palermoparla n 79

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palermoparla n 79
lA SICIlIA Che produCe
Per la quarta volta il Forum dello sport ha riunito insieme tutti i rappresentanti del mondo
sportivo, a partire dai presidenti regionali delle federazioni, per una preziosa occasione
di incontro rivolta all’approfondimento di tutti i problemi
del settore. Si è parlato a fondo dello sport in Sicilia e i diretti protagonisti si sono trovati a confronto con quelli del
mondo politico. Presenti alcuni presidenti nazionali di federazione, alcuni campioni da
podio olimpico, che hanno fatto da testimonial, e altri personaggi di spicco del settore.
Il presidente regionale Coni
Massimo Costa, motore organizzativo della manifestazione, ha puntato il dito sulla
consistenza del fenomeno sportivo che conta oltre 2 milioni
di praticanti nella regione, di
cui 350 mila tesserati. E’ questa la maggiore “agenzia formativa” sul territorio, ma nonostante ciò, gli stanziamenti
sono andati drasticamente diminuendo negli anni recenti.
L’onorevole Francesco Cascio che faceva gli onori di casa, avendo ospitato anche quest’anno il Forum nella sala Gialla dell’Ars, è stato il primo ad
indicare due possibili vie da
seguire nella necessità di concedere a privati gli impianti
esistenti ed inutilizzati e nella
possibilità di recupero delle risorse non spese della Regione
per il relativo restauro. Cascio
ha auspicato una politica trasversale a favore dello sport a
partire dall’attuale finanziaria, anche perché lo sport dà
occupazione in Sicilia a 32 mila persone.
Al Forum è intervenuto anche
il presidente della Regione Raffaele Lombardo il quale si è
detto d’accordo con questa linea e ha indicato la possibilità
di utilizzazione di 50 milioni
di euro di fondi europei. In ogni
caso è volontà del suo governo
dedicare l’80% dei fondi che si
renderanno disponibili al restauro e stabilire una premialità per quei comuni che destinano gli impianti alla gestione
privata. Va specificato che tale destinazione avviene tramite il Coni e le federazioni sportive. Ma va anche annotato che
allo stato attuale la Regione
stanzia per lo sport solo una
cifra pari allo 0,4% del proprio bilancio.
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Il dirigente generale Marco Salerno, il presidente dell’Ars Francesco Cascio e il presidente regionale Coni Massimo Costa
Al IV Forum dello Sport organizzato dal Coni Sicilia
Subito più impianti
e un migliore utilizzo
Il canoista Antonio Rossi
Nelle prime due sessioni si è
parlato di Londra 2012 con la
partecipazione del canoista Antonio Rossi e della schermitrice Giovanna Trillini. Si è ribadita l’importanza dello sport
nella formazione giovanile.
E’ stato presentato dal presidente Costa a tutti i politici intervenuti un elenco di 12 richieste provenienti dal mondo sportivo in genere, rappresentato
da alcuni presidenti di federazioni. Prima fra tutte quella di
riportare gli stanziamenti a quel-
La schermitrice Giovanna Trillini
li previsti dalle leggi regionali
8/78, 31/84 e 18/86 ai livelli
dell’anno 2000. Riportare lo
stanziamento dell’articolo 1 per
gli impianti sportivi in Sicilia a
220 milioni di euro. Emanare
una legge sullo sport dei diversamente abili. Si predica anche
una maggiore sinergia fra sport,
scuola e sanità con interventi
dell’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione professionale. Si parla anche di intervenire a favore della promozione dello sport per tutti.
Da segnalare, infine la partecipazione dell’assessore regionale competente Daniele Tranchida, del suo dirigente generale Marco Salerno, degli onorevoli Totò Cordaro (Italia domani), Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici (Pd), Livio Marrocco (Fli).
Il presidente provinciale Coni
Giovanni Caramazza ha presentato il progetto Scuola
Aperta, che ha riscosso il dichiarato appoggio di Totò Cordaro.
lA SICIlIA Che produCe
Il workshop di Venezia forse a palermo nel 2011
I vini siciliani si affermano
anche al Winet
Sul mercato internazionale
del vino ormai lo definiscono “fenomeno Sicilia”.
Anche il Winett di Venezia
ha fatto registrare un successo. Con la formula “vendiamo compratori ai venditori”, proposta dall’organizzatore Marco Giol, si sono
incontrati importatori di tutto il mondo e aziende di tutta Italia. A rappresentare l’Isola sono state ben 21 aziende
fra grandi, medie e piccole,
grazie anche al supporto dell’Istituto regionale della Vite
e del Vino (Irvv).
Sul bilancio della speciale
“trasferta” così si è espresso
il diretto collaboratore del
presidente Irvv Leonardo
Agueci, il suo direttore Dario Cartabelotta: “Abbiamo partecipato a Winett perché presenta una formula mirata, che aiuta concretamente le aziende a trovare opportunità nel mercato internazionale. Ciò che più è piaciuto è stata la presentazione del Sistema Sicilia. Le aziende hanno apprezzato la possibilità di presentare assieme
un territorio che offre davvero una grande varietà di
climi e suoli, tanto da offrire
i cinque continenti da una
sola regione”.
E’ stato evidenziato anche
come a Venezia le aziende
abbiano confermato di saper fare squadra per proporre in modo unitario l’enologia regionale. L’interesse degli importatori stranieri non
ha deluso le aspettative, assicurando alla Sicilia le auspicate prospettive di crescita
internazionale.
Nel 2009, la Sicilia ha registrato in effetti buone performance, con un aumento
di export sia in quantità
(461.524 hl contro i 337.558
hl del 2009) che in valore (
84,9 milioni di euro contro i
81,9 mln di € del 2008). Winett non solo ha creato opportunità di business, ma anche occasioni per conoscere
meglio la mentalità dei singoli mercati, che cosa chiedano e cosa offrano. Per tal
motivo l’Istituto Regionale
Vite e Vino sta mettendo a
punto – al fine di portare l’ottica globale nella realtà locale - un nuovo progetto che
porterà nel 2011 Winett a
Palermo.
“Un progetto ambizioso Winett Sicilia – afferma l’ideatore Marco Giol – che inaugurerà un nuovo percorso
della manifestazione, per offrire così l’opportunità anche alle singole regioni, consorzi o associazioni di imprese, di beneficiare in modo esclusivo del format vincente”.
Ma qual è infatti la prerogativa di Winett? “ E’
quella – prosegue Marco Giol
– di ottimizzare tempo, investimento e risultati in termini commerciali, ma anche di analisi di mercato, sia
per le aziende che per i buyers.
Ciò è reso possibile grazie
ad incontri B2B che si sviluppano nell’arco di una sola giornata con appuntamenti di 25 minuti ciascuno e con
focus dedicati, giorno per
giorno, ad aree geografiche
diverse.”
“L’idea è portare a inizio
anno i buyers internazionali da Venezia a Palermo, unen-
do così idealmente le due
capitali del Mediterraneo.
– Conclude Dario Cartabellotta. – In Sicilia la manifestazione non si limiterà
al momento di incontro tra
aziende vinicole e importatori ma darà anche a questi
ultimi la possibilità di conoscere il territorio per promuovere “l’imbottigliamento” del territorio. L’Istituto
Regionale della Vite e del
Vino è impegnato in Ricerca e innovazione, certificazione dei vini di origine e
nel marketing e nella comunicazione “.
L’export 2009 dei vini siciliani: Questo nel 2009 ha registrato una buona crescita.
I primi mercati importatori
per volume che per valore
sono stati Regno Unito
(100.000 hl), Germania (64.029
hl), Stati Uniti e Svizzera,
seguono a distanza Canada,
Giappone, Paesi Bassi e Svezia. Interessante è anche la
crescita della Russia, che si
dimostra il paese dove il vino siciliano viene acquistato
a prezzo maggiore (5,44 €/litro), e il boom della Cina,
che ha più che quintuplicato
gli ettolitri di vino confezionato siciliano.
e anche di grappa
siciliana si parla
sempre più
La grappa? È nata in Sicilia come la
pasta e tante altre cose. La Sicilia, del
resto, fu più volte come una piccola
Cina del Mediterraneo. E, tanto per
cambiare, sono stati gli Arabi – anche se qualche storico nega che nell’Isola si sia trattato di veri arabi – a
portare intorno all’anno Mille l’antica tradizione della distillazione. Solo
successivamente l’arte degli alambicchi risalì l’Italia. Fatto sta che oggi si
parli a buon diritto di grappa made
in Sicily. Nella “Giornata nazionale
delle grapperie aperte”, indetta ed
organizzata per il settimo anno consecutivo dall’Istituto Nazionale Grappa, la Sicilia, ha visto due distillerie
aprire le porte a visitatori e degustatori. Si tratta delle ben note Conte
Alambicco di Sicilia di Petrosino
(Marsala) e della Fratelli Russo di
Santa Venerina (Catania).
Alla giornata hanno aderito 40 grapperie fra Trentino, Alto Adige, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto, Lombardia, Friuli, Toscana e Sicilia. La
Grappa Conte, che si fregia dei marchi Danzantica, Cottabos e Magnifica, vincitori di molti premi e noti
sul mercato, opera a Petrosino presso Marsala, raggiungibile uscendo a
Castelvetrano dalla Palermo – Mazara. I fiori all’occhiello della Fratelli Russo sono la Grappa dell’Etna e
la Grappa Moscato di Pantelleria.
L’etnea Distilleria Russo è produttrice di una linea di liquori tipici e
cioè di alcolati ricavati dalle essenze
isolane e non, fra cui un noto Amaro di Sicilia.
VI SeGnAlIAmo quATTro VInI SICIlIAnI dI preGIo
Terra delle fate e Viarìa
della cantina disisa
Ginolfo e ramione
del Baglio di pianetto
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moTorI
Abbiamo provato la nuova Bmw 520d
Tre giorni al volante di un sogno
note tecniche
Tre giorni a bordo della nuova 520d con cambio automatico, una delle nuove nate dell’ultima generazione, la sesta secondo i dati Bmw. La
marca tedesca è molto amata e “gettonatissima” non da oggi a Palermo. Rilanciata, se ce ne
fosse stato bisogno, ma certamente promossa
sul mercato locale dalla maxi concessionaria
Elauto di Isola. E’ lì che ritiriamo quello che
per noi è già anche quasi un bolide: i 135 kw/180
cv della diesel, per quanto siano al gradino più
basso fra le versioni disponibili, sono già tanti
per chi è abituato a viaggiare attorno ai 90 cavalli. E’ in autostrada, pochi istanti dopo la partenza, che sento la macchina esprimere alcune
delle sue qualità migliori. Con un comfort del
genere, penso subito, si possa giungere a fine
viaggio più rilassati che alla partenza. L’innesco
del turbo e la progressione del cambio automatico combinati, pur dolci, sono in autostrada
una delle sensazioni inebrianti.
Nel corso dei tre giorni, purtroppo, per motivi
di lavoro riesco a fare poco più di quello che
usualmente faccio in tema di percorrenza. Appena una scappata, un po’ banale, sull’immancabile Monte Pellegrino, per stupendo che sia,
onde scattare un paio di foto. Sarò andato per
quelle rampe con mille macchine, ma la sensazione è di possanza, mentre la coppia notevole
mi porta su che è un piacere. Oltre che in autostrada, è sul misto che la macchina dà il meglio
di sé. Il piacere del cambio automatico e la sua
comodità sono notevoli. Rimane un dispiacere,
invece, non poter fare di più su questi percorsi,
non poter compiere un’intera gita mista di autostrada e di un bel percorso misto – montano.
E’ in queste occasioni che la 520 D può dare
tanto, veramente tanto.
E il consumo? L’auto ci è stata consegnata con il
pieno. Ripetiamo che non abbiamo girato molto, ma il più lo abbiamo fatto in città. L’indicatore non ci è sembrato calasse molto... Quel che
più conta, però, è ciò che abbiamo provato alla
fine dei tre giorni. Acquisiti gli indispensabili
automatismi con le stesse comodità della 520D,
dal cambio automatico ai tanti comandi e segnali su quel cruscotto da aereo, l’auto può divenire parte di se stessi.
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La 520D monta di serie il cambio manuale a sei
rapporti ma in optional è disponibile, così come
per tutte le altre varianti della Serie 5 berlina, il
nuovo cambio automatico a 8 rapporti. Inoltre
è dotata di serie dell’indicatore del punto ottimale di cambiata. Un
simbolo a
freccia che si
accende nella strumentazione combinata con
indicazione
della marcia
ottimale suggerisce al
conducente
il momento
ideale per eseguire la cambiata. In base alla situazione di guida, l’elettronica del motore suggerisce quindi il momento giusto dal punto di
vista del consumo di carburante per passare alla
marcia successiva. L’indicatore del punto ottimale di cambiata fa parte delle misure di Bmw
EfficientDynamics, di cui beneficiano tutte le
varianti Serie 5 berlina: a seconda del modello
queste comprendono anche il recupero dell’energia in frenata (Brake Energy Regeneration).
Se doveste tornare a restituirla indietro, com’è
avvenuto al sottoscritto, vi sorgerebbe probabilmente un dubbio: vorrò più separarmene?
(Giesse)
In alto la Serie 5 berlina.
Nella foto in basso, la Bww in prova a Montepellegrino
La 520d è dotata di un motore quattro cilindri diesel
da 135 kW/184 cv. Arrivata alla sesta generazione, la berlina della Serie 5
rappresenta l’ennesima evoluzione della filosofia premium di BMW, grazie a un
design sportivo ed elegante e alle innovative caratteristiche di comfort e di sicurezza. Il rapporto è ulteriormente migliorato tra
prestazioni di guida e consumo di carburante. E’ un
modello equilibrato, adatto
al mercato italiano e a quello delle flotte aziendali in
particolare. Con un consumo medio di carburante di
5 litri per 100 chilometri
nel ciclo misto e un valore
di CO2 di 132
grammi per
chilometro, la
nuova BMW
520d rafforza il proprio
vantaggio come vettura dal
consumo e le
emissioni più
bassi del segmento di appartenenza.
La 520d è dotata di serie di funzione Auto Start/Stop che provvede a ridurre le fasi di funzionamento al minimo nelle
fermate agli incroci o in coda. Non appena il guidatore sposta la leva del cambio nella posizione a folle e
rilascia il pedale della frizione, il motore si spegne automaticamente. Quando
egli desidera proseguire la
guida, è sufficiente premere il pedale della frizione
per avviare il motore senza
alcun ritardo…
La Concessionaria Elauto occupa una superficie totale di 35mila metri
quadri, all’interno della quale sorgono tre strutture: la prima comprende gli
show room Bmw, Mini e Bmw Motorrad, l’accettazione, l’officina di 1.500
mq, il magazzino ricambi, il piano uffici e il piano servizi; la seconda è dedicata all’usato e all’area consegne; la terza, di 1.500 mq, è destinata attualmente
a funzioni di deposito. Grazie ad un team di cinquanta persone motivate e
preparate, Elauto è in grado di soddisfare le diverse richieste di automobilisti
e motociclisti, offrendo massima competenza.
moTorI
e’ la novità della master che guarda disinvolta all’Italia e all’ estero
9.70 emoTIon
un battello per stupire ancora
Un nuovo battello arricchisce la gamma
Master al vertice dei valori, della stazza e
delle prestazioni. E’ il 9.70 Emotion in
versione Magnum, che si inserisce ad un
livello già collaudato dal cantiere palermitano, ma continua ad applicare degnamente
il principio della …evoluzione della specie
con arricchimenti non da poco. Lo abbiamo visionato presso il cantiere di Carini, traendone gradevoli sensazioni
che ci consentivano di sognare il mare in questo autunno freddo e grigio,
più di quanto non vorrebbe il calendario. Il battello è innovativo perché
applica i principi anti torsione, a tutto favore della rigidità complessiva
dello scafo, che già hanno improntato il 540 Magnum, polo d’attrazione da un paio d’anni per il brand siciliano che lo ha portato alle ultime
due edizioni del Salone nautico di
Genova come un gioiello.
I principi tecnici della nuova serie Magnum
sono coperti da brevetto internazionale e si
basano sulla disposizione e le caratteristiche
dei corpi scatolari interni in vtr e sull’adozione di un nuovo passante rigido dello stesso materiale al di sopra dei tubolari. Questo
viene a costituire un nuovo camminamento
perimetrale che si aggiunge al calpestio interno ai tubolari stessi, consentendo a sua
volta di raggiungere normalmente la zona
prodiera. Il tutto, occorre dirlo, ha un aspetto sinuoso molto gradevole e armonico,
lungi da certi artifici tecnici ed estetici visti
altrove. Una prima conclusione è dunque
quella di trovarsi di fronte ad un mezzo senza forzature, quindi dai notevoli valori estetici. E alla Master non nascondono di voler
offrire “all’affezionata clientela e a coloro
che vanno ad unirsi ad essa” un nuovo modo di affrontare il mare con eleganza, velocità e sicurezza.
“La Master – afferma Annalisa Gargiulo,
che fra i titolari del cantiere si occupa delle
relazioni esterne – ha l’orgoglio e il piacere
di presentare quest’anno il nuovissimo
9.70 Emotion. Il battello in versione Magnum, che ricordiamo essere un nostro
brevetto internazionale, dona all’imbarcazione la possibilità di vivere degli spazi che
generalmente appartengono a battelli molto più grandi. Il camminamento in vetroresina lungo i tubolari è anche un impor-
tante fattore stabilizzante perché incide sul
baricentro dell’imbarcazione. Permette
inoltre un comodo passaggio per tutto il suo
perimetro, in aggiunta a quelli interni ai
due lati della cabina che consentono l’usuale passaggio verso prua”.
Proprio nel triangolo di prua si trova l’oblò
orizzontale che fornisce luce e, all’occorrenza, anche riscontro d’aria alla cabina. L’ingresso avviene da un passaggio alla sinistra
della consolle di guida che è ben protetta e
provvista di una strumentazione completa.
Particolare attenzione è stata infatti rivolta a
tutta l’impiantistica di bordo. La zona notte
prevede senza modifiche un letto di ben
2.20 X 1.86 di lunghezza. Il secondo letto
(1.64 X 0.70) è anche maggiorabile grazie
ad una semplice prolunga da applicare sopra lo spazio del calpestio della cabina. Della comodità della toilette, un punto nevralgico a bordo dei gommoni, la casa costruttrice si fa un vanto: è comoda, spaziosa e
non offende l’armonia del living.
Anche per la toilette si parla di “finezza”. E
fine è, in effetti, l’intera imbarcazione che
non si esita a definire in linea con i dettami
dell’italian style. Del resto in casa Master la
ricercatezza, assieme all’attento utilizzo dei
colori, è stata sempre ancorata alla sobrietà.
“Abbiamo dato – conclude Aannalisa Gargiulo – il massimo dei nostri trentacinque
anni d’esperienza per la cura dei dettagli
del look di questo battello, sposandoli
con una versatile ed elegante vivibilità di
bordo”.
In effetti la casa produttrice di gommoni
Master fu fondata nel 1985 dai coniugi Gargiulo a Segrate (Milano). Presto, anche come “terzista”, raggiunse i mille gommoni
l’anno. Dopo l’avvento della vetroresina,
Pietro Gargiulo creò una doppia stampata
che offrì subito ottime prestazioni, sia con
mare calmo, evitando l’appoppamento, sia
con mare formato. Il 1995 fu l’anno del successo con un 5.70 efb presentato al Salone
di Genova nel particolare colore giallo che
ne arricchì le doti tecniche. L’anno dopo seguì il Master 640 open, rivelatosi in linea
con le migliori aspettative. Oggi la Master,
per serietà di gestione, amore per il mare e
decennale esperienza di mercato, è diventata una delle migliori aziende del settore,
tanto da ampliare notevolmente la propria
rete di vendita a livello internazionale.
Attualmente Master ha tra i suoi mercati
privilegiati Francia, Siria, Guadalupe, Caraibi, Spagna, Malta, Tunisia, Libia, ma
nella lista completa ne figurano tanti altri,
dove i suoi modelli sono apprezzati per qualità e stile.
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EdItorIAlE
Anno IX - n. 79 dicembre 2010
Direttore responsabile: Germano Scargiali
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Grazia Gulino, Chiara Scargiali,
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Vincenzo Lombardo,
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Trib. Palermo n. 42/1997
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.
Ciò che dovrebbe preoccupare – seriamente e
profondamente – la pubblica opinione è il modo
in cui, con le più svariate modalità, la medesima
parte politica persegue e talvolta ottiene il medesimo risultato: capovolgere l’esito del voto democratico o soltanto la sua reale intima indicazione politica. C’è un’analogia fin troppo evidente fra ciò
che è avvenuto in Sicilia – un vero golpe – ad opera di Lombardo e ciò che, dopo che lo
aveva fatto Prodi, anche Fini ha tentato a Roma, stavolta con l’etichetta
esposta al pubblico di un mero anti
berlusconismo, per capovolgere un
assetto che, al peggio, si può definire
“normale”. A Roma la via percorsa
non è analoga alle motivazioni sicule.
Quello che è identico è il risultato. Ed
è ciò che deve insospettire. Che dire, infatti, del
tentativo di sovvertire il risultato elettorale da parte
di Mercedes Bresso contro Cota in Piemonte e
della similare “reazione acida” della velenosissima
Bonino contro Renata Polverini, vincitrice nel Lazio nonostante la cura preventiva… Non dobbiamo dimenticare le reazioni di L.Orlando, prima
contro Cuffaro e poi soprattutto contro Cammarata, quando ambedue lo hanno surclassato nei
suoi due ultimi tentativi di tornare a contare qualcosa in Sicilia. Né si può dire che quando plebiscitariamente votammo per Elda Pucci o, pieni di
speranza, per lo stesso Orlando, eravamo elettori
liberi e quando votammo per la destra liberale ci
vendemmo l’onore per un biglietto allo stadio…
Semplicemente perché non è vero, ma anche questo è stato insinuato.
Ma passiamo l’Oceano e riviviamo le contestazio-
ni alla vittoria di Bush, ai conteggi, ai tentativi di
scardinare un presidente collaudato come George
W. – figlio d’arte (di un altro grande presidente)
cui la storia prima o poi renderà giustizia – da
parte di un signor nessuno (e questa è bella, perché lo dicemmo anche allora) come Kerry. Ma
non era una spezia? E a chi dice che Bush jr non
sia stato un grande premier rispondiamo, come
per Cammarata, che solo il rimaner seduti su polveriere come i grandi States e la piccola Palermo, lo
prova comunque.
Ma, tornando nella micro realtà,
preoccupano le analogie con quel
che succede in ambienti come certi
club o i consigli d’istituto, laddove,
sfruttando regole scritte, ma tradendone lo spirito, vengono eletti presidi, presidenti o loro vice che ben pochi volevano.
Tale realtà, provata dalle analogie suddette, compete solo con l’altro scandalo del mancato sviluppo recente, giustificato in vari modi, ma soprattutto, con il venir meno della sostenibilità ambientale.
Non che il problema non esista, specie in certe valli troppo strette e coste troppo affollate. Ma nel
complesso il fenomeno è un... falso. Un falso veramente enorme: in realtà dalle terre emerse e dal
mare si possono ancora attingere a dismisura enormi riserve di energia, cibo, acqua e habitat. Basterebbero per una popolazione mondiale cento volte
maggiore, che non raggiungeremo mai, perchè la
crescita del tenore di vita comunque in atto nel
mondo, comporta – come il trend dimostra – l’arresto delle nascite. Dietro chi strozza la crescita e
soffia sulle paure c’è, di certo, l’interesse.
Ecco
i veri
scandali
sommario
In copertina la modella palermitana
Irene Marcianò
fotografata da Francesco Italia
di Germano Scargiali
4 Subito più impianti e un migliore utilizzo
5 I vini siciliani si affermano anche al Winet
6 Tre giorni al volante di un sogno
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9.70 Emotion un battello per stupire ancora
Chi distrae il governo dai reali problemi
Quando Lombardo fa la vittima
Simona Vicari fa il punto
Cascio “no a leggi di settore e norme...”
Ecco gli “antiribaltonisti” i veri bipartisan
Gli stati membri reagiscono all’Europa
La Fiera del Mediterraneo affonda
Bevilacqua interviene in Cina all’Expo
Better city better life
Quel sindaco tanto oltraggiato
Arrestati quattro capi mandamento
Moncada spara a zero su Confindustria & C
Il Popolo della Libertà tira le fila
Parla Giuseppe Talluto dirigente del partito
Pino Agrusa fra crucci e speranze
Siamo nell’anno della lepre prepariamoci
al 2012
Orienta Sicilia ha riaperto le porte agli
studenti dell’Isola
Fare Ambiente chiude l’anno sociale
Benedetto XVI fra Palermo Londra e Madrid
Ecco la Blue Economy e il Mediterraneo
è una risorsa
Obrag il mercante
Agriturismo Pardo fra le nocciole di Ucria
Porti turistici ancora propositi e promesse
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Il Salone la Sicilia e i porti
Si lavora a Marina Cala del Sole
Il lungimirante sogno di Giacomo Serpotta
“Zingaro” La riserva in arte e natura
Softair fra guns e tattiche militari
Alberti conquista il tricolore e il Trofeo Sailor
Il Giro podistico del Faro
Zamparini il matto vende tutto e se ne va?
Mettere a norma i centri sportivi
Conclusa la 41a edizione del Trofeo Sicilia
Esordio di successo per la RMotors
Gaudiano si impone nella Coppa degli Assi
Al Trofeo Royal trecento “pulcini”
Roberto Lagalla bilancio e innovazione
Dall’Unità d’Italia all’Unità d’Europa
Fra Transumanismo Neo e Net Futurismo
Faccia a faccia con Giuseppe Liotta
Il treno del cinema
Movimento per la vita: 24° concorso
scolastico europeo
Il “bene comune” l’acqua ed altro ancora
Libri
Don Bosco, visita all’Italkali e alla casa
di Pirandello
Al Meli si fondono passato e futuro
Per il Liceo Scaduto un anno tutto nuovo
Una nuova sanità è in arrivo. Risolverà
i problemi dei cittadini?
Sani per scelta con il metodo proposto
da Locorotondo
Quei film che non vediamo
Sportfilmfestival triondo del cinema
e dello sport
S’inaugura Zerocento
I mille volti di Guaschino
Presepe subacqueo a Mondello
Dove andiamo stasera
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EdItorIAlI
la sinistra non teme i paradossi e accusa
Berlusconi di pensare ai polveroni
Chi distrae il governo
dai reali problemi
Passa il tempo e la situazione è sempre la stessa. Anzi, peggiora. Invece
di pensare ai problemi dell’Italia, che urgono da tanto tempo, si pensa ai
giochi politici e ai polveroni o alle accuse – ormai anche reciproche – di indegnità. E ai giudici, che sempre più aspirano alla politica, non sembra vero. Il “bello”, se così si può dire, è che anche di questa sorta di “distrazione” dai reali problemi si accusa …il Governo. Ma è chiaro che chi governa
non avrebbe nessun interesse a destabilizzare. Chi destabilizza, è necessariamente l’opposizione. Ma in particolare la fa un certo tipo di sinistra: ad
ogni livello, centrale e locale, non accetta i risultati e cerca di capovolgere
l’esito democratico del voto.
La situazione non è nuova. Anni fa, da una cattedra di liceo, un docente di sinistra si esprimeva già in un certo modo che vado a descrivere.
Erano i tempi in cui primeggiava la Dc che con altre forze centriste
…faceva il governo. “Non è detto – affermava il docente – che la maggioranza la dica giusta e la minoranza abbia torto”. Già allora quindi
imparai come, senza dirlo, si può sovvertire con disinvoltura lo spirito
della democrazia. E quanto limitata fosse
la profondità del mio docente, il quale
No, non siamo soli a pensarlo, e anche ad affermarlo. C’è chi lo dice chiaro e
non capiva che ogni e qualsiasi azione
tondo, con un parere togato. E’ uno dei più autorevoli economisti italiani del dopoumana ha un limite, un margine d’errore
guerra, Francesco Forte, docente dell’Università di Torino, un guru del settore, nelrispetto al summum jus. Un suo collega
l’eccezionale “filone” di Einaudi, Andreatta, Ricossa. Il prof non ha peli sulla lingua
ci insegnò invece: la perfezione è solo dinel sostenere il cavaliere. Ma è provvido anche di concetti a sostegno di questa
vina. La sconfitta, anche nello sport, ocscelta. Lo fa con toni e argomenti che non si portano appresso il peccato di una polecorre saperla accettare e chi non lo fa
mica a tratti focosa, che non rinunzia al sarcasmo rispetto ai toni e ai contenuti di certa
non è un gentleman. Beh, quando osserfalsa opinione dominante. Che però Forte attacca anche lui espressamente dalla sua
viamo Di Pietro, a tutto ci vien da pensacattedra. Forte si limita a dire che “si sbagliano”. Noi sosteniamo inoltre che si sbagliare tranne che ad un gentleman.
no... ma “non per caso”. Questo, però, è già un altro discorso.
E Berlusconi? Noi sosteniamo che, per
In questi ultimi tempi Forte ha ripreso in mano un concetto, da noi stessi portato
quanti difetti possa avere, possiede doti di
avanti più volte, sulla reale consistenza del sommerso che è di per sé un fenomeno nemanagerialità non comuni, si presenti con
gativo, ma che non può essere sottaciuto con tanta leggerezza – come si fa – quando i
autorevolezza in politica internazionale e
media e i soliti radical chic piangono miseria per il presente e il futuro. Una miseria che
che le accuse quasi giornaliere
neppure conoscono. Perché il sommerso in Italia è una voce molto consistencontro di lui nascondono certate (persino in Germania si parla del 30% del Pil, ndr). Ma un fatto è che lo dimente un artifizio. La nostra mociamo su una piccola testata (anche se trattasi di concetti ovvi), altro se lo conrale ci insegna anche la tolleranferma Francesco Forte...
za e la applichiamo sempre più…
Ma torniamo alle dichiarazioni di Francesco Forte (le, riprendiamo da un
Inoltre Berlusconi continua ad
articolo de L’Occidentale orientamento quotidiano, su internet).
Il titolo è già inequivocabile: Perchè il Pil cresca e l’Italia non sia più
agire letteralmente sotto il tiro di
ultima il Cav deve restare al comando. Ed ecco la pacata e lapidaria
questa sorta di fuoco nemico. E
conclusione.
non so quanti sarebbero ancora
“Lo scenario politico italiano prevede o la prosecuzione del governo
vivi… Ma lui aveva iniziato con
Berlusconi o un governicchio sorretto dai voti del Pd, con altri partiti minori.
ben altro entusiasmo. Ha scelto
Oppure le elezioni anticipate, in cui il PD si presenterebbe alleato con Rifondi solito spesso ottimi ministri.
dazione comunista allo scopo di battere Berlusconi: un obiettivo che unisce
Insomma, ammesso che Berluchi lancia i candelotti fumogeni, chi ci chiude un occhio come ‘ragazzate’ e
sconi sia un uomo pieno di difetchi condanna la forma del gesto, ma non la sostanza, con chi come Luca
ti, ma almeno è un uomo. Contro di lui si
Cordero
di
Montezemolo ha nostalgia dei contratti nazionali con la GCIL.
trova spesso il nulla.
Insomma, uno scenario di ingovernabilità delle grandi e medie imprese,
Infine, la caduta di un governo – molti non
qualora cerchino di adottare la linea dei contratti di lavoro aziendali basati sulla produtlo sanno – comporta lo stop di intere, intività, la sola che può evitare che l’Italia continui a essere il fanalino di coda dell’Unione
numerevoli iniziative: cantieri in attesa o
Europea per tasso di crescita del Pil. Per queste poste in gioco, Berlusconi deve restare al
addirittura in corso, uffici... Si pensi ad incomando del governo e le componenti cattoliche del mondo parlamentare, che sono
dustria, trasporti, agricoltura, turismo...
coerenti con la linea della CISL, non possono non riflettere su questo tema centrale”.
Non sono solo i provvedimenti di tipo moForte non esita a definire governicchio l’alternativa a Berlusconi senza elezioni e a
rale… Significa che, dopo settimane di stafar notare implicitamente che eventuali elezioni vedrebbero contro l’attuale formaziosi, nuove persone dovranno riprendere in
ne solo quell’Armata Brancaleone da noi dipinta on line nelle ultime settimane. O
mano le pratiche iniziate “da altri”. E’ già
la sinistra più volte sconfitta, che si ripresenta uguale, cioè continua a non correggere i
propri errori, ovvero una formazione di centro come risultante di un’altra accozzaglia
breve una legislatura. L’Italia non è capace
fra laici sbandati e cattocomunisti sfuggiti alla sinistra.
di portarne a termine neanche una, nonoUn’ultima oservazione: che nome darebbe il professor Forte al governo senza voti
stante le riforme elettorali in tal senso. E
di Raffaele Lombardo?
tale volano negativo è mortale anche sul
terreno dell’occupazione.
10
EdItorIAlI
Come in quella intervista sull’Espresso in cui invoca Kabul al posto della Sicilia
Quando lombardo fa la vittima
Raffaele Lombardo fa anche
la vittima. Lo sfogo, relativamente recente sull’Espresso, a ben pensarci non è proprio il primo nel suo genere,
ma fra tutti gli show, uno in
questi precisi termini, mancava all’appello. Venne comunicato persino in anticipo
– come spesso avviene – il
contenuto imminente della
sua intervista, concessa al settimanale scandalistico. La
nota rivista, facendo a gara Raffaele Lombardo
con il quotidiano La Repubblica, gongola se intravede, o altre volte
crede di vedere, fratture all’interno della
destra libertaria, molto temuta, per motivi
in parte ideologici, ma in parte di semplice appartenenza, e in parte – infine – per
ragioni del tutto …incomprensibili. Ma le
spaccature della destra liberale, con grande sconforto per gli oppositori, sono più a
livello di rappresentanza politica che non
a livello di popolo.
Ma che cosa è l’operazione Lombardo
se non un golpe a livello regionale? Un’operazione tentata a più riprese anche a Roma. E se è vero ciò che, con la semplicità
dei grandi, diceva Sciascia – e cioè che
…la Sicilia è difficile – è altrettanto vero
che tale “difficoltà”, se così si può dire,
specie se provocata, presta il fianco ai
marpioni, alla mafia, alle massonerie, perché ciò che potrebbe essere lineare e limpido diventa torbido e tortuoso. Sentiamo,
dunque, che cosa tira fuori stavolta Lombardo dal proprio cappello a cilindro.
“Se trascorressi 15 giorni – afferma Lombardo nell’intervista anticipata con “cortese sollecitudine” all’Ansa e diffusa in
anteprima su più media – a spasso per
Kabul mi sentirei in vacanza, tanto la mia
vita è complicata. Me ne stanno facendo
vedere di tutti i colori. Ma qualunque cosa ordiranno, vado avanti su questa strada
(ma, ci chiediamo quale?). Compromessi
zero (ma già il suo governo è compromesso). Tant’é che ho varato una giunta
di tecnici (?) sostenuta da Mpa, Fli, Udc
di Casini, Api di Rutelli e dal Pd: almeno
dalla sua ala antimafia, maggioritaria”.
“Crisafulli – prosegue Lombardo – e Totò
Cuffaro sono fratelli siamesi (ma lui, annotiamo noi, fu siamese di Cufffaro, quando gli chiese i voti per …salire). Bianco ce
l’ha con me perché nel 2005 l’ho fatto perdere appoggiando Scapagnini sindaco a
Catania (e niente hai detto, vedendo il dopo). Micciché ha ricucito col Cavaliere
ma non può tornare a casa, perché lo aspettano per fargli la festa Alfano, Schifani e
dintorni: così s’é inventato Forza del sud,
sorta di sindacato giallo: meridionalista a
parole, giura fedeltà eterna a Berlusconi,
quindi in fondo alla Lega”.
L’attuale presidente della Regione Sicilia non risparmia accuse ed insulti a nessuno. E’ di
quei politici vecchia maniera,
speriamo desueti, la cui abilità
sta nel creare formulette: si osserva quella suddetta sui “fratelli siamesi”. Tutto il suo parlare è una progressione di tali
squallide trovate. Sono proprio
quelle di cui la Sicilia – come
tutta l’Italia – è stanca e non ha
bisogno. Lombardo prosegue il
proprio mediocre show indicando poi Stefania Prestigiacomo come un ministro “per la devastazione
dell’ambiente”. Altra formuletta da scolaretto scaltro. “La Prestigiacomo è molto
affezionata – aggiunge in seguito – ad alcune realizzazioni nella sua area di Augusta. In particolare ad un rigassificatore a
Priolo, Erg, cioé Garrone, più Shell, e a un
termovalorizzatore (siamo al mero gossip,
nudo e crudo)”. Ma Lombardo farebbe bene ad affrontare con più competenza l’enigma Erg che presenta vaste ed articolate incognite per l’Isola…
Poi Lombardo tenta di tessere le lodi
del Pd, suo storico, ma ora ex avversario
politico, che in campagna elettorale aveva
promesso di avversare… “…Sono convinto che in Sicilia il Pd debba essere, ed è
nato per essere, un grande partito popolare
e progressista impegnato, in via prioritaria, per la legalità e contro le mafie. Quando affermo che siamo appoggiati dall’ala
antimafia del Pd, intendo esclusivamente
affermare che il sostegno più convinto a
questa esperienza di governo arriva proprio da chi si è caratterizzato per ruoli politici e istituzionali nel segno di una forte
azione di contrasto alla criminalità organizzata”.
Ma devastare l’ambiente è, se mai, proprio quello che sta facendo Lombardo con
i suoi no ai termovalorizzatori che avrebbero risolto il problema Sicilia dei rifiuti
hic et nunc, con una tecnologia attuale e
non già con quelle di un futuro soltanto
immaginato o con provvedimenti di là da
venire come la …famosa differenziata.
Ed è lo stesso
Gianfranco
Miccichè – il
compagno di
merende di pochi giorni prima
– a rimproverargli adesso ciò che
è ovvio. Cioè che
Lombardo non
ha ancora predisposto qualcosa che a mala
pena somigli ad
un piano rifiuti.
Gianfranco Miccichè
Miccichè gli rimprovera anche il no al nucleare ed ai rigassificatori. Insomma, se
c’è qualcuno che sta attuando politiche
poco chiare a danno del territorio e della
salute dei cittadini, questo non è certo il
ministro Prestigiacomo “…che anzi si sta
distinguendo per competenza e capacità”.
Gianfranco Miccichè ha, quindi, subito
replicato a Lombardo per l’intervista rilasciata all’Espresso. “Raffaele Lombardo
– dice infine Miccichè – avrebbe bisogno
di un buon medico, ce ne sono di ottimi in
Sicilia. La lettura della sua intervista conferma infatti l’impressione di un uomo
perseguitato da se stesso in un delirio fra
vittimismo e onnipotenza”.
