisce di gran lunga un video montato da un professionista. E così, di recente, hanno avuto un’amplissima diffusione i video pre-diciottesimo: caricati su youtube, sponsorizzati sui social network, ormai possono essere visualizzati da chiunque, non solo dagli invitati ai festeggiamenti. In questi videoclip la mano del fotografo, decisamente, si nota: parte la musica (di regola una delle hit ballabili del momento), appare il nome dello studio fotografico, seguito dal nome del festeggiato o della festeggiata e, talvolta, dalla data; dopodiché, il video in nulla differisce dai clip che i cantanti registrano per sponsorizzare le loro canzoni: lo scenario cambia più volte (nel catanese, i luoghi più gettonati sono l’Etna, Taormina, la playa) e, ovviamente, più volte cambiano l’abito e l’acconciatura del protagonista, che sorride e si muove sulla scena seguendo il ritmo delle musiche mixate tra loro. Qualcuno di questi video contiene anche una nota di ironia: si aggiunge qualche scenetta comica, per esempio, oppure, alla fine, si allegano i cosiddetti “dietro le quinte”, ossia i momenti divertenti e le gaffes intercorsi durante le registrazioni. Tuttavia, la maggior parte di questi video non è che un’esaltazione della bellezza e dell’apparenza e l’effetto finale è spesso grottesco. Il festeggiato o la festeggiata non parla affatto: si limita a sorridere e ad ammiccare all’obiettivo e, istruito/a dal fotografo o, più probabilmente, dalla tv e dalle riviste patinate, assume pose sensuali, rotola sulla neve o su un manto erboso, corre sulla spiaggia, sale degli scalini a rallentatore, addirittura cammina lungo i binari di una ferrovia o va a cavallo. Il montaggio dei video costa da un minimo di 600 ad un massimo 2000 euro. Che schifo! A quest’ora potevamo essere tutti americani The Black Keys – “Brothers” - (Nonesuch Records 2010) Franco, capelli rasati a zero, pelle scura, sguardo minaccioso come un apache che sente l’odore del sangue del tuo scalpo prima ancora di ucciderti, dice in un violento dialetto “ma tu lo sapevi che gli americani si volevano comprare la Sicilia? Ti immagini oggi tutti che parliamo in americano?” e improvvisa “Hey Frank! you wonna sgheps?”. Sul momento mi misi a ridere come tutti gli altri e risposi “E poi come è finita?” e lui “Niente, poi non gliel’hanno data ma comunque è un peccato”. Ero seduto in un posto fumo della Nord (Raffineria ISAB Impianti Nord, quella di Priolo per intenderci) con dei ragazzi di una ditta meccanica; si parlava di smart phone, di tredicesima, di chiavi da ventidue e Franco se ne esce con questa storia, forse perché ha paura dei russi che hanno comprato più del cinquanta percento degli impianti Isab o forse perché semplicemente vuole sognare un po’ e credere che saremmo potuti essere tutti americani, non lavorare in una ditta meccanica e sfrecciare sulla S.P. ex S.S. 114 con una Ford Mustang del 1973 strafatti di bourbon. Al posto delle industrie avremmo avuto una costa invasa da casinò altrettanto luccicanti di notte, lidi alla baywatch, ci sarebbero stati anche gli squali a terrorizzare i bagnanti di Marina di Priolo e Melilli perchè il mar Mediterraneo sarebbe stato l’oceano Mediterraneo per la teoria del “super size”; gli americani, si sa, vogliono le cose fatte in grande. Ma lasciamo da parte i sogni di Franco per- chè i miei, in quel pomeriggio afoso di agosto, avevano già preso forma. Sono ipnotizzato dal fumo delle sigarette dei ragazzi del posto fumo che hanno già ripreso a discutere di macchine e suv come la Ford Kuga che ho scoperto essere un feticcio della classe operaia siracusana. Le orecchie mi fischiano, sento il fuzz di chitarre surf californiane confondersi con l’urlo degli scarichi di condensa; sono i Black Keys di Brothers che oscillano tra blues da giungla, disco music cocainomane anni settanta e fughe cinematografiche verso il Messico (o verso Gela?) con tanto di macchine della polizia che si lasciano alle spalle fumate di deserto sfiorando cactus alti due metri a duecento all’ora. Quando sono