La Massoneria per la pace nel mondo L`intervento del Presidente

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La Massoneria per la pace nel mondo L`intervento del Presidente
La Massoneria per la pace nel mondo
Nel 1917 l’Europa si trovava nel mezzo di una crisi di proporzioni inedite e di portata globale: la prima
guerra mondiale. Una crisi che già aveva mietuto milioni di vittime e destinata ad essere, in prospettiva, ben
più dannosa per i contraccolpi politici, sociali e culturali.
Nelle difficoltà di quel momento i massoni misero in campo tutto il loro impegno intellettuale, morale e
materiale per gettare un ponte di pace in un mondo che posizioni internazionali intransigenti e unilaterali
volevano diviso.
Fu così che alcune Grandi Logge europee avviarono un fitto lavoro diplomatico per porre fine allo scontro e
creare presupposti atti ad evitare in futuro altre catastrofi belliche. Nei primi mesi di quell’anno in vari
incontri tra le Massonerie italiana, belga, francese, portoghese, serba e spagnola venne elaborato un
Manifesto nel quale si auspicava la creazione di una autorità sovranazionale fondata sui principi universali
massonici capace di prevenire le controversie internazionali. Il presidente U. S. allora in carica, Thomas
Woodrow Wilson, convinto che una pace imposta ai vinti con la forza avrebbe contenuto in sé gli elementi di
un'altra guerra, fece proprie le tesi internazionaliste e pacifiste contenute nel Manifesto, e l'8 gennaio 1918
davanti al Senato degli Stati Uniti pronunciò un discorso, passato alla storia come discorso dei quattordici
punti, nel quale esponeva le sue idee in merito all'istaurazione di un nuovo ordine mondiale.
L’intervento del Presidente USA, in generale, è stato accolto favorevolmente anche in Europa, ad
eccezione di alcune Cancellerie europee, segnatamente dai tre primi Ministri, Georges Clemenceau
di Francia, David Lloyd George di Gran Bretagna, e Vittorio Emanuele Orlando d’Italia, che,
invece, rimasero scettici sulla applicabilità dei principi Wilsoniani. Tuttavia, il 28 giugno 1919, con la
firma del Trattato di Versailles, nacque il primo ente internazionale con fini politici generali: la Società delle
Nazioni, con sede a Ginevra - Switzerland. Il suo atto costitutivo (Covenant), incorporato nei trattati
conclusivi della Conferenza di Pace di Parigi, entrò in vigore il 10 gennaio 1920.
Purtroppo lo Statuto dell’Organizzazione prevedeva norme quali, ad esempio, il Consiglio e l’Assemblea non
permanenti e l’approvazione all’unanimità delle deliberazioni assunte, che potenzialmente ne avrebbero
rallentato l’attività e bloccato l’esecutività. Tali debolezze statutarie sommate alla mancanza di proprie forze
armate che potessero imporre le risoluzioni politiche e le sanzioni economiche, e alla volontà degli USA di
restare estranei all’Organizzazione che pure avevano fortemente contribuito a creare, ben presto
cominciarono a tradire le aspettative di instaurare un nuovo ordine mondiale. Il conflitto cino-giapponese del
1931, l’aggressione all’Etiopia da parte dell’Italia nel 1935, la guerra civile di Spagna del 1936-39, furono
poi i prodromi di una parabola discendente conclusasi con lo scoppio della seconda guerra mondiale. Però,
malgrado si fosse lasciata alle spalle il simulacro di una pace mondiale abortita, la Società delle Nazioni
colse anche diversi successi diplomatici che motivarono l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace al
Presidente Wilson, nella qualità di principale attore propositivo.
Mentre tutto il mondo era ancora coinvolto nella II guerra, due insigni Statisti, unanimemente considerati
dagli storici le figure centrali del XX secolo, si posero l’obiettivo di creare un nuovo sistema politico e
giuridico veramente capace di prevenire i conflitti internazionali. Erano il Presidente U. S. Franklin Delano
Roosevelt e il Primo Ministro Britannico Winston Churchill. Da buoni Massoni, sentivano la responsabilità
dinanzi a se stessi e agli altri di lavorare per il bene dell’Umanità con l’orgoglio di essere uomini liberi e lo
sguardo rivolto al futuro. Da Statisti ebbero un ruolo di grandissimo rilievo nella conduzione politicostrategica della seconda guerra mondiale, nelle decisioni geopolitiche della fase finale del conflitto e nella
ricerca di una pace duratura sulla quale si giocava il futuro di una intera civiltà.
Winston Churchill e Franklin D. Roosevelt
Serviva una chiara presa di posizione! Il 14 agosto 1941, a bordo della nave Prince of Wales ancorata nella
Baia di Terranova, i due sottoscrissero la Carta Atlantica, un atto diplomatico che preparò l’alleanza militare
tra i paesi in guerra contro l’Asse Roma-Berlino-Tokyo, e fu il seme di quella svolta storica che portò alla
nascita delle Nazioni Unite. Nel febbraio 1945 in un summit a Jalta in Crimea i capi politici dei tre principali
Paesi Alleati della II Guerra Mondiale, Franklin D. Roosevelt, Winston Churchill,e Iosif Stalin,
concordarono di istituire una organizzazione in grado di realizzare l’effettivo disarmo, di prevenire le guerre
e di orientare i conflitti mediante la diplomazia. Così, sulle ceneri della Società delle Nazioni e sulla base dei
principi generali dei vecchi quattordici punti programmatici Wilsoniani, sono state poste le fondamenta della
Carta delle Nazioni Unite. Il 26 giugno dello stesso anno a San Francisco la Carta delle Nazioni Unite ha
assunto una forma compiuta con la firma dei rappresentanti di 50 Stati membri, compresi i 5 Stati fondatori
usciti vincitori dalla Seconda Guerra Mondiale e costituenti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza,
Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, ed è entrata in vigore il 24 ottobre 1945.
Oggi ben 193 Stati nel mondo su un totale di 204 aderiscono alle Nazioni Unite.