Così, invece. La
stessa Prestigiacomo, ministro
dell’Ambiente replica al presidente della Regione: “Sono seriamente preoccupata per la Sicilia ed i Siciliani,
che sono governati da un personaggio come questo, incapace di
dare una qualsia- Stefania Prestigiacomo
si risposta anche
di solo buon senso ai problemi della mia
terra, rannicchiato su se stesso, rancoroso
e scostante. Questo outing di palese distacco dalla realtà, da parte di un uomo
che ha responsabilità istituzionali così elevate mi preoccupa molto di più delle sue
farneticanti accuse di cui si occuperanno i
miei legali in sede civile”.
Ancor peggio, forse, si esprime nella stessa occasione Angelino Alfano “Lombardo – dice il ministro della Giustizia – continua a rappresentare quel volto impresentabile della Sicilia, quel volto per fortuna
cancellato dal lavoro di quanti si adoperano per una Sicilia migliore. Considero le
parole di Lombardo come un segno sull’acqua: cioè nulla. Per questo, ritengo superfluo occuparmi direttamente … delle
sue disordinate dichiarazioni. Se ne occuperanno, invece, i miei avvocati, esperti in
diritto civile…”
Ma contro Lombardo tuonano da sempre anche Francesco Cascio, che però
mantiene i toni moderati del proprio ruolo istituzionale. Da Roma partono gli
strali della senatrice Vicari, dall’Assemblea regionale quelli del Capogruppo
Pdl Leontini e dai gruppi la voce di Salvino Caputo. Ma anche Vendola nella
sua visita a Palermo non ha avuto alcuna
remora nel condannare il suo “collega”
siciliano e la Finocchiaro prende le distanze per il caso che procedano le indagini giudiziarie.
11
PolItICA
Parla la senatrice in un editoriale del suo nuovo sito
Simona Vicari fa il punto
portare l’Italia al benessere
che merita in ogni categoria
sociale.
L’Italia merita sviluppo, merita investimenti, merita risposte. Il Governo Berlusconi ha governato durante una congiuntura internazionale semplicemente spaventosa. Dal crollo della Lehman Brothers in poi è stato
un precipitare continuo di
tutte le economie del mondo. Ma come avete modo di
osservare il tessuto bancario
italiano, che poi è quello su
cui si regge gran parte della
nostra economia ha tenuto
grazie anche ad un favorevole impianto legislativo di
tutela dei risparmiatori. In
Inghilterra, dove l’economia è fatta dalla Finanza, si sono avuti crolli
di mercato che avranno ripercussioni per molti anni
ancora. I risparmiatori italiani hanno invece conservato il potere di acquisto del
loro denaro.
La politica, sebbene malconcia e torturata da interessi di bottega e di bottegai,
sebbene tenuta a freno nel
suo potenziale sviluppo dal
pessimo costume di
“Divulgare, far conoscere, pensare, volere, osare e costruire”. Il nuovo
certuni di
sito internet www.simonavicari.it è stato costruito sfruttando le potenzialità del web
annacquar2.0 che consentono, attraverso il blog, un dialogo con il cittadino che ha la possibilila di pettetà di lasciare commenti, di iscriversi alla newsletter e di accedere a pagine dedicate
golezzi, innei social network. Nell’home page primeggiano due richiami: il primo al blog
chieste ad
“A volto scoperto”, creato per sostenere il disegno di legge della senatrice Vicari che
hoc, sottervieta in Italia l’uso del Burqa, e l’altro per aderire al gruppo di Facebook “contro il
fugi
di varia
governo abusivo di Lombardo”.
natura, ha
Ho assistito in questi mesi a moltissimi avvenimenti
che hanno riguardato la politica. Dalle strane perturbazioni che hanno coinvolto il
PDL a livello nazionale alle
squallide vicende della politica della mia Regione, la Sicilia.
Tutti questi accadimenti, che
elencare ed enumerare sarebbe un inutile esercizio di
memoria, non mi hanno distratta dal mandato che gli
elettori mi hanno affidato
nel momento in cui hanno
votato la lista in cui ero candidata. Abbiamo fatto in modo che la Nazione non subisse gli stessi eventi di Grecia, Portogallo, Spagna, in
certa misura Germania, Inghilterra, Irlanda e Francia.
La crisi c’è stata e c’è per
tutti, ma noi siamo ancora
in piedi. Siamo in piedi perché noi siamo italiani, la nostra gente ha subìto guerre,
terremoti, terrorismo, il ‘68,
la crisi petrolifera del ‘70 eppure… ci siamo sempre rialzati da soli. Oggi non serve
lamentarsi o protestare, serve restare tutti uniti con un
unico grande obiettivo: ri-
fatto e continua a fare il suo
dovere, ovvero quello di dare regole per lo sviluppo e la
crescita.
Ora, però, è necessario aggiungere un plusvalore. Quello che solo gli italiani volenterosi e perbene riescono a
dare con la loro operosità,
con la loro laboriosità, con
la loro innegabile fantasia.
Serve che le categorie che
hanno dovuto subire tagli reinvestano il loro tempo
e la loro formazione, serve
che le industrie siano maggiormente aggressive nei mercati esteri, serve che i burocrati stiano più dalla parte
dei cittadini, serve che la società ritrovi se stessa in un
sussulto di orgoglio italico,
che a dire il vero, non ci è mai
mancato storicamente.
Ci avviciniamo ai 150 anni della Unità d’Italia,
dobbiamo dimostrare che
150 anni non sono passati
invano, dobbiamo dimostrare a noi stessi ed al nostro
popolo che vinciamo le avversità dei nostri tempi combattendole tutti insieme con
l’orgoglio e la tenacia, con
l’onestà e la fermezza dei nostri valori. Utilizziamo tutti
gli spazi e tutti gli strumenti
che i nostri tempi ci mettono a disposizione. Anche il
mio nuovo sito on line, nel
suo piccolo, ha questa missione. Divulgare, far conoscere, pensare, volere, osare
e costruire.
Simona Vicari
osservatorio
Chi additava il sistema bancario
Chi ha causato la crisi a livello mondiale e nazionale, se non l’alta finanza? E
in quanti avevamo detto e ripetuto a
lungo che il sistema bancario, le banche, ci stavano portando alla rovina? E
con chi stavano le banche politicamente? Non è stato Berlusconi il nemico
storico (dell’ultimo decennio) nei confronti di tale potente realtà? Sono queste e non altre, ben più peregrine, le
domande che tutti gli italiani dovrebbero porsi. E, per fortuna, c’è chi se le pone e risponde in un certo modo… Noi
sottolineammo allora e lo rifacciamo
adesso come sia l’alta finanza ad ama-
12
re di più lo statalismo e a diffonderne il
“culto”, tramite i poteri mediatici di cui
dispone, direttamente e indirettamente, presso una certa parte della mentalità diffusa. Ma tale opinione, come sta
dimostrando il voto in giro per il mondo,
resta minoritaria. Grazie a provvide intuizioni, la gente vota la destra liberal
democratica. Individua i torti che circolano fra chi lavora col denaro senza fare impresa. Anche laddove, come in
America, la presenza di una fortissima
realtà massonica confonde le acque al
punto da rendere ancor meno distinta
una realtà dall’altra… (vedi riferimento
della senatrice Vicari al crollo della Lehman Brothers a p.12)
New York e la Lehman Brothers
A proposito di America e Grande Mela,
sarebbe facile raccogliere i vecchi numeri di questa rivista in cui dal nostro
angolo dicevamo che il marcio veniva
da lì. Lo scandalo mondiale è il ritardato sviluppo e lo ripeteremo in ogni numero. Non altro. Esso è legato all’egoistico strapotere dell’alta finanza. Ecco
uno stralcio da Wikipedia. “ Il quartier
generale mondiale della società è sito
a New York, e sedi secondarie locali si
trovano a Londra e Tokyo, oltre a uffici
locali situati in tutto il mondo. Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato
l’intenzione di avvalersi del chapter 11,
PolItICA
Il presidente dell’Ars tenta ancora
di salvare la Sicilia da danni maggiori
Cascio “no a leggi
di settore e norme...”
“La finanziaria regionale non è un
calderone omnibus e va approvata
entro dicembre pena il rilancio Sicilia”. Assistiamo ancora una volta ad
una risoluta presa di posizione di Francesco Cascio ai vertici della politica regionale. Ma il presidente dell’Assemblea non
parla certo di bloccare l’intera finanziaria, come qualche scriteriato uomo politico minaccia a Roma con l’analogo provvedimento nazionale… La differenza, insomma, c’è e si vede.
Alla luce di un’attenta valutazione degli
articoli del disegno di legge numero 631
“Disposizioni programmatiche e
correttive per l’anno 2011” (Finanziaria) il Presidente dell’Ars, Francesco
Cascio, rispetto al testo presentato dal
Governo, e ai sensi dell’art. 73 ter, comma
2 del regolamento interno, ha stralciato le seguenti norme:
articolo 4 “Conclusione del procedimento amministrativo”;
articolo 5 “Digitalizzazione della Pubblica amministrazione regionale”;
articolo 6 “ Conferenza di servizi” ;
articolo 7 “ Segnalazione certificata di
inizio attività-SCIA”;
art. 26 “ Soppressione di enti regionali”;
art. 32 “ Riordino del sistema della formazione professionale”;
art. 34 “ Istituto regionale per lo sviluppo
delle attività produttive”;
art. 35 “ Trasformazione degli Istituti autonomi case popolari”;
art. 38 “ Riduzione e flessibilità degli stanziamenti di Bilancio, limitatamente ai
commi 3 e 4”;
art. 44 “ Principi di riordino delle società
partecipate dalla Regione”. In particola-
re, per quanto riguarda gli articoli 4-5-6-7
inerenti la semplificazione amministrativa e l’articolo 34 riguardante, invece, la
riforma delle Asi, lo stralcio è motivato
dalla circostanza che, sul punto, esistono
già due norme di iniziativa governativa, il
cui iter è, allo stato, piuttosto avanzato e,
pertanto, saranno pronte per l’Aula a gennaio, quindi, non ha senso proporle in finanziaria, come, peraltro, appare più ragionevole anche a garanzia del lavoro delle commissioni di merito, che va salvaguardato.
Gli articoli 26-32-35 sono appunto di settore e perciò stralciate in virtù di questa
ragione.
Cascio ha sottolineato: “Ho stralciato
queste norme sulla scorta di alcuni criteri
ben precisi, che si sostanziano principalmente sul fatto che, le riforme di settore si fanno con leggi dell’Assemblea e
non con emendamenti in finanziaria, o,
peggio ancora, con delega in bianco a futuri decreti governativi, per cui appesantire la manovra con disposizioni che non
sono strettamente attinenti alla materia di
bilancio costituirebbe un inutile gravame,
che, va, invece, assolutamente evitato, al
fine di giungere all’approvazione della
manovra stessa entro il termine costituzionale previsto (31 dicembre), per scongiurare di ricorrere, ancora una volta, all’esercizio provvisorio e liberare, piuttosto, prima possibile, le risorse necessarie a
far ripartire il rilancio della Sicilia”.
E’ evidente come l’atteggiamento di Raffaele Lombardo da “moralizzatore assoluto” contro quella che lui tratta, in pratica, alla stregua una ciurma di imbroglioni, nessuno escluso, non si confà con il
suo comportamento, nel cambiare di continuo assessori e funzionari che lui stesso
ha nominato,magari solo da un posto all’altro… Il che continua a tenere nel disordine assoluto e nell’inerzia quegli uffici che attendono invece da troppo tempo
solo di essere …rivitalizzati. E’ questa la
colpa maggiore di Lombardo e che lo incastra. Perché sovrasta, addirittura, quella di aver tradito la parte politica cui apparteneva e di essere anche – come diceva Dante – un riprovevole traditore degli
amici. Cioè di coloro con i quali pochi
giorni prima si faceva fotografare abbracciato e stringendosi la mano fra mille
sorrisi. E i motivi non possono essere fra i
migliori. (D.)
osservatorio
la procedura di “fallimento pilotato”
prevista dalla legge statunitense, annunciando debiti bancari per 613 miliardi di dollari, debiti obbligazionari per
455 miliardi e attività per un valore di
639 miliardi. Quella annunciata è la più
grande bancarotta nella storia degli
Stati Uniti. La società è ancora esistente, fino al completamento della procedura di bancarotta”.
Le banche “di sinistra”
Le banche italiane, per quanto piccole,
erano risaputamente “di sinistra”, cioè
legate alla sinistra. La telefonata di D’Alema con il “facci sognare” non è neces-
saria a provarlo. E Berlusconi ma persino Miccichè – allora un fedelissimo – ne
attaccavano il contesto nazionale, il
modo di lesinare il denaro a certa imprenditoria piccola e media, ma alludendo, ovviamente, ad altro ancora…
L’Italia ha resistito ancora una volta anche grazie alla capacità di una maggioranza di italiani, gran risparmiatori, ma
anche tutt’oggi allenati a tirar la cintola
dai (non tanto) vecchi tempi andati…
Ma ciò che serve, a detta di tutti, è adesso di liberalizzare e rendere produttivo il
sistema, sul terreno dell’economia reale. Potrebbero mai farlo dei sindacalisti
prestati alla politica e simili meglio degli
imprenditori stessi? Ma, per umoristico
che sia, sostengono anche questo.
La Fiat sbaglia ed ora è “di destra”
Da quando G.Agnelli letteralmente impazzì, vedendo Berlinguer in persona
(vietato dalla legge sullo sciopero) davanti ai cancelli ad incitare gli operai a
disertare il lavoro, la Fiat si arrese e
passò a sinistra. Ne trasse i vantaggi
che ben conosciamo. Anche tanto tempo è passato da allora. E G.Agnelli c’è
quasi morto di crepacuore, quando poi
si è visto presentare al capezzale di Mirafiori (allora in piena crisi) nientemeno
che Berlusconi, il pescecane che ...non
sarebbe dovuto entrare nei salotti buo- >
13
PolItICA
lo sdegno per il lombardo-Fini-Bersani non ha colore
Ecco gli “anti ribaltonisti”
i veri bipartisan
C’è chi lo chiama governo “Lombardo-Fini-Bersani”. E’ quello
che cerca di sovvertire l’ordine
costituito che gli italiani hanno
indicato alle urne elettorali, ma
che portano anche nell’animo.
E, se è proprio vero che ogni mal
non vien per nuocere, assistiamo
alla nascita di un accordo bipartisan che non raccoglie consensi
caleidoscopici. E’ un accordo in
parte sorprendente, in parte prevedibile fra “le persone per bene” dei due fondamentali schieramenti. Quelli che avevano iniziato ad accettare lo spirito dell’alternanza, che può godere dell’azione di un governo con mano libera e, al contempo, del controllo da parte di un governo ombra che possa esprimere obiezioni e dissenso o magari la famosa
“critica costruttiva” nell’interesse della patria comune che nelle
aspirazioni è oggi locale, nazionale, europea e mondiale. Al riguardo, quindi, l’accordo bipartisan non funziona come l’atteso
consenso auspicato dai “ribaltonisti”, ma come viva protesta.
Assieme al Pdl e ad altri rami
della destra, cioè a quel polo direttamente colpito dall’attuale
minaccia di ribaltone, sono disposti a marciare le tante persone coerenti del Pd e della sinistra
in genere che rifiutano i recenti
accordi “di palazzo”. Gli elettori
di destra e di sinistra, soprattutto
i giovani, liberali e statalisti d’ogni
sfumatura di colore sembrano
disposti a marciare assieme co-
me mai in passato. E, del resto,
aggiungiamo noi, assistono a fatti che non si erano mai visti prima. Aspettiamo che qualcuno ci
dimostri il contrario.
In quest’ottica si vede giustamente come improponibile un’alleanza fra persone di così opposte
opinioni, come quelle che Lombardo e Fini vorrebbero …mettere d’accordo. Ma tali soluzioni
estemporanee, assieme al tentativo di ricreare un terzo polo, rappresentano anche il tradimento
di quella che era stata una conquista del legislatore. Ci riferiamo alla precisa volontà di mettere in moto il meccanismo
dell’alternanza, com’è quello
degli stati più progrediti che ci
circondano. In pratica, di tutti.
Ci riescono anche Spagna e Grecia.
E’ assurdo – è stato notato –
che chi ha votato alle regionali
siciliane del 2008, cioè circa due
anni or sono per Anna Finocchiaro si sia poi rapidamente ritrovato gli assessori del Pd pronti
a collaborare con il suo diretto
rivale politico – cioè Lombardo
– e il suo governo.
A parte le accuse anche gravi nell’ambito dell’inchiesta antimafia
della procura di Catania, non c’è
bisogno di particolari lumi per
individuare le contraddizioni e il
non senso dell’attuale situazione
in Sicilia. E sappiamo bene che
anche dentro il Pd c’è sin dall’inizio all’Ars un ramo coerente,
che si batte per il rispetto della
volontà dell’elettorato. (Giesse)
le contraddizioni di Fini
Avevamo pubblicato molti mesi fa questo Fini con il cappello frigio. Era il simbolo generico di un improbabile Fini rivoluzionario.
Ma non ci aspettavamo che la buttasse giù così dura da fondare un
partito per conto proprio a metà legislatura, trovandosi ad occupare – per sovrappiù – la carica imparziale di presidente della camera. Il cappello frigio, ovviamente, è solo uno scherzo. Facendo
salvi il bene e il male del pensiero che corre attraverso la celebre rivoluzione, un Fini rivoluzionario – un liberal – finisce per lasciare
sconcertata la maggior parte dei suoi sostenitori e non convincerne
di nuovi. Perché i nuovi dovrebbero provenire dalla controparte
storica o da frange che comunque hanno già i loro premier ed il loro pensiero. Pochissima roba, insomma. Lui personalmente rimane l’uomo politico che piace alla parte avversa, che però non lo vota. Potrà mai sovvertire quest’immagine?
Non si comprende perché, secondo Fini, sia stata necessaria una
tale impennata durante la legislatura, che lui stesso aveva contribuito a creare e non fosse più opportuno aspettarne la fine per correggere il tiro. Sono tali i danni di una ennesima frattura che è proprio questo il male maggiore. Non si comprende che cosa abbia
fatto di tanto errato nella prima metà del tempo a disposizione il
governo in carica – rispetto a quelli da sempre visti in Italia – e che
cosa possa fare uno nuovo per correggere tutto nella seconda metà. Tanto più che su vari argomenti scottanti Fini si dice d’accordo,
come ad esempio sulla riforma della pubblica istruzione che ha definito ottima.
Insomma le contraddizioni di Fini non finiscono mai. Si pensi che
fra coloro che non lo seguono troviamo La Russa, Gasparri, Matteoli, la Meloni, Alemanno, Nania… Non gli rimane nessuna delle
vecchie correnti di An, neppure la sua. Insomma, non si capisce
come, con un numero di seguaci personali che è meno di un terzo
di quelli che aveva al tempo di An e anche al momento delle elezioni, vorrebbe cambiare l’Italia.
osservatorio
> ni di certe case, ma giunse fino al letto
di morte. Infine tutto cambia di nuovo
sotto Marchionne e la Fiat, ora, è “la
cattiva”. Ed ecco che, quando la si attacca, adesso è “a destra”. Fermo restando che Montezemolo viene proposto alla guida del centro o della sinistra.
Le due parti se lo contendono e non
importa che sia un imprenditore e anche asciutto di politica. Ci vuol poco a
divenire “il buono del momento”.
Il metodo degli infiltrati
L’era dei ribaltoni vede più metodi in
contemporanea adozione, messi “a
profitto” da chi si accinge a compiere
14
un golpe informale, ma sostanziale.
L’utilizzo degli “infiltrati” rappresenta la
più subdola delle armi contro le istituzioni: ce ne sono nelle stanze stesse
della politica, addirittura precostituiti
nell’amministrazione e, ovviamente nei
media. L’esempio più eclatante è in
politica: si inseriscono sin dall’inizio in
una lista che prima tradiscono dall’interno e poi, magari, addirittura abbandonano. Naturalmente il metodo prosegue nell’immediato sottogoverno, fra gli
stessi consiglieri o consulenti. Per questo, fra le tante cose, non si sa se taluni
provvedimenti sono frutto di chi governa o di cattivi consigli. E’ probabile anche che le continue “sostituzioni” nel-
l’entourage di Lombardo dipendono dal
fatto che l’originale uomo politico capovolge una massima evangelica in questo modo: non far fare a te quello che
tu hai fatto agli altri.
La faccia tosta di Reina
Giuseppe Maria Reina, deputato nazionale Mpa, ha spiegato ai giornalisti che
formalizzerà le proprie dimissioni contestualmente a quelle dei rappresentanti
del governo aderenti a Fli. “Oggi – ha
detto – abbiamo una sintonia politica
con Fli, Api e Udc: parliamo lo stesso
linguaggio e abbiamo a cuore la soluzione, in via prioritaria, delle problemati-
PolItICA
Anche l’Ue ora va avanti ricorrendo ai dodicesimi
Gli stati membri
reagiscono all’Europa
Dall’ ufficio stampa dell’onorevole Giovanni La Via presso il Parlamento europeo traiamo utili indicazioni su una Ue
che, come apprendiamo da altre notizie di
cronaca, traballa. Il termine per approvare
il bilancio 2011 dell’Unione Europea è trascorso, infatti, l’11 novembre senza che il
Parlamento e il Consiglio (i 2 rami dell’autorità di bilancio) siano riusciti ad accordarsi. E’ la prima volta che l’UE rischia seriamente di restare senza un bilancio e di
operare secondo i “dodicesimi”. Ciò avviene forse perché per la prima volta, essendo
entrato in vigore il trattato di Lisbona, il
Parlamento europeo ha, in tema di bilancio, gli stessi poteri decisionali del Consiglio e l’Europa non si trova ad essere
guidata dal solo metodo intergovernativo.
Il negoziato, che ha appena avuto luogo, si
è arenato di fronte al no pronunciato dal
Consiglio sulle richieste del Parlamento,
che dal canto suo aveva, invece, mostrato
disponibilità sulle riduzioni, anche importanti, proposte dagli Stati Membri.
Ma, per comprendere, occorre fare un
passo indietro. Di fronte ad un aumento
dei pagamenti del 5.85 % rispetto al bilancio 2010 proposto dal Parlamento europeo, il Consiglio ha posto un veto, indicando quale soglia ultima un aumento del 2,91
%, motivato con il riferimento al momento
di austerità che coinvolge i bilanci nazionali. Dinnanzi a tale presa di posizione,
l’europarlamento ha, dopo serrato dibattito, accettato le cifre proposte dal Consiglio, ma ha rilanciato sul piano politico,
spingendo sulle proprie priorità.
Ha quindi chiesto, forte dei suoi convincimenti, il riconoscimento di quanto
previsto dal Trattato di Lisbona in merito
al suo coinvolgimento in seno alla discussione sulle future prospettive finanziarie e
sulla revisione del quadro finanziario pluriennale. A tali punti ha aggiunto, inoltre,
la flessibilità allo 0,03 % dell’RNL (reddito
nazionale lordo, ndr) e la richiesta di una
dichiarazione di intenti sul tema delle risorse proprie. Ma proprio quest’ultimo
punto politico costituisce il vero nodo della
questione. Ad oggi, nonostante quanto
previsto dai Trattati, il bilancio comunitario è per la gran parte finanziato dai contributi dei 27 Stati Membri. Pare quindi opportuno rilanciare la
discussione su questa tematica, tenendo
sempre presente che una risorsa propria
consentirebbe all’UE di finanziare le proprie politiche senza gravare sui bilanci nazionali e, soprattutto senza esserne condizionata. In realtà lo stesso Consiglio è diviso in due: alcuni Stati spingono per un’Europa forte e dotata di un’autonomia decisionale, mentre altri preferiscono l’idea di
un’Europa che rimanga sottoposta alla loro egida. Adesso, secondo il dictat del Trattato di Lisbona, la palla passa al Commissario Lewandoski che dovrà proporre nei primi giorni di dicembre un nuovo progetto di bilancio.
Dalle cifre del nuovo bilancio dipenderanno le strategie di Consiglio e Parlamento,
che avranno la possibilità di giungere ad
una rapida soluzione (c.d. fast track)
o di osservare una procedura più lunga che
comporterà, inevitabilmente, un’approvazione del bilancio non prima di marzo 2011,
con le conseguenze dovute all’applicazione
dei dodicesimi.
In tale ottica decisive indicazioni ci giungeranno dal Consiglio Europeo che si terrà il
16-17 Dicembre a Bruxelles, in cui i Capi
di Stato e di Governo avranno l’occasione
di concordare una strategia comune e di
conferire ai propri rappresentati diploma-
Giovanni La Via
tici un mandato che consenta loro di negoziare con il Parlamento.
Però, tagliare i pagamenti come chiede il Consiglio, non significa ridurre i costi
di Bruxelles, ma significa, piuttosto, ridurre i trasferimenti agli Stati membri, sia in termini di politica di coesione,
che di agricoltura. Tali tagli non si tradurranno certamente in un danno ai beneficiari delle somme ma, piuttosto, in un ammanco nelle casse dei singoli Stati che
si troveranno costretti ad anticiparle (vedi i
pagamenti diretti agli agricoltori).
Solo per il nostro Paese ciò si tradurrebbe, ad esempio, in un anticipo di 4,6
miliardi di euro, il cui rimborso verrebbe ad essere seriamente ritardato a causa
dell’esercizio provvisorio. Ma l’errore è individuabile e fondato su false premesse.
Come è stato annotato, dall’appello firmato da 40 illustri esponenti della politica e
dell’economia europea (tra cui Jacques Delors, Mario Monti e Barbara Spinelli), qualsiasi confronto tra un bilancio nazionale e
il bilancio europeo è impossibile. Anzi, nel
momento in cui i governi nazionali sono
costretti a imboccare la via dell’austerità, il
bilancio Ue può e dev’essere strumento di
rilancio.
In definitiva, ciò cui stiamo assistendo non è solo uno scontro sul bilancio 2011,
ma è anche e soprattutto, uno scontro sul futuro dell’Europa e sul ruolo
da affidare alla stessa. Nel gioco delle parti
entra in campo la diplomazia, sperando
che il faro da seguire sia la crescita dell’Europa e il benessere dei cittadini.
osservatorio
che riguardanti il Mezzogiorno”. A chi gli
chiedeva delle prospettive, Reina ha risposto: “Per noi è importante che questa legislatura si chiuda cambiando la
legge elettorale, altrimenti lo scenario
complessivo, indipendentemente dal
teatrino delle posizioni, non potrà cambiare in maniera tale da permettere di
uscire dall’attuale stagnazione e risolvere i problemi del Meridione e del Paese”. Peccato che sia maleducazione dire “faccia da culo”, perché altro non viene in mente per chi dice che l’Udc sia la
miglior portatrice degli interessi della Sicilia. Vedi caso, il suo ramo siciliano,
con quasi la metà dei suoi voti, se n’è
appena distaccato. Né Reina può so-
stenere che l’Udc dei Cuffaro era poco
veemente sul tema dei diritti dell’Isola.
Infine, il teatrino delle posizioni se ha un
protagonista è l’Mpa e la legge elettorale non sarà mai che vince chi perde...
Coraggio cari giovani
Frattanto noi ci limitiamo a notare come occorra dire ai giovani, per sollevarne almeno un po’ il morale tartassato,
che, se la crescita annua va come teme
la Marcegaglia - cioè che cresceremo
del 2% - fra 10 anni l’Italia e i giovani
d’oggi saranno del 20% più ricchi di ora.
Se invece le cose andassero come la
Marcegaglia spera, sarebbero più ricchi
- sempre in Italia - del 40%. E sono stime sottostimate perché non considerano margini esponenziali e percentuali
composti, fenomeni aritmetici che si innescano con una crescita, ad esempio
del 3%, l’anno. Né la possibilità che scattino momenti di ...”boom” piccoli o grandi. Che poi, come dimostrato da decenni, in qualche modo si consolidano.
Precari e aventi diritto a scuola e altrove
Si fa presto a dire precari e precariato. Ma sull’argomento si scatena puntuale l’ignoranza dell’informazione odierna, che è superficialità culturale, tendenziosità mediatica, manierismo me- >
15
PAlErMo
la città perde un pezzo l’istituzione 60enne che i palermitani amavano
la Fiera del Mediterraneo affonda
Quindi …ce l’hanno fatta. La Fiera del
Mediterraneo, una delle istituzioni cittadine più amate dai palermitani, che ne facevano l’occasione per celebrare il precoce
arrivo dell’estate siciliana, muore.
Anche qui, viene da dire “tanto tuonò
che piovve”. Imprevedibile è il numero di
favole metropolitane che si affollano dietro
le mura che servivano ad ospitare la Campionaria, nata con il sogno – che è tale ancor oggi – di innescare veri contatti e politiche mediterranee, oltre che commerci su
vasta scala a livello mediterraneo. Ma l’ente fiera ospitava fra le mura a propria disposizione decine di altre attività collaterali,
fieristiche e non, dal commercio allo sport,
dalla cultura alle scuole e agli esami. Tutto
portava acqua al suo mulino. Ma da anni
tutto ciò non bastava. I principali padiglioni andavano in rovina, tranne il 20 col suo
grande spazio, che però aveva pure i suoi
problemi. Tutte morte, una dopo l’altra, le
esposizioni più piccole, in concomitanza
con la cosiddetta Prima repubblica. Ma di
quel periodo ora si rimpiange – almeno su
questo tema particolare – il periodo della
relativa pax politica democristiana.
Allora, l’ultimo presidente “buono” (o era
già un commissario) fu l’anziano Giovambattista Torregrossa, ex funzionario della
Regione che durò vari anni, di cui si criticava che si andasse avanti solo ...amministrando. Ma Torregrossa aveva ancora un
bilancio tale e anche la forza di sognare innovazioni come un ponte o più ponti che
collegassero la Fiera con il “territorio” sterminato della Caserma Cascino, dove potevano esserci veri parcheggi e…altra fiera.
In anni più vicini ricordiamo la parentesi della signora Filippone – Renier. Proprio
una parentesi, perché si dimise all’improvviso e irrevocabilmente. E ancora si progettava di sdoppiare la Medivacanze in due
fiere di cui una solo per la nautica… Di altri commissari ricordiamo il grigiore o la
brevissima durata, ma forse in qualche caso
non erano neppure da buttare. Tanto sta
che “da buttare” diventava sempre più la
fiera stessa.
Infine, qualche “spifferata” su certe verità
interne venne fuori dell’avvocatessa Livreri, che nell’incarico di commissario ci metteva tanta passione ed entusiasmo, dichiarando apertamente come si dovesse ricorrere a ditte esterne per certi servizi, non già
per cattiveria o altro, bensì per certo supposto malcostume delle maestranze interne.
Insomma, si arrivò alla solita Rashomon.
Perché i dipendenti si battevano il petto e
qualcuno certamente era fra “i giusti”…
Di recente le favole metropolitane
hanno anche narrato che il problema
attuale nasca dall’intenzione nascosta di
Miccichè e Zamparini di realizzare un grande complesso per la convegnistica, con hotel, grande sala e sale minori. Di ciò Palermo ha comunque un bisogno assoluto. Per
cui qualcuno dice: “lo facciano nel proprio
interesse, ma comunque lo facciano”.
Se ne dicono, insomma, di tutti i colori.
Ma, se questa fiera chiude, che qualcuno
almeno proponga e suggerisca subito, passando poi ai fatti, dove possa nascere un
nuovo quartiere fieristico, magari fuor di
porta, come si dice a Roma.
Frattanto, dopo le reazioni contro il disinteresse generale per le sorti della Fiera del
Mediterraneo, manifestate dal presidente
dell’Ars Francesco Cascio, insorge adesso a
caldo anche Salvino Caputo. Che accusa
Lombardo del puntuale disinteresse nei
confronti di Palermo, a tutto favore di Catania. E anche qui il filone è buono.
Ed ecco che cosa trasmette Caputo, presidente della commissione Attività Produttive all’Ars in un suo comunicato.
“Il totale immobilismo del governo regionale, presieduto dal presidente Raffaele
Lombardo, è riuscito a distruggere un altro
polo produttivo dell’economia siciliana e
creare l’ennesima vertenza per i lavoratori”. Ciò nell’apprendere la notizia che “non
è pervenuta nessuna offerta valida
per organizzare e gestire lo svolgimento
della 64ma Campionaria Internazionale alla Fiera del Mediterraneo, in
calendario dall’11 al 23 dicembre 2010 a
Palermo”.
In tale evenienza l’Ente Fiera è destinato a
perdere il “patentino” di campionaria internazionale, avviandosi verso la liquidazione.
Caputo oltre a presentare un’interrogazione per conoscere i motivi di questa ennesima paralisi ha aggiunto: “chiederò personalmente a Lombardo di venire a relazionare in commissione perché sono convinto
che se l’ente fiera fosse stata a Catania, lui
certamente si sarebbe adoperato per salvarla e rilanciarla”.
Si è data, concludiamo noi, la colpa al Comune – che, per quel che ci risulta è proprietario dell’area ed anche questo è persino contestato – ma la Fiera dipende sul piano della gestione proprio dalla Regione ed
è in essa che vanno ricercate da sempre le
…colpe. Se ci fosse bisogno di una controprova, ecco il titolo del comunicato proveniente dall’Ufficio di Presidenza della Regione Sicilia, che ha il tono di un de profundis. “Fiera Palermo: Venturi, nessuna offerta, Ente sarà messo in liquidazione”.
Germano Scargiali
osservatorio
> todico e continuato… I precari sono
dei poveri senza lavoro e, come tali,
degni di considerazione da parte di tutti
e di aiuto da parte di chi ricopre posizioni di responsabilità pubblica e anche
privata. Gli aventi diritto, però, vengono prima di essi. Si prenda l’assegnazione degli alloggi popolari, che vale
come chiaro e fulgido esempio. Lo stesso si verifica nell’assegnazione dei posti di lavoro. Si prenda la scuola come
punto di arrivo del nostro ragionamento. Qui il cortile mediatico è enorme, la
capacità di protesta giustamente all’acme, il chiasso …assoluto. Così forte da
sommergere la verità vera. Il precariato, come concetto, sembra assorbire
16
tutto il concetto e tutto il problema dei
disoccupati, la “creme de la creme” della disoccupazione. Invece, ci troviamo
di fronte ad uno dei tanti casi di “effetto
vampiro” cui assistiamo attoniti nella
nostra tartassata società, dove non
manca mai per protestare. Si protesta
a sproposito e spesso il più ascoltato è
solo …il primo che capita.
L’assurdo dell’accusa a Bondi
Fra i tanti problemi della nazione, è capitato che si chiedesse “la testa” di un
ministro come Bondi per il crollo della
famosa casa dei gladiatori a Pompei. Si
pensi che lo scavo di Pompei e di tutti i
siti archeologici nazionali riguarda solo
1/3 dell’esistente. Si rifletta che, nonostante ciò e le ristrettezze di bilancio gli
italiani scavano su concessione anche
all’estero (vedi Libia) e gli stranieri in Italia. La realtà dell’archeologia è ben complessa. Un ministro può essere responsabile di interi settori, ma non di accadimenti tanto circoscritti e che le “sovrabbondanti” vestigia nazionali risalgono a
scavi centenari ed ultra... (Nelle Due Sicilie li iniziarono i Borboni). Ma poi si
viene a sapere che Bondi, aveva dato il
via a nuovi lavori di conservazione e restauro. Ed è puntuale in questi casi nell’opposizione scatenare una guerra diffamante su quel che, finalmente, si fa.
PAlErMo
Il presidente dell’Autorità portuale fra sistemi portuali e water front
Bevilacqua interviene in Cina
all’Expo Better city better life
La grande portualità in Sicilia
sarà organizzata su tre sistemi
portuali: quello occidentale,
basato sull’asse Palermo-Termini Imerese, quelli orientali con
Messina-Milazzo e Catania-Augusta, e quello meridionale con
Siracusa-Pozzallo. Lo ha confermato di recente anche il presidente dell’Autorità portuale di
Palermo Nino Bevilacqua. Tali
sinergie, indispensabili ad una
moderna gestione della portualità e supportata dagli interporti
e dagli autoporti ha già iniziato
a funzionare in Sicilia da pochi
anni, ma l’Isola può ora “bruciare le tappe”, recuperare il tempo perduto e sfruttare quanto
meno la propria rendita di posizione nel Mediterraneo. Le grandi compagnie di trasporti, che
viaggiano dal Far East, hanno
notoriamente restituito importanza alle antiche “vie dell’oriente”, decadute d’importanza dopo la scoperta dell’America.
Tornando a Palermo, il passo
decisivo è stato quello di concludere l’accordo con Termini Imerese, che ha messo da parte ogni
gelosia, accettando l’offerta dell’Autorità portuale di Palermo,
con la quale è in corso da un paio d’anni la collaborazione auspicata da anni.
L’ingegner Bevilacqua ha partecipato nelle scorse settimane
al seminario “Le città portuali italiane e i collegamenti
con il Far east”, in program-
ma al Padiglione Italia dell’Expo Shanghai 2010. Il recupero
del waterfront di Palermo
si è confrontato infatti con lo slogan dell’Expo cinese Better city,
better life e con le esperienze di
altri porti italiani (liguri, toscani,
campani e dell’Adriatico) oltre
che con quelli delle realtà orientali, durante l’incontro promosso da Ice e Assoporti, all’interno
della vetrina multimediale predisposta dall’Ice (Istituto commercio estero, ndr) sulla vivibilità delle città italiane e sui servizi
di trasporti e logistica presenti
sui vari territori.
L’invito rappresenta un’ulteriore conferma per il lavoro di cambiamento impostato a
Palermo dall’Autorità portuale,
che ha lavorato alla redazione
in un nuovo piano portuale,
oggi più che mai argomento di
contemporaneità internazionale e che, come sottolinea il presidente dell’Autorità portuale Bevilacqua “…è in attesa del via libera dal consiglio comunale di
Palermo”.
Ingegnere, ci parli di questo piano.
“Il Piano rientra nella valorizzazione del fronte a mare in corso
con opere di notevole visibilità,
da Sant’Erasmo al Castello a
Mare. E’ una fondamentale apertura della città ad una fruizione
collettiva dell’area nei limiti delle regole imposte dalla security,
oltre che una crescita infrastrut-
turale”.
Com’è andata la trasferta
di Shanghai?
