conquiste - CISL Scuola Ravenna
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Mattei, 2 Villasanta (MB). Una copia E 0,60 - Arretrata E 0,82. Abbonamenti: annuale E 103,30; iscritti alla Cisl E 41,50; estero E 155,00; comprensivo di ”Conquiste dei Pensionati”: maggiorazione di E 1,66. C.C. Postale n. 51692002 intestato a: Conquiste del Lavoro, Via Po, 21 - 00198 Roma y(7HA0B0*QNOKLO( +&!"!%!=!? Anno 66- N. 57 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 Quotidiano della Cisl fondato nel 1948 da Giulio Pastore ---------- ISSN 0010-6348 www.conquistedellavoro.it Europa del lavoro contro Italicum: dopo le quote rosa la dittatura del budget bocciate anche le preferenze T roika sempre più fuorilegge. Sulle elezioni europee del 25 maggio piomba il “dossier Lescano”, uno studio commissionato da Ces, Etui, Ogb (sindacato austriaco) e Camera federale austriaca del lavoro, secondo il quale la partecipazione di Commissione e Bce alla troika che ha imposto le misure di austerità ai Pigs, rappresenta una violazione del diritto primario dell’Unione. Arzilla e Masucci alle pagine 2 e 3 Caf: gestione trasparente, campagna strumentale L ’Italicum passa l’esame della Camera. Dopo il no alle quote rosa, l’aula ha bocciato per soli 35 voti l’emendamento per reintrodurre le preferenze nella legge elettorale. E per 20 voti la proposta di introdurre la doppia preferenza con parità di genere. Approvato il cuore della riforma: l’emendamento che prevede la soglia di sbarramento al 37% per avere il premio di maggioranza, quella del 4,5% di ingresso per i partiti in coalizione, quella dell'8% per i partiti non coalizzati e quella del 12% per le coalizioni. Copertacorta? “L a campagna mediatica che qualche mezzo di informazione vuole condurre contro i Caf è solo strumentale perché nasconde la volontà di affidare a società private per fare affari le attività svolte oggi dai Caf ed aumentare così i costi per i cittadini”. E’ quanto sottolinea Valeriano Canepari, presidente della Consulta dei Caf. “In Italia i Caf attualmente autorizzati ad operare con provvedimento dell’Agenzia delle Entrate sono 80. Contrariamente a quanto comunemente si pensa e viene sempre rappresentato, non sono solo sindacali: Cgil, Cisl e Uil e gli altri sindacati gestiscono circa il 45% della attività, la restante quota è ripartita fra Caf dell’associazionismo, dei professionisti, delle associazioni di impresa, del sindacalismo autonomo, di realtà varie. Ogni anno agli uffici dei Caf si rivolgono e trovano aiuto non meno di 26 milioni di cittadini. I Caf hanno una estesa rete di sedi e sportelli presenti capillarmente sul territorio nazionale in grado di fare assistenza in tempi brevi. “I nostri bilanci sono certificati da società esterne e sono visionabili on line o nelle sedi istitituzionali preposte. La nostra gestione è trasparente”. Per lo svolgimento della loro attività, “i Caf si avvalgono complessivamente di oltre 6 mila dipendenti assunti a tempo indeterminato. In un momento di difficoltà economica ed occupazionale come questa, i Caf rappresentano una occasione di reddito per migliaia di giovani ragazzi e ragazze ed un primo approccio con il mondo del lavoro. Evidentemente - conclude Canepari - c’è qualcuno a cui tutto questo dispiace o fa gola”. Oggi riforme al Cdm. Bonanni: jobs act non crea posti a pagina 4 Unicredit, TirrenoPower, taglishock sequestroperVado U nicredit presenta il nuovo piano industriale e il bilancio 2013: 14 miliardi di perdite (dovute agli accantonamenti) e 8500 esuberi. Ghizzoni: è il momento della svolta. Ma i sindacati non ci stanno. Romani (Fiba): i manager hanno fallito, non pagheremo noi. Brinda la Borsa: + 6%. I l gip del tribunale di Savona ha accolto la richiesta della Procura e ha ordinato il sequestro della centrale elettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure. Dagli accertamenti svolti sarebbe emerso il mancato rispetto di alcuni limiti imposti dall'Aia. Il gip ha dato mandato ai carabinieri di effettuare il sequestro. Bosio (Cisl): “Va aperto un tavolo di confronto”. D’Onofrio a pagina 5 Frambati a pagina 5 Electrolux Farina (Fim): positiva prospettiva di decontribuzione dei contratti di solidarietà, ma chiarire consistenza del piano industriale a pagina 7 CONTROsterzo IL BLOG DI ESTER CREA Qualcosa di “sinistro” C’ è qualcosa di sinistro, più che di sinistra, nell’empatia scattata tra il premier rottamatore ed il leader duro e puro della Fiom. Sarò pessimista, ma tra le tante riforme in cantiere che attengono al mercato del lavoro (chiamiamolo pure all’inglese, ma sempre quello è...) io vedo aprirsi un’autostrada che porta dritta dritta alla legge sulla rappresentanza sindacale, a dispetto dell’intesa raggiunta tra le parti sociali lo scorso 10 gennaio. Solo un ingenuo potrebbe attribuire alle stoccate rifilate dal presidente del Consiglio al segretario generale della Cgil un desiderio di ripicca nei confronti di Corso d’Italia per non essere stato sostenuto nella sua corsa congressuale alla guida del Pd. Tanto più che ad ogni colpo vibrato alla Camusso ha corrisposto una staffilata di pari intensità assestata a Confindustria. Piaccia o no, Renzi ha fin qui dimostrato di concepire la democrazia come un rapporto diretto tra il governo ed i cittadini, senza corpi sociali intermedi. La legge sulla rappresentanza risponde esattamente a questa logica, dal momento che finisce per attribuire al sindacato una sorta di funzione parastatale basata sul concetto di rappresentanza legale della classe dei lavoratori. La Cisl ha un’altra e più alta concezione del proprio ruolo, mai subalterno alla politica. Per questo Pastore non esitò a scontrarsi con la storica classe dirigente di Piazza del Gesù opponendosi fermamente all’attuazione dell’articolo 39 della Costituzione, per ragioni di libertà ed efficacia di tutela e perché negli ordinamenti democratici, libero Stato e libera società si fondano sul rispetto delle reciproche autonomie. Ne consegue che la vera rappresentanza - per chi è cresciuto a pane e autonomia - non discende dalle leggi, ma dalla libera volontà di coloro che intendono farsi rappresentare. Il giudizio del professor Tiraboschi al riguardo è ancora più tranchant: “Solo un sindacato debole, incapace di parlare ai lavoratori senza la rete di protezione della legge, e un sindacato a vocazione egemonica e totalitaria, che preferisce l’opposizione alla contrattazione, possono accettare l’intromissione della politica nella dialettica rappresentativa”. Se ce ne fosse bisogno, aggiungo il precedente storico della legge sulla disciplina dei rapporti di lavoro realizzata da Alfredo Rocco nel 1926 che, come ha ricordato spesso Merli Brandini dalle pagine di questo giornale, il suo stesso autore definiva “la riforma che ha maggiormente contribuito a dare allo Stato fascista la sua fisionomia...” Sarò pessimista ma, considerata la velocità con cui il nostro premier ha promesso di procedere, auspico di essere smentita al più presto. [email protected] 2 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 Istat: rispetto a Ue, in Italia più tasse sul lavoro e meno su consumi Tra il 2000 e il 2012, la pressione fiscale nei 27 Paesi dell'Ue è diminuita complessivamente di 0,5 punti percentuali, mentre in Italia è aumentata di quasi 3 punti, l'incremento più elevato se si escludono i casi di Malta e Cipro. Lo rileva l'Istat. La pressione fiscale in Italia si attesta nel 2013 al 43,8% del Pil (44% nel 2012). L'andamento nel tempo mostra come la pressione fiscale in Italia abbia registrato una diminuzione dal 2001 fino al 2005 (ad eccezione