spuntati dal nulla nel 2002 con The big come up pensavo che fossero una delle tante band revival blues anni settanta e li ho odiati e snobbati per molto tempo; Brothers però non si può buttare nel mucchio dei dischi da dimenticare, anzi merita l’ascolto, non un ascolto da musica colta con stereo hi-fi da milioni di dollari, va benissimo anche con le casse che gracchiano o le autoradio che oltre un certo volume vanno in distorsione. Se lo si accompagna con un paio di birre ti trascina nei meandri del blues da frontiera. La forza di Brothers è che riesce a sposare un lato prettamente commerciale e orecchiabile ad una spaventosa maturità e spirito retrò soprattutto nella ricerca dei suoni: la batteria compressa, quasi in saturazione, prerogativa del soul nero, il riverbero corto alla Elvis nelle voci, il basso che simula il rombo di un motore e le chitarre a metà strada tra un citofono e la zanzara che non ti fa dormire in una notte d’estate. Everlasting light apre l’album e già ti muovi al ritmo di drum machine che si confonde con la batteria acustica, un blues cantato in un falsetto che resuscita la disco, così come The only one che sembra la colonna sonora di un corteggiamento sotto una mirror ball; Next girl è un blues da macho, She’s long gone è una citazione alla passione per gli LSD di Peter Green, Black mud ti teletrasporta in un film porno anni settanta, Too afraid to love you è un blues in chiave minore con un improbabile clavicembalo ma potrebbe essere benissimo una memorabile ballata hip hop; da Ten cent pistol traspare la pas- sione di Dan Auerbach (cantante e chitarrista) per il Messico; Sinister kid ricorda la voglia di mischiare le carte come ci ha abituato da anni Beck, To got getter è un blues minore da extra terrestri, Unknow Brother ha il fuoco di Sam Cooke, Never gonna give you up ha tutta l’aria di quei singoli anni sessanta prodotti da Phil Spector che quando li senti potresti svenire e a quel punto pensi di come sia possible che non gli abbiano dato la Sicilia agli americani. Magari i Black Keys sarebbero stati di Enna, li avrei visti dal vivo al Teatro Greco di Siracusa a giugno senza tedeschi in giro con i bermuda e i calzettoni sotto le ginocchia e le loro mogli da guinness dei primati in vene varicose. Chissà quanti africani di Pachino o Cassibile avrebbero voluto vendere l’anima al diavolo per aggiudicarsi il titolo di Robert Johnson aretuseo. La pausa sigaretta è finita, mi rimetto l’elmetto, il brano These Days mi ronza in testa come se avessi le cuffie dello stereo incollate alle orecchie; è l’ultimo pezzo dell’album, una ballata che ti lascia l’amaro in bocca. Ho sete, la bocca è impastata dalla sigaretta appena fumata, è estate, c’è caldo, mi sa che oggi scatta la cassa integrazione, controllo i permessi di lavoro della ditta di Franco e penso “che lavoro di merda! potevamo essere tutti americani e invece siamo qui in mezzo al pruvulazzo aspettando che passi la giornata. Ma in fondo cosa c’è di più blues di questo?”. Buon ascolto. Dario Serra aka Garage Durante Anno V n.10 - 12 maggio 2013 e-mail: [email protected] Ancora aperte le iscrizioni per “tecnico superiore per la conduzione del cantiere di restauro architettonico” Ing. Marano: “A fronte di una richiesta di 100 mila tecnici, a fine anno ne licenzieremo in Italia solo 2000. Purtroppo gli Its sono partiti con ritardo” di CONCETTA LA LEGGIA Arrancano gli Its in Italia ma ci sono. Da un lato i problemi organizzativi e di governance su tutto il territorio nazionale, dall’altro i tempi necessari affinchè i giovani conoscano ed imparino ad apprezzare un percorso alternativo all’università, hanno un po’ rallentato gli entusiasmi iniziali ma si va avanti convinti che l’Its rappresenti un’occasione di sviluppo che non può né deve essere persa. A Siracusa la situazione è lo specchio del sistema nazionale: nell’arco di tre anni si sono succeduti ben 4 presidenti, tutti designati dalla Provincia, come previsto dallo statuto della fondazione, ed attualmente il ruolo è ricoperto