Quando la vita è tutta una corsa

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Quando la vita è tutta una corsa
Sport
l'Adige
venerdì
2 febbraio 2007
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TESTIMONI
DELLA FATICA
Quando la vita è tutta una corsa
di MAURILIO BAROZZI
TRENTO - La storia è grosso modo così: c’è questo tizio, Sisifo, che deve portare
un enorme masso su una collina. Il fatto è che ogni volta
che arriva al culmine, il masso gli scivola e rotola giù, fino in fondo. Sisifo si deve girare, scendere la collina, riprendere il masso e tornare
su. Una volta in cima, il sasso
ricade e avanti, sempre così,
nei secoli dei secoli, come direbbe Huck Finn.
La storia è un mito, il mito
di Sisifo. Che era stato condanno alla pena descritta –
uno sforzo che non troverà
mai fine né soluzione – dagli
dei. Lui accetta la sua pena,
deve farlo, e per l’eternità farà questo. Pazzesco, vero?
Ma c’è qualcuno – per la verità molti – che lo sforzo d Sisifo lo fa tutti i giorni. La cosa più affascinante, per certi
versi eroica, è che queste persone non devono sottostare
ad alcuna condanna divina,
fare sforzi titanici tutti i giorni è una loro libera scelta. Una
missione che si sono autoassegnati.
Sentite di quest’atleta, Lorenza Beatrici. Beh, lei è una
bella donna, biondo platino,
occhi azzurri, fisico tonico,
che attorno ai vent’anni ha
deciso di mantenersi in forma correndo.
«Verso i vent’anni correvo
2, 3 volte alla settimana così,
giusto per fare qualche cosa.
Poi mi sono iscritta ad un
gruppo sportivo ed ho cominciato ad ottenere qualche bel
risultato. Mi sono appassionata. Ho aumentato la frequenza degli allenamenti e
con questi sono arrivate anche le vittorie. Da allora correre è diventata una costante della mia vita».
Diciamo che a quel punto
anche lei è entrata a fa parte
della schiera dei Sisifi che si
impongono una sfida. Qualcosa di irrinunciabile. Tanto
più quanto la missione è impegnativa.
Lorenza si allena sei giorni
alla settimana con un’abnegazione che è davvero invidiabile. «A prepararmi è mio
fratello Rolando. Andiamo al
campo Coni e poi ci spostiamo sulla ciclabile o su percorsi in salita per gli allenamenti: per esempio ieri ho corso
per 8 volte i 500 attorno a
1’38" con 2’30" di recupero però non riesco a correre in pista, è una questione di testa».
Non so se qualcuno di voi
abbia chiaro cosa significhi
correre otto ripetute dei 500
piani, con i tempi di recupero fissi, la strada che è sempre quella - otto volte -, l’acido lattico che ti arriva alla testa e te la fa vedere un po’ in
salita anche se non lo è. Beh,
fare ciò significa costanza,
cattiveria, capacità di concentrazione e di sacrificio sull’altare di qualche cosa che sembra evanescente: una coppa,
il superare un’avversaria, un
record. Allora avanti, tutti i
giorni.
Dice Beatici:«La mattina lavoro fino alle 12 e mezza. Poi
vado ad allenarmi, diciamo
dalle una alle tre. Mangio
qualche cosa al volo, una doc-
Lorenza Beatrici è diventata atleta per caso
«Ma ora non riuscirei più a stare ferma»
LA SCELTA
Non riesco
a correre
in pista
ma solo
sulle strade
LA COSTANZA
Corro sempre
in ogni stagione
e con ogni tempo
Se non lo faccio
ho i sensi di colpa
LA MONTAGNA
Le gare
in montagna
sono bellissime
e riescono
a coinvolgere
tutta la famiglia
IN VETTA. Lorenza Beatrici durante la Traslaval vinta lo scorso anno
cetta e di corsa a prendere
Eric, mio figlio di tre anni, alla scuola materna».
Hai detto niente…
I risultati, a lavorare così,
si vedono. La giovane mamma corre la mezza maratona
(21 chilometri e fischia) in
1h20’03" che, per far capire,
molti di noi normali non riusciamo nemmeno a starle dietro in bici. Tutto ciò ha i suoi
costi, naturalmente. «Ormai
Hockey indoor/ Domani a Lignano
per me correre è una droga.