del 2003) per poi riprendere ad aumentare fino al 43,0% nel 2009 I dati per il 2011 mostrano, inoltre, che l’aliquota implicita delle tasse sul lavoro in Italia è del 42,3%, inferiore solo a quella del Belgio e al di sopra della media dell’area Euro (8,1 punti percentuali). L’Istat spie- ga, poi, che ancora più pronunciato è il divario in termini di tassazione del capitale, la cui aliquota implicita è in Italia quasi 10 punti percentuali al di sopra dell'Area Euro (33,6% contro 23,7%). Al contrario, la tassazione implicita sui consumi (17,4% dei consumi), è tra le più basse dell'Unione e al di sotto della media dell'Area Euro (3,4 punti percentuali). Francia A Caen la fabbrica di Madeleine che non vuole morire Le Madeleine non si toccano: a Caen, nella regione francese del Calvados, i lavoratori di uno storico biscottificio - che dal 1850 produce i dolcetti a forma di conchiglia cari a Marcel Proust - sembrano proprio non voler accettare il fallimento dell'azienda. Furiosi per la liquidazione, i lavoratorilicenziatihannooccupato la fabbrica e rilanciato la produzione. Nella speranza di trovare un finanziatore. Austerity fuorilegge. Mentre la Ue si avvia al voto, il dossier Lescano contesta la partecipazione di Commissione e Bce L’Europadellavoroinrivolta dibattito R ipartizione del lavoro, redistribuzione del reddito, aumento del potere d'acquisto, formazione professionale. Di fronte alle difficoltà del mercato del lavoro, Pierre Carniti indica soluzioni di buon senso che hanno già dimostrato di poter funzionare in altri periodi storici e, in epoca attuale, in altri Paesi. Per far ripartire lo sviluppo dell'Italia servono però una volontà e una lungimiranza politica che, in questo momento, sembrano mancare alle attuali classi dirigenti. L'occasione per far il punto sulla situazione occupazionale è stata offerta dalla presentazione dell'ultimo libro di Carniti, “La risacca. Il lavoro senza lavoro”, edito da Altrimedia Edizioni e presentato presso il dipartimento di economia dell'Università Roma Tre. Un libro che intende riportare la questione occupazione al centro di un dibattito serio, come afferma lo stesso autore, che vede nella banalizzazione dei temi del lavoro uno dei maggiori ostacoli alla comprensione e alla risoluzione dei problemi. Slogan e messaggi su Twitter, “strumento della banalità”, non servono allora ad analizzare propriamente questioni che stanno intaccando il diritto stesso alla cittadinanza di milioni di persone: “Essere senza lavoro significa essere esclusi dalla società - ha sottolineato Carniti - e questo indipendentemente dal dato economico”. Il numero degli esclusi dal mercato del lavoro non rappresenta dunque un campanel- conquiste del lavoro U lo dall'allarme solo per la nostra economia ma anche per la stessa coesione sociale. In questa situazione “drammatica”, in cui il 10% della popolazione si ritrova ai margini del mercato del lavoro, è paradossale continuare a discutere di regole e scorciatoie: “Dobbiamo accantonare i placebo ha spiegato Carniti - perché le regole si possono certo migliorare ma non sono il problema centrale, mentre la strada degli incentivi all’occupazione non porterà da nessuna parte poiché servono alle imprese per ridurre il costo lavoro ma non aprono prospettive nuove”. L'approccio alla creazione di nuova occupazione deve dunque partire dalla consapevolezza che il mercato del lavoro è cambiato radicalmente nel corso degli ultimi anni rendendo urgente una riforma dei sistemi educativi e formativi: “La sfida della competizione - ha rimarcato Carniti - sarà vinta dai Paesi che saranno capaci di produrre idee e per questo occorre una scuola diversa capace di potenziare il pensiero critico e creativo, ovvero le cose che i computer non possono fare; dobbiamo migliorare le abilità cognitive e sociali, produrre conoscenze rigorose e inaspettate per creare richiesta di mercato e non per rispondere a essa”. In attesa di queste riforme è però necessario rispondere nell'immediato alle sollecitazioni della crisi che morde ogni giorno famiglie e lavoratori. Ma è partendo dalla domanda e non dall'offerta che la china si può risali- n capitalismo in evoluzione che si è velocemente trasformato da sistema espansivo, in grado di creare conflittualità ma anche opportunità, a sistema predatorio teso, al contrario, a restringere la platea dei beneficiari della ricchezza prodotta. Le risposte alla crisi fornite nell'epoca del New Deal di Roosevelt sono dunque necessariamente differenti da quelle che vengono elaborate dalla Troika ed imposte ai cittadini. Di fronte a queste scelte dettate dall'alto, l'economista Bruno Amoroso non ha dubbi: l'Italia dovrebbe rinegoziare gli accordi con l'Ue altrimenti non avrebbe altre alternative se non quella di svendere il proprio patrimonio per far fronte ai gravosi impegni. Un'analisi spietata ma quanto mai interessante in un momento in cui ci s’interroga sull'effettiva possibilità di una ripresa economica sostenibile. Conquiste ha intervistato il professore a margine della presentazione del libro di Pierre Carniti avvenuta presso l'Università di Roma Tre. Dal ‘29 al ‘73, per uscire dalla crisi una sola ricetta: reddito e lavoro re: "Finché la domanda langue - ha spiegato Carniti - l'economia e l'occupazione sono destinate a rimanere anemiche e visto che è difficile ipotizzare l'aumento dei salari è necessario allora puntare alla riduzione del prelievo fiscale; il problema non è solo produrre con costo minore attraverso la riduzione del cuneo fiscale perché se le imprese producono cose che nessuno compra non assumeranno nuovo perso- nale nonostante gli incentivi". Il mercato del lavoro del futuro dovrà contestualmente essere ripensato dalle sue fondamenta poiché “non c’è lavoro a sufficienza e non ci sarà neanche negli anni a venire”. Una presa di coscienza necessaria che porta Carniti a proporre la via della ripartizione del reddito e del lavoro: “Si tratta di un’ipotesi - ha concluso l'autore - già formu- lata da Keynes, fatta propria da Roosevelt all'epoca del New Deal e dalla Francia in tempi più recenti; dobbiamo contenere gli orari di lavoro ma abbiamo imboccato la strada opposta con la defiscalizzazione degli straordinari mentre nelle politiche annunciate dal nuovo governo non vedo l'intenzione di interventi strutturali in questa direzione”. Il ripensamento delle modalità del mercato del lavoro è centrale anche nell'intervento di Sebastiano Fadda, moderatore in occasione della presentazione del libro di Carniti, che ha sottolineato l'importanza di un approccio coerente all'utilizzo delle nuove tecnologie: “Le tecnologie - ha spiegato l'economista - devono condurre al risparmio sul lavoro e non sui lavoratori”. Manlio Masucci Parla l’economista Bruno Amoroso: Professor Amoroso lei parla dell'importanza del passato per comprendere e governare il futuro. Come interpreta i fenomeni della globalizzazione da una prospettiva storico-economica? Io guardo con molta fiducia al passato perché ci permette di capire il futuro e ci consente una lettura critica della modernità. In mezzo secolo sono stati inventati quattro tipi di società: prima è venuto il fordismo, poi la società dei servizi, dopo dieci anni è venuta fuori la società dell'informazione e infine la società della conoscenza. Ogni dieci anni spostano le persone come fossero pecore e nel frattempo importiamo schiavi da altri paesi. Personalmente definisco questa globalizzazione come un vero sistema di apartheid perché è oramai evidente che nel sistema capitalistico moderno non c'è posto per tutti, dunque un miliardo di