dall’assessore all’istruzione Nello Forte non si sa per quanto, vista la recente riforma delle province. Sono partiti due corsi: il primo nel 2012 - tecnico superiore per la valorizzazione delle risorse culturali delle produzioni tipiche e della filiera turistica - l’altro quest’anno - tecnico superiore per la conduzione del cantiere di restauro architettonico - che rappresentano un’occasione nuova ed unica per il territorio provinciale ed è per questo che, nonostante le difficoltà, si va avanti. L’ingegnere Vincenzo Marano, già coordinatore delle attività dell’ITS-Fondazione Archimede, ci spiega “La costituzione dell’ITS per le tecnologie innovative per i beni e le attività culturali rappresenta per la provincia, e per la parte sud orientale della Sicilia, un momento importante per il rilancio dei beni culturali anche con la formazione di tecnici superiori con conoscenze e competenze strettamente legate alla vocazione del territorio e ai fabbisogni del mondo del lavoro. Dunque un’occasione unica, calata nel nostro contesto sociale poiché la valorizzazione, conservazione e fruizione dei beni culturali sono cardini del nostro territorio. Le sedi delle Fondazioni, dunque, non sono casuali ma scelte dalle rispettive regioni in funzione delle realtà produttive esistenti, della vocazione economica del territorio e in funzione delle esperienze pregresse degli istituti scolastici capofila nei corsi d’istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). Ecco perché l’istituto Juvara è stato appunto individuato ente di riferimento”. Dunque i tecnici servono e ne servono tanti in Italia. “La formazione di figure intermedie tra diploma ed università – continua Marano - è necessaria per lo sviluppo economico del Paese ma purtroppo, a fronte di una richiesta di 100 mila tecnici, a fine di quest’anno ne licenzieremo, su tutto il territorio nazionale, appena 2000. La verità è che gli Its sono partiti con ritardo e la struttura della fondazione non agevola lo snellimento dei percorsi”. Mentre nei paesi europei a capo degli Its stanno le istituzioni scolastiche, in Italia le scuole ricoprono il ruolo di enti di riferimento. “La fondazione – completa Marano - è una struttura molto avanzata ma estremamente dispersiva: non si capisce chi deve fare che cosa. Sarebbe stato logico attribuire alle scuole, più interessate ed attente all’istruzione dei giovani, un compito di leadership”. La dirigente dell’istituto di riferimento F. Juvara di Siracusa, Giovanna Strano, è entusiasta dell’Its e ci spiega: “Sono due i corsi attivati: tecnico superiore per la valorizzazione delle risorse culturali delle produzioni tipiche e della filiera turistica e tecnico superiore per la conduzione del cantiere Obiettivo: promuovere la restituzione di un sito, oggi marginale, del patrimonio archeologico cittadino I piccoli archeologi della Paolo Orsi alle prese con planimetrie schizzi, disegni e foto delle tombe della necropoli di via Mazzanti Il XV Istituto Comprensivo “Paolo Orsi” di Siracusa ha sviluppato un Progetto sulle attività di Educazione permanente finalizzate alla valorizzazione e fruizione del Patrimonio Culturale siciliano promosse dalla Regione Siciliana – Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana per l’anno 2012/2013, realizzando un percorso di apprendimento e di studio sulla Necropoli arcaica di Via Mazzanti (ex Aviazione-zona vasche), area all’interno della quale la Soprintendenza ai BB. CC. AA. ha effettuato gli scavi negli anni 2003-2004. I risultati del lavoro svolto saranno presentati dagli studenti e dai docenti referenti in un incontro con la città (tramite le organizzazioni culturali cittadine) il 14 Maggio 2013 alle ore 9.30 presso la Necropoli di Via Mazzanti. Gli allievi hanno non solo ripulito parte dell’area della necropoli ma hanno anche rilevato e realizzato alcune planimetrie con l’ubicazione e l’orientamento delle tombe, schizzi prospettici e disegno dal vero, documentando anche fotograficamente le varie fasi di studio “su campo”. L’obiettivo è quello di