Da anni ormai corro tutti i
giorni, sei volte la settimana:
non esco solo se ci sono 20
cm. di neve e quella volta mi
faccio pure prendere dai sensi di colpa. Tre anni fa ho avuto Eric, il mio bambino e due
mesi dopo il parto ero già di
corsa anche se prima di ritrovare la condizione sono passati almeno una decina di mesi».
Camus ha notato che la tragicità di Sisifo sta nel fatto di
accettare il proprio destino
senza porsi obiettivi, consapevole che mai uscirà dalla
sua condizione di forzato alla salita. Senza speranza. Ma
gli atleti, a differenza dei miti letterari, sperano. Sperano
di vincere. Sperano di diventare i migliori. O, se non proprio i migliori, quantomeno
migliori. Così lo sforzo e l’im-
Tennis / A Tokyo fuori Santangelo e Schiavone, avanza Vinci
Mori per il tricolore Ortisei, Gabba e Brianti ai quarti
MORI - Domani e domenica Lignano Sabbiadoro
ospita le finali italiane valide per gli scudetti femminile e maschile. La squadra femminile del Mori
Villafranca si batterà per il titolo 2007. In semifinale (domani alle 19) sfiderà la temibile squadra della Seneca S. Saba Roma, campione d’Italia
in carica, avendo battuto sempre a Lignano lo scorso anno proprio il Mori Villafranca, più che per merito tecnico, per alcuni
episodi arbitrali favorevoli. Chi vince accede alla finale per il titolo. Nell’altro incontro il Cus Torino, giunto al secondo posto
nel girone del Mori,
dovrà vedersela con
il Lorenzoni di Bra,
che ha vinto il proprio. Il Mori Villafranca nell’ultimo mese ha
prestato ben otto giocatrici alla Nazionale in preparazione dei mondiali ed è una squadra che porta
gloria sportiva alla provincia di Trento e di Verona. Alla trasferta di Lignano, agli ordini del bravo
Charlie Young parteciperanno Riva, Zambelli, Giagulli, Visconti, le gardesane Erika Boniolo (nella
foto) e Arianna Bassetti, Apelganets, Canavosio,
Tobia, Abrami, Marchese, Lombardi, Laptsevich.
Tutte nazionali o ex a formare un team stellare.
ORTISEI (Val Gardena) - Due azzurre sono entrate con bravura nei quarti di finale del torneo Itf di Ortisei da 75 mila dollari: Alberta Brianti, 26enne di Fontanellato
(Parma), ha sconfitto ieri negli ottavi la giovane ucraina Koryttseva per 6-1 6-3, invece la 18enne aostana Giulia
Gabba (nella foto) ha annullato quattro match ball, uno
dietro l’altro nel tiebreak,
per approdare al turno successivo contro la ceca Zahlavova, alla fine prevalendo
per 2-6 7-6 (8-6) 7-5 dopo 2
ore e 42 minuti di gioco emozionante sul veloce gardenese. Oggi la Gabba sfiderà la
n.5 del torneo, la tedesca
Klösel, che ieri ha vinto il
derby contro la Barrois per
6-1 3-6 6-3, mentre la Brianti
è opposta alla lussemburghese Kremer che ha avuto
ragione dopo 3 ore della
svizzera Gagliardi per 7-6 46 7-5. Gli altri due quarti con
la russa Manasieva (ieri 7-5
6-1 alla tedesca Schruff) contro la tedesca Malek (ha approfittato del
ritiro sul 3-2 della ceca Birnerova, n.3 e detentrice del titolo, bloccata dal mal di stomaco), quindi l’austriaca Meusberger (64 5-7 6-1 alla georgiana Chakhnashvili) contro la danese Wozniacki, la 16enne vinci-
trice del titolo junior a Wimbledon che ha
sconfitto per 5-7 6-1 6-3 l’ucraina Perebiynis.
TOKYO - La barese Roberta Vinci si è
qualificata per i quarti del torneo Wta di
Tokyo dal ricchissimo montepremi di oltre un milione di dollari.