persone avrà la possibilità di essere felice ma tutti gli altri resteranno fuori. Il club di Roma lo aveva detto: se vogliamo continuare con questo modello di società non c'è posto per nove miliardi di persone. Il capitalismo moderno ha trovato subito la risposta: che otto miliardi si arrangino. La lezione del New Deal può essere ancora attuale ai fini dell'inclusione sociale? All'epoca del New Deal, Roosevelt era il rappresentante di un’élite liberal democratica che accettò di fare riforme per il lavoro. Ma quella era una situazione diversa, si andava verso un capitalismo popolare che prevedeva la creazione di posti di lavoro per alimentare i consumi di massa. Le élite di oggi hanno un altro compito che non è quello di allargare ma di restringere. Dobbiamo analizzare la storia per capire dove andiamo. Dobbiamo capire i punti di potere. Chi è interessato a estendere redditi e welfare? Il progetto del capitalismo predatore è un altro. La logica del capitalismo classico era migliore di quella attuale che si basa sul concetto di rapina. I capitani d’industria sono stati rimpiazzati da gentaglia, da predatori che guadagnano su tutti. Le proposte le conosciamo e sono corrette ma non vengono messe in pratica non perché non ci siamo spiegati bene ma perché sono parole al vento. Quindi, considerata l'attuale situazione, dobbiamo desumere che i nostri politici non sanno interpretare a dovere la storia? Al contrario. Siamo noi che seguitiamo a Confederazione dei Crisi, Lasindacati europei, Etuc, chiede all'Ue un sindacati “cambio di corso” di fronte alla “deflazione debito che è già qui”. europei: del Bisogna passare, hanno in occasione Ue cambi avvertito del Dialogo macroeconoeuropeo, dall'aucorso, mico sterità e dalla deregoladei salari e deflazione mentazione dei sistemi di contrattacollettivi a una “inigià in atto zione ziativa europea per gli in- vestimenti” e al “ripristino del meccanismo di fissazione dei salari in modo che questi possano agire come una forza contro la deflazione”. “Famiglie, imprese e governi devono rifinanziare il debito a un costo elevato a causa del crollo delle entrate”, e questo, ha avvertito la segretaria confederale dell'Etuc Veronica Nilson, “comprime i consumi e c'è un rischio reale che la ripresa ne venga danneggiata”. Anche perchè, ha aggiunto, “la deflazione del debito è già qui e i politici devono urgentemente affrontarla”. La ripresa resta infatti “debole” e “insufficiente” a fronte di un tasso di disoccupazione dell'11,5% e con il rischio di aumentare il peso del debito a causa dell'inflazione molto bassa. no di Lussemburgo Fisco, Nuovo e Austria alla revisione direttiva risparmi, che nuovo no della consente di estendere a tutla Ue lo scambio automatidi informazioni in chiave di Austria tacoanti-evasione. La questione quindi rinviata al vertie Lussemburgo viene ce Ue del 20-21 marzo. Per il ha detto il suo alle norme Lussemburgo, ministro dell’Economia, Grauna “modifica così contro megna, importante deve essere il nopremier a prenderla e anl’evasione stro nunciarla”. alla troika che ha imposto misure lacrime e sangue ai “Pigs”: violato diritto primario dell’Unione europea controladittaturadeiconti Bce, Fmi e Commissione violano i trattati B Fiscal Compact e Mes sono camicie di forza ruxelles (nostro servizio) - Troika sempre più fuorilegge. Il caso monta tra Germania e Austria, e potrebbe essere decisivo nella corsa a due, Ppe-Pse, per la maggioranza dei seggi nel prossimo Parlamento europeo e di conseguenza per un possibile cambiamento di rotta politica della Commissione per il quinquennio 2014-2019. Sul voto del 25 maggio piomba il dossier firmato Andreas Fischer Lescano, docente allo Zerp (Centre of european law and politics) dell’Università di Brema, autore di uno studio commissionato da Ces, Etui, Ogb (sindacato austriaco) e Camera federale austriaca del lavoro. Secondo Fischer Lescano, la partecipazione della Commissione e della Bce alla troika insieme al Fondo monetario internazionale che ha scritto e imposto le misure di austerità a Paesi come Irlanda, Cipro, Portogallo e Grecia, rappresenta una violazione fondamentale del diritto primario dell’Unione europea. Con il Trattato di Lisbona, osserva il docente tedesco, il diritto primario include la Carta dei diritti fondamentali, che sono stati sistematicamente violati nel momento in cui gli Stati membri hanno approvato il protocollo d’accordo del Consiglio Ue sul cosiddetto Meccanismo europeo di stabilità (Esm). Non c’è alcuno stato di urgenza, spiega la consulenza legale di Fischer Lescano (“Human rights in times of austerity policy”, Diritti umani nelle politiche di austerità), che possa giustificare la sospensione del di- ritto comunitario, come invece è puntualmente avvenuto con le misure volute da Bce, Fmi e Commissione europea, e questo è particolarmente vero per Commissione e Bce, tenute all’obbligo del rispetto delle leggi Ue. E’ la loro partecipazione al Meccanismo europeo di stabilità (Mes), rileva il dossier, “all’origine delle misure che hanno pesantemente indebolito le leggi nazionali sul lavoro e i sistemi sociali, che comprendono il diritto fondamentale alla contrattazione collettiva, il diritto al lavoro, all’alloggio e alla sicurezza sociale, alla sanità e alla proprietà”. Anche le convenzioni Onu relative ai diritti dell’infanzia e ai diritti dei portatori di handicap, si nota, sono stati ignorati o disattesi. Il punto fondamentale sot- tolineato da Fischer Lescano è sul vero e proprio diktat sul Mes imposto ai quattro Paesi sotto programma, che non ha di fatto lasciato alternative ai governi nazionali, chiamati a ridurre i salari minimi, tagliare la spesa sanitaria e gli alloggi pubblici, spostare la contrattazione dal livello collettivo a quello aziendale: interventi, guarda caso, che non sono co- perti dalla legislazione Ue. In parallelo, il dossier registra il “cortocircuito” del Parlamento europeo, tenuto praticamente a margine della partita Ue-Stati Membri sul Mes. Cosa fare, allora? Si può contestare la violazione dei diritti umani menzionati presso la Corte europea di giustizia, ma esistono altre possibilità, spiega Fischer Lescano. Il ricorso alla Corte di giustizia Ue la troika mette l’Italia a rischio fallimento immaginare un'altra cosa. Le politiche sono coerenti al piano del capitale che va avanti dagli anni settanta, un programma lucidissimo dei poteri forti che non falliscono un colpo da quarant'anni a questa parte pur di ottenere i loro obiettivi. Hanno trasformato il progetto d'integrazione dell'Europa in un progetto di competizione a vantaggio dei poteri forti. Le tecnologie erano da governare e invece abbiamo accettato liberalizzazioni e privatizzazioni lasciando il controllo dei processi ad altri. Abbiamo accettato criteri di liberalizzazione senza quadri programmatici e questo ha portato a disastri soprattutto nell'Europa del sud. Si tratta di un piano di apartheid che prevede l'appropriazione della ricchezza da parte di un’élite. Noi ci stupiamo perché non fanno politiche di equità e ci interroghiamo sui motivi. Ma il motivo è semplice: non è previsto. Hanno vinto gli altri, i cattivi. Così come concepita la globalizzazione è un piano criminale. Lei ha definito Renzi come il curatore fallimentare del nostro paese. Cosa ci aspetta nel futuro? L'Italia e già in fallimento, o per meglio dire lo sarà dal prossimo giugno quando scatteranno i meccanismi di riduzione del debito. O l'Italia rinegozia con l'UE oppure dovrà attuare le politiche di taglio concordate. Non vedo però segnali in questa direzione mentre al contrario ci