“Qui a Shanghai – spiega Bevilacqua – abbiamo raccontato la
nostra esperienza di città-porto
dal grande passato, ma alle prese con una complessa costruzione del miglior futuro possibile”
E’ in fase di rilancio il tema di una programmazione di sistema…
“E’ essenziale creare una rete
con le altre autorità portuali siciliane, per competere nel Mediterraneo e far fruttare, finalmente, quella centralità che la
Sicilia occupa sotto il profilo geografico. La competitività tra i
singoli porti, che fino a oggi ha
ostacolato ogni possibile valorizzazione della posizione strategica, deve sempre più evolversi in competitività dei sistemi
nazionali e internazionali, attraverso un modello che eviti
doppioni nelle funzioni e scongiuri le inefficienze correlate al
limitato tasso di utilizzo delle
strutture e alla conseguente dispersione delle risorse. La difficoltà sta nel superare i localismi, perché è necessario puntare non su porti concorrenti
tra loro, bensì su porti organizzati e suddivisi per specificità di
servizi. Solo in Sicilia è possibile
individuare tre sistemi portuali:
quello occidentale, basato sull’asse Palermo-Termini Imerese, quelli orientali con Messina-
Nino Bevilacqua
Milazzo e Catania-Augusta, e
quello meridionale con Siracusa-Pozzallo”.
Annotiamo appena che la rinascita del porto è stata un vanto
dell’intera città di Palermo, finché non si è rotta l’armonia fra
il sindaco Cammarata e Miccichè, cui Bevilacqua è particolarmente legato. Di regola e da sempre l’Autorità portuale (un tempo Ente porto) è in stretta sintonia con il Comune e così era nata la …gestione Bevilacqua. Divisioni e secessioni, gelosie al
posto delle sinergie sono causa
di mali. Ed è stato singolare ascoltare, anche in occasione delle
bellissime serate al Castello di
quest’estate, le distinzioni operate dai media sui supposti “meriti” della rinascita del water front,
che nella realtà è scaturita come
opera sinergica da Regione (Soprintendenza ai monumenti),
Comune e Autorità portuale nell’era di Forza Itala e del Pdl e
non già da una o due sole di queste realtà.
17
PAlErMo
diego Cammarata sempre nell’occhio del ciclone
Quel sindaco tanto oltraggiato
18
Il prato di viale del Fante
Il giardino della Zisa
E’ facile parlar male di un sindaco. E farlo di
Diego Cammarata è diventato un comodo
leit motiv cittadino. Era più o meno così anche nel primo quinquennio. Poi, al momento del voto, Cammarata stravinse dando la
polvere al “grande” Orlando, che – c’era da
aspettarselo – diventò furioso. Frattanto
“sotto Cammarata” continuano a saltare i
tappi stradali e a nascere piccole circonvallazioni – come quella di Sferracavallo – che
risultano provvidenziali per la vita dei palermitani e, badate, stanno sullo stomaco alla
malavita dei mandamenti,
che – ripetiamo ancora
– ama la frammentazione del territorio… L’era Cammarata iniziò con
la riapertura della
strada di Monte Pellegrino, la cui
chiusu-
ra, vedi teatro Massimo, era di quelle “con quei 70 km, un tempo veramente mortali,
motivo da ricercare” (perché, misteri citta- pensiamo a chi fossero tutti coloro che l’dini, c’era chi transitava tranquillo col per- hanno avversata fino al momento del taglio
messo e quei due massi su una certa curva del nastro!
erano con evidenza stati portati lì). Frattan- E parliamo del parcheggio davanti al palazto, scoccò l’ora zero del count down per il zo di giustizia. Quanta guerra... Qui, come
sottopassaggio di via Da Vinci. La prima ha detto il Sindaco all’inaugurazione, è stavolta nella storia, che per un’opera a Paler- to sempre lui a porre la prima pietra e ad
mo si promettesse una
inaugurare. E …sendata e si sfogliasse pubza spese per il Comublicamente il calenda- E si parla di tanti
ne. Così come ha dario. Questo ci dice con possibili successori
to il via al passante ferche foga aveva iniziaroviario e al tram (anto a lavorare Camma- Nonostante i tanti problemi di Paler- che se non condividiarata. Ma la storia dei mo sono molti coloro che si fanno avan- mo il progetto di via
“tappi stradali che sal- ti o di cui si parla come prossimo sinda- Da Vinci, che del retano è proseguita in co della città. Eccone alcuni: Giovanni sto è più antico). E il
tutta la città, dalla zo- Avanti, Rita Borsellino, Davide Farao- centro storico? Non è
na Romagnolo a Ca- ne, Roberto Lagalla, Francesco Musot- quello di 10 anni fa:
latafimi, da Acquasan- to, Leoluca Orlando, Giovanni Pepi, da via Garibaldi a piazta a Partanna… E nien- Saverio Romano, Alessandra Siragusa, za Bologni? E la vote hai detto! Anche per- Carmelo Scoma, Vittorio Sgarbi, Si- lontà di bonificare le
mona Vicari, Carlo Vizzini…
ché continua ancora.
facciate? Glielo imMa, a parte il verde alpedirono. Ma perché?
la Marina, la sistemazione in corso del wa- A parte certe volgari accuse fatte circolare,
ter front (vedi articolo sul porto), la piantu- ciò cui pensiamo è il mobbing e il livore di
mazione, la sistemazione a prato e giardi- certa opposizione, i tradimenti dentro il pano come non mai, ricordiamo tutti i la- lazzo, lo stesso voltafaccia di Miccichè. Tutti
vori eseguiti alla Favorita, sopra e sotto il fatti troppo simili, fra l’altro, a quelli verifisuolo stradale, la sistemazione della get- catisi sin dall’inizio contro altri personaggi,
tonatissima zona verde di case Rocca e tra i quali nominiamo Simona Vicari e lo
la rimozione dei vecchi fili spinati delle stesso Berlusconi. Tutto ciò è certamente alzone “a mandarini” del parco, che du- la base di tante reazioni, e anche di assenze
ravano dal tempo dei Borboni. Tutto fa- e di silenzi. Ma a fronte di quali concrete
cile? Roba per cui basta lo scorrere del colpe politiche e amministrative, esattamentempo? No, non lo crediamo. Così co- te scatta tanta avversione? Ma ci rendiamo
me non è senza far nulla che si giunge conto di come siamo stati governati nei deal taglio del nastro alla Zisa e al Museo cenni precedenti? I problemi ci sono e sono
d’Arte moderna. Proprio perché porta- tanti: alcuni ereditati, altri nati proprio dalla
re a termine le opere e metterle in fun- crescita di una città che sta stretta nella veczione è sempre, dalle nostre parti, più chia conca d’oro… E i fallimenti delle ditte
difficile che sognarle, progettarle e an- appaltanti?
che porre la prima pietra…
E la famosa immondizia? Notiamo appena
Si pensi all’autostrada Messina Pa- che le stesse persone che accusano Cammalermo, dove Cammarata non c’en- rata, assolvono invece la Jervolino e anche
tra. Ma quanto fu difficile quella fa- Bassolino, che, com’è acclarato, ci hanno
mosa inaugurazione. Quando ades- messo del loro. A Napoli il colpevole c’è già:
so andiamo a Messina e percorriamo è Berlusconi.
Sottopassaggio di via Leonardo da Vinci
PAlErMo
Carabinieri e direzione antimafia senza mezzi termini
Arrestati quattro capi mandamento
Arrestati quattro “capi mafia” al
vertice dei “mandamenti” palermitani.
Sono stati presi anche grazie alla collaborazione di alcuni pentiti: sono quattro elementi chiave della malavita organizzata
cittadina, arrestati di notte dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo in collaborazione con la Direzione investigativa antimafia.
Trattasi di Sandro Di Fiore di 33 anni,
Gioacchino Intravaia detto Sifilitico di 57
anni, Giovanni Sammarco detto Enzo di
51 anni e Domenico Giordano di 54 anni.
Accusati a vario titolo di associazione a
delinquere di tipo mafioso finalizzata alle
estorsioni, i quattro sono affiliati ai mandamenti di Resuttana, di Tommaso
Natale e di Partanna Mondello. Come si nota, è parte dell’ampio raggio d’azione dei Lo Piccolo, della cui attività continua l’azione di demolizione…
Il Di Fiore, secondo quanto spiega la
stessa procura di Palermo, sarebbe un
punto di riferimento nella raccolta del
pizzo allo Zen. Anche Intravaia e Sammarco ricoprirebbero un ruolo chiave
nella raccolta delle estorsioni e per il reinvestimento dei proventi. Giordano sarebbe, invece, il referente mafioso nella
zona di Partanna Mondello e dello Zen
ed avrebbe intrattenuto rapporti con vari
esponenti di Cosa nostra, come Giovanni
Cusimano e Francesco Franzese. Inoltre,
si occuperebbe anche della contabilità del
pizzo destinato al mantenimento in carcere dei detenuti. Un repulisti che si aggiunge, dunque, agli altri incarceramenti notturni degli ultimi tempi e che dimostra la
decisione di compiere reprimende crescenti in ambienti che avevano più che
mai calcato la mano sulla vita cittadina.
Le indagini sono state coordinate dal Procuratore Agg. presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Dr. Antonio
Ingroia, e dai Sostituti Procuratori Dr.
Marcello Viola, Dr.ssa Lia Sava, Dr. Gaetano Paci, Dr.ssa Annamaria Picozzi e Dr.
Francesco Del Bene.
Il provvedimento cautelare nei confronti dei quattro arrestati ha inteso interrompere la perdurante attività di imposizione del racket, ancora molto forte
nonostante l’arresto recente di tanti appartenenti al mandamento mafioso di Resuttana.
La Direzione investigativa antimafia ha
curato, invece, le complesse indagini che
hanno consentito di ricostruire il ruolo di
Domenico Giordano, il titolare della pescheria nei pressi del Velodromo, ritenuto
responsabile di associazione mafiosa ed
estorsione e indicato da diversi collaboratori quale attuale referente della famiglia
mafiosa di Partanna - Mondello.
Inoltre risulta dalle attività di monitoraggio su diverse imprese commerciali,
nei confronti di Giordano sono stati acquisiti inconfutabili elementi di reità circa
la sua diretta partecipazione all’attività
estorsiva posta in essere dall’organizzazione criminale nell’area del mandamento di San Lorenzo. Il fermato è fratello del
collaboratore di giustizia Salvatore Giordano dal febbraio 2010 sta rendendo dichiarazioni, alcune delle quali hanno notoriamente consentito la ricostruzione di
una sostanziale solidarietà di gruppi mafiosi fin qui ritenuti separati e persino in
concorrenza tra loro, superando rivalità e
contrasti, nella prospettiva di una nuova
stagione di inedite alleanze per la gestione
in comune delle attività criminali, nelle
aree di San Lorenzo, Tommaso Natale e
Acquasanta del territorio cittadino di Palermo.
Ancora una volta si intravede confermata la capillare distribuzione sul territorio della malavita organizzata, del racket
e delle famiglie dei mandamenti, a dispetto delle incarcerazioni pur sempre parziali e delle decimazioni effettuate.
Antonino Fontana appena condannato a 7 anni agiva a Palermo
Un dirigente comunista fulcro della mafia degli appalti
Chi controllava e gestiva la mafia degli appalti nella
Palermo dei mandamenti, dei capi mandamento e dei vari
Lo Piccolo? Sette anni di reclusione, apprendiamo, sono stati
appena inflitti ad un ex dirigente del Partito Comunista. E’ stata la quinta sezione del Tribunale di Palermo a condannare
complessivamente a quasi vent’anni di reclusione 8 tra imprenditori e amministratori locali, accusati di Concorso in associazione mafiosa, truffa e turbativa d’asta. La pena più alta,
7 anni, è stata inflitta ad Antonino Fontana, imprenditore ex
esponente del Pc siciliano e dirigente delle Coop Rosse (son
quelle sulle quali “mani pulite” non indagò mai). Per gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero costituito una sorta di cordata che riusciva a controllare e gestire le gare pubbliche di svariati comuni dell’interland palermitano.
Ci tornano in mente i tanti convegni sulla moralità, sulle
regole e sull’onestà amministrativa. Frattanto, altri personaggi
di sinistra nel resto dell’Isola e dell’Italia finiscono nella rete
della giustizia, non meno di quelli di altri colori politici. L’importante è che, in sede di “cosiddetta cultura” civica, non si
facciano i classici “due pesi e due misure” come avviene da decenni. Cosa che, non giovando alla verità, nuoce anche alla soluzione dei problemi e a quel miglioramento o maturazione
della coscienza sociale che i migliori di noi auspicano come indispensabile passo verso una società impostata in direzione
della giustizia e del progresso.
Per prima cosa, insomma, chi fa sempre il moralista in casa
d’altri deve farla, almeno un po’, in casa propria.
Un’ultima osservazione può riguardare i media: con
quanto “scrupolo” hanno coperto le nefandezze quando provenivano da una certa parte. Se il lavoro del giornalista è puramente tecnico, diremmo “asettico”, come vorrebbero alcuni (e
se ne vantano pure...), ma nel senso che si lavora per far piacere a qualcuno, non possiamo che dir loro: bravi! Anche per come hanno saputo sostenere, invece, i “pregi” della loro ...obiettività. 19
SICIlIA
Poco incisivo oltre che tardivo e generico l’attacco ai politici
Moncada spara a zero
su Confindustria & C
C’è qualcuno, ogni tanto, che ha il
coraggio di non allinearsi al coro dei
consensi, espressi o taciti. Ovvero non
sopporta in silenzio quella sorta di strapotere che proviene dall’establishment un
po’ grigio, che ruota attorno a camere di
commercio, Unioncamere, Confindustria e altre conf…Ci siamo chiesti più
volte quanto incisiva sia la relativa azione
che ne segue e quanto influisca realmente
sul mondo della produzione.
Salvatore Moncada, amministratore
unico di Moncada Energy Group, ha
manifestato su un social network le proprie perplessità in merito alle critiche espresse dal presidente di Confindustria Agrigento Giuseppe Catanzaro all’indirizzo
dei politici che in un momento di grave
crisi continuano a fare troppo poco per la
Sicilia e per la provincia di Agrigento.
Moncada si distingue dal “coro” perché,
invece di esprimere un plauso, come hanno invece già fatto i sindacati, per la nascita dell’Osservatorio congiunturale
di Confindustria, costituito il 18 ottobre ad Agrigento, lo addita prendendo
decise distanze. In linea di principio, afferma di non avere nulla da obiettare sull’iniziativa, ma il fatto è che non ne condivide la premessa: la critica diretta
esclusivamente alla politica.
In ogni caso giudica comunque debole e
tardiva la valutazione di misure anticrisi.
Per non essere frainteso, spiega meglio la
propria posizione, sostenendo di non voler certo difendere la politica…
“… però, come la politica – afferma
Moncada – ciascuno di noi, specialmente se riveste un ruolo di primo piano, dovrebbe interrogarsi sulle proprie responsabilità, chiedersi che cosa abbia fatto e
che cosa possa ancor fare…” L’Osservatorio sarebbe uno strumento
utile, ma Moncada si chiede quali valutazioni abbia fatto la Confindustria
sulla crisi, ascoltando i propri associati, quali attività di formazione, di
approfondimento, di confronto e soprattutto quali siano state le proposte.
Sulla crisi Moncada avanza questa teoria: “La crisi non è arrivata adesso. Si è
forse manifestata in ritardo, rispetto ad altre aree del Paese, ma nessuno di noi può
affermare che fosse inattesa”.
Moncada rammenta anche i primi passi
mossi da Confindustria, nell’ergersi
quale organismo di trasparenza,
legalità e contro la mafia. Ma non può
dimenticare i momenti più bui, in cui si è
invece sentito lasciato solo, mentre
criticava la Regione per il mancato
rilascio di autorizzazioni necessarie
alla realizzazione d’iniziative di impresa
20
che avrebbero creato posti di lavoro senza
utilizzo di fondi pubblici.
“Forse quelle mie iniziative non incidevano sull’economia di questo
territorio? Forse la mia non era impresa, non c’erano in ballo posti di lavoro?”
Ciascuno dovrebbe fare la propria parte.
E Moncada ricorda di aver suggerito, a
suo tempo, a Confindustria Agrigento di
creare un sistema di natura finanziaria,
Non tutti plaudono
a Moncada
L’industriale Salvatore Moncada è tornato sulla propria decisione, dopo aver
dichiarato di non voler più dragare gratuitamente il porto di Porto Empedocle,
per protestare contro i recenti ostacoli
frapposti alla sua attività. Dobbiamo
ammettere che, al tempo del polverone
sulle pale eoliche, quando da queste
pagine prendevamo le distanze dai troppo facili entusiasmi per le fonti alternative, stavamo per scrivere Moncada nel
nostro segreto “libro nero”.
A proposito di “pale” la cronaca ha
confermato per oltre il 90 cento dei
nostri argomenti. Per Moncada, invece, probabilmente ci sbagliavamo.
Ora coltiveremo l’ipotesi che sia la solita persona che si distingue per valore e
che il sistema tenta di rifiutare… E’
significativo il dubbio espresso da qualcuno: “ma sarà lecito il dragaggio gratuito?” Ci ricorda certe parabole evangeliche, ma anche le più recenti beneficienze di personaggi come Bill Gate:
“…ma può farlo?”
L’industriale ha confermato frattanto,
che, una volta ricevute le autorizzazioni
(Regione e Capitaneria), provvederà al
dragaggio. Nello scalo empedoclino entreranno anche le navi crociera, mentre
la sabbia scavata servirà al ripascimento
delle spiagge. Moncada si era scontrato
con l’assessore all’industria Venturi.
L’imprenditore agrigentino contesta il
Piano energetico della regione Sicilia e
denuncia i troppi silenzi che seguono le
sue ripetute richieste (stavolta per la sottoscrizione dell’accordo).
Venturi, invece, ha indicato nelle
dichiarazioni di Salvatore Moncada
…il paradosso di una Sicilia che non
vuole cambiare. Ma i più, dalla politica
regionale ai media, hanno sottolineato
il contributo fornito dall’imprenditore
allo sviluppo industriale.
per aiutare gli associati in difficoltà, in
modo che potessero diversificare. “Avevo
ottenuto la piena disponibilità del presidente del Cofidi. Ebbene, tale iniziativa
non è mai stata incredibilmente avviata”.
Dobbiamo dire che spesso la nostra
pur piccola testata non condivide il trionfalismo con cui si avanza sul terreno dell’eolico in testa (per tutti i difetti e i limiti…) e del solare (idem o quasi). Di più, invece, su settori quali le biomasse, l’utilizzazione dei rifiuti e del geotermico… Fermo restando che il percorso del nucleare
resta irrinunciabile.
Ma Moncada come imprenditore sembra
nel giusto e non è nuovo alle impennate
contro chi dovrebbe presiedere allo sviluppo della Sicilia… Ecco ciò che troviamo sulle sue recenti prese di posizione.
…Con una lettera indirizzata al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello
si è dimesso dalla giunta dell’associazione
l’imprenditore agrigentino Salvatore Moncada, numero uno della Moncada Energy, fra i maggiori produttori di impianti
per energia eolica. La decisione giunge
dopo una serie di aperte polemiche che
hanno visto Moncada, scontrarsi frontalmente contro l’assessore regionale
Venturi, uomo molto caro a Raffaele
Lombardo e più volte suo assessore (Industria, Attività produttive). E le frecciate di
Moncada giunsero anche al senatore Pd
Beppe Lumia.
“Comprendo – scrisse Moncada a Lo Bello – che, dovendo in qualità di Presidente,
tutelare gli interessi di diversissime aziende e dovendo mediare continuamente tra
le posizioni degli associati… il mio modo
di essere estremamente franco, alcune
volte anche brusco, ha potuto crearti qualche imbarazzo…”
E si ricorda anche lo scontro per il dragaggio gratuito per i fondali di Porto Empedocle (vedi accanto). Offerta munifica,
che suscitò qualche ira e perplessità sulla
“legittimità dell’ iniziativa”.
SICIlIA
Nuovo entusiasmo nel ricostruire il tessuto connettivo
Il Popolo della libertà tira le fila
Il Pdl regionale, a dispetto di certi recenti fatti politici, non perde l’entusiasmo
e si riorganizza per affrontare nuove battaglie e ripresentarsi fortissimo agli impegni elettorali che, comunque vadano le
cose, sono ormai imminenti. Vedi, a maggio, le amministrative.
Guidato dai due coordinatori regionali
Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, il Pdl rilascia dichiarazioni come
quella che riportiamo.
“…Non crediamo che i nostri concittadini avvertano la necessità di tornare alle
urne, ma di certo non possono subire un
governo ribaltonista e incapace di
far fronte alle tante emergenze della nostra Terra. Questo governo regionale sta
producendo solo danni alla Sicilia e si è
giocato ogni credibilità sul piano nazionale: dalla richiesta di ulteriori fondi,
quando non è stato in grado di spendere
le ingenti risorse comunitarie a disposizione, alla crisi sui rifiuti per la quale non
è riuscito a produrre niente di più che
delle vaghe linee guida. Fino al processo
di riforma del federalismo per il quale la
Regione invoca ancora lo Statuto Speciale, precludendo ad una classe dirigente
seria e responsabile di dimostrare di essere bravi tanto quanto gli amministratori
del Nord…”
Nella sede palermitana di via Sciuti i neo
coordinatori cittadini e quelli della Provincia di Palermo (parte di un elenco che
comprenderà alla fine 5000 dirigenti nell’intera Isola) hanno presentato la nuova
struttura organizzativa del partito.
Salvino Caputo: “…ad appena due giorni dal via eccoci nel pieno del lavoro. Vogliamo lavorare in piena sintonia tra noi,
anche per rimediare al fatto che la Sicilia
In alto, da sinistra,
Piero Alongi,
Salvino Caputo
e Francesco Scoma
Accanto, da sinistra,
Giampiero Cannella,
Alberto Campagna
e Piero Alongi
non aveva sinora un partito organizzato
sul territorio. Saremo al fianco dell’amministrazione della città di Palermo, tenendo conto della totale paralisi della Regione, conseguenza dell’operato di Lombardo…”
Frattanto è stata fissata per il 12 dicembre
la manifestazione per la provincia di Palermo, alla luce della crisi economica e
politica galoppante, per lanciare la strategia politica in vista della tornata amministrativa.
Francesco Scoma: “…dopo due anni e
mezzo dalla presenza dell’ultimo commissario politico (si riferisce a Musotto, ndr), ci
sarà un coordinamento con un rappresentante per ogni comune in vista delle amministrative. Attenzioniamo Bagheria, dove
sceglieremo un candidato fortemente rappresentativo e di alto profilo…”
Piero Alongi: “…vi sarà un confronto in
ciascun comune. Anche se da oltre due
anni manca una vera attività di partito,
tanti ci seguono con entusiasmo. Daremo
il via alla campagna di tesseramento per
restituire poi con piena fiducia la parola
agli elettori. …Cercheremo ancora l’anima del partito, solleciteremo il confronto,
coltiveremo la dialettica…”
Alberto Campagna: “…la sporcizia di
Palermo – in risposta ad una domanda
provocatoria dei cronisti – dipende molto
da Lombardo, perché l’amministrazione
regionale non ha dato nulla alla città del
troppo vituperato sindaco Cammarata,
né nulla ha fatto. Anzi. Ed ora si prevede
per il capoluogo una decurtazione del 60
per cento… Fra l’altro – ha precisato poi
– l’Amia non è più gestita dal comune da
oltre un anno, ma molti non lo sanno, Cammarata non risponde alle accuse e gli si
addebitano anche colpe che non ha”.
Giampiero Cannella: “ …non era previsto il mio intervento, ma riprendendo il
mio vecchio ruolo di comunicatore, ricordo che alle manifestazioni dei giovani del
Pdl contro Lombardo a Catania e Palermo ci siamo anche noi meno giovani…”
Il tema di fondo della conferenza è stato
ribadito nel programma già in corso di
procedere a ricostruire la rete del Pdl ed il
tessuto connettivo.
21
SICIlIA
la destra di Cangemi vista da uno che parte dalla base
Parla Giuseppe talluto
dirigente provinciale del partito
La Destra all’ombra del monte Pellegrino sembra far sempre più breccia sul terreno locale, grazie anche all’operato uno
dei luogotenenti più sanguigni e passionali dell’ equipe di Cangemi. E’ Giuseppe
Talluto. Se l’eterno “leoncino mirmidone” viene soprannominato dai suoi fratelli
di strada e dalle persone comuni l’onorevole, un motivo ci sarà pure… Lui che
onorevole non lo è mai stato, ma che tanto entusiasmo ed affetto sincero riscuote
nei ceti più deboli e umili.
Filippo Cangemi, rieletto segretario provinciale per acclamazione e luminosa carriera, pare abbia avuto buona vista nell’arruolare l’ex soldatino di tricoliana memoria (avviato da Ettore Lucco). Del resto
la politica è fatta anche di numeri, no? E
Talluto non sta certo male, grazie al sostegno di centinaia di supporters elettorali
che lo sostengono, persino dai tempi dell’Università a Scienze Politiche.
Dunque, caro Talluto, dopo la recente crescita e un congresso provinciale definito al di sopra delle
aspettative per partecipazione e interesse, come vuol prepararsi ora
la Destra agli impegni del 2012 a
Palermo?
“Prima di pensare alla guerra occorre armare le truppe, la parodia bellica indica
come occorra lavorare sodo, con oculatezza e razionalità. Dobbiamo presentarci
ai palermitani con un programma serio e
affidabile sul rilancio socio-culturale, economico, sanitario e occupazionale, che
possa svegliare le menti sopite e atrofizzate degli elettori dal lavaggio del cervello
della “politica spazzatura”. Poi proporre
coerentemente dei candidati all’altezza
della situazione, gente che conosca effettivamente la città. Non pescare nell’abusata troupe dei radical chic, tanto per intenderci”.
E lei, Talluto? Come si ritrae e si
descrive?
“Beh! Chi meglio di me conosce la strada
e le sue sofferenze quotidiane? Sono nato
e vissuto in un quartiere popolare, dove
gli abitanti mi stimano e, posso dire, mi
manifestano persino affetto. Sono uno
che piange l’anonimato sociale nel capoluogo…”
Ma lei spera in una promozione al
consiglio?
“Chissà. Potrebbe anche succedere, a condizione che qualcuno insista (come dicono voci di corridoio anche nella maggioranza) sulla caduta delle soglie di sbarramento del 5%. Le premesse ci sono. Con
tutte le scissioni e le separazioni dell’ultimo periodo, nessuno e dico nessuno è sicuro di avere il 5% in tasca”.
22
Morale? ci spieghi
meglio!
“Certo! tutto questo
starebbe a significare che nell’ipotesi di
un ritorno alla prima
Repubblica con partiti e partitini (e mi
vien da ridere sottolinearlo) in città la Destra inevitabilmente
uscirebbe con il suo
simbolo e i suoi candidati e posso assicurarle che a quel punto saremmo molto pericolosi, di nuovo un
po’ come ex randagi
affamati di affermazione politica. Da noi,
ad eccezione di Filippo Cangemi e Salvo
Coppolino, non ci sono grandi firme sulla
carta, ma personaggi di notevole spessore popolare sì!”
Ci faccia dei nomi.
“Guerrieri stradaioli che amano veramente Palermo. Badalamenti, Colletti,
Puleo… Senza presunzione potremmo
davvero scrivere la nuova storia della destra palermitana. E non dimentichiamo
altri personaggi come Scandurra, Li Greci, la Prestìa e Raso, che a mio avviso sono tagliati per brillare in attività politiche
di carattere tecnico dai risultati garantiti”.
E se tutto dovesse rimanere immutato?
“Nessun problema. Concentreremo le
nostre forze su un unico soggetto indicato
dal nostro segretario provinciale. Dobbiamo entrare nelle istituzioni locali e per
farlo dobbiamo riuscire a far eleggere il
consigliere comunale, cooperando tutti e
al massimo. Così io avrei più tempo per
preparare la mia candidatura territoriale
per le provinciali del 2013 nel mio collegio. Chi gioca in casa ha una marcia in
più e col sostegno della scuderia (il partito) qualsiasi impresa può diventare una
formalità”.
Ma si parla di abolire le Province?
Per il Presidente della Regione è
uno dei punti fermi.
“Abolire le Province è incostituzionale e il
suo rimarrà un amo appeso alla cordicella della canna. Non prenderà pesci. I suoi
contrasti con Castiglione e Avanti (presidenti a Catania e Palermo) al riguardo
non interessano nessun siciliano comune.
Allora niente Circoscrizione per il
2012?
“Allo stato odierno no! Gli organi del de-
centramento amministrativo
non hanno alcuna valenza
istituzionale e non vedo sinceramente come potrei risolvere i problemi legati al mio
territorio. Meglio fare a quel
punto il volontariato nelle
parrocchie! Il “revisore dei
conti” di Palazzo Chigi ha
tolto del resto ai parlamentini di quartiere quei pochi soldi che avevano. I tagli alla
politica hanno tagliato le pinne ai pesciolini d’acqua dolce, mentre le balene grasse
continuano a galleggiare nell’oceano. Ma anche questa è
destra…
Le ricordo che Storace
ha da poco sancito l’alleanza con Berlusconi a
Taormina?
“Evidentemente il Cavaliere, che è un grande stratega
e politologo, ha capito bene
che avere oggi la Destra dalla sua parte,
cioè la vera destra per storia e tradizione e
lo sottolineo a gran voce, rende tanto.
Non dimentichiamo che quest’anno siamo stati determinanti per le regionali nel
Lazio, in Piemonte e in Campania. E concludo col dire che le scelte di legame politico le prende il segretario nazionale, non
certo un semplice dirigente provinciale”.
Perché nessun ex Big di An ha ancora sposato in pieno il vostro progetto politico a Palermo e in provincia?
“Le rispondo con una battuta umoristica:
hanno la sedia morbida e vellutata sotto il
fondoschiena e riposano bene. A noi invece capita di sederci sui marciapiedi delle
strade tra i passanti o nella migliore delle
ipotesi in caffetteria dal nostro amico Puleo. Comunque è presto per affermare
questo, penso ci siano dei movimenti…”
Come giudica questo panorama politico nazionale e regionale?
“A volte è come se vedessi un film commedia, proprio i filmetti spensierati e commerciali degli anni 80. A volte ridevamo a
crepa cuore, no?”
E fra oggi e domani?
“In primavera del 2011 io e il mio braccio
destro e amicone Riccardo Li Greci inaugureremo la sezione territoriale de la Destra nel nostro territorio (III° collegio provinciale) e sarà un grande evento! Il partito si radica anche nei quartieri popolari,
non più confinato solo in certi ceti, come
succedeva ai tempi di An. Forse presto coroneremo un sogno. Ci speriamo”.
A.B.
SICIlIA
Anche a Carini smaltimento rifiuti al centro di tanti problemi
Pino Agrusa fra crucci e speranze
Una realtà multiforme come quella di Carini vede da meno di un anno nella carica
di Sindaco Giuseppe Agrusa del Pdl, un
uomo del luogo che ha alle sue spalle una
lunga esperienza come assessore. Lo abbiamo incontrato nel suo studio al Comune.
Bene, signor sindaco, come si trova
con la fascia tricolore?
“Fare il sindaco è un impegno ancora più
pesante di quel che sembra. Si programmano nuove opere, nuove soluzioni per i
problemi della cittadinanza, ma poi ci si
trova impelagati in quelli della gestione
corrente…”
E quali sono i maggiori problemi?
“Guardi, le sembrerà scontato, ma credo
che qui come altrove il maggiore è quello
dello smaltimento rifiuti. La tarsu, per
quanto alta sembri agli utenti, che si rifiutano di pagare per un servizio che non
funziona o funziona male, non copre affatto le spese. Inoltre non esito a dire testualmente che le ato sono una rovina per
i comuni”.
Ma, insomma, la sigla sta per ambito territoriale ottimale. Ma non
hanno proprio niente di ottimo?
“Le ato chiedono ai comuni una collaborazione che necessita di mezzi particolari
di cui i comuni non dispongono. Per questo motivo debbono chiederli in affitto a
privati. E’ ciò che avviene per noi a Carini. Le lascio immaginare”.
In conclusione…
“Gli organi istituzionali ci chiedono di
aumentare ancora la tarsu: Frattanto, gestire un comune rischia di equivalere a gestirne il dissesto”.
Parliamo ora di ciò che va meglio.
Gli impianti sportivi, il palazzetto
dello sport…
“Fra le cose che vanno meglio metterei i
beni culturali. Non solo il Castello, ma il
centro storico, la Chiesa madre e i suoi reperti, la cappella con gli stucchi del Serpotta, il museo presso il chiostro… Quanto agli impianti sportivi, stiamo proprio
per terminare le poche finiture che serviranno ad aprire anche al pubblico il palazzetto. Fra maggio e giugno provvederemo al rimodernamento dello stadio comunale inclusa l’inaugurazione del manto in erba sintetica e delle tribune”.
Ma fuori intervista mi parlava di
un sogno…
“Il sogno è la piscina comunale. Ma per il
momento non corriamo troppo”.
E l’occupazione?
“Il nostro territorio è ricco di attività imprenditoriali. Non che non abbiano problemi e che non li creino all’amministrazione. Ma dalla loro salute e dal loro rilancio dipende certamente una buona
parte del livello occupazionale locale, che
non è fra i più disastrosi”. (Gs)
E’ il messaggio acquariano lanciato da Gaetano Messina
Siamo nell’anno della lepre
prepariamoci al 2012
Il messaggio Acquariano prosegue con convinzione nel proprio cammino e combatte contro i calcoli dei politici e gli inganni di coloro
che …ignorano di ignorare. Questa massima
acquariana si accompagna a molte altre che
coinvolgono la concezione della vita e del mondo. Secondo un’opinione condivisa dagli acquariani “…
La principale caratteristica dell’Età dell’Acquario (attualmente in atto, ndr) è che essa si
trovi al punto centrale dell’evoluzione del cosmo ed è pertanto il periodo più importante
nella vita del cosmo stesso. Una fase di trasformazione di notevole rilevanza è giunta per
l’evoluzione del cosmo. L’essere umano è al
centro dell’evoluzione e, come specie, è vitalmente coinvolto nell’evoluzione del cosmo, ecco perché siamo così interessati alla nuova era
che sta per entrare”.
Uno dei “saggi” più conosciuti fra gli acquariani è Bernardino del Boca: “Dio concedimi
la serenità di accettare le cose che io non posso
cambiare, il coraggio di cambiare le cose che
posso e la saggezza di conoscere la differenza”. Come si vede assistiamo ad una notevole
valutazione di Dio e c’è anche una particolare
devozione per gli angeli e gli arcangeli.
In Sicilia un convinto acquariano è il nostro
corrispondente da Campofelice Gaetano Messina. “L’uomo bello e buono – afferma Messina – fu nella Grecia classica di una potente
etica sociale e politica, che si è appena risvegliata nell’Età Acquariana, il cui nuovo ciclo
si prevede abbia inizio nel 2012, unitamente
ad una forma di magismo che unisce il culto
degli Angeli alla numerologia ed alla percezione della “realtà parallela”, di quel mondo
di mezzo in cui regna la Bellezza, la Bontà e
la Verità”.
Gli acquariani credono nell’intervento di dei
che sono piuttosto archetipi che influiscono
sulla vita e sul mondo. Come ad esempio Aynar che aiuta ad esprimersi o Murgan, l’eterno giovane che aiuta i giovani a capire. Tutto
contro i mali causati oggi dai servizi segreti,
dai calcoli dei politici, dagli inganni di coloro
che non capiscono.
Questo sarà l’anno della lepre, in cui occorre
prepararsi per il 2012, l’anno del cambiamento.
Imminente
l’inaugurazione
del belvedere
di Campofelice
A Campofelice di Roccella, dopo circa nove mesi di
lavori, il belvedere è quasi
pronto. Si aspettano gli arredi urbani per collocarli
nella magnifica terrazza
dalla quale la popolazione
potrà ammirare i più bei
tramonti del Golfo di Termini Imerese sino al Montepellegrino, la montagna
dei palermitani, che si staglia all’orizzonte simile a
un’isola. L’inaugurazione
è imminente. L’arredo urbano è composto da panchine di metallo, fioriere,
lampioni. Altra assoluta
novità è uno spartitraffico
lungo la strada che attraversa il paese e conduce poi
a Collesano che prevede
una passeggiata pedonale
lunga centocinquanta metri e larga cinque.
Gaetano Messina
23
SICIlIA
Un “work shop” per schiarire l’orizzonte ai diplomandi
orienta Sicilia ha riaperto
le porte agli studenti dell’Isola
Un intero padiglione fieristico, nel tradizionale Deposito delle locomotive di
Sant’Erasmo. Un via vai di alcune migliaia di studenti da tutta la Sicilia durato tre giorni. Una manifestazione che
non si può non notare, per dimensioni e
consistenza. Il fine è quello di fornire
un orientamento professionale ai giovani che stanno per uscire dalle “superiori” con un diploma che apre tutte le porte o nessuna…
Così si è ripresentato a novembre a Palermo l’appuntamento con Orienta Sicilia, VII edizione, la
manifestazione sull’orientamento universitario e
professionale promossa
dall’Associazione Aster.
Si tratta della prima iniziativa del genere nel Sud
Italia per l’orientamento universitario e professionale, grazie alla presenza delle più importanti Università di tutta
Italia, Accademie e di numerose altre realtà attive nel campo della formazione professionale.
Orienta Sicilia si svolge
e si sviluppa come un vero e proprio work shop.
Quest’anno avevano aderito anche lo Stato Maggiore della Difesa, in
pratica le Forze Armate,
riunite in un grande stand
al centro, davanti l’ingresso, che è risultato gettonatissimo e comunque
motivo di interesse e cu- Anna Brighina
riosità per innumerevoli
studenti, maschi e femmine. Tanto più
che a fare gli onori di casa era un’esperta
di sociologia e comunicazione come il
Capitano Vinciguerra, un ufficiale al
femminile con doti di rara umanità.
Le scolaresche sono state accompagnate attraverso un excursus stimolante
tra le numerose proposte per la scelta
del loro futuro formativo e professionale. Fra le nuove presenze quella dell’Agenzia delle entrate, ma non mancavano di
certo ditte private dall’agroalimentare al
turismo e varie università pubbliche e
private.
Al momento dell’inaugurazione la coordinatrice di Orienta Sicilia, signora
Anna Brighina, ha voluto rilasciarci
una sua precisa dichiarazione, che pubblichiamo per intero. “Siamo giunti
alla VIII edizione di OrientaSicilia, orgogliosi anche quest’anno di aver
24
Una preziosa occasione per l’orientamento professionale
Come funziona
la manifestazione
OrientaSicilia è la prima manifestazione del sud Italia sull’orientamento universitario e professionale, grazie alla presenza delle più importanti Università di tutta
Italia, Accademie e di numerose altre realtà attive nel campo della formazione
professionale e della realtà aziendale. OrientaSicilia è arrivata già alla sua ottava
edizione divenendo un evento apprezzato ad ogni livello, grazie anche al prezioso
supporto delle numerose Istituzioni che ogni anno assicurano il loro patrocinio e riconfermano la loro presenza. L’intero programma è dedicato agli studenti delle
classi terminali delle scuole superiori provenienti da tutta
la Sicilia.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
ha attenzionato da sempre l’evento, inviando da varie
edizioni un Telegramma di encomio con i propri auguri
ed un premio espressamente dedicato.