valorizzare il lavoro degli studenti finalizzato a promuovere la restituzione di un sito, oggi marginale, che concorre alla conoscenza del patrimonio archeologico cittadino. In questa occasione è importante sottolineare la “condivisione” del lavoro tra piccoli cittadini e istituzioni che operano nel settore per lanciare un’idea di “cittadinanza attiva” nella promozione dei Beni Culturali. di restauro architettonico. Il primo opera in contesti orientati alla valorizzazione e promozione del territorio a fini culturali e turistici ed offre numerosi sbocchi occupazionali quali operare nel sistema informativo dell’azienda, elaborare e promuovere l’offerta turistica dell’intera filiera, pianificare e gestire azioni che ottimizzino la qualità dei servizi e l’organizzazione di eventi e attività congressuali mediante l’utilizzo delle più innovative tecniche di comunicazione. Con l’altro, dopo il percorso di formazione biennale, il tecnico è in grado di collaborare nelle fasi di pianificazione, gestione e controllo dei processi progettuali ed esecutivi e di assicurare la corretta conduzione delle attività operative, rapportandosi con i diversi attori coinvolti, nel rispetto degli standard di qualità, sicurezza e salvaguardia dell’ambiente. Entrambi gli indirizzi, come si può notare, rispondono alle esigenze del territorio”. Dunque una opportunità per la nostra provincia che andrebbe sostenuta e valorizzata risolvendo gli inghippi che negli ultimi tre anni ne hanno rallentato il funzionamento. “Il primo corso è al secondo anno – aggiunge la Strano - e si concluderà a gennaio mentre il secondo è stato avviato due mesi fa e sono ancora aperte le iscrizioni. E’ possibile accedere ai corsi anche attraverso il riconoscimento di crediti formativi che gli alunni hanno acquisito al di fuori dell’Its stesso e la frequenza al percorso biennale consente l’accesso all’esame di abilitazione per geometri poiché il titolo di studio rilasciato sostituisce il tirocinio. Non si dimentichi inoltre che l’Its dà un diploma di tecnico superiore che ha di per sé un valore di credito formativo a livello universitario. Si tratta dunque di un percorso parallelo alle università nel quale si alternano ore di aula e laboratoriali e attività di stage nelle aziende dando risalto all’acquisizione di competenze che possano realmente essere spese nell’ambito del lavoro”. Per funzionare però l’Its ha bisogno di agenzie e imprese che consentano ai giovani di realizzare attività di stage. “Abbiamo avuto un buon riscontro di interesse da parte delle aziende del territorio operanti nel settore turistico – conclude la dirigente Strano - come l’hotel Mercury, Sicilia convention bureau, Best western, Conigliaro viaggi, Paparoni-La Cagnina, Info point della provincia, Gran Hotel Ortigia, Kairos, Bioturismo, Vivere e conoscere e in futuro tenderemo a privilegiare le strutture che organizzano grandi eventi vista la figura specifica del primo corso”. E speriamo che gli Its prendano davvero il volo… Pubblicità elettorale committente: Mariarita Sgarlata 17 “I ragazzi la vivono ancora come un hobby, uno sfizio. Ma è vero sport” “Siamo tra le poche città in Italia a non avere una squadra di vela” di Alessandra Privitera La Federazione Italiana Vela, per Statuto, pone al centro delle proprie attività la promozione dell’amore per il mare, l’insegnamento e la diffusione della cultura nautica e velica. Un’attività costante e professionale, accompagnata dalla continua crescita nella formazione del personale docente e dall’aggiornamento dei metodi didattici. Le Scuole Vela FIV sono circa 450, gli Istruttori in attività di I, II, III e IV Livello sono circa 1.200. Ogni anno le SVF ospitano e insegnano la vela a circa 30.000 allievi, l’80% dei quali giovani o giovanissimi che si avvicinano alla vela già all’età di 7 anni. Gli appassionati di vela sono sempre più numerosi, ma per praticare questo sport, avvincente e ricco di suggestioni, è necessario acquisire la padronanza di competenze specifiche. A Siracusa Fiorenza Siliato