continuano a dire che dobbiamo mettere i conti a posto e seguitare a tagliare perché la crisi è tutta colpa della pubblica amministrazione che è inefficiente. Il rischio è di prendere la stessa strada della Grecia con tagli a stipendi e pensioni. Ripeto, non sono errori ma politiche di luci- dità e coerenza, ovvero basta con welfare e tutele e che tutti gli altri si arrangino. Ma la realtà è che la crisi che sta per scoppiare è causata dalla realizzazione di politiche draconiane basate sui tagli al settore pubblico, alle pensioni e agli ammortizzatori. In questa situazione serve allora un governo efficientista, giovane, fatto di gente che non ha problemi di legittimazione politica. Quello che serve è, appunto, un curatore fallimentare. In questa situazione di crisi e segnali non rassicuranti per il futuro, quale può essere il ruolo del sindacato? Il ruolo del sindacato è limitato dalla funzione di rappresentanza di quei posti di lavoro che ancora esistono. I tagli vanno a colpire principalmente i lavori sindacalizzati nell'industria, nella pubblica amministrazione ol- può essere presentato sia contro la violazione dei diritti umani ma anche per il mancato rispetto delle competenze fondamentali dell’Unione europea. L’Ue, come tale, invece non può essere perseguita dalla Corte europea dei diritti umani (Cedh), ma possono essere invece denunciati i singoli Paesi per aver violato i diritti umani per l’adesione al Mes. Stesso discorso per l’Ilo o l’Onu: impossibile procedere contro l’Ue presso le due organizzazioni, che possono essere chiamate in causa per denunciare singolarmente uno Stato membro, mentre la Corte internazionale di giustizia può essere avocata per le questioni legate al rispetto dei diritti umani. “L’articolo 35 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea è sistematicamente violato quando istituzioni dell’Ue interferiscono nell’ambito del diritto alla salute e alle cure mediche, e in particolare quando impediscono l’accesso alle infrastrutture sanitarie fornite dagli Stati membri”, afferma Fischer Lescano al termine di un incontro organizzato dall’Ogb. “Il dovere di protezione - continua – costituisce un elemento significativo e sistematico dei diritti fondamentali, ed è quindi una responsabilità che impone il dovere da parte delle istituzioni europee di impedire la violazione dei diritti fondamentali quando esse collaborano con istituzioni terze, com’è avvenuto nel caso del Fondo monetario internazionale”. Sono quindi le stesse istituzioni europee, scandisce Fischer Lescano, “da considerarsi responsabili per non aver creato il quadro legale entro cui il Fmi, insieme a Bce e Commissione, avrebbe potuto e dovuto agire senza danneggiare i diritti fondamentali”. Pierpaolo Arzilla tre che i pensionati. Quando taglieranno altri 20 o 30 mila statali, come accadrà sicuramente, il sindacato perderà altri colpi. La globalizzazione ha creato nuove tecnologie che hanno portato a distruggere le fabbriche fordiste e il sindacato. Il sindacato andrebbe allora riorganizzato partendo dall' esperienza del passato ma su una base che non è più quella della grande fabbrica ma di rappresentanza territoriale dei lavoratori. D'altronde i primi sindacati sono nati così, andando a cercare la gente che lavorava per capire le loro esigenze e organizzare le battaglie per raggiungere gli obiettivi comuni. Il movimento operaio inventò le cooperative per far fronte alla crisi, ovvero un progetto di società diverso. Oggi questa progettualità manca perché siamo troppo impegnati a correre appresso alla società della conoscenza. Inseguiamo proposte che restringono gli orizzonti e non li allargano. Dovremmo invece pensare ad un'economia associativa, a ricostruire un tessuto politico-sociale-economico, come fece il movimento operaio nell'ottocento. Man.Mas. 4 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 2013 il Pil italiano ha subito una caduta Sicet chiede al Governo che il Piano Casa sia finalizIstat: Neldell'1,8%. Sicet: Ilizialzato ad allentare il disagio abitativo sostenendo l’ediL’Istat, rivedendo le stime che davano il pubblica, i fondi per gli affitti e le detrazioni per Pil in calo dell'1,9%, segnala che si tratta del dato corfrena retto piano casa gliPerinquilini. per gli effetti di calendario, anche se l'anno scorso ha avuto lo stesso numero di giorni lavorativi del Guido Piran, segretario generale del sindacato inanno in cui il Pil era risultato in calo del 2,4%. quilini della Cisl, occorre “rendere disponibili immela caduta 2012, punti su Nel quarto trimestre del 2013, però, il Pil è aumentadiatamente 20mila alloggi pubblici, oggi non abitabili, dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è con interventi rapidi, aumentare i fondi di aiuto alla del Pil todiminuito edilizia dello 0,9% nei confronti del quarto trimemorosità e alle famiglie in affitto in situazioni di diffistre del 2012. Pessime notizie, invece, per le famiglie: con l’introduzione di detrazioni fiscali per gli inma crolla nel 2012 il potere d'acquisto delle famiglie è calato pubblica coltà quilini”. Ma poi, serve anche una riforma della legge del 5% (4,7%). Una caduta - dice l'Istat - ”di inlocazioni private per contenere il prezzo degli il potere quasi e sostegno sulle tensità eccezionale” prodotta dall'aumento del prelieaffitti e un piano di recupero e rigenerazione delle pefiscale (Imu, contributi sociali, ecc) che ha ”notevolche aumenti l’offerta pubblica per le famiglie d’acquisto vomente inquilini riferie contribuito alla forte contrazione del reddito”. in grave disagio. Bonanni: lavoro si crea con buona economia. Renzi sia più equilibrato, ma no sciopero preventivo Jobsact,megliotagliare letasseallefamiglie dibattito I l Job act ”avrebbe dovuto essere un decreto legge. Oggi (ieri per chi legge) apprendiamo che è diventato un disegno di legge. Quel che è certo è che non creerà posti di lavoro, perché il lavoro si crea con la buona economia”. Così il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, intervenendo a conclusione dei lavori del consiglio generale della Cisl Lombardia, riunito ieri a Milano. “Cambiarexrappresentare, rappresentarexcontrattare” lo slogan dell'importante appuntamento con i dirigenti e i delegati sindacali, arrivati da tutta la Lombardia per fare il punto sull'attualità economica, politica e sindacale, a livello nazionale e regionale. Alla vigilia del consiglio dei ministri che dovrebbe oggi varare il taglio del cuneo fiscale, i temi al centro del dibattito sono produttività, competitività del sistema, nuove regole per le relazioni industriali ma anche, ovviamente, il recentissimo attacco di Matteo Renzi ai sindacati e gli annunci di scioperi preventivi da parte della Cgil. “Penso che un presidente del consiglio debba avere un atteggiamento più equilibrato, debba rispondere delle proprie responsabilità e debba favorire la coesione e non la divisione - ha detto Bonanni -. Renzi ha il diritto e il dovere di ascoltare tutti, inclusi sindacati e imprese, e poi fare le proposte”. “Certamente - ha aggiunto - è intollerabile il fatto di scaricare alcune responsabilità sulle forze sociali, quando ha la responsabilità di Stato, Regioni e Comuni, dove avviene di tutto, con ruberie a tutto spiano". Respinte al mittente le critiche del premier ai sindacati, il segretario generale della Cisl ha altrettanto duramente bocciato la chiamata alla mobilitazione lanciata da Susanna Camusso. "Non sono mai stato d'accordo a proclamare scioperi e mobilitazioni preventivi - ha detto Bonanni -. Non l'ho fatto in tutti questi anni di crisi, non lo farò