Le scolaresche vengono guidate in un excursus stimolante tra le numerose proposte per la scelta del loro futuro formativo e professionale. Ma oltre al patrocinio dei
massimi organi nazionali, a partire dalla presidenza del
Consiglio e dal Senato della Repubblica, di tutti i ministeri interessati (Giustizia, Interno, Lavoro, Istruzione,
Salute, Politiche sociali, Gioventù, Territorio, Innovazione), oltre alla partecipazione delle maggiori università,
apre anche le porte all’ottica dell’occupazione.
Per creare un contatto utile tra i giovani studenti e il
mondo del lavoro, la manifestazione accoglie anche le
grandi aziende. Non c’è dubbio infatti che il futuro
occupazionale dei giovani dipenda da un più efficiente
raccordo e dalla integrazione tra i percorsi di istruzione
scolastica e il mercato del lavoro. OrientaSicilia, ponendo sempre al centro del proprio interesse i giovani, vuol
dare una mano affinché si possa realizzare questa “intermediazione” tra i giovani e il mondo del lavoro anche attraverso la scuola. A tal fine saranno presenti:
Nintendo, PrestiNuova S.p.A, Casa Editrice Bragioli, Latte Sole S.p.A, Valtur,
Avon Cosmetic.
Hanno partecipato anche due rappresentanze tra le più importanti organizzazioni umanitarie, quali l’Unicef ed Amnesty International che hanno distribuito materiale informativo al fine di sensibilizzare i ragazzi alle tematiche umane di base.
Infine Orienta Sicilia invita a visitare il portale www.orientasicilia.it uno spazio
virtuale ma reale di incontro e crescita dove attivare nuove e positive sinergie.
ricevuto dal Presidente della Repubblica
una medaglia quale suo premio di rappresentanza insieme “con l’augurio sentito per il successo della manifestazione”. La costante attenzione del Presidente della Repubblica per la manifestazione è per noi molto importante, oltre che gratificante, motivo di impegno.
Esso sarà ancora maggiore per fare di
OrientaSicilia sempre di più un punto di
orientamento per i ragazzi di oggi. Anche quest’anno il nostro sforzo organizzativo per far crescere questa Fiera vie-
ne premiato: oltre alle riconferme delle
più prestigiose Università Italiane e Accademie, sono presenti venti nuove realtà. La gratificazione più significativa e la
migliore ricompensa per il nostro impegno e le nostre fatiche ci viene dalla partecipazione crescente e dall’interesse più
vivace dei ragazzi delle ultime classi delle medie superiori che ci vengono a trovare: partecipazione ed interesse che si
proiettano sulle loro scelte professionali
future e sul ruolo che assumeranno nella
società.”
Ambiente
Ad Agrigento FrA visite e dibAttiti guidAti dA nicolò nicolosi
Nicolò Nicolosi al congresso
Parte della comitiva al Tempio della Concordia
Fare Ambiente chiude l’anno sociale
Per quasi tre giorni si è parlato di archeologia e paesaggio con la logica del fare.
Teatro di tutto la Valle dei Templi di Agrigento con i suoi 13 mila ettari, relativi ad
uno dei maggiori centri urbani dell’antichità, che si estendeva parallelo alla costa
per una lunghezza di 14 km. L’aspirazione è quella di proteggere l’ambiente, creando i presupposti e quindi anche maggiori strutture, almeno quelle indispensabili per la relativa fruizione. Si ritiene, insomma, che spesso si sia esagerato nell’escludere l’uomo dalle aree protette, lasciandone poi larga parte sostanzialmente
in abbandono.
Ad organizzare la manifestazione è stato
ancora una volta Fare Ambiente Sicilia, guidato da Nicolò Nicolosi, che ha
festeggiato così la chiusura dell’anno sociale 2010, coinvolgendo una serie di personalità della cultura e della politica ed
ospitando il presidente nazionale Vincenzo Pepe.
Fra i politici che hanno voluto intervenire
anche gli onorevoli Enrico La Loggia e
Michele Cimino. Nella seconda giornata i
partecipanti ed i protagonisti del dibattito sono stati ospitati nel palazzo della Provincia, di cui si è ammirato il recente restauro della scala monumentale. Vari gli
interventi, ravvivati dall’umorismo di Nino Buttitta e impreziositi dalle riflessioni
di Piera Anello, professore di storia Greca
all’Università di Palermo
Tornando ai temi generali dell’intera visita, il direttore del Parco archeologico Giuseppe Castellana ha evidenziato le difficoltà di gestione, anche economiche, di
un’area così grande, che comunque ha
fruito in questi anni di fondi europei. Ha
illustrato inoltre le iniziative in corso per
inserirvi piccole coltivazioni con sistemi
tradizionali, destinate alla conservazione
delle specie in via d’estinzione nell’ottica
della biodiversità. Girolamo Cusimano,
ordinario di geografia all’Università di
Palermo, ha sostenuto la necessità che il
Il Tempio dei Dioscuri visto dal Giardino della Kolymbetra
e, accanto, un gigantesco ulivo dello stesso giardino
passato debba essere strettamente collegato con il presente e il futuro. Mentre anche rispetto alla visita del turista debba essere proposto in un’ottica complessiva di
comprensibilità e pur sempre attualizzata. Cusimano ha anche lanciato una precisa critica alle riflessioni di Goethe che,
pur nella grandezza del suo pensiero, da
viaggiatore non si pose mai una domanda
sulle dure condizioni di vita dei contadini.
Il mantenimento delle biodiversità trova
una buona interpretazione nel Giardino
della Kolymbetra, reso visitabile e curato negli ultimi anni dal Fai. In questa
piccola valle – incuneata fra le pietre tufacee della vecchia Akragas presso i templi
– si trovano oggi coltivati e mantenuti biologicamente (per parziale volontariato)
agrumi di ogni genere legati a colture di
varie epoche, alberi e piante delle campagne mediterranee, un gigantesco carrubo,
alcuni “olivi monumentali” che ritroviamo isolati e valorizzati anche in tutta la
Valle dei Templi.
Nella Kolymbetra si realizza una particolare disponibilità di acqua. Una parte di
essa proviene da una sorgente misteriosa-
mente scavata nell’antichità con una tecnica paragonabile a quella dei qanat che
si trovano nel sottosuolo della vecchia Palermo. Alla buona riuscita della manifestazione hanno collaborato Federspev e
l’Ancescao - Progetto Italia 2000 che trovano un eccellente animatore nel professor Benito Bonsignore.
25
Questo PAPA che tAnti Aggrediscono e
benedetto Xvi FrA
PAlermo londrA e
Come avevamo previsto alla vigilia (Palermoparla n 78 pag 16),
la visita di Papa Benedetto XVI a Palermo è stata un successo.
Palermo lo ha accolto a braccia aperte, è stata al centro delle cronache dei media per alcuni giorni, cioè prima durante e dopo, il
prato del Foro Italico non è andato distrutto, i soldi son stati ben
spesi sotto ogni profilo. Anche laico e anti clericale, perché la visita del Papa rappresenta pubblicità, onorabilità ed altro ancora.
Occorrerebbe riprendere righi di giornale e registrazioni radio
tv, ma ancora voci stradali dei “menagrami” più o meno accaniti
che hanno augurato il peggio all’evento, ma persino al solito bersagliatissimo sindaco Cammarata (che, questa volta, non sarebbe
…stato all’altezza o, secondo i cattocomunisti, indegno), al mal
funzionamento prevedibile dei bus navetta. Infine, hanno “temuto” che le contestazioni soverchiassero gli applausi. Niente,
ma niente di tutto ciò.
Ma infierire sugli stupidi e i cattivi non è nel nostro stile. Si noti
soltanto il rumore che son capaci di sollevare queste minoranze,
che poi scompaiono a conti fatti di fronte agli eventi reali, alla resa dei conti. E, infine, come si augurino il peggio per la propria
stessa terra e per la comunità cui appartengono, pur di vincere il
punto di una opinione che tale è e rimane, nel tentativo di imporla come una verità da affermare e assodare non si sa neppure
la moda di professarsi laici o atei assoluti e anti clericali
ecco chi predica il peggio
“Ma lei è ateo cattolico o ateo protestante?” La domanda, che è parte di un
inciso della cronaca recente, è grottesca,
ma meno assurda di quel che sembra.
Se mai è vero, invece, che vi sono altri
“atei”, come quelli ebrei e quelli musulmani. Ma, comunque, fanno ciascuno
parte di varie realtà etnico culturali, pur
procedendo dal dubbio all’incertezza
più o meno vasta, in fatto di fede.
Essere laici o professarsi tali è diventato, inoltre, una moda, un bon ton, a
volte …un modo di sottostare ad un
must generalizzato.
Più avanti nella casistica personale –
come abbiamo notato altre volte sulle
nostre pagine – il passo, fra veri laici e
anticlericali (che è un’altra cosa) può
esser breve. La distinzione, invece, andrebbe fatta, perché laico può essere
un sano atteggiamento di approccio ai
problemi, mentre le due posizioni di
anticlericale e “ateo convinto” possono
divenire anche più “malate” di quelle
dei peggiori …baciapile.
Ci chiediamo perché mai non si
possa più dire, a causa di una sorta di
“morale corrente”, di essere una persona ovvero una fonte che esprime un modo di vedere “il problema” su base cattolica, ovvero liberale o anche radicale
26
o, persino, anarchica. A questo punto,
risulta più accettato dal nuovo “senso
comune” il concetto di ateo. Tutto è
moda, quindi consumismo.
Questa non è una bella cosa. E’ un
modo di pensare indotto da una cultura che non cerca la verità, ma fornisce
come scontata la ricetta del nulla. E’
una ricetta pericolosa quanto inutile,
che non contribuisce a costruire alcunché. Contribuisce, invece, dopo l’affievolirsi dell’ideale di patria, alla indeterminatezza delle giornate e delle ore di
tanta gente, giovani e vecchi, preda di
messaggi favolistici di tipo metropolitano, nazionali e planetari. Ciò è peggio
d’una visione mirata, pur con i dubbi e
le problematiche che essa si porta appresso.
Se Pascal affermò, com’è noto, che
“se Dio non ci fosse occorrerebbe inventarlo” ciò fu uno dei tanti frutti del
suo genio.
Ma il dubbio che avanziamo è un altro:
e, se ci fosse chi possiede dietro le quinte le linee guida di una o più “mete proprie”, non potrebbe in qualche modo
convenirgli soffiare su un mondo disperso e formato da nuovi individui alla ricerca di se stessi? L’ipotesi non è
affatto peregrina. Perché ciò equi-
vale ad un modo rinnovato di applicare
la nota massima latina “divide et impera”, che a scanso di ogni dubbio consiglia a chi vuol comandare di dividere
il popolo dei sottomessi, evitare che si
organizzi a modo proprio, che si senta
parte di un qualcosa che faccia da guida, da bussola, che lo orienti in qualche
modo per vie differenti da quelle che
interessano al suo potere. La fede cattolica non solo è una guida ma è la fedde egemone del pianeta.
Ciò spiegherebbe fra l’altro la pura fandonia della cosiddetta “morte
degli ideali”, intesi come idealità di tipo socio politico. Perché – chiamiamole pure mentalità se dobbiamo intenderci – l’esperienza giornaliera ci insegna già che almeno due punti di vista si
scontrano e cozzano continuamente
l’uno contro l’altro in modo pressoché
insanabile. La verità è che le idealità
esistono, anche perché la società è ben
lungi dall’esser vicina a realizzare i propri fini (essi sono difformi solo in parte
nelle varie ..mentalità).
Ma chi potrebbe essere il demone cattivo, se non un organismo di tipo para mafioso di massimo livello?
Ovvero una organizzazione che soffia
sui media con la forza di un vento che
AttuAlitA’
o e che tutti Accolgono A brAcciA APerte
A
A e mAdrid
bene nell’interesse di chi. E il Papa ha annunziato l’imminente porpora cardinalizia a Paolo Romeo.
Unica consolazione, alla luce dei fatti, è che similari timori e patemi
sono stati espressi anche per l’accoglienza che Papa Benedetto XVI
avrebbe dovuto ricevere a Londra. Ma come? Nella tana del lupo anglicano? Invece era già una iniziativa coraggiosa e di grande valore
storico. E anche lì, a dispetto delle campagne denigratorie, delle ripetute accuse di immoralità d’ogni genere e tipo, tentate da tanti media
in coro, altri applausi, altra commozione, altro consenso.
E l’Inghilterra ha aperto le braccia al Papa, come la lontana Palermo,
nonostante che le ripetute conversioni di anglicani, prelati compresi, al
cattolicesimo, avrebbero potuto suscitare qualche gelosia… Ma, annotiamo, che su tali conversioni i media glissano da tempo.
Anche nella Spagna di Zapatero, il mangiapreti di qualche anno fa,
Benedetto, il papa teologo, è accolto con applausi e commozione anche
dalla gente comume. Va a Santiago de Compostela (8 milioni di pellegrini l’anno) ed a Barcellona, dove si inaugurano nuove aggiunte alla Sagrada Familia. Mentre si parla di far santo Gaudì, l’architetto che morì
in povertà per innalzare al Cielo questo monumento da tanti amato.
Si applaude nel Papa l’uomo e il simbolo, si eternano le invocazioni
Viva il Papa e Vita al Papa. Poche e striminzite le contestazioni, annunciate dai media con l’immancabile lente d’ingrandimento.
attraversa gli oceani? Ovvero alcuni
potenti individui che guidano le “peggiori” multinazionali e considerano il
globo in termini di quote di mercato. I
vertici dell’organizzazione para mafiosa potrebbero essere costituiti da questi
individui, a capo di grandi “cupole”.
Ed essere rappresentati nelle periferie
da cupole più piccole e piccolissime,
coinvolte a vario titolo, con una serie di
motivazioni su base locale.
Anche questa ipotesi è meno peregrina di quel che sembra e una pubblicistica, rappresentata da più correnti di
opinione, vi lavora sopra e ne parla più…
Aggiungiamo solo che, nell’ottica di
questa sorta di mano nera, lo statalismo “falso socialista” garantisce una
più rapida azione di controllo sociale e
viene preferito a qualunque soluzione
di tipo più libertario. (D.)
la persecuzione
contro i cattolici
Giratela come volete, ma la religione
cattolica è, nel mondo, la religione per
eccellenza. Ecco perché chi si accanisce
contro di essa aggredisce anche lo spirito religioso in generale, ma l’accanimento cui assistiamo da qualche tempo
è specifico, proprio per l’evidente motivo che il Papa è anche il più potente capo religioso in ogni senso e la macchina
cattolica quella più efficiente. Ciò fa
parte della sua stessa “indole”, perché,
come notarono subito anche i Romani
La ricorrenza del Natale ci ha fatto scrivere molti
righi negli anni scorsi. Riflettiamo di solito
sugli insegnamenti diretti all’individuo, perché
è entrando nell’animo di ciascuno che il Vangelo, quindi Gesù, intende guidarci. Riflettiamo puntualmente sul messaggio d’umiltà con
cui il Re dei re nasce nella paglia, accusando
così – paradossalmente con una sorta di violenza – le troppo paludate autorità terrene. E’ in
questa chiave e non in altro modo che il Vangelo va predicato e dà il meglio di sé. Si pensi al
pubblicano e al fariseo: alla falsa perfezione dell’uno e
alla splendida imperfezione dell’altro. Non facciamo
della “religio” l’ennesimo ornamento personale…
Con il messaggio delle mille parabole, dell’ironia,
persino del sarcasmo, Gesù combatte per evidenziare il
valore della sostanza contro l’apparenza, del contenuto
contro la forma, della moralità contro la mera legalità.
Al contempo nemmeno il Cielo può sconfiggere il male che è dentro la natura – il peccato, la malattia, la
catastrofe, la morte – senza l’intervento degli uomini.
Agli stessi miracolati Gesù in persona precisa, uno per
uno, “la tua fede ti ha salvato”. Gli uomini devono combattere, chiedendo l’aiuto del Signore, contro
le avversità per raggiungere un certo traguardo, che
prima è personale e infine è della storia. E qui interviene il concetto della libertà. E’ un altro dei misteri,
forse il massimo. La libertà è concessa singolarmente
a ciascun individuo ed è al contempo un dono ed un
pesante impegno. Potrà mai un piccolo individuo fornire liberamente il proprio aiuto allo scorrere degli
eventi?
al tempo dei Cesari, si impone non già
come culto particolare o nazionale, bensì con quel volto ecumenico che la rende universale e quindi non solo terrena,
ma persino cosmica.
Per questo continua, nella realtà, a diffondersi e a convertire. Perché, è ancor
oggi la più moderna, non conosce confini, non è frutto di uno scisma, non
parla di un popolo di una nazione e tanto meno di una razza privilegiata da
Dio. Non disprezza neppure nemici al
proprio interno, né quelli a proprio esterno, ma predica la comprensione, la tolleranza verso gli altri, il perdono. Tutti
questi, che appaiono in partenza come
evidenti pregi e meriti, si capovolgono
in altrettanti motivi di astio da parte
dei nemici assoluti della fede e dei più
radicali sostenitori di alcune altre fedi:
ad esempio, i fondamentalisti. Una strana razza” quest’ultima, presente fra gli
stessi cristiani e in qualche caso fra i
cattolici.
Lo spirito ecumenico (un termine che
non a caso ricorda quello di ecologico),
cioè l’aspirazione all’universalità, è ciò
che altre confessioni considerano l’offesa che il cattolicesimo fa loro. Occorre,
quindi, sceverare, nelle attuali escalation di contestazione nei confronti dei
cattolici e del soglio pontificio in particolare, tutto ciò che proviene da questo
spirito avverso. Ma non basta.
Si intravedono chiaramente altre forze
anti religiose che aggrediscono la religiosità dovunque la si riscontri. E, come sempre avviene nella macro e micro
realtà del mondo di oggi, nasce una sorta di cordata che si allinea con un atteggiamento politico, con i propri apparati
di comunicazione e anche di intervento, laddove e con chi al momento o alla
lunga risulti più conveniente.
Così vediamo i più radicali degli atei
schierarsi talvolta con i musulmani pur
di andare contro i cattolici, anche se la
verità che cattolici e musulmani hanno
un solo Dio (e persino Gesù e la Madonna) e buona parte della morale in
comune. Così come gli ebrei. In ogni
caso, la conversione per eccellenza, se
così si può dire, è quella al cattolicesimo. E questo dà certo fastidio a qualcuno. E perciò avviene spessissimo nel semi segreto o nell’ombra. Si pensi al rabbino capo Zolli di Roma, pur all’indomani dei notissimi eventi bellici a danno degli ebrei, si convertì personalmente al cattolicesimo con tutta la propria
famiglia.
Saggisti atei recenti, come Giulio Giorello, che a propria volta si allineano a
questa sorta di persecuzione religiosa
generalizzata, si rifanno all’illuminismo
e al positivismo. Ma sarebbe meglio che
ne considerassero, invece, i limiti storici
oltre che funzionali. Si trattò di fenomeni circoscritti nel tempo e nella storia del pensiero.
In ogni caso furono caratterizzati e, per
ciò che ci hanno lasciato, lo sono tuttora, da un sano e corretto laicismo, che
non lavora palesemente e, tanto meno
subdolamente, contro chi non la pensa
allo stesso modo.
27
PescA
di Germano Scargiali
in un bis dellA green economy l’AcQuA creA lo sviluPPo sostenibile
ecco lA blue economy e il mediterr
L’acqua come via di comunicazione, come fonte di pesca e di proteine nobili, come riserva di acqua potabile ed irrigua,
come riserva di storia e luogo d’incontro
lungo le coste, i fiumi, le rive dei laghi…
Tutto ciò è possibile nell’ottica di una sostenibilità servita dall’apporto delle nuove
tecnologie ed anche dalle politiche del
buon senso. Esse consigliano fra l’altro di
ricorrere alle nuove conoscenze scientifiche al servizio dell’ecologia, per trarre
dall’acqua le grandi risorse e i benefici
che essa può fornire all’uomo a partire
dall’imminente futuro. Alcuni dei quali
sono indispensabili. Ciò non implica, ovviamente, il ritirarsi dell’uomo dalla natura, ma invece la sua intelligente presenza
all’interno di essa.
Dalla Sicilia muove i passi da qualche anno un’intensa attività, fatta di iniziative e
contatti lungo un cammino che oggi coincide con quello della Blue economy,
guidata da Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca
di Mazara del Vallo (Cosvap). Dopo un
susseguirsi di accenni e riferimenti se n’é
parlato a Sponde 2000, a fine settembre
sempre a Mazara e si continua…
Lo strumento principale di tale attività è
l’Osservatorio della Pesca del Cnr di
e’ sempre tumbiolo ad illustrarla
blue economy Zone
protagonista anche
alla Fidapa
Di politica Mediterranea ha parlato anche la
Fidapa ad ampio raggio in un convegno –
Chi ha paura del velo islamico – che ha gremito il Mahara hotel di Mazara. A far gli onori di casa la presidente nazionale Giuseppina
Seidita e le due dirigenti della presidenza regionale Lina Tommaso e Mariella Misuraca.
Giovanni Tumbiolo ha definito il “suo” Distretto Mediterraneo come la locomotiva
della Blue economy. In particolare, il distretto, l’Osservatorio e il Forum hanno avviato e realizzato vari ed articolati studi, progetti e ricerche economiche, giuridiche, scientifiche. Specie sul piano del trasferimento di
tecnologie da applicare alle piccole e micro
imprese e, al contempo, hanno sviluppato i
contatti internazionali.
Quello di Blue economy zone è il nuovo
concetto che Tumbiolo ha illustrato meglio.
La Sicilia, l’Italia, il Mediterraneo sono costellati da centinaia di micro imprese artigianali, familiari o poco più. Un formicolio di
28
PescA
rrAneo è unA risorsA
uomini e donne che si adoperano nel territorio, che rappresenta l’ossatura delle
economie regionali, ma anche sovra regionali e nazionali. Questo è l’humus dei
distretti industriali.
Tumbiolo ha infine elencato i progetti strettamente tecnici in atto: l’importantissima
refrigerazione passiva, poi discard e by
catch, nanotecnologie applicate agli scafi,
archeologia subacquea innovativa, centro
di certificazione e prova (genomica, naso
elettronico…). Sono tutti temi al servizio
di minori costi e maggiori ricavi per un
utilizzo maggiore e compatibile del mare e
delle coste. Infine, c’è il fondamentale ed
ampio obiettivo del dialogo fra finanza
islamica ed occidentale. Un passo da
gran salto di qualità ai fini della politica
mediterranea.
***
Al congresso Fidapa, in buona sintonia
con Tumbiolo, hanno parlato anche Francesco Samaritano per il Coppem (Comitato permanente per il partenariato euro
mediterraneo), Antonella Catanese per i
progetti femminili di cooperazione ed altri
oratori.
Al frequentato convegno (presenti presidentesse da tutta l’Isola) è seguita una festa serale e l’indomani una visita turistica.
Capo Granitola. Sotto la guida dell’ingegnere Giuseppe Pernice, esso mette a
disposizione dei paesi rivieraschi e delle
compagnie di pesca i dati raccolti (trasparenza dell’informazione). Ma non si ignora l’azione di enti dell’autorevolezza dell’Ispra (Ist. Superiore di protezione e ricerca ambientale del ministero), i cui rapporti negano, fra l’altro che sia lo sforzo di
pesca in sé il vero nemico dei banchi di
pesce e indica comunque nel Mediterraneo un mare vivo e vitale: è solo un bacino molto piccolo, ma che può dar molto,
in seno alla complessiva area marina del
mondo. Il Mediterraneo deve comunque
regolamentare tutto: oltre alla pesca, gli
scarichi a mare e la navigazione mercantile. Ma deve anche ottimizzare lo sfruttamento di tutte le proprie risorse.
“Il 70 per cento del pesce – sottolinea Tumbiolo – viene attualmente buttato in mare
perché meno gradito ad un mercato diseducato o va perduto durante la filiera”.
Motivo principale, i metodi di conservazione non aggiornati con le tecnologie esistenti.
“Già oggi – prosegue Tumbiolo – l’adozione del sistema della refrigerazione
passiva renderebbe possibile la conservazione di tutte le caratteristiche del pesce fresco da poco più di 5 giorni ad oltre
25. Ciò consentirebbe una sorta di democratizzazione del sistema a tutto favore della categoria dei pescatori, che non
sarebbero costretti a vendere …strozzati
dai grossisti”.
Ma questo è solo un esempio di un
programma a vastissimo raggio, che restituisce al “pianeta acqua” un ruolo da
protagonista, in conseguenza della grande
presenza di acqua sulla superficie terrestre e del fatto che il corpo umano ne contiene già tanta e ne ha bisogno.
Il concetto di partenza appartiene al grande manager pubblicitario Kevin Roberts,
il quale ammette che “il ruolo del business
non è più di vendere, ma di rendere il mondo un posto migliore”. Ma subito dopo il
discorso del presidente annota come …il
concetto di sviluppo sostenibile sia sì acclarato, ma focalizzarlo soltanto sulla salvaguardia dell’ambiente non è sufficiente.
Abbiamo, invece, bisogno di uno sviluppo
sostenibile onnicomprensivo. E ciò è certamente possibile (oltre che indispensabile, aggiungiamo noi).
“La sostenibilità – ribadisce Tumbiolo
– non è concepibile senza un profondo ripensamento del modello di sviluppo occidentale che ha confuso l’obiettivo del benessere con l’accumulo di beni, perdendo
di vista altre modalità di evoluzione tese a
perseguire realmente il fine di un “buon
vivere”, fatto di equilibri…”
Per questo lo sviluppo sostenibile deve essere guidato da almeno quattro direttrici:
Mazara del Vallo, il porto canale
economica, sociale, ambientale e culturale. Ma tutti devono impegnarsi in prima
persona perché sorga la responsabilità
globale, co-operativa e condivisa.
Pensare blue significa ispirare le persone a compiere le scelte migliori per se
stesse e per il pianeta. Pensare e fare blue
significa compiere un cambiamento. Un
cambiamento che parte dalla considerazione che tre quarti del pianeta è costituito da risorse acquatiche. La strategia blue,
quella della fiducia e della partecipazione,
ha già dimostrato di essere vincente.
Tutto ciò perché Blue economy significa
posti di lavoro e più opportunità economiche provenienti dal mare e dalle risorse
costiere. Il tema è stato alla base del Memorandum on National policy for
the oceans, our coasts and great lakes del giugno 2009. Ed ecco un distillato
di quanto ne vien fuori: gli oceani, la nostre coste, i grandi laghi garantiscono posti di lavoro, cibo, risorse energetiche, servizi ecologici, ricreazione e opportunità di
turismo; e giocano un ruolo critico per i
trasporti, l’economia della nostra nazione,
nonché per il mantenimento della pace e
della sicurezza internazionale. Abbiamo
la responsabilità di guida nel mantenere
sani, robusti, sostenibili gli oceani, le coste
e i laghi a vantaggio di questa e delle future generazioni.
Gli Stati Uniti sono all’avanguardia nella
blue economy e risulta che in senso lato
più di 50 milioni di posti di lavoro ed oltre
il 60% del Pil già dipenda da essa. “Nel
Mediterraneo – afferma Tumbiolo – grazie alle tante peculiarità si può fare molto
di più”.
Il Mare nostrum è molto piccolo rispetto
alla superficie totale degli oceani (0,3 in
volume e 0,8% in superficie). Ma è un “melting pot” della biodiversità, ospitando il
7% della flora – fauna oceanica nota.
29
unA gitA A...
un’altra sorpresa dal cappello a cilindro di castelbuono
obrag il mercante
Nella Castelbuono della manna, di Fiasconaro, di Nangalarruni e del Palazzaccio (è il ristorante da noi segnalato),
la Castelbuono antica e moderna, ben
curata, che attira visitatori e turisti, che
esporta in controtendenza i propri prodotti, scopriamo – forse un po’ in ritardo, come vecchi visitatori – l’originale
signora Rosanna Di Garbo. E’ la garbata – proprio come dice il cognome –
titolare di un negozio tuttologo, fra l’an- Statuine di tutta Europa da Obrag e tanto antiquariato
tiquariato e il modernariato, il mero rigattiere e il trova robe, che può divenire
tante fasulle che …se ne trovano.
un polo di attrazione, persino più di quan- La Rosanna di Obrag gira quanto meno
to possano fare i piccoli musei che si ri- l’Europa, così come ci conferma, non si
scontrano in provincia, spesso troppo simi- appoggia ad un franchising, per trovare
li fra loro, troppo piccoli e ripetitivi, per noi tanti artigiani che fabbricano bambole,
italiani nati fra le rovine di tanti predeces- modellini, vasi e oggettistica di ogni e qualsori più nobili di noi…
siasi genere. La quantità e il numero sono
“Obrag Il Mercante” è oggi una casa mu- difficili da immaginare. Li ha esposti a parseo, in pieno corso cittadino, presso la fon- tire dall’androne, poi c’è l’atrio e sette o ottana a cannoli, che, come ci informa la si- to stanze al piano di sopra. Si trovano le
gnora Rosanna, era nato nella piazza del volterranee affrescate di una casa patrizia,
municipio, accanto alla chiesa madre. Tan- con i sopraporta del salone che riproducoti visitatori lo ricorderanno di certo, ma chi no i padroni di casa nell’attimo di maggior
scrive non fu, in questo caso, un buon veg- splendore: marito e moglie.
gente. Diffidava, allineando l’iniziativa alle Nella suggestione di questo antico alloggio,
30
Un affresco
del Duomo
di Castelbuono
Castelbuono,
agli onori della cronaca per
la manna e i
dolci, è una meta risaputa per
gitanti ed anche
per turisti italiani e stranieri, presenti a ritmo quasi giornaliero. Oltre
alla piacevolezza del paesaggio urbano, la
salita al castello, la presenza di fontane attive con acqua purissima, la piazza con il duomo
(e la cripta con antichissimi affreschi), il
municipio (ex carcere) anch’esso visitabile, è una continua scoperta. Incluso
l’interno della grande Matrice Nuova,
che è tale solo nella facciata e nella piazza, ma nel grande interno a tre navate
presenta due serie di tele di pregio di fine 700. Un’atmosfera che intrattiene
pensosi fra arredi inattesi, un fonte battesimale e altri oggetti di pregio. Un’altra messa particolarmente mistica, per
chi non vi rinunzia neanche in gita, col
nuovo parroco Don Santino, che predica da buon affabulatore.
che si avvolge nelle nebbie invernali e si inonda
del sole delle belle stagioni, raccogliendo il mistero di un
passato
scomparso
nel tempo, è
difficile non
cedere alla
tentazione di
almeno un
acquisto.
Ci sono dei
pezzi autentici di un L’altare laterale del Duomo
certo valore, molte riproduzioni in stile,
tanti chiari rifacimenti e anche, come dice
la signora, della paccottiglia per chi vuol
comunque andarsene con un pupazzetto,
un oggettino ricordo, che, anche a proprio
modo, trova quanto meno …carino. Questo è il re del brick e brack.
Uno degli articoli più venduti, crediamo
di capire, sono i “vecchi” lavatoi e lavabi in pietra. Forse non tutti antichi e
solo ben rifatti. Ma ciò che conta è tutta
la visita, che rischia di farvi perdere fra la
miriade di curiosità, di insoliti manufatti
artigianali di chiara provenienza estera,
d’oltralpe, nordica. Fra gli oggetti di modernariato, anche rifatti, come certi modellini d’aerei in latta delle due guerre,
che pendono già nell’androne sospesi a
fili sottili.
unA gitA A...
i nebrodi dove il turismo è ancora una scoperta
Agriturismo Pardo
fra le nocciole di ucria
Dovrà dire un “addio ai monti” degno del
Manzoni chi è nato presso l’agriturismo
Pardo e ne dovesse andar via… I monti
non sono fra quelli sempre innevati, sono
i dolci Nebrodi, fra Madonie e Peloritani,
portatori di una tradizione propria, storia, geografia e immancabile gastronomia
locale.
I Nebrodi vogliono assolutamente crescere, con alfieriana determinazione, nel
campo del turismo, dei percorsi alternativi della Sicilia da scoprire. Spesso per gli
stessi siciliani. Lo stanno facendo, attrezzando il porto di Sant’Agata di Militello
con lo slogan di “Porto dei Nebrodi” e
con tentativi articolati di penetrazione,
pubblicità e promotion, ma forse ancora
troppo artigianali”, se così si può dire. Ma
ciò è garanzia di preservazione per…il fascino della scoperta.
E’ così che incontriamo, poco prima di
Ucrìa, un paesino montano sconosciuto e
sublime, col suo bravo monumento ai caduti delle guerre, il Professor Matteo
Florena, notissimo in campo medico nel
capoluogo palermitano, ma anche nazionale, per alcune terapie in cui è stato all’avanguardia. Ovviamente un uomo di
particolare cultura e distinzione. Ebbene
è lui che “si è messo in testa” di aprire
adesso, a pensione iniziata, l’attività di albergatore – sperimentatore, non meno di
quanto lo fu in medicina e chirurgia. E’ il
titolare del Pardo, la villa di campagna
della sua famiglia, ottocentesca, una scoperta con il grande terrazzo, le sue stanze
che aprono finestre e balconi sulla vallata
boscosa, da cui si intravede il mare con la
magica, frequente apparizione di Alicudi.
Fra i suoi propositi, quello di rilanciare assieme al sindaco di Ucria e agli altri sindaci dei Nebrodi, l’intero circondario.
Ma il “bacino” dei Nebrodi è immenso, le
scoperte possibili tante, così che si adatta
a chi ha l’indole dell’esploratore, sia pure
restando nelle nostre convalli.
L’agriturismo Pardo è immerso in un noccioleto e il professor Florena ci parla appunto di nocciole, della loro salute e qualità, di concorrenza italiana e straniera,
ma persino di …Nutella. Un altro argomento principe sono i funghi, profumatissimi e sempre un po’ misteriosi, dai noti
porcini a quelli meno noti e sconosciuti.
Mentre sulle cime volteggia il falco pellegrino, a terra si alternano i “frutti” di stagione. In primavera asparagi e verdure
selvatiche (le gusterete sublimi nei contorni a tavola). In estate ortaggi di montagna. In autunno nocciole, castagne e funghi. L’inverno è il momento del suino nero “dei Nebrodi” con elaborazioni culina-
rie del tutto locali.
Ovvia l’offerta di sentieri percorribili
a piedi o a cavallo, sulle tracce delle
antiche trazzere con le “baracche”, antichi posti di ritrovo per pastori e mulattieri. Oggi trattorie che consentono un’alimentazione a base di specialità locali. Tra
le possibili gite in auto quella allo storico
paese di Floresta, da sempre indicato come un piccola Svizzera.
Se affondiamo il coltello nella storia, troviamo resti di presenze neo latine, greco
bizantine e arabo normanne. Notevole
l’impronta bizantina, che incise per più
secoli, ma stranamente viene trascurata
nel piccolo continente Sicilia. Una realtà,
fra altre, da riscoprire. E l’impronta rimane nell’identità dei Nebrodi nei nomi, nelle devozioni, nei luoghi. Notevole la presenza di monasteri basiliani. Si segnala
l’abbazia di San Filippo di Fragalà
dell’XI secolo. Insomma, un mini mondo
da scoprire che c’è.
A destra, Matteo Florena.
In alto, un angolo del giardino.
In basso, la Torre di Brolo
due piccole svizzere
La ben vasta realtà che corre dalle Madonie ai
Nebrodi, sede da sempre di una piccola Svizzera siciliana – anzi di due, grazie a tante peculiarità – non priva di spunti imprenditoriali, ma
con chiara vocazione turistica (da costruire), trova un anello di congiunzione in centri come Tusa
e Castel di Tusa, lungo la cui strada si trova l’antica e vasta città di Halaesa, d’origine fenicia
con il foro e le possenti mura, scavata solo in piccola parte e già fonte di reperti. C’è un antiquarium e una vista meravigliosa. Un’interessante
visita da vari anni, ma ignorata da palermitani e
guide turistiche. Ma, oltretutto, Tusa, nonostante
la bellezza del duomo e del centro medievale con
due belvedere, è attualmente poverissima di strutture ospitali e di ristorazione.
Sulla realtà di Tusa ci proponiamo di pubblicare
un servizio prossimamente. Qualcosa potrebbe
apparire prima su www.palermoparla.it
31
sPeciAle Porti
A taormina acqua fritta al congresso su un “futuribile” piano di gestione delle coste
Porti turistici AncorA
ProPositi e Promesse
Ancora una volta riunioni programmatiche o, come dicono i giuristi, “de iure condendo” a proposito di coste e, quindi, di demanio
marittimo in Sicilia. Se ne vedono da decenni, come del resto su altri temi. A Taormina sono state presentate nelle scorse settimane
– ancora una volta – le Linee guida del Piano di gestione delle coste
dell’Isola. Vastissima, alla vigilia, la presentazione dell’evento, ridottissime, come prevedibile, le cronache e i resoconti. Al minimo i
presenti in sala, nonostante i tanti uomini politici “promessi” e i
tecnici, gestori compresi, che avrebbero dovuto esserci .
Si continua a rimestare nel mortaio l’acqua stantia di un
problema che si dibatte da anni, mentre altri – cioè i concorrenti
della Sicilia in Mediterraneo – operano e agiscono. Si parla di nuove politiche, ma quando mai abbiamo attuato le precedenti? Eppure erano state lanciate anche con miglior foga… I discorsi, in realtà,
si susseguono quasi identici da decenni, con allarmante ripetitività.
Frattanto anche la Regione riscuote dal demanio cifre ridicole
(l’Emilia Romagna che ha 7 volte meno coste ne riscuote 7 volte di
più). Il motivo è che le concessioni sono pochissime e le cifre richieste anche a chi opera per un utile aziendale (il pur biasimato fine di
lucro…) sono più basse che nel resto d’Italia.
Eppure pochissimi
anni or sono l’assessorato al Territorio (c’era
F.Cascio), il maggior
competente in materia, aveva già dettato le
norme per l’assegnazione del demanio marittimo e invitato i comuni costieri a presentare i piani particolareggiati, prevedendo anche di metterli in mora entro pochi mesi: se
non avessero presentato la propria documentazione, l’Assessorato
avrebbe provveduto d’ufficio motu proprio. Vien da dire: così si governa!
Invece, a Taormina si è riparlato di continui e proficui interscambi di programmatiche vedute fra comuni e regione. Campa
cavallo, insomma!
Acqua Pia marcia ha esposto il marina di Archimede
il salone la sicilia e i porti
La realtà siciliana al Salone include anzitutto i tanti costruttori, guidati da Aicon
nel campo delle stazze maggiori, da Safer fra le barche per tutti e da Master,
produttore di gommoni su vasta scala.
