palermoparla n 79
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palermoparla n 79
lA SICIlIA Che produCe Per la quarta volta il Forum dello sport ha riunito insieme tutti i rappresentanti del mondo sportivo, a partire dai presidenti regionali delle federazioni, per una preziosa occasione di incontro rivolta all’approfondimento di tutti i problemi del settore. Si è parlato a fondo dello sport in Sicilia e i diretti protagonisti si sono trovati a confronto con quelli del mondo politico. Presenti alcuni presidenti nazionali di federazione, alcuni campioni da podio olimpico, che hanno fatto da testimonial, e altri personaggi di spicco del settore. Il presidente regionale Coni Massimo Costa, motore organizzativo della manifestazione, ha puntato il dito sulla consistenza del fenomeno sportivo che conta oltre 2 milioni di praticanti nella regione, di cui 350 mila tesserati. E’ questa la maggiore “agenzia formativa” sul territorio, ma nonostante ciò, gli stanziamenti sono andati drasticamente diminuendo negli anni recenti. L’onorevole Francesco Cascio che faceva gli onori di casa, avendo ospitato anche quest’anno il Forum nella sala Gialla dell’Ars, è stato il primo ad indicare due possibili vie da seguire nella necessità di concedere a privati gli impianti esistenti ed inutilizzati e nella possibilità di recupero delle risorse non spese della Regione per il relativo restauro. Cascio ha auspicato una politica trasversale a favore dello sport a partire dall’attuale finanziaria, anche perché lo sport dà occupazione in Sicilia a 32 mila persone. Al Forum è intervenuto anche il presidente della Regione Raffaele Lombardo il quale si è detto d’accordo con questa linea e ha indicato la possibilità di utilizzazione di 50 milioni di euro di fondi europei. In ogni caso è volontà del suo governo dedicare l’80% dei fondi che si renderanno disponibili al restauro e stabilire una premialità per quei comuni che destinano gli impianti alla gestione privata. Va specificato che tale destinazione avviene tramite il Coni e le federazioni sportive. Ma va anche annotato che allo stato attuale la Regione stanzia per lo sport solo una cifra pari allo 0,4% del proprio bilancio. 4 Il dirigente generale Marco Salerno, il presidente dell’Ars Francesco Cascio e il presidente regionale Coni Massimo Costa Al IV Forum dello Sport organizzato dal Coni Sicilia Subito più impianti e un migliore utilizzo Il canoista Antonio Rossi Nelle prime due sessioni si è parlato di Londra 2012 con la partecipazione del canoista Antonio Rossi e della schermitrice Giovanna Trillini. Si è ribadita l’importanza dello sport nella formazione giovanile. E’ stato presentato dal presidente Costa a tutti i politici intervenuti un elenco di 12 richieste provenienti dal mondo sportivo in genere, rappresentato da alcuni presidenti di federazioni. Prima fra tutte quella di riportare gli stanziamenti a quel- La schermitrice Giovanna Trillini li previsti dalle leggi regionali 8/78, 31/84 e 18/86 ai livelli dell’anno 2000. Riportare lo stanziamento dell’articolo 1 per gli impianti sportivi in Sicilia a 220 milioni di euro. Emanare una legge sullo sport dei diversamente abili. Si predica anche una maggiore sinergia fra sport, scuola e sanità con interventi dell’assessorato regionale all’Istruzione e Formazione professionale. Si parla anche di intervenire a favore della promozione dello sport per tutti. Da segnalare, infine la partecipazione dell’assessore regionale competente Daniele Tranchida, del suo dirigente generale Marco Salerno, degli onorevoli Totò Cordaro (Italia domani), Giuseppe Lupo e Antonello Cracolici (Pd), Livio Marrocco (Fli). Il presidente provinciale Coni Giovanni Caramazza ha presentato il progetto Scuola Aperta, che ha riscosso il dichiarato appoggio di Totò Cordaro. lA SICIlIA Che produCe Il workshop di Venezia forse a palermo nel 2011 I vini siciliani si affermano anche al Winet Sul mercato internazionale del vino ormai lo definiscono “fenomeno Sicilia”. Anche il Winett di Venezia ha fatto registrare un successo. Con la formula “vendiamo compratori ai venditori”, proposta dall’organizzatore Marco Giol, si sono incontrati importatori di tutto il mondo e aziende di tutta Italia. A rappresentare l’Isola sono state ben 21 aziende fra grandi, medie e piccole, grazie anche al supporto dell’Istituto regionale della Vite e del Vino (Irvv). Sul bilancio della speciale “trasferta” così si è espresso il diretto collaboratore del presidente Irvv Leonardo Agueci, il suo direttore Dario Cartabelotta: “Abbiamo partecipato a Winett perché presenta una formula mirata, che aiuta concretamente le aziende a trovare opportunità nel mercato internazionale. Ciò che più è piaciuto è stata la presentazione del Sistema Sicilia. Le aziende hanno apprezzato la possibilità di presentare assieme un territorio che offre davvero una grande varietà di climi e suoli, tanto da offrire i cinque continenti da una sola regione”. E’ stato evidenziato anche come a Venezia le aziende abbiano confermato di saper fare squadra per proporre in modo unitario l’enologia regionale. L’interesse degli importatori stranieri non ha deluso le aspettative, assicurando alla Sicilia le auspicate prospettive di crescita internazionale. Nel 2009, la Sicilia ha registrato in effetti buone performance, con un aumento di export sia in quantità (461.524 hl contro i 337.558 hl del 2009) che in valore ( 84,9 milioni di euro contro i 81,9 mln di € del 2008). Winett non solo ha creato opportunità di business, ma anche occasioni per conoscere meglio la mentalità dei singoli mercati, che cosa chiedano e cosa offrano. Per tal motivo l’Istituto Regionale Vite e Vino sta mettendo a punto – al fine di portare l’ottica globale nella realtà locale - un nuovo progetto che porterà nel 2011 Winett a Palermo. “Un progetto ambizioso Winett Sicilia – afferma l’ideatore Marco Giol – che inaugurerà un nuovo percorso della manifestazione, per offrire così l’opportunità anche alle singole regioni, consorzi o associazioni di imprese, di beneficiare in modo esclusivo del format vincente”. Ma qual è infatti la prerogativa di Winett? “ E’ quella – prosegue Marco Giol – di ottimizzare tempo, investimento e risultati in termini commerciali, ma anche di analisi di mercato, sia per le aziende che per i buyers. Ciò è reso possibile grazie ad incontri B2B che si sviluppano nell’arco di una sola giornata con appuntamenti di 25 minuti ciascuno e con focus dedicati, giorno per giorno, ad aree geografiche diverse.” “L’idea è portare a inizio anno i buyers internazionali da Venezia a Palermo, unen- do così idealmente le due capitali del Mediterraneo. – Conclude Dario Cartabellotta. – In Sicilia la manifestazione non si limiterà al momento di incontro tra aziende vinicole e importatori ma darà anche a questi ultimi la possibilità di conoscere il territorio per promuovere “l’imbottigliamento” del territorio. L’Istituto Regionale della Vite e del Vino è impegnato in Ricerca e innovazione, certificazione dei vini di origine e nel marketing e nella comunicazione “. L’export 2009 dei vini siciliani: Questo nel 2009 ha registrato una buona crescita. I primi mercati importatori per volume che per valore sono stati Regno Unito (100.000 hl), Germania (64.029 hl), Stati Uniti e Svizzera, seguono a distanza Canada, Giappone, Paesi Bassi e Svezia. Interessante è anche la crescita della Russia, che si dimostra il paese dove il vino siciliano viene acquistato a prezzo maggiore (5,44 €/litro), e il boom della Cina, che ha più che quintuplicato gli ettolitri di vino confezionato siciliano. e anche di grappa siciliana si parla sempre più La grappa? È nata in Sicilia come la pasta e tante altre cose. La Sicilia, del resto, fu più volte come una piccola Cina del Mediterraneo. E, tanto per cambiare, sono stati gli Arabi – anche se qualche storico nega che nell’Isola si sia trattato di veri arabi – a portare intorno all’anno Mille l’antica tradizione della distillazione. Solo successivamente l’arte degli alambicchi risalì l’Italia. Fatto sta che oggi si parli a buon diritto di grappa made in Sicily. Nella “Giornata nazionale delle grapperie aperte”, indetta ed organizzata per il settimo anno consecutivo dall’Istituto Nazionale Grappa, la Sicilia, ha visto due distillerie aprire le porte a visitatori e degustatori. Si tratta delle ben note Conte Alambicco di Sicilia di Petrosino (Marsala) e della Fratelli Russo di Santa Venerina (Catania). Alla giornata hanno aderito 40 grapperie fra Trentino, Alto Adige, Piemonte, Val d’Aosta, Veneto, Lombardia, Friuli, Toscana e Sicilia. La Grappa Conte, che si fregia dei marchi Danzantica, Cottabos e Magnifica, vincitori di molti premi e noti sul mercato, opera a Petrosino presso Marsala, raggiungibile uscendo a Castelvetrano dalla Palermo – Mazara. I fiori all’occhiello della Fratelli Russo sono la Grappa dell’Etna e la Grappa Moscato di Pantelleria. L’etnea Distilleria Russo è produttrice di una linea di liquori tipici e cioè di alcolati ricavati dalle essenze isolane e non, fra cui un noto Amaro di Sicilia. VI SeGnAlIAmo quATTro VInI SICIlIAnI dI preGIo Terra delle fate e Viarìa della cantina disisa Ginolfo e ramione del Baglio di pianetto 5 moTorI Abbiamo provato la nuova Bmw 520d Tre giorni al volante di un sogno note tecniche Tre giorni a bordo della nuova 520d con cambio automatico, una delle nuove nate dell’ultima generazione, la sesta secondo i dati Bmw. La marca tedesca è molto amata e “gettonatissima” non da oggi a Palermo. Rilanciata, se ce ne fosse stato bisogno, ma certamente promossa sul mercato locale dalla maxi concessionaria Elauto di Isola. E’ lì che ritiriamo quello che per noi è già anche quasi un bolide: i 135 kw/180 cv della diesel, per quanto siano al gradino più basso fra le versioni disponibili, sono già tanti per chi è abituato a viaggiare attorno ai 90 cavalli. E’ in autostrada, pochi istanti dopo la partenza, che sento la macchina esprimere alcune delle sue qualità migliori. Con un comfort del genere, penso subito, si possa giungere a fine viaggio più rilassati che alla partenza. L’innesco del turbo e la progressione del cambio automatico combinati, pur dolci, sono in autostrada una delle sensazioni inebrianti. Nel corso dei tre giorni, purtroppo, per motivi di lavoro riesco a fare poco più di quello che usualmente faccio in tema di percorrenza. Appena una scappata, un po’ banale, sull’immancabile Monte Pellegrino, per stupendo che sia, onde scattare un paio di foto. Sarò andato per quelle rampe con mille macchine, ma la sensazione è di possanza, mentre la coppia notevole mi porta su che è un piacere. Oltre che in autostrada, è sul misto che la macchina dà il meglio di sé. Il piacere del cambio automatico e la sua comodità sono notevoli. Rimane un dispiacere, invece, non poter fare di più su questi percorsi, non poter compiere un’intera gita mista di autostrada e di un bel percorso misto – montano. E’ in queste occasioni che la 520 D può dare tanto, veramente tanto. E il consumo? L’auto ci è stata consegnata con il pieno. Ripetiamo che non abbiamo girato molto, ma il più lo abbiamo fatto in città. L’indicatore non ci è sembrato calasse molto... Quel che più conta, però, è ciò che abbiamo provato alla fine dei tre giorni. Acquisiti gli indispensabili automatismi con le stesse comodità della 520D, dal cambio automatico ai tanti comandi e segnali su quel cruscotto da aereo, l’auto può divenire parte di se stessi. 6 La 520D monta di serie il cambio manuale a sei rapporti ma in optional è disponibile, così come per tutte le altre varianti della Serie 5 berlina, il nuovo cambio automatico a 8 rapporti. Inoltre è dotata di serie dell’indicatore del punto ottimale di cambiata. Un simbolo a freccia che si accende nella strumentazione combinata con indicazione della marcia ottimale suggerisce al conducente il momento ideale per eseguire la cambiata. In base alla situazione di guida, l’elettronica del motore suggerisce quindi il momento giusto dal punto di vista del consumo di carburante per passare alla marcia successiva. L’indicatore del punto ottimale di cambiata fa parte delle misure di Bmw EfficientDynamics, di cui beneficiano tutte le varianti Serie 5 berlina: a seconda del modello queste comprendono anche il recupero dell’energia in frenata (Brake Energy Regeneration). Se doveste tornare a restituirla indietro, com’è avvenuto al sottoscritto, vi sorgerebbe probabilmente un dubbio: vorrò più separarmene? (Giesse) In alto la Serie 5 berlina. Nella foto in basso, la Bww in prova a Montepellegrino La 520d è dotata di un motore quattro cilindri diesel da 135 kW/184 cv. Arrivata alla sesta generazione, la berlina della Serie 5 rappresenta l’ennesima evoluzione della filosofia premium di BMW, grazie a un design sportivo ed elegante e alle innovative caratteristiche di comfort e di sicurezza. Il rapporto è ulteriormente migliorato tra prestazioni di guida e consumo di carburante. E’ un modello equilibrato, adatto al mercato italiano e a quello delle flotte aziendali in particolare. Con un consumo medio di carburante di 5 litri per 100 chilometri nel ciclo misto e un valore di CO2 di 132 grammi per chilometro, la nuova BMW 520d rafforza il proprio vantaggio come vettura dal consumo e le emissioni più bassi del segmento di appartenenza. La 520d è dotata di serie di funzione Auto Start/Stop che provvede a ridurre le fasi di funzionamento al minimo nelle fermate agli incroci o in coda. Non appena il guidatore sposta la leva del cambio nella posizione a folle e rilascia il pedale della frizione, il motore si spegne automaticamente. Quando egli desidera proseguire la guida, è sufficiente premere il pedale della frizione per avviare il motore senza alcun ritardo… La Concessionaria Elauto occupa una superficie totale di 35mila metri quadri, all’interno della quale sorgono tre strutture: la prima comprende gli show room Bmw, Mini e Bmw Motorrad, l’accettazione, l’officina di 1.500 mq, il magazzino ricambi, il piano uffici e il piano servizi; la seconda è dedicata all’usato e all’area consegne; la terza, di 1.500 mq, è destinata attualmente a funzioni di deposito. Grazie ad un team di cinquanta persone motivate e preparate, Elauto è in grado di soddisfare le diverse richieste di automobilisti e motociclisti, offrendo massima competenza. moTorI e’ la novità della master che guarda disinvolta all’Italia e all’ estero 9.70 emoTIon un battello per stupire ancora Un nuovo battello arricchisce la gamma Master al vertice dei valori, della stazza e delle prestazioni. E’ il 9.70 Emotion in versione Magnum, che si inserisce ad un livello già collaudato dal cantiere palermitano, ma continua ad applicare degnamente il principio della …evoluzione della specie con arricchimenti non da poco. Lo abbiamo visionato presso il cantiere di Carini, traendone gradevoli sensazioni che ci consentivano di sognare il mare in questo autunno freddo e grigio, più di quanto non vorrebbe il calendario. Il battello è innovativo perché applica i principi anti torsione, a tutto favore della rigidità complessiva dello scafo, che già hanno improntato il 540 Magnum, polo d’attrazione da un paio d’anni per il brand siciliano che lo ha portato alle ultime due edizioni del Salone nautico di Genova come un gioiello. I principi tecnici della nuova serie Magnum sono coperti da brevetto internazionale e si basano sulla disposizione e le caratteristiche dei corpi scatolari interni in vtr e sull’adozione di un nuovo passante rigido dello stesso materiale al di sopra dei tubolari. Questo viene a costituire un nuovo camminamento perimetrale che si aggiunge al calpestio interno ai tubolari stessi, consentendo a sua volta di raggiungere normalmente la zona prodiera. Il tutto, occorre dirlo, ha un aspetto sinuoso molto gradevole e armonico, lungi da certi artifici tecnici ed estetici visti altrove. Una prima conclusione è dunque quella di trovarsi di fronte ad un mezzo senza forzature, quindi dai notevoli valori estetici. E alla Master non nascondono di voler offrire “all’affezionata clientela e a coloro che vanno ad unirsi ad essa” un nuovo modo di affrontare il mare con eleganza, velocità e sicurezza. “La Master – afferma Annalisa Gargiulo, che fra i titolari del cantiere si occupa delle relazioni esterne – ha l’orgoglio e il piacere di presentare quest’anno il nuovissimo 9.70 Emotion. Il battello in versione Magnum, che ricordiamo essere un nostro brevetto internazionale, dona all’imbarcazione la possibilità di vivere degli spazi che generalmente appartengono a battelli molto più grandi. Il camminamento in vetroresina lungo i tubolari è anche un impor- tante fattore stabilizzante perché incide sul baricentro dell’imbarcazione. Permette inoltre un comodo passaggio per tutto il suo perimetro, in aggiunta a quelli interni ai due lati della cabina che consentono l’usuale passaggio verso prua”. Proprio nel triangolo di prua si trova l’oblò orizzontale che fornisce luce e, all’occorrenza, anche riscontro d’aria alla cabina. L’ingresso avviene da un passaggio alla sinistra della consolle di guida che è ben protetta e provvista di una strumentazione completa. Particolare attenzione è stata infatti rivolta a tutta l’impiantistica di bordo. La zona notte prevede senza modifiche un letto di ben 2.20 X 1.86 di lunghezza. Il secondo letto (1.64 X 0.70) è anche maggiorabile grazie ad una semplice prolunga da applicare sopra lo spazio del calpestio della cabina. Della comodità della toilette, un punto nevralgico a bordo dei gommoni, la casa costruttrice si fa un vanto: è comoda, spaziosa e non offende l’armonia del living. Anche per la toilette si parla di “finezza”. E fine è, in effetti, l’intera imbarcazione che non si esita a definire in linea con i dettami dell’italian style. Del resto in casa Master la ricercatezza, assieme all’attento utilizzo dei colori, è stata sempre ancorata alla sobrietà. “Abbiamo dato – conclude Aannalisa Gargiulo – il massimo dei nostri trentacinque anni d’esperienza per la cura dei dettagli del look di questo battello, sposandoli con una versatile ed elegante vivibilità di bordo”. In effetti la casa produttrice di gommoni Master fu fondata nel 1985 dai coniugi Gargiulo a Segrate (Milano). Presto, anche come “terzista”, raggiunse i mille gommoni l’anno. Dopo l’avvento della vetroresina, Pietro Gargiulo creò una doppia stampata che offrì subito ottime prestazioni, sia con mare calmo, evitando l’appoppamento, sia con mare formato. Il 1995 fu l’anno del successo con un 5.70 efb presentato al Salone di Genova nel particolare colore giallo che ne arricchì le doti tecniche. L’anno dopo seguì il Master 640 open, rivelatosi in linea con le migliori aspettative. Oggi la Master, per serietà di gestione, amore per il mare e decennale esperienza di mercato, è diventata una delle migliori aziende del settore, tanto da ampliare notevolmente la propria rete di vendita a livello internazionale. Attualmente Master ha tra i suoi mercati privilegiati Francia, Siria, Guadalupe, Caraibi, Spagna, Malta, Tunisia, Libia, ma nella lista completa ne figurano tanti altri, dove i suoi modelli sono apprezzati per qualità e stile. 7 EdItorIAlE Anno IX - n. 79 dicembre 2010 Direttore responsabile: Germano Scargiali Redattore capo: Lydia Gaziano Redattori: Aldo Librizzi, Grazia Gulino, Chiara Scargiali, Francesco Italia, Vincenzo Scargiali, Andrea Uzzo, Riccardo Picone Redazione romana: M. Antonietta Gaziano Sarao, Nino Macaluso Collaboratori: Giulio Ambrosetti, Vincenzo Baglione, Benito Bonsignore, Giulio Cusumano, Sara Favarò, Erwin de Greef, Gioacchino Guccione, Giuseppe Lo Verso, Tina La Loggia, Guido Guida, Amedeo Lo Cascio, Marcello Malta, Marco Vaccarella, Roberto Gueli, Anna Maria Ingria, Rory Previti, Bartolo Scalici, Francesca Tamburello, Nino Martinez, Franco Verruso Corrispondenti: Giulio Biasion, Maria Concetta Di Lunardo, Vincenzo Lombardo, M. Carola Tuzzolino Vincenzo Agozzino, Gaetano Messina, G. Di Quattro Fotografi e Agenzie: FrancescoItalia. it Progetto grafico: FrancescoItalia.it Impaginazione: Toneco Direzione e redazione: Tel. 091 520971 - 339 4928353 e-mail: [email protected] www.palermoparla.it Edizione e Stampa: Euroservice Puntografica Trib. Palermo n. 42/1997 Tutti i testi indistintamente giunti al nostro giornale possono essere riassunti e modificati in armonia con la linea formale e morale della nostra pubblicazione. Le edicole di “PalermoParla” Politeama: Mondadori, Turati, Bingo via Amari , R. Settimo (Randazzo); Piazza Massimo. P. Pretoria. Via Libertà: Matteotti e Fiamma. Via Calvi. Edicole Mercurio: Roccaforte, Pacinotti. Via Pr. Villafranca: Kilt bar e Schillaci. Via Intorcetta: ang. via P.pe Camporeale. Via Sicilia: Bar Sicilia, V.le Campania: ang. V. Emilia. V.le Strasburgo: Belgio, Aldisio. P.zza Leoni. V.le del Fante: P.le del Fante, Villa Sofia, P.zza Niscemi. P.zza Acquasanta. 