certo adesso che il governo dice di voler abbassare le tasse alle famiglie". “Domani (oggi per chi legge) vedremo - ha puntualizzato - ma se il Governo tiene fede a quello che ha promesso e riduce le tasse alle famiglie, alla Cisl va bene". Bonanni ha anche sottolineato il fatto che il neopresidente del consiglio deve avere coraggio e sfidare la politica, “dimezzando le tasse per chi investe per la prima volta e per chi reinveste gli utili”. Ad aprire i lavori del parlamentino della Cisl lombarda, cui hanno partecipato anche i delegati invitati permanenti, la rela- zione del segretario generale, Gigi Petteni, che ha valorizzato il ruolo della contrattazione svolta in Lombardia, con i 300 accordi siglati nel 2013, e richiamato un'attenzione forte sui temi del lavoro. “Questo è un Paese in cui i consumi sono caduti del 10% e la produzione del 25% - ha detto Petteni -. E' una paese di fabbriche e cantieri chiusi. E non può essere il consumo il paradigma della ripresa: dobbiamo spingere su un altro acceleratore, quello che favorisce gli investimenti produttivi, che comincia a riassorbire l’occupazione messa in standby dalla crisi”. “E' difficile leggere in maniera adeguata la delicata fase che sta attraversando il nostro Paese ha sottolineato il segreta- rio generale della Cisl Lombardia -. Ma noi siamo la Cisl, quelli della visione e del coraggio. Quelli mai populisti, che sanno andare controcorrente con la forza delle idee”. Da qui la sollecitazione ad essere sempre più “sindacato della contrattazione”, andando nelle aziende “con le idee chiare su cosa si è disposti a scambiare”, a discutere di proposte per il migliore utilizzo degli impianti, di flessibilità di orario, di forme innovative di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. “Bisogna sostenere i contratti di solidarietà - ha affermato Petteni -. Perché le caratteristiche della ripresa economica e produttiva che va lentamente delineandosi conferma le preoccupazioni che tante volte abbiamo espresso lamentando la mancanza di una strategia di sviluppo delle politiche industriali, quelle di una ripartenza senza lavoro. Ed allora il tema è quello di redistribuire il lavoro che c’è, anche nelle aziende che vanno bene, e i contratti di solidarietà sono uno degli strumenti per farlo”. “Un altro strumento importante - ha concluso - potrebbe essere quello di una lettura diversa di quella specie di derby tra chi, al netto del buon proposito di tagliare le tasse, sostiene che bisogna intervenire sull’Irap e chi sull’Irpef. E se fossimo noi a chiedere che il taglio faccia leva sull’Irap? Potremmo essere noi a proporre che il taglio debba andare sulle prime 25 ore di lavoro settimanali, per redistribuire il lavoro che c'è”. Stefania Olivieri conquiste del lavoro Saluto del Presidente del Cnel, Prof. Antonio Marzano Giuseppe Acocella Raffaele Bonanni Pierre Carniti Sergio D’Antoni Franco Marini Savino Pezzotta Tiziano Treu presentano il libro di Claudio Storti BRUNO STORTI E LA CISL Storie, ricordi, testimonianze Sarà presente l’autore Giovedì 13 marzo 2014, ore 16 – Parlamentino Cnel Viale David Lubin, 2 – Roma per informazioni Edizioni Lavoro Via Salaria 89 – Roma tel. 06 44251174 – fax 06 8552478 e-mail [email protected] www.edizionilavoro.it MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 Tirreno S Power, sequestrata la centrale di Vado. Cisl: serve confronto avona - Svolta giudiziaria improvvisa e clamorosa per la centrale elettrica a carbone Tirreno Power di Vado Ligure: ieri alle 13 i carabinieri hanno sequestrato gli impianti della stessa Vado e diQuiliano,eseguendo unordine dellamagistratura secondo la quale la centrale non rispetterebbe prescrizioni imposte dall'Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Nell'indagine erano già stati emessi cinque avvisi di garanzia per disastro doloso. Secondo gli investigatori, infatti, nel primo decenniodel2000,leemissioniavrebberocausatooltre 400 morti e quasi duemila ricoveri, compresi bambini. Numeri agghiaccianti cui si aggiungono ora quelli, per fortuna non mortali ma comunque preoccupanti,dipossibiliperditeoccupazionali.Sono infatti oltre 600 tra diretti ed indotto, con punte fino quasi a mille, i lavoratori che gravitano nella centrale.Daquesti,tramiteisindacati,arrivaunappello al Governo, mentre, informa il segretario generale Cisl di Imperia e Savona, Claudio Bosio, “chiediamountavolodicrisiperverificarelericadute occupazionali e le strategie da portare avanti”. L'ordinanza prevede lo spegnimento dei gruppi a carbone, già iniziato e per cui occorreranno dalle 22alle26ore,edilcommissariamentodellacentrale, con nomina del neo direttore Massimiliano Salvi. Ad accogliere l'istanza di spegnimento chiesta dalla Procura di Savona è stato il gip Fiorenza Giorgi, dopo verifiche di esperti del Ministero e della Procura, che avrebbero rilevato mancanze sul rispetto ambientale. Il magistrato parla di “comportamento negligente” dell'azienda e “dati sulle emissioni provenienti dalle centraline inattendibili”.Maanchemancatorispettodell'usodioliocombustibilecontenentezolfoallo0,3percento,rispetto a quello con l'1 usato dalla centrale. Il gip ha però assicurato come “attuate le prescrizioni la centrale potrà ripartire”. Il provvedimento non porterebbe alla chiusura totale degli impianti ma ad impedire eventuali altri reati. Se a Roma si sta occupando del caso l'ufficio legale della proprietà, l'assessore ligure all'Ambiente Renata Briano, ha detto che l'ente aveva chiesto verifiche sull'esistenza di inadempienze ambientali al Ministero dell'Ambiente, D.Framb. Piano shock. 8500 esuberi, 5700 in Italia. Perdite a 14 miliardi, ma ci sarà il dividendo. Fiba: non pagheremo noi il conto TERRITORIO & IMPRESE Unicredit,avanticonitagli U nicredit taglia, il mercato brinda. Entro il 2018 la banca guidata da Federico Ghizzoni sfoltirà i suoi organici di 8500 dipendenti, 5700 dei quali verranno accompagnati alla porta in Italia. Non tutti subito, certo, perché gli esuberi saranno spalmati sui prossimi quatto anni. “Abbiamo un'ipotesi di riduzione che verrà gestita con i soliti ammortizzatori, come gli menti su crediti. Un’operazione pulizia, quella sui conti, che ha messo invece di buon umore la Borsa, dove il titolo di Piazza Cordusio ha messo il turbo (+7%) subito dopo la presentazione del piano. ”Tanto ormai si tratta di una correlazione diretta: basta l’annuncio di tagli e la Borsa s’impenna”, si sfoga il leader della Fiba Giulio Romani. L’incredulità è la reazione prevalente: alla vigilia gli anali- Altro che dvd. Due produttori fiorentini scommettono sulla pellicola Ferrania,dalpassato un’ideaperilfuturo S conquiste del lavoro scivoli prima della pensione”, ha spiegato Ghizzoni al termine del cda che ha licenziato i conti del 2013 provando a mostrarsi rassicurante. Tentativo fallito, a giudicare dalla reazione dei sindacati di categoria. Che non sembrano condividere l’entusiasmo dell’ad (”il 2013 è stato l’anno della svolta”) per un bilancio che si è chiuso con un rosso da 14 miliardi dovuto ad accantona- avona (nostro servizio) - Se il mito Ferrania è derivato, nel dopoguerra e per molti anni, dalle pellicole per la cui produzione era leader mondiale, dopo la travagliatissima crisi che dura da oltre dieci anni, almeno il marchio potrebbe tornare forte e prestigioso nel mondo: e proprio grazie alle pellicole. Incredibile ma vero, per merito di due avventurosi ed appassionati fiorentini, produttore e regista, Nicola Baldini e Marco Pagni, tramite la piattaforma Ferrania saranno probabilmente prodotte pellicole destinate ad un pubblico limitato, di