tiene corsi di vela per bambini da quando, a 19 anni, ha conseguito il titolo di istruttore riconosciuto dalla FIV: una passione, la sua, che gli viene dal nonno paterno Beniamino, tra i soci fondatori, in città, della Lega Navale, uno dei circoli più antichi della città. Dove tieni i tuoi corsi? “I circoli velici sono i contenitori naturali per le scuole di vela, perché per ottenere l’autorizzazione dalla Federazione bisogna dimostrare di possedere alcuni requisiti vincolanti: disporre di una sede d’appoggio, di un numero adeguato di imbarcazioni a vela per l’addestramento e di mezzi di assistenza e soccorso adeguati alla tipologia dell’attività programmata. Io mi appoggio al Circolo Velico “Ribellino”, il piccolo circolo di pescatori che si trova nel Porto Piccolo, accanto allo Sbarcadero, e che mette a disposizione della scuola gli Optimist e un gommone con cui in mare posso seguire gli allievi e fare assistenza”. Quindi ogni circolo siracusano dispone di una scuola di vela? “Purtroppo no. Oltre a me, Ciccio Cappellani tiene i corsi per adulti e propone periodicamente corsi per giovanissimi dal momento che dispone di 3 optimist”. La domanda è d’obbligo: non è paradossale che una città sul mare come Siracusa non pulluli di scuole di vela? “Sì, lo è. Tanto più che una solida passione per la vela si è radicata in tutta Italia, oggi paese tra i leader del mercato nei settori delle imbarcazioni a vela, del turismo e del charter nautico, e che la FIV presenta per la formazione nautica di tipo velico, programmi e schemi per tutti ed a tutti i livelli”. Quali sono le cause di questa assenza, allora? “Gli aspetti sono molteplici. Primo fra tutti: la vela è uno sport elitario perché costoso; le attrezzature (barca, vele, gommone), i pezzi di ricambio e la manutenzione richiedono grosse spese che non tutte le famiglie possono affrontare. Ma questo, che all’apparenza potrebbe sembrare insormontabile, non lo sarebbe se ci fosse maggiore sensibilità da parte dei circoli”. In che senso? “I soci di molti circoli velici siciliani, come quelli di Palermo, Marsala e Catania, si assumono l’onere di contribuire alle spese per il mantenimento delle scuole di vela con il pagamento annuale di una tassa associativa: questo dà la possibilità a molte famiglie di far praticare ai figli uno sport che combina in sé una serie di valori educativi, formativi, ambientali e culturali. A Siracusa, invece, i soci di alcuni circoli sono stati addirittura infastiditi dalla presenza dei bambini e non hanno mai affrontato l’eventualità di sostenere la scuola di vela (come da statuto, invece, dovrebbe avvenire). Se si pensa che a Siracusa i costi-barca sono relativamente bassi rispetto alle altre città sul mare (perciò per chi possiede una barca a vela non sarebbe ingente impegno pagare una tassa annuale per la scuola) e che la nostra città è tra le pochissime in Italia a non vantare una squadra di vela, mi sembra che ci siano tutti i dati per definirci culturalmente arretrati”. Definiresti Siracusa una città sul mare che non conosce il mare? “Sì: è esattamente quello che penso quando i genitori dei miei allievi si mostrano terrorizzati all’idea che i loro figli debbano uscire in mare a gennaio; quando vedo sfrecciare certe imbarcazioni in porto a 10 o a 20 nodi; quando penso a quanti non comprendono che le scuole veliche hanno la finalità di avvicinare alle attività veliche nuovi soggetti, in particolare i giovani, favorendone l’avviamento all’attività sportiva ed agonistica attraverso la presa di coscienza delle proprie capacità e dei propri limiti e attraverso l’approfondimento operativo e teorico di attività motorie e sportive trasferibili all’esterno dell’attività della scuola, per il consolidamento di una cultura motoria e sportiva che sia anche stile di vita e promozione della salute”. Quanti allievi seguono i tuoi corsi? “Uno zoccolo duro di 20 ragazzini di età compresa tra i 6 e i 13 anni mi segue da tempo. Purtroppo, però, tengo lezioni, per gruppi di 10 bambini, da tre ore consecutive