Il movimento del giardino di Gilles Clément

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Il movimento del giardino di Gilles Clément
Leonella Pecchioli
La vita esclude la nostalgia, nessun passato ha futuro.
(Gilles Clément)
Il movimento del giardino di Gilles Clément
Gilles Clément ha presentato a Firenze in anteprima il suo nuovo libro tradotto in italiano da
Quodlibet, Il giardino in movimento. Da La Vallée al giardino planetario. In realtà lo stesso
libro è uscito per la prima volta in Francia nel 1991; è stato poi riesaminato e ampliato fino
all'ultima edizione del 2007, da cui deriva la traduzione in italiano appena pubblicata.
Non meraviglia scoprire che Gilles Clément possiede un'ampia formazione in campo
naturalistico e non solo, essendo agronomo, entomologo, paesaggista, botanico, ingegnere
come si legge in qualsiasi biografia a lui dedicata. Alla base delle sue teorie permangono
una profonda conoscenza accompagnata da rispetto e ammirazione per tutti i fenomeni
naturali che l'uomo è in grado di descrivere. Se non avesse una solida formazione di stampo
agronomico e paesaggistico, non sarebbe in grado di capire e di dominare la forte tensione
alla riconquista degli spazi operata dalle piante nei giardini.
La natura è sempre protagonista indiscussa. Ciò non vuol dire che l'uomo è lasciato in
disparte. Per meglio dire, non è lasciato in disparte l'uomo-progettista, le Jardinier, come
Gilles Clément ama definire se stesso, colui che conosce e riconosce, vede e osserva, sceglie
e dispone. Il progettista è come il regista di una rappresentazione teatrale dove va in scena il
giardino, con alberi, arbusti, rampicanti, bulbose, erbacee a fare da attori sapienti, che
interpretano ruoli a loro intelligentemente assegnati rispettando i caratteri di ognuno. Questi
attori sono tanto protagonisti quanto comparse. Il progettista-regista decide, tra protagonisti
e comparse, chi promuovere. Non c'è niente di scontato o predefinito: tutto è in movimento.
“... Là dove ieri si camminava, non si cammina più,
là dove non si passava, oggi si passa. E' dunque
proprio la perpetua modificazione degli spazi di
circolazione e di vegetazione che giustifica il
termine di movimento ed è il fatto di gestire questo
movimento che giustifica il termine di giardino.”1
1 Clément, 2011, pag. 39
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La struttura mobile del giardino non coincide soltanto con un mero spostamento associato a
dinamismo della vegetazione; essa va oltre l'idea semplice di ritmo compositivo di un
quadro a volte persino non troppo gradevole alla vista, secondo i canoni estetici attuali. Si
affianca semmai al concetto di complessità biologica che Clément conosce nelle molteplici
sfaccettature temporali e spaziali e tratta con sorprendente cauta destrezza.
Il movimento compare ora come metamorfosi (un Cercis che riveste improvvisamente i suoi
rami di fiori sgargianti), ora come risultato dell'azione del vento che anima le foglie di alberi
lungo il fiume, ora per mezzo di una serie scelta di giardini che simbolicamente trasmutano
l'uno nell'altro. Ancora, esso si manifesta grazie al “vagabondaggio” delle piante oppure
seguendo i tracciati scelti dai giardinieri tra la vegetazione spontanea per i quali non si
esclude l'uso del tosaerba, pur riconoscendo la ridondanza nell'uso della potenza di una
macchina falciatrice contro la debolezza dei fili d'erba.
Figura 1: Parc André Citroen, Giardino in movimento
(n. 1), ottobre 1991.
Il principio [trad. La fase iniziale (?)] della tosatura
dell'erba viene insegnato ai giardinieri.
Nella foto, Gilles Clément al lavoro
Figura 2: Giardino in movimento (n. 1), aprile/maggio
1992.
Le piante di silene arrivano in massa in mezzo alle
depressioni del terreno.
Attraverso innumerevoli attente osservazioni susseguenti a continui esperimenti sul campo,
l'autore introduce e descrive la friche2 come una preziosa opportunità da cogliere perché è
2 Non esiste in alcuna lingua una parola equivalente a quella francese di friche . Il suo significato è quello di terreno
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una valida alternativa all'ordine delle geometrie immobili del giardino costruito.
L'idea di friche come giardino discende dall'improvvisa sensazione di sfasamento che si
avverte ogni volta che lo sguardo viene rapito da un qualcosa di insolito e inconsueto, ad
esempio scorgendo - scrive Clément - il papavero rosso nella bordura blu. Ancora: attirato
da una fila di gabbiani riuniti su un muro al di sotto del quale svettano bocche di leone,
Clément si chiede se mai avrebbe notato le bocche di leone se non vi fossero stati i gabbiani
e viceversa.