nicchia, amante della Settima Musa, dei film antichi, magari in bianco e nero, dove erano gli attori a fare la differenza, ad incantare, con le loro espressività, con i loro volti e con gli effetti speciali. Baldini e Pagni hanno creato una società ad hoc ed ora stanno provando ad iniziare la produzione, avvalendosi di otto tecnici di alto livello Ferrania, al momento in mobilità, che per ora sono loro dipendenti a scadenza. Se il progetto andrà a buon fine verranno invece assunti a tempo pieno. “Una festa anche solo per otto occupati qui in Val Bormida”, esclama Corrado Calvanico, segretario Femca Cisl nel Ponente Ligure, che spiega come Ferrania sia rimasta forse l'unica al mondo a poter produrre pellicole nell'era iper tecnologica, dove sembrano esistere soltanto pennette, pc e dvd. Le pellicole che potrebbero essere prodotte dai due di Firenze, verrebbero vendute ad amatori dell'arte cinematografica che andrebbero ad inserirvi i film di una volta. Di mezzo secolo fa, per conservare l'arte che potrebbe andare perduta in un mondo che corre troppo veloce e “rottama” (il verbo è di moda) quello che appare appena datato. Salva l'arte cinematografica dei tempi eroici del cinema, e salva l'occupazione di almeno otto dei superstiti Ferrania, se il progetto avrà esito positivo. Base produttiva la piattaforma tecnologica ancora esistente in Ferrania (finanziata dalla Filse, finanziaria della regione Liguria) e che vanta al momento quattro dipendenti, anch'essi, come gli altri otto, ad altissima e quasi ormai non più esistente capacità, competenza e professionalità in materia. I fiorentini pagano per usarla nel tentativo di realizzare pellicole come quelle di una volta. “Operazione - conferma Calvanico - non facile. sti stimavano per il 2013 un utile netto di 400 milioni. ”Che ci siano sofferenze e crediti deteriorati in aumento nel sistema bancario italiano è un fatto. Che Unicredit accumulasse un passivo di questa entità, però, non potevamo prevederlo”, aggiunge Romani. Che poi avverte: ”Sbaglia chi pensa di presentare per l’ennesima volta il conto ai lavoratori. Il management di Unicredit per anni ci ha raccontato un’altra storia, che la banca era sana e che a tenere su i conti c’erano le attività europee del gruppo”. Inevitabile chiedersi: cosa è successo? ”L’attuale gruppo dirigente si insediato dopo l’uscita di Profumo, non è lì da un giorno. È impensabile che chi ha governato la banca in questi anni non paghi dazio di fronte a perdite di questa portata”. Va giù dura anche la Uilca: “In un'azienda normale quando si dichiara il 10% di esuberi del personale, il primo atto conseguente sarebbero le dimissioni del top management e di tutta la prima linea. UniCredit cosa farà?”, chiede un polemico Massimo Masi. ”Attendiamo un incontro ufficiale con i vertici della banca per approfondi- Perché realizzare una pellicola non è cosa da poco, ci vuole tecnica, esperienza, adeguato personale. Occorre realizzare l'emulsione che è operazione difficile”. E si entusiasma il segretario Femca dell' Ovest della Liguria fino a definire la pellicola “una cosa nobile”, alla portata dei tecnici Ferrania in quanto “qualificati”. Certo la piattaforma non è quella di una volta, quando la vasche per realizzare pellicole nell'industria chimica cairese contenevano 2.500 chili di liquido, contro i circa 80 litri attuali”. Calvanico (e come poterne dubitare?) fa il tifo per i due fiorentini impegnati nel settore cinema ed arte. Sia per conservare il marchio Ferrania come eccellenza; sia, soprattutto, per il segnale che la buona riuscita dell'opera potrebbe dare, ad iniziare dagli otto che uscirebbero dalla mobilità e ritroverebbero un lavoro a tempo pieno. Questione sociale, occupazionale, ma anche di dignità per lavoratori tanto capaci e specializzati, ma ora mortificati e costretti alla sopravvivenza a colpi di ammortizzatori sociali. Dino Frambati re meglio la situazione e per assumere unitariamente alle altre organizzazioni sindacali le decisioni del caso - dice Masi Se dopo l’incontro verranno confermati questi dati, chiederemo l'intervento del governo affinché vengano ripristinate corrette relazioni industriali e venga ritirato il piano”. Un giudizio diametralmente opposto arriva da Mediobanca, che definisce quella del management ”una mossa coraggiosa”. Il motivo è che ”questo è il momento della visibilità che speravamo, spingerà gli investitori scettici sulla qualità degli asset della banca a guardare da un punto di vista differente: una storia di recupero con un potenziale autonomo”. Tempo di festeggiamenti anche per gli azionisti. Unicredit punta a realizzare nel 2018 un utile di 6,6 miliardi che verrà distribuito con un pay out medio - cioè con una quota in dividendi - de 40%. In attesa del piatto forte dovranno accontentarsi dell’antipasto. Servito caldo, però: 10 centesimi subito, pagabili in azioni di nuova emissione o in contanti. Che sia questa la “mossa coraggiosa”? Carlo D’Onofrio Un viale del tramonto lungo vent’anni F errania nasce nel 1882 come industria di dinamite, a Cengio: la Sipe, Società Italiana Prodotti Esplodenti. La prima guerra mondiale impone la necessità di maggiore spazio allo stabilimento e quindi di un trasloco a Ferrania, località del savonese da cui prende nome. Terminata la grande guerra e con esplosivi non più necessari, l'azienda si trasforma in produttrice di pellicole, diventandone eccellenza nel mondo intero. Quindi l'evoluzione industriale e la riconversione dello stabilimento la trasformarono in Film spa, Fabbrica Italiana lamine Milano. Poi si consocia con la francese Pathé Fréres, mentre nel 1923 viene fondata quella che diventerà la mitica Ferrania. Nel 1964 viene acquistata da 3M, americana. Seguono altri passaggi societari e proprietari fino ad essere acquistata e diventare in toto dell'armatore genovese Messina, imprenditore anche in altri e diversi settori, persino in quello edile. Stirpe dalle grandi possibilità finanziarie, che non sembra però aver ottenuto gli scopi sperati con Ferrania, oggi sull'orlo del tracollo dopo aver raggiunto meno di 200 dipendenti, divisi in varie società nelle quali è stata smembrata negli ultimi dieci anni di continua, inarrestabile crisi. Contro i quasi addirittura 2mila ed oltre dei tempi migliori. “Il travaglio è iniziato nel 1995”, ricorda Corrado Calvanico, segretario Femca del Ponente, che rievoca i passaggi tra 3M e Kodak e successivi rischi di chiusura totale. “Solo una grande e dignitosa battaglia sociale dei lavoratori l'ha impedita - dice - anche se la situazione resta pesante e sono 192 quelli irrimediabilmente in mobilità”. D.Framb. 