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C’è un’analogia fin troppo evidente fra ciò che è avvenuto in Sicilia – un vero golpe – ad opera di Lombardo e ciò che, dopo che lo aveva fatto Prodi, anche Fini ha tentato a Roma, stavolta con l’etichetta esposta al pubblico di un mero anti berlusconismo, per capovolgere un assetto che, al peggio, si può definire “normale”. A Roma la via percorsa non è analoga alle motivazioni sicule. Quello che è identico è il risultato. Ed è ciò che deve insospettire. Che dire, infatti, del tentativo di sovvertire il risultato elettorale da parte di Mercedes Bresso contro Cota in Piemonte e della similare “reazione acida” della velenosissima Bonino contro Renata Polverini, vincitrice nel Lazio nonostante la cura preventiva… Non dobbiamo dimenticare le reazioni di L.Orlando, prima contro Cuffaro e poi soprattutto contro Cammarata, quando ambedue lo hanno surclassato nei suoi due ultimi tentativi di tornare a contare qualcosa in Sicilia. Né si può dire che quando plebiscitariamente votammo per Elda Pucci o, pieni di speranza, per lo stesso Orlando, eravamo elettori liberi e quando votammo per la destra liberale ci vendemmo l’onore per un biglietto allo stadio… Semplicemente perché non è vero, ma anche questo è stato insinuato. Ma passiamo l’Oceano e riviviamo le contestazio- ni alla vittoria di Bush, ai conteggi, ai tentativi di scardinare un presidente collaudato come George W. – figlio d’arte (di un altro grande presidente) cui la storia prima o poi renderà giustizia – da parte di un signor nessuno (e questa è bella, perché lo dicemmo anche allora) come Kerry. Ma non era una spezia? E a chi dice che Bush jr non sia stato un grande premier rispondiamo, come per Cammarata, che solo il rimaner seduti su polveriere come i grandi States e la piccola Palermo, lo prova comunque. Ma, tornando nella micro realtà, preoccupano le analogie con quel che succede in ambienti come certi club o i consigli d’istituto, laddove, sfruttando regole scritte, ma tradendone lo spirito, vengono eletti presidi, presidenti o loro vice che ben pochi volevano. Tale realtà, provata dalle analogie suddette, compete solo con l’altro scandalo del mancato sviluppo recente, giustificato in vari modi, ma soprattutto, con il venir meno della sostenibilità ambientale. Non che il problema non esista, specie in certe valli troppo strette e coste troppo affollate. Ma nel complesso il fenomeno è un... falso. Un falso veramente enorme: in realtà dalle terre emerse e dal mare si possono ancora attingere a dismisura enormi riserve di energia, cibo, acqua e habitat. Basterebbero per una popolazione mondiale cento volte maggiore, che non raggiungeremo mai, perchè la crescita del tenore di vita comunque in atto nel mondo, comporta – come il trend dimostra – l’arresto delle nascite. Dietro chi strozza la crescita e soffia sulle paure c’è, di certo, l’interesse. Ecco i veri scandali sommario In copertina la modella palermitana Irene Marcianò fotografata da Francesco Italia di Germano Scargiali 4 Subito più impianti e un migliore utilizzo 5 I vini siciliani si affermano anche al Winet 6 Tre giorni al volante di un sogno 7 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 28 30 31 32 9.70 Emotion un battello per stupire ancora Chi distrae il governo dai reali problemi Quando Lombardo fa la vittima Simona Vicari fa il punto Cascio “no a leggi di settore e norme...” Ecco gli “antiribaltonisti” i veri bipartisan Gli stati membri reagiscono all’Europa La Fiera del Mediterraneo affonda Bevilacqua interviene in Cina all’Expo Better city better life Quel sindaco tanto oltraggiato Arrestati quattro capi mandamento Moncada spara a zero su Confindustria & C Il Popolo della Libertà tira le fila Parla Giuseppe Talluto dirigente del partito Pino Agrusa fra crucci e speranze Siamo nell’anno della lepre prepariamoci al 2012 Orienta Sicilia ha riaperto le porte agli studenti dell’Isola Fare Ambiente chiude l’anno sociale Benedetto XVI fra Palermo Londra e Madrid Ecco la Blue Economy e il Mediterraneo è una risorsa Obrag il mercante Agriturismo Pardo fra le nocciole di Ucria Porti turistici ancora propositi e promesse w w w. p a l e r m o p a r l a . i t 33 34 36 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 56 57 59 60 61 Il Salone la Sicilia e i porti Si lavora a Marina Cala del Sole Il lungimirante sogno di Giacomo Serpotta “Zingaro” La riserva in arte e natura Softair fra guns e tattiche militari Alberti conquista il tricolore e il Trofeo Sailor Il Giro podistico del Faro Zamparini il matto vende tutto e se ne va? Mettere a norma i centri sportivi Conclusa la 41a edizione del Trofeo Sicilia Esordio di successo per la RMotors Gaudiano si impone nella Coppa degli Assi Al Trofeo Royal trecento “pulcini” Roberto Lagalla bilancio e innovazione Dall’Unità d’Italia all’Unità d’Europa Fra Transumanismo Neo e Net Futurismo Faccia a faccia con Giuseppe Liotta Il treno del cinema Movimento per la vita: 24° concorso scolastico europeo Il “bene comune” l’acqua ed altro ancora Libri Don Bosco, visita all’Italkali e alla casa di Pirandello Al Meli si fondono passato e futuro Per il Liceo Scaduto un anno tutto nuovo Una nuova sanità è in arrivo. Risolverà i problemi dei cittadini? Sani per scelta con il metodo proposto da Locorotondo Quei film che non vediamo Sportfilmfestival triondo del cinema e dello sport S’inaugura Zerocento I mille volti di Guaschino Presepe subacqueo a Mondello Dove andiamo stasera 9 EdItorIAlI la sinistra non teme i paradossi e accusa Berlusconi di pensare ai polveroni Chi distrae il governo dai reali problemi Passa il tempo e la situazione è sempre la stessa. Anzi, peggiora. Invece di pensare ai problemi dell’Italia, che urgono da tanto tempo, si pensa ai giochi politici e ai polveroni o alle accuse – ormai anche reciproche – di indegnità. E ai giudici, che sempre più aspirano alla politica, non sembra vero. Il “bello”, se così si può dire, è che anche di questa sorta di “distrazione” dai reali problemi si accusa …il Governo. Ma è chiaro che chi governa non avrebbe nessun interesse a destabilizzare. Chi destabilizza, è necessariamente l’opposizione. Ma in particolare la fa un certo tipo di sinistra: ad ogni livello, centrale e locale, non accetta i risultati e cerca di capovolgere l’esito democratico del voto. La situazione non è nuova. Anni fa, da una cattedra di liceo, un docente di sinistra si esprimeva già in un certo modo che vado a descrivere. Erano i tempi in cui primeggiava la Dc che con altre forze centriste …faceva il governo. “Non è detto – affermava il docente – che la maggioranza la dica giusta e la minoranza abbia torto”. Già allora quindi imparai come, senza dirlo, si può sovvertire con disinvoltura lo spirito della democrazia. E quanto limitata fosse la profondità del mio docente, il quale No, non siamo soli a pensarlo, e anche ad affermarlo. C’è chi lo dice chiaro e non capiva che ogni e qualsiasi azione tondo, con un parere togato. E’ uno dei più autorevoli economisti italiani del dopoumana ha un limite, un margine d’errore guerra, Francesco Forte, docente dell’Università di Torino, un guru del settore, nelrispetto al summum jus. Un suo collega l’eccezionale “filone” di Einaudi, Andreatta, Ricossa. Il prof non ha peli sulla lingua ci insegnò invece: la perfezione è solo dinel sostenere il cavaliere. Ma è provvido anche di concetti a sostegno di questa vina. La sconfitta, anche nello sport, ocscelta. Lo fa con toni e argomenti che non si portano appresso il peccato di una polecorre saperla accettare e chi non lo fa mica a tratti focosa, che non rinunzia al sarcasmo rispetto ai toni e ai contenuti di certa non è un gentleman. Beh, quando osserfalsa opinione dominante. Che però Forte attacca anche lui espressamente dalla sua viamo Di Pietro, a tutto ci vien da pensacattedra. Forte si limita a dire che “si sbagliano”. Noi sosteniamo inoltre che si sbagliare tranne che ad un gentleman. no... ma “non per caso”. Questo, però, è già un altro discorso. E Berlusconi? Noi sosteniamo che, per In questi ultimi tempi Forte ha ripreso in mano un concetto, da noi stessi portato quanti difetti possa avere, possiede doti di avanti più volte, sulla reale consistenza del sommerso che è di per sé un fenomeno nemanagerialità non comuni, si presenti con gativo, ma che non può essere sottaciuto con tanta leggerezza – come si fa – quando i autorevolezza in politica internazionale e media e i soliti radical chic piangono miseria per il presente e il futuro. Una miseria che che le accuse quasi giornaliere neppure conoscono. Perché il sommerso in Italia è una voce molto consistencontro di lui nascondono certate (persino in Germania si parla del 30% del Pil, ndr). Ma un fatto è che lo dimente un artifizio. La nostra mociamo su una piccola testata (anche se trattasi di concetti ovvi), altro se lo conrale ci insegna anche la tolleranferma Francesco Forte... za e la applichiamo sempre più… Ma torniamo alle dichiarazioni di Francesco Forte (le, riprendiamo da un Inoltre Berlusconi continua ad articolo de L’Occidentale orientamento quotidiano, su internet). Il titolo è già inequivocabile: Perchè il Pil cresca e l’Italia non sia più agire letteralmente sotto il tiro di ultima il Cav deve restare al comando. Ed ecco la pacata e lapidaria questa sorta di fuoco nemico. E conclusione. non so quanti sarebbero ancora “Lo scenario politico italiano prevede o la prosecuzione del governo vivi… Ma lui aveva iniziato con Berlusconi o un governicchio sorretto dai voti del Pd, con altri partiti minori. ben altro entusiasmo. Ha scelto Oppure le elezioni anticipate, in cui il PD si presenterebbe alleato con Rifondi solito spesso ottimi ministri. dazione comunista allo scopo di battere Berlusconi: un obiettivo che unisce Insomma, ammesso che Berluchi lancia i candelotti fumogeni, chi ci chiude un occhio come ‘ragazzate’ e sconi sia un uomo pieno di difetchi condanna la forma del gesto, ma non la sostanza, con chi come Luca ti, ma almeno è un uomo. Contro di lui si Cordero di Montezemolo ha nostalgia dei contratti nazionali con la GCIL. trova spesso il nulla. Insomma, uno scenario di ingovernabilità delle grandi e medie imprese, Infine, la caduta di un governo – molti non qualora cerchino di adottare la linea dei contratti di lavoro aziendali basati sulla produtlo sanno – comporta lo stop di intere, intività, la sola che può evitare che l’Italia continui a essere il fanalino di coda dell’Unione numerevoli iniziative: cantieri in attesa o Europea per tasso di crescita del Pil. Per queste poste in gioco, Berlusconi deve restare al addirittura in corso, uffici... Si pensi ad incomando del governo e le componenti cattoliche del mondo parlamentare, che sono dustria, trasporti, agricoltura, turismo... coerenti con la linea della CISL, non possono non riflettere su questo tema centrale”. Non sono solo i provvedimenti di tipo moForte non esita a definire governicchio l’alternativa a Berlusconi senza elezioni e a rale… Significa che, dopo settimane di stafar notare implicitamente che eventuali elezioni vedrebbero contro l’attuale formaziosi, nuove persone dovranno riprendere in ne solo quell’Armata Brancaleone da noi dipinta on line nelle ultime settimane. O mano le pratiche iniziate “da altri”. E’ già la sinistra più volte sconfitta, che si ripresenta uguale, cioè continua a non correggere i propri errori, ovvero una formazione di centro come risultante di un’altra accozzaglia breve una legislatura. L’Italia non è capace fra laici sbandati e cattocomunisti sfuggiti alla sinistra. di portarne a termine neanche una, nonoUn’ultima oservazione: che nome darebbe il professor Forte al governo senza voti stante le riforme elettorali in tal senso. E di Raffaele Lombardo? tale volano negativo è mortale anche sul terreno dell’occupazione. 10 EdItorIAlI Come in quella intervista sull’Espresso in cui invoca Kabul al posto della Sicilia Quando lombardo fa la vittima Raffaele Lombardo fa anche la vittima. Lo sfogo, relativamente recente sull’Espresso, a ben pensarci non è proprio il primo nel suo genere, ma fra tutti gli show, uno in questi precisi termini, mancava all’appello. Venne comunicato persino in anticipo – come spesso avviene – il contenuto imminente della sua intervista, concessa al settimanale scandalistico. La nota rivista, facendo a gara Raffaele Lombardo con il quotidiano La Repubblica, gongola se intravede, o altre volte crede di vedere, fratture all’interno della destra libertaria, molto temuta, per motivi in parte ideologici, ma in parte di semplice appartenenza, e in parte – infine – per ragioni del tutto …incomprensibili. Ma le spaccature della destra liberale, con grande sconforto per gli oppositori, sono più a livello di rappresentanza politica che non a livello di popolo. Ma che cosa è l’operazione Lombardo se non un golpe a livello regionale? Un’operazione tentata a più riprese anche a Roma. E se è vero ciò che, con la semplicità dei grandi, diceva Sciascia – e cioè che …la Sicilia è difficile – è altrettanto vero che tale “difficoltà”, se così si può dire, specie se provocata, presta il fianco ai marpioni, alla mafia, alle massonerie, perché ciò che potrebbe essere lineare e limpido diventa torbido e tortuoso. Sentiamo, dunque, che cosa tira fuori stavolta Lombardo dal proprio cappello a cilindro. “Se trascorressi 15 giorni – afferma Lombardo nell’intervista anticipata con “cortese sollecitudine” all’Ansa e diffusa in anteprima su più media – a spasso per Kabul mi sentirei in vacanza, tanto la mia vita è complicata. Me ne stanno facendo vedere di tutti i colori. Ma qualunque cosa ordiranno, vado avanti su questa strada (ma, ci chiediamo quale?). Compromessi zero (ma già il suo governo è compromesso). Tant’é che ho varato una giunta di tecnici (?) sostenuta da Mpa, Fli, Udc di Casini, Api di Rutelli e dal Pd: almeno dalla sua ala antimafia, maggioritaria”. “Crisafulli – prosegue Lombardo – e Totò Cuffaro sono fratelli siamesi (ma lui, annotiamo noi, fu siamese di Cufffaro, quando gli chiese i voti per …salire). Bianco ce l’ha con me perché nel 2005 l’ho fatto perdere appoggiando Scapagnini sindaco a Catania (e niente hai detto, vedendo il dopo). Micciché ha ricucito col Cavaliere ma non può tornare a casa, perché lo aspettano per fargli la festa Alfano, Schifani e dintorni: così s’é inventato Forza del sud, sorta di sindacato giallo: meridionalista a parole, giura fedeltà eterna a Berlusconi, quindi in fondo alla Lega”. L’attuale presidente della Regione Sicilia non risparmia accuse ed insulti a nessuno. E’ di quei politici vecchia maniera, speriamo desueti, la cui abilità sta nel creare formulette: si osserva quella suddetta sui “fratelli siamesi”. Tutto il suo parlare è una progressione di tali squallide trovate. Sono proprio quelle di cui la Sicilia – come tutta l’Italia – è stanca e non ha bisogno. Lombardo prosegue il proprio mediocre show indicando poi Stefania Prestigiacomo come un ministro “per la devastazione dell’ambiente”. Altra formuletta da scolaretto scaltro. “La Prestigiacomo è molto affezionata – aggiunge in seguito – ad alcune realizzazioni nella sua area di Augusta. In particolare ad un rigassificatore a Priolo, Erg, cioé Garrone, più Shell, e a un termovalorizzatore (siamo al mero gossip, nudo e crudo)”. Ma Lombardo farebbe bene ad affrontare con più competenza l’enigma Erg che presenta vaste ed articolate incognite per l’Isola… Poi Lombardo tenta di tessere le lodi del Pd, suo storico, ma ora ex avversario politico, che in campagna elettorale aveva promesso di avversare… “…Sono convinto che in Sicilia il Pd debba essere, ed è nato per essere, un grande partito popolare e progressista impegnato, in via prioritaria, per la legalità e contro le mafie. Quando affermo che siamo appoggiati dall’ala antimafia del Pd, intendo esclusivamente affermare che il sostegno più convinto a questa esperienza di governo arriva proprio da chi si è caratterizzato per ruoli politici e istituzionali nel segno di una forte azione di contrasto alla criminalità organizzata”. Ma devastare l’ambiente è, se mai, proprio quello che sta facendo Lombardo con i suoi no ai termovalorizzatori che avrebbero risolto il problema Sicilia dei rifiuti hic et nunc, con una tecnologia attuale e non già con quelle di un futuro soltanto immaginato o con provvedimenti di là da venire come la …famosa differenziata. Ed è lo stesso Gianfranco Miccichè – il compagno di merende di pochi giorni prima – a rimproverargli adesso ciò che è ovvio. Cioè che Lombardo non ha ancora predisposto qualcosa che a mala pena somigli ad un piano rifiuti. Gianfranco Miccichè Miccichè gli rimprovera anche il no al nucleare ed ai rigassificatori. Insomma, se c’è qualcuno che sta attuando politiche poco chiare a danno del territorio e della salute dei cittadini, questo non è certo il ministro Prestigiacomo “…che anzi si sta distinguendo per competenza e capacità”. Gianfranco Miccichè ha, quindi, subito replicato a Lombardo per l’intervista rilasciata all’Espresso. “Raffaele Lombardo – dice infine Miccichè – avrebbe bisogno di un buon medico, ce ne sono di ottimi in Sicilia. La lettura della sua intervista conferma infatti l’impressione di un uomo perseguitato da se stesso in un delirio fra vittimismo e onnipotenza”. Così, invece. La stessa Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente replica al presidente della Regione: “Sono seriamente preoccupata per la Sicilia ed i Siciliani, che sono governati da un personaggio come questo, incapace di dare una qualsia- Stefania Prestigiacomo si risposta anche di solo buon senso ai problemi della mia terra, rannicchiato su se stesso, rancoroso e scostante. Questo outing di palese distacco dalla realtà, da parte di un uomo che ha responsabilità istituzionali così elevate mi preoccupa molto di più delle sue farneticanti accuse di cui si occuperanno i miei legali in sede civile”. Ancor peggio, forse, si esprime nella stessa occasione Angelino Alfano “Lombardo – dice il ministro della Giustizia – continua a rappresentare quel volto impresentabile della Sicilia, quel volto per fortuna cancellato dal lavoro di quanti si adoperano per una Sicilia migliore. Considero le parole di Lombardo come un segno sull’acqua: cioè nulla. Per questo, ritengo superfluo occuparmi direttamente … delle sue disordinate dichiarazioni. Se ne occuperanno, invece, i miei avvocati, esperti in diritto civile…” Ma contro Lombardo tuonano da sempre anche Francesco Cascio, che però mantiene i toni moderati del proprio ruolo istituzionale. Da Roma partono gli strali della senatrice Vicari, dall’Assemblea regionale quelli del Capogruppo Pdl Leontini e dai gruppi la voce di Salvino Caputo. Ma anche Vendola nella sua visita a Palermo non ha avuto alcuna remora nel condannare il suo “collega” siciliano e la Finocchiaro prende le distanze per il caso che procedano le indagini giudiziarie. 11 PolItICA Parla la senatrice in un editoriale del suo nuovo sito Simona Vicari fa il punto portare l’Italia al benessere che merita in ogni categoria sociale. L’Italia merita sviluppo, merita investimenti, merita risposte. Il Governo Berlusconi ha governato durante una congiuntura internazionale semplicemente spaventosa. Dal crollo della Lehman Brothers in poi è stato un precipitare continuo di tutte le economie del mondo. Ma come avete modo di osservare il tessuto bancario italiano, che poi è quello su cui si regge gran parte della nostra economia ha tenuto grazie anche ad un favorevole impianto legislativo di tutela dei risparmiatori. In Inghilterra, dove l’economia è fatta dalla Finanza, si sono avuti crolli di mercato che avranno ripercussioni per molti anni ancora. I risparmiatori italiani hanno invece conservato il potere di acquisto del loro denaro. La politica, sebbene malconcia e torturata da interessi di bottega e di bottegai, sebbene tenuta a freno nel suo potenziale sviluppo dal pessimo costume di “Divulgare, far conoscere, pensare, volere, osare e costruire”. Il nuovo certuni di sito internet www.simonavicari.it è stato costruito sfruttando le potenzialità del web annacquar2.0 che consentono, attraverso il blog, un dialogo con il cittadino che ha la possibilila di pettetà di lasciare commenti, di iscriversi alla newsletter e di accedere a pagine dedicate golezzi, innei social network. Nell’home page primeggiano due richiami: il primo al blog chieste ad “A volto scoperto”, creato per sostenere il disegno di legge della senatrice Vicari che hoc, sottervieta in Italia l’uso del Burqa, e l’altro per aderire al gruppo di Facebook “contro il fugi di varia governo abusivo di Lombardo”. natura, ha Ho assistito in questi mesi a moltissimi avvenimenti che hanno riguardato la politica. Dalle strane perturbazioni che hanno coinvolto il PDL a livello nazionale alle squallide vicende della politica della mia Regione, la Sicilia. Tutti questi accadimenti, che elencare ed enumerare sarebbe un inutile esercizio di memoria, non mi hanno distratta dal mandato che gli elettori mi hanno affidato nel momento in cui hanno votato la lista in cui ero candidata. Abbiamo fatto in modo che la Nazione non subisse gli stessi eventi di Grecia, Portogallo, Spagna, in certa misura Germania, Inghilterra, Irlanda e Francia. La crisi c’è stata e c’è per tutti, ma noi siamo ancora in piedi. Siamo in piedi perché noi siamo italiani, la nostra gente ha subìto guerre, terremoti, terrorismo, il ‘68, la crisi petrolifera del ‘70 eppure… ci siamo sempre rialzati da soli. Oggi non serve lamentarsi o protestare, serve restare tutti uniti con un unico grande obiettivo: ri- fatto e continua a fare il suo dovere, ovvero quello di dare regole per lo sviluppo e la crescita. Ora, però, è necessario aggiungere un plusvalore. Quello che solo gli italiani volenterosi e perbene riescono a dare con la loro operosità, con la loro laboriosità, con la loro innegabile fantasia. Serve che le categorie che hanno dovuto subire tagli reinvestano il loro tempo e la loro formazione, serve che le industrie siano maggiormente aggressive nei mercati esteri, serve che i burocrati stiano più dalla parte dei cittadini, serve che la società ritrovi se stessa in un sussulto di orgoglio italico, che a dire il vero, non ci è mai mancato storicamente. Ci avviciniamo ai 150 anni della Unità d’Italia, dobbiamo dimostrare che 150 anni non sono passati invano, dobbiamo dimostrare a noi stessi ed al nostro popolo che vinciamo le avversità dei nostri tempi combattendole tutti insieme con l’orgoglio e la tenacia, con l’onestà e la fermezza dei nostri valori. Utilizziamo tutti gli spazi e tutti gli strumenti che i nostri tempi ci mettono a disposizione. Anche il mio nuovo sito on line, nel suo piccolo, ha questa missione. Divulgare, far conoscere, pensare, volere, osare e costruire. Simona Vicari osservatorio Chi additava il sistema bancario Chi ha causato la crisi a livello mondiale e nazionale, se non l’alta finanza? E in quanti avevamo detto e ripetuto a lungo che il sistema bancario, le banche, ci stavano portando alla rovina? E con chi stavano le banche politicamente? Non è stato Berlusconi il nemico storico (dell’ultimo decennio) nei confronti di tale potente realtà? Sono queste e non altre, ben più peregrine, le domande che tutti gli italiani dovrebbero porsi. E, per fortuna, c’è chi se le pone e risponde in un certo modo… Noi sottolineammo allora e lo rifacciamo adesso come sia l’alta finanza ad ama- 12 re di più lo statalismo e a diffonderne il “culto”, tramite i poteri mediatici di cui dispone, direttamente e indirettamente, presso una certa parte della mentalità diffusa. Ma tale opinione, come sta dimostrando il voto in giro per il mondo, resta minoritaria. Grazie a provvide intuizioni, la gente vota la destra liberal democratica. Individua i torti che circolano fra chi lavora col denaro senza fare impresa. Anche laddove, come in America, la presenza di una fortissima realtà massonica confonde le acque al punto da rendere ancor meno distinta una realtà dall’altra… (vedi riferimento della senatrice Vicari al crollo della Lehman Brothers a p.12) New York e la Lehman Brothers A proposito di America e Grande Mela, sarebbe facile raccogliere i vecchi numeri di questa rivista in cui dal nostro angolo dicevamo che il marcio veniva da lì. Lo scandalo mondiale è il ritardato sviluppo e lo ripeteremo in ogni numero. Non altro. Esso è legato all’egoistico strapotere dell’alta finanza. Ecco uno stralcio da Wikipedia. “ Il quartier generale mondiale della società è sito a New York, e sedi secondarie locali si trovano a Londra e Tokyo, oltre a uffici locali situati in tutto il mondo. Il 15 settembre 2008 la società ha annunciato l’intenzione di avvalersi del chapter 11, PolItICA Il presidente dell’Ars tenta ancora di salvare la Sicilia da danni maggiori Cascio “no a leggi di settore e norme...” “La finanziaria regionale non è un calderone omnibus e va approvata entro dicembre pena il rilancio Sicilia”. Assistiamo ancora una volta ad una risoluta presa di posizione di Francesco Cascio ai vertici della politica regionale. Ma il presidente dell’Assemblea non parla certo di bloccare l’intera finanziaria, come qualche