Titolo Progetto Museo Nazionale dell`Ebraismo Italiano e

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Titolo Progetto Museo Nazionale dell`Ebraismo Italiano e
Titolo Progetto
Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah
Descrizione progetto
Restauro e estensione del carcere di Piangipane
Luogo
Ferrara (Italia)
Committente
MIBAC
Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia Romagna
Comune di Ferrara
Fondazione MEIS (Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara )
Equipe di progetto
Architetto: SCAPE
Architetti associati: arch. Micheal Gruber, arch. Kulapat Yantrasast, arch. Stefano Massarenti
Strutture: Studio Arco
Consulente geotecnico: ing. L.Tomesani
Impianti: Studio Arco - ing. O.Lavaggi con Thyke Europa s.r.l.
Antincendio: ing. S.La Malfa
Sicurezza in fase di Progettazione: ing. G. Gaudenzi
Allestimento Museale: Vertov – L.Scarzella
Grafica: Vertov – L.Scarzella con Alizarina s.a.s.
Paesaggio: PAISA
Incarico
Completo (progetto e direzione lavori)
Classe Energetica
Classe A
Cronologia
2011-2016
Dati progetto
SLP: 10.300 m2
Budget
32.685.000 €
Crediti Immagini
MIR - Marco Tripodi
Testo
“…ogni monumento, per continuare a vivere, non può essere separato senza danno, spesso
irreparabile, dall’ambiente circostante…”. Giorgio Bassani
Il progetto del MEIS ci ha posto di fronte ad un luogo, ad un paesaggio inteso nel senso più
esteso del termine, complesso ed eterogeneo. Un museo, ma anche un luogo della memoria,
parte della città, delle coscienze, della coscienza collettiva: un monumento. Un progetto di
molteplici paesaggi, di nature eterogenee, quali lo scenario urbano della darsena ed il
quartiere che ne deriva a sud ovest del castello estense, l’ex carcere luogo sospeso ed
interrotto, il rapporto imprescindibile della città di Ferrara con la cultura ebraica, il paesaggio
delle memorie che attraversano e si intrecciano in un luogo così articolato. Un insieme di
tracce, di segni, fisici ed intangibili, ordinati e significati attraverso il progetto architettonico.
Progetto che nasce da un lavoro sostanziale sulla preesistenza, contribuendo a quella
naturale stratificazione di tracce, di segni, di sedimenti che da sempre hanno costruito le città
italiane nella loro naturale evoluzione. Come Giano bifronte l’identità del pensiero di questo
progetto si costruisce sul duplice sguardo, rivolto contemporaneamente al passato e sul
futuro. Un atto critico seleziona gli elementi salienti su cui impiantare le nuove funzioni del
museo: l’orientamento, la giacitura dei segni, la misura e la scala urbana, il recinto, interrotto
per aprire il luogo alla città. L’apparato murario, fondamento tipologico dell’ex carcere, diviene
infatti luogo da cui rigenerare il rapporto con la città modificando, la chiusura in apertura, la
distanza in prossimità. Il museo dell’ebraismo italiano sarà un museo della città, un museo per
la città, un luogo aperto: alcune parti saranno accessibili liberamente, come la hall di
ingresso, il bookshop, i ristoranti, una parte delle esposizioni temporanee, il giardino, luogo
immaginario “ al di là del muro”, in continuità con i giardini ferraresi, dall’ addizione erculea di
Corso Ercole I d’Este, fino al Giardino dei Finzi Contini. Volumetricamente i 5 elementi in
sequenza, richiamano in modo simbolico i 5 capitoli della torah, il Pentateuco, divenendo al
tempo stesso contenitore ma anche contenuto: il libro è metafora della conoscenza e della
ragione. Passi salienti della torah, che potranno essere selezionati con la comunità ebraica,
saranno iscritti in bassorilievo sulle pareti del museo, regolandone l’intensità della luce
all’interno: brise-soleil sul volume di ingresso più trasparente e permeabile verso al città,
cavità nella parte espositiva. I volumi dedicati alla parte espositiva, sono stati concepiti come
spazi neutri ininterferenti con gli elementi in mostra: come all’interno di una torre scenica una
serie di quinte mobili possono determinare molteplici configurazioni, generando possibilità
mutevoli di uso dello spazio. La luce in tutti gli ambienti sarà zenitale indiretta e diffusa: sui
bordi delle sale espositive , attraverso delle aperture verticali, la città entra a far parte della
costruzione dello spazio interno in modo sostanziale. La cultura e la memoria sono elementi in
continua evoluzione, interpretazione e mutazione, caratteristiche di cui il contenuto espositivo
deve contaminarsi: l’allestimento sarà interattivo e digitale, fatto di immagini continuamente da
aggiornare, adattare alla sensibilità del visitatore e al tempo. Fare un progetto multimediale
per un museo cosi ricco di memoria storica e di riferimenti iconografici implica un utilizzo
complesso delle potenzialità del mezzo video. da un lato si tratta di rendere fruibile il materiale
storico ed iconografico nel modo più funzionale possibile, dall’altro di immergere lo spettatore
in una dimensione altra, legata alle immagini in movimento. Entreranno a far parte del
progetto di allestimento anche tutte quelle interfacce naturali esistenti disegnate dalla nuova
frontiera dell’interattività; gli ambienti architettonici possono essere tematizzati, scenografati
da grandi immagini video costruiti alla loro misura. Questo museo non sarà solo raccolta di
oggetti anche bellissimi, ma strumento e luogo per comunicare significati idee, memorie,
incubatore di nuova cultura comune.