L’azzurra ha eliminato la
francese Bremond in maniera autoritaria per 6-3 60. Eliminata invece la trentina Mara Santangelo, sconfitta in tre set (4-6 6-1 6-2)
dalla serba Ana Ivanovic,
testa di serie n.5 e alla lunga impostasi con colpi più
incisivi. Ora la tennista di
Cavalese affronterà il torneo thailandese di Pattaya.
Anche Francesca Schiavone
esce dal torneo nipponico
fermata dalla tigre siberiana, la n.1 Maria Sharapova,
vittoriosa per 7-5 2-6 6-1.
ZAGABRIA E DELRAY BEACH - Daniele Bracciali è
stato eliminato al 2° turno
del torneo Atp di Zagabria
(veloce, 353.450 $). L’aretino si è ritirato
per problemi alla spalla destra, sotto 6-3
1-0 con lo svedese Thomas Johansson.
Davide Sanguinetti è nei quarti a Delray
Beach (veloce, 416.000 $) battendo 6-3 46 6-3 lo statunitense Delic.
pegno hanno una finalità, e
ciò ne raschia l’opacità della
tragedia fino a far scintillare
solo il luccichio della prestazione, della medaglia o della
coppa. «Sono arrivata ottava
ai campionati italiani di corsa in montagna e, con le colleghe dell’Atletica Tn CMB,
siamo arrivate terze nei societari», spiega giustamente
orgogliosa.
Eppure, visto da lontano, lo
sforzo è davvero titanico - per
rimanere ancorati ai miti.
«D’inverno ci sono i campionati societari, poi da maggio
a ottobre tutte le domeniche
c’è una gara: ci andiamo tutti assieme: io, mio marito - che
qualche gara la fa anche lui , i nonni (tutti e quattro) con
il piccolo Eric e poi, alla fine,
stiamo tutti assieme. C’è la
premiazione, spesso la pastasciutta per tutti. Insomma
quello della corsa in montagna è un bell’ambiente». E, almeno per quanto riguarda le
diete, Lorenza non si fa troppo condizionare: «Mangio di
tutto, senza preoccupazioni.
Eppoi come mamma devo
pensare anche al piccolo e a
mio marito».
Come abbiamo già registrato per alcuni dei «testimoni
della fatica» che abbiamo intervistato finora, anche per
Beatrici lo sport è stato il Cupido che ha scagliato la sua
freccia in pieno cuore. «Mio
marito l’ho conosciuto correndo. È stato un colpo di fulmine: in undici mesi ci siamo
piaciuti e sposati. Era il 2001».
Allora, cosa vuoi di più? Uno
corre, passa il tempo, si mantiene in forma e trova anche
l’anima gemella…
Ma torniamo alle gare, alla
lotta coltello nei denti che gli
agonisti combattono giorno
dopo giorno, gara dopo gara.
«Nella corsa c’è competizione, come in tutti gli sport: se
non ci fosse agonismo, non si
gareggerebbe. Certo, mi piace lo sport anche come movimento e quando smetterò
di fare agonismo tornerò a
correre senza tabelle. Ma per
ora, quando indosso un pettorale mi piace farmi valere.
Specie nelle corse in montagna e sulle distanze lunghe,
dove rendo al massimo».
La ragazza ha grinta. Nel
2005 ha partecipato alla durissima corsa a tappe della
val di Fassa, la Translaval,
«tutta quella discesa mi ha indurito le gambe», ricorda. Così come ricorda i suoi hobby,
al di fuori della corsa. Che in
verità – per ovvi motivi di
tempo – non sono molti. «Ho
fatto il corso di istruttore di
nordic walking, camminata
coi bastoncini di sci da fondo. Ora sto facendo un corso
d’inglese, il venerdì sera. E
poi sono abbonata al national
geographic».
Ma domani, National o non
National, ci sono gli allenamenti.
Parlando di Sisifo, delle sue
fatiche, della sua accettazione del destino, Camus scrisse una cosa tipo: a volte basta poco a riempire il cuore
di un uomo (o un donna). Nonostante gli sforzi sovrumani
cui è costretto, bisogna immaginare Sisifo felice. Figuriamoci chi costretto non è, si
diverte e resta in forma…