scriteriato uomo politico minaccia a Roma con l’analogo provvedimento nazionale… La differenza, insomma, c’è e si vede. Alla luce di un’attenta valutazione degli articoli del disegno di legge numero 631 “Disposizioni programmatiche e correttive per l’anno 2011” (Finanziaria) il Presidente dell’Ars, Francesco Cascio, rispetto al testo presentato dal Governo, e ai sensi dell’art. 73 ter, comma 2 del regolamento interno, ha stralciato le seguenti norme: articolo 4 “Conclusione del procedimento amministrativo”; articolo 5 “Digitalizzazione della Pubblica amministrazione regionale”; articolo 6 “ Conferenza di servizi” ; articolo 7 “ Segnalazione certificata di inizio attività-SCIA”; art. 26 “ Soppressione di enti regionali”; art. 32 “ Riordino del sistema della formazione professionale”; art. 34 “ Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive”; art. 35 “ Trasformazione degli Istituti autonomi case popolari”; art. 38 “ Riduzione e flessibilità degli stanziamenti di Bilancio, limitatamente ai commi 3 e 4”; art. 44 “ Principi di riordino delle società partecipate dalla Regione”. In particola- re, per quanto riguarda gli articoli 4-5-6-7 inerenti la semplificazione amministrativa e l’articolo 34 riguardante, invece, la riforma delle Asi, lo stralcio è motivato dalla circostanza che, sul punto, esistono già due norme di iniziativa governativa, il cui iter è, allo stato, piuttosto avanzato e, pertanto, saranno pronte per l’Aula a gennaio, quindi, non ha senso proporle in finanziaria, come, peraltro, appare più ragionevole anche a garanzia del lavoro delle commissioni di merito, che va salvaguardato. Gli articoli 26-32-35 sono appunto di settore e perciò stralciate in virtù di questa ragione. Cascio ha sottolineato: “Ho stralciato queste norme sulla scorta di alcuni criteri ben precisi, che si sostanziano principalmente sul fatto che, le riforme di settore si fanno con leggi dell’Assemblea e non con emendamenti in finanziaria, o, peggio ancora, con delega in bianco a futuri decreti governativi, per cui appesantire la manovra con disposizioni che non sono strettamente attinenti alla materia di bilancio costituirebbe un inutile gravame, che, va, invece, assolutamente evitato, al fine di giungere all’approvazione della manovra stessa entro il termine costituzionale previsto (31 dicembre), per scongiurare di ricorrere, ancora una volta, all’esercizio provvisorio e liberare, piuttosto, prima possibile, le risorse necessarie a far ripartire il rilancio della Sicilia”. E’ evidente come l’atteggiamento di Raffaele Lombardo da “moralizzatore assoluto” contro quella che lui tratta, in pratica, alla stregua una ciurma di imbroglioni, nessuno escluso, non si confà con il suo comportamento, nel cambiare di continuo assessori e funzionari che lui stesso ha nominato,magari solo da un posto all’altro… Il che continua a tenere nel disordine assoluto e nell’inerzia quegli uffici che attendono invece da troppo tempo solo di essere …rivitalizzati. E’ questa la colpa maggiore di Lombardo e che lo incastra. Perché sovrasta, addirittura, quella di aver tradito la parte politica cui apparteneva e di essere anche – come diceva Dante – un riprovevole traditore degli amici. Cioè di coloro con i quali pochi giorni prima si faceva fotografare abbracciato e stringendosi la mano fra mille sorrisi. E i motivi non possono essere fra i migliori. (D.) osservatorio la procedura di “fallimento pilotato” prevista dalla legge statunitense, annunciando debiti bancari per 613 miliardi di dollari, debiti obbligazionari per 455 miliardi e attività per un valore di 639 miliardi. Quella annunciata è la più grande bancarotta nella storia degli Stati Uniti. La società è ancora esistente, fino al completamento della procedura di bancarotta”. Le banche “di sinistra” Le banche italiane, per quanto piccole, erano risaputamente “di sinistra”, cioè legate alla sinistra. La telefonata di D’Alema con il “facci sognare” non è neces- saria a provarlo. E Berlusconi ma persino Miccichè – allora un fedelissimo – ne attaccavano il contesto nazionale, il modo di lesinare il denaro a certa imprenditoria piccola e media, ma alludendo, ovviamente, ad altro ancora… L’Italia ha resistito ancora una volta anche grazie alla capacità di una maggioranza di italiani, gran risparmiatori, ma anche tutt’oggi allenati a tirar la cintola dai (non tanto) vecchi tempi andati… Ma ciò che serve, a detta di tutti, è adesso di liberalizzare e rendere produttivo il sistema, sul terreno dell’economia reale. Potrebbero mai farlo dei sindacalisti prestati alla politica e simili meglio degli imprenditori stessi? Ma, per umoristico che sia, sostengono anche questo. La Fiat sbaglia ed ora è “di destra” Da quando G.Agnelli letteralmente impazzì, vedendo Berlinguer in persona (vietato dalla legge sullo sciopero) davanti ai cancelli ad incitare gli operai a disertare il lavoro, la Fiat si arrese e passò a sinistra. Ne trasse i vantaggi che ben conosciamo. Anche tanto tempo è passato da allora. E G.Agnelli c’è quasi morto di crepacuore, quando poi si è visto presentare al capezzale di Mirafiori (allora in piena crisi) nientemeno che Berlusconi, il pescecane che ...non sarebbe dovuto entrare nei salotti buo- > 13 PolItICA lo sdegno per il lombardo-Fini-Bersani non ha colore Ecco gli “anti ribaltonisti” i veri bipartisan C’è chi lo chiama governo “Lombardo-Fini-Bersani”. E’ quello che cerca di sovvertire l’ordine costituito che gli italiani hanno indicato alle urne elettorali, ma che portano anche nell’animo. E, se è proprio vero che ogni mal non vien per nuocere, assistiamo alla nascita di un accordo bipartisan che non raccoglie consensi caleidoscopici. E’ un accordo in parte sorprendente, in parte prevedibile fra “le persone per bene” dei due fondamentali schieramenti. Quelli che avevano iniziato ad accettare lo spirito dell’alternanza, che può godere dell’azione di un governo con mano libera e, al contempo, del controllo da parte di un governo ombra che possa esprimere obiezioni e dissenso o magari la famosa “critica costruttiva” nell’interesse della patria comune che nelle aspirazioni è oggi locale, nazionale, europea e mondiale. Al riguardo, quindi, l’accordo bipartisan non funziona come l’atteso consenso auspicato dai “ribaltonisti”, ma come viva protesta. Assieme al Pdl e ad altri rami della destra, cioè a quel polo direttamente colpito dall’attuale minaccia di ribaltone, sono disposti a marciare le tante persone coerenti del Pd e della sinistra in genere che rifiutano i recenti accordi “di palazzo”. Gli elettori di destra e di sinistra, soprattutto i giovani, liberali e statalisti d’ogni sfumatura di colore sembrano disposti a marciare assieme co- me mai in passato. E, del resto, aggiungiamo noi, assistono a fatti che non si erano mai visti prima. Aspettiamo che qualcuno ci dimostri il contrario. In quest’ottica si vede giustamente come improponibile un’alleanza fra persone di così opposte opinioni, come quelle che Lombardo e Fini vorrebbero …mettere d’accordo. Ma tali soluzioni estemporanee, assieme al tentativo di ricreare un terzo polo, rappresentano anche il tradimento di quella che era stata una conquista del legislatore. Ci riferiamo alla precisa volontà di mettere in moto il meccanismo dell’alternanza, com’è quello degli stati più progrediti che ci circondano. In pratica, di tutti. Ci riescono anche Spagna e Grecia. E’ assurdo – è stato notato – che chi ha votato alle regionali siciliane del 2008, cioè circa due anni or sono per Anna Finocchiaro si sia poi rapidamente ritrovato gli assessori del Pd pronti a collaborare con il suo diretto rivale politico – cioè Lombardo – e il suo governo. A parte le accuse anche gravi nell’ambito dell’inchiesta antimafia della procura di Catania, non c’è bisogno di particolari lumi per individuare le contraddizioni e il non senso dell’attuale situazione in Sicilia. E sappiamo bene che anche dentro il Pd c’è sin dall’inizio all’Ars un ramo coerente, che si batte per il rispetto della volontà dell’elettorato. (Giesse) le contraddizioni di Fini Avevamo pubblicato molti mesi fa questo Fini con il cappello frigio. Era il simbolo generico di un improbabile Fini rivoluzionario. Ma non ci aspettavamo che la buttasse giù così dura da fondare un partito per conto proprio a metà legislatura, trovandosi ad occupare – per sovrappiù – la carica imparziale di presidente della camera. Il cappello frigio, ovviamente, è solo uno scherzo. Facendo salvi il bene e il male del pensiero che corre attraverso la celebre rivoluzione, un Fini rivoluzionario – un liberal – finisce per lasciare sconcertata la maggior parte dei suoi sostenitori e non convincerne di nuovi. Perché i nuovi dovrebbero provenire dalla controparte storica o da frange che comunque hanno già i loro premier ed il loro pensiero. Pochissima roba, insomma. Lui personalmente rimane l’uomo politico che piace alla parte avversa, che però non lo vota. Potrà mai sovvertire quest’immagine? Non si comprende perché, secondo Fini, sia stata necessaria una tale impennata durante la legislatura, che lui stesso aveva contribuito a creare e non fosse più opportuno aspettarne la fine per correggere il tiro. Sono tali i danni di una ennesima frattura che è proprio questo il male maggiore. Non si comprende che cosa abbia fatto di tanto errato nella prima metà del tempo a disposizione il governo in carica – rispetto a quelli da sempre visti in Italia – e che cosa possa fare uno nuovo per correggere tutto nella seconda metà. Tanto più che su vari argomenti scottanti Fini si dice d’accordo, come ad esempio sulla riforma della pubblica istruzione che ha definito ottima. Insomma le contraddizioni di Fini non finiscono mai. Si pensi che fra coloro che non lo seguono troviamo La Russa, Gasparri, Matteoli, la Meloni, Alemanno, Nania… Non gli rimane nessuna delle vecchie correnti di An, neppure la sua. Insomma, non si capisce come, con un numero di seguaci personali che è meno di un terzo di quelli che aveva al tempo di An e anche al momento delle elezioni, vorrebbe cambiare l’Italia. osservatorio > ni di certe case, ma giunse fino al letto di morte. Infine tutto cambia di nuovo sotto Marchionne e la Fiat, ora, è “la cattiva”. Ed ecco che, quando la si attacca, adesso è “a destra”. Fermo restando che Montezemolo viene proposto alla guida del centro o della sinistra. Le due parti se lo contendono e non importa che sia un imprenditore e anche asciutto di politica. Ci vuol poco a divenire “il buono del momento”. Il metodo degli infiltrati L’era dei ribaltoni vede più metodi in contemporanea adozione, messi “a profitto” da chi si accinge a compiere 14 un golpe informale, ma sostanziale. L’utilizzo degli “infiltrati” rappresenta la più subdola delle armi contro le istituzioni: ce ne sono nelle stanze stesse della politica, addirittura precostituiti nell’amministrazione e, ovviamente nei media. L’esempio più eclatante è in politica: si inseriscono sin dall’inizio in una lista che prima tradiscono dall’interno e poi, magari, addirittura abbandonano. Naturalmente il metodo prosegue nell’immediato sottogoverno, fra gli stessi consiglieri o consulenti. Per questo, fra le tante cose, non si sa se taluni provvedimenti sono frutto di chi governa o di cattivi consigli. E’ probabile anche che le continue “sostituzioni” nel- l’entourage di Lombardo dipendono dal fatto che l’originale uomo politico capovolge una massima evangelica in questo modo: non far fare a te quello che tu hai fatto agli altri. La faccia tosta di Reina Giuseppe Maria Reina, deputato nazionale Mpa, ha spiegato ai giornalisti che formalizzerà le proprie dimissioni contestualmente a quelle dei rappresentanti del governo aderenti a Fli. “Oggi – ha detto – abbiamo una sintonia politica con Fli, Api e Udc: parliamo lo stesso linguaggio e abbiamo a cuore la soluzione, in via prioritaria, delle problemati- PolItICA Anche l’Ue ora va avanti ricorrendo ai dodicesimi Gli stati membri reagiscono all’Europa Dall’ ufficio stampa dell’onorevole Giovanni La Via presso il Parlamento europeo traiamo utili indicazioni su una Ue che, come apprendiamo da altre notizie di cronaca, traballa. Il termine per approvare il bilancio 2011 dell’Unione Europea è trascorso, infatti, l’11 novembre senza che il Parlamento e il Consiglio (i 2 rami dell’autorità di bilancio) siano riusciti ad accordarsi. E’ la prima volta che l’UE rischia seriamente di restare senza un bilancio e di operare secondo i “dodicesimi”. Ciò avviene forse perché per la prima volta, essendo entrato in vigore il trattato di Lisbona, il Parlamento europeo ha, in tema di bilancio, gli stessi poteri decisionali del Consiglio e l’Europa non si trova ad essere guidata dal solo metodo intergovernativo. Il negoziato, che ha appena avuto luogo, si è arenato di fronte al no pronunciato dal Consiglio sulle richieste del Parlamento, che dal canto suo aveva, invece, mostrato disponibilità sulle riduzioni, anche importanti, proposte dagli Stati Membri. Ma, per comprendere, occorre fare un passo indietro. Di fronte ad un aumento dei pagamenti del 5.85 % rispetto al bilancio 2010 proposto dal Parlamento europeo, il Consiglio ha posto un veto, indicando quale soglia ultima un aumento del 2,91 %, motivato con il riferimento al momento di austerità che coinvolge i bilanci nazionali. Dinnanzi a tale presa di posizione, l’europarlamento ha, dopo serrato dibattito, accettato le cifre proposte dal Consiglio, ma ha rilanciato sul piano politico, spingendo sulle proprie priorità. Ha quindi chiesto, forte dei suoi convincimenti, il riconoscimento di quanto previsto dal Trattato di Lisbona in merito al suo coinvolgimento in seno alla discussione sulle future prospettive finanziarie e sulla revisione del quadro finanziario pluriennale. A tali punti ha aggiunto, inoltre, la flessibilità allo 0,03 % dell’RNL (reddito nazionale lordo, ndr) e la richiesta di una dichiarazione di intenti sul tema delle risorse proprie. Ma proprio quest’ultimo punto politico costituisce il vero nodo della questione. Ad oggi, nonostante quanto previsto dai Trattati, il bilancio comunitario è per la gran parte finanziato dai contributi dei 27 Stati Membri. Pare quindi opportuno rilanciare la discussione su questa tematica, tenendo sempre presente che una risorsa propria consentirebbe all’UE di finanziare le proprie politiche senza gravare sui bilanci nazionali e, soprattutto senza esserne condizionata. In realtà lo stesso Consiglio è diviso in due: alcuni Stati spingono per un’Europa forte e dotata di un’autonomia decisionale, mentre altri preferiscono l’idea di un’Europa che rimanga sottoposta alla loro egida. Adesso, secondo il dictat del Trattato di Lisbona, la palla passa al Commissario Lewandoski che dovrà proporre nei primi giorni di dicembre un nuovo progetto di bilancio. Dalle cifre del nuovo bilancio dipenderanno le strategie di Consiglio e Parlamento, che avranno la possibilità di giungere ad una rapida soluzione (c.d. fast track) o di osservare una procedura più lunga che comporterà, inevitabilmente, un’approvazione del bilancio non prima di marzo 2011, con le conseguenze dovute all’applicazione dei dodicesimi. In tale ottica decisive indicazioni ci giungeranno dal Consiglio Europeo che si terrà il 16-17 Dicembre a Bruxelles, in cui i Capi di Stato e di Governo avranno l’occasione di concordare una strategia comune e di conferire ai propri rappresentati diploma- Giovanni La Via tici un mandato che consenta loro di negoziare con il Parlamento. Però, tagliare i pagamenti come chiede il Consiglio, non significa ridurre i costi di Bruxelles, ma significa, piuttosto, ridurre i trasferimenti agli Stati membri, sia in termini di politica di coesione, che di agricoltura. Tali tagli non si tradurranno certamente in un danno ai beneficiari delle somme ma, piuttosto, in un ammanco nelle casse dei singoli Stati che si troveranno costretti ad anticiparle (vedi i pagamenti diretti agli agricoltori). Solo per il nostro Paese ciò si tradurrebbe, ad esempio, in un anticipo di 4,6 miliardi di euro, il cui rimborso verrebbe ad essere seriamente ritardato a causa dell’esercizio provvisorio. Ma l’errore è individuabile e fondato su false premesse. Come è stato annotato, dall’appello firmato da 40 illustri esponenti della politica e dell’economia europea (tra cui Jacques Delors, Mario Monti e Barbara Spinelli), qualsiasi confronto tra un bilancio nazionale e il bilancio europeo è impossibile. Anzi, nel momento in cui i governi nazionali sono costretti a imboccare la via dell’austerità, il bilancio Ue può e dev’essere strumento di rilancio. In definitiva, ciò cui stiamo assistendo non è solo uno scontro sul bilancio 2011, ma è anche e soprattutto, uno scontro sul futuro dell’Europa e sul ruolo da affidare alla stessa. Nel gioco delle parti entra in campo la diplomazia, sperando che il faro da seguire sia la crescita dell’Europa e il benessere dei cittadini. osservatorio che riguardanti il Mezzogiorno”. A chi gli chiedeva delle prospettive, Reina ha risposto: “Per noi è importante che questa legislatura si chiuda cambiando la legge elettorale, altrimenti lo scenario complessivo, indipendentemente dal teatrino delle posizioni, non potrà cambiare in maniera tale da permettere di uscire dall’attuale stagnazione e risolvere i problemi del Meridione e del Paese”. Peccato che sia maleducazione dire “faccia da culo”, perché altro non viene in mente per chi dice che l’Udc sia la miglior portatrice degli interessi della Sicilia. Vedi caso, il suo ramo siciliano, con quasi la metà dei suoi voti, se n’è appena distaccato. Né Reina può so- stenere che l’Udc dei Cuffaro era poco veemente sul tema dei diritti dell’Isola. Infine, il teatrino delle posizioni se ha un protagonista è l’Mpa e la legge elettorale non sarà mai che vince chi perde... Coraggio cari giovani Frattanto noi ci limitiamo a notare come occorra dire ai giovani, per sollevarne almeno un po’ il morale tartassato, che, se la crescita annua va come teme la Marcegaglia - cioè che cresceremo del 2% - fra 10 anni l’Italia e i giovani d’oggi saranno del 20% più ricchi di ora. Se invece le cose andassero come la Marcegaglia spera, sarebbero più ricchi - sempre in Italia - del 40%. E sono stime sottostimate perché non considerano margini esponenziali e percentuali composti, fenomeni aritmetici che si innescano con una crescita, ad esempio del 3%, l’anno. Né la possibilità che scattino momenti di ...”boom” piccoli o grandi. Che poi, come dimostrato da decenni, in qualche modo si consolidano. Precari e aventi diritto a scuola e altrove Si fa presto a dire precari e precariato. Ma sull’argomento si scatena puntuale l’ignoranza dell’informazione odierna, che è superficialità culturale, tendenziosità mediatica, manierismo me- > 15 PAlErMo la città perde un pezzo l’istituzione 60enne che i palermitani amavano la Fiera del Mediterraneo affonda Quindi …ce l’hanno fatta. La Fiera del Mediterraneo, una delle istituzioni cittadine più amate dai palermitani, che ne facevano l’occasione per celebrare il precoce arrivo dell’estate siciliana, muore. Anche qui, viene da dire “tanto tuonò che piovve”. Imprevedibile è il numero di favole metropolitane che si affollano dietro le mura che servivano ad ospitare la Campionaria, nata con il sogno – che è tale ancor oggi – di innescare veri contatti e politiche mediterranee, oltre che commerci su vasta scala a livello mediterraneo. Ma l’ente fiera ospitava fra le mura a propria disposizione decine di altre attività collaterali, fieristiche e non, dal commercio allo sport, dalla cultura alle scuole e agli esami. Tutto portava acqua al suo mulino. Ma da anni tutto ciò non bastava. I principali padiglioni andavano in rovina, tranne il 20 col suo grande spazio, che però aveva pure i suoi problemi. Tutte morte, una dopo l’altra, le esposizioni più piccole, in concomitanza con la cosiddetta Prima repubblica. Ma di quel periodo ora si rimpiange – almeno su questo tema particolare – il periodo della relativa pax politica democristiana. Allora, l’ultimo presidente “buono” (o era già un commissario) fu l’anziano Giovambattista Torregrossa, ex funzionario della Regione che durò vari anni, di cui si criticava che si andasse avanti solo ...amministrando. Ma Torregrossa aveva ancora un bilancio tale e anche la forza di sognare innovazioni come un ponte o più ponti che collegassero la Fiera con il “territorio” sterminato della Caserma Cascino, dove potevano esserci veri parcheggi e…altra fiera. In anni più vicini ricordiamo la parentesi della signora Filippone – Renier. Proprio una parentesi, perché si dimise all’improvviso e irrevocabilmente. E ancora si progettava di sdoppiare la Medivacanze in due fiere di cui una solo per la nautica… Di altri commissari ricordiamo il grigiore o la brevissima durata, ma forse in qualche caso non erano neppure da buttare. Tanto sta che “da buttare” diventava sempre più la fiera stessa. Infine, qualche “spifferata” su certe verità interne venne fuori dell’avvocatessa Livreri, che nell’incarico di commissario ci metteva tanta passione ed entusiasmo, dichiarando apertamente come si dovesse ricorrere a ditte esterne per certi servizi, non già per cattiveria o altro, bensì per certo supposto malcostume delle maestranze interne. Insomma, si arrivò alla solita Rashomon. Perché i dipendenti si battevano il petto e qualcuno certamente era fra “i giusti”… Di recente le favole metropolitane hanno anche narrato che il problema attuale nasca dall’intenzione nascosta di Miccichè e Zamparini di realizzare un grande complesso per la convegnistica, con hotel, grande sala e sale minori. Di ciò Palermo ha comunque un bisogno assoluto. Per cui qualcuno dice: “lo facciano nel proprio interesse, ma comunque lo facciano”. Se ne dicono, insomma, di tutti i colori. Ma, se questa fiera chiude, che qualcuno almeno proponga e suggerisca subito, passando poi ai fatti, dove possa nascere un nuovo quartiere fieristico, magari fuor di porta, come si dice a Roma. Frattanto, dopo le reazioni contro il disinteresse generale per le sorti della Fiera del Mediterraneo, manifestate dal presidente dell’Ars Francesco Cascio, insorge adesso a caldo anche Salvino Caputo. Che accusa Lombardo del puntuale disinteresse nei confronti di Palermo, a tutto favore di Catania. E anche qui il filone è buono. Ed ecco che cosa trasmette Caputo, presidente della commissione Attività Produttive all’Ars in un suo comunicato. “Il totale immobilismo del governo regionale, presieduto dal presidente Raffaele Lombardo, è riuscito a distruggere un altro polo produttivo dell’economia siciliana e creare l’ennesima vertenza per i lavoratori”. Ciò nell’apprendere la notizia che “non è pervenuta nessuna offerta valida per organizzare e gestire lo svolgimento della 64ma Campionaria Internazionale alla Fiera del Mediterraneo, in calendario dall’11 al 23 dicembre 2010 a Palermo”. In tale evenienza l’Ente Fiera è destinato a perdere il “patentino” di campionaria internazionale, avviandosi verso la liquidazione. Caputo oltre