6 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 corso dell’assemblea nello stabilimento Alcoa di PortoveVertenza Alcoa, Nelseme(CI) il segretario nazionale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, ha ribadito lo stato dell’arte del negoziato nella vertenza Fim: “Il 31 dicembre Alcoa, Nel dettaglio la situazione è la seguente: sia Klesch sia Alcoa hanno proposto una società advisor, il Mise sta verificanla praticabilità di condivisione di un advisor che appena presi avvicina, dosentato il piano industriale da parte di Klesch. ”Riteniamo - ha sottolineato Bentivogli - che Alcoa debba assicurare il massimo dare tempistiche di collaborazione, e che Klesch sia più solerte nella presentaziodel piano industriale e della sua sostenibilità. Le scadenze stringenti nepreviste dall’ultimo accordo sono ampiamente saltate, la trattativa non può non avere momenti definitivi di chiarimento, va ai negoziati previsto entro metà marzo la nomina dell’advisor e entro metà la valutazione di quest’ultimo del piano. I lavoratori vedoin corso” aprile no sempre più vicina la scadenza del 31 dicembre, dopo la qua- le saranno tutti licenziati, bisogna fare bene, ma anche presto”. Per il segretario nazionale della Fim non va esclusa poi l’ipotesi di Trimet ”ma quest’ultima deve presentare un piano industriale concreto, anche perché appaiono risolvibili le questioni poste sul tema energetico. Accanto a questa ipotesi di continuità industriale del sito, riteniamo utile l’iniziativa di Mossi e Ghisolfi che interesserà proprio questo territorio per la realizzazione di un bio carburante di nuova generazione”. C’è poi un altro importante punto per la Fim . ”Accanto a tutto questo - ha evidenziato Bentivogli - tutto tace sul Piano Sulcis, è finito il tempo in cui era più importante sedere in prima fila all’arrivo dei ministri e oggi il piano, le sue risorse, le sue piste di lavoro sono cadute nel dimenticatoio. Va rivitalizzato al più presto! Senza risposte concrete per i lavoratori ex alcoa e appalti ripartirà al più presto la mobilitazione a livello regionale e nazionale”. Progetto. Grazie all’accordo con l’ente bilaterale dell’artigianato le imprese avranno 21 milioni di euro da investire Donnarumma (Cisl Er): “Investimenti siano garanzia per i lavoratori e opportunità di competitività per le aziende” EmiliaRomagna, obiettivosicurezza conquiste del lavoro cronache B ologna (nostro servizio). In un momento in cui gli strali della crisi e le calamità naturali continuano a mettere a dura prova le fondamenta dell’economia regionale, l’Emilia Romagna rilancia puntando sulla salute e sicurezza nelle aziende come fattore di competitività del proprio sistema economico regionale. Difatti, va in questa direzione l’accordo siglato tra sindacati confederali e associazioni datoriali dell’artigianato emiliano - romagnolo per sostenere le aziende del settore che desiderano investire in salute e sicurezza sul lavoro. L’accordo, attraverso il sostegno dell’ente bilaterale dell’artigianato regionale (Eber), consentirà alle imprese di attingere dal fondo di 21 milioni di euro stanziati dall’Inail per l’Emilia Romagna. Risorse che potranno essere utilizzate dalle aziende per sostituire macchine e attrezzature obsolete e potenzialmente insicure, per dotare gli ambienti di lavoro delle sicurezze strutturali necessarie per lavorare nel pieno rispetto della legge, per definire piani di responsabilità sociale d’impresa. Il contributo Inail per le aziende (che potrà arrivare al 65% dell’investimento effettuato) si baserà sull’assegnazione di un punteggio le cui precondizioni per partecipare saranno quelle di essere in regola con il versamento dei contributi previdenziali, con la formazione sulla salute e sicurezza ai proprio lavoratori e di non aver avuto infortuni nel corso del 2013. “Crediamo che questo accordo - ha sottolineato Ciro Donnarumma, della segreteria regionale Cisl con delega alla sicurezza sul lavoro - possa essere un passo importante verso un miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza per le imprese e, di conseguenza, per i lavoratori”. L’Emilia Romagna, in base agli ultimi dati disponibili, quelli del 2012, continua ad essere la seconda regione italiana (dopo l’Umbria) in termini di frequenza degli infortuni sul lavoro: nell’ultimo anno ben 33 emiliano - romagnoli su mille si sono fatti male, contro una media nazionale di 24 infortunati, con un triste primato per la provincia di Forlì - Cesena (oltre 42 lavoratori ogni mille). I settori con il più alto indice di frequenza sono risultati la manifattura (legno, metalmeccanica, gomma plastica) e le costruzioni, al secondo posto quello dei servizi socio - sanitari. Numeri su cui si è molto discusso e che inevitabilmente contengono al proprio interno le conseguenze dei tragici eventi sismici che lo scorso maggio hanno colpito le province di Modena, Ferrara, Bologna e Reggio Emilia “Al di là di tutte le considerazioni possibili ha continuato il dirigente Cisl - oggi la nostra regione continua ad avere un indice di frequenza degli infortuni sul lavoro ancora troppo alto. Dato che ci preoccupa ma che, nella sua intrinseca tragicità, contiene anche elementi paradossalmente incoraggianti, poiché evidenzia come in questa regione ci sia la sana propensione a denunciare l’infortunio invece di nasconderlo”. Infatti, accanto alle ombre non mancano le luci. Segnali positivi scaturiti da un’azione congiunta tra parti sociali e istituzioni locali che, nel giro di cinque anni, ha prodotto una significativa diminuzione ( -25,5%) degli infortuni sul lavoro in regione. Tra questi, nell’ultimo anno, spiccano la diminuzione degli infortuni al femminile (-3,5%) e quelli dei lavoratori stranieri (-9,1%). “Ora bisogna andare oltre - ha concluso Donnarumma - e con questo accordo le aziende, specie le piccole e le medie, avranno a disposizione risorse economiche, un tempo inaccessibili, per garantire sicurezza ai lavoratori. Opportunità che se ben sfruttata potrà diventare un valore aggiunto determinante in grado di assicurare una forte accelerazione alla stessa competitività del nostro sistema economico regionale”. Vito Di Stasi A G E N D A D E L G IO R NA L IS T A Nuova edizione 2014 Cartacea Digitale tel. 06-6791496 – www.cdgedizioni.it – [email protected] App 7 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 a Femca Cisl è risultata primo sindacato Elezioni Rsu. LPolimira nelle elezioni Rsu e Rls allo stabilimento (ex Pansac International) di Mira “Si tratta - dice Massimo MeneFemca primo (Venezia). ghetti, segretario generale della Femca Cidi Venezia - del primo rinnovo, in terra sindacato slveneziana, con le nuove regole sulla rape la rappresentatività, introin Polimira. presentanza dotte dal Testo Unico sottoscritto il 10 genscorso tra Confindustria e Cgil, Cisl e Ora confronto naio Uil”. Femca Cisl ha ottenuto 60 preferenze sul piano Lasu 116 votanti complessivi, diventando di fatto il primo sindacato in azienda. La lista industriale della Filctem Cgil ha ottenuto 50 preferen- ze mentre la lista della Uiltec Uil ha ottenuto 6 preferenze. Due delegati, quindi, sono stati eletti dalla lista Femca: Luca Ceolin (anche Rls) e Alberto Bortoluzzi. Ringraziando tutti i lavoratori, il segretario della Femca veneziana ha inoltre ribadito che ora c’è la necessità di avviare un confronto con la direzione di Polimira che preveda anche la presentazione in sede ministeriale del piano industriale. “Considerato che dopo 4 mesi l'azienda ha già raggiunto i 122 dipendenti occupati, contro i 118 previsti entro il primo anno dall'intesa sottoscritta il 22 ottobre scorso - sottolinea Meneghetti -, lavoreremo con i nostri nuovi rappresentanti per accelerare l'applicazione di tale piano e per procedere al recupero di più lavoratori possibili, oggi in cigs Pansac dopo la conclusione dell’amministrazione straordinaria, anche attraverso percorsi di riqualificazione che ne favoriscano l’occupabilità”. Inoltre - conclude il sindacalista - la nostra Federazione sarà impegnata per ottenere soluzioni migliorative sugli orari e l’organizzazione del lavoro, sul tema della sicurezza e sugli inquadramenti professionali. L’appuntamento per la convocazione al ministero dello Sviluppo economico è fissata per il 26 marzo. Sara Martano Soluzione cercasi. Fim: priorità alla presentazione del piano industriale Electrolux, ipotesimisure disostegno conquiste del lavoro vertenze V ertenza Electrolux in primo piano. Le ultime novità indicano la volontà di andare verso misure di sostegno. Notizie emerse