Concerto dell`8 marzo 2009 a Chieti

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Concerto dell`8 marzo 2009 a Chieti
DIRETTORE
Johannes Brahms (Amburgo 1833 - Vienna 1897)
opo aver studiato Composizione e Direzione d’orchestra al Conservatorio “G. Verdi” di
Milano,ha ottenuto numerosi riconoscimenti in importanti Concorsi Internazionali:
“Diapason d’Argento” nel 1975 e nel 1976 al Concorso “Gino Marinuzzi” di Sanremo,
Premio “Ottorino Respighi” all’Accademia Chigiana di Siena nel 1976, Medaglia di Bronzo al I
Concorso Ernest Ansermet di Ginevra nel 1978; nel 1980 è stato proclamato vincitore assoluto
del X Concorso “Guido Cantelli”del Teatro alla Scala di Milano. Da allora la sua carriera non ha
avuto soste, alternando l’attività sinfonica con produzioni d’opera lirica e registrazioni discografiche.Ha collaborato con Orchestre prestigiose, quali :la London Philharmonic, la London
Sinfonietta, l’English Chamber Orchestra e la Philharmonia di Londra, la BRT di Bruxelles, la
RIAS di Berlino, la Capitole de Toulouse, l’Orchestra National de Lyon, la Filarmonica di Tokio,
la Filarmonica di Buenos Aires, l’Orchestra di Stato Ungherese, l’Orchestra Sinfonica di
Atene,l’Orchestra Sinfonica Portoghese, le Orchestre RAI di Milano, Roma, Torino e Napoli,
Accademia Nazionale di Santa Cecilia e l’Orchestra del Teatro alla Scala. È stato invitato nei
Donato Renzetti l’maggiori
Teatri Lirici del mondo: Opèra di Parigi, Convent Garden di Londra,Grand Thèatre de
Ginevra, Capitole de Toulouse, Opèra di Lyon, Opèra di Montpellier, Opera di Buenos Aires,
Lyric Opera di Chicago, Opera di San Francisco, Opera di Detroit, Dallas Opera, Metropolitan e Carnegie Hall di New York e
tutti i Teatri Italiani. È stato ospite dei Festival Internazionali di Glyndebourne, Spoleto e Pesaro. Ha debuttato giovanissimo
all’Arena di Verona; nel 1987, con i complessi artistici di questo Ente, ha tenuto una tournèe in Egitto dove per la prima volta a
Luxor è stata rappresentata l’Aida di G. Verdi. È stato Direttore Principale dell’Orchestra Internazionale d’Italia, dell’Orchestra
della Toscana e dell’Orchestra Stabile di Bergamo e per nove anni consecutivi di Macerata Opera. Nel 1994 è stato nominato
Direttore Principale dell’Orchestra Stabile di Bergamo e della Filarmonica Veneta, nonché consulente artistico del Teatro
Comunale di Treviso. La sua discografia comprende opere di Mozart, Cajkovskij, opere rare di Schubert, Cherubini e Simone
Mayr; inoltre i DVD de La Figlia del Reggimento al Teatro alla Scala, della Cenerentola ai Festival di Glyndebourne e di un concerto alla guida dell’Orchestra della Toscana con l’Egmont di Beethoven, il Doppio di Brahms con Giuliano Carmignola e Mario
Brunello e la sua Scozzese di Mendelsshon. Ha registrato numerose opere liriche per la Philips, Frequence, Fonit Cetra, Ricordi,
Nuova Era e Dynamic: Il Signor Bruschino, La Cambiale di Matrimonio, Ifigenia in Tauride di Piccinni, Bianca e Falliero di
Rossigni, La Favorita di G. Donizetti, Attila di G. Verdi, Stabat Mater di Pergolesi. Il disco Manfred di Robert Schumann registrato con l’Orchestra e il Coro della Scala, voce recitante Carmelo Bene, ha vinto il XIX Premio della Critica Italiana del Disco.
Nel 2002 è stato insignito del “Frentano d’oro”, prestigioso premio assegnatoli dall’Unione Commercialisti di Lanciano. Nel 2006
ha ottenuto il “Rossini d’oro” riconoscimento del ROF di Pesaro. Dal 2006 è Direttore Principale ed Artistico dell’Orchestra
Filarmonica Marchigiana.
La principale caratteristica che risalta all’osservazione dell’opera brahmsiana è quella della
metodicità con cui il compositore amburghese si accostò ai differenti generi. Se si escludono le
due giovanili e quasi sperimentali serenate per orchestra ed il Concerto per pianoforte n. 1, il
repertorio sinfonico vedrà la luce solo nella piena maturità dell’autore. Del ritardo con cui
Brahms arrivò al genere si è ampiamente scritto; è noto che la gestazione della prima sinfonia
richiese più di venti anni e che egli sentisse il carico della tradizione, in particolare beethoveniana, sulle sue spalle.