a presentare un’interrogazione per conoscere i motivi di questa ennesima paralisi ha aggiunto: “chiederò personalmente a Lombardo di venire a relazionare in commissione perché sono convinto che se l’ente fiera fosse stata a Catania, lui certamente si sarebbe adoperato per salvarla e rilanciarla”. Si è data, concludiamo noi, la colpa al Comune – che, per quel che ci risulta è proprietario dell’area ed anche questo è persino contestato – ma la Fiera dipende sul piano della gestione proprio dalla Regione ed è in essa che vanno ricercate da sempre le …colpe. Se ci fosse bisogno di una controprova, ecco il titolo del comunicato proveniente dall’Ufficio di Presidenza della Regione Sicilia, che ha il tono di un de profundis. “Fiera Palermo: Venturi, nessuna offerta, Ente sarà messo in liquidazione”. Germano Scargiali osservatorio > todico e continuato… I precari sono dei poveri senza lavoro e, come tali, degni di considerazione da parte di tutti e di aiuto da parte di chi ricopre posizioni di responsabilità pubblica e anche privata. Gli aventi diritto, però, vengono prima di essi. Si prenda l’assegnazione degli alloggi popolari, che vale come chiaro e fulgido esempio. Lo stesso si verifica nell’assegnazione dei posti di lavoro. Si prenda la scuola come punto di arrivo del nostro ragionamento. Qui il cortile mediatico è enorme, la capacità di protesta giustamente all’acme, il chiasso …assoluto. Così forte da sommergere la verità vera. Il precariato, come concetto, sembra assorbire 16 tutto il concetto e tutto il problema dei disoccupati, la “creme de la creme” della disoccupazione. Invece, ci troviamo di fronte ad uno dei tanti casi di “effetto vampiro” cui assistiamo attoniti nella nostra tartassata società, dove non manca mai per protestare. Si protesta a sproposito e spesso il più ascoltato è solo …il primo che capita. L’assurdo dell’accusa a Bondi Fra i tanti problemi della nazione, è capitato che si chiedesse “la testa” di un ministro come Bondi per il crollo della famosa casa dei gladiatori a Pompei. Si pensi che lo scavo di Pompei e di tutti i siti archeologici nazionali riguarda solo 1/3 dell’esistente. Si rifletta che, nonostante ciò e le ristrettezze di bilancio gli italiani scavano su concessione anche all’estero (vedi Libia) e gli stranieri in Italia. La realtà dell’archeologia è ben complessa. Un ministro può essere responsabile di interi settori, ma non di accadimenti tanto circoscritti e che le “sovrabbondanti” vestigia nazionali risalgono a scavi centenari ed ultra... (Nelle Due Sicilie li iniziarono i Borboni). Ma poi si viene a sapere che Bondi, aveva dato il via a nuovi lavori di conservazione e restauro. Ed è puntuale in questi casi nell’opposizione scatenare una guerra diffamante su quel che, finalmente, si fa. PAlErMo Il presidente dell’Autorità portuale fra sistemi portuali e water front Bevilacqua interviene in Cina all’Expo Better city better life La grande portualità in Sicilia sarà organizzata su tre sistemi portuali: quello occidentale, basato sull’asse Palermo-Termini Imerese, quelli orientali con Messina-Milazzo e Catania-Augusta, e quello meridionale con Siracusa-Pozzallo. Lo ha confermato di recente anche il presidente dell’Autorità portuale di Palermo Nino Bevilacqua. Tali sinergie, indispensabili ad una moderna gestione della portualità e supportata dagli interporti e dagli autoporti ha già iniziato a funzionare in Sicilia da pochi anni, ma l’Isola può ora “bruciare le tappe”, recuperare il tempo perduto e sfruttare quanto meno la propria rendita di posizione nel Mediterraneo. Le grandi compagnie di trasporti, che viaggiano dal Far East, hanno notoriamente restituito importanza alle antiche “vie dell’oriente”, decadute d’importanza dopo la scoperta dell’America. Tornando a Palermo, il passo decisivo è stato quello di concludere l’accordo con Termini Imerese, che ha messo da parte ogni gelosia, accettando l’offerta dell’Autorità portuale di Palermo, con la quale è in corso da un paio d’anni la collaborazione auspicata da anni. L’ingegner Bevilacqua ha partecipato nelle scorse settimane al seminario “Le città portuali italiane e i collegamenti con il Far east”, in program- ma al Padiglione Italia dell’Expo Shanghai 2010. Il recupero del waterfront di Palermo si è confrontato infatti con lo slogan dell’Expo cinese Better city, better life e con le esperienze di altri porti italiani (liguri, toscani, campani e dell’Adriatico) oltre che con quelli delle realtà orientali, durante l’incontro promosso da Ice e Assoporti, all’interno della vetrina multimediale predisposta dall’Ice (Istituto commercio estero, ndr) sulla vivibilità delle città italiane e sui servizi di trasporti e logistica presenti sui vari territori. L’invito rappresenta un’ulteriore conferma per il lavoro di cambiamento impostato a Palermo dall’Autorità portuale, che ha lavorato alla redazione in un nuovo piano portuale, oggi più che mai argomento di contemporaneità internazionale e che, come sottolinea il presidente dell’Autorità portuale Bevilacqua “…è in attesa del via libera dal consiglio comunale di Palermo”. Ingegnere, ci parli di questo piano. “Il Piano rientra nella valorizzazione del fronte a mare in corso con opere di notevole visibilità, da Sant’Erasmo al Castello a Mare. E’ una fondamentale apertura della città ad una fruizione collettiva dell’area nei limiti delle regole imposte dalla security, oltre che una crescita infrastrut- turale”. Com’è andata la trasferta di Shanghai? “Qui a Shanghai – spiega Bevilacqua – abbiamo raccontato la nostra esperienza di città-porto dal grande passato, ma alle prese con una complessa costruzione del miglior futuro possibile” E’ in fase di rilancio il tema di una programmazione di sistema… “E’ essenziale creare una rete con le altre autorità portuali siciliane, per competere nel Mediterraneo e far fruttare, finalmente, quella centralità che la Sicilia occupa sotto il profilo geografico. La competitività tra i singoli porti, che fino a oggi ha ostacolato ogni possibile valorizzazione della posizione strategica, deve sempre più evolversi in competitività dei sistemi nazionali e internazionali, attraverso un modello che eviti doppioni nelle funzioni e scongiuri le inefficienze correlate al limitato tasso di utilizzo delle strutture e alla conseguente dispersione delle risorse. La difficoltà sta nel superare i localismi, perché è necessario puntare non su porti concorrenti tra loro, bensì su porti organizzati e suddivisi per specificità di servizi. Solo in Sicilia è possibile individuare tre sistemi portuali: quello occidentale, basato sull’asse Palermo-Termini Imerese, quelli orientali con Messina- Nino Bevilacqua Milazzo e Catania-Augusta, e quello meridionale con Siracusa-Pozzallo”. Annotiamo appena che la rinascita del porto è stata un vanto dell’intera città di Palermo, finché non si è rotta l’armonia fra il sindaco Cammarata e Miccichè, cui Bevilacqua è particolarmente legato. Di regola e da sempre l’Autorità portuale (un tempo Ente porto) è in stretta sintonia con il Comune e così era nata la …gestione Bevilacqua. Divisioni e secessioni, gelosie al posto delle sinergie sono causa di mali. Ed è stato singolare ascoltare, anche in occasione delle bellissime serate al Castello di quest’estate, le distinzioni operate dai media sui supposti “meriti” della rinascita del water front, che nella realtà è scaturita come opera sinergica da Regione (Soprintendenza ai monumenti), Comune e Autorità portuale nell’era di Forza Itala e del Pdl e non già da una o due sole di queste realtà. 17 PAlErMo diego Cammarata sempre nell’occhio del ciclone Quel sindaco tanto oltraggiato 18 Il prato di viale del Fante Il giardino della Zisa E’ facile parlar male di un sindaco. E farlo di Diego Cammarata è diventato un comodo leit motiv cittadino. Era più o meno così anche nel primo quinquennio. Poi, al momento del voto, Cammarata stravinse dando la polvere al “grande” Orlando, che – c’era da aspettarselo – diventò furioso. Frattanto “sotto Cammarata” continuano a saltare i tappi stradali e a nascere piccole circonvallazioni – come quella di Sferracavallo – che risultano provvidenziali per la vita dei palermitani e, badate, stanno sullo stomaco alla malavita dei mandamenti, che – ripetiamo ancora – ama la frammentazione del territorio… L’era Cammarata iniziò con la riapertura della strada di Monte Pellegrino, la cui chiusu- ra, vedi teatro Massimo, era di quelle “con quei 70 km, un tempo veramente mortali, motivo da ricercare” (perché, misteri citta- pensiamo a chi fossero tutti coloro che l’dini, c’era chi transitava tranquillo col per- hanno avversata fino al momento del taglio messo e quei due massi su una certa curva del nastro! erano con evidenza stati portati lì). Frattan- E parliamo del parcheggio davanti al palazto, scoccò l’ora zero del count down per il zo di giustizia. Quanta guerra... Qui, come sottopassaggio di via Da Vinci. La prima ha detto il Sindaco all’inaugurazione, è stavolta nella storia, che per un’opera a Paler- to sempre lui a porre la prima pietra e ad mo si promettesse una inaugurare. E …sendata e si sfogliasse pubza spese per il Comublicamente il calenda- E si parla di tanti ne. Così come ha dario. Questo ci dice con possibili successori to il via al passante ferche foga aveva iniziaroviario e al tram (anto a lavorare Camma- Nonostante i tanti problemi di Paler- che se non condividiarata. Ma la storia dei mo sono molti coloro che si fanno avan- mo il progetto di via “tappi stradali che sal- ti o di cui si parla come prossimo sinda- Da Vinci, che del retano è proseguita in co della città. Eccone alcuni: Giovanni sto è più antico). E il tutta la città, dalla zo- Avanti, Rita Borsellino, Davide Farao- centro storico? Non è na Romagnolo a Ca- ne, Roberto Lagalla, Francesco Musot- quello di 10 anni fa: latafimi, da Acquasan- to, Leoluca Orlando, Giovanni Pepi, da via Garibaldi a piazta a Partanna… E nien- Saverio Romano, Alessandra Siragusa, za Bologni? E la vote hai detto! Anche per- Carmelo Scoma, Vittorio Sgarbi, Si- lontà di bonificare le mona Vicari, Carlo Vizzini… ché continua ancora. facciate? Glielo imMa, a parte il verde alpedirono. Ma perché? la Marina, la sistemazione in corso del wa- A parte certe volgari accuse fatte circolare, ter front (vedi articolo sul porto), la piantu- ciò cui pensiamo è il mobbing e il livore di mazione, la sistemazione a prato e giardi- certa opposizione, i tradimenti dentro il pano come non mai, ricordiamo tutti i la- lazzo, lo stesso voltafaccia di Miccichè. Tutti vori eseguiti alla Favorita, sopra e sotto il fatti troppo simili, fra l’altro, a quelli verifisuolo stradale, la sistemazione della get- catisi sin dall’inizio contro altri personaggi, tonatissima zona verde di case Rocca e tra i quali nominiamo Simona Vicari e lo la rimozione dei vecchi fili spinati delle stesso Berlusconi. Tutto ciò è certamente alzone “a mandarini” del parco, che du- la base di tante reazioni, e anche di assenze ravano dal tempo dei Borboni. Tutto fa- e di silenzi. Ma a fronte di quali concrete cile? Roba per cui basta lo scorrere del colpe politiche e amministrative, esattamentempo? No, non lo crediamo. Così co- te scatta tanta avversione? Ma ci rendiamo me non è senza far nulla che si giunge conto di come siamo stati governati nei deal taglio del nastro alla Zisa e al Museo cenni precedenti? I problemi ci sono e sono d’Arte moderna. Proprio perché porta- tanti: alcuni ereditati, altri nati proprio dalla re a termine le opere e metterle in fun- crescita di una città che sta stretta nella veczione è sempre, dalle nostre parti, più chia conca d’oro… E i fallimenti delle ditte difficile che sognarle, progettarle e an- appaltanti? che porre la prima pietra… E la famosa immondizia? Notiamo appena Si pensi all’autostrada Messina Pa- che le stesse persone che accusano Cammalermo, dove Cammarata non c’en- rata, assolvono invece la Jervolino e anche tra. Ma quanto fu difficile quella fa- Bassolino, che, com’è acclarato, ci hanno mosa inaugurazione. Quando ades- messo del loro. A Napoli il colpevole c’è già: so andiamo a Messina e percorriamo è Berlusconi. Sottopassaggio di via Leonardo da Vinci PAlErMo Carabinieri e direzione antimafia senza mezzi termini Arrestati quattro capi mandamento Arrestati quattro “capi mafia” al vertice dei “mandamenti” palermitani. Sono stati presi anche grazie alla collaborazione di alcuni pentiti: sono quattro elementi chiave della malavita organizzata cittadina, arrestati di notte dai Carabinieri del Comando provinciale di Palermo in collaborazione con la Direzione investigativa antimafia. Trattasi di Sandro Di Fiore di 33 anni, Gioacchino Intravaia detto Sifilitico di 57 anni, Giovanni Sammarco detto Enzo di 51 anni e Domenico Giordano di 54 anni. Accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni, i quattro sono affiliati ai mandamenti di Resuttana, di Tommaso Natale e di Partanna Mondello. Come si nota, è parte dell’ampio raggio d’azione dei Lo Piccolo, della cui attività continua l’azione di demolizione… Il Di Fiore, secondo quanto spiega la stessa procura di Palermo, sarebbe un punto di riferimento nella raccolta del pizzo allo Zen. Anche Intravaia e Sammarco ricoprirebbero un ruolo chiave nella raccolta delle estorsioni e per il reinvestimento dei proventi. Giordano sarebbe, invece, il referente mafioso nella zona di Partanna Mondello e dello Zen ed avrebbe intrattenuto rapporti con vari esponenti di Cosa nostra, come Giovanni Cusimano e Francesco Franzese. Inoltre, si occuperebbe anche della contabilità del pizzo destinato al mantenimento in carcere dei detenuti. Un repulisti che si aggiunge, dunque, agli altri incarceramenti notturni degli ultimi tempi e che dimostra la decisione di compiere reprimende crescenti in ambienti che avevano più che mai calcato la mano sulla vita cittadina. Le indagini sono state coordinate dal Procuratore Agg. presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo Dr. Antonio Ingroia, e dai Sostituti Procuratori Dr. Marcello Viola, Dr.ssa Lia Sava, Dr. Gaetano Paci, Dr.ssa Annamaria Picozzi e Dr. Francesco Del Bene. Il provvedimento cautelare nei confronti dei quattro arrestati ha inteso interrompere la perdurante attività di imposizione del racket, ancora molto forte nonostante l’arresto recente di tanti appartenenti al mandamento mafioso di Resuttana. La Direzione investigativa antimafia ha curato, invece, le complesse indagini che hanno consentito di ricostruire il ruolo di Domenico Giordano, il titolare della pescheria nei pressi del Velodromo, ritenuto responsabile di associazione mafiosa ed estorsione e indicato da diversi collaboratori quale attuale referente della famiglia mafiosa di Partanna - Mondello. Inoltre risulta dalle attività di monitoraggio su diverse imprese commerciali, nei confronti di Giordano sono stati acquisiti inconfutabili elementi di reità circa la sua diretta partecipazione all’attività estorsiva posta in essere dall’organizzazione criminale nell’area del mandamento di San Lorenzo. Il fermato è fratello del collaboratore di giustizia Salvatore Giordano dal febbraio 2010 sta rendendo dichiarazioni, alcune delle quali hanno notoriamente consentito la ricostruzione di una sostanziale solidarietà di gruppi mafiosi fin qui ritenuti separati e persino in concorrenza tra loro, superando rivalità e contrasti, nella prospettiva di una nuova stagione di inedite alleanze per la gestione in comune delle attività criminali, nelle aree di San Lorenzo, Tommaso Natale e Acquasanta del territorio cittadino di Palermo. Ancora una volta si intravede confermata la capillare distribuzione sul territorio della malavita organizzata, del racket e delle famiglie dei mandamenti, a dispetto delle incarcerazioni pur sempre parziali e delle decimazioni effettuate. Antonino Fontana appena condannato a 7 anni agiva a Palermo Un dirigente comunista fulcro della mafia degli appalti Chi controllava e gestiva la mafia degli appalti nella Palermo dei mandamenti, dei capi mandamento e dei vari Lo Piccolo? Sette anni di reclusione, apprendiamo, sono stati appena inflitti ad un ex dirigente del Partito Comunista. E’ stata la quinta sezione del Tribunale di Palermo a condannare complessivamente a quasi vent’anni di reclusione 8 tra imprenditori e amministratori locali, accusati di Concorso in associazione mafiosa, truffa e turbativa d’asta. La pena più alta, 7 anni, è stata inflitta ad Antonino Fontana, imprenditore ex esponente del Pc siciliano e dirigente delle Coop Rosse (son quelle sulle quali “mani pulite” non indagò mai). Per gli inquirenti, gli imprenditori avrebbero costituito una sorta di cordata che riusciva a controllare e gestire le gare pubbliche di svariati comuni dell’interland palermitano. Ci tornano in mente i tanti convegni sulla moralità, sulle regole e sull’onestà amministrativa. Frattanto, altri personaggi di sinistra nel resto dell’Isola e dell’Italia finiscono nella rete della giustizia, non meno di quelli di altri colori politici. L’importante è che, in sede di “cosiddetta cultura” civica, non si facciano i classici “due pesi e due misure” come avviene da decenni. Cosa che, non giovando alla verità, nuoce anche alla soluzione dei problemi e a quel miglioramento o maturazione della coscienza sociale che i migliori di noi auspicano come indispensabile passo verso una società impostata in direzione della giustizia e del progresso. Per prima cosa, insomma, chi fa sempre il moralista in casa d’altri deve farla, almeno un po’, in casa propria. Un’ultima osservazione può riguardare i media: con quanto “scrupolo” hanno coperto le nefandezze quando provenivano da una certa parte. Se il lavoro del giornalista è puramente tecnico, diremmo “asettico”, come vorrebbero alcuni (e se ne vantano pure...), ma nel senso che si lavora per far piacere a qualcuno, non possiamo che dir loro: bravi! Anche per come hanno saputo sostenere, invece, i “pregi” della loro ...obiettività. 19 SICIlIA Poco incisivo oltre che tardivo e generico l’attacco ai politici Moncada spara a zero su Confindustria & C C’è qualcuno, ogni tanto, che ha il coraggio di non allinearsi al coro dei consensi, espressi o taciti. Ovvero non sopporta in silenzio quella sorta di strapotere che proviene dall’establishment un po’ grigio, che ruota attorno a camere di commercio, Unioncamere, Confindustria e altre conf…Ci siamo chiesti più volte quanto incisiva sia la relativa azione che ne segue e quanto influisca realmente sul mondo della produzione. Salvatore Moncada, amministratore unico di Moncada Energy Group, ha manifestato su un social network le proprie perplessità in merito alle critiche espresse dal presidente di Confindustria Agrigento Giuseppe Catanzaro all’indirizzo dei politici che in un momento di grave crisi continuano a fare troppo poco per la Sicilia e per la provincia di Agrigento. Moncada si distingue dal “coro” perché, invece di esprimere un plauso, come hanno invece già fatto i sindacati, per la nascita dell’Osservatorio congiunturale di Confindustria, costituito il 18 ottobre ad Agrigento, lo addita prendendo decise distanze. In linea di principio, afferma di non avere nulla da obiettare sull’iniziativa, ma il fatto è che non ne condivide la premessa: la critica diretta esclusivamente alla politica. In ogni caso giudica comunque debole e tardiva la valutazione di misure anticrisi. Per non essere frainteso, spiega meglio la propria posizione, sostenendo di non voler certo difendere la politica… “… però, come la politica – afferma Moncada – ciascuno di noi, specialmente se riveste un ruolo di primo piano, dovrebbe interrogarsi sulle proprie responsabilità, chiedersi che cosa abbia fatto e che cosa possa ancor fare…” L’Osservatorio sarebbe uno strumento utile, ma Moncada si chiede quali valutazioni abbia fatto la Confindustria sulla crisi, ascoltando i propri associati, quali attività di formazione, di approfondimento, di confronto e soprattutto quali siano state le proposte. Sulla crisi Moncada avanza questa teoria: “La crisi non è arrivata adesso. Si è forse manifestata in ritardo, rispetto ad altre aree del Paese, ma nessuno di noi può affermare che fosse inattesa”. Moncada rammenta anche i primi passi mossi da Confindustria, nell’ergersi quale organismo di trasparenza, legalità e contro la mafia. Ma non può dimenticare i momenti più bui, in cui si è invece sentito lasciato solo, mentre criticava la Regione per il mancato rilascio di autorizzazioni necessarie alla realizzazione d’iniziative di impresa 20 che avrebbero creato posti di lavoro senza utilizzo di fondi pubblici. “Forse quelle mie iniziative non incidevano sull’economia di questo territorio? Forse la mia non era impresa, non c’erano in ballo posti di lavoro?” Ciascuno dovrebbe fare la propria parte. E Moncada ricorda di aver suggerito, a suo tempo, a Confindustria Agrigento di creare un sistema di natura finanziaria, Non tutti plaudono a Moncada L’industriale Salvatore Moncada è tornato sulla propria decisione, dopo aver dichiarato di non voler più dragare gratuitamente il porto di Porto Empedocle, per protestare contro i recenti ostacoli frapposti alla sua attività. Dobbiamo ammettere che, al tempo del polverone sulle pale eoliche, quando da queste pagine prendevamo le distanze dai troppo facili entusiasmi per le fonti alternative, stavamo per scrivere Moncada nel nostro segreto “libro nero”. A proposito di “pale” la cronaca ha confermato per oltre il 90 cento dei nostri argomenti. Per Moncada, invece, probabilmente ci sbagliavamo. Ora coltiveremo l’ipotesi che sia la solita persona che si distingue per valore e che il sistema tenta di rifiutare… E’ significativo il dubbio espresso da qualcuno: “ma sarà lecito il dragaggio gratuito?” Ci ricorda certe parabole evangeliche, ma anche le più recenti beneficienze di personaggi come Bill Gate: “…ma può farlo?” L’industriale ha confermato frattanto, che, una volta ricevute le autorizzazioni (Regione e Capitaneria), provvederà al dragaggio. Nello scalo empedoclino entreranno anche le navi crociera, mentre la sabbia scavata servirà al ripascimento delle spiagge. Moncada si era scontrato con l’assessore all’industria Venturi. L’imprenditore agrigentino contesta il Piano energetico della regione Sicilia e denuncia i troppi silenzi che seguono le sue ripetute richieste (stavolta per la sottoscrizione dell’accordo). Venturi, invece, ha indicato nelle dichiarazioni di Salvatore Moncada …il paradosso di una Sicilia che non vuole cambiare. Ma i più, dalla politica regionale ai media, hanno sottolineato il contributo fornito dall’imprenditore allo sviluppo industriale. per aiutare gli associati in difficoltà, in modo che potessero diversificare. “Avevo ottenuto la piena disponibilità del presidente del Cofidi. Ebbene, tale iniziativa non è mai stata incredibilmente avviata”. Dobbiamo dire che spesso la nostra pur piccola testata non condivide il trionfalismo con cui si avanza sul terreno dell’eolico in testa (per tutti i difetti e i limiti…) e del solare (idem o quasi). Di più, invece, su settori quali le biomasse, l’utilizzazione dei rifiuti e del geotermico… Fermo restando che il percorso del nucleare resta irrinunciabile. Ma Moncada come imprenditore sembra nel giusto e non è nuovo alle impennate contro chi dovrebbe presiedere allo sviluppo della Sicilia… Ecco ciò che troviamo sulle sue recenti prese di posizione. …Con una lettera indirizzata al presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello si è dimesso dalla giunta dell’associazione l’imprenditore agrigentino Salvatore Moncada, numero uno della Moncada Energy, fra i maggiori produttori di impianti per energia eolica. La decisione giunge dopo una serie di aperte polemiche che hanno visto Moncada, scontrarsi frontalmente contro l’assessore regionale Venturi, uomo molto caro a Raffaele Lombardo e più volte suo assessore (Industria, Attività produttive). E le frecciate di Moncada giunsero anche al senatore Pd Beppe Lumia. “Comprendo – scrisse Moncada a Lo Bello – che, dovendo in qualità di Presidente, tutelare gli interessi di diversissime aziende e dovendo mediare continuamente tra le posizioni degli associati… il mio modo di essere estremamente franco, alcune volte anche brusco, ha potuto crearti qualche imbarazzo…” E si ricorda anche lo scontro per il dragaggio gratuito per i fondali di Porto Empedocle (vedi accanto). Offerta munifica, che suscitò qualche ira e perplessità sulla “legittimità dell’ iniziativa”. SICIlIA Nuovo entusiasmo nel ricostruire il tessuto connettivo Il Popolo della libertà tira le fila Il Pdl regionale, a dispetto di certi recenti fatti politici, non perde l’entusiasmo e si riorganizza per affrontare nuove battaglie e ripresentarsi fortissimo agli impegni elettorali che, comunque vadano le cose, sono ormai imminenti. Vedi, a maggio, le amministrative. Guidato dai due coordinatori regionali Giuseppe Castiglione e Domenico Nania, il Pdl rilascia dichiarazioni come quella che riportiamo. “…Non crediamo che i nostri concittadini avvertano la necessità di tornare alle urne, ma di certo non possono subire un governo ribaltonista e incapace di far fronte alle tante emergenze della nostra Terra. Questo governo regionale sta producendo solo danni alla Sicilia e si è giocato ogni credibilità sul piano nazionale: dalla richiesta di ulteriori fondi, quando non è stato in grado di spendere le ingenti risorse comunitarie a disposizione, alla crisi sui rifiuti per la quale non è riuscito a produrre niente di più che delle vaghe linee guida. Fino al processo di riforma del federalismo per il quale la Regione invoca ancora lo Statuto Speciale, precludendo ad una classe dirigente seria e responsabile di dimostrare di essere bravi tanto quanto gli amministratori del Nord…” Nella sede palermitana di via Sciuti i neo coordinatori cittadini e quelli della Provincia di Palermo (parte di un elenco che comprenderà alla fine 5000 dirigenti nell’intera Isola) hanno presentato la nuova struttura organizzativa del partito. Salvino Caputo: “…ad appena due giorni dal via eccoci nel pieno del lavoro. Vogliamo lavorare in piena sintonia tra noi, anche per rimediare al fatto che la Sicilia In alto, da sinistra, Piero Alongi, Salvino Caputo e Francesco Scoma Accanto, da sinistra, Giampiero Cannella, Alberto Campagna e Piero Alongi non aveva sinora un partito organizzato sul territorio. Saremo al fianco dell’amministrazione della città di Palermo, tenendo conto della totale paralisi della Regione, conseguenza dell’operato di Lombardo…” Frattanto è stata fissata per il 12 dicembre la manifestazione per la provincia di Palermo, alla luce della crisi economica e politica galoppante, per lanciare la strategia politica in vista della tornata amministrativa. Francesco Scoma: “…dopo due anni e mezzo dalla presenza dell’ultimo commissario politico (si riferisce a Musotto, ndr), ci sarà un coordinamento con un rappresentante per ogni comune in vista delle amministrative. Attenzioniamo Bagheria, dove sceglieremo un candidato fortemente rappresentativo e di alto profilo…” Piero Alongi: “…vi sarà un confronto in ciascun comune. Anche se da oltre due anni manca una vera attività di partito, tanti ci seguono con entusiasmo. Daremo il via alla campagna di tesseramento per restituire poi con piena fiducia la parola agli elettori. …Cercheremo ancora l’anima del partito, solleciteremo il confronto, coltiveremo la dialettica…” Alberto Campagna: “…la sporcizia di Palermo – in risposta ad una domanda provocatoria dei cronisti – dipende molto da Lombardo, perché l’amministrazione regionale non ha dato nulla alla città del troppo vituperato sindaco Cammarata, né nulla ha fatto. Anzi. Ed ora si prevede per il capoluogo una decurtazione del 60 per cento… Fra l’altro – ha precisato poi – l’Amia non è più gestita dal comune da oltre un anno, ma molti non lo sanno, Cammarata non risponde alle accuse e gli si addebitano anche colpe che non ha”. Giampiero Cannella: “ …non era previsto il mio intervento, ma riprendendo il mio vecchio ruolo di comunicatore, ricordo che alle manifestazioni dei giovani del Pdl contro Lombardo a Catania e Palermo ci siamo anche noi meno giovani…” Il tema di fondo della conferenza è stato ribadito nel programma già in corso di procedere a ricostruire la rete del Pdl ed il tessuto connettivo. 21 SICIlIA la destra di Cangemi vista da uno che parte dalla base Parla Giuseppe talluto dirigente provinciale del partito La Destra all’ombra del monte Pellegrino sembra far sempre più breccia sul terreno locale, grazie anche all’operato uno dei luogotenenti più sanguigni e passionali dell’ equipe di Cangemi. E’ Giuseppe Talluto. Se l’eterno “leoncino mirmidone” viene soprannominato dai suoi fratelli di strada e dalle persone comuni l’onorevole, un motivo ci sarà pure… Lui che onorevole non lo è mai stato, ma che tanto entusiasmo ed affetto sincero riscuote nei ceti più deboli e umili. Filippo Cangemi, rieletto segretario provinciale per acclamazione e luminosa carriera, pare abbia avuto buona vista nell’arruolare l’ex soldatino di tricoliana memoria (avviato da Ettore Lucco). Del resto la politica è fatta anche di numeri, no? E Talluto non sta certo male, grazie al sostegno di centinaia di supporters elettorali che lo sostengono, persino dai tempi dell’Università a Scienze Politiche. Dunque, caro Talluto, dopo la recente crescita e un congresso provinciale definito al di sopra delle aspettative per partecipazione e interesse, come vuol prepararsi ora la Destra agli impegni del 2012 a Palermo? “Prima di pensare alla guerra occorre armare le truppe, la parodia bellica indica come occorra lavorare sodo, con oculatezza e razionalità. Dobbiamo presentarci ai palermitani con un programma serio e affidabile sul rilancio socio-culturale, economico, sanitario e occupazionale, che possa svegliare le menti sopite e atrofizzate degli elettori dal lavaggio del cervello della “politica spazzatura”. Poi proporre coerentemente dei candidati all’altezza della situazione, gente che conosca effettivamente la città. Non pescare nell’abusata troupe dei radical chic, tanto per intenderci”. E lei, Talluto? Come si ritrae e si descrive? “Beh! Chi meglio di me conosce la strada e le sue sofferenze quotidiane? Sono nato e vissuto in un quartiere popolare, dove gli abitanti mi stimano e, posso dire, mi manifestano persino affetto. Sono uno che piange l’anonimato sociale nel capoluogo…” Ma lei spera in una promozione al consiglio? “Chissà. Potrebbe anche succedere, a condizione che qualcuno insista (come dicono voci di corridoio anche nella maggioranza) sulla caduta delle soglie di sbarramento del 5%. Le premesse ci sono. Con tutte le scissioni e le separazioni dell’ultimo periodo, nessuno e dico nessuno è sicuro di avere il 5% in tasca”. 22 Morale? ci spieghi meglio! “Certo! tutto questo starebbe a significare che nell’ipotesi di un ritorno alla prima Repubblica con partiti e partitini (e mi vien da ridere sottolinearlo) in città la Destra inevitabilmente uscirebbe con il suo simbolo e i suoi candidati e posso assicurarle che a quel punto saremmo molto pericolosi, di nuovo un po’ come ex randagi affamati di affermazione politica. Da noi, ad eccezione di Filippo Cangemi e Salvo Coppolino, non ci sono grandi firme sulla carta, ma personaggi di notevole spessore popolare sì!” Ci faccia dei nomi. “Guerrieri stradaioli che amano veramente Palermo. Badalamenti, Colletti, Puleo… Senza presunzione potremmo davvero scrivere la nuova storia della destra palermitana. E non dimentichiamo altri personaggi come Scandurra, Li Greci, la Prestìa e Raso, che a mio avviso sono tagliati per brillare in attività politiche di carattere tecnico dai risultati garantiti”. E se tutto dovesse rimanere immutato? “Nessun problema. Concentreremo le nostre forze su un unico soggetto indicato dal nostro segretario provinciale. Dobbiamo entrare nelle istituzioni locali e per farlo dobbiamo riuscire a far eleggere il consigliere comunale, cooperando tutti e al massimo. Così io avrei più tempo per preparare la mia candidatura territoriale per le provinciali del 2013 nel mio collegio. Chi gioca in casa ha una marcia in più e col sostegno della scuderia (il partito) qualsiasi impresa può diventare una formalità”. Ma si parla di abolire le Province? Per il Presidente della Regione è uno dei punti fermi. “Abolire le Province è incostituzionale e il suo rimarrà un amo appeso alla cordicella della canna. Non prenderà pesci. I suoi contrasti con Castiglione e Avanti (presidenti a Catania e Palermo) al riguardo non interessano nessun siciliano comune. Allora niente Circoscrizione per il 2012? “Allo stato odierno no! Gli organi del de- centramento amministrativo non hanno alcuna valenza istituzionale e non vedo sinceramente come potrei risolvere i problemi legati al mio territorio. Meglio fare a quel punto il volontariato nelle parrocchie! Il “revisore dei conti” di Palazzo Chigi ha tolto del resto ai parlamentini di quartiere quei pochi soldi che avevano. I tagli alla politica hanno tagliato le pinne ai pesciolini d’acqua dolce, mentre le balene grasse continuano a galleggiare nell’oceano. Ma anche questa è destra… Le ricordo che Storace ha da poco sancito l’alleanza con Berlusconi a Taormina? “Evidentemente il Cavaliere, che è un grande stratega e politologo, ha capito bene che avere oggi la Destra dalla sua parte, cioè la vera destra per storia e tradizione e lo sottolineo a gran voce, rende tanto. Non dimentichiamo che quest’anno siamo stati determinanti per le regionali nel Lazio, in Piemonte e in Campania. E concludo col dire che le scelte di legame politico le prende il segretario nazionale, non certo un semplice dirigente provinciale”. Perché nessun ex Big di An ha ancora sposato in pieno il vostro progetto politico a Palermo e in provincia? “Le rispondo con una battuta umoristica: hanno la sedia morbida e vellutata sotto il fondoschiena e riposano bene. A noi invece capita di sederci sui marciapiedi delle strade tra i passanti o nella migliore delle ipotesi in caffetteria dal nostro amico Puleo. Comunque è presto per affermare questo, penso ci siano dei movimenti…” Come giudica questo panorama politico nazionale e regionale? “A volte è come se vedessi un film commedia, proprio i filmetti spensierati e commerciali degli anni 80. A volte ridevamo a crepa cuore, no?” E fra oggi e domani? “In primavera del 2011 io e il mio braccio destro e amicone Riccardo Li Greci inaugureremo la sezione territoriale de la Destra nel nostro territorio (III° collegio provinciale) e sarà un grande evento! Il partito si radica anche nei quartieri popolari, non più confinato solo in certi ceti, come succedeva ai tempi di An. Forse presto coroneremo un sogno. Ci speriamo”. A.B. SICIlIA Anche a Carini smaltimento rifiuti al centro di tanti problemi Pino Agrusa fra crucci e speranze Una realtà multiforme come quella di Carini vede da meno di un anno nella carica di Sindaco Giuseppe Agrusa del Pdl, un uomo del luogo che ha alle sue spalle una lunga esperienza come assessore. Lo abbiamo incontrato nel suo studio al Comune. Bene, signor sindaco, come si trova con la fascia tricolore? “Fare il sindaco è un impegno ancora più pesante di quel che sembra. Si programmano nuove opere, nuove soluzioni per i problemi della cittadinanza, ma poi ci si trova impelagati in quelli della gestione corrente…” E quali sono i maggiori problemi? “Guardi, le sembrerà scontato, ma credo che qui come altrove il maggiore è quello dello smaltimento rifiuti. La tarsu, per quanto alta sembri agli utenti, che si rifiutano di pagare per un servizio che non funziona o funziona male, non copre affatto le spese. Inoltre non esito a dire testualmente che le ato sono una rovina per i comuni”. Ma, insomma, la sigla sta per ambito territoriale ottimale. Ma non hanno proprio niente di ottimo? “Le ato chiedono ai comuni una collaborazione che necessita di mezzi particolari di cui i comuni non dispongono. Per questo motivo debbono chiederli in affitto a privati. E’ ciò che avviene per noi a Carini. Le lascio immaginare”. In conclusione… “Gli organi istituzionali ci chiedono di aumentare ancora la tarsu: Frattanto, gestire un comune rischia di equivalere a gestirne il dissesto”. Parliamo ora di ciò che va meglio. Gli impianti sportivi, il palazzetto dello sport… “Fra le cose che vanno meglio metterei i beni culturali. Non solo il Castello, ma il centro storico, la Chiesa madre e i suoi reperti, la cappella con gli stucchi del Serpotta, il museo presso il chiostro… Quanto agli impianti sportivi, stiamo proprio per terminare le poche finiture che serviranno ad aprire anche al pubblico il palazzetto. Fra maggio e giugno provvederemo al rimodernamento dello stadio comunale inclusa l’inaugurazione del manto in erba sintetica e delle tribune”. Ma fuori intervista mi parlava di un sogno… “Il sogno è la piscina comunale. Ma per il momento non corriamo troppo”. E l’occupazione? “Il nostro territorio è ricco di attività imprenditoriali. Non che non abbiano problemi e che non li creino all’amministrazione. Ma dalla loro salute e dal loro rilancio dipende certamente una buona parte del livello occupazionale locale, che non è fra i più disastrosi”. (Gs) E’ il messaggio acquariano lanciato da Gaetano Messina Siamo nell’anno della lepre prepariamoci al 2012 Il messaggio Acquariano prosegue con convinzione nel proprio cammino e combatte contro i calcoli dei politici e gli inganni di coloro che …ignorano di ignorare. Questa massima acquariana si accompagna a molte altre che coinvolgono la concezione della vita e del mondo. Secondo un’opinione condivisa dagli acquariani “… La principale caratteristica dell’Età dell’Acquario (attualmente in atto, ndr) è che essa si trovi al punto centrale dell’evoluzione del cosmo ed è pertanto il periodo più importante nella vita del cosmo stesso. Una fase di trasformazione di notevole rilevanza è giunta per l’evoluzione del cosmo. L’essere umano è al centro dell’evoluzione e, come specie, è vitalmente coinvolto nell’evoluzione del cosmo, ecco perché siamo così interessati alla nuova era che sta per entrare”. Uno dei “saggi” più conosciuti fra gli acquariani è Bernardino del Boca: “Dio concedimi la serenità di accettare le cose che io non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso e la saggezza di conoscere la differenza”. Come si vede assistiamo ad una notevole valutazione di Dio e c’è anche una particolare devozione per gli angeli e gli arcangeli. In Sicilia un convinto acquariano è il nostro corrispondente da Campofelice Gaetano Messina. “L’uomo bello e buono – afferma Messina – fu nella Grecia classica di una potente etica sociale e politica, che si è appena risvegliata nell’Età Acquariana, il cui nuovo ciclo si prevede abbia inizio nel 2012, unitamente ad una forma di magismo che unisce il culto degli Angeli alla numerologia ed alla percezione della “realtà parallela”, di quel mondo di mezzo in cui regna la Bellezza, la Bontà e la Verità”. Gli acquariani credono nell’intervento di dei che sono piuttosto archetipi che influiscono sulla vita e sul mondo. Come ad esempio Aynar che aiuta ad esprimersi o Murgan, l’eterno giovane che aiuta i giovani a capire. Tutto contro i mali causati oggi dai servizi segreti, dai calcoli dei politici, dagli inganni di coloro che non capiscono. Questo sarà l’anno della lepre, in cui occorre prepararsi per il 2012, l’anno del cambiamento. Imminente l’inaugurazione del belvedere di Campofelice A Campofelice di Roccella, dopo circa nove mesi di lavori, il belvedere è quasi pronto. Si aspettano gli arredi urbani per collocarli nella magnifica terrazza dalla quale la popolazione potrà ammirare i più bei tramonti del Golfo di Termini Imerese sino al Montepellegrino, la montagna dei palermitani, che si staglia all’orizzonte simile a un’isola. L’inaugurazione è imminente. L’arredo urbano è composto da panchine di metallo, fioriere, lampioni. Altra assoluta novità è uno spartitraffico lungo la strada che attraversa il paese e conduce poi a Collesano che prevede una passeggiata pedonale lunga centocinquanta metri e larga cinque. Gaetano Messina 23 SICIlIA Un “work shop” per schiarire l’orizzonte ai diplomandi orienta Sicilia ha riaperto le porte agli studenti dell’Isola Un intero padiglione fieristico, nel tradizionale Deposito delle locomotive di Sant’Erasmo. Un via vai di alcune migliaia di studenti da tutta la Sicilia durato tre giorni. Una manifestazione che non si può non notare, per dimensioni e consistenza. Il fine è quello di fornire un orientamento professionale ai giovani che stanno per uscire dalle “superiori” con un diploma che apre tutte le porte o nessuna… Così si è ripresentato a novembre a Palermo l’appuntamento con Orienta Sicilia, VII edizione, la manifestazione sull’orientamento universitario e professionale promossa dall’Associazione Aster. Si tratta della prima iniziativa del genere nel Sud Italia per l’orientamento universitario e professionale, grazie alla presenza delle più importanti Università di tutta Italia, Accademie e di numerose altre realtà attive nel campo della formazione professionale. Orienta Sicilia si svolge e si sviluppa come un vero e proprio work shop. Quest’anno avevano aderito anche lo Stato Maggiore della Difesa, in pratica le Forze Armate, riunite in un grande stand al centro, davanti l’ingresso, che è risultato gettonatissimo e comunque motivo di interesse e cu- Anna Brighina riosità per innumerevoli studenti, maschi e femmine. Tanto più che a fare gli onori di casa era un’esperta di sociologia e comunicazione come il Capitano Vinciguerra, un ufficiale al femminile con doti di rara umanità. Le scolaresche sono state accompagnate attraverso un excursus stimolante tra le numerose proposte per la scelta del loro futuro formativo e professionale. Fra le nuove presenze quella dell’Agenzia delle entrate, ma non mancavano di certo ditte private dall’agroalimentare al turismo e varie università pubbliche e private. Al momento dell’inaugurazione la coordinatrice di Orienta Sicilia, signora Anna Brighina, ha voluto rilasciarci una sua precisa dichiarazione, che pubblichiamo per intero. “Siamo giunti alla VIII edizione di OrientaSicilia, orgogliosi anche quest’anno di aver 24 Una preziosa occasione per l’orientamento professionale Come funziona la manifestazione OrientaSicilia è la prima manifestazione del sud Italia sull’orientamento universitario e professionale, grazie alla presenza delle più importanti Università di tutta Italia, Accademie e di numerose altre realtà attive nel campo della formazione professionale e della realtà aziendale. OrientaSicilia è arrivata già alla sua ottava edizione divenendo un evento apprezzato ad ogni livello, grazie anche al prezioso supporto delle numerose Istituzioni che ogni anno assicurano il loro patrocinio e riconfermano la loro presenza. L’intero programma è dedicato agli studenti delle classi terminali delle scuole superiori provenienti da tutta la Sicilia. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha attenzionato da sempre l’evento, inviando da varie edizioni un Telegramma di encomio con i propri auguri ed un premio espressamente dedicato. Le scolaresche vengono guidate in un excursus stimolante tra le numerose proposte per la scelta del loro futuro formativo e professionale. Ma oltre al patrocinio dei massimi organi nazionali, a partire dalla presidenza del Consiglio e dal Senato della Repubblica, di tutti i ministeri interessati (Giustizia, Interno, Lavoro, Istruzione, Salute, Politiche sociali, Gioventù, Territorio, Innovazione), oltre alla partecipazione delle maggiori università, apre anche le porte all’ottica dell’occupazione. Per creare un contatto utile tra i giovani studenti e il mondo del lavoro, la manifestazione accoglie anche le grandi aziende. Non c’è dubbio infatti che il futuro occupazionale dei giovani dipenda da un più efficiente raccordo e dalla integrazione tra i percorsi di istruzione scolastica e il mercato del lavoro. OrientaSicilia, ponendo sempre al centro del proprio interesse i giovani, vuol dare una mano affinché si possa realizzare questa “intermediazione” tra i giovani e il mondo del lavoro anche attraverso la scuola. A tal fine saranno presenti: Nintendo, PrestiNuova S.p.A, Casa Editrice Bragioli, Latte Sole S.p.A, Valtur, Avon Cosmetic. Hanno partecipato anche due rappresentanze tra le più importanti organizzazioni umanitarie, quali l’Unicef ed Amnesty International che hanno distribuito materiale informativo al fine di sensibilizzare i ragazzi alle tematiche umane di base. Infine Orienta Sicilia invita a visitare il portale www.orientasicilia.it uno spazio virtuale ma reale di incontro e crescita dove attivare nuove e positive sinergie. ricevuto dal Presidente della Repubblica una medaglia quale suo premio di rappresentanza insieme “con l’augurio sentito per il successo della manifestazione”. La costante attenzione del Presidente della Repubblica per la manifestazione è per noi molto importante, oltre che gratificante, motivo di impegno. Esso sarà ancora maggiore per fare di OrientaSicilia sempre di più un punto di orientamento per i ragazzi di oggi. Anche quest’anno il nostro sforzo organizzativo per far crescere questa Fiera vie- ne premiato: oltre alle riconferme delle più prestigiose Università Italiane e Accademie, sono presenti venti nuove realtà. La gratificazione più significativa e la migliore ricompensa per il nostro impegno e le nostre fatiche ci viene dalla partecipazione crescente e dall’interesse più vivace dei ragazzi delle ultime classi delle medie superiori che ci vengono a trovare: partecipazione ed interesse che si proiettano sulle loro scelte professionali future e sul ruolo che assumeranno nella società.” Ambiente Ad Agrigento FrA visite e dibAttiti guidAti dA nicolò nicolosi Nicolò Nicolosi al congresso Parte della comitiva al Tempio della Concordia Fare Ambiente chiude l’anno sociale Per quasi tre giorni si è parlato di archeologia e paesaggio con la logica del fare. Teatro di tutto la Valle dei Templi di Agrigento con i suoi 13 mila ettari, relativi ad uno dei maggiori centri urbani dell’antichità, che si estendeva parallelo alla costa per una lunghezza di 14 km. L’aspirazione è quella di proteggere l’ambiente, creando i presupposti e quindi anche maggiori strutture, almeno quelle indispensabili per la relativa fruizione. Si ritiene, insomma, che spesso si sia esagerato nell’escludere l’uomo dalle aree protette, lasciandone poi larga parte sostanzialmente in abbandono. Ad organizzare la manifestazione è stato ancora una volta Fare Ambiente Sicilia, guidato da Nicolò Nicolosi, che ha festeggiato così la chiusura dell’anno sociale 2010, coinvolgendo una serie di personalità della cultura e della politica ed ospitando il presidente nazionale Vincenzo Pepe. Fra i politici che hanno voluto intervenire anche gli onorevoli Enrico La Loggia e Michele Cimino. Nella seconda giornata i partecipanti ed i protagonisti del dibattito sono stati ospitati nel palazzo della Provincia, di cui si è ammirato il recente restauro della scala monumentale. Vari gli interventi, ravvivati dall’umorismo di Nino Buttitta e impreziositi dalle riflessioni di Piera Anello, professore di storia Greca all’Università di Palermo Tornando ai temi generali dell’intera visita, il direttore del Parco archeologico Giuseppe Castellana ha evidenziato le difficoltà di gestione, anche economiche, di un’area così grande, che comunque ha fruito in questi anni di fondi europei. Ha illustrato inoltre le iniziative in corso per inserirvi piccole coltivazioni con sistemi tradizionali, destinate alla conservazione delle specie in via d’estinzione nell’ottica della biodiversità. Girolamo Cusimano, ordinario di geografia all’Università di Palermo, ha sostenuto la necessità che il Il Tempio dei Dioscuri visto dal Giardino della Kolymbetra e, accanto, un gigantesco ulivo dello stesso giardino passato debba essere strettamente collegato con il presente e il futuro. Mentre anche rispetto alla visita del turista debba essere proposto in un’ottica complessiva di comprensibilità e pur sempre attualizzata. Cusimano ha anche lanciato una precisa critica alle riflessioni di Goethe che, pur nella grandezza del suo pensiero, da viaggiatore non si pose mai una domanda sulle dure condizioni di vita dei contadini. Il mantenimento delle biodiversità trova una buona interpretazione nel Giardino della Kolymbetra, reso visitabile e curato negli ultimi anni dal Fai. In questa piccola valle – incuneata fra le pietre tufacee della vecchia Akragas presso i templi – si trovano oggi coltivati e mantenuti biologicamente (per parziale volontariato) agrumi di ogni genere legati a colture di varie epoche, alberi e piante delle campagne mediterranee, un gigantesco carrubo, alcuni “olivi monumentali” che ritroviamo isolati e valorizzati anche in tutta la Valle dei Templi. Nella Kolymbetra si realizza una particolare disponibilità di acqua. Una parte di essa proviene da una sorgente misteriosa- mente scavata nell’antichità con una tecnica paragonabile a quella dei qanat che si trovano nel sottosuolo della vecchia Palermo. Alla buona riuscita della manifestazione hanno collaborato Federspev e l’Ancescao - Progetto Italia 2000 che trovano un eccellente animatore nel professor Benito Bonsignore. 25 Questo PAPA che tAnti Aggrediscono e benedetto Xvi FrA PAlermo londrA e Come avevamo previsto alla vigilia (Palermoparla n 78 pag 16), la visita di Papa Benedetto XVI a Palermo è stata un successo. Palermo lo ha accolto a braccia aperte, è stata al centro delle cronache dei media per alcuni giorni, cioè prima durante e dopo, il prato del Foro Italico non è andato distrutto, i soldi son stati ben spesi sotto ogni profilo. Anche laico e anti clericale, perché la visita del Papa rappresenta pubblicità, onorabilità ed altro ancora. Occorrerebbe riprendere righi di giornale e registrazioni radio tv, ma ancora voci stradali dei “menagrami” più o meno accaniti che hanno augurato il peggio all’evento, ma persino al solito bersagliatissimo sindaco Cammarata (che, questa volta, non sarebbe …stato all’altezza o, secondo i cattocomunisti, indegno), al mal funzionamento prevedibile dei bus navetta. Infine, hanno “temuto” che le contestazioni soverchiassero gli applausi. Niente, ma niente di tutto ciò. Ma infierire sugli stupidi e i cattivi non è nel nostro stile. Si noti soltanto il rumore che son capaci di sollevare queste minoranze, che poi scompaiono a conti fatti di fronte agli eventi reali, alla resa dei conti. E, infine, come si augurino il peggio per la propria stessa terra e per la comunità cui appartengono, pur di vincere il punto di una opinione che tale è e rimane, nel tentativo di imporla come una verità da affermare e assodare non si sa neppure la moda di professarsi laici o atei assoluti e anti clericali ecco chi predica il peggio “Ma lei è ateo cattolico o ateo protestante?” La domanda, che è parte di un inciso della cronaca recente, è grottesca, ma meno assurda di quel che sembra. Se mai è vero, invece, che vi sono altri “atei”, come quelli ebrei e quelli musulmani. Ma, comunque, fanno ciascuno parte di varie realtà etnico culturali, pur procedendo dal dubbio all’incertezza più o meno vasta, in fatto di fede. Essere laici o professarsi tali è diventato, inoltre, una moda, un bon ton, a volte …un modo di sottostare ad un must generalizzato. Più avanti nella casistica personale – come abbiamo notato altre volte sulle nostre pagine – il passo, fra veri laici e anticlericali (che è un’altra cosa) può esser breve. La distinzione, invece, andrebbe fatta, perché laico può essere un sano atteggiamento di approccio ai problemi, mentre le due posizioni di anticlericale e “ateo convinto” possono divenire anche più “malate” di quelle dei peggiori …baciapile. Ci chiediamo perché mai non si possa più dire, a causa di una sorta di “morale corrente”, di essere una persona ovvero una fonte che esprime un modo di vedere “il problema” su base cattolica, ovvero liberale o anche radicale 26 o, persino, anarchica. A questo punto, risulta più accettato dal nuovo “senso comune” il concetto di ateo. Tutto è moda, quindi consumismo. Questa non è una bella cosa. E’ un modo di pensare indotto da una cultura che non cerca la verità, ma fornisce come scontata la ricetta del nulla. E’ una ricetta pericolosa quanto inutile, che non contribuisce a costruire alcunché. Contribuisce, invece, dopo l’affievolirsi dell’ideale di patria, alla indeterminatezza delle giornate e delle ore di tanta gente, giovani e vecchi, preda di messaggi favolistici di tipo metropolitano, nazionali e planetari. Ciò è peggio d’una visione mirata, pur con i dubbi e le problematiche che essa si porta appresso. Se Pascal affermò, com’è noto, che “se Dio non ci fosse occorrerebbe inventarlo” ciò fu uno dei tanti frutti del suo genio. Ma il dubbio che avanziamo è un altro: e, se ci fosse chi possiede dietro le quinte le linee guida di una o più “mete proprie”, non potrebbe in qualche modo convenirgli soffiare su un mondo disperso e formato da nuovi individui alla ricerca di se stessi? L’ipotesi non è affatto peregrina. Perché ciò equi- vale ad un modo rinnovato di applicare la nota massima latina “divide et impera”, che a scanso di ogni dubbio consiglia a chi vuol comandare di dividere il popolo dei sottomessi, evitare che si organizzi a modo proprio, che si senta parte di un qualcosa che faccia da guida, da bussola, che lo orienti in qualche modo per vie differenti da quelle che interessano al suo potere. La fede cattolica non solo è una guida ma è la fedde egemone del pianeta. Ciò spiegherebbe fra l’altro la pura fandonia della cosiddetta “morte degli ideali”, intesi come idealità di tipo socio politico. Perché – chiamiamole pure mentalità se dobbiamo intenderci – l’esperienza giornaliera ci insegna già che almeno due punti di vista si scontrano e cozzano continuamente l’uno contro l’altro in modo pressoché insanabile. La verità è che le idealità esistono, anche perché la società è ben lungi dall’esser vicina a realizzare i propri fini (essi sono difformi solo in parte nelle varie ..mentalità). Ma chi potrebbe essere il demone cattivo, se non un organismo di tipo para mafioso di massimo livello? Ovvero una organizzazione che soffia sui media con la forza di un vento che AttuAlitA’ o e che tutti Accolgono A brAcciA APerte A A e mAdrid bene nell’interesse di chi. E il Papa ha annunziato l’imminente porpora cardinalizia a Paolo Romeo. Unica consolazione, alla luce dei fatti, è che similari timori e patemi sono stati espressi anche per l’accoglienza che Papa Benedetto XVI avrebbe dovuto ricevere a Londra. Ma come? Nella tana del lupo anglicano? Invece era già una iniziativa coraggiosa e di grande valore storico. E anche lì, a dispetto delle campagne denigratorie, delle ripetute accuse di immoralità d’ogni genere e tipo, tentate da tanti media in coro, altri applausi, altra commozione, altro consenso. E l’Inghilterra ha aperto le braccia al Papa, come la lontana Palermo, nonostante che le ripetute conversioni di anglicani, prelati compresi, al cattolicesimo, avrebbero potuto suscitare qualche gelosia… Ma, annotiamo, che su tali conversioni i media glissano da tempo. Anche nella Spagna di Zapatero, il mangiapreti di qualche anno fa, Benedetto, il papa teologo, è accolto con applausi e commozione anche dalla gente comume. Va a Santiago de Compostela (8 milioni di pellegrini l’anno) ed a Barcellona, dove si inaugurano nuove aggiunte alla Sagrada Familia. Mentre si parla di far santo Gaudì, l’architetto che morì in povertà per innalzare al Cielo questo monumento da tanti amato. Si applaude nel Papa l’uomo e il simbolo, si eternano le invocazioni Viva il Papa e Vita al Papa. Poche e striminzite le contestazioni, annunciate dai media con l’immancabile lente d’ingrandimento. attraversa gli oceani? Ovvero alcuni potenti individui che guidano le “peggiori” multinazionali e considerano il globo in termini di quote di mercato. I vertici dell’organizzazione para mafiosa potrebbero essere costituiti da questi individui, a capo di grandi “cupole”. Ed essere rappresentati nelle periferie da cupole più piccole e piccolissime, coinvolte a vario titolo, con una serie di motivazioni su base locale. Anche questa ipotesi è meno peregrina di quel che sembra e una pubblicistica, rappresentata da più correnti di opinione, vi lavora sopra e ne parla più… Aggiungiamo solo che, nell’ottica di questa sorta di mano nera, lo statalismo “falso socialista” garantisce una più rapida azione di controllo sociale e viene preferito a qualunque soluzione di tipo più libertario. (D.) la persecuzione contro i cattolici Giratela come volete, ma la religione cattolica è, nel mondo, la religione per eccellenza. Ecco perché chi si accanisce contro di essa aggredisce anche lo spirito religioso in generale, ma l’accanimento cui assistiamo da qualche tempo è specifico, proprio per l’evidente motivo che il Papa è anche il più potente capo religioso in ogni senso e la macchina cattolica quella più efficiente. Ciò fa parte della sua stessa “indole”, perché, come notarono subito anche i Romani La ricorrenza del Natale ci ha fatto scrivere molti righi negli anni scorsi. Riflettiamo di solito sugli insegnamenti diretti all’individuo, perché è entrando nell’animo di ciascuno che il Vangelo, quindi Gesù, intende guidarci. Riflettiamo puntualmente sul messaggio d’umiltà con cui il Re dei re nasce nella paglia, accusando così – paradossalmente con una sorta di violenza – le troppo paludate autorità terrene. E’ in questa chiave e non in altro modo che il Vangelo va predicato e dà il meglio di sé. Si pensi al pubblicano e al fariseo: alla falsa perfezione dell’uno e alla splendida imperfezione dell’altro. Non facciamo della “religio” l’ennesimo ornamento personale… Con il messaggio delle mille parabole, dell’ironia, persino del sarcasmo, Gesù combatte per evidenziare il valore della sostanza contro l’apparenza, del contenuto contro la forma, della moralità contro la mera legalità. Al contempo nemmeno il Cielo può sconfiggere il male che è dentro la natura – il peccato, la malattia, la catastrofe, la morte – senza l’intervento degli uomini. Agli stessi miracolati Gesù in persona precisa, uno per uno, “la tua fede ti ha salvato”. Gli uomini devono combattere, chiedendo l’aiuto del Signore, contro le avversità per raggiungere un certo traguardo, che prima è personale e infine è della storia. E qui interviene il concetto della libertà. E’ un altro dei misteri, forse il massimo. La libertà è concessa singolarmente a ciascun individuo ed è al contempo un dono ed un pesante impegno. Potrà mai un piccolo individuo fornire liberamente il proprio aiuto allo scorrere degli eventi? al tempo dei Cesari, si impone non già come culto particolare o nazionale, bensì con quel volto ecumenico che la rende universale e quindi non solo terrena, ma persino cosmica. Per questo continua, nella realtà, a diffondersi e a convertire. Perché, è ancor oggi la più moderna, non conosce confini, non è frutto di uno scisma, non parla di un popolo di una nazione e tanto meno di una razza privilegiata da Dio. Non disprezza neppure nemici al proprio interno, né quelli a proprio esterno, ma predica la comprensione, la tolleranza verso gli altri, il perdono. Tutti questi, che appaiono in partenza come evidenti pregi e meriti, si capovolgono in altrettanti motivi di astio da parte dei nemici assoluti della fede e dei più radicali sostenitori di alcune altre fedi: ad esempio, i fondamentalisti. Una strana razza” quest’ultima, presente fra gli stessi cristiani e in qualche caso fra i cattolici. Lo spirito ecumenico (un termine che non a caso ricorda quello di ecologico), cioè l’aspirazione all’universalità, è ciò che altre confessioni considerano l’offesa che il cattolicesimo fa loro. Occorre, quindi, sceverare, nelle attuali escalation di contestazione nei confronti dei cattolici e del soglio pontificio in particolare, tutto ciò che proviene da questo spirito avverso. Ma non basta. Si intravedono chiaramente altre forze anti religiose che aggrediscono la religiosità dovunque la si riscontri. E, come sempre avviene nella macro e micro realtà del mondo di oggi, nasce una sorta di cordata che si allinea con un atteggiamento politico, con i propri apparati di comunicazione e anche di intervento, laddove e con chi al momento o alla lunga risulti più conveniente. Così vediamo i più radicali degli atei schierarsi talvolta con i musulmani pur di andare contro i cattolici, anche se la verità che cattolici e musulmani hanno un solo Dio (e persino Gesù e la Madonna) e buona parte della morale in comune. Così come gli ebrei. In ogni caso, la conversione per eccellenza, se così si può dire, è quella al cattolicesimo. E questo dà certo fastidio a qualcuno. E perciò avviene spessissimo nel semi segreto o nell’ombra. Si pensi al rabbino capo Zolli di Roma, pur all’indomani dei notissimi eventi bellici a danno degli ebrei, si convertì personalmente al cattolicesimo con tutta la propria famiglia. Saggisti atei recenti, come Giulio Giorello, che a propria volta si allineano a questa sorta di persecuzione religiosa generalizzata, si rifanno all’illuminismo e al positivismo. Ma sarebbe meglio che ne considerassero, invece, i limiti storici oltre che funzionali. Si trattò di fenomeni circoscritti nel tempo e nella storia del pensiero. In ogni caso furono caratterizzati e, per ciò che ci hanno lasciato, lo sono tuttora, da un sano e corretto laicismo, che non lavora palesemente e, tanto meno subdolamente, contro chi non la pensa allo stesso modo. 27 PescA di Germano Scargiali in un bis dellA green economy l’AcQuA creA lo sviluPPo sostenibile ecco lA blue economy e il mediterr L’acqua come via di comunicazione, come fonte di pesca e di proteine nobili, come riserva di acqua potabile ed irrigua, come riserva di storia e luogo d’incontro lungo le coste, i fiumi, le rive dei laghi… Tutto ciò è possibile nell’ottica di una sostenibilità servita dall’apporto delle nuove tecnologie ed anche dalle politiche del buon senso. Esse consigliano fra l’altro di ricorrere alle nuove conoscenze scientifiche al servizio dell’ecologia, per trarre dall’acqua le grandi risorse e i benefici che essa può fornire all’uomo a partire dall’imminente futuro. Alcuni dei quali sono indispensabili. Ciò non implica, ovviamente, il ritirarsi dell’uomo dalla natura, ma invece la sua intelligente presenza all’interno di essa. Dalla Sicilia muove i passi da qualche anno un’intensa attività, fatta di iniziative e contatti lungo un cammino che oggi coincide con quello della Blue economy, guidata da Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della Pesca di Mazara del Vallo (Cosvap). Dopo un susseguirsi di accenni e riferimenti se n’é parlato a Sponde 2000, a fine settembre sempre a Mazara e si continua… Lo strumento principale di tale attività è l’Osservatorio della Pesca del Cnr di e’ sempre tumbiolo ad illustrarla blue economy Zone protagonista anche alla Fidapa Di politica Mediterranea ha parlato anche la Fidapa ad ampio raggio in un convegno – Chi ha paura del velo islamico – che ha gremito il Mahara hotel di Mazara. A far gli onori di casa la presidente nazionale Giuseppina Seidita e le due dirigenti della presidenza regionale Lina Tommaso e Mariella Misuraca. Giovanni Tumbiolo ha definito il “suo” Distretto Mediterraneo come la locomotiva della Blue economy. In particolare, il distretto, l’Osservatorio e il Forum hanno avviato e realizzato vari ed articolati studi, progetti e ricerche economiche, giuridiche, scientifiche. Specie sul piano del trasferimento di tecnologie da applicare alle piccole e micro imprese e, al contempo, hanno sviluppato i contatti internazionali. Quello di Blue economy zone è il nuovo concetto che Tumbiolo ha illustrato meglio. La Sicilia, l’Italia, il Mediterraneo sono costellati da centinaia di micro imprese artigianali, familiari o poco più. Un formicolio di 28 PescA rrAneo è unA risorsA uomini e donne che si adoperano nel territorio, che rappresenta l’ossatura delle economie regionali, ma anche sovra regionali e nazionali. Questo è l’humus dei distretti industriali. Tumbiolo ha infine elencato i progetti strettamente tecnici in atto: l’importantissima refrigerazione passiva, poi discard e by catch, nanotecnologie applicate agli scafi, archeologia subacquea innovativa, centro di certificazione e prova (genomica, naso elettronico…). Sono tutti temi al servizio di minori costi e maggiori ricavi per un utilizzo maggiore e compatibile del mare e delle coste. Infine, c’è il fondamentale ed ampio obiettivo del dialogo fra finanza islamica ed occidentale. Un passo da gran salto di qualità ai fini della politica mediterranea. *** Al congresso Fidapa, in buona sintonia con Tumbiolo, hanno parlato anche Francesco Samaritano per il Coppem (Comitato permanente per il partenariato euro mediterraneo), Antonella Catanese per i progetti femminili di cooperazione ed altri oratori. Al frequentato convegno (presenti presidentesse da tutta l’Isola) è seguita una festa serale e l’indomani una visita turistica. Capo Granitola. Sotto la guida dell’ingegnere Giuseppe Pernice, esso mette a disposizione dei paesi rivieraschi e delle compagnie di pesca i dati raccolti (trasparenza dell’informazione). Ma non si ignora l’azione di enti dell’autorevolezza dell’Ispra (Ist. Superiore di protezione e ricerca ambientale del ministero), i cui rapporti negano, fra l’altro che sia lo sforzo di pesca in sé il vero nemico dei banchi di pesce e indica comunque nel Mediterraneo un mare vivo e vitale: è solo un bacino molto piccolo, ma che può dar molto, in seno alla complessiva area marina del mondo. Il Mediterraneo deve comunque regolamentare tutto: oltre alla pesca, gli scarichi a mare e la navigazione mercantile. Ma deve anche ottimizzare lo sfruttamento di tutte le proprie risorse. “Il 70 per cento del pesce – sottolinea Tumbiolo – viene attualmente buttato in mare perché meno gradito ad un mercato diseducato o va perduto durante la filiera”. Motivo principale, i metodi di conservazione non aggiornati con le tecnologie esistenti. “Già oggi – prosegue Tumbiolo – l’adozione del sistema della refrigerazione passiva renderebbe possibile la conservazione di tutte le caratteristiche del pesce fresco da poco più di 5 giorni ad oltre 25. Ciò consentirebbe una sorta di democratizzazione del sistema a tutto favore della categoria dei pescatori, che non sarebbero costretti a vendere …strozzati dai grossisti”. Ma questo è solo un esempio di un programma a vastissimo raggio, che restituisce al “pianeta acqua” un ruolo da protagonista, in conseguenza della grande presenza di acqua sulla superficie terrestre e del fatto che il corpo umano ne contiene già tanta e ne ha bisogno. Il concetto di partenza appartiene al grande manager pubblicitario Kevin Roberts, il quale ammette che “il ruolo del business non è più di vendere, ma di rendere il mondo un posto migliore”. Ma subito dopo il discorso del presidente annota come …il concetto di sviluppo sostenibile sia sì acclarato, ma focalizzarlo soltanto sulla salvaguardia dell’ambiente non è sufficiente. Abbiamo, invece, bisogno di uno sviluppo sostenibile onnicomprensivo. E ciò è certamente possibile (oltre che indispensabile, aggiungiamo noi). “La sostenibilità – ribadisce Tumbiolo – non è concepibile senza un profondo ripensamento del modello di sviluppo occidentale che ha confuso l’obiettivo del benessere con l’accumulo di beni, perdendo di vista altre modalità di evoluzione tese a perseguire realmente il fine di un “buon vivere”, fatto di equilibri…” Per questo lo sviluppo sostenibile deve essere guidato da almeno quattro direttrici: Mazara del Vallo, il porto canale economica, sociale, ambientale e culturale. Ma tutti devono impegnarsi in prima persona perché sorga la responsabilità globale, co-operativa e condivisa. Pensare blue significa ispirare le persone a compiere le scelte migliori per se stesse e per il pianeta. Pensare e fare blue significa compiere un cambiamento. Un cambiamento che parte dalla considerazione che tre quarti del pianeta è costituito da risorse acquatiche. La strategia blue, quella della fiducia e della partecipazione, ha già dimostrato di essere vincente. Tutto ciò perché Blue economy significa posti di lavoro e più opportunità economiche provenienti dal mare e dalle risorse costiere. Il tema è stato alla base del Memorandum on National policy for the oceans, our coasts and great lakes del giugno 2009. Ed ecco un distillato di quanto ne vien fuori: gli oceani, la nostre coste, i grandi laghi garantiscono posti di lavoro, cibo, risorse energetiche, servizi ecologici, ricreazione e opportunità di turismo; e giocano un ruolo critico per i trasporti, l’economia della nostra nazione, nonché per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. Abbiamo la responsabilità di guida nel mantenere sani, robusti, sostenibili gli oceani, le coste e i laghi a vantaggio di questa