Il settore dei porti turistici, non dimentichiamolo, può essere una porta d’ingresso
dell’intero sviluppo turistico. E, fra le presenze, va annotata quella di Acqua Pia
Marcia di Roma nel reparto specializzato che portava tra gli altri porti di proprio interesse, il Marina di Archimede in
via di realizzazione a Siracusa. Del Marina era in stand una foto al vero del porto
come verrà. Frattanto si stanno sistemando i fondali ingombri e da dragare, che
sono stati sottoposti ad una lunga serie di
studi e permessi. Fra gli ultimi quello della
Soprintendenza del mare. Il Marina di
Archimede vi faceva bella mostra assieme
al Porto di Imperia, a quello della Concordia a Fiumicino e al Marina di San
Lorenzo, sempre in provincia di Imperia.
Quanto al Salone in generale, esso non
manca di crescere, come con piccoli sbalzi ha fatto da sempre. Tuttavia va notato
che la sistemazione del layout generale è
alla ricerca di se stesso, specie da quando
è stato realizzato il nuovo padiglione B,
bellissimo, ma non pratico quanto si sperava. Almeno sinora. E non inseritosi adeguatamente nel contesto. Nessun padiglione esauriva il proprio tema. Le barche
medio piccole erano sacrificate. I porti turistici e il turismo nautico relegati nel solito angolo del palazzo dello sport lungo il
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girone a primo piano: andrebbero enfatizzati in ben altro modo nell’interesse generale della mostra e della nautica.
Per la prima volta è apparso un opuscolo
con su scritto Turismo nautico che è stato
distribuito nel corso di un convegno dal titolo uguale. La dizione era apparsa su un
cartello solo due edizioni fa. Ma non è un
concetto trascurabile. Perché si spera che
la nautica venga considerata turismo a
tutti gli effetti e che i relativi porti possano
pagare l’iva a tasso ridotto, almeno per le
barche in transito, al pari di quanto avviene per i camping (oltre che per gli alberghi). Ciò al fine di rendere l’Italia concorrenziale a livello mediterraneo, nei cui
porti l’iva ridotta per chi arriva da fuori è
la regola.
In basso:
Siracusa, Marina di Archimede
Genova, lo stand di Adragna e Cala del Sole
A destra:
Cala del Sole, il centro commerciale
Genova, un momento della conferenza
nello stand
sPeciAle Porti
Frattanto ben sappiamo che, in tema di
porti turistici, dopo l’entusiasmo succeduto alla ricezione, migliorata, delle norme sulla conferenza dei servizi e del tavolo di lavoro, tutto
segna nuovamente il passo per l’immancabile
ostruzionismo di qualche ufficio, che riesce,
nonostante il rischio di omissione, a mettere in
impasse le pratiche, facendo sì che soltanto
imprenditori dalla volontà e dai mezzi persuasivi “a prova di bomba” possano portare a termine iniziative che, invece, creerebbero occupazione, indotto e volano. E tuttora mancano
gli uffici periferici come al tempo in cui il demanio non era ancora regionale, mentre le
mansioni vengono svolte dalle capitanerie in
via “provvisoria”. E la Regione paga.
Ma oggi come oggi in Sicilia servono
urgentemente sul mare anche ristoranti,
stabilimenti balneari e altri locali, diretti alla
fruizione e all’utenza. Sarebbero provvidenziali in un territorio che manca di servizi. Laddove, un turista che voglia percorrere le “strade del vino”, rischia di
non trovare lungo la via un posto decente dove prendere un caffè,
una bibita o far colazione… E non pensiamo a quel bel locale, che
troviamo all’angolo (spesso degradato) e che solo noi conosciamo.
Tornando ai porti, abbiamo sotto gli occhi la situazione di tre
porti. Due già a vario modo operanti, come Riposto sulla costa
Ionica (Porto dell’Etna) e Castellammare del Golfo sulla costa
tirrenica, mentre il terzo è Balestrate. Questo è un raro caso di
piena utilizzazione dei primi fondi Por (Ue), stanziati ed utilizzati.
Tali temi dovrebbero essere al centro di focose interrogazioni all’Ars e di appelli ad una presidenza della Regione che appare
sempre in …tutt’altre faccende affaccendata. Invece, qui si parla di
occupazione e sviluppo immediati. Si tratta solo di riscuotere i frutti di ciò che si è già creato! Anche a Riposto e Castellammare
si perde tanto lavoro, ma che cosa hanno dunque di speciale in comune? La risposta sembra strana: le gabbie. Sono i paletti con la rete metallica da 2 soldi che recingono nel “Porto dell’Etna” la metà
non ancora assegnata all’ottimo gestore (Zappalà, ma non quello
dei formaggi) che ha il merito di aver creato la realtà modello già
operante. Mentre a Castellammare “le gabbie” circondano i nuovi
manufatti per la messa in sicurezza, compreso il nuovo molo trapezoidale della passeggiata davanti ai ristoranti. La vaga accusa è di
…cemento impoverito. Questa è l’ultima trovata dei “nemici dei
porti”, ma anche del progresso, dell’occupazione giovanile e dello
sviluppo turistico.
Ci vuole cervello a disporre quelle gabbie in posti già frequentati
da turisti qualificati: che cosa penseranno di noi? Ci vuole altro cervello a pensare che, se il cemento di una diga o di un molo non sia a
norma al 100% ciò costituisca pericolo per chi vi cammina sopra… Non vogliamo “uccidere un uomo morto”, cioè infierire sulla vecchia Sailem, ormai fallita: Se dovessimo esaminare la qualità
del calcestruzzo dei porti siciliani dovremmo chiuderli immediatamente tutti. Ma teniamo conto che, nei paesi più poveri (ricordiamo Kelibia), si costruiscono dighe foranee con soli massi di pietra,
senza cemento. Eppure, diciamolo, la Tunisia in fatto di turismo
nautico dà già dei punti…
Germano Scargiali
mentre si ricevono gli ospiti
e si posano anche le banchine
si lavora a marina
cala del sole
E’ già in corso la vendita delle varie unità del resort a Marina Cala del Sole di Licata, dove molte costruzioni sono già visibili e altre ne vanno sorgendo. E’
già avvenuto l’affidamento del centro commerciale,
molto appariscente e ben visibile nel
complesso residenziale, mentre giungono i primi gestori delle attività di shopping previste dal progetto.
Prosegue anche
nei mesi invernali la posa dei pontili che sono in corso di fornitura da
parte della ditta
Adragna di Tra-
pani.
Il patron Luigi Geraci, che sta realizzando il porto
quasi esclusivamente con le proprie forze, è un perfezionista. Ha progettato di persona gran parte dei
particolari tecnici delle case e delle vie di quella che
appare come una piccola città, ricorrendo alla propria esperienza di costruttore, che lo vede fra i primi
nel nisseno. Mentre anche per quel che riguarda le
banchine e i punti d’ormeggio ha applicato soluzioni che hanno lasciato sorpresi gli specialisti del settore.
Nelle realtà abitative ha ricercato sempre la prima qualità in fatto di soluzioni in pietra viva, mattoni e malte speciali resistenti agli agenti marini. Ma
anche nell’accessoristica e nell’impiantistica i materiali e le tecniche adottate tendono al meglio che ci
sia, per cui meritano una visita e una accorta valutazione da parte del potenziale acquirente.
Come già nel 2009, Marina Cala del Sole ha condiviso con il cantiere Adragna lo stand al Salone Nautico, dopo aver più volte presentato il progetto in un
plastico quasi unico nel suo genere all’interno di
uno stand autonomo.
La Adragna Pontili Trinacria costruisce pontili
da più anni ed è addirittura l’evoluzione di un cantiere che esiste dal 1930. E’ specializzato nell’uso
dell’acciaio inox e predilige l’adozione di traversine
in legno massello, mentre si fa un vanto di tener
conto delle caratteristiche ambientali e climatiche
dei mari meridionali.
A Genova le due ditte hanno presentato lo stato dei
lavori del nuovo porto e parlato di turismo nautico a
tutto tondo. Presentato anche il progetto dell’aeroporto che servirebbe Agrigento e verrebbe realizzato nei pressi di Licata.
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culturA
AusPicA lA PAce FrA cristiAni e musulmAni doPo lePAnto
il lungimirAnte sogno
di giAcomo serPottA
Giacomo Serpotta non è soltanto un grande scultore, un “funambolo” delle forme e
degli stucchi, ma è anche uno dei casi più
eclatanti in cui il barocco si discosta dal
mero gusto per l’ornato e dalla mera voglia di sorprendere di cui spesso lo si accusa. L’artista seicentesco invia messaggi
di cultura e di umanità profondi. Ed è il
barocco stesso che parla, smentendo chi
accusava l’intero fenomeno addirittura di
vanità.
Anche le celebrazioni degli ultimi anni,
continuano a sorvolare su quel punto nevralgico: fra i multiformi aspetti, il barocco rappresenta una rivoluzione di tipo democratico. Un esempio popolare lo abbiamo avuto nel Caravaggio televisivo.
Nel “romanzetto”, non tanto male per la
tv, c’era uno sforzo divulgativo, ma i tormenti del pittore che creò le nature morte
e dipinse il Bacco malato (l’aggettivo fu
aggiunto), ma prese anche per modella la
“donna di vita” che amava, ci rappresentano più che altro un “lui” particolare,
esempio di genio e sregolatezza, ma non
abbastanza il tormento di un’epoca contro il fariseismo e la pruderie parossistica
della Controriforma o contro la mera società civile.
I mangiapreti dicono che anche la controriforma si servì del Barocco. Può darsi.
Noi troviamo rilevante che il barocco sia
stato tanto imitato e ripetuto nelle chiese.
Problemi, ipocrisie, “sottacimenti”, che la
società tutt’oggi non sconfigge.
Nel Serpotta, a parte l’armonia dell’opera scultorea, che è di palmare e immediata godibilità, spicca la tecnica assolutamente unica e misteriosa che trasforma lo stucco in un materiale più bello e
splendente del marmo bianco, che, inutile
nasconderlo, vuol simulare. Con lo stucco
questo grande artista, numero uno di quell’insigne famiglia palermitana, detentrice
di tecniche uniche e di un bagaglio culturale incredibile per dei semplici artigiani
di mezzo millennio or sono, fece molto
lungo una vita di alacre lavoro. Nell’oratorio di Santa Cita, però, produsse fra il
1686 e il 1718 il suo primo capolavoro
(vedi anche l’oratorio del Rosario di S.
Domenico). Ed è fra i più significativi sul
piano allegorico. Qualcuno ama dire “dei
simboli”. Eppure dalla linea classica del
gusto barocco, i Serpotta eliminano il colore, elemento tale da sembrare irrinunciabile.
Sito in via Valverde, in una zona ricca
di altri capolavori, alle spalle di piazza
XIII Vittime, l’antico oratorio, cui si
accede dopo una grande scala attraverso
un bel loggiato di fine 500, sorprende per
le rutilanti giostre di putti, figure umane,
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frutti e foglie, mentre il ritmo e la profondità della sala è scandito dal susseguirsi
delle edicole e delle finestre, sormontate e
sottolineate da un timpano importante.
Il significato simbolico di tanto ornato è,
tuttavia, particolarmente pregnante. I
putti non sono angioletti, né bambini qualunque. Sono bimbi del popolo, che sottolineano la purezza dell’età infantile, esternandola con gioia ed una grande carica di
ottimismo. Essi trasformano pensosamente in gloria e speranza d’amore anche la
“tristitia” della guerra appena conclusasi,
pur vittoriosa e decisiva, culminata a Lepanto.
La purezza infantile è, per l’autore barocco, l’intima essenza con cui l’uomo
muove i primi passi nella vita. Fra uomini e animali regna allora una arcadica
pace di tipo rousseauiano. Ed ecco che i
putti giocano nella parete di fondo (la
controfacciata, alle spalle di chi entra)
con un’aquila e un leone. Essi contribuiscono ad esorcizzare la guerra in cui le
nazioni cristiane hanno appena umiliato
la potenza musulmana. Appena al di sotto compare la rilevante presenza di due
ragazzi, splendidamente e realisticamente eseguiti: il ragazzo cristiano tende la
mano a quello
musulmano per
chiedergli perdono e consolarlo
dello schiaffo che
la cristianità ha
dato alla sua etnia, con la dura
vittoria sul mare.
Siamo alla pensosa celebrazione di quella battaglia. Non manca l’esibizione
d’un fascio di armi. Ma tutto alla
luce dell’aspirazione ad una definitiva pacificazione, che solo lo
spirito giovanile
e quello popolare possono simboleggiare da una
parte, ma anche
promuovere e preparare dall’altra.
Poi la sala vive, seguendo i ritmi del
molteplice con la figurazione dei 15 misteri del rosario, mentre è di qualche anno dopo l’aggiunta delle bibliche Giuditta ed Ester, frutto della mano divenuta
ancor più esperta dell’artista. Fin qui il
La battaglia di Lepanto di Giacomo Serpotta. In basso, particolare (Oratorio di Santa Cita, Palermo)
grande maestro, che visse a Palermo in
un ambiente di lavoro in bilico fra l’artigianato e l’arte, da lui così nobilmente
rappresentata.
Alisciarg
culturA
e’ arte ma abbraccia senza tempo la storia del pensiero
il barocco
la molteplicità
e il movimento
La visione barocca si allinea con quella tendenza del pensiero
che vede nella molteplicità (della realtà e dei …problemi) una
costante irrinunciabile. Inoltre, è il movimento la caratteristica
fondamentale della realtà naturale. Tutto ciò è vero sia sul piano
fisico (gli atomi, l’aria, le acque…) che morale (la storia, l’evoluzione). La virtù consiste nel gestire con impegno tale molteplicità, che si esprime pur nell’elementare realtà giornaliera, nell’affastellarsi dei problemi. Consiste anche nell’accettare il cambiamento di una realtà in divenire, priva di certezze, fede compresa
(non è certezza neanche per i santi)… L’errore, invece, starebbe nella reductio ad unum – cioè una sola idea o una sola regola
– sostanziale caratteristica del pensiero di Parmenide e dell’idealismo filosofico (Platone, Hegel), ma presente anche nel razionalismo (Aristotele, Cartesio), che non esce salvo, dal medesimo
fondamentale errore, pur provandoci.
La giusta via è invece, nella visione barocca, quella degli anti
idealisti e di Gesù stesso, che accetta la realtà per quella visibile,
che vive in un mondo complesso, molteplice, sorprendente. Moralmente, tale visione si muove fra una miriade di esempi pratici,
parabole, interrogativi e risposte suggeriti dalla realtà vissuta.
L’unica unità ideale è in Dio, che aiuta gli uomini e da loro si attende una risposta. La verità sul cosmo, meglio che dai platonici,
era stata intuita da Eraclito, Empedocle, Democrito, Pitagora, e
più modernamente da Schopenhauer, Kirkegaard, Herbart, Rosmini, Bergson, Pascal…
in una sicilia in cui gli esempi di barocco si moltiplicano, occorrerebbe conoscerne meglio le caratteristiche. oltre che
a noto, il pensiero corre a catania e soprattutto a ragusa, ma
anche a vari centri più
piccoli come la stessa licata. infine a Palermo, dove i serpotta non sono soli, ma
è particolarmente presente all’interno e soprattutto negli altari
la tecnica dei “marmi
mischi”, una delle applicazioni più ricche
di questo stile che è
una fonte inesauribile di varianti e di scoperte. da casa Professa all’immacolata
(capo), da san giuseppe a san Francesco di Paola. Anche
con il prezioso inserimento di semplici altari.
Nella foto Noto, la chiesa di San
Domenico
mazara la chiesa di santa veneranda. mentre le certezze
del rinascimento entrano in crisi, più grande e sofferta è
l’aspirazione verso il cielo, ricercata con gli ornamenti e i campanili che
si spingono in alto. si verificano frattanto gli eccessi della controriforma, che è tuttavia un fenomeno innovativo. galileo, prima condannato,
viene poi liberato e non
perde la propria fede.
Peggio va a giordano bruno e tommaso campanella. e’ così che il barocco si diffonde nell’architettura e nell’arte,
trasformandosi al contempo in occasione di
protesta e di esaltazione della chiesa. il timpano, simbolo del triangolo e della perfezione all’ingresso dei templi perde di rilievo. spesso si
sfrangia e si apre, divenendo uno dei tratti riconoscibili dello stile.
35
sPeciAle Arte
un libro di Franca raponi
“ZingAro”
la riserva in arte e natura
36
ranca Raponi ha un approccio con
l’arte molto particolare. Il suo percorso muove dalla natura verso l’arte con un forte intento etico. Mentre
sfoglio il volumetto che mi trovo tra le
mani, mi chiedo: Come mai la Sicilia?
E alla mia domanda inespressa risponde
prontamente l’artista romana: “ Ho incontrato la Sicilia a un certo punto della
mia storia artistica, ma anche umana. E’
stato un trauma, positivo, ma un trauma, uno sconvolgimento emotivo. Sono
riuscita a conoscere la Sicilia tramite le
persone che amano la propria terra”.
Forse, di allora, le restano ancora
molte emozioni?
F
sia dell’uomo. Così ho voluto dedicare
proprio a questa lotta disperata un’opera, un’istallazione, dal titolo la tonnara di
Scopello e l’ho dedicata al mio incontro
magico con la Sicilia”.
Sembra che la natura sia la sua
maggiore fonte di ispirazione?
“Lo è di certo. La mia ispirazione nasce
dalla natura, soprattutto da quella più
selvaggia e incontaminata. Ho iniziato
la mia attività perché ho assistito allo
scempio degli incendi. E’ stato un episodio crudele che ha segnato una svolta
nella mia vita. Io ero solita frequentare
l’Eremo in Umbria e ciò per tanti anni
di seguito quando, un giorno, bruciarono tutta la collina. Fu un incendio dolo-
“Innanzi tutto, della Sicilia, mi ha sconvolto la travolgente bellezza. Questa è
la prima cosa che mi ha colpito l’occhio.
La seconda, invece, mi ha colpito il cuore: l’accoglienza che lo straniero riceve
in questa terra. Era il 1993. Mi trovavo
presso la tonnara di Scopello al seguito
di una troupe che girava un film. Collaboravo con la scenografia”
Quello di Scopello è certamente
un paesaggio molto insolito, unico nel suo genere…
“Mi ha dato modo di imbatter mi, da
subito, nella parte dell’Isola più caratteristica, dal paesaggio più incisivo. La
tonnara col suo mare azzurro, trasparente che rappresenta, però, anche la
parte forte della natura. C’è in quel tratto di mare, in quelle acque, un’energia
tragica, che proviene dalla caccia al tonno, caccia che è emblematica della lotta
per la sopravvivenza, sia dell’animale
so. Fortunatamente l’Eremo e le sorelle
che vi abitavano si salvarono, ma per
me fu uno schok terribile: in poche ore
era stato distrutto un paradiso che la
natura aveva costruito nei secoli. E’ stato un momento terribile, di morte, ma
fortunatamente anche di vita perché, da
quel momento, ho deciso di fare di tutto
per far parlare la natura. Se gli uomini
le voltano le spalle – mi sono detta – sarà la natura a parlar loro. E questo è
quello che cerco di fare ogni giorno della mia vita”.
Allora riesce a dar voce alla natura?
“Per quanto incredibile credo che sia
possibile. Prendo una foglia, una corteccia, un ramo, un sasso, una conchiglia e faccio in modo che possano raccontare la loro storia. Gli esseri umani
sembrano sordi, ma non lo sono, se solo
riescono a spegnere quel rumore assor-
dante che li circonda”.
Possiamo dire che Franca Raponi
si riconosce interamente nella mission di salvare la natura?
Certamente, fin da quando mi occupavo di composizioni floreali, di allestimenti, di addobbi. Ma da qualche anno
il mio è un impegno ancora più forte.
Credo che dobbiamo fare di più per il
nostro mondo. Dobbiamo riempirci gli
occhi della bellezza che ci circonda, dobbiamo amare quelle meraviglie che ci
sono donate senza alcun nostro merito
e dobbiamo farle nostre con quell’amore, quel rispetto, quella protezione che
meritano e che meritiamo anche noi esseri umani che ne facciamo parte”.
In alto: la copertina del libro. A sinistra, Grotta dell’Uzzo
(tecnica mista: carboncino-gessetto). A destra, Cala
Disa (tecnica acquerello)
Sono anche aperte le iscrizioni al Liceo Artistico
sPort
Nelle foto momenti del “gioco della guerra”
a Palermo e un contenitore di pallini
softair fra guns
e tattiche militari
e’ un vero sport simula
i combattimenti
e si basa sulla lealtà
Vi presentiamo uno degli ultimi sport del momento. E’ già una moda.
Tattiche militari, tute mimetiche ed armi ad aria compressa servono per
“giocare alla guerra” con zero incidenti o quasi.
Il softair o soft air (in inglese: airsoft o air
soft) o tiro tattico sportivo è un’attività ludico-ricreativa di squadra basata sulla simulazione di “tattiche militari” e si distingue
dalle altre attività similari, per l’utilizzo delle Air soft gun (armi ad aria compressa), da
cui appunto prende il nome. Il nuovo sport
si articola in una varietà di giochi che spaziano da un approccio meramente ludico
ad uno più sportivo, uno ricreativo ad uno
strategico-simulativo. Nonostante l’apparenza bellicosa, il softair è innocuo, non
violento e basato sul corretto confronto
sportivo. Proprio per queste caratteristiche
è ormai frequente l’utilizzo di questo gioco
nell’ambito del team building, del problem
solving e della formazione aziendale.
Nel “sostai” vengono usate le Air soft
gun, cioè repliche più o meno fedeli d’arma da fuoco che proiettano pallini sferici
mediante la spinta impressa dalla compressione di un gas (Aria, Propano, CO2). I pallini, per la maggior parte della dimensione
di 6mm di diametro, possono essere composti da materiali plastici, materiali inerti o
biocompatibili o biodegradabili. La compressione del gas necessario per proiettare
il pallino può derivare dalla compressione,
manuale o motorizzata, di un cilindro a
molla oppure da serbatoi di gas precompressi. Le armi motorizzate vengono anche
chiamate air electric guns.
Il “gioco” del sostai si sviluppa in partite o “combat”, che possono avere obiettivi diversi: si va dal conquistare la bandiera
altrui ad effettuare vere e proprie pattuglie
di ricognizione per conquistare obiettivi di
38
diversa natura (bandiere, testimoni, materiali ecc.) naturalmente “neutralizzando”
gli avversari bersagliandoli con le apposite
armi giocattolo ed eliminandoli così dal
gioco. Una volta colpito, il giocatore deve
dire una parola chiave che corrisponde a
“morto”, per far capire agli altri che non
partecipa più a quella partita o combat.
L’autodichiarazione può anche servire ad
evitare inutili e continue raffiche di pallini
ai danni del giocatore stesso. Per motivi di
sicurezza è assolutamente d’obbligo per
chi gioca indossare almeno gli occhiali
protettivi, o meglio ancora delle maschere integrali per proteggere tutto il viso, dette “gran facciali”.
Nonostante la pratica preveda l’uso
di protezioni adeguate e le armi siano di
potenza ridotta, si tratta pur sempre di uno
sport in ambiente aperto, per cui possono
verificarsi occasionalmente incidenti come
slogature e graffi. Se non si rispettano le
norme di sicurezza basilari (uso di protezioni e della sicura delle armi quando non
in gioco, tiro solo da distanza superiore ai
3-4 metri) è possibile anche che vi siano in-
fortuni agli occhi o ai denti, ma si
tratta di casi poco frequenti e facilmente evitabili, se lo sport è
praticato con attenzione e soprattutto con le dovute protezioni.
Vedi elmetti …di vari modelli e
nazionalità.
Le infinite tipologie di gioco
sono limitate solo dalla fantasia
degli organizzatori. Facciamo degli esempi sulle più apprezzate
dai softgunner. Cattura la bandiera o postazione avversaria che
può svolgersi “attaccanti contro
difensori”: viene posta una bandiera obiettivo e la difesa vince se
l’attacco non conquista la bandiera entro un tempo limite. Doppio attacco/difesa: con due bandiere, vince chi cattura la bandiera nemica e la riporta al
proprio campo. Deathmatch a squadre, in cui
vince chi elimina tutta la
squadra (senza “rinascita” dei giocatori) o chi elimina più avversari (con
“rinascita”). Liberazione
di un prigioniero. Distruzione della squadra avversaria. Tutti contro tutti.
Vengono organizzati scenari che riproducono azioni della storia militare o azioni
di forze speciali. Per via della disponibilità
di equipaggiamento del periodo 1960-2000,
gli scenari rappresentano spesso forze occidentali contro generici “terroristi” ovvero
forze Nato contro l’ex blocco sovietico. C’è
chi si specializza ed utilizza un equipaggiamento in stile col ruolo giocato: gli “occidentali” usano repliche di armi statunitensi
o europee, mentre i cosiddetti terroristi prediligono armi russe, come l’Ak-47, il noto
Kalasnikov.
Anche le uniformi si accordano spesso con
la squadra di gioco, con differenti pattern
della fazione interpretata. Espressamente
vietati, però, sono gradi, simboli, stellette o
mostrine di corpi realmente esistenti.
La particolarità di questo gioco/sport è
l’essere del tutto basato sulla correttezza
del giocatore, poiché non esiste un modo
per provare oggettivamente che l’avversario sia stato colpito o meno: è dovere del
giocatore che s’accorge di essere colpito dal
pallino avversario, alzare la mano e gridare colpito, morto, o preso (autodichiarazione) e
quindi abbandonare l’area di gioco, evitando di collaborare in alcun modo con i propri compagni impegnati in azione. Chi agisce disonestamente viene ironicamente definito Highlander (dal film sulle vicende
degli scozzesi immortali) e, una volta individuato, può essere discriminato ed emarginato dagli altri giocatori. Può anche essere
espulso dal gioco o nei casi più gravi, dalla
sua associazione sportiva.
Alessandro Roberto Bruno
sPort
Alla Xviii cefalù wind cup campionato nazionale raceboard
Alberti conquista il tricolore
e il trofeo sailor
hanno reso possibile
la manifestazione
Club organizzatori: Velaclub Cefalù e Yc Acquasanta, Coni,
MSP
Circoli partecipanti: Albaria,
Lauria, C Vela, Cn Forza 10,
Tennis e vela Milazzo, Cv Balestrate, Cv Lecce.
Giudici di regata: Ignazio Pipitone (presidente), Oscar Casagrande, Nico Di Bartolo, Lydia Gaziano, Enza Franchi,
Chiara Scargiali, Germano
Scargiali.
Un Grazie alle aziende
presenti
Sailor su misura d’uomo
(Abbigliamento)
Disisa (Vini), Fiasconaro
(Dolci tipici), Hotel La Plumeria, Hotel Le Calette,
Hotel Sea Palace, Cafè del
Molo, Coppe G.Muratore
Cefalù wind Cup al traguardo della XVIII edizione. Il 2° Trofeo
Sailor è stato assegnato, domenica tre ottobre, al termine di sei
prove disputate, al campione uscente, il palermitano Alessandro
Alberti del Circolo nautico Forza 10, che risulta così anche primo tra i master. Tempo sereno,
vento e mare piatto hanno contribuito alla riuscita della manifestazione. Al secondo posto , dopo
una gara molto combattuta, che
lo ha visto più volte in testa, ha
concluso il portacolori del Circolo della Vela Marco Andreuccetti, primo granmaster. Bella
gara anche per Giuseppe Castelli, che ha conquistato il terzo
gradino del podio, dopo aver messo a segno un primo di giornata
ed esser rimasto per l’intero campionato in lizza, con Alberti e Andreuccetti, per la prima piazza.
Sono stati pertanto attribuiti, nella ridente cittadina normanna,
per la terza volta nella storia, i ti- Ingaggio fra Alberti e Castelli
toli nazionali della Classe Raceboard di windsurf. Tale classe riuni- drea Bernabò. Organizzazione dello Yc
sce in sé tutte le altre, compresa l’olimpi- Acquasanta che ha raccolto l’eredità delca Rs:x e le giovanili Techno. Prevede lo Yc Borghi Marinari, assieme al Vela
una premiazione unica e premiazioni se- club Cefalù al Porto Vecchio.
parate ai primi classificati, laddove il nu- Nella giornata di domenica hanno remero delle singole classi sia congruo. La gatato anche i piccoli optimist. E’ stata
classifica prosegue, dal quarto in poi, con una buona perfomance quella dei cail leccese Luciano Treggiari, Salvatore detti del Circolo Velico Balestrate
Aragona (N.C. T Vela Milazzo), Rosario che, guidati da Anna De Blasi, vincitriCinquegrani e Giovanni Sirchia, entram- ce assoluta, hanno ocbi dell’ Albaria. Nella classifica delle ta- cupato le prime tre piazvole ibride, è risultato invece primo Bru- ze insieme a Franceno Di Gerlando (CNForza 10) che ha sco Rocca e Agata Supreceduto i Techno dell’Albaria Giusep- tera. Balestratese anpe Zerillo (primo junior), Lorenzo Gera- che il primo junior Seci, Giuseppe Rizzo, Andrea D’Amico, bastiano Scollo, che
Andrea Giammanco, Beatrice Saporita, ha preceduto, nella stesUmberto Stassi, Marco Ingoglia, An- sa categoria, Daniele
Sopra,
La suggestiva
immagine
della base a terra
A sinistra,
Optmist
al rientro
Alberto Bonaccorsi, presidente del Tennis e Vela
Milazzo che ha accompagnato personalmente i
“pulcini” del vivaio optimist
Cinquegrani, i primi due del podio Alberti e Andreuccetti con il leccese Treggiari tricolore 2008
Aragona e Giulia Aricò, entrambi del NC
Tennis e Vela di Milazzo. La classifica
prosegue poi, tra i cadetti, con Pietro Guido
(N.C. T e V Milazzo), Paolo Pusateri (CV
Balestrate), Dario Cannistrà, Rosario Badessa e Federico Amalfa, tutti del C.N. T V.
Milazzo, e i balestratesi Gaspare Timpa e
Riccardo Rappa.
39
sPort
breve storia della manifestazione
il giro podistico
del Faro
Era il settembre del 1997 quando, dopo vent’anni di precariato nella scuola, il prof Marcello prese servizio nella
cattedra di Educazione Fisica all’I.T.T. Marco Polo di Palermo. A novembre scioperarono gli studenti, occupando
dopo qualche giorno la scuola.
Era un sabato mattina incredibilmente assolato di dicembre quando il prof chiede al bidello (oggi collaboratore
scolastico) un sacco per l’immondizia e un paio di guanti
da cucina e scende a Mondello per farsi la solita oretta di
corsa sulla sabbia. Invece, inizia a raccogliere tutte le bottiglie di vetro e le lattine sparse a partire dal moletto del
Lauria fino al Charleston.
Il gestore del Bar Scimone scambia il prof per un impiegato dell’Amia e scatta improvvisamente la scintilla!?
E’ così che il 18 dicembre del 1997 nasce l’Atletica
Mondello del prof Ruggiero, che organizza la prima
edizione del BEACH RUNNING MONDELLIANO:
andata e ritorno, dall’Albaria al Charleston, interamente
sulla sabbia!
Dal punto di vista sociale l’intento è quello di sensibilizzare i palermitani ad amare e quindi rispettare “la cosa
pubblica” come un bene comune, un vero Paradiso terrestre, quello modellano, a due passi dalla città!
Dal punto di vista sportivo sportivo, significa divulgare i
benefici del potenziamento del maratoneta attraverso la
corsa sulla sabbia. Una vera palestra naturale alla portata
di tutti!
Dalla seconda edizione nascea un percorso stupendo: si
parte dalla spiaggia di Valdesi all’altezza dell’Albaria e,
attraverso il litorale, si entra nella riserva naturale di Capo Gallo. Caratteristiche, tuttora mantenute dagli organizzatori,
per obiettivi ben precisi: 1) Si parte e si ritorna allo stesso punto
di partenza senza intralciare il traffico; 2) Percorso sempre lo
L’Asd Atletica Mondello nasce nel 1984
con il primario obiettivo di promuovere
“lo sport per tutti”. In particolare, lo sport
all’aria aperta e a stretto contatto con la
natura. Da qui nasce l’ormai famoso motto del prof. Marcello Ruggiero: “Educare
comunicando e comunicare educando”
attraverso lo sport il cittadino.
“Sport per tutti” come mezzo educativo, rivolto al singolo individuo ma soprattutto all’intero nucleo familiare, dai
più piccoli (4-5 anni) ai non più giovani
(amatori), e praticato all’aria aperta.
“La natura, la nostra palestra…di
vita”. Oggi l’Atletica Mondello con i
suoi oltre 800 tesserati annuali e oltre
5000 contatti attraverso serate ed eventi
sportivi non competitivi, costituisce una
concreta realtà sportiva palermitana. Essa comprende svariate realtà.
Un centro di avviamento allo sport giovanile di atletica leggera e triathlon con
oltre 300 iscritti.
Un settore amatoriale Fidal maschile e
femminile (sempre più presente nelle Maratone Europee ed oltre oceano) vedi l’ultima Maratona di New York con un bel
40
stesso per confrontarsi anno per anno con la propria forma fisica; 3) partenza alle ore 9.00 in punto! 4) Tutti i partecipanti vengono cronometrati. Non è una gara ma...
Atletica mondello
16 anni di vita
gruppo di 12 presenze mondelliane.
Corsi di ginnastica all’aperto operativi
tutto l’anno, compreso la stagione estiva
in giro per le spiagge siciliane con l’”Aquathletic on the beach” del prof. Marcello
Ruggiero.
L’atletica leggera ed il triathlon a livello
agonistico nazionale, in stretta collaborazione con il Centro Universitario Sportivo di Palermo.
E infine, in questi ultimi anni, grazie allo
spirito di collaborazione che contraddistingue l’associazione, un po’ tutti gli sport
all’aperto, dal trekking alla canoa, dal
windsurf all’aquathletic on the beach e al
nuoto in mare (da maggio ad ottobre)…
La professionalità dello staff e la costante assistenza tecnica garantiscono
durante gli allenamenti per tutto l’anno il raggiungimento dei singoli obiettivi, agonistici e non, mettendo al primo posto “la salute”! Da sempre “contro l’attività sportiva esasperata” e per
finalizzare il lavoro svolto concretiz-
zando i risultati raggiunti, viene data
particolare importanza a:
- l’organizzazione di eventi sportivi competitivi e non (Trofeo Primavera, Giro del
Faro, Cronoscalata del m.te Pellegrino,
meeting di atletica leggera giovanile, amatoriale ed assoluto in pista e campestre)
spesso con regolamenti particolarmente
finalizzati al “fair-play” con appuntamenti ormai tradizionali;
- le serate sociali (spesso con oltre 500
presenze) che rendono tutti partecipi ai
successi raggiunti, amplificandone la forza associativa.
Molte sono infatti, le “vittorie sociali”
(obiettivi trasversali) che la nostra associazione annota attraverso l’attività sportiva svolta. Infine, qualche raccolta è stata mirata a:
- sterilizzazione dei cani randagi che invadono il Parco della Favorita;
- piccoli lavori di manutenzione ordinaria di impianti sportivi o spazi verdi frequentati da migliaia di appassionati podisti (copertura di buche, pulizie straordinarie di sentieri del Parco o vari luoghi
pubblici…)
40
sport
E’ stanco della pelle nera ma forse è una sparata
Zamparini il matto
vende tutto e se ne va?
Il Palermo ci ha abituato – a dir poco – alle novità e alle sorprese. Anzi
ai colpi di scena. Sono la specialità
di Maurizio Zamparini, quell’originale personaggio cui comunque –
lo ripetiamo – da palermitani non
possiamo dire null’altro che un grosso grazie. L’ultima sparata è quella
di aver collocato, nel pieno di un
campionato appena iniziato in modo promettente, fuori dal market di
via del Fante il cartello vendesi. “Oggi so’ matto”, pare dica, proprio come Giulietta Masina al mercato di
Porta Portese o come certi commercianti: Maurizio, il matto, vende tutto e se ne va. Mentre Xavier Pastore
vien fuori come un futuribile giocatore da storia del calcio e capitan
Miccoli “la quartara ciaccata” si appresta a ricominciare la propria goleada (e che dire della scoperta Ilicic?), Zampa non sembra neppure
tornare sui propri passi.
Frattanto il Palermo, nel battere secondo pronostico il Cesena fuori casa, fa il pieno della sua buona media e si ritrova ad agguantare l’Inter presso le zone
alte della classifica che lo vedono presente
praticamente da sempre. Per l’esattezza da
quand’è …in formato Zamparini. Adesso
si vede quanto sia stato importante sfatare
la troppo recente leggenda di un Catania
bestia nera e di sovvertire sia la serie di vittorie rossoblù che i recenti scivoloni in campionato e in coppa.
Ma il fatto più concreto è che il presidente
friulano – ben presto incredibilmente palermitanizzato – ha risentito di ciò che aveva avvertito all’inizio. E da queste piccole
pagine, tanto per cambiare, lo avevamo
messo sull’avviso. Ecco, dicemmo a Zampa, che cosa significhi avere la pelle nera…
Abbiamo anche ricordato un vecchio articolo di Roberto Ciuni sul Guerrin sportivo,
allora caustico settimanale di sport su scala
nazionale. Tutta la persecuzione che vedo
allo stadio contro i colori rosa, diceva Ciuni, è simile ad altra persecuzione contro Palermo e la Sicilia. Ed il motivo segreto, concludeva in modo spiritoso e speranzoso, è
perché siamo più belli. Ripetiamo questa
antica testimonianza, ormai storica, per dimostrare che il problema è di sempre. Ed
ora Zamparini scatena la propria reazione
caratteriale. Tutta quella di cui è capace,
toccando con mano che cosa significhi la
persecuzione del centro contro la periferia,
il semplice passa parola con cui gli arbitri
danneggiano da anni il Palermo. E non diversamente può dirsi del Catania che, se
mai, ne ha viste addirittura di peggio.
Il presidente Maurizio Zamparini, Javier Pastore, Fabrizio
Miccoli, Cesare Bovo, Josip Ilicic e Abel Hernandez
Zamparini, dopo essere fuggito anni fa polemicamente da Venezia, batte ancora i
pugni sul tavolo. Qualche settimana fa, in
occasione del Salone nautico a Genova,
leggevamo un articolo sul presidente del
Palermo e dava per scontato quanto fosse
autorevole il suo parere su certe beghe del
calcio. E tante ne abbiamo sentite in proposito. Sinceramente speriamo che Zampa
ritorni sui propri passi e le caratteristiche
del personaggio non rendono sorprendente alcun ripensamento. Così come alcuna
decisione a sorpresa di tipo definitivo, del
resto. Con Don Maurizio, insomma, tutto
è possibile.