Tuttavia sarebbe scorretto non considerare, accanto ad aspetti intimi e personali, altri di carattere più generale. Alla metà dell’Ottocento la sinfonia non era più concepita come la dimensione naturale del repertorio orchestrale e le tracce di questa crisi erano evidenti.
In quest’ottica è meglio leggere il ritardo come cautela: Brahms era alla ricerca di un ponte col
passato, pur nella consapevolezza del bisogno di rinnovare il genere.
Il rigoroso contrappunto bachiano, coniugato con il principio beethoveniano dell’elaborazione
tematica, porta il discorso musicale brahmsiano ad una fitta rete di relazioni, dove tutto deriva
da un minimo materiale musicale di base. Il risultato è una pagina rigorosa, complessa, adulta
e lontana dalle naturali aspettative del pubblico. Tutto ciò valse all’autore l’appellativo di conservatore.
Se oggi invece si può assegnare a Brahms la paternità della contemporaneità musicale, molto lo
si deve al celebre saggio di Arnold Schönberg, intitolato “Brahms il progressivo”, datato 1933, in
cui l’ideale di coesione come garanzia di intelligibilità è segnato come una caratteristica stilistica di tutta la musica del Novecento storico.
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SOLISTA
iscende da una famiglia di artisti bolognesi, ed inizia precocissimo, a nemmeno cinque
anni, lo studio del Violino con una tale convinzione che lo porta a diplomarsi, a soli 16
anni, al Conservatorio di Bologna alla Scuola di Sandro Materassi. Intraprende subito
l’attività concertistica vincendo importanti concorsi nazionali e internazionali, come Vittorio
Veneto e Monaco di Baviera. A 18 anni, nel 1965, incide i suoi primi due dischi per la Erato di
Parigi, attività discografica proseguita poi per la Emi, Dynamic e Naxos con numerosi CD dedicati a differenti periodi storici, da Vivaldi a Busoni, da Campagnoli a Wolf-Ferrari. Ha al suo
attivo innumerevoli recital ed importanti concerti in tutte le città italiane, in Europa, Sud
America, Stati Uniti e Giappone, per i Teatri più prestigiosi come Barbican Centre di Londra,
Bunka Kaykan di Tokyo, Sala Tchaikovsky di Mosca, Filarmonica di S. Pietroburgo, Teatro
Colon di Buenos Aires, Tonhalle di Zurigo. Ha partecipato ai Festival lnternazionali di Venezia,
Stresa, Spoleto, Varna, Istanbul, Dubrovnik, suonando con famosi direttori quali Ahronovitch,
Oren, Pesko, Renzetti, Soudant, Delman. È stato invitato a partecipare a numerose e
Cristiano Rossi Chailly,
importanti manifestazioni: per l’Unicef, per il Bicentenario degli Stati Uniti (1976) con un recital alla Casa Bianca, per le Celebrazioni Colombiane (1992) a Genova, suonando il famoso
“Cannone” di Paganini, a Castelgandolfo alla presenza di S.S. Papa Giovanni Paolo II, in Piazza Maggiore a Bologna nel 1995 e
1997 per i Concerti commemorativi del 2 Agosto, ed ha ricevuto vari prestigiosi Premi fra i quali il “Diapason d’Oro” della Rai.
Numerose sono le sue registrazioni di concerti pubblici radiotelevisivi per la RAI, BBC, RSI, DRF e altre. Docente di Violino al
Conservatorio “L. Cherubini” di Firenze per oltre vent’anni, attualmente si dedica a Corsi di Perfezionamento per giovani concertisti, invitato da prestigiose Accademie Musicali quali l’Accademia Pianistica di Imola, Asteria di Milano, Tadini di Lovere,
Accademia Musicale di Firenze e numerose altre.
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Aperta la strada, nel 1876, al genere sinfonico, Brahms si dedica appieno alle sue possibili coniugazioni. E’ del 1878 il Concerto per violino e orchestra in Re magg. nei tradizionali tre movimenti. Il primo, in forma-sonata, è aperto da un’ampia esposizione affidata all’orchestra dove il
tema viene fittamente elaborato e sottoposto a numerose variazioni, separate da episodi secondari. Il secondo movimento è lento, un Adagio dolce seguito dall’Allegro giocoso in forma di
rondò.
La Sinfonia n. 1 in do min. op. 68, in quattro movimenti, fin dalla sua prima esecuzione fu considerata come il vertice del panorama sinfonico romantico: la potenza delle melodie, l’uso ardito di caratteristiche ritmiche come la sincope ed il contrattempo, la ricchezza dell’orchestrazione, ne fanno la naturale prosecuzione e punto d’arrivo dell’opera beethoveniana.
Il Ciclo Brahms, ripercorrendo l’opera sinfonica e solistica dell’autore, vuole dunque proporre
una riflessione su un linguaggio che fu capace di collocarsi all’interno di una tradizione, cercare in essa la sua linfa vitale e, dunque, creare vie nuove.
Simone Palmieri