“La gestione della mobilità come interrogazione
uno sfasamento conduce l'individuo a integrare
propria esistenza col movimento biologico e
lottare contro quest'ultimo solo con cognizione
causa.3”
di
la
a
di
La gioiosa sorpresa di un attimo dovuta all'inatteso propone il bisogno di qualcosa che non
può essere presente ad esempio nell'ordine immobile di giardini forgiati da rigide forme
architettoniche; suggerisce semmai la tensione ad uno sconvolgimento perpetuo, guidato
dalla vitale complessità delle forme biologiche che di sicuro ritornano prepotentemente alla
riconquista degli spazi abbandonati.
Così la friche non è più soltanto un sito lasciato a se stesso, ma è un luogo capace di
ospitare uno spirito nuovo e vagabondo. 4
“Friche: incoerenza estetica dell'ordine della
scintilla, incontro fugace che illumina un frammento
del tempo.3”
Le Jardinier a questo punto deve possedere buone conoscenze biologiche e scientifiche per
essere in grado sul campo di riconoscere e di cogliere il significato dell'avvicendarsi delle
abbandonato a se stesso, che non è sottoposto ad alcuna lavorazione agricola. Sull'etimologia della parola Clément
riporta nel suo libro: “«Dal tardo latino friscum, che Grimm riconduce a fractitium, campo che è stato lavorato per la
prima volta, da fractus, spezzato. Maury ha proposto il gaelico frith, frithe, terra in friche» (Larousse, 1872).
Secondo il Petite Robert (1983): «s.f.; 1251, variante dell'antico francese e dialettale frèche; medio olandese versh,
fresco»”.
3 Clément, 2011, pag. 147
4 Cfr. Clément, 2011, pag. 70
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piante comparenti nel tempo, a partire dalle “pioniere” fino alla comparsa di quelle
climaciche. Ugualmente il progetto è delineato sulla base delle comparse, in riferimento al
comportamento biologico di ognuna, senza alcuna distinzione né separazione tra erbe
«buone» o «cattive». Tra le cosiddette vagabonde, ossia per lo più tra le biennali, specie che
spesso sfuggono alla progettazione, le Jardinier dovrà selezionare quelle interessanti grazie
al fogliame, alla fioritura, alla struttura nel paesaggio. Oltre alle biennali spontanee tra le
quali Clément annovera verbaschi, digitali, euforbie, cardi, panaci, onopordi, sclaree, alcune
perenni giganti sono destinate a grandi esclamazioni, ai deliri dell'estate; e ancora continua Clément - bisogna passarci sotto, dentro, attraversarne il fogliame.
Pure le piante cosiddette “straniere” sono ben accolte, perché, se compatibili con l'ambiente,
sono ormai associabili alla flora locale, come risultato della mescolanza planetaria delle
flore su vasta scala operante da già da tempi remoti.
Figura 3: Giardino in movimento (n. 1), estate 1993.
Lupini arborescenti gialli, lupini ibridi blu, fogliame
di enula.
Figura 4: Giardino in movimento (n. 1), estate 1993.
Il tracciato definito dai giardinieri attraverso la
vegetazione.
La friche è dunque una insolita rappresentazione in continuo movimento dove, dopo l'inizio
coincidente con l'abbandono, non c'è mai posto per la staticità di una qualsiasi fine; in ogni
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momento è possibile uno stravolgimento radicale, anche ad opera di le Jardinier, che non
viene escluso affatto, ma anzi consapevolmente interviene a decidere.
Alla fine sulla fissità del giardino costruito predomina la naturalezza del giardino suggerito
tanto dalla natura quanto dall'uomo, che per adesso diventano complementari. Il giardino
suggerito diviene uno scambio reciproco di informazioni e di bisogni, dove può aggiungersi
il bello quando lo scambio tra uomo e natura arriva ad essere rispettoso ed equilibrato da
entrambe le parti.
Leonella Pecchioli
Bibliografia
Gilles Clément, Il giardino in movimento, Quodlibet. Litografica Com di Capodarco di
Fermo (Fermo), Macerata, 2011
LE
GILLES CLÉMENT, IL GIARDINO
MOVIMENTO, QUODLIBET. LITOGRAFICA COM DI CAPODARCO DI FERMO (FERMO), MACERATA, 2011
IMMAGINI CON LE DIDASCALIE PROVENGONO TUTTE DAL LIBRO DI
IN
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