solo al sabato (mattina e pomeriggio) durante le quali, ovviamente, è prevista anche l’uscita in mare. Questo per tutto l’anno: sia d’estate che d’inverno”. Perché “purtroppo”? “Perché la vela è uno sport a tutti gli effetti; tattico, è vero, ma anche aggressivo; richiede prontezza della mente e del corpo e il secondo deve assecondare le strategie della prima; perciò la vela andrebbe praticata, come ogni altro sport, almeno tre volte alla settimana, alternando la teoria alla pratica. Purtroppo qui a Siracusa è ancora pensata come un hobby, uno sfizio”. Hai parlato di uno sport costoso: quanto? “Ogni bambino, grazie alla disponibilità del Circolo “Ribellino” che si occupa della manutenzione dell’attrezzatura che ci mette a disposizione, paga solo 30 euro al mese e 15 euro per la tessera FIV dalla durata annuale”. Se avessi la possibilità di parlare alla città, cosa diresti? “Non è importante essere campioni di regata ma è importante imparare ad amare il mare. Lo sport velico è occasione preziosa per approfondire la conoscenza dell’ambiente marino e delle sue ricchezze e per imparare a rispettarlo. Questa disciplina, nel suo aspetto più puro, così diverso da quello che appare attraverso i media, coniuga il corretto stile di vita sportiva al rispetto dell’ambiente, alla conoscenza della natura, infondendo allo stesso tempo sicurezza e rapidità di scelta; la vela ha aspetti che possono influire direttamente sulla nostra società e migliorarla attraverso l’educazione a modelli comportamentali corretti. È un’occasione da non perdere”. “La scia si allunga, di giorno bianca e densa di vita, di notte luminosa come una chioma di sogni e di stelle. L’acqua scorre sulla carena, e romba, canta, sussurra, secondo il vento, secondo il cielo, secondo il tramonto che sia stato rosso o grigio. Vento, mare, barca e vele formano un tutto unico, compatto e diffuso, senza principio né fine, che è parte e tutto dell’universo. Guardo il tramonto, respiro l’aria dell’alto mare, e il mio essere si schiude, la mia gioia vola così in alto che nulla può raggiungerla. In quanto alle cose che talvolta mi turbavano, non hanno alcun peso di fronte all’immensità di una scia vicinissima al cielo, e colma del vento marino, che è immune da moventi comuni e meschini”. Bernard Moitessier CREATIVITÀ, MODE, CONTAMINAZIONI di Alessandra Privitera Stupenda immacolata fortuna per te tutte le culture del regno Alla Marina una casa non casa per gli artisti “cerniera con il mare per turisti e cittadini” e tu sei diventata la regina. Per te gli uomini hanno preso innumerevoli voli, creato l’alveare del pensiero. Nel 2012 la prima edizione di Chiamata alle Arti conta 12 mila presenze alla Galleria Civica d’Arte Contemporanea “Montevergini”: 100 artisti, anche internazionali, per 28 giorni di arte in ogni sua forma d’espressione. Sull’evento i riflettori accesi della stampa locale e nazionale. Poi l’invito a Torino per partecipare al Festival delle Idee. «È stata la volontà di richiamare tutto il mondo artistico all’adunata. Di lanciare un appello. Alla ricerca di affinità artistiche ed elettive». Così Enzo Bauso definisce gli input per la realizzazione di Chimata alle Arti. E continua: «La spinta viene dalla sensazione che la città non stesse più stimolando la creatività e che gli artisti siracusani stessero perdendo smalto, grinta, fervore. Da qui l’idea di dare spazio a chiunque volesse dare sfogo alla sua arte, al suo estro, al suo genio». Un’iniziativa che parte per non fermarsi, sebbene i costi siano proibitivi e gli enti locali perseverino nel non contribuire. Enzo e Davide si fanno carico della realizzazione del 2012. «Non è mai arrivato il contributo di 5 mila euro garantito dalla Provincia per la prima edizione. Abbiamo deciso di non fare alcuna richiesta per la seconda. E quando abbiamo saputo che la Galleria Montevergini sarebbe stata occupata per tutto il mese, abbiamo capito di essere chiamati a una forma di espressione diversa rispetto a quella dello scorso anno». Enzo sorride. E aggiunge: «Abbiamo impiegato un mese per ottenere i nullaosta da Demanio, Comune, Capitaneria di Porto, e ditta a cui il Comune ha dato l’appalto per i lavori della Marina. E abbiamo già speso qualche centinaio di euro solo per la burocrazia. D’altra parte: o questo, o niente. È la prassi: Siracusa non ama valorizzare i propri figli». Gli fa da controcanto Davide Bramante: «Non avremmo potuto abbandonare il nostro progetto: già l’anno scorso ci siamo dati l’obiettivo di sostenere le nuove generazioni, di farne emergere le potenzialità e aiutarle a creare una corrispondenza virtuosa anche con l’estero. Sentiamo, sappiamo che la città e la provincia di Siracusa sono fucine di creatività: ma servono forza, coraggio e passione per affrontare la sfida dell’arte che diventa uno stile di vita. Chiamata alle Arti è un’occasione per sperimentare questa vita». In cosa consisterà nello specifico? «Sarà un progetto low cost ed ecosostenibile. Al centro della Marina di Siracusa verrà posta un’installazione immensa: la costruzione in pianta – si sono aperte Per te, Arte, è sorto il mormorio dell’acqua, unica grazia, e tremi per i tuoi incantesimi che sono nelle tue mani. E tu hai un sogno per ogni estate, un figlio per ogni pianto, un sospetto d’amore per ogni capello. da Alda Merini realizzata con materiale leggero facilmente asportabile e nel pieno rispetto dell’ambiente – di una casa. Ogni artista sceglierà una stanza e realizzerà, nel corso delle otto giornate, la sua opera preoccupandosi di accogliere i suoi spettatori/visitatori. Questi, dal canto loro, potranno – entrando o uscendo da ogni stanza – scoprire il mondo di ciascun artista». L’accoglienza come fil rouge di tutta la rassegna? «Esattamente. La possibilità, per il pubblico, di sedersi è l’unico diktat che abbiamo imposto ai 50 artisti che parteciperanno: vogliamo che la Marina di Siracusa, abusata, ingessata, violentata e imbalsamata dal cemento in questi anni, torni ad essere sentita come punto di approdo per i turisti e come cerniera con il mare per i cittadini. Un luogo di incontro e di confronto per chi vive la città e per chi, arrivando da fuori, si senta gradevolmente accolto e piacevolmente ospitato, mentre della città ammira le bellezze di cui godere». Da dove nasce l’idea di una casa a cielo aperto? “Nasce da Dogville, il film che il regista danese Lars Von Trier ambienta in una città che non esiste, disegnata sul palco di un teatro, che dall’alto (come ci viene proposta nella prima inquadratura del film) sembra una lavagna nera, in cui vediamo solo la sua mappa fatta di contorni disegnati con il gesso, di vie il cui nome è inciso per terra, le porte e le pareti sono solo immaginate: un luogo dove tempo e spazio si annullano reciprocamente. Allora abbiamo pensato a una casa a cielo aperto. A un museo di carne e di opere per ricordare a tutti che senza arte non si può campare e, a chi non lo sapesse o facesse finta di non saperlo, che a Siracusa servono interventi per valorizzare la cultura, perché di questo la nostra città potrebbe vivere”. Mi date una chicca? Davide non esita: «Il prossimo sabato 18 sarà a Siracusa Giovanni Iovane, curatore del S.A.C.S. (Sportello per l’Arte Contemporanea della Sicilia), critico d’arte e professore di Storia dell’Arte Contemporanea a Brera: dopo l’incontro con i giovani artisti della Sicilia Orientale presso la Galleria Montevergini, farà una visita a Nice to meet you. Ci sembra un momento più che propizio. O no? ». Perfomative. Visive. Plastiche. Seconda Chiamata alle Arti. Tutte. Nessuna esclusa. Protagonista: la creatività. E la Marina di Siracusa, nei prossimi weekend di maggio, dalle 10 del mattino a mezzanotte, si trasforma in un’immensa casa immaginaria. Menti celestialmente diaboliche quelle degli ideatori: Enzo Bauso, fabbro e dj, designer e organizzatore di eventi; Davide Bramante, fotografo e viaggiatore errante: da New York a Milano passando per Siracusa. Nice to meet you. Accomodatevi pure: c’è posto per tutti. Pubblicità elettorale - committente: il candidato