Errore gravissimo eliminare il divieto
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Errore gravissimo eliminare il divieto
«Errore gravissimo eliminare il divieto» Intervento sulla navigazione a motore dei tre rivani che promossero la legge Nuova puntata del dibattito innescato dall'idea di Ottobre Dopo lo slogan elettorale «a Ottobre vota Ottobre», adesso arriva un nuovo imperativo: «Ottobre cancella Ottobre». Nel senso che il consigliere provinciale della Busa eletto con le stelle alpine Mauro Ottobre intende ripristinare la navigazione a motore sul versante settentrionale del lago, vietata da una legge promossa da tre rivani ed approvata, appunto il 31 ottobre di 27 anni fa, nel 1983, con 20 voti a favore ed un astenuto. Nel dibattito si fanno sentire i protagonisti di allora: Mario Malossini, Roberto Pellegrini e Paolo Tonelli. La norma sulla «disciplina della navigazione sul lago di Garda» all'articolo 12, prevede che «la Provincia di Trento considerato le particolari caratteristiche della parte settentrionale del lago e della vocazione della stessa alla navigazione a vela, potrà, in deroga alle norme di regolamentazione della navigazione a motore, vietare la navigazione di unità a motore nelle acque di propria competenza». «Questa - scrivono Pellegrini, Tonelli e Malossini - è la premessa che ci permette di andare all'origine di un provvedimento legislativo che a nostro avviso ha rivoluzionato (positivamente) la prospettiva ambientale e quindi turistica di un territorio al quale apparteniamo». «In questi giorni - osservano i tre - l'argomento è ritornato prepotentemente alla cronaca delle pagine locali per alcune prese di posizione che ne vorrebbero la soppressione o la sostanziale modifica. Come coprotagonisti e firmatari a vario titolo di quella legge vorremmo aggiungere una riflessione a sostegno di una scelta che il tempo, a nostro avviso, ha solo consolidato e corroborato nelle motivazioni che ci hanno spinto a motivarla, a condividerla e a proporla». «Va detto - argomentano - che a quel provvedimento legislativo si è arriva- ti da una parte con la consapevolezza che era evidente il problema "di compatibilità tra l'uso turistico mediante navigazione a motore ed altri usi altrettanto importanti delle stesse acque pubbliche, come la balneazione, lo sport velico e naturalmente la pesca. Insieme alla necessità di tutela dei beni collettivi come la quieta pubblica, l'integrità dell'ambiente naturale e, qualche volta, l'incolumità fisica delle persone". Per altro verso prima di giungere alla sua conclusiva approvazione, è stato favorito un largo e partecipato dibattito di tutti i soggetti ed attori coinvolti ed un lungo articolato confronto con le regioni con le quali si è raggiunta una intesa, indispensabile per il visto del Governo alla nostra proposta di legge». «Quella legge - si legge nel documento - ha rappresentato una scelta di priorità culturale sotto il profilo ambientale e di indirizzo turistico per la nostra realtà territoriale. L'uno e l'altro fattore, in verità, si contemperano. Una progressiva qualità delle acque del Garda trentino era il presupposto per promuovere non solo una sicura balneazione ma per esaltare alcune possibili (già allora) caratteristiche di questa parte a nord del lago di Garda. Lo sport velico più tradizionale è parte della storia che ha segnato storici sodalizi come la Fraglia della Vela di Riva, il Circolo Vela Torbole, ed anni più recenti il Circolo Vela Arco e che via via negli anni ha permesso di ospitare sul Lago di Garda, attraverso la loro capacità organizzativa, alcune delle più prestigiose manifestazioni sportive a livello internazionale». «Quella scelta politico-legislativa ha favorito l'affermazione di un'altra pratica sportivo/turistica, che oggi diamo per scontata ma non lo era allora - continuano Tonelli, Malossini e Pellegrini - ovvero quella del surf che ha riconosciuto il "nostro" specchio del Garda come uno dei più ambiti internazionalmente. Il "modello" di sviluppo turistico è quindi cambiato ed il Garda Trentino si è ritagliato, almeno in questo, una identità, una sua immagine che i fatti hanno dimostrato utile e positiva. Nel corso degli anni poi, "l'alleanza" con l'arrampicata ad Arco e con i percorsi di moun- tain bike, hanno fatto dell'Alto Garda Trentino un "outdoor" quale valore aggiunto di offerta turìstica a un fruitore della vacanza che privilegia una località in funzione non tanto del "dove" ma del "cosa fare"». «Questo non era e non è sufficiente concedono - In un mercato dell'offerta e della domanda diventata nel frattempo mondiale c'è bisogno di fare "sistema" e di investire costantemente sulla qualità. Qualità delle strutture preposte all'ospitalità alberghiera ed extralberghiera; qualità nell'accoglienza di un contesto territoriale sia sotto il profilo dell'intrattenimento, della ristorazione, della vivacità dei centri storici, dell'esaltazione dei punti di eccellenza culturali e ambientali. Ma verso questi ultimi obiettivi c'è bisogno di una forte "sinergia" fra pubblico e privato. Sta di fatto che sul "divieto di navigazione a motore sullo specchio del lago di Garda Trentino" si è fatta una scelta che negli anni successivi ha dimostrato validità indiscutibile e, a nostro parere, di essere incontrovertibile». «Sarebbe un errore gravissimo pensare di "ritornare" indietro - concludono - Per che cosa? Per una presunta idea che alle porte dello specchio del Garda Trentino stiano "bussando" alcuni vip che con i loro yacht vorrebbero attraccare al porto S. Nicolò? Quei signori lasciamoli a Porto Cervo. Per parte nostra stiamo dalla parte di quelle migliaia di "buoni" turisti che hanno visto nello specchio del nostro lago una "particolarità" da privilegiare e premiare per una vacanza che ha in sé anche un portato di cultura». Malossini: «Fu il primo compromesso storico» «Roberto Pellegrini, nel 1980, è stato promotore e primo firmatario di una proposta di legge che ha —sollevato il problema - ricorda Mario Malossini, già presidente della Provincia - Paolo Tonelli ed io eravamo da poco stati eletti per la prima volta in Consiglio provinciale ed abbiamo da subito manifestato il nostro interesse. Ovviamente però gli "ostacoli" erano non pochi: di ordine politico (Pellegrini era esponente del Pei, io della De e Paolo di Democrazia proletaria)». «Insomma - prosegue Malossini - si potrebbe dire che era un primo esperimento di "compromesso storico". Anche per questo la circostanza era "guardata a vista"». Divenuto assessore, nel 1981, Malossini si fa carico del problema in un lungo confronto con i confinanti e a livello politico provinciale. «È così che si approda, nel 1983, con la proposta dì legge a nome della giunta e di cui sono, come assessore, il proponente - continua - Il consiglio approva quella che diventa legge nell'ottobre 1983 con 20 voti favorevoli, un astenuto su 21 votanti». «Tre rivani - conclude Mario Malossini - con appartenenze politiche diverse sono stati a vario titolo i promotori di quella scelta abbastanza, allora, clamorosa ma che io credo ha "segnato" (positivamente) il futuro turistico». Mario Malossini Roberto Pellegrini Paolo Tonelli