dopo l’incontro di ieri tra i ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, quello del Lavoro, Giuliano Poletti, e il viceministro Claudio De Vincenti (Mse) e i segretari dei metalmeccanici di Cgil Cisl Uil. Dai due ministri è giunta la conferma della disponibilità del Governo a dare il contributo necessario a favorire le prospettive produttive e occupazionali dell’azienda in Italia. ”A questo scopo - spiega una nota si stanno valutando in- terventi di sostegno all’innovazione e di contenimento del costo del lavoro. Gli interventi sono subordinati al rafforzamento del piano di investimenti, del piano industriale e delle prospettive occupazionali e all’intesa tra le parti finalizzata a supportare al meglio produttività e competitività dell’azienda”. Intanto la prossima settimana verrà comunicata la data di convocazione del tavolo Electrolux, in vista del quale il Governo intende incontrare anche i presidenti delle regioni interessate dalla vertenza. Soddisfazione in casa sindacale dopo questo nuovo confronto. In partico- lare, le tute blu hanno accolto con favore l’apertura dell’esecutivo al rifinanziamento della decontribuzione sui contratti di solidarietà anche se si procederà in base a criteri ben definiti. Il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, ha infatti chiarito come l’accesso agli sgravi sulla solidarietà ”non è generalizzato a tutti, ma appunto saranno individuati criteri selettivi”. Tutto ciò, ha aggiunto, è comunque condizionato ”al piano industriale dell’azienda, che dovrà garantire investimenti in Italia e difesa occupazionale”. Il confronto va avanti mentre per i lavoratori il tempo stringe. Friuli Venezia Giulia. Da Ideal Stardard a Safilo storie di vertenze senza fine Lacrisidellachimica colpisceilnord-est T rieste (nostro servizio). La crisi colpisce duro anche la chimica friulana, malgrado sul territorio non manchino fortissime tradizioni e potenzialità. Ad oggi, tra licenziamenti e ammortizzatori sociali, dalla congiuntura negativa sono interessati otre 3mila lavoratori, con in piedi vertenze strategiche come quella, ormai nazionale, di Ideal Standard, che sta attendendo tutt'ora un imprenditore in grado di rilanciare l'attività ceramico-sanitaria. Ma non solo. A tenere banco sui tavoli sono tutti i comparti seguiti dalla Femca regionale, che proprio i giorni scorsi ha eletto a segretario generale Franco Rizzo. Basti pensare all'indotto della gomma-plastica che ruota intorno ad Electrolux e a tutte quelle realtà storiche che hanno caratterizzato il territorio e costruito una solida vocazione manifatturiera: la Fil Man Made, fiore all' occhiello del tessile pordenonese, entrata in crisi un paio di anni fa ed oggi rinata come newco con il riassorbimento minimo dei lavoratori; o la Caffaro che dopo la complicata vicenda legata all'inquinamento ambientale da mercurio, è ripartita sotto una nuova cordata imprenditoriale; o, sempre nella bassa friulana, Artenius Italia che oggi vede delle nuove manifestazioni d'interesse; o, ancora, Safilo, leader nella produzione di occhiali griffati, che proprio in questi giorni vede esaurire l'ultima tranche di cassa integrazione straordinaria per il migliaio di addetti del gruppo, 500 solo nel sito di Martignacco (in provincia di Udine) di cui però almeno 400, quasi tutte donne, sono riusciti a ricollocarsi soprattutto grazie all'impegno della Femca locale. La conta complessiva è comunque pesante, con circa una sessantina di aziende, grandi e piccole, che hanno chiuso i battenti o fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nell'ultima manciata di anni. "Dobbiamo - richiamano il segretario uscente Battiston e Rizzo - considerare il lavoro come un patrimonio da difendere e promuovere anche attraverso la creazione di un contesto favorevole, vale a dire infrastrutture, burocrazia snella, allentata pressione fiscale, contrasto all'evasione e all'illegalità, taglio ai costi e agli sprechi". Ma serve anche - per la Femca - ridare a livello regionale centralità all'industria e alle politiche industriali, ricostruendo un manifatturiero forte e capace di fare innovazione e ricerca. Perchè la chimica regionale ha grandissime potenzialità, basti pensare anche ai centri di ricerca attivi, come, per esempio, Serichim nella Bassa friulana o tutto il comparto farmaceutico a Trieste, con il Friuli Venezia Giulia, in generale, teatro ideale di sperimentazione, come conferma, a livelli macro, il fatto che la regione vanti, rispetto alla media nazionale, il rapporto più alto tra ricercatori e popolazione. L'appello della Femca Cisl si rivolge, dunque, direttamente alla politica, chiedendo strategie e capacità di visione complessive, insomma un vero e proprio accordo di programma mirato anche ad attrarre investimenti e a potenziare i distretti tecnologici dove produrre nuovi materiali e industrializzare i prodotti ottenuti dalla sperimentazione, dando gambe ad una serie di realtà fondamentali come, ad esempio, nella Bassa friulana l'Osservatorio Chimico Provinciale, che vede la Femca tra i suoi più convinti promotori. Ricerca, dunque, e sperimentazione, ma anche contrattuale, partendo da esperienze pilota già avviate con successo. Basti pensare che soltanto un anno fa, proprio a Pordenone sono stati stipulati, per la prima volta in un'azienda del Friuli Venezia Giulia, i contratti di somministrazione a tempo indeterminato, ovvero lo staff leasing, assumendo nuova forza lavoro. Tra le partite in piedi, c'è poi anche quella delle multiutility, con la regione che ha avviato un travagliato processo di aggregazioni tra le varie aziende provinciali che si occupano di energia e gas. "Siamo stati i primi a sostenere questi processi - spiega Rizzo - convinti che questa sia l'unica strada per poter competere sul mercato, controllare le tariffe e presentarsi alle prossime gare. Abbiamo assistito in questi anni a comportamenti scandalosi: oggi diciamo bene all'aggregazione avviata da Hera della triestina Acegas-Aps, dell'udinese Amga e della goriziana ex Iris. Resta, però, ancora da chiarire il ruolo della pordenonese Italgas, ancora purtroppo fuori da queste dinamiche necessarie". Mariateresa Bazzaro 8 MERCOLEDÌ 12 MARZO 2014 Note Book a cura di Andrea Benvenuti conquiste del lavoro social I nuovi media affossano i vecchi Si conferma boom di app e social Il trend era chiaro ma colpisce la velocità della rivoluzione. Secondo i dati aggiornati dell’Osservatorio New Media & New Internet del Politecnico di Milano, vecchi media, stili di vita e investimenti pubblicitari non vanno più a braccetto. Ad attrarre tutti, adesso, è il “new internet” attraverso la veicolazione e il consumo di contenuti su device e social media. Nell’ultimo anno, crolla la stampa (-13%), flettono la vecchia tv (-4%) e la radio (-9%), cresce solo il “new internet” (73%). “Il giro di affari dei media sul web - dice Andrea Rangone, responsabile scientifico dell’Osservatorio - è cresciuto senza mai subire alcuna battuta di arresto dal 2008 con tanto di un valore raddoppiato e un’incidenza su totale mercato al 12%”. Ma non solo. Se la Rete “tradizionale” aumenta di due punti, sono app, social network e video in streaming ad aver fatto boom. Qualche dato? Le inserzioni pubblicitarie su smartphone sono arrivate oltre il 160%, quelle su tablet al 94% mentre sui social network al 75%, sulle app sono aumentate del 120% e nei video online del 37%. In sostanza, il “new internet” sul totale mercato dei media su internet passa dal 22 al 32%. La prospettiva di crescita è il mobile e della integrazione e diversificazione degli strumenti.