e delle future generazioni. Gli Stati Uniti sono all’avanguardia nella blue economy e risulta che in senso lato più di 50 milioni di posti di lavoro ed oltre il 60% del Pil già dipenda da essa. “Nel Mediterraneo – afferma Tumbiolo – grazie alle tante peculiarità si può fare molto di più”. Il Mare nostrum è molto piccolo rispetto alla superficie totale degli oceani (0,3 in volume e 0,8% in superficie). Ma è un “melting pot” della biodiversità, ospitando il 7% della flora – fauna oceanica nota. 29 unA gitA A... un’altra sorpresa dal cappello a cilindro di castelbuono obrag il mercante Nella Castelbuono della manna, di Fiasconaro, di Nangalarruni e del Palazzaccio (è il ristorante da noi segnalato), la Castelbuono antica e moderna, ben curata, che attira visitatori e turisti, che esporta in controtendenza i propri prodotti, scopriamo – forse un po’ in ritardo, come vecchi visitatori – l’originale signora Rosanna Di Garbo. E’ la garbata – proprio come dice il cognome – titolare di un negozio tuttologo, fra l’an- Statuine di tutta Europa da Obrag e tanto antiquariato tiquariato e il modernariato, il mero rigattiere e il trova robe, che può divenire tante fasulle che …se ne trovano. un polo di attrazione, persino più di quan- La Rosanna di Obrag gira quanto meno to possano fare i piccoli musei che si ri- l’Europa, così come ci conferma, non si scontrano in provincia, spesso troppo simi- appoggia ad un franchising, per trovare li fra loro, troppo piccoli e ripetitivi, per noi tanti artigiani che fabbricano bambole, italiani nati fra le rovine di tanti predeces- modellini, vasi e oggettistica di ogni e qualsori più nobili di noi… siasi genere. La quantità e il numero sono “Obrag Il Mercante” è oggi una casa mu- difficili da immaginare. Li ha esposti a parseo, in pieno corso cittadino, presso la fon- tire dall’androne, poi c’è l’atrio e sette o ottana a cannoli, che, come ci informa la si- to stanze al piano di sopra. Si trovano le gnora Rosanna, era nato nella piazza del volterranee affrescate di una casa patrizia, municipio, accanto alla chiesa madre. Tan- con i sopraporta del salone che riproducoti visitatori lo ricorderanno di certo, ma chi no i padroni di casa nell’attimo di maggior scrive non fu, in questo caso, un buon veg- splendore: marito e moglie. gente. Diffidava, allineando l’iniziativa alle Nella suggestione di questo antico alloggio, 30 Un affresco del Duomo di Castelbuono Castelbuono, agli onori della cronaca per la manna e i dolci, è una meta risaputa per gitanti ed anche per turisti italiani e stranieri, presenti a ritmo quasi giornaliero. Oltre alla piacevolezza del paesaggio urbano, la salita al castello, la presenza di fontane attive con acqua purissima, la piazza con il duomo (e la cripta con antichissimi affreschi), il municipio (ex carcere) anch’esso visitabile, è una continua scoperta. Incluso l’interno della grande Matrice Nuova, che è tale solo nella facciata e nella piazza, ma nel grande interno a tre navate presenta due serie di tele di pregio di fine 700. Un’atmosfera che intrattiene pensosi fra arredi inattesi, un fonte battesimale e altri oggetti di pregio. Un’altra messa particolarmente mistica, per chi non vi rinunzia neanche in gita, col nuovo parroco Don Santino, che predica da buon affabulatore. che si avvolge nelle nebbie invernali e si inonda del sole delle belle stagioni, raccogliendo il mistero di un passato scomparso nel tempo, è difficile non cedere alla tentazione di almeno un acquisto. Ci sono dei pezzi autentici di un L’altare laterale del Duomo certo valore, molte riproduzioni in stile, tanti chiari rifacimenti e anche, come dice la signora, della paccottiglia per chi vuol comunque andarsene con un pupazzetto, un oggettino ricordo, che, anche a proprio modo, trova quanto meno …carino. Questo è il re del brick e brack. Uno degli articoli più venduti, crediamo di capire, sono i “vecchi” lavatoi e lavabi in pietra. Forse non tutti antichi e solo ben rifatti. Ma ciò che conta è tutta la visita, che rischia di farvi perdere fra la miriade di curiosità, di insoliti manufatti artigianali di chiara provenienza estera, d’oltralpe, nordica. Fra gli oggetti di modernariato, anche rifatti, come certi modellini d’aerei in latta delle due guerre, che pendono già nell’androne sospesi a fili sottili. unA gitA A... i nebrodi dove il turismo è ancora una scoperta Agriturismo Pardo fra le nocciole di ucria Dovrà dire un “addio ai monti” degno del Manzoni chi è nato presso l’agriturismo Pardo e ne dovesse andar via… I monti non sono fra quelli sempre innevati, sono i dolci Nebrodi, fra Madonie e Peloritani, portatori di una tradizione propria, storia, geografia e immancabile gastronomia locale. I Nebrodi vogliono assolutamente crescere, con alfieriana determinazione, nel campo del turismo, dei percorsi alternativi della Sicilia da scoprire. Spesso per gli stessi siciliani. Lo stanno facendo, attrezzando il porto di Sant’Agata di Militello con lo slogan di “Porto dei Nebrodi” e con tentativi articolati di penetrazione, pubblicità e promotion, ma forse ancora troppo artigianali”, se così si può dire. Ma ciò è garanzia di preservazione per…il fascino della scoperta. E’ così che incontriamo, poco prima di Ucrìa, un paesino montano sconosciuto e sublime, col suo bravo monumento ai caduti delle guerre, il Professor Matteo Florena, notissimo in campo medico nel capoluogo palermitano, ma anche nazionale, per alcune terapie in cui è stato all’avanguardia. Ovviamente un uomo di particolare cultura e distinzione. Ebbene è lui che “si è messo in testa” di aprire adesso, a pensione iniziata, l’attività di albergatore – sperimentatore, non meno di quanto lo fu in medicina e chirurgia. E’ il titolare del Pardo, la villa di campagna della sua famiglia, ottocentesca, una scoperta con il grande terrazzo, le sue stanze che aprono finestre e balconi sulla vallata boscosa, da cui si intravede il mare con la magica, frequente apparizione di Alicudi. Fra i suoi propositi, quello di rilanciare assieme al sindaco di Ucria e agli altri sindaci dei Nebrodi, l’intero circondario. Ma il “bacino” dei Nebrodi è immenso, le scoperte possibili tante, così che si adatta a chi ha l’indole dell’esploratore, sia pure restando nelle nostre convalli. L’agriturismo Pardo è immerso in un noccioleto e il professor Florena ci parla appunto di nocciole, della loro salute e qualità, di concorrenza italiana e straniera, ma persino di …Nutella. Un altro argomento principe sono i funghi, profumatissimi e sempre un po’ misteriosi, dai noti porcini a quelli meno noti e sconosciuti. Mentre sulle cime volteggia il falco pellegrino, a terra si alternano i “frutti” di stagione. In primavera asparagi e verdure selvatiche (le gusterete sublimi nei contorni a tavola). In estate ortaggi di montagna. In autunno nocciole, castagne e funghi. L’inverno è il momento del suino nero “dei Nebrodi” con elaborazioni culina- rie del tutto locali. Ovvia l’offerta di sentieri percorribili a piedi o a cavallo, sulle tracce delle antiche trazzere con le “baracche”, antichi posti di ritrovo per pastori e mulattieri. Oggi trattorie che consentono un’alimentazione a base di specialità locali. Tra le possibili gite in auto quella allo storico paese di Floresta, da sempre indicato come un piccola Svizzera. Se affondiamo il coltello nella storia, troviamo resti di presenze neo latine, greco bizantine e arabo normanne. Notevole l’impronta bizantina, che incise per più secoli, ma stranamente viene trascurata nel piccolo continente Sicilia. Una realtà, fra altre, da riscoprire. E l’impronta rimane nell’identità dei Nebrodi nei nomi, nelle devozioni, nei luoghi. Notevole la presenza di monasteri basiliani. Si segnala l’abbazia di San Filippo di Fragalà dell’XI secolo. Insomma, un mini mondo da scoprire che c’è. A destra, Matteo Florena. In alto, un angolo del giardino. In basso, la Torre di Brolo due piccole svizzere La ben vasta realtà che corre dalle Madonie ai Nebrodi, sede da sempre di una piccola Svizzera siciliana – anzi di due, grazie a tante peculiarità – non priva di spunti imprenditoriali, ma con chiara vocazione turistica (da costruire), trova un anello di congiunzione in centri come Tusa e Castel di Tusa, lungo la cui strada si trova l’antica e vasta città di Halaesa, d’origine fenicia con il foro e le possenti mura, scavata solo in piccola parte e già fonte di reperti. C’è un antiquarium e una vista meravigliosa. Un’interessante visita da vari anni, ma ignorata da palermitani e guide turistiche. Ma, oltretutto, Tusa, nonostante la bellezza del duomo e del centro medievale con due belvedere, è attualmente poverissima di strutture ospitali e di ristorazione. Sulla realtà di Tusa ci proponiamo di pubblicare un servizio prossimamente. Qualcosa potrebbe apparire prima su www.palermoparla.it 31 sPeciAle Porti A taormina acqua fritta al congresso su un “futuribile” piano di gestione delle coste Porti turistici AncorA ProPositi e Promesse Ancora una volta riunioni programmatiche o, come dicono i giuristi, “de iure condendo” a proposito di coste e, quindi, di demanio marittimo in Sicilia. Se ne vedono da decenni, come del resto su altri temi. A Taormina sono state presentate nelle scorse settimane – ancora una volta – le Linee guida del Piano di gestione delle coste dell’Isola. Vastissima, alla vigilia, la presentazione dell’evento, ridottissime, come prevedibile, le cronache e i resoconti. Al minimo i presenti in sala, nonostante i tanti uomini politici “promessi” e i tecnici, gestori compresi, che avrebbero dovuto esserci . Si continua a rimestare nel mortaio l’acqua stantia di un problema che si dibatte da anni, mentre altri – cioè i concorrenti della Sicilia in Mediterraneo – operano e agiscono. Si parla di nuove politiche, ma quando mai abbiamo attuato le precedenti? Eppure erano state lanciate anche con miglior foga… I discorsi, in realtà, si susseguono quasi identici da decenni, con allarmante ripetitività. Frattanto anche la Regione riscuote dal demanio cifre ridicole (l’Emilia Romagna che ha 7 volte meno coste ne riscuote 7 volte di più). Il motivo è che le concessioni sono pochissime e le cifre richieste anche a chi opera per un utile aziendale (il pur biasimato fine di lucro…) sono più basse che nel resto d’Italia. Eppure pochissimi anni or sono l’assessorato al Territorio (c’era F.Cascio), il maggior competente in materia, aveva già dettato le norme per l’assegnazione del demanio marittimo e invitato i comuni costieri a presentare i piani particolareggiati, prevedendo anche di metterli in mora entro pochi mesi: se non avessero presentato la propria documentazione, l’Assessorato avrebbe provveduto d’ufficio motu proprio. Vien da dire: così si governa! Invece, a Taormina si è riparlato di continui e proficui interscambi di programmatiche vedute fra comuni e regione. Campa cavallo, insomma! Acqua Pia marcia ha esposto il marina di Archimede il salone la sicilia e i porti La realtà siciliana al Salone include anzitutto i tanti costruttori, guidati da Aicon nel campo delle stazze maggiori, da Safer fra le barche per tutti e da Master, produttore di gommoni su vasta scala. Il settore dei porti turistici, non dimentichiamolo, può essere una porta d’ingresso dell’intero sviluppo turistico. E, fra le presenze, va annotata quella di Acqua Pia Marcia di Roma nel reparto specializzato che portava tra gli altri porti di proprio interesse, il Marina di Archimede in via di realizzazione a Siracusa. Del Marina era in stand una foto al vero del porto come verrà. Frattanto si stanno sistemando i fondali ingombri e da dragare, che sono stati sottoposti ad una lunga serie di studi e permessi. Fra gli ultimi quello della Soprintendenza del mare. Il Marina di Archimede vi faceva bella mostra assieme al Porto di Imperia, a quello della Concordia a Fiumicino e al Marina di San Lorenzo, sempre in provincia di Imperia. Quanto al Salone in generale, esso non manca di crescere, come con piccoli sbalzi ha fatto da sempre. Tuttavia va notato che la sistemazione del layout generale è alla ricerca di se stesso, specie da quando è stato realizzato il nuovo padiglione B, bellissimo, ma non pratico quanto si sperava. Almeno sinora. E non inseritosi adeguatamente nel contesto. Nessun padiglione esauriva il proprio tema. Le barche medio piccole erano sacrificate. I porti turistici e il turismo nautico relegati nel solito angolo del palazzo dello sport lungo il 32 girone a primo piano: andrebbero enfatizzati in ben altro modo nell’interesse generale della mostra e della nautica. Per la prima volta è apparso un opuscolo con su scritto Turismo nautico che è stato distribuito nel corso di un convegno dal titolo uguale. La dizione era apparsa su un cartello solo due edizioni fa. Ma non è un concetto trascurabile. Perché si spera che la nautica venga considerata turismo a tutti gli effetti e che i relativi porti possano pagare l’iva a tasso ridotto, almeno per le barche in transito, al pari di quanto avviene per i camping (oltre che per gli alberghi). Ciò al fine di rendere l’Italia concorrenziale a livello mediterraneo, nei cui porti l’iva ridotta per chi arriva da fuori è la regola. In basso: Siracusa, Marina di Archimede Genova, lo stand di Adragna e Cala del Sole A destra: Cala del Sole, il centro commerciale Genova, un momento della conferenza nello stand sPeciAle Porti Frattanto ben sappiamo che, in tema di porti turistici, dopo l’entusiasmo succeduto alla ricezione, migliorata, delle norme sulla conferenza dei servizi e del tavolo di lavoro, tutto segna nuovamente il passo per l’immancabile ostruzionismo di qualche ufficio, che riesce, nonostante il rischio di omissione, a mettere in impasse le pratiche, facendo sì che soltanto imprenditori dalla volontà e dai mezzi persuasivi “a prova di bomba” possano portare a termine iniziative che, invece, creerebbero occupazione, indotto e volano. E tuttora mancano gli uffici periferici come al tempo in cui il demanio non era ancora regionale, mentre le mansioni vengono svolte dalle capitanerie in via “provvisoria”. E la Regione paga. Ma oggi come oggi in Sicilia servono urgentemente sul mare anche ristoranti, stabilimenti balneari e altri locali, diretti alla fruizione e all’utenza. Sarebbero provvidenziali in un territorio che manca di servizi. Laddove, un turista che voglia percorrere le “strade del vino”, rischia di non trovare lungo la via un posto decente dove prendere un caffè, una bibita o far colazione… E non pensiamo a quel bel locale, che troviamo all’angolo (spesso degradato) e che solo noi conosciamo. Tornando ai porti, abbiamo sotto gli occhi la situazione di tre porti. Due già a vario modo operanti, come Riposto sulla costa Ionica (Porto dell’Etna) e Castellammare del Golfo sulla costa tirrenica, mentre il terzo è Balestrate. Questo è un raro caso di piena utilizzazione dei primi fondi Por (Ue), stanziati ed utilizzati. Tali temi dovrebbero essere al centro di focose interrogazioni all’Ars e di appelli ad una presidenza della Regione che appare sempre in …tutt’altre faccende affaccendata. Invece, qui si parla di occupazione e sviluppo immediati. Si tratta solo di riscuotere i frutti di ciò che si è già creato! Anche a Riposto e Castellammare si perde tanto lavoro, ma che cosa hanno dunque di speciale in comune? La risposta sembra strana: le gabbie. Sono i paletti con la rete metallica da 2 soldi che recingono nel “Porto dell’Etna” la metà non ancora assegnata all’ottimo gestore (Zappalà, ma non quello dei formaggi) che ha il merito di aver creato la realtà modello già operante. Mentre a Castellammare “le gabbie” circondano i nuovi manufatti per la messa in sicurezza, compreso il nuovo molo trapezoidale della passeggiata davanti ai ristoranti. La vaga accusa è di …cemento impoverito. Questa è l’ultima trovata dei “nemici dei porti”, ma anche del progresso, dell’occupazione giovanile e dello sviluppo turistico. Ci vuole cervello a disporre quelle gabbie in posti già frequentati da turisti qualificati: che cosa penseranno di noi? Ci vuole altro cervello a pensare che, se il cemento di una diga o di un molo non sia a norma al 100% ciò costituisca pericolo per chi vi cammina sopra… Non vogliamo “uccidere un uomo morto”, cioè infierire sulla vecchia Sailem, ormai fallita: Se dovessimo esaminare la qualità del calcestruzzo dei porti siciliani dovremmo chiuderli immediatamente tutti. Ma teniamo conto che, nei paesi più poveri (ricordiamo Kelibia), si costruiscono dighe foranee con soli massi di pietra, senza cemento. Eppure, diciamolo, la Tunisia in fatto di turismo nautico dà già dei punti… Germano Scargiali mentre si ricevono gli ospiti e si posano anche le banchine si lavora a marina cala del sole E’ già in corso la vendita delle varie unità del resort a Marina Cala del Sole di Licata, dove molte costruzioni sono già visibili e altre ne vanno sorgendo. E’ già avvenuto l’affidamento del centro commerciale, molto appariscente e ben visibile nel complesso residenziale, mentre giungono i primi gestori delle attività di shopping previste dal progetto. Prosegue anche nei mesi invernali la posa dei pontili che sono in corso di fornitura da parte della ditta Adragna di Tra- pani. Il patron Luigi Geraci, che sta realizzando il porto quasi esclusivamente con le proprie forze, è un perfezionista. Ha progettato di persona gran parte dei particolari tecnici delle case e delle vie di quella che appare come una piccola città, ricorrendo alla propria esperienza di costruttore, che lo vede fra i primi nel nisseno. Mentre anche per quel che riguarda le banchine e i punti d’ormeggio ha applicato soluzioni che hanno lasciato sorpresi gli specialisti del settore. Nelle realtà abitative ha ricercato sempre la prima qualità in fatto di soluzioni in pietra viva, mattoni e malte speciali resistenti agli agenti marini. Ma anche nell’accessoristica e nell’impiantistica i materiali e le tecniche adottate tendono al meglio che ci sia, per cui meritano una visita e una accorta valutazione da parte del potenziale acquirente. Come già nel 2009, Marina Cala del Sole ha condiviso con il cantiere Adragna lo stand al Salone Nautico, dopo aver più volte presentato il progetto in un plastico quasi unico nel suo genere all’interno di uno stand autonomo. La Adragna Pontili Trinacria costruisce pontili da più anni ed è addirittura l’evoluzione di un cantiere che esiste dal 1930. E’ specializzato nell’uso dell’acciaio inox e predilige l’adozione di traversine in legno massello, mentre si fa un vanto di tener conto delle caratteristiche ambientali e climatiche dei mari meridionali. A Genova le due ditte hanno presentato lo stato dei lavori del nuovo porto e parlato di turismo nautico a tutto tondo. Presentato anche il progetto dell’aeroporto che servirebbe Agrigento e verrebbe realizzato nei pressi di Licata. 33 culturA AusPicA lA PAce FrA cristiAni e musulmAni doPo lePAnto il lungimirAnte sogno di giAcomo serPottA Giacomo Serpotta non è soltanto un grande scultore, un “funambolo” delle forme e degli stucchi, ma è anche uno dei casi più eclatanti in cui il barocco si discosta dal mero gusto per l’ornato e dalla mera voglia di sorprendere di cui spesso lo si accusa. L’artista seicentesco invia messaggi di cultura e di umanità profondi. Ed è il barocco stesso che parla, smentendo chi accusava l’intero fenomeno addirittura di vanità. Anche le celebrazioni degli ultimi anni, continuano a sorvolare su quel punto nevralgico: fra i multiformi aspetti, il barocco rappresenta una rivoluzione di tipo democratico. Un esempio popolare lo abbiamo avuto nel Caravaggio televisivo. Nel “romanzetto”, non tanto male per la tv, c’era uno sforzo divulgativo, ma i tormenti del pittore che creò le nature morte e dipinse il Bacco malato (l’aggettivo fu aggiunto), ma prese anche per modella la “donna di vita” che amava, ci rappresentano più che altro un “lui” particolare, esempio di genio e sregolatezza, ma non abbastanza il tormento di un’epoca contro il fariseismo e la pruderie parossistica della Controriforma o contro la mera società civile. I mangiapreti dicono che anche la controriforma si servì del Barocco. Può darsi. Noi troviamo rilevante che il barocco sia stato tanto imitato e ripetuto nelle chiese. Problemi, ipocrisie, “sottacimenti”, che la società tutt’oggi non sconfigge. Nel Serpotta, a parte l’armonia dell’opera scultorea, che è di palmare e immediata godibilità, spicca la tecnica assolutamente unica e misteriosa che trasforma lo stucco in un materiale più bello e splendente del marmo bianco, che, inutile nasconderlo, vuol simulare. Con lo stucco questo grande artista, numero uno di quell’insigne famiglia palermitana, detentrice di tecniche uniche e di un bagaglio culturale incredibile per dei semplici artigiani di mezzo millennio or sono, fece molto lungo una vita di alacre lavoro. Nell’oratorio di Santa Cita, però, produsse fra il 1686 e il 1718 il suo primo capolavoro (vedi anche l’oratorio del Rosario di S. Domenico). Ed è fra i più significativi sul piano allegorico. Qualcuno ama dire “dei simboli”. Eppure dalla linea classica del gusto barocco, i Serpotta eliminano il colore, elemento tale da sembrare irrinunciabile. Sito in via Valverde, in una zona ricca di altri capolavori, alle spalle di piazza XIII Vittime, l’antico oratorio, cui si accede dopo una grande scala attraverso un bel loggiato di fine 500, sorprende per le rutilanti giostre di putti, figure umane, 34 frutti e foglie, mentre il ritmo e la profondità della sala è scandito dal susseguirsi delle edicole e delle finestre, sormontate e sottolineate da un timpano importante. Il significato simbolico di tanto ornato è, tuttavia, particolarmente pregnante. I putti non sono angioletti, né bambini qualunque. Sono bimbi del popolo, che sottolineano la purezza dell’età infantile, esternandola con gioia ed una grande carica di ottimismo. Essi trasformano pensosamente in gloria e speranza d’amore anche la “tristitia” della guerra appena conclusasi, pur vittoriosa e decisiva, culminata a Lepanto. La purezza infantile è, per l’autore barocco, l’intima essenza con cui l’uomo muove i primi passi nella vita. Fra uomini e animali regna allora una arcadica pace di tipo rousseauiano. Ed ecco che i putti giocano nella parete di fondo (la controfacciata, alle spalle di chi entra) con un’aquila e un leone. Essi contribuiscono ad esorcizzare la guerra in cui le nazioni cristiane hanno appena umiliato la potenza musulmana. Appena al di sotto compare la rilevante presenza di due ragazzi, splendidamente e realisticamente eseguiti: il ragazzo cristiano tende la mano a quello musulmano per chiedergli perdono e consolarlo dello schiaffo che la cristianità ha dato alla sua etnia, con la dura vittoria sul mare. Siamo alla pensosa celebrazione di quella battaglia. Non manca l’esibizione d’un fascio di armi. Ma tutto alla luce dell’aspirazione ad una definitiva pacificazione, che solo lo spirito giovanile e quello popolare possono simboleggiare da una parte, ma anche promuovere e preparare