E se arrivassero gli sceicchi? Sarebbe un bel
ritorno degli arabi a Palermo, come al tempo di cui tanto si parla, cioè di quella indimenticata eppur nebulosa epoca storica in
cui alcuni studiosi affermano che non furono neppure veri arabi ad essere presenti in
Sicilia, ma solo evolutissimi musulmani
d’allora, provenienti dall’Africa del Nord.
Germano Scargiali
41
sport
Grande successo il 2° Convegno sport sicuro
Mettere a norma
i centri sportivi
Molte presenze e notevole
interesse all’Hotel Addaura, in occasione del 2° Convegno nazionale sullo “Sport
Sicuro - Come mettere in
Regola il proprio Centro
Sportivo”. Il Convegno è
stato organizzato dal Comitato Regionale Coni
Sicilia, dal Comitato Provinciale CONI Palermo
e dalla Scuola dello Sport
Coni Sicilia in collaborazione con il Coordinamento degli Enti di Promozione Sportiva di Regione Siciliana, Assessorato Turismo e Sport, Comune di Palermo, Provincia Regionale
e Miur.
Scopo del convegno è stato
quello di affrontare tutte le
norme che è necessario conoscere per mettere in regola il proprio centro sportivo. Gli argomenti sono stati trattati da autorevoli relatori, in rappresentanza delle varie discipline di cui si è
discusso e che hanno riguardato il mondo accademico, sanitario, giuridico, sportivo, amministrativo, e fiscale. Si è parlato a lungo
delle problematiche relative alle ispezioni presso i centri sportivi, alle agevolazioni fiscali a favore delle Associazioni Sportive Dilettantistiche, all’uso corretto
del trattamento delle sponsorizzazioni. Ad aprire i
lavori il Presidente del Coni Provinciale di Palermo
prof. Giovanni Caramazza che si è espresso sull’importanza della sicurezza e
agibilità degli impianti spor-
Antonio Palma
tivi. Tra le autorità intervenute, la dott.ssa Maria Antinoro, Dirigente Assessorato Regionale Turismo, Sport
e Spettacolo, l’Assessore
allo Sport della Provincia
Regionale di Palermo, dott.
Michele Nasca, l’Assessore all’edilizia sportiva e
scolastica del Comune di
Palermo, Ing Sergio Rappa, l’Assessore allo Sport
del Comune di Palermo dott
Alessandro Anello, il prof
Antonio Palma, Coordinatore Didattico Scuola dello Sport della Sicilia. Quest’ultimo ha precisato che
tutte le tematiche di cui si è
discusso, sono state inserite
anche nel catalogo della Scuola dello Sport, segno dell’importanza e della grande richiesta d’informazione che si registra nel settore
sportivo.
Al Convegno sono intervenuti i seguenti relatori: Il
Direttore Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Sicilia, dott Castrenze Giam-
portone – Il Coordinamento Provinciale Degli Enti di
Promozione Sportiva con il
prof Giuseppe Mangano – il Capo Ufficio Fiscalità Generale dell’Agenzia
delle entrate Dott Mauro
Farina – il Funzionario delle Agenzie delle Entrate Dott
Pietro Cascio – il Revisore
Legale Dott Victor Di Maria – il Preside della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Palermo, Prof
Giuseppe Liotta – l’Esperto di Diritto Sportivo Avv
Lucia Ponzo – l’Esperto
di Diritto Sportivo Avv Lelio Gurrera – il Professore Aggregato di Diritto Pubblico dell’Università di Palermo Prof Felice Blando – il Dott Giuseppe
Grammatico – il Responsabile Uo Igiene e Sanità
Aap di Palermo Ing Nicolò Perrone – il consulente
Impiantistica sportiva Coni
Palermo Ing Maurizio Albanese – il Coordinatore
Provinciale Enti di Promozione Sportiva, Dott. Marcello Sajeva.
Così, infine, ha concluso il
presidente Massimo Costa:
“Il Convegno con il suo successo, che ci conferma quanto stia a cuore agli operatori di aver chiare le modalità
per portare a norma il proprio centro sportivo, è stato
anche l’occasione per presentare lo Sportello d’informazione sportiva, già attivo da qualche tempo presso la sede del nostro comitato, che rimane a disposizione di tutti”.
La Vlassof 200 del Trofeo Sicilia. Nella foto a destra, Natalia Farina
La provincia di Catania esce vittoriosa
dal 41° Trofeo Sicilia, ma lo scettro della
vittoria per la pesistica resta in mano alla
provincia di Palermo. Entusiasmo e sano
spirito di competizione hanno caratterizzato questa edizione che premia, innanzitutto, l’unione degli atleti delle 6 squadre che
hanno trascorso in completa armonia i tre
giorni della manifestazione riscuotendo
l’apprezzamento per il comportamento tenuto dagli atleti e per i risultati raggiunti,
sia dal Presidente regionale Coni Massimo
Costa, sia dallo staff presente. La gara di
pesistica si è svolta presso l’Istituto Pio La
Torre di Palermo e, per il primo anno, salgono in pedana anche le donne.
Sei le provincie a contendersi il primato:
Palermo, Catania, Messina, Trapani, Enna
e Caltanissetta. La rappresentativa palermitana guidata dal Maestro Giacomo Farina della Vlassof 200 Carini formata da Natalia Farina (Vlassof 200 Carini), Giorgia
Russo (Dynamo Club Bagheria), Marco
Bellia (Vlassof200Carini), Antonio Corsale
(Europesistica) e Flavio Bonfardino (Power
Club Palermo) vince la sfida alla quale hanno preso parte ben 5 atleti della nazionale
italiana Under 17.
Oltre a Natalia Farina e Giorgia Russo presenti anche i nisseni Mirco Scarantino e
Rosario Scaglia e il catanese Alberto Sarda.
La classifica finale premia Palermo seguita
da Catania, Caltanissetta, Messina, Trapani ed Enna.
La scia di successi della provincia di Palermo si consolida in Coppa Italia Esordienti
e Under 17.
Nella fase regionale la Vlassof 200 porta
a casa il 1° posto come società maschile Under 17 con i podi di Daniele
Attardo classificatosi 1°nella cat. Kg94,
Marco Bellia cat. Kg 69 e Antonio Lo
palermo
42
Conclusa la 41ma edizione del trofeo sicilia
Vince Catania,
palermo prevale sui pesi
a
Galbo cat. Kg77 arrivati secondi, il 2° come società maschile Esordienti con Giosuè
Attardo al 1° posto nella cat. Kg62 e il 2°
posto di Marco Bellia nella cat. Kg50.
Il 1° posto di Natalia Farina nella cat.
Kg53 le vale invece, il 2° posto come società femminile.
La Dynamo Club Bagheria conquista il
1° posto come squadra maschile Esordiente grazie al 1° posto di Antonio Pizzolato
cat. Kg.77, Andrea Marzullo arrivato 2°,
seguito al 3° da Angelo Stillone entrambi
nella cat. Kg56 e Sebastiano La Mattina al
3° posto della cat. Kg69.
Terzo posto come società maschile Under
17 per la Record Palermo con il 1° posto di
Vincenzo La Matina cat. Kg56 e Davide Pratameno cat. Kg.+94. La Eracles
arriva prima come società femminile Esordiente con Antonina Trudettino e Vanessa Quattrocchi prime classificate rispettivamente nella cat. Kg69 e Kg+69.
L’Eleuteria sale sul 3° gradino del podio
delle società femminili con il 1° posto di
Dina Focella.
La classifica nazionale conferma la nostra provincia al vertice proclamando tre
vincitrici in Coppa Italia Esordienti 2010:
Natalia Farina (Vlassof200 Carini) per la
cat. Kg53, Dina Focella (Eleuteria) per la
cat. Kg63, Antonina Trudettino (Eracles)
per la cat. Kg69, una vincitrice Coppa Italia Under 17 per il 2010 Giorgia Russo
(Dynamo Club Bagheria).
Vincono la Coppa Italia Esordienti 2010
Antonio Pizzolato (Dynamo Club Bagheria) per la cat. Kg77 e Oukaina Boujema (In Mare) per la cat. Kg85.
Prossima sfida, le Qualificazioni ai campionati Assoluti Italiani in programma per l’11
e il 12 Dicembre a Cervignano del Friuli
(UD) che vedrà i migliori atleti di tutte le
età delle varie categorie di peso contendersi
l’ambìto titolo nazionale.
M. Carola Tuzzolino
La squadra palermitana al via del campionato di serie B di Basket
Esordio di successo per la r Motors
Grinta e cuore per l’esordio della R.Motors Palermo vittoriosa su una tenace Lazur Catania superata per un solo punto (42 a 41) nel campionato di
serie B 2010/11. Il distacco sarebbe stato anche maggiore se
il quintetto di coach D’Anna
non avesse concesso troppo all’avversario che si trovava sotto
di 7 punti quasi alla fine del secondo quarto, ripartendo e mettendo a segno un parziale di 15
a 0 in proprio favore, grazie ad
una serie infinita di svarioni gratuiti. Merito comunque alla formazione etnea che ha tesorizzato i regali delle palermitane,
ma nulla ha potuto davanti all’incedere della rimonta delle
padrone di casa, finalizzata da
Manuela Vitale, che ha messo a segno gli ultimi quattro punti, quelli del sorpasso
e della vittoria finale.
Dopo le prime schermaglie iniziali, la R.Motors Palermo ha
preso in mano le redini della
partita conseguendo il primo
mini vantaggio, ma il ritorno
della Lazur Catania nel finale
del primo quarto, ha fatto concludere il tempino con le palermitane avanti di due punti 14/12).
Il secondo quarto è stato un vero proprio alternarsi di emozioni poichè la R.Motors ha preso a giocare con decisione, specie in difesa, ed ha raggiunto il
massimo vantaggio di 23/16 a
circa tre minuti dal fischio della
sirena. A questo punto, improvvisamente la compagine di casa si è spenta andando completamente in tilt e permettendo
alle ospiti un parziale di 8/0 e
quindi il sorpasso sul 23/24,
non solo, ma si è anche gravata
nelle singole di numerosi falli,
già al cambio campo.
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La terza frazione di gioco si è
aperta con la Lazur Catania
che con un ulteriore 7/0 ha allungato sino al 31/23 in proprio favore, gettando pesanti
ombre sul prosieguo di gara della R.Motors che, a questo punto, non avendo più nulla da perdere ha reagito e piano piano,
ha iniziato a rosicchiare punti
alla tosta avversaria. Il penultimo tempino, pertanto si è chiuso sul 33/35 e con Fucarino già
fuori per 5 falli.
Al ritorno sul parquet la R.Motors si è stretta in difesa, respingendo le iniziative letali di Parisi e della lunga Fiusco e nonostante la falcidie dell’organico
per le ulteriori uscite per falli di
Paliaga e Trovato, ha messo alle corde l’avversario, pur sbagliando molti punti sotto canestro, riuscendo nell’impresa di
andare in vantaggio a circa 50”
secondi dalla fine, di mantenerlo nel concitatissimo finale,
e di agguantare il primo, meritato ma sofferto successo stagionale.
R.Motors Palermo: Cavarretta, Pluchino 7, Lo Bianco 4, Vitale 9, Trovato 8, Ferro n.e., Lo Giudice 5, Paliaga
6, Grasso n.e., Fucarino 3, Tartaglia n.e., Bianco n.e. All:
D’Anna.
Lazur Catania: Ceraulo 2,
Barbarossa, Parisi 14, Fiusco
12, Gecheva 2, Miceli n.e., Cutugno 11, Granata n.e., D’Angelo, Mazzarino n.e. All: Lofaro.
Arbitri: Adragna di Alcamo e
di Mazara del Vallo
Parziali: 14/12; 9/12; 10/11;
9/6.
Uscite per 5 falli: Fucarino,
Trovato e Paliaga (R.Motors)
Parisi e Cutugno (Lazur).
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43
sport
Equitazione a palermo
Emanuele Gaudiano si impone
nella Coppa degli Assi
È stato il cavaliere italiano Emanuele
Gaudiano il vincitore dell’edizione numero 31 della Coppa degli Assi, Gran Premio a due manche del 52° Concorso ippico internazionale di Palermo, evento organizzato dall’Assessorato Regionale Turismo Comunicazioni e Trasporti, disputato
a fine settembre sui prati del campo ostacoli della Favorita di Palermo. Emanuele
Gaudiano, allievo agente del Corpo Forestale dello Stato, nato a Matera il 30 giugno 1986, si è imposto ottenendo una meritata vittoria con un totale di 4 penalità e
un tempo di 36,21. “Ho capito di vincere –
ha detto il cavaliere – nel tratto tra l’ostacolo uno e il due dove il mio cavallo (Chicago
84 ndr) è riuscito a chiudere un’impegnativa girata senza abbattere la barriera del
largo. Il campo, nonostante le giornate di
pioggia, ha retto bene ed ho potuto ottenere il massimo dal mio cavallo”.
Il secondo posto è andato all’amazzone
britannica Laura Renwick in sella ad
Oz de Breve, che ha chiuso la sua prova
con un solo errore nel tempo di 37,92 (4/0).
Al terzo posto si è classificata l’unica amazzone siciliana in gara, Rachele Reina in
sella a Waipita, che ha chiuso con un errore e un tempo di 38,36 (4/0), accolta in
premiazione dall’ovazione del numeroso
Il vincitore della Coppa degli Assi Emanuele Gaudiano (copyright Ufficio Stampa “Coppa degli Assi”)
pubblico presente. Al quarto posto un altro
cavaliere britannico: questa volta si è trattato di Ben Talbot in sella a Bahrain Silver (4/0; 38,38). Quinto per l’Italia Paolo
Adamo Zuvadelli in sella a Iouri du Moulin. Anche per lui un errore in prima manche e un percorso netto nella seconda chiusa nel tempo di 41,24.
Al termine della gara il premio speciale
in memoria dell’avvocato Enzo Fra-
A terrasini di scena i pulcini del calcio
Al trofeo royal
trecento “pulcini”
Grande successo del 1° Trofeo Royal
disputato al centro sportivo Gazzara
Club di Terrasini ed organizzato dal
noto brand di abbigliamento sportivo, in collaborazione con l’Asd Renzo
Lo Piccolo, scuola calcio affiliata Adelkam. Dalle 9 alle 17.30 oltre 300 bambini dai 7 ai 10 anni, appartenenti alle categorie pulcini, hanno dato vita
ad incontri spettacolari all’insegna
della correttezza e del fair-play.
L’Asd Renzo Lo Piccolo ha invitato
all’evento dieci società provenienti
dalle province di Palermo e Trapani.
Al torneo infatti erano presenti con
tutte le loro formazioni pulcini l’Adelkam, l’Alcamo 2005, il Castellammare, il Città di Carini, il Città di Terrasini, l’Europa Montelepre, la Iccarense, l’Olimpia Borgetto, la Tieffe Parmonval Palermo e il Trapani Junior
44
Club. Le squadre, con tutti gli atleti
che hanno partecipato al torneo, sono state premiate da Giovanni Debilito, responsabile della Royal nella
Sicilia Occidentale. Il presidente Giovanni Tinervia e tutto lo staff societario dell’Asd Renzo Lo Piccolo, sono
stati impegnati anche nell’arbitraggio
delle partite.
Ecco i risultati: Pulcini 2000 1° Tf
Parmonval - 2° Adelkam - 3° Europa
Montelepre - 4° Junior Club Trapani.
Pulcini 2001 1° Olimpia Borgetto - 2°
Renzo Lo Piccolo Terrasini - 3° Città
di Carini – 4° Castellammare.
Pulcini 2002 1° Adelkam - 2° Renzo
Lo Piccolo Terrasini - 3° Carini - 4°
Castellammare.
Pulcini 2003 1° Adelkam - 2° Iccarense – 3° Alcamo 2005 – 4° Carini.
galà per il miglior partecipante del concorso è andato all’amazzone inglese
Laura Renwick.
La tre giorni equestre palermitana, vero e
proprio evento cult per gli appassionati, ha
riscontrato un grande successo di pubblico, anche grazie alla presenza di veri e propri “mostri sacri” dell’ostacolismo internazionale.
Vincenzo Agozzino
AttuALitA’
Fra mille problemi è comunque il “Magnifico” della svolta
roberto Lagalla
bilancio e innovazione
Roberto Lagalla ha portato in un momento tanto difficile per la vita universitaria cittadina la propria verve di sportivo fra le mura severe dello studio da Magnifico rettore. Ovvero in quella sede non
da nulla ricavata all’interno del palazzo
Chiaramonte Steri, uno dei pregi della
Città murata.
Fra i tanti problemi, ma anche con
un bilancio che, sappiamo, si regge, una notizia positiva mi pare ci
sia. Le iscrizioni che calano altrove
a Palermo non deludono…
“Le iscrizioni sono aumentate e sono anche di qualità e comprendono studenti
che vengono da fuori. Per cui abbiamo
impegnato tutti i posti disponibili. Insomma, abbiamo accolto tutti quelli che potevamo”.
Circola l’opposta critica: perché le
università iscrivono tanti studenti
che poi non troveranno collocazione, cioè lavoro?
“Ma lei sa bene che, per criticato e criticabile che sia, applichiamo in certi casi il
numero contingentato. Ma adesso sottoponiamo ai test d’ingresso tutti gli studenti nessuno escluso. Quando non servono da selezione, servono ad avviare un
certo numero di studenti ai corsi per il recupero formativo…”
Insomma, fate il possibile per assecondare le varie esigenze, diciamo anche accordare contraddittorie campane. E poi per sanare l’istruzione pubblica disastrata da circostanze di fatto e da errori commessi.
“Non sono tanto drastico nel drammatizzare e generalizzare. Accettiamo un numero di iscrizioni rispondente al numero
dei posti che rendiamo disponibili. E nell’ambito di tali scelte teniamo pur conto
dei profili occupazionali. Ma devono essere anche i giovani a scegliere con raziocinio. Vi sono anche altri momenti e metodi per l’indirizzo universitario e professionale. Sappiamo che alcuni indirizzi,
fra cui quelli genericamente letterari o di
scienze umane sono indubbiamente meno appetibili sul mercato del lavoro di altri di natura tecnica. E non da oggi”.
Ma possibile che i laureati in giurisprudenza e in lettere non servano
più alla società a venire?
“In assoluto la cultura classica resta un
valore non certo trascurabile, ma, a parte
la sovrabbondanza degli iscritti e quindi
dei laureati, con l’attuale stop imposto ai
concorsi pubblici, rimane troppo poco rispetto alle richieste”.
Ecco, la classica domanda sui casi
di lauree e indirizzi più richiesti e
quindi consigliati…
“Beh, per non ricadere in ingegneria ed
economia, le nomino subito agraria oppure il settore del restauro. Bisogna saper
cercare appunto fra le lauree e le specializzazioni. Insomma, più
che ripetere che il momento non è facile, occorre anche guardare oltre”.
A proposito di agraria, crede siano maturi i tempi per più
serie, cioè diffuse, possibilità occupazionali nei paesi dell’area
sud del Mediterraneo, allargata, come
si dice oggi?
“Ma per gli agronomi abbiamo già una laurea a
doppio titolo italo egiziano che è già al secondo anno d’esperienza.
Si tratta di una collaborazione con scambio di
studenti fra Palermo e Il
Cairo. Sono in corso anche progetti di internazionalizzazione e di ricerca con la sponda sud
del nostro mare. E parlo
di Libia, Malta, Tunisia,
Marocco… E’ stata da
poco qui a Palermo una
delegazione dell’Università di Sabratha nel corso della quale si è parlato di collaborazione ma
anche del tema risaputo
dell’energia”.
E la recente iniziativa della Start cup? E’
realistico quest’agognato rapporto fra università e imprese?
“Quest’ iniziativa è certamente un passo in tal
senso. L’iniziativa assegna premi in denaro alle Palazzo Chiaramonte Steri, sede del Rettorato. In alto, il rettore Roberto Lagalla
migliori idee in forma di
business plan. E’ una gara grazie alla quale varie idee sono già di- cando un’altra strada, ma che diventate impresa. E’ organizzata dal no- re della selva che circonda le catstro ateneo per promuovere innovazione tedre, i ricercatori, gli aspiranti
e spirito imprenditoriale nella comunità tali…
scientifica. Ogni anno si ripete tale con- “Mi creda stiamo facendo di tutto, con i
corso sulle idee d’impresa nate all’interno mezzi a nostra disposizione per creare
delle università. Ciò significa aver creato una possibilità di sbocco a ciascun proa Palermo la nuova area con i laboratori blema esistente nei vari gradini di questa
tecnologici dove mettere a punto i proto- realtà che abbiamo ereditato. E, se dovessi parlare di colpe, avrei difficoltà a puntipi dei prodotti da lanciare sul mercato”.
Insomma, l’università, sta imboc- tare il dito su qualcuno in particolare”.
45
AttuALità
un significativo spaccato storico fra differenze e analogie
Dall’unità d’italia all’unità d’Europa
Dalla redazione romana
L’Unità d’Italia fu la sintesi mirabile di una
civiltà le cui radici risalivano all’età classica,
non vulnerabile da sterili evocazioni di immaginifiche realtà ad essa alternative, prive
di qualsivoglia fondamento storico o sociale. Nella ricorrenza del suo 150mo, alle
nuove generazioni il Risorgimento addita
la religione del Dovere in una superiore
cornice di Libertà; il rispetto della dignità
dei popoli, come degli individui; la promozione di una giustizia sociale sensibile ai più
deboli, come al riconoscimento del merito
individuale, e infine il riscatto del Mezzogiorno che resta, a distanza di un secolo e
mezzo, il tassello incompiuto della costruzione unitaria. Metterla in discussione, significherebbe distruggere tutto il patrimonio valoriale conquistato col sacrificio dei
Martiri risorgimentali e tramandato alle
generazioni successive chiamate ad accrescerlo.
Ci riferiamo agli interpreti disinvolti ed improvvisati di riletture storiche, le quali
non nascono dalla scoperta di documenti
inediti atti a dare diversa luce a fatti già ampiamente noti; ma dal desiderio di risultare
originali a tutti i costi, anche a quello di recare oltraggio all’intelligenza di quanti sono abituati – viceversa – a riflettere ed a documentarsi prima di formulare tesi destinate a rivelarsi incaute, se non temerarie.
Parliamo della superficiale teorizzazione di
un Risorgimento da reinterpretare, in
quanto frutto di un moto fondamentalmente elitario – “sopruso eroico” secondo la felice sintesi dello Spadolini – che fu, pertanto, privo di quella adesione delle masse (il
consensus gentium del diritto romano), in assenza del quale ogni legge o Istituzione deve essere ritenuta iniqua.
Lo stesso discorso potrebbe farsi oggi in
merito all’Unione europea, la cui Costituzione in linea di massima è stata ratificata
nei Paesi dove sono stati i rispettivi Parla-
pallini
a cura del redattore capo
Sicurezza: le priorità del ciitadino
Qualcuno si meraviglia che, statistiche alla mano, gli scippi spaventino
la popolazione più degli incidenti stradali e dei morti nei cantieri, mentre il
fenomeno immigrazione risulti più temuto delle frane e delle scuole pericolanti. La spiegazione, invece, c’è
ed è semplice. Il cittadino-tipo pone
la sicurezza personale al primo posto. Anzitutto perché, se non si sente
protetto, tutta la sua esistenza ne risulta condizionata e meno ricco è tanto più ne soffre. In secondo luogo, il
benessere dipende in larga parte dalla sicurezza: “se posso girare libera-
46
menti ad esprimersi in merito, e respinta –
invece – laddove è stato chiamato ad esprimersi direttamente il popolo. Dovremmo
per questo ritenere l’Europa un’imposizione costruita a discapito dei cittadini che ne
fanno parte? No di certo, anche se, volendo
fermarci come criterio di validazione ultima delle leggi alla concezione appena ricordata, saremmo tentati di ritenere che ieri l’Italia, oggi l’Europa, in quanto costruzioni non condivise – pro tempore – dalla
maggioranza dei contemporanei interessati, andrebbero perciò ritenute “inique”, nel
senso evidenziato.
A tal riguardo vorremmo ricordare che
nel Risorgimento furono varate delle importanti leggi sociali, come quella sull’istruzione elementare, sinergica con quella sul
lavoro dei fanciulli, entrambe fondamentali
per l’ascesa morale e civile delle nuove generazioni. Tuttavia i proprietari terrieri,
durante i tumulti dei Fasci siciliani, si sarebbero spinti a chiedere al Governo – senza tuttavia ottenerla – la soppressione di
quel pericoloso veicolo di sovversione che,
in quanto strumento di presa di coscienza,
risultava essere l’istruzione elementare!
Assai meno scontata fu l’opposizione perdurante delle famiglie all’alfabetizzazione
dei propri fanciulli, che preferivano avviare
precocemente al lavoro, piuttosto che ottemperare all’obbligo di scolarizzazione
gratuita. Anche quelle leggi sociali, pertanto, al momento della loro emanazione, dovettero apparire ai diretti beneficiari come
inique, o – se si preferisce – come un dono
indesiderato.
La bontà intrinseca di una norma, ieri come oggi, può essere percepita solo da persone che siano divenute culturalmente in
grado di recepirne la portata e gli intendimenti: non basta – in parole povere – che
una qualsivoglia iniziativa o riforma sia
strutturalmente buona, essendo altresì indispensabile che i destinatari siano maturi a
comprenderla come tale.
Conseguita l’Unità d’Italia, uno degli obiettivi prioritari del nuovo Regno fu proprio
quello della citata lotta all’analfabetismo, in virtù della quale si era cercato di
affermare – pur con le difficoltà di concreta
applicazione ricordate – il principio della
gratuità e della pubblicità dell’insegnamento elementare.
Questo fu, in rapida sintesi, il contesto morale in cui si svolse il Risorgimento dell’Italia, la cui unità, a fronte dei particolarismi
economici, giuridici e politici, fu peraltro
agognata prevalentemente dalle classi colte, essendo assai scarsa la percezione di un
problema unitario da parte del popolo, che
se avesse posseduto anche un minimo di
istruzione, ne avrebbe potuto comprendere
l’importanza al fine della propria elevazione etica, politica ed economica.
Lo stesso dicasi per la capacità di cogliere
appieno il significato autentico di una norma, che a fronte di sacrifici presenti, può
mirare a produrre assai più ampi benefici
per le generazioni future: questo fu ieri per
l’Italia, questo è oggi per l’Europa.
Il nesso inscindibile tra l’idea dell’una e dell’altra, fu ben colto dal Croce, che nella sua
Storia d’Europa, scrisse che come i piemontesi ed i napoletani erano divenuti italiani non rinnegando l’esser loro anteriore,
ma innalzandolo…..così Francesi e Tedeschi e Italiani e tutti gli altri si sarebbero innalzati a Europei.
Tito Lucrezio Rizzo
Docente di storia del pensiero giuridico
all’Università Telematica di Roma
mente per le strade e per i quartieri a
qualunque ora, allora posso lavorare
più facilmente, dedicare più tempo
alle attività personali e familiari, e com’è noto, il tempo è denaro”. Ma anche la possibilità di svago ne soffre.
L’immigrazione “selvaggia” (non quella regolamentata), poi, viene collegata alla delinquenza. Perciò è vista,
giustamente, con timore. Ecco perché sono considerati problemi prioritari. Perché rallentano le attività produttive e di svago, impoveriscono stato e cittadini e finiscono anche per
rendere difficili obiettivi altrettanto importanti come la sicurezza del suolo
e delle scuole.
Tremonti, Draghi, Montezemolo…
Ecco tre possibili premier (si dice) al
posto di Berlusconi. Ma chi se li tira
dalla tasca questi nomi e perché mai
dovrebbero essere preferiti all’attuale Presidente del Consiglio? Forse
perché hanno camicie e colletti così
bianchi che più bianchi non si può?
Di sicuro qualcosa in comune i tre
ce l’hanno (il primo forse un po’ meno): un forte legame con l’aristocrazia del denaro, con l’alta finanza e
coi poteri fortissimi. E’ di rafforzare
questi poteri che il popolo italiano ha
bisogno, o di indebolirli? Di annientarli, se fosse possibile, non se ne
AttuALitA’
Antonio scarroccio ci aiuta a comprendere i nuovi movimenti
Fra transumanismo
Neo e Net Futurismo
Al congresso mondiale del Transumanismo, il Trans vision 2010 svoltosi a Milano
in ottobre, studiosi, scienziati e artisti si sono confrontati sulle nuove teorie scientifiche, tecnologiche, culturali, artistiche e sociali che promettono di cambiare il nostro
mondo al di là di ogni aspettativa in poche
decine di anni.
Ne parliamo con Antonio Saccoccio,
scrittore e compositore avanguardista, uno
dei padri del Netfuturismo.
“E’ la mia prima volta a TransVision. Per
noi avanguardisti in Italia la vita è dura,
con il paese consumato dal tradizionalismo
più intransigente. Ogni idea nuova è vista
con sospetto e viene messa rapidamente all’indice con la …strategia dell’isolamento:
chi è fuori dal coro viene spinto fuori dagli
ambienti che contano”.
Capisco. Questa è stata un’occasione da
non lasciarsi sfuggire. In 3 giorni si sono
succeduti Max More, Aubrey de Grey, Martine Rothblatt, Natasha Vita-More, Khannea Suntzu, David Pearce, Dan Massey,
David Orban, Anders Sandberg e gli italiani Riccardo Campa, Stefano Vaj, Giulio
Prisco, Giuseppe Vatinno, Roberto Marchesini…
Poi c’erano i futuristi contemporanei Roberto Guerra, Graziano Cecchini e lei…
“Io credo molto nella sinergia tra Net.Futurismo e Transumanismo. Punti di contatto
ed obiettivi comuni sono davvero molti”
Che cos’è il Transumanismo, e quale la relazione con le scienze e la filosofia?
“Difficile definire in modo univoco il Transumanesimo, perché i pensatori, gli artisti e
gli scienziati che vi si riconoscono conducono ricerche nei campi più svariati. In linea generale si può dire che i transumani-
sti mirano allo sviluppo delle scienze con il fine di migliorare sensibilmente la condizione umana. Il transumanesimo è la fase di transizione
che guiderà verso la prossima condizione post-umana. Ingegneria genetica,
intelligenza artificiale, nanotecnologia,
biotecnologia, protesi artificiali, crionica:
questi alcuni dei maggiori campi di indagine del transumanismo. Lo sviluppo tecnologico deve avere come fine il miglioramento delle condizioni fisiche e intellettuali dell’uomo attraverso il superamento dei
limiti biologici. La storia del Transumanesimo è in gran parte legata ai nomi di FM2030, Natasha Vita-More, Eric Drexler,
Max More, Nick Bostrom, David Pearce.
La matrice ideologica è costituita soprattutto dall’illuminismo e dal positivismo.
Molti transumanisti citano anche Nietzsche tra i pensatori di riferimento, mentre
altri, notando come l’oltre-uomo del filosofo tedesco punti ad un perfezionamento
umano individuale al di fuori della tecnologia, lo considerano lontano dai loro principi”.
E che cos’è il Net.Futurismo?
“Il Net.Futurismo è un movimento d’avanguardia nato sul web e diffusosi in Italia e
in alcuni paesi europei. I futuristi del secolo
scorso avevano compreso l’impatto che la
rivoluzione tecnologica stava producendo
sulla sensibilità umana e cercavano di interpretare quel particolare momento storico attraverso le loro riflessioni, ricerche e
creazioni nel campo della cultura, dell’arte, della politica, del costume. Oggi siamo
di fronte ad un momento che presenta caratteristiche simili. La rivoluzione neotecnologica ha nuovamente (e ancora più profondamente) sconvolto la sensibilità dell’uomo. Per questo motivo è necessario un
nuovo Futurismo, che sappia indagare le
modalità dello sconvolgimento che viviamo, attraverso un’azione di esplorazione
totale (sociale, culturale, politica, scientifica) della realtà contemporanea. La nuova
ondata tecnologica offre oggi la possibilità
di utilizzare questa rapida accelerazione
per combattere tutto ciò che rende l’uomo
opaco, passivo, rinunciatario, utilitarista,
imitatore e schiavo dei pregiudizi”.
E l’arte? Ho letto che ne proclamate
la fine.
E’ fondamentale. Da più di un secolo vengono portati attacchi continui all’arte. Dal
Futurismo e Dada, fino ad arrivare al Neoismo, al Luther Blissett Project e ad alcune frange estreme della net-art: in vario
modo e con diversa intensità l’arte e l’artista sono da tempo sotto assedio. Il nostro
discorso è radicale. Noi oggi non possiamo
più essere artisti, ma solo oltre-artisti. L’oltre -artista è colui che ha il compito di condurci alla morte dell’arte, nel momento in
cui le facoltà creative che fino ad oggi abbiamo attribuito solo agli artisti saranno
sfruttate da tutti gli individui. Qui torna il
discorso dell’uomo a mille dimensioni: la
creatività è una delle tante dimensioni che
tutti noi, in diversa misura, possediamo.
Oggi utilizzare questa categoria fa comodo
solo a chi lavora nell’ambito che definiamo
“artistico”. Ma fa male, molto male, a tutti
gli altri. Siamo nel pantano della postmodernità: occorre cercare nell’arte, come nel
resto, di uscirne fuori. Con intelligenza, rapidità, coraggio”.
Intervista raccolta
da Concetta Di Lunardo
pallini
può certo parlare. Ma il tanto vituperato premier italiano e il suo governo
hanno raggiunto un successo internazionale raro per un leader del nostro paese. L’attività del nostro ministero degli esteri è incessante e ha
dato buoni frutti e nuova visibilità.
Un governo con i sostituti avrebbe la
stessa libertà di azione e indipendenza di giudizio?
Obama protetto dai media
I media, a partire dagli States fino a
casa nostra, s’impegnano a coprire
gli errori di Obama con la medesima
solerzia, forse, che applicavano quan-
do invece evidenziavano gli errori di
Bush. E questo è sempre un dato molto significativo da tener presente. Ma
ovunque ci consola l’intelligenza della gente, che ugualmente …vede e
provvede. Così Obama è stato ugualmente punito dal voto nelle elezioni
di mezzo termine. Anche Obama “si
è perso” una camera per strada, perché è vero, a trattarlo bene, che mantenere le promesse è difficile per tutti. Ma ci sembra – così da lontano –
che negli Usa, come anche in Gran
Bretagna e Germania, il bene della
nazione e relativa continuità di governo vengano tenuti presenti molto
meglio che in Italia.
La legge non è retroattiva
La supposta ingiustizia di cambiar le
carte in tavola nei confronti di certi
reati del Berlusca, grazie all’emanazione delle famose leggi ad personam è un concetto che non funziona. Intanto, tali leggi avranno sempre carattere generale e Napolitano
ha fatto male a dire “…io per me non
la voglio”. Perché l’intangibilità della
carica (ma è solo col mandato in corso) non varrebbe solo per lui, ma per
tutti i presidenti a venire, com’è in
molti stati esteri in Europa e fuori.
Inoltre, trattandosi di accuse penali,
è normale, per l’antico e mai sop- >
47
AttuALitA’
scienze Motorie ha pronta la nuova sede
Faccia a faccia con Giuseppe Liotta
Un preside di ottimo umore ci accoglie nella sede della facoltà di Scienze Motorie. E’ il
professor Giuseppe Liotta, che ha guidato
questa nuova realtà universitaria fra le problematiche di una fase iniziale…
Dalla sua espressione, mi sembra
che il temporale si possa considerare già alle spalle?
“Se allude ai problemi di bilancio dell’ultimo biennio, ho il piacere di confermare
quanto mi dice. I finanziamenti che attendevamo sono arrivati, la crisi ci sta lasciando e la nostra facoltà è attualmente in crescita. Le domande di partecipazione ai test
di ammissione sono aumentate in misura notevole e questo ci gratifica notevolmente circa il
lavoro che abbiamo svolto qui in facoltà per rinnovarci ed essere competitivi, sia rispetto ad altre università, sia ad altri corsi di laurea.”
A che cosa è dovuta questa preferenza degli studenti, se si considerano le attuali difficoltà presenti nel
mercato del lavoro?
“Il punto è proprio questo. I nostri studenti
non incontrano le difficoltà di inserimento
che ben conosciamo. Lavorano quasi tutti.
E non solo, ma svolgono delle attività di loro gradimento”.
Per quanto riguarda la nuova sede di
cui si parla, ci sono buone notizie?
“Possiamo dire di essere in dirittura di arrivo. Sicuramente entro l’anno la facoltà si
trasferirà presso i locali di via Eleonora Duse e quindi lascerà quelli attuali. Rispetto a
questa, la nuova collocazione risponde in
modo ottimale alle nostre esigenze. Si trova
in zona San Lorenzo, è ben collegata, non
lontana dalla metropolitana, dispone di ambienti luminosi, recentissimi, dotati di tecnologia moderna e adatti alle nostre esigenze”.
Parliamo adesso delle lauree manageriali. Quali sono gli indirizzi e quali risposte ha dato l’utenza?
“Anche qui dobbiamo registrare un successo. Sono raddoppiati gli aspiranti, sia per
Management dello sport, dove gli studenti
che hanno superato i test di accesso sono
stati numerosi, sia per Scienze e tecniche
delle attività sportive”.
Per finire… Su preside, ci dia uno
scoop.
“La nostra volontà di crescere e trovare
sempre spazi nuovi per il nostro ambito
di studio non si ferma. Abbiamo, così,
deciso di assegnare la nostra prima laurea honoris causa, che sarà conferita a
Maurizio Ughi, presidente nazionale
Snai, un ente che sta contribuendo fattivamente allo sviluppo dell’attività sportiva nel nostro paese.”
Lydia Gaziano
Al soroptimist un convegno futuribile
il mondo dei robot
umanoidi
Guardati alternativamente
con timore o con speranza, i
robot stanno entrando con
poco rumore e sempre più
concretezza nella vita di ogni
giorno. A parte la robotizzazione presente da tempo
nelle industrie, adesso si assiste al più sorprendente, ma
per altri versi più atteso, arrivo dei “robot umanoidi”.
Di questo si è parlato al recente convegno del Soroptmist a Palermo. Ecco, quindi, i robot più vicini a come
li avevamo immaginati in
un primo tempo: non mere
macchine, ma esseri meccanici antropomorfi o quasi.
Ma si riveleranno realmente utili o saranno solo dei giocattoli in più in una società
già stracolma di oggetti? Si
vedrà. Forse – si è detto al
convegno – per ogni impor-
tante scoperta o invenzione
scientifica la positività dipende soprattutto dalle scelte, più o meno etiche, che si
faranno in seguito. Quel che
è certo è che al momento sono costosissimi e che vengono stanziati cospicui capitali
in varie parti del mondo per
costruirli e perfezionarli. Italia e Giappone stanno collaborando ad alcuni progetti
ovviamente all’avanguardia. Il che dimostra l’eccellenza della ricerca italiana, e
siciliana in particolare. Perché è proprio all’Università
di Palermo che si portano
avanti alcuni studi più avanzati. Al convegno del Soroptimist, presieduto dalla
dottoressa Margherita La
Loggia, hanno partecipato
il professor Antonio Chella, ordinario di robotica, il
professor Rosario Sorbello, ricercatore di robotica.