dall’altra. Poi la sala vive, seguendo i ritmi del molteplice con la figurazione dei 15 misteri del rosario, mentre è di qualche anno dopo l’aggiunta delle bibliche Giuditta ed Ester, frutto della mano divenuta ancor più esperta dell’artista. Fin qui il La battaglia di Lepanto di Giacomo Serpotta. In basso, particolare (Oratorio di Santa Cita, Palermo) grande maestro, che visse a Palermo in un ambiente di lavoro in bilico fra l’artigianato e l’arte, da lui così nobilmente rappresentata. Alisciarg culturA e’ arte ma abbraccia senza tempo la storia del pensiero il barocco la molteplicità e il movimento La visione barocca si allinea con quella tendenza del pensiero che vede nella molteplicità (della realtà e dei …problemi) una costante irrinunciabile. Inoltre, è il movimento la caratteristica fondamentale della realtà naturale. Tutto ciò è vero sia sul piano fisico (gli atomi, l’aria, le acque…) che morale (la storia, l’evoluzione). La virtù consiste nel gestire con impegno tale molteplicità, che si esprime pur nell’elementare realtà giornaliera, nell’affastellarsi dei problemi. Consiste anche nell’accettare il cambiamento di una realtà in divenire, priva di certezze, fede compresa (non è certezza neanche per i santi)… L’errore, invece, starebbe nella reductio ad unum – cioè una sola idea o una sola regola – sostanziale caratteristica del pensiero di Parmenide e dell’idealismo filosofico (Platone, Hegel), ma presente anche nel razionalismo (Aristotele, Cartesio), che non esce salvo, dal medesimo fondamentale errore, pur provandoci. La giusta via è invece, nella visione barocca, quella degli anti idealisti e di Gesù stesso, che accetta la realtà per quella visibile, che vive in un mondo complesso, molteplice, sorprendente. Moralmente, tale visione si muove fra una miriade di esempi pratici, parabole, interrogativi e risposte suggeriti dalla realtà vissuta. L’unica unità ideale è in Dio, che aiuta gli uomini e da loro si attende una risposta. La verità sul cosmo, meglio che dai platonici, era stata intuita da Eraclito, Empedocle, Democrito, Pitagora, e più modernamente da Schopenhauer, Kirkegaard, Herbart, Rosmini, Bergson, Pascal… in una sicilia in cui gli esempi di barocco si moltiplicano, occorrerebbe conoscerne meglio le caratteristiche. oltre che a noto, il pensiero corre a catania e soprattutto a ragusa, ma anche a vari centri più piccoli come la stessa licata. infine a Palermo, dove i serpotta non sono soli, ma è particolarmente presente all’interno e soprattutto negli altari la tecnica dei “marmi mischi”, una delle applicazioni più ricche di questo stile che è una fonte inesauribile di varianti e di scoperte. da casa Professa all’immacolata (capo), da san giuseppe a san Francesco di Paola. Anche con il prezioso inserimento di semplici altari. Nella foto Noto, la chiesa di San Domenico mazara la chiesa di santa veneranda. mentre le certezze del rinascimento entrano in crisi, più grande e sofferta è l’aspirazione verso il cielo, ricercata con gli ornamenti e i campanili che si spingono in alto. si verificano frattanto gli eccessi della controriforma, che è tuttavia un fenomeno innovativo. galileo, prima condannato, viene poi liberato e non perde la propria fede. Peggio va a giordano bruno e tommaso campanella. e’ così che il barocco si diffonde nell’architettura e nell’arte, trasformandosi al contempo in occasione di protesta e di esaltazione della chiesa. il timpano, simbolo del triangolo e della perfezione all’ingresso dei templi perde di rilievo. spesso si sfrangia e si apre, divenendo uno dei tratti riconoscibili dello stile. 35 sPeciAle Arte un libro di Franca raponi “ZingAro” la riserva in arte e natura 36 ranca Raponi ha un approccio con l’arte molto particolare. Il suo percorso muove dalla natura verso l’arte con un forte intento etico. Mentre sfoglio il volumetto che mi trovo tra le mani, mi chiedo: Come mai la Sicilia? E alla mia domanda inespressa risponde prontamente l’artista romana: “ Ho incontrato la Sicilia a un certo punto della mia storia artistica, ma anche umana. E’ stato un trauma, positivo, ma un trauma, uno sconvolgimento emotivo. Sono riuscita a conoscere la Sicilia tramite le persone che amano la propria terra”. Forse, di allora, le restano ancora molte emozioni? F sia dell’uomo. Così ho voluto dedicare proprio a questa lotta disperata un’opera, un’istallazione, dal titolo la tonnara di Scopello e l’ho dedicata al mio incontro magico con la Sicilia”. Sembra che la natura sia la sua maggiore fonte di ispirazione? “Lo è di certo. La mia ispirazione nasce dalla natura, soprattutto da quella più selvaggia e incontaminata. Ho iniziato la mia attività perché ho assistito allo scempio degli incendi. E’ stato un episodio crudele che ha segnato una svolta nella mia vita. Io ero solita frequentare l’Eremo in Umbria e ciò per tanti anni di seguito quando, un giorno, bruciarono tutta la collina. Fu un incendio dolo- “Innanzi tutto, della Sicilia, mi ha sconvolto la travolgente bellezza. Questa è la prima cosa che mi ha colpito l’occhio. La seconda, invece, mi ha colpito il cuore: l’accoglienza che lo straniero riceve in questa terra. Era il 1993. Mi trovavo presso la tonnara di Scopello al seguito di una troupe che girava un film. Collaboravo con la scenografia” Quello di Scopello è certamente un paesaggio molto insolito, unico nel suo genere… “Mi ha dato modo di imbatter mi, da subito, nella parte dell’Isola più caratteristica, dal paesaggio più incisivo. La tonnara col suo mare azzurro, trasparente che rappresenta, però, anche la parte forte della natura. C’è in quel tratto di mare, in quelle acque, un’energia tragica, che proviene dalla caccia al tonno, caccia che è emblematica della lotta per la sopravvivenza, sia dell’animale so. Fortunatamente l’Eremo e le sorelle che vi abitavano si salvarono, ma per me fu uno schok terribile: in poche ore era stato distrutto un paradiso che la natura aveva costruito nei secoli. E’ stato un momento terribile, di morte, ma fortunatamente anche di vita perché, da quel momento, ho deciso di fare di tutto per far parlare la natura. Se gli uomini le voltano le spalle – mi sono detta – sarà la natura a parlar loro. E questo è quello che cerco di fare ogni giorno della mia vita”. Allora riesce a dar voce alla natura? “Per quanto incredibile credo che sia possibile. Prendo una foglia, una corteccia, un ramo, un sasso, una conchiglia e faccio in modo che possano raccontare la loro storia. Gli esseri umani sembrano sordi, ma non lo sono, se solo riescono a spegnere quel rumore assor- dante che li circonda”. Possiamo dire che Franca Raponi si riconosce interamente nella mission di salvare la natura? Certamente, fin da quando mi occupavo di composizioni floreali, di allestimenti, di addobbi. Ma da qualche anno il mio è un impegno ancora più forte. Credo che dobbiamo fare di più per il nostro mondo. Dobbiamo riempirci gli occhi della bellezza che ci circonda, dobbiamo amare quelle meraviglie che ci sono donate senza alcun nostro merito e dobbiamo farle nostre con quell’amore, quel rispetto, quella protezione che meritano e che meritiamo anche noi esseri umani che ne facciamo parte”. In alto: la copertina del libro. A sinistra, Grotta dell’Uzzo (tecnica mista: carboncino-gessetto). A destra, Cala Disa (tecnica acquerello) Sono anche aperte le iscrizioni al Liceo Artistico sPort Nelle foto momenti del “gioco della guerra” a Palermo e un contenitore di pallini softair fra guns e tattiche militari e’ un vero sport simula i combattimenti e si basa sulla lealtà Vi presentiamo uno degli ultimi sport del momento. E’ già una moda. Tattiche militari, tute mimetiche ed armi ad aria compressa servono per “giocare alla guerra” con zero incidenti o quasi. Il softair o soft air (in inglese: airsoft o air soft) o tiro tattico sportivo è un’attività ludico-ricreativa di squadra basata sulla simulazione di “tattiche militari” e si distingue dalle altre attività similari, per l’utilizzo delle Air soft gun (armi ad aria compressa), da cui appunto prende il nome. Il nuovo sport si articola in una varietà di giochi che spaziano da un approccio meramente ludico ad uno più sportivo, uno ricreativo ad uno strategico-simulativo. Nonostante l’apparenza bellicosa, il softair è innocuo, non violento e basato sul corretto confronto sportivo. Proprio per queste caratteristiche è ormai frequente l’utilizzo di questo gioco nell’ambito del team building, del problem solving e della formazione aziendale. Nel “sostai” vengono usate le Air soft gun, cioè repliche più o meno fedeli d’arma da fuoco che proiettano pallini sferici mediante la spinta impressa dalla compressione di un gas (Aria, Propano, CO2). I pallini, per la maggior parte della dimensione di 6mm di diametro, possono essere composti da materiali plastici, materiali inerti o biocompatibili o biodegradabili. La compressione del gas necessario per proiettare il pallino può derivare dalla compressione, manuale o motorizzata, di un cilindro a molla oppure da serbatoi di gas precompressi. Le armi motorizzate vengono anche chiamate air electric guns. Il “gioco” del sostai si sviluppa in partite o “combat”, che possono avere obiettivi diversi: si va dal conquistare la bandiera altrui ad effettuare vere e proprie pattuglie di ricognizione per conquistare obiettivi di 38 diversa natura (bandiere, testimoni, materiali ecc.) naturalmente “neutralizzando” gli avversari bersagliandoli con le apposite armi giocattolo ed eliminandoli così dal gioco. Una volta colpito, il giocatore deve dire una parola chiave che corrisponde a “morto”, per far capire agli altri che non partecipa più a quella partita o combat. L’autodichiarazione può anche servire ad evitare inutili e continue raffiche di pallini ai danni del giocatore stesso. Per motivi di sicurezza è assolutamente d’obbligo per chi gioca indossare almeno gli occhiali protettivi, o meglio ancora delle maschere integrali per proteggere tutto il viso, dette “gran facciali”. Nonostante la pratica preveda l’uso di protezioni adeguate e le armi siano di potenza ridotta, si tratta pur sempre di uno sport in ambiente aperto, per cui possono verificarsi occasionalmente incidenti come slogature e graffi. Se non si rispettano le norme di sicurezza basilari (uso di protezioni e della sicura delle armi quando non in gioco, tiro solo da distanza superiore ai 3-4 metri) è possibile anche che vi siano in- fortuni agli occhi o ai denti, ma si tratta di casi poco frequenti e facilmente evitabili, se lo sport è praticato con attenzione e soprattutto con le dovute protezioni. Vedi elmetti …di vari modelli e nazionalità. Le infinite tipologie di gioco sono limitate solo dalla fantasia degli organizzatori. Facciamo degli esempi sulle più apprezzate dai softgunner. Cattura la bandiera o postazione avversaria che può svolgersi “attaccanti contro difensori”: viene posta una bandiera obiettivo e la difesa vince se l’attacco non conquista la bandiera entro un tempo limite. Doppio attacco/difesa: con due bandiere, vince chi cattura la bandiera nemica e la riporta al proprio campo. Deathmatch a squadre, in cui vince chi elimina tutta la squadra (senza “rinascita” dei giocatori) o chi elimina più avversari (con “rinascita”). Liberazione di un prigioniero. Distruzione della squadra avversaria. Tutti contro tutti. Vengono organizzati scenari che riproducono azioni della storia militare o azioni di forze speciali. Per via della disponibilità di equipaggiamento del periodo 1960-2000, gli scenari rappresentano spesso forze occidentali contro generici “terroristi” ovvero forze Nato contro l’ex blocco sovietico. C’è chi si specializza ed utilizza un equipaggiamento in stile col ruolo giocato: gli “occidentali” usano repliche di armi statunitensi o europee, mentre i cosiddetti terroristi prediligono armi russe, come l’Ak-47, il noto Kalasnikov. Anche le uniformi si accordano spesso con la squadra di gioco, con differenti pattern della fazione interpretata. Espressamente vietati, però, sono gradi, simboli, stellette o mostrine di corpi realmente esistenti. La particolarità di questo gioco/sport è l’essere del tutto basato sulla correttezza del giocatore, poiché non esiste un modo per provare oggettivamente che l’avversario sia stato colpito o meno: è dovere del giocatore che s’accorge di essere colpito dal pallino avversario, alzare la mano e gridare colpito, morto, o preso (autodichiarazione) e quindi abbandonare l’area di gioco, evitando di collaborare in alcun modo con i propri compagni impegnati in azione. Chi agisce disonestamente viene ironicamente definito Highlander (dal film sulle vicende degli scozzesi immortali) e, una volta individuato, può essere discriminato ed emarginato dagli altri giocatori. Può anche essere espulso dal gioco o nei casi più gravi, dalla sua associazione sportiva. Alessandro Roberto Bruno sPort Alla Xviii cefalù wind cup campionato nazionale raceboard Alberti conquista il tricolore e il trofeo sailor hanno reso possibile la manifestazione Club organizzatori: Velaclub Cefalù e Yc Acquasanta, Coni, MSP Circoli partecipanti: Albaria, Lauria, C Vela, Cn Forza 10, Tennis e vela Milazzo, Cv Balestrate, Cv Lecce. Giudici di regata: Ignazio Pipitone (presidente), Oscar Casagrande, Nico Di Bartolo, Lydia Gaziano, Enza Franchi, Chiara Scargiali, Germano Scargiali. Un Grazie alle aziende presenti Sailor su misura d’uomo (Abbigliamento) Disisa (Vini), Fiasconaro (Dolci tipici), Hotel La Plumeria, Hotel Le Calette, Hotel Sea Palace, Cafè del Molo, Coppe G.Muratore Cefalù wind Cup al traguardo della XVIII edizione. Il 2° Trofeo Sailor è stato assegnato, domenica tre ottobre, al termine di sei prove disputate, al campione uscente, il palermitano Alessandro Alberti del Circolo nautico Forza 10, che risulta così anche primo tra i master. Tempo sereno, vento e mare piatto hanno contribuito alla riuscita della manifestazione. Al secondo posto , dopo una gara molto combattuta, che lo ha visto più volte in testa, ha concluso il portacolori del Circolo della Vela Marco Andreuccetti, primo granmaster. Bella gara anche per Giuseppe Castelli, che ha conquistato il terzo gradino del podio, dopo aver messo a segno un primo di giornata ed esser rimasto per l’intero campionato in lizza, con Alberti e Andreuccetti, per la prima piazza. Sono stati pertanto attribuiti, nella ridente cittadina normanna, per la terza volta nella storia, i ti- Ingaggio fra Alberti e Castelli toli nazionali della Classe Raceboard di windsurf. Tale classe riuni- drea Bernabò. Organizzazione dello Yc sce in sé tutte le altre, compresa l’olimpi- Acquasanta che ha raccolto l’eredità delca Rs:x e le giovanili Techno. Prevede lo Yc Borghi Marinari, assieme al Vela una premiazione unica e premiazioni se- club Cefalù al Porto Vecchio. parate ai primi classificati, laddove il nu- Nella giornata di domenica hanno remero delle singole classi sia congruo. La gatato anche i piccoli optimist. E’ stata classifica prosegue, dal quarto in poi, con una buona perfomance quella dei cail leccese Luciano Treggiari, Salvatore detti del Circolo Velico Balestrate Aragona (N.C. T Vela Milazzo), Rosario che, guidati da Anna De Blasi, vincitriCinquegrani e Giovanni Sirchia, entram- ce assoluta, hanno ocbi dell’ Albaria. Nella classifica delle ta- cupato le prime tre piazvole ibride, è risultato invece primo Bru- ze insieme a Franceno Di Gerlando (CNForza 10) che ha sco Rocca e Agata Supreceduto i Techno dell’Albaria Giusep- tera. Balestratese anpe Zerillo (primo junior), Lorenzo Gera- che il primo junior Seci, Giuseppe Rizzo, Andrea D’Amico, bastiano Scollo, che Andrea Giammanco, Beatrice Saporita, ha preceduto, nella stesUmberto Stassi, Marco Ingoglia, An- sa categoria, Daniele Sopra, La suggestiva immagine della base a terra A sinistra, Optmist al rientro Alberto Bonaccorsi, presidente del Tennis e Vela Milazzo che ha accompagnato personalmente i “pulcini” del vivaio optimist Cinquegrani, i primi due del podio Alberti e Andreuccetti con il leccese Treggiari tricolore 2008 Aragona e Giulia Aricò, entrambi del NC Tennis e Vela di Milazzo. La classifica prosegue poi, tra i cadetti, con Pietro Guido (N.C. T e V Milazzo), Paolo Pusateri (CV Balestrate), Dario Cannistrà, Rosario Badessa e Federico Amalfa, tutti del C.N. T V. Milazzo, e i balestratesi Gaspare Timpa e Riccardo Rappa. 39 sPort breve storia della manifestazione il giro podistico del Faro Era il settembre del 1997 quando, dopo vent’anni di precariato nella scuola, il prof Marcello prese servizio nella cattedra di Educazione Fisica all’I.T.T. Marco Polo di Palermo. A novembre scioperarono gli studenti, occupando dopo qualche giorno la scuola. Era un sabato mattina incredibilmente assolato di dicembre quando il prof chiede al bidello (oggi collaboratore scolastico) un sacco per l’immondizia e un paio di guanti da cucina e scende a Mondello per farsi la solita oretta di corsa sulla sabbia. Invece, inizia a raccogliere tutte le bottiglie di vetro e le lattine sparse a partire dal moletto del Lauria fino al Charleston. Il gestore del Bar Scimone scambia il prof per un impiegato dell’Amia e scatta improvvisamente la scintilla!? E’ così che il 18 dicembre del 1997 nasce l’Atletica Mondello del prof Ruggiero, che organizza la prima edizione del BEACH RUNNING MONDELLIANO: andata e ritorno, dall’Albaria al Charleston, interamente sulla sabbia! Dal punto di vista sociale l’intento è quello di sensibilizzare i palermitani ad amare e quindi rispettare “la cosa pubblica” come un bene comune, un vero Paradiso terrestre, quello modellano, a due passi dalla città! Dal punto di vista sportivo sportivo, significa divulgare i benefici del potenziamento del maratoneta attraverso la corsa sulla sabbia. Una vera palestra naturale alla portata di tutti! Dalla seconda edizione nascea un percorso stupendo: si parte dalla spiaggia di Valdesi all’altezza dell’Albaria e, attraverso il litorale, si entra nella riserva naturale di Capo Gallo. Caratteristiche, tuttora mantenute dagli organizzatori, per obiettivi ben precisi: 1) Si parte e si ritorna allo stesso punto di partenza senza intralciare il traffico; 2) Percorso sempre lo L’Asd Atletica Mondello nasce nel 1984 con il primario obiettivo di promuovere “lo sport per tutti”. In particolare, lo sport all’aria aperta e a stretto contatto con la natura. Da qui nasce l’ormai famoso motto del prof. Marcello Ruggiero: “Educare comunicando e comunicare educando” attraverso lo sport il cittadino. “Sport per tutti” come mezzo educativo, rivolto al singolo individuo ma soprattutto all’intero nucleo familiare, dai più piccoli (4-5 anni) ai non più giovani (amatori), e praticato all’aria aperta. “La natura, la nostra palestra…di vita”. Oggi l’Atletica Mondello con i suoi oltre 800 tesserati annuali e oltre 5000 contatti attraverso serate ed eventi sportivi non competitivi, costituisce una concreta realtà sportiva palermitana. Essa comprende svariate realtà. Un centro di avviamento allo sport giovanile di atletica leggera e triathlon con oltre 300 iscritti. Un settore amatoriale Fidal maschile e femminile (sempre più presente nelle Maratone Europee ed oltre oceano) vedi l’ultima Maratona di New York con un bel 40 stesso per confrontarsi anno per anno con la propria forma fisica; 3) partenza alle ore 9.00 in punto! 4) Tutti i partecipanti vengono cronometrati. Non è una gara ma... Atletica mondello 16 anni di vita gruppo di 12 presenze mondelliane. Corsi di ginnastica all’aperto operativi tutto l’anno, compreso la stagione estiva in giro per le spiagge siciliane con l’”Aquathletic on the beach” del prof. Marcello Ruggiero. L’atletica leggera ed il triathlon a livello agonistico nazionale, in stretta collaborazione con il Centro Universitario Sportivo di Palermo. E infine, in questi ultimi anni, grazie allo spirito di collaborazione che contraddistingue l’associazione, un po’ tutti gli sport all’aperto, dal trekking alla canoa, dal windsurf all’aquathletic on the beach e al nuoto in mare (da maggio ad ottobre)… La professionalità dello staff e la costante assistenza tecnica garantiscono durante gli allenamenti per tutto l’anno il raggiungimento dei singoli obiettivi, agonistici e non, mettendo al primo posto “la salute”! Da sempre “contro l’attività sportiva esasperata” e per finalizzare il lavoro svolto concretiz- zando i risultati raggiunti, viene data particolare importanza a: - l’organizzazione di eventi sportivi competitivi e non (Trofeo Primavera, Giro del Faro, Cronoscalata del m.te Pellegrino, meeting di atletica leggera giovanile, amatoriale ed assoluto in pista e campestre) spesso con regolamenti particolarmente finalizzati al “fair-play” con appuntamenti ormai tradizionali; - le serate sociali (spesso con oltre 500 presenze) che rendono tutti partecipi ai successi raggiunti, amplificandone la forza associativa. Molte sono infatti, le “vittorie sociali” (obiettivi trasversali) che la nostra associazione annota attraverso l’attività sportiva svolta. Infine, qualche raccolta è stata mirata a: - sterilizzazione dei cani randagi che invadono il Parco della Favorita; - piccoli lavori di manutenzione ordinaria di impianti sportivi o spazi verdi frequentati da migliaia di appassionati podisti (copertura di buche, pulizie straordinarie di sentieri del Parco o vari luoghi pubblici…) 40 sport E’ stanco della pelle nera ma forse è una sparata Zamparini il matto vende tutto e se ne va? Il Palermo ci ha abituato – a dir poco – alle novità e alle sorprese. Anzi ai colpi di scena. Sono la specialità di Maurizio Zamparini, quell’originale personaggio cui comunque – lo ripetiamo – da palermitani non possiamo dire null’altro che un grosso grazie. L’ultima sparata è quella di aver collocato, nel pieno di un campionato appena iniziato in modo promettente, fuori dal market di via del Fante il cartello vendesi. “Oggi so’ matto”, pare dica, proprio come Giulietta Masina al mercato di Porta Portese o come certi commercianti: Maurizio, il matto, vende tutto e se ne va. Mentre Xavier Pastore vien fuori come un futuribile giocatore da storia del calcio e capitan Miccoli “la quartara ciaccata” si appresta a ricominciare la propria goleada (e che dire della scoperta Ilicic?), Zampa non sembra neppure tornare sui propri passi. Frattanto il Palermo, nel battere secondo pronostico il Cesena fuori casa, fa il pieno della sua buona media e si ritrova ad agguantare l’Inter presso le zone alte della classifica che lo vedono presente praticamente da sempre. Per l’esattezza da quand’è …in formato Zamparini. Adesso si vede quanto sia stato importante sfatare la troppo recente leggenda di un Catania bestia nera e di sovvertire sia la serie di vittorie rossoblù che i recenti scivoloni in campionato e in coppa. Ma il fatto più concreto è che il presidente friulano – ben presto incredibilmente palermitanizzato – ha risentito di ciò che aveva avvertito all’inizio. E da queste piccole pagine, tanto per cambiare, lo avevamo messo sull’avviso. Ecco, dicemmo a Zampa, che cosa significhi avere la