Mentre a moderare è stato il
professor Filippo Sorbello, tutti dell’Università di
Palermo. Attorno al professore lavora un gruppo di giovani ricercatori ricchi di talento e di entusiasmo che, si
è detto, troveranno sicuro
impiego in un settore come
quello della robotizzazione
in genere. Dai robot umanoidi, invece, ci si attende
una presenza nella vita d’ogni
giorno per l’aiuto degli anziani e persino per intrattenere i bambini. Ma i prezzi
attuali …li escludono dalle
strenne natalizie.
Il convegno, infine, ha suggerito una puntata del talk
show “L’altra metà del cielo” di Anna Maria Ingria su
Canale 46. (L.G.)
pallini
> presso principio del “favor rei”, che
scatti la retroattività. Lo stesso non
succede nel diritto civile, dove funzionano i principi dei diritti quesiti e
della “certezza”.
Il giuramento di Ippocrate
Un chirurgo ebreo, in Germania, si è
rifiutato di operare un paziente che
aveva un tatuaggio nazista sul braccio. E il giuramento di Ippocrate? Se
il medico in questione dovesse fare
scuola, gli ospedali potrebbero chiudere subito perché tra simboli ebrei,
cristiani, musulmani, atei…e via di
questo passo ci sarebbe sempre un
48
medico che potrebbe trovare dei motivi per rifiutare di curare il malato di
turno. Ma del tutto opposti a tale comportamento sono stati i principi ispiratori della medicina fin dall’antichità. Se possiamo rifiutarci di curare
chi ha solo la colpa di manifestare
ideologie differenti dalle nostre, figuriamoci come dovremmo trattare i
carcerati, colpevoli dei crimini più
gravi! A proposito di Ippocrate, oggi
occorrerebbe pubblicarne l’intero
pensiero, a proposito della strenua
difesa della vita dal concepimento
all’ultimo respiro – concetti già scritti
nella corretta natura umana – ed altro ancora.
Ex carcerati operatori sociosanitari
Ecco una bella notizia: affideremo i nostri cari a persone di tutta fiducia. L’assessore regionale pro tempore gongola felice: daremo lavoro ai detenuti. E
bravo l’assessore: crediamo fermamente nella possibilità di redenzione
del reo ed in Cesare Beccaria, pilastro
della cultura nazionale, ma qui il politico locale ha trovato il modo di dare il
posto giusto alle persone sbagliate, togliendolo a quelle giuste. E non parliamo di discriminazione. Perché – proponiamo noi – se ci sentiamo così sicuri dell’operato di queste persone, sistemiamole in banca. Specie se erano
AttuALitA’
il Centro culturale francese omaggia Claude Chabrol
il treno
nel cinema
Con una rassegna dei suoi film più importanti il Centro culturale francese rende
omaggio a Claude Chabrol, uno fra i più
importanti registi del dopoguerra scomparso in questi giorni. Nella sua cinquantennale carriera Chabrol ha girato film
con i migliori attori. Fra le attrici preferite
Stephane Audran, che poi è stata sua moglie ed Isabelle Huppert alla quale ha affidato il ruolo di protagonista in sette dei
suoi film. Da giovane studia diritto e farmacia per poi dedicarsi alla sua grande
passione. Il cinema. Entra a far parte di
quella schiera di critici che dalle pagine di
una rivista come “Les Cahiers du Cinema” prima scrive di cinema e poi passa
dietro la macchina da presa. Fanno parte
di quella corrente letteraria ed artistica
che risponde al nome di Nouvelle Vague, i cui maggiori autori sono: Francois
Truffaut, Jean-Luc godard, Eric Romehr...
Claude Chabrol gira il suo primo film nel
1959, Le beau Serge, e vince il premio Jean Vigo. Sulla scia di Louis Bunuel ama
stuzzicare la borghesia di provincia cogliendone debolezze ed ossessioni. Nello
stesso tempo si può definire un grande
ammiratore di Alfred Hithcock e in molti
film ne segue le orme. Nei rapporti umani
cerca le perversioni e predilige la betìse,
diceva infatti: “l’intelligenza ha dei limiti,
mentre la betìse non ne ha”. I suoi film
più noti: La femme infedele (1968), Les
Biches (1968), L’ivresse du pouvoir (2006).
Rassegna: Il treno nel cinema.
A dicembre iniziano una serie di film che
hanno come tema il treno; il cine club
presenta un breve ciclo in cui i treni, le
stazioni i binari, sono di volta in volta attori, scenari o pretesti per un film. Il 2 dicembre, Le train (1973), con due attori di
grande richiamo Jean Louis Trintignant e
Claude Chabrol
Accanto “La femme infedele”
Romy Schneider, il film è proiettato in versione originale, la sceneggiatura è tratta da un romanzo di Georges Simenon. Il 9 dicembre, La bète humaine, di Jean Renoir (1938), il film è in versione originale con sottotitoli. La
storia è presa da un racconto di
Emile Zola. Il 16 dicembre, Le
cerveau del 1969, il film di Gerard Oury riunisce tre grandi attori europei: Jean Paul Belmondo, Bourvil, David Niven. Il 13
gennaio, Train de vie, un film di
Radu Mihaileanu del 1998, la
pellicola è proiettata con sottotitoli in italiano. Il 20 gennaio, Maine Ocèan di Jacque Rozier (1986); di passaggio in Francia
una ragazza brasiliana vuol vedere a cosa
somiglia l’oceano visto da un treno in corsa. Il 27 gennaio la rassegna si conclude
con, La bataille du rail, di Renè Clement
(1946). La vicenda si svolge poco prima
dello sbarco in Normandia; scene di ordinaria guerriglia fanno da corona al passaggio dei treni, sabotaggi nelle stazioni,
deragliamento di un treno tedesco.
Aldo Librizzi
pallini
state condannate per furto. Cassieri e
preposti ne saranno felici.
Il sindaco Renzi da Berlusconi
Non tutta la sinistra intende destituire
Berlusconi di ogni autorità. Il sindaco di
Firenze Matteo Renzi si è recato dal
presidente del consiglio per rappresentare i problemi dei suoi cittadini e cercare soluzioni. Grande è la rabbia della informale associazione che vuole fiaccare
ad ogni costo l’immagine del Cavaliere
per scalfirne il potere ed indicarlo a tutti i
costi come l’ultimo in grado di gestire
l’Italia. Bersani è stato sollecito nel “bacchettare” Renzi, ma lui ha risposto che
se un sindaco va dal capo del governo
ciò può sembrare strano solo in un paese malato: “finché governa Berlusconi,
comunque, parlo con lui e con i suoi ministri”. Ma la querelle continua sulla sede dell’incontro che è stata …nientemeno che Arcore. “Se il presidente riceve
nella sua abitazione – dichiara Renzi –
io vado e lo ringrazio dell’ospitalità. Per
Firenze vado ad Arcore anche tutti i giorni”. Il peggio, però, l’aveva detto il presidente del Pd toscano Manculli: “Renzi è
caduto in una trappola mediatica”.
Le forzature alla Regione
Non può esserci efficienza al vertice
della Regione con un governo che è
una forzatura politica. Ora si parla di
mozione di sfiducia contro Lombardo,
dopo la finanziaria. La presenterebbero
il Pdl, il Pid di Saverio Romano e il gruppo di Miccichè Forza del Sud. Si pensi
che Miccichè era stato decisivo per l’escalation di Lombardo e che alla gran confusione che regna in Sicilia a livello di
governo hanno certo contribuito le scelte di quest’ultimo. Ma la realtà è che
non si può governare seguendo principi
che sovvertono l’ordine delle cose e la
logica che ha sempre ispirato la legge
elettorale e quindi la democrazia. Una
forzatura rimane sempre tale e funzionerà male.
49
AttuALitA’
Movimento per la vita in difesa dei più deboli tra i deboli
24° Concorso scolastico europeo
Un minuscolo esserino cresce nel grembo
materno, strappiamolo e uccidiamolo.
Un altro bimbo, già nato e vitale, finisce
in un cassonetto o tra i rifiuti. Un disabile
sofferente viene eliminato perchè considerato un peso…. Questa è, purtroppo,
una faccia del nostro mondo. Non l’unica, per fortuna, ma purtroppo reale. Sappiamo tutti quante difficoltà e quanti problemi può comportare proteggere la vita
umana in certe circostanze, ma dobbiamo
chiederci seriamente quale tipo di società
vogliamo costruire: quella in cui l’essere
umano è al centro, sacro e intangibile, oppure quella che lo considera destinazione
di rispetto e dignità solo in particolari circostanze? Quando nasce la vita umana? Lo sappiamo tutti e le più recenti ri-
cerche scientifiche lo confermano: dal
concepimento. O la vita c’è oppure no,
tertium non datur.
Partendo da questo dato certo, si possono
scegliere solo due posizioni: un essere umano può avere il diritto di eliminarne un altro (magari solo in alcuni casi) oppure no.
La scelta del primo tipo comporta però vaE’ al via il Concorso nelle scuole
per il prossimo anno e che sia finalmente l’anno della svolta per
la protezione della vita umana.
Sul tema segnaliamo ancora una
volta la continua opera di Rosa
Rao, presidente del Movimento
per la Vita a Palermo.
rie conseguenze: alcuni individui hanno
più diritti di altri (e in base a quale merito?
Solo perché sono più grandi e più forti oppure perché sono più ricchi e più potenti?).
Non fermiamoci infatti a considerare solo
l’eliminatore finale del bimbo, dell’anziano o del disabile. Il tutto nel nome dell’uomo. A monte si muovono, infatti, interessi di vario tipo: dai centri di elaborazione politica che vogliono il controllo
sulle persone ai centri per la procreazione
assistita per arrivare agli speculatori d’ogni
genere e tipo. Se riflettiamo un attimo alla
fine, ci accorgiamo che ad essere eliminati
siamo noi stessi, anzi, tutto il genere umano. Due forze muovono il mondo: l’odio e
l’amore, a noi scegliere.
Lydia Gaziano
progetto italia duemila e convegni nella sede di via Vaccaro
il “bene comune” l’acqua ed altro ancora
Nell’ambito del I Seminario
sulla formazione dei quadri
del terzo settore (FQTS) ha
destato interesse Luciano D’Angelo, esperto in politiche sociali e assessore all’Ambiente
di Santa Cristina Gela. Il concetto di bene comune si è trasformato e risulta legato alla
comunità locale attraverso
conoscenza e consapevolezza. Non siamo più di fronte
ad un bene privato visto come qualcosa di isolato.
Entrano in gioco vari nuovi
fattori. Quali il cosiddetto diritto di terza generazione, il
diritto all’ambiente, ma anche alla privacy, i diritti sociali etc. Essi si scontrano con
gli interessi pubblici emergenti: mercato e concorrenza, economia di mercato, di-
ritto comune. Bene comune è
innanzitutto un bene riconosciuto come tale dalla comunità
ed esprime anzitutto un processo identitario. Nasce così il
concetto di stato-comunità,
in linea con il contenuto dei
trattati di Maastrict e Amsterdam.
Vito Restivo ha parlato del-
l’acqua. Il bene dell’acqua
non si può salvaguardare con
la privatizzazione di laghi,
corsi di acqua e fiumi.
L’acqua ha un significato come
bene comune. L’acqua è senza frontiere. Il nostro pianeta
è prevalentemente fatto di acqua! E viene etichettato come Terra. L’acqua siamo noi
Il Progetto Italia Duemila aderisce ad Ancescao (Associazione nazionale centri sociali comitati anziani e orti) e con
la propria attività di volontariato e di promozione sociale
mette al primo posto la difesa della dignità dell’uomo. Combatte la solitudine, l’esclusione sociale e l’emarginazione attraverso attività di formazione, socializzazione e di solidarietà per dare aiuto alle persone fragili e quindi sostenere e difendere la persona, la famiglia e la società. Con attività culturali, sociali, ricreative, di turismo sociale. La formazione e
l’educazione sono alla base del progresso civile. Bisogna andare a scuola per imparare ma ci vogliono buoni maestri.
stessi, ma essa non va privatizzata, non dev’essere proprietà di nessuno, ma della
comunità. Fra i temi affrontati anche il problema dei beni confiscati alla mafia con
un intervento di Lucio Guarino.
Benito Bonsignore
Cciss e Avass: due sedi a palermo in aiuto dei sordi siciliani
I sordi in Sicilia non sono soli.
Due associazioni onlus, il Cciss
Sicilia (Centro comunicazione
informazione dei sordi siciliani)
e l’Avass (Associazione di volontariato autonoma siciliani
sordi) lavorano per loro presso
le due sedi, rispettivamente in
Via Maestri del Lavoro 38/40 e
in Via Ildebrando Pizzetti 10/12
(tel/fax 0916172053). Gli uffici
sono aperti dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle 13,00 e dal-
50
le 16,00 alle 19,00. Il presidente
Matteo Bassi è continuamente attivo nell’organizzazione di
corsi, seminari, conferenze e dibattiti. Il Centro comunicazione e informazione offre una lunga serie di servizi agli iscritti in
termini di informazioni, corsi
di formazione, consulenza…
Di notevole importanza si è rivelato in tempi recenti il corso
di formazione professionale per
ottenere la qualifica di tecnici
di Lingua italiana dei segni, cioè interpreti per sordomuti. Spesso i sordi eccellono
anche nello sport. Tra le discipline sportive più praticate: atletica leggera, nuoto, biliardo, ciclismo, bowling, calcio a 5 e calcio a 11, pallavolo, pallacanestro, tennis da tavolo. E l’attività prosegue.
Recente anche il meeting regionale “Mani che parlano. Quale futuro per la lingua dei se-
gni”, ospitato nella Sala gialla
dell’Ars. Un convegno dal titolo Il sordo nella scuola statale è stato organizzato presso
il Regio Albergo delle povere.
Frequenti, infine, i contatti e gli
scambi d’esperienze con l’estero. Fra queste si sta particolarmente articolando il contatto
con il vicino mondo arabo, una
realtà rivelatasi particolarmente attiva e sensibile al problema
della sordità.
LiBri
VIa DEgLI ORTI SIRacuSa 29 agOSTO 1953. cronaca di un avvenimento che ha commosso il mondo
Un fatto al centro
della storia, piccolo e grande insieme. Un fatto inspiegabile che commosse il mondo. A Siracusa il 29 agosto
del 1953 in una modesta abitazione una
donna sofferente in
attesa del primo
bambino alza gli occhi verso la statuetta in gesso della Madonna e rimane sconvolta: da quegli occhi di gesso escono lacrime. Da quel giorno la vita di Antonietta Jannuso è sconvolta. Niente sarà come prima. Innanzi
tutto le grida. Le sue grida richiamano i
vicini, e tra questi anche un vigile urbano.
Il fatto, l’evento ha tanti testimoni ed anche un uomo d’ordine... Poi tanti e tanti
altri testimoni, dai sacerdoti agli uomini
di scienza. Controlli, esami, e poi nuovi
controlli. Le gocce che scendono sul viso
della Madonnina sono lacrime, vere lacrime umane e nessuno avrebbe potuto farle
sgorgare da quegli occhi usando qualche
trucco, gli esami lo escludono. E allora:
miracolo o cosa? Le guarigioni comunque arrivano. E il libro contiene anche la
testimonianza di un commissario di P.S.
L’autore, che si firma Salvator D’Anna,
ripercorre il pathos di quelle giornate.
Piange e ride coi pellegrini, coi malati,
con gli increduli, ma la fede è…solo fede.
Non può essere imposta né propagandata, non va imposta né propagandata perché altrimenti non è più fede. La fede è
amore assoluto, gioia, speranza. Chi ne
riceve il dono non è più la stessa persona
di prima. Il tempo della sua vita risulta
come dilatato di fronte all’infinito. Solo
l’amore, che come la fede, è un salto nell’abisso, ci può avvicinare al mistero, all’inverosimile: a un Dio che si accosta a
noi e soffre con noi, a una Madonna che
si comporta come una mamma premurosa. Non c’è nulla di filosofico o teologico,
tutti possono comprendere, trovare, scoprire la fede, anche gli ignoranti, anche i
bambini, anche i matti.
“Questo non è un libro di religione – afferma l’autore – ma di cronaca religiosa.
Suggestione, miracolo, perché no?”.
Credo quia absurdum, dice del resto la
massima filosofica proposta per la prima
volta da Tertulliano. Lettura avvincente,
oltre che piacevole, profonda, colta. Non
schiva le difficoltà l’autore, non evita i rischi, non scivola nel pietismo, mantenendo sempre un tono alto e severo. Da un
lato il fatto, dall’altro un popolo, tanti individui, ognuno con la sua verità.
Lydia Gaziano
Renzo Mazzone presenta
SALVATOR D’ANNA, Via degli Orti
Siracusa 29 agosto 1953. Cronaca di un avvenimento che ha commosso il mondo
SanITà puBBLIca E InfILTRazIOnI DI InTERESSI MafIOSI
I legami scaturenti
dal trinomio mafia,
politica e sanità, è
questo l’argomento
affrontato dal volume di Selene Tocco, che, pur inquadrandosi tra i libri
tecnico-giuridici, si
rivolge al lettore con
un linguaggio molto chiaro e diretto.
La prefazione, chiaramente motivata, è
del Procuratore aggiunto della Repubblica Antonio Ingroia. L’autrice, la dott.ssa
Selene Tocco, parte dalla descrizione dei
meccanismi di funzionamento del sistema
sanitario, per analizzare al suo interno
l’interazione tra l’elemento politico e l’elemento mafioso e, infine, la possibilità ed i
limiti del controllo penale in tale settore.
Tale esame viene condotto anche attraverso i processi che hanno visto la condanna in primo grado dell’imprenditore
Aiello, proprietario della clinica oncologica Santa Teresa di Bagheria, e di alcuni
esponenti politici regionali.
Il merito è certamente quello di dare la
percezione dell’universalità del diritto: i
legami tra i settori degli ordinamenti pe-
nale e amministrativo sono ancora più evidenti nel settore della sanità, dove la necessità di contrasto al fenomeno mafioso
dovrebbe lasciare spazio a necessari controlli penali all’interno della pubblica amministrazione, di cui la sanità rappresenta
uno dei settori più importanti e sensibili.
Lisa Fontana
Selene Tocco, L’istituzione sanitaria nel crocevia dei rapporti fra mafia e politica.Possibilità e
limiti del controllo penale, Quaderni di studi
giuridici e sociologici, Themis, Palermo,
2010 (Borsa di studio della Fondazione
“Giovanni e Francesca Falcone”), f.c.
I RaccOnTI DELL’anDROManDRO
I racconti dell’AndromAndro ovvero
il giro del giorno in
ottanta mondi è un
libro speciale, almeno per due motivi:
per lo stile che inizia con schemi lirici, quasi poetici, il
ritmo cadenzato e
musicale che influenza – senza errori –
la sintassi, e per la dichiarazione di complessità implicita in ogni raccolta di racconti che questo libro trasforma in unità.
Se raccolta è sinonimo di opera composta da più parti tuttavia scomponibili,
questa definizione non vale per l’AndromAndro.
Il giro del giorno non è un vagolare indistinto, ma un viaggio ben preciso nelle
cose del male e del bene, delle famiglie
distrutte, dell’istituzione balorda, della
deriva dei valori. Cose, problemi e circostanze più grandi di ogni singolo protagonista che potrebbero non avere soluzioni, ma che hanno certamente una storia. Che è quella come ce la racconta
l’AndromAndro. Una sensazione di completezza che il lettore avverte subito per
la presenza costante di un pathos (individualistico) e di un ethos (sociale) che vibrano e si fanno riconoscere come il sottofondo conflittuale dal quale prendere
le mosse. E basta andare avanti per convincersi di non avere sbagliato, che questa è l’impressione giusta. La stesura fa
subodorare l’esistenza di un nocciolo duro dai contenuti virtuosi commisti a una
riserva di valori aggiunti (lotta tra bene e
male, genio, verità, dovere), posti in ordine sparso nel reticolo delle storie come
semi di incipit dai quali nasceranno svolgimenti tematici deputati, sia logicamen-
te sia praticamente, all’unico fine di raccontare una storia coerente, bene articolata nella gestione di cause ed effetti, sicché il lettore non può non riservare una
collocazione speciale all’intrigante racconto che dà il titolo alla raccolta: l’AndromAndro ovvero il giro del giorno in
ottanta mondi, racconto a tutto tondo di
parodie e provocazioni molto particolari, spesso geniali, come sottolineano l’introduzione di Nunzia Scalzo e la postfazione di Tommaso Romano. Nel complesso, è un libro che fa pensare, molto
piacevole da leggere. Il registro cambia
con gli ultimi due racconti, L’amaro miele e Prosit Prosit Colapesce, dove l’autore esalta la sicilianità e il primato esclusivamente sudista del mito di Colapesce.
Elisabetta Lipari
Marcello Scurria I racconti dell’AndromAndro Ila Palma
51
sCuoLA
studenti del Don Bosco in gita d’istruzione
Visita all’ italkali e alla casa di pirandello
Una gita di particolare interesse ha visto il terzo, il quarto
e il quinto economico, accompagnati dai professori Debora
Smeraglia, Fabio Mattaliano
e Stefania Consagra in visita
d’istruzione presso la miniera
di salgemma della “Italkali
Spa” in località Realmonte
lungo la costa ad ovest di Agrigento. Dopo essere entrati in
miniera con un mini bus, il vicedirettore della Italcali ha
accompagnato gli ospiti, studenti e docenti, in una caratteristica Chiesa scavata nel sale e perciò sita all’interno della miniera. Ci è stato spiegato
che la costruzione della Chiesa è stata resa possibile grazie
al fatto che la miniera è per
propria natura autoportante
e, quindi, non ha bisogno né
di pilastri in cemento armato,
né di fondamenta. In seguito
ci siamo addentrati sempre di
più all’interno dei vari tunnel,
fino ad arrivare alla profondità di 75 metri sotto il livello del mare (che corrispondevano a circa 200 mt. sotto la
superficie di entrata). E’ stato
molto interessante osservare
una bellissima conformazione
geologica di vari minerali, di
forma circolare chiamata il “rosone” a causa del suo aspetto.
L’Italkali è una società per azioni di cui il 51% delle azioni
appartiene alla Regione Sicilia, mentre il restante 49% appartiene ad altri enti privati.
Ogni anno vengono estratte
all’incirca 750 mila tonnellate di salgemma che viene
venduto in nord Italia, nord
Europa e nord America con
un utile netto di circa venticinque euro a tonnellata.
Il salgemma di questa cava non
viene utilizzato per uso alimentare, bensì viene utilizzato come antigelo nelle industrie e
nelle strade innevate.
Nella miniera vi lavorano una
ottantina di persone, ma essa è
in corso un originale progetto spagna - italia
Al Meli si fondono passato e futuro
In viale Strasburgo, in una zona della città un tempo periferica,
ma ormai centralissima, il Liceo Meli si erge con una struttura
moderna, certamente all’avanguardia cittadina, che dà un’impronta ad una via di grande transito, ma piuttosto anonima.
Ci accoglie con un cortese sorriso la vicepreside, professoressa
Giuseppina Buscemi. Come ci dice subito il preside Salvo
Chiaramonte, che abbiamo voluto incontrare espressamente
noi di Palermoparla, la scuola dispone oggi di questa sede ottimale in seguito, purtroppo, ad un evento drammatico che scosse
la vita della città il 25 novembre del 1985. Molti ricordano ancora il terribile incidente che costò la vita a due studenti del Meli e
il ferimento di altri, proprio alla fermata dell’autobus a pochi
passi dalla vecchia sede di piazza Croci. Una macchina di scorta
a un magistrato piombò sul gruppo di ragazzi all’improvviso.
Erano gli anni bui della città dilaniata dalle bombe e dai proiettili di quella guerra assurda e infinita che costò tante vite umane e
tanti strazi, tra cui anche, indirettamente, quelle di Giuditta
Milella e Biagio Siciliano, che la fondazione nata appositamente per loro ogni anno ricorda con un premio, assegnato a
due ragazzi per meriti di studio.
52
Il preside Salvo Chiaramonte e Rita Borsellino
“Una scuola, ma e tanto più un liceo classico – ci dice il preside
Chiaramonte – deve guardare al passato, di cui si nutre, senza
sCuoLA
il liceo di Bagheria diventa più europeo
per il Liceo scaduto
un anno tutto nuovo
ve è stato consumato allegramente un abbondante pranzo.
Infine, prima di tornare a Palermo, gli alunni hanno visitato la casa di Luigi Pirandello che è una bella villa settecentesca posta su di un promontorio con un panorama
meraviglioso. All’interno vi
erano alcuni manoscritti dell’autore e diversi documenti
che mostravano gli incassi degli ultimi spettacoli da lui diretti. Inoltre c’erano diversi
quadri dipinti dalla sorella,
Rosolina Pirandello. A causa
del cattivo tempo non è stato
possibile vedere la tomba dove Pirandello fu sepolto, o meglio dove furono sepolte le sue
ceneri.
Gerlando Tortorici
Montaperto
4° Economico Il Liceo classico F. Scaduto di Bagheria ha elaborato un piano di
utilizzo dei Fondi Strutturali Europei. Si tratta del Piano integrato degli interventi 2010/2011 che si prefigge di migliorare le
competenze del personale della scuola e dei docenti.
Esso comprende una serie di interventi innovativi per la promozione delle competenze chiave, in particolare sulle discipline tecnico-scientifiche, matematica, lingua madre, lingue straniere,
competenze civiche (legalità, ambiente ecc.).
Fra i programmi rientrano il funzionamento dei laboratori di
scienze e cinema, il miglioramento dei livelli di conoscenza e
competenza dei giovani, gli interventi per lo sviluppo delle competenze chiave, lo studio dell’informatica per il conseguimento
della certificazione europea. Miglioreranno l’utilizzo del computer in quanto a grafica ed editing video digitale, la preparazione
al test universitario nelle discipline scientifiche, lo studio della fisica di laboratorio, delle nozioni di elettromagnetismo, matematica, metapoetica della
scrittura, scrivere per
raccontare.
Altre iniziative: English
is your gold medal, educazione alla cittadinanza europea, Dai un calcio alla violenza, una
musica costante. Vedere l’immaginario: imparare la Storia con i
film. Migliorare i livelli di conoscenza e di
competenza tra i giovani, interventi individualizzati per promuovere l’eccellenza. Dalla comprensione alla
traduzione. (L.G.)
dimenticare il presente che rappresenta la storia in diretta, nel
momento in cui la stessa cronaca ci coinvolge. La vicenda di Biagio e Giuditta, ad esempio, è un evento tragico che diventa preziosa testimonianza per i nostri allievi e per le loro famiglie”.
Ma questo liceo porta anche il nome glorioso di Giovanni Meli….
“Il nome di un grande poeta siciliano che meriterebbe un posto
ben più importante di quello che oggi occupa nella memoria collettiva dell’Isola. Meli, del resto, non è il solo grande personag-
gio, ad essere dimenticato. I siciliani si curano poco della propria
cultura e della propria storia. Noi, però, per colmare qualche lacuna, in occasione del 120mo anniversario dalla nascita della
scuola, abbiamo voluto ricordare la figura e le opere dell’illustre
letterato con un convegno di buon successo”.
Il liceo porta avanti lo studio della lingua e della cultura spagnola, un’iniziativa molto interessante nell’ambito europeo...
“Ne andiamo fieri e i nostri allievi si incontrano, tramite gemellaggi, con studenti spagnoli due volte l’anno, una volta qui da noi
e un’altra in Spagna. L’ultimo anno vi si recano in viaggio d’istruzione. Abbiamo due professori di lingua madre che insegnano,
uno la lingua, l’altro storia. Purtroppo, ormai, è l’unica sperimentazione che possiamo continuare, perché non costa nulla allo stato essendo finanziata interamente dalla Spagna”.
I gemellaggi prevedono incontri anche con ragazzi di
altri paesi europei?
“Quelli previsti attualmente sono 4: oltre alla Spagna, con Cracovia (Polonia), con Sofia (Bulgaria) e con Samara (Russia).
Problemi di disciplina…
“Abbiamo ben 1600 studenti, un numero elevatissimo. Si tratta
di ragazzi, per cui qualche problema può presentarsi, ma in genere ci troviamo in presenza di ragazzi ben educati e di livello sociale medio-alto. Noi, comunque, facciamo la nostra parte con
l’educazione alla legalità e alla solidarietà”.
Lydia Gaziano
in forte espansione, infatti di
recente sono stati assunti sette
nuovi dipendenti di cui due sono ingegneri. La miniera copre una superficie di 5 km quadrati e la lunghezza complessiva dei tunnel è pari a 70 km.
Le tre classi non hanno potuto
accedere alla zona di lavoro
per ragioni di sicurezza, visto
che gli operai stavano piazzando delle cariche esplosive
per estrarre nuovo materiale.
Una delle cose che ci ha colpito è stata la grandezza della
miniera e il fatto che ci lavorassero relativamente poche
persone.
Dopo essere usciti dalla miniera e aver salutato il vice direttore, il quale ci aveva fatto
da guida, il triennio dell’economico si è diretto verso il ristorante “Golden Beach” do-
53
sALutE
pEr LA proViNCiA Di pALErMo
una nuova sanità è in arrivo. risolverà i pr
La nuova Azienda Provinciale Sanitaria di Palermo (vecchia Asl 6 ora Asp
Palermo) sta per definire le nuove piante
organiche che ridisegneranno l’architettura del servizio sanitario nella provincia
ed i cittadini si chiedono se le loro aspettative saranno soddisfatte. Cerchiamo pertanto di analizzare, alla luce dell’ultima delibera aziendale (28-10-2010), dell’atto
aziendale del giugno 2010 e dei decreti assessoriali e dei comunicati stampa sindacali quale sarà il nuovo assetto della sanità
nella provincia di Palermo. L’Asp Palermo si dice essere la più grande d’Italia (1250850 abitanti in 83 comuni, sec
ISTAT 2009, su 5108 Kmq) ed ha una
struttura mista in quanto comprende
sia strutture ospedaliere che, soprattutto, assistenza territoriale. Ed è proprio il territorio che ormai viene da tutti riconosciuto come sede d’intervento prioritario per rendere qualitativamente valida
ed efficiente la spesa sanitaria. Essa, infatti, come dicono tutti gli analisti e confermano le esperienze nazionali ed internazionali se, ben organizzata, può migliorare la qualità e ridurre i costi
che vengono soprattutto dalle degenze ospedaliere ripetute e non appropriate. Riusciremo a raggiungere tale traguardo nella provincia di Palermo che finora è
stata tra le più spendaccione con servizi sanitari deficitari? Ma torniamo all’Asp di
Palermo. Essa ha ben 5576 dipendenti di
cui 4704 a tempo indeterminato e 1222
medici. Con una spesa prevista per il 2010
per il personale di circa 290 milioni di euro. Le anticipazioni sulla nuova organizzazione dei servizi ci dicono che gli ospedali mantenuti saranno a Palermo l’Ingrassia (il più importante dell’Azienda)
ed il centro riabilitativo di alta specializzazione “Villa delle Ginestre”, una nuova
struttura ad indirizzo riabilitativo soprattutto per medullolesi. In provincia restano sostanzialmente invariati l’Ospedale “S. Cimino” di Termini Imerese e quello di “Madonna SS dell’Alto”
di Petralia Sottana. L’Ospedale Civico di Partinico diventa il riferimento per
l’ospedale “Dei Bianchi” di Corleone e di Palazzo Adriano ormai trasformato in un punto territoriale di assistenza (Pta) che comprende anche una residenza sanitaria assistita. A Cefalù presso l’Ospedale “Nuovo” resterà un servizio di medicina trasfusionale collegato al San Raffaele. Le novità vengono soprattutto dal territorio. Vengono definiti 10 distretti sanitari (erano 14) indicati dal n.33 al 42 e che avranno come capofila i seguenti comuni: Cefalù, Carini, Petralia Sottana, Misilmeri, Termini Imerese, Lercara Friddi, Bagheria, Corleone, Partinico, Palermo. All’interno di questi distretti sa-
54
ranno istituite delle nuove unità operative
identificate come Presidi Territoriali
di Assistenza (Pta) ed avranno sede
nei seguenti comuni: Palazzo Adriano,
Bagheria, Corleone, Partinico e 4 a
Palermo (Biondo, Casa del Sole, E.
Albanese e Guadagna). Vengono poi
creati tre distretti ospedalieri: il n.1
che comprende gli ospedali di Corleone
e Partinico, il n.2 quelli di Termini Imerese e Petralia ed il n.3 che comprende,
a Palermo, l’ospedale Ingrassia e
Villa delle Ginestre. In tutto poi ci saranno 15 dipartimenti, 101 unità operative
complesse e 321 semplici. Una struttura
quindi molto complessa e strutturata che modifica profondamente la vecchia
architettura. Ma ci saranno vere novità oppure è stata attuata la gattopardesca
filosofia di Tomasi di Lampedusa: tutto
cambia per rimanere poi sempre
uguale a se stesso? Lo vedremo a breve. Come dicevo una delle più grosse novità è sul territorio ed è costituita dai famosi Pta. Il Pta è un nuovo modello di organizzazione dell’assistenza che pone al
centro il paziente facilitando l’accesso
ai servizi e l’iter assistenziale complessivo.
Questa nuova modalità organizzativa è
orientata prioritariamente all’integrazione
delle diverse componenti assistenziali (Mmg,
pediatri, specialisti “dentro” il sistema) e alla stretta collaborazione con le Amministrazioni Locali.
Gli obiettivi primari del PTA sono:
- organizzare in modo appropriato, efficace
ed efficiente i percorsi dei pazienti in relazione ai loro bisogni di salute, rivolgendo
particolare attenzione alle persone con patologie a lungo termine, che costituiscono
una delle maggiori sfide per il sistema assistenziale;
- organizzare la transizione tra cure primarie e cure secondarie e terziarie promuovendo percorsi assistenziali integrati
che mettano in evidenza le responsabilità,
i contributi ed i risultati di tutti i professionisti impegnati nella filiera di cura e assistenza.
Oggi, infatti, un grande impatto sociale ed
economico è causato dalle malattie croniche. Prime fa tutte il diabete mellito e
la malattie cardiovascolari come lo
scompenso cardiaco e la cardiopatia ischemica cronica. Garantire un’adeguata assistenza ai cittadini per queste patologie significa vantaggi sia economici che di salute
per i cittadini. Tra questi ricordiamo: una
migliore appropriatezza dei percorsi diagnostici che si traduce nell’evitare
una ripetizione di esami e visite non finalizzati alla diagnosi e cura, un migliore trattamento terapeutico (farmacologico,
assistenziale, educazionale, riabilitativo),
una riduzione del ricorso ai pronto
soccorso ospedalieri ed una riduzio-
ne delle ospedalizzazioni ripetute ed
inappropriate che costano cifre astronomiche. Malattie cardiovascolari e metaboliche sono diventate la prima causa di ricovero nei reparti di cardiologia e di medicina.
La semplice istituzione degli strombazzati
cosiddetti “codici bianchi” ad un’analisi
attenta si è infatti rivelata un’operazione
di facciata, un intervento estetico effettuato per garantire un po’di notorietà a
qualcuno. Si agisce, infatti, riducendo il sintomo (il ricorso al pronto soccorso), ma non
la malattia che continua ed è sempre più
destruente. Se l’imperativo da parte delle finanze statali e regionali è spendere meno
questo potrà essere fatto soprattutto spendendo meglio. Una spesa riorganizzata e
più efficiente potrà migliorare l’assistenza,
l’aspettativa di vita e la qualità della vita dei
cittadini. Troppo spesso assistiamo alla esecuzione di visite e prestazioni specialistiche
finalizzate a se stesse avulse da una visione
compiuta ed organica. Occorre attivare
quei day service gestiti da medici dirigenti cardiologi (per lo scompenso
cardiaco e la cardiopatia ischemica) ed internisti (per le malattie metaboliche) integrati nella struttura operativa dei Pta che
abbiano autonoma ed ampia capacità gestionale. Dare più forza al pubblico
che ha la propria forza nella propria
missione. Ed, allo stato degli atti, debbo
dire che purtroppo nella pianta organica dell’Asp di Palermo non c’è traccia di questi servizi gestiti dai suddetti
dirigenti! Speriamo si tratti di una svista a
cui porrà rimedio l’assessore alla sanità che
da tempo propugna un intervento in tal
senso. Nei Pta cittadini di maggiori dimensioni troverà allocazione un “punto
di primo intervento“, la cui finalità sarà
quella di poter gestire urgenze di basso o
medio livello, evitando di intasare i pronto
soccorso per problemi minori. Ma, ahimè,
anche qui in pianta organica non si
vedono dirigenti rianimatori, cardiologi e medici di pronto soccorso.
E ribadisco dirigenti e non convenzionati poiché si tratta, come per i day service, di strutture definitive che necessitano di personale che, oltre ad essere
qualificato professionalmente, sia legato
ai doveri della dipendenza (fedeltà, re-
sALutE
problemi dei cittadini?
peribilità etc..). Tale personale deve poi
avere la possibilità di acquisire la responsabilità di gestione di risorse umane e strumentali ed, ove il caso, la responsabilità di
gestione diretta di risorse finanziarie. Nei
Pta periferici, più distanti dai grossi presidi ospedalieri, potrà essere allocato
un Pte (punto territoriale di emergenza),
con apertura h. 24, collegato alla rete di emergenza - urgenza 118, in modo da poter trasferire rapidamente i pazienti che necessitano di ospedalizzazione e
poter curare in loco le emergenza minori.
Sempre nei Pta dovrà esserci un Cup (centro unificato di prenotazioni provinciali)
che dovrà essere interconnesso con quello
regionale. Finalmente la semplice soluzione
alla ricerca affannosa della prestazione! E
la necessità di un Cup efficiente si pone ancor di più in considerazione dell’obbligo
dal mese di ottobre della indicazione di
priorità in quasi tutte le richieste di visite
specialistiche ed indagini strumentali e che,
a causa delle lunghe liste di attesa di alcuni
presidi specialistici, pone difficoltà quasi insormontabili per essere attuata. Le vacue
circolari interne di rispetto dei tempi sono
un non senso in quanto le priorità potranno
essere rispettate soltanto quando i Cup si
attiveranno (con lo stato delle prenotazioni
provinciali in tempo reale) ed avranno, come dice la legge, idonei elenchi di prenotazione differenziati. Nei Pta dovranno anche essere previsti ambulatori infermieristici con una forte centralità dell’infermiere nella cura dei pazienti cronici.
All’interno delle farmacie (se ci sarà
l’accordo) potrebbe poi prendere vita un
nuovo polo di servizi integrato nel
territorio dove non si avranno solo farmaci e articoli sanitari, ma tutta una serie
di servizi come test di gravidanza,
fiosioterapia, medicazioni, analisi.
Si potranno, inoltre, prenotare le visite
del medico specialista e le analisi, pagare il
ticket e ritirare i referti diagnostici, contattare infermieri e fisioterapisti per prestazioni sanitarie in farmacia o casa. È certo, comunque, che l’Asp di Palermo dovrà
anche integrarsi con le altre due aziende cittadine (Policlinico e Villa Sofia/Cervello) e con le abbondanti strutture
private convenzionate per svolgere al
meglio il proprio compito. Che ben vengano gli interventi del privato, ma per integrare e per fornire servizi e risorse non disponibili nel pubblico secondo una sana e
paritaria competizione. Oggi purtroppo
quello che veramente manca nel pubblico è un adeguato e capace control-
lo da parte degli organi preposti che
sappia privilegiare il merito. Punendo le
inadempienze, ma anche e, soprattutto,
premiando l’impegno e la qualità. Dovranno anche partire le unità operative sulla salute della donna e del bambino
territoriale. Aspettiamo anche servizi per
l’Alzheimer e le nuove malattie neurologiche. La demenza purtroppo è uno
dei flagelli dei nostri anni che annulla sia gli
individui colpiti che le famiglie minando alla base la convivenza familiare e sociale.
Resta ancora da definire la copertura finanziaria per i comuni di Lampedusa,
Linosa ed Ustica e per il centro riabilitativo di alta specializzazione Villa delle Ginestre (226 dipendenti previsti
su circa 20 presenti). Tutta una serie di iniziative e di servizi, soprattutto territoriali,
che dovranno cambiare il volto della sanità
provinciale. In conclusione, quindi, accanto a luci Pta, Pte, servizi infermieristici e di
assistenza materno-infantili si ravvisano
ombre organizzative (soprattutto mancanza day service strutturati e Cup efficiente) e finanziarie. Speriamo che il passaggio delle piante organiche in assessorato
possa riprendere le carenze evidenziate e
che l’Asp di Palermo possa finalmente, con
la consapevolezza e l’impegno della propria dirigenza e di tutto il proprio personale, offrire una sanità modello per la Sicilia e
l’Italia tutta.
Guido Francesco Guida
[email protected]
Fondazione istituto san raffaele Giglio
Chirurgo lascia Milano per tornare in sicilia
pico Marchesa dirigerà l’unità operativa
Ritorna in Sicilia dopo un anno di attività a Milano il chirurgo oncologico Pico
Marchesa. E’ stato chiamato a guidare
l’unità operativa di chirurgia generale e
oncologica della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù “Ho pensato – ha
detto il chirurgo - che se avessi trovato un
ambiente ideale dove poter sviluppare le
mie potenzialità e offrire ai pazienti lo
stesso trattamento per cui venivano a
Milano, sarei tornato. Oggi il San Raffaele di Cefalù mi dà queste garanzie”.
Pierenrico Marchesa, 52 anni, torinese
di nascita, era arrivato per la prima volta
in Sicilia nel 2001 come direttore della
chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico del Civico di Palermo,
successivamente della chirurgia d’urgenza e oncologica dello stesso ospedale e
dal 2005 al 2007 anche del servizio di
chirurgia addominale dell’Ismett. Nel
2009 la scelta di lasciare la Sicilia per l’Humanitas Mater Domini di Milano.
“Siamo molto soddisfatti – ha detto il
presidente del San Raffaele Giglio, Ste-
fano Cirillo – di essere riusciti a far tornare in Sicilia uno dei migliori cervelli
che questa terra ha avuto. La professionalità riconosciuta, in ambito internazionale, del dottor Marchesa – ha aggiunto Cirillo – sono da stimolo a definire sempre più la mission oncologica dell’ospedale di Cefalù”.
L’attività del neo direttore sarà incentrata – come ha spiegato lo stesso Marchesa – sulle patologie oncologiche attraverso l’impiego di tecnologie mini invasive. “Punteremo sulla chirurgia laparoscopica anche sugli interventi più
complessi per assicurare al paziente un
recupero più rapido”. Nell’attività di
Marchesa ci sono oltre 3000 interventi
di chirurgia addominale maggiore, eseguiti come primo operatore, e circa 100
di chirurgia trapiantologica con una
esperienza specifica nelle chirurgie epatiche. Ha all’attivo numerosi riconoscimenti e pubblicazioni scientifiche.
Il presidente Cirillo ha, infine, sottolineato che “gli investimenti in tecnolo-
Pierenrico Marchesa, responsabile dell’u.o.
di chirurgia del San Raffaele Giglio
gie all’avanguardia e le scelte di indirizzo scientifico operate dal San Raffaele
Giglio, oggi attraggono sempre più professionisti altamente qualificati permettendo all’ospedale di Cefalù di contribuire all’inversione migratoria di pazienti che trovano risposte adeguate di
ottimo livello nella loro regione”.
55
sALutE
parla alle palme il Nobel Montagnier per vivere meglio oltre 100 anni
sani per scelta con il metodo
proposto da Locorotondo
Una vita più lunga, anche oltre cent’anni,
ma soprattutto migliore. Ecco ciò che promette il medico palermitano Nicola Locorotondo, un nome associato nella topografia e nella memoria cittadina al grande studio di analisi cliniche di via Carducci. Ma il programma, presentato nella sala congressi dell’hotel Des Palmes, con la
partecipazione del premio Nobel 2008
Luc Montagnier – scopritore del virus
Hiv – equivale a concretizzare un sogno
accarezzato da più anni. Locorotondo ne
parlò a chi scrive un pomeriggio di domenica all’hotel Kempinsky di Mazara, in
uno di quei momenti in cui si ha tempo di
dire ciò che non è possibile solitamente
nei giorni di lavoro. E quella struttura alberghiera, isolata dai rumori, fornita di
locali attrezzati e di una piscina coperta
riscaldata, si presta particolarmente – in
effetti – al relax e ad una attività di sostegno simile a quella proposta dalle “spa”…
Quanto alla conferenza palermitana, in
cui il Gruppo Locorotondo è stato collaborato da Fondazione Gaia e Fly Life, i
due titoli “Sani per scelta” e “La genetica applicata alla medicina come formula di prevenzione e benessere” parlano già chiaro. Si allontanano
dal sogno, trasformandosi in promessa
non priva di realismo, nella realtà moderna, con il sostegno della tecnica e del progresso scientifico.
La massima “Vincere le battaglie della vita con la preven zione“ parola
di Luc Montagnier è, invece, un invito
che può sembrare non del tutto nuovo,
quanto lo è l’intero programma nell’insieme. Specie se associato al concetto di Medicina predittiva.
Modello di impegno e umanità, lo studioso francese, ospite per la prima volta in Sicilia, fa anzitutto implicito riferimento al
rapporto dell’Organizzazione Mondiale
per la Sanità nel quale si legge che “Prevenire le malattie croniche, dovrebbe essere un investimento vitale“,
Nicola Locorotondo
Luc Montagnier
mentre un’azione globale sulle malattie
croniche potrebbe salvare la vita a 36 milioni di persone che rischiano altrimenti
la morte entro il 2015, metà delle quali
dopo aver compiuto i 70 anni.
Ancora una volta nel corso degli interventi susseguitisi è emerso il valore complessivo della dieta mediterranea. Ma, ripetiamo, il messaggio dell’hotel des Palmes ha
voluto esser ben altro che generico invito
ad una vita più salubre.
In linea con quanto enunciato dall’Oms,
FlyLife ha messo a punto un test genetico per tampone salivale, indolore e
non invasivo, che fotografa lo stato di salute di un individuo, indicando la maggiore o minore predisposizione a sviluppare determinate patologie. In seguito ai
risultati sarà elaborato un programma
personalizzato di prevenzione, basato su medicina e stile di vita.
L’incontro con i tanti studiosi è stato, insomma, focalizzato sulle prospettive di
prevenzione e cura aperte dai moderni
studi sul Dna e dai test genetici, in grado
di individuare le patologie che un individuo potrebbe sviluppare nel corso della
propria vita. L’immortalità, ha precisato Locorotondo, “non interessa alla scienza: il suo fine non è tanto di allungare il
tempo dell’esistenza, ma il tempo senza
sofferenza e dolore, e quindi garantire la
migliore qualità di vita al maggior numero possibile di persone”.
Il convegno ha visto la partecipazione di
Giuseppe Carruba, dirigente di Oncologia Sperimentale al Civico di Palermo,
Calogero Caruso, professore ordinario di
Patologia Generale Unipa, Damiano Galimberti, presidente Associazione Medici
Antiaging, Paolo Marandola presidente
onorario Fondazione Gaia e dello stesso
Nicola Locorotondo che ha introdotto i
lavori. A moderare, il giornalista Rai Davide Camarrone.
La Medicina predittiva e preventiva è
la più significativa e indicativa di sette
momenti di intervento, che compongono
l’intero metodo e che comprendono Alimentazione, Chirurgia ambulatoriale,
Gastro enterologia, Genetica predittiva,
Mal di schiena, Osteoporosi, Posturologia
e Senologia. Perché il principio generale è
che prevenire è meglio che curare.
I test predittivi sono emersi nel corso
della conferenza come l’aspetto primario
del metodo elaborato da Nicola Locorotondo, che invita alla partecipazione tutti
coloro che intendono vivere meglio e più
a lungo senza accusare, manifestare e somatizzare al peggio le affezioni tipiche
dell’invecchiamento.
Germano Scargiali
Per il contenuto dei singoli interventi vedi
on line www.palermoparla.it
56
spettacoLi / cineMa
Frenetica passion
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Giungono insalutati e durano poco nelle sale cittadine
Quei film che non vediamo
A
ccade spesso nella nostra città che parecchi buoni film, magari attinenti a problematiche storico-sociali di scottante attualità o ad argomenti culturali utili ad arricchire ulteriormente le proprie conoscenze, raggiungano faticosamente alcune sale d’élite, mentre altri, altrettanto significativi, subiscono una “censura” preventiva e circolano soltanto
nelle grandi città. Quest’ultima considerazione che fa
retrocedere Palermo ad una
sorta di serie B culturale, la
facciamo con particolare amarezza. La colpa non è
dei gestori delle poche
sale d’essai ai quali, comunque, va riconosciuto il merito di operare scelte impopolari, contando su una ristretta ma agguerrita fascia
di utenti palermitani attenti alle proposte “difficili”
ma culturalmente e qualitativamente valide. E non
si può emettere nei loro confronti una sentenza di condanna se la scarsa affluenza di spettatori li induce a
sostituire il film meno apprezzato dal pubblico dopo
un paio di giorni di programmazione. Ad aggravare la situazione c’è la
scarsa tempestività con cui
le recensioni, che potrebbero
avere una funzione di sostegno, appaiono sul nostro maggior quotidiano. Alla luce
di queste considerazioni mi
sembra utile riproporre alcune recensioni non pubblicate, contando su qualche
lettore cinefilo che avendo
visto questi film abbia voglia di rifletterci ancora su,
o sperando di indur re chi
non ha fatto in tempo a vederli, a recuperarne qualcuno magari alla sua uscita
nel circuito dei Dvd.
Eliana L. Napoli
Miral
Regia: Julian Schnabel. Sceneggiatura: Rula Jebreal
(dal suo romanzo “La strada dei fiori di Miral”). Fotografia: Eric Gautier. Interpreti: Freida Pinto, Willem
Dafoe, Hiam Abbas, Yasmine Al Masri, Vanessa Redgrave. Origine: Francia, Gran Bretagna, Israele , USA
2010. Genere: Drammatico.
Julian Schnabel, pittore talentuoso ma fortemente attratto anche dal mezzo cinematografico, ci ha
regalato in passato qualche buon film di argomento
non banale, come Lo scafandro e la farfalla (2007), storia vera di un uomo che un ictus rende prigioniero
del proprio corpo, con il solo movimento di una
palpebra come mezzo per comunicare e che riesce,
tuttavia, a scrivere il romanzo cui il film si ispira.
Con Miral l’ispirazione arriva da un libro di ben diverso argomento. “La strada dei fiori di Miral”, infatti,
è la quasi biografia della giornalista palestinese Rula Jebreal (vista su La7 e ad Anno Zero), sua attuale
compagna. Ne viene fuori un film complesso ed
ambizioso che ripercorre le tormentate vicende
israelo-palestinesi, dalla nascita dello stato di Israele
(1948) fino agli accordi di Oslo del 1993, attraverso
la storia di quattro donne. Due in particolare sono
oggetto della sua attenzione: Hind Husseini (Hiam
Abbass, bravissima qui come ne Il giardino dei limoni), carismatica fondatrice di un orfanotrofio per
London River
Regia: Rachid Bouchareb. Sceneggiatura: Rachid
Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoè Galeron. Fotografia:
Jèrome Almèras. Musiche: Armand Amar. Interpreti:Brenda Blethyn, Sotigui Kouyatè, Bernard Blancan. Origine: Algeria, Francia, Gran Bretagna 2009. Genere:
drammatico.
Nella tragica mattina del 7 luglio 2005, Londra
venne sconvolta da quattro successive esplosioni di
chiara matrice terroristica che uccisero
56 persone e ne ferirono 700. Partendo
da quel terribile avvenimento Rachid
Bouchareb, regista francese di origine
algerina, ci racconta la storia emblematica di Ousmane, africano e musulmano, e della signora Elizabeth Sommers, inglese e cristiana, che nell’attentato sono indirettamente coinvolti. Ousmane ha lasciato l’Africa per la Francia dove lavora come guardia forestale.
La signora Sommers vive in un’isola
inglese coltivando il proprio podere.
Entrambi giungono a Londra alla ricerca dei propri figli Alì e Jane di cui non hanno notizie dal giorno dell’attentato. Le loro vicende si intrecciano allorché scoprono che i due giovani si
bambini palestinesi, che evita gli atteggiamenti estremistici per consentire alla sua istituzione di crescere; e Miral (Freida Pinto, attrice indiana vista in
The billionaire), diciassettenne palestinese allevata
in quell’orfanotrofio, combattuta fra nazionalismo
oltranzista e apertura al dialogo con la parte avversa, che alla fine viene a studiare in Italia divenendo,
poi, giornalista e scrittrice. Il risultato è un film stilisticamente discontinuo, con solo qualche bella immagine e qualche buona sequenza a riscattare un
contesto di generale piattezza. Manca poi un adeguato approfondimento del discorso storico e la pellicola, malgrado le radici ebraiche del suo autore, fa
prevalere gli umori filo-palestinesi della Jebreal e
appare quindi piuttosto squilibrata a favore dei suoi
connazionali, ma si riscatta nel finale, aperto alla
speranza di una possibile pacifica convivenza. Il
film è comunque una testimonianza civile, ha momenti di grande emozione e ci coinvolge con la forza di una questione drammatica ancora irrisolta
che riguarda da vicino anche noi occidentali, inducendoci – e non è poco - ad una salutare riflessione.
(e.l.n.)
amavano e vivevano insieme. Bouchareb adotta toni sommessi ed uno stile sobrio ed essenziale per
raccontarci lo sgomento e il dolore dei protagonisti
e della popolazione londinese dinanzi alla tragedia
che ha lasciato nella coscienza dei britannici ferite
non meno profonde e indelebili dell’11 settembre in
quella degli americani. Lo fa con garbo e sincerità
di toni, accompagnandoci per le vie di una Londra
multietnica e tollerante, dove la solidarietà e la fratellanza sembrano prevalere sulle differenze di razza e di religione. Ed è in questo contesto che l’iniziale atteggiamento di reciproco sospetto
e diffidenza fra i due protagonisti, si
trasforma in affetto e comprensione attraverso la condivisione delle stesse ansie e sofferenze. Alla fine la storia, assolutamente priva di pietismo e di retorica, si fa metafora di una possibilità di
convivenza pacifica e di un ritorno a
stili di vita più autentici e naturali. Non
a caso sia Elizabeth che Ousmane lavorano a contatto con la natura. Fondamentale il contributo di Brenda Blethyn, sobria ed efficace nel ruolo di Elizabeth, ma soprattutto di Sotigui Kouyatè, un Ousmane imponente e ieratico, meritatamente premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino. (e.l.n.)
segue a pagina 58
57
spettacoLo
Urlo
Regia e sceneggiatura: Rob Epstein e
Jeffrey Friedman. Fotografia: Edward Lachman. Musiche: Carter Burwell. Interpreti: James Franco, David Strathairn, Bob Balaban, John Hamm, Jeff Daniels, Allen Ginsberg. Origine: USA 2010. Genere: Drammatico, biografico, animazione.
Urlo è un’opera di non facile lettura, un
film di nicchia destinato a spettatori che
abbiano voglia di cimentarsi con argomenti culturalmente impegnativi e con un linguaggio cinematografico ardito e innovativo. Per chi ha conosciuto ed amato la cultura americana del secondo dopoguerra –
quella di Neal Cassady, di Gregory Corso,
di William Burroughs e di tutti quelli che
Jack Kerouac, autore del mitico “On the
road”, definì la “beat generation”- cultura
scandita al ritmo del jazz e delle canzoni di
protesta, il film è un’esperienza imperdibile. Dedicato ad Allen Ginsberg, guru indiscusso di questa generazione di intellettuali, Urlo prende il titolo dal suo poema migliore che infranse gli schemi della tradizione, aprendo alla poesia nuovi orizzonti
e possibilità espressive. Girato a basso budget da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, il
film mette in scena il processo che nel 1957
a San Francisco, portò alla sbarra Lawrence Ferlinghetti, accusato di aver pubblicato
il poema “osceno” dell’amico Ginsberg. I
due registi assolvono felicemente al non facile impegno, sviluppando la storia su tre
diversi piani narrativi.
Fondamentale è quello
del processo nel quale accusa e difesa si fronteggiano chiamando a testimoniare numerosi intellettuali e che si conclude
con l’appassionata sentenza assolutoria del giudice Clayton Horn (Bob
Balaban). Un secondo piano narrativo è la
lunga intervista a Ginsberg (James Franco),
con relativi flashback in bianco e nero, nella quale il poeta medita sul percorso tortuoso e doloroso della sua maturazione artistica, con più di un riferimento a Carl Solomon con il quale condivise per qualche
tempo l’esperienza del manicomio ed al
quale il poema è dedicato. C’è infine e soprattutto il poema stesso, visualizzato attraverso gli efficaci cartoons di alcuni graphic artists che ne colgono in pieno la dirompente originalità. Urlo è anche, a suo
modo, un film didattico che si sforza di far
comprendere cosa c’è dietro alle provocazioni di Ginsberg e alla disarmante e assoluta franchezza del suo linguaggio. La marginalità sociale di pazzi, drogati, ladri e ribelli che lui pone al centro del suo discorso
poetico, assurge a metafora della rivolta
contro il Moloch capitalistico e i condizionamenti dell’establishment; mentre l’esaltazione di una sessualità libera è l’affermazione franca e senza veli di ipocrisia di una
ritrovata fisicità, fautrice di un più autenti-
co contatto umano. Fondamentali sono il
linguaggio e l’atteggiamento profetico del
poeta, che discendono da una lunga tradizione anglo- americana (da W. Blake a T.S.
Eliot a W. Whitman), ma che ritrovano forza espressiva nell’uso di metafore e immagini capaci di accostare universi percettivi
diversi, costringendo il fruitore del poema
alla comprensione intuitiva (“Non si spiega
la poesia con la prosa” afferma saggiamente uno dei testimoni al processo). Appare
chiaro, alla fine, il disegno complessivo dell’opera che chiude in un crescendo emotivo di coinvolgente bellezza. Ci sorprende
la sconcertante attualità del messaggio che
ci fa rimpiangere quella stagione appassionata e felice nella quale, a scuotere le coscienze, risuonava l’urlo salutare, anche se
scomodo e fuori dal coro, di un poeta utopisticamente rivolto verso il trionfo di sentimenti come la gioia, la libertà e l’amore.
In un mondo come il nostro, privo di ideologie, che affonda nel grigiore del disimpegno, che ci prospettano, oggi, i nostri intellettuali? (e.l.n.)
trambi. Il film ha qualche pecca, ma molte frecce al suo arco, prima fra tutte la
magnifica performance di due attori maiuscoli che ci riempiono di invidia se pensiamo a certi “professionisti” del nostro
cinema. Jamie Foxx si cala con perfetta
adesione nel personaggio difficile, a volte
irritante, di Nathaniel; mentre Richard
Downey Jr. ci fa amare incondizionatamente il personaggio di Steve Lopez costruito con naturalezza, verità, e mirabile
ricchezza espressiva. Joe Wright ha anche
il merito di raccontarci una Los Angeles
non convenzionale, ben lontana dai fasti
hollywoodiani e dalla volgare ostentazione di ricchezza di Beverly Hills, concentrandosi, invece, sull’umanità sconfitta ed
emarginata dei senza tetto ( ben 90.000
nella grande L A), dei drogati, dei mentalmente disturbati che si aggirano nel quartiere degradato di Skid Row o risiedono
nella Lamp Community, istituzione che si
prodiga nel non facile compito di dar loro
una mano. Ci sfiora il sospetto che proprio questa rappresentazione, spietata e
senza compromessi, del “rovescio della
medaglia”, l’altra faccia del “sogno americano”(per altro non nuova al cinema
statunitense) da parte di un regista d’oltre
oceano, non sia stata del tutto gradita ai
suoi committenti hollywoodiani. I “panni
sporchi” è sempre meglio lavarli in casa.
Inoltre Joe Wright, deciso ad evitare il ricatto della lacrima facile e le furberie cui i
suoi colleghi ricorrono solitamente in questo genere di film, mantiene le distanze
dalla materia forte ed incandescente della
storia, ingenerando un’impressione di eccessiva freddezza. Usa con parsimonia
perfino la meravigliosa musica (Beethoven, innanzi tutto, passione mai rinnegata
di Nathaniel) che sottolinea i momenti salienti della storia. Unica eccezione la sequenza in cui le note esaltanti dell’”Eroica” si accompagnano ad una danzante
fantasmagoria di luci e di colori. Qualche
pecca nella sceneggiatura o qualche incertezza del regista, non a suo agio, probabilmente, in un modo di far cinema ben
diverso da quello britannico, non pregiudicano, comunque, un film che merita
senz’altro una seconda possibilità. (e.l.n.)
il solista
Regia: Joe Wright. Sceneggiatura: Susannah Grant. Fotografia: Seamus Mc Garvey.
Musiche: Dario Marianelli. Interpreti: Robert Downey Jr., Jamie Foxx, Catherine Keener. Origine: USA 2009. Genere: drammatico, biografico.
Quando il cinema incontra la grande musica classica solitamente il successo è assicurato. Pensiamo a film come Shine o al
recentissimo Il concerto, nelle sale per oltre due mesi. Minor fortuna sembra aver
avuto fin qui Il solista, girato nel 2009,
che arriva da noi soltanto adesso. Opera
del regista Joe Wright, londinese alla sua
prima esperienza hollywoodiana (suoi il
raffinato ed intenso Orgoglio e pregiudizio e l’appassionante Espiazione), il film si
basa su una storia vera. Racconta, infatti,
una singolare esperienza capitata al giornalista del “Los Angeles Times” Steve
Lopez, poi divenuta materia di un suo romanzo. L’incontro col bizzarro musicista
barbone Nathaniel Ayers, ridotto a suonare in strada un violino con solo due corde dopo aver frequentato una scuola di altissimo livello quale la Juilliard di New
York, ne fa intuire a Lopez le potenzialità
e lo induce a scavare nel suo passato nel
tentativo di aiutarlo a tornare alla normalità e a mettere a frutto il suo notevole talento. Sarà l’inizio di una solida amicizia
e segnerà, comunque, un momento di crescita e di arricchimento spirituale per en-
58
spettacoLo
personaggi d’eccezione fra le luci al gran galà del politeama
sportfilmfestival
trionfo del cinema e dello sport
Una edizione senza precedenti la 32ma
Rassegna cinematografica internazionale
Sportfilmfestival, che ha richiamato a Palermo personaggi di chiara fama, alcuni dei
quali addirittura popolari, dello sport, del
cinema e dell’informazione. Non può negarsi che personaggi come Massimo Moratti, Michele Cucuzza, Aldair e gli stessi
dirigenti sportivi Giovanni Petrucci e Maurizio Beretta siano dei divi, portatici in casa
come sono dai media e dalla tv in particolare… I Paladini d’oro sono andati, infatti,
oltre che ai film anche a personaggi distintisi per meriti sportivi e per l’impegno profuso, tre dei quali alla carriera.
In una cornice eccezionalmente festosa
l’evento si è concluso con il gran finale al
teatro Politeama, un galà come non si vedeva da tanto che ha fatto break nell’atmosfera un po’ uggiosa per il precoce maltempo
e per le zuffe politiche di questa stagione.
Mai come questa volta il Coni regionale e
provinciale sono stati al fianco dell’organizzazione con un impegno a 360 gradi e la
continua presenza del presidente Massimo Costa. Tutto è iniziato del resto con la
presentazione ufficiale svoltasi al Coni di
via La Malfa, dove erano presenti i maggiori rappresentanti di tutti gli enti coinvolti. In
questa occasione sono state ufficializzate le
nomination ed è stato sottolineato fra le
tante cose come per la prima volta la rassegna si sia aperta anche alla disabilità, indicando in Veronica Floreno, campionessa di
tiro con l’arco, la vincitrice del Paladino
d’oro come miglior atleta paralimpica dell’anno.
La presentazione nazionale si è svolta, invece, a Roma presso la sede della Lnd Figc. L’evento in tale occasione è uscito risolutamente
dai confini regionali, acquistando la rilevanza a vasto raggio che merita, in virtù
della lunga tradizione e delle nuove aperture verso temi inediti. Tanto più che quest’anno il programma si è arricchito della
prima edizione del Football film fest che
premia, unica in Italia, la migliore opera
dedicata al calcio. Sono stati 23 in totale i
film giunti alla fase finale della rassegna,
nove dei quali italiani e gli altri provenienti
da Spagna, Germania, Francia, Israele,
Svezia, Russia, Usa e Austria. Le proiezioni
dei film in concorso sono avvenute presso la
Cittadella universitaria di Palermo nel corso di quattro mattinate. Si è svolto frattanto
anche un meeting fra registi, produzioni,
stampa e universitari.
E, infine, l’affollatissimo gran Galà del Politeama per il quale è stata scelta una presentatrice di grido come Magda Gomez
(al fianco di Panariello a Sanremo e ora in
Guida al campionato su Italia 1).
Gianni Petrucci, presidente nazionale Co-
Massimo Costa premia Giovanni Petrucci
Sandro Morgana e Massimo Moratti
ni, ha ricevuto il premio alla carriera da
Massimo Costa, presidente regionale.
Mentre Massimo Moratti
– per l’Inter,
squadra dell’anno – è stato premiato da
Sandro Morgana, presidente regionale della Figc. L’atleLa presentatrice Magda Gomez
ta dell’anno è
stato indicato invece nel lanciatore di peso
Nicola Vizzoni.
Fra i film si è distinto Across dell’austriaco
Iurgen Gruber (best picture). Mentre l’italiano Marcianise terra di pugili di Enrico
Falzetti, particolarmente apprezzato, è
stato premiato come best sound mixing. Il
miglior protagonista è stato Gaetano Mura per Transat 2009, un film sulla vela
oceanica.
Fra i premi speciali, il Gregorio Napoli è
stato consegnato dalla moglie del compianto critico Eliana a Tutto il resto non esiste di
D’Alessandro e Carrara.
Particolare visibilità ha avuto Francesco
Ginestra che ha garantito la presenza di
Snai, ha messo in palio un premio speciale,
ha partecipato alla consegna ed è stato a
sua volta premiato per il sostegno imprenditoriale a favore dello sviluppo dello sport.
La 32ma Rassegna Cinematografica Internazionale Sportfilmfestival sarà trasmessa in differita a dicembre sul canale
220 Sky Snai Sat.
La manifestazione è stata organizzata dal
Centro di Comunicazione Visiva dello
Sport. Presidente del comitato Vito Maggio, direttore Roberto Oddo. Ha fruito della collaborazione dei seguenti organismi
pubblici e privati: Ars, Coni Regionale Sicilia e Provinciale Palermo, Figc Lnd , Cip,
Università degli studi, Provincia regionale
di Palermo, Inail, Regione Sicilia. Più i media partner Rai Radio 1, Italpress, Teleippica Sky 220, Media One. La SNAI è stata
la official partner e la Fratelli La Bufala
la food partner.
I personaggi premiati
Aldair Alla carriera di Calciatore
Antonio Preziosi RAI Direttore radiofonico dell’anno
Benedetto Adragna Per l’impegno profuso a favore della
promozione dei valori dello
sport
Fabio Guadagnini SKY Direttore televisivo Sportivo dell’anno
Francesco Ginestra Per il sostegno imprenditoriale a favore dello sviluppo dello sport
Federica Cudia Atleta Paralimpica
Gianni Petrucci Alla carriera
di Dirigente Sportivo
Giulio Golia Per l’impegno
Profuso a favore della solidarietà
Le Iene Italia 1 Trasmissione
televisiva dell’anno
Massimo Moratti Inter Società Sportiva dell’anno
Maurizio Beretta Dirigente
Sportivo dell’anno
Michele Cucuzza Alla carriera di Giornalista
Nino Lisotta Atleta Paralimpico
Nicola Vizzoni Atleta dell’anno
Paolo Zauli Radiocronista dell’anno
Stadio News Sito sportivo dell’anno
Veronica Floreno Atleta Paralimpica dell’anno
I Paladini d’oro ai film
Best sound mixing: Marcianise terra di pugili di Enrico
Falzetti Italia
Best editing: The way of vic-
tory di Kaminskiy Vyacheslav,
Russia
Best picture: Across di Jurgen
Gruber, Austria
Best Screen play: Breaking
the ice di David Noy, Israele
Best leading role: Gaetano
Mura, Transat 2009 Italia
Best director: Mount st. Elias
di Gerald Salmina (Germania)
Best foreign film: The games
they play di Loevy/Mara’ana/
Shamir/Dror, Israele
Best football film: The Referee di Mattias Low, Svezia
Best paralympic film: One goal
di Sergi Augustì, Spagna
Best short film: Across di Jurgen Gruber, Austria
Best feature film: Mount
st.Elias di Gerald Salmina,
Germania
59
attUaLita’
s’inaugura Zerocento
Un caldo e riuscito vernissage quello che ha inaugurato la sede di
Zerocento in via Dante 120. Tutta
gente simpatica e brillante fra gli
ospiti di ogni età. E’ questa una
prova che tutti si interessano oggi ai prodotti multimediali. Ma
alla Zerocento la specialità sono
quelli interattivi e si tratta anche
di cartoons… L’iniziativa nasce
da Daniele Manno e Rodolfo Drago in sinergia con Vincenzo Cefalù. Fra gli ospiti, la bella Valentina Bruno, organizzatrice di eventi (nella foto in primo piano). Un
particolare gli schermi: luminosissimi wall dove scorrevano immagini fotografiche di Francesco
Italia. (GS)
Mille sono i volti in cui si ripresenta l’arte di Emilio Guaschino. Sono i volti da lui ritratti,
nella gioia, nel dolore, nella spensieratezza che non manca mai
di una vena consapevole dei problemi che la vita in ogni caso a
tutti impone. Il suo gusto nello
scrutare il profondo delle fisionomie raggiunge il massimo in
certa ritrattistica che corre dalle
chine agli oli, passando attraverso gli acquarelli. Ricca e copiosa è, infatti, la produzione
del pittore palermitano, che si
moltiplica a dismisura nei vari
“studi” che sembrano quasi eseguiti a penna, all’impronta.
Il volto umano è quindi sempre
al centro dell’attenzione del pittore, quasi fosse un paesaggio, i
cui tanti segreti vengono a lungo indagati, ma lasciano sempre
spazio ad altri ancora, meno noti, che rimangono da scoprire. I
personaggi hanno tutte le età. I
giovani appartengono per lo più
presepe subacqueo
a Mondello
Chi ama il mare non lo dimentica certo con l’arrivo
dei primi freddi. Anche
quest’anno un presepe subacqueo festeggerà a Palermo la ricorrenza natalizia. Sarà calato in mare
davanti al pontile di Mondello dal Sea club Palermo in collaborazione con
il Rotary club. I personaggi sono realizzati in ceramica da Nino Parrucca.
60
iL pittoRe paLeRMitano si MoLtipLica nei sUoi peRsonaGGi
i mille volti di Guaschino
al popolo, alla realtà contadina,
al lavoro nelle piazze e nei mercati. Nella loro operosità affrontano le fatiche della giornata spendendola con spavalderia e talvolta persino con una vena di
buon umore.
Opere fra le più svariate ritraggono le donne che recano in brac-
cia i loro bimbi. Sono qui simili
ad altrettante madonne, degne
di figurare spesso in piccoli altari, purché si perdoni all’autore
qualche nudità, che però appare dovuta, quasi omaggiata ai significati dell’immagine nel suo
complesso. Vi sono poi gli innumerevoli anziani, magri e sca-
vati. Ritratti in vari momenti
della giornata, ma spesso al tramonto. Spesso sul belvedere di
un paesino da dove si intravede
un’immensa campagna. Un altro, quest’ultimo, dei temi prediletti dal “professore”.
Infine c’è il Guaschino dei ritratti di personaggi noti. Tutti
più che somiglianti, come nel
caso di Edoardo De Filippo e
Luigi Pirandello. Altri con espedienti cromatici o con alcuni caratteri solo leggermente esagerati per rendere meglio l’espressione com’è per Leonardo Sciascia o per Tommaso Romano.
In ogni caso si parte dalle chine,
in nero, che sembrano quasi gli
studi per altrettante sculture:
bronzetti e pietre intagliate.
Si passa poi alle chine acquerellate e agli oli, percorrendo come le sale e i corridoi di un museo. Quello dei mille volti di Guaschino.
Alisciarg
D ove andiamo stasera?
i RistoRanti
IN CITTA’
IN PROVINCIA
AI GAGINI. In via Casciari, praticamente alla Cala,
questo locale, elegante e raccolto da sempre, ha
da un po’ di tempo una gestione molto qualificata
curata dai signori D’Amato e Lupo. Si pregia del
sottotitolo “music restaurant”. Aspettatevi il meglio
dal menu, dalla musica e …dal conto. 091 321518
TRATTORIA AI NORMANNI. Tradizione e professionalità si sommano in questo locale collocato in un
edificio medievale accanto al Palazzo reale e dove
“si parcheggia” come nel tempo che fu. Ricavato
nell'antica stalla, dove sono visibili vecchi abbeveratoi in pietra. Veramente caratteristico. Cucina “a
la carte” di livello e, una tantum, una buona cantina. Un locale da graduatoria. 091 6516011.
IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla classifica,
per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore
ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche
sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313.
LA ROSA DEI VENTI a pochi metri dal mare di piazza
Acquasanta, questo locale in stile marina riserva le
sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele
Riccobono, un tuttologo, un simpatico iperattivo
che fa di questo locale un lavoro, una passione e
un’espressione artistica. Le sorprese non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091
6377825.
AI VECCHIETTI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al
centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e
intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della
tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606.
IL COVO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’
di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate
così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
EXÈ. Lo abbiamo provato per voi senza sconti:
giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel
di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a
prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non
vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per
il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091
7909146.
LA MATTANZA. Fra i prediletti di Palermoparla che
vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione,
ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare
della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza
sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298.
DA PINO AL BORGO. Scatenati dalla voglia di mangiare un boccone (o due) a mezzodì, rimane un dei
posti dove si casca meglio. I due pazienti proprietari, ai tavoli fra mille avventori, sono cortesi e veloci, ma deliziosamente severi con chi non sa stare
al gioco. Tutto è “popolare autentico”: una taverna
senza trucchi, ma romantica come poche. Si mangia ai tavoli tutti insieme, ma non se ne soffre. Piatti
tradizionalissimi, ma leggeri. Perché …si torna al
lavoro. E' in piazza Sturzo lato mare. Non prenotate: è sempre pieno e c'è sempre posto.
ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le
promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725.
TURIDDU. A Terrasini, sul lungomare. Ecco uno dei
ristoranti più panoramici d’Italia. Uno spettacolo:
aerei (P.Raisi), pescherecci e un cormorano. Garganelli con vongole e zucchinette. Ora la gestione
è diretta, curata dai proprietari. 0918682193.
AL PALAZZACCIO. A Castelbuono, in pieno corso
(via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si
scopre questo ristorantino ben arredato e molto
raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai
secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it
LA ROTONDA. Un locale veramente all round. Peccato ve ne sia uno solo in tutta la provincia. Perché
la formula adottata dai geniali gestori di Casteldaccia rimane unica, al top di un modo di servire il
pubblico. Si direbbe “all’americana”, ma non riferito alle specialità culinarie, che sono locali e internazionali. Si trova contemporaneamente di tutto:
menù, gelateria, cocktail. Lo abbiamo battezzato:
un locale che vale qualche km di strada in più. In
tanti, infatti la percorrono. E’ proprio sul mare. 091
953717.
NELL’ISOLA
DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra: una
scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo,
ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono
parole che ci venivano in testa fra le proposte del
menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piato di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748.
A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must
e si mangia nella splendida cornice della seconda delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la
propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola
nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa
Marina telefonando al 090 9843161.
AI BASTIONI. Un nuovo ristorante a Trapani. Nuovo l’arredo, nuovo il menu e il buffet, per chi non
vuol perdere tempo, perché il servizio, anche per
i piatti espressi è velocissimo. C’è di tutto, anche il
polpo fresco, ma la carne è un must: il “patron”
viene dal settore. Via XXX Gennaio al centro, dietro la villa, 0923 20579.
L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo
che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un
punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più.
Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il
couscous. 0924 31525
A ROMA
LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel
settore, cucina alla romana e secondo la terra
d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello
degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente,
l’amatriciana. 06 5586301.
Lamovida
GLI AMANTI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve
all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub – ristorante, in Piazzetta Colonna (ang. via Cavour).
TINA PICA. Fra San Domenico e il mare, neanche a dirlo, uno dei più famosi e attrezzati pub della città. Una meta sicura, di qualità
TRIBECA. Difficile la sosta in auto, ma il Tribeca di via Stabile è sempre gettonato.
Una sosta d’obbligo per la miglior movida cittadina.
SOPHIE. In via Empedocle Restivo, angolo via Sardegna, un nuovo arredo accoglie gli ospiti con cortesia e signorilità. Gradevolmente. Maxi schermi. Si cena. 091
513902.
GENESI. L’originalità è di casa in questo angolo sceltissimo della movida palermitana. E’ un pub-ristorante, si
mangia alla tedesca, tanta
ottima carne. All’Uditore.
FUSO ORARIO. Nella seicentesca piazza Olivella riappare lo storico nome di questo
locale, che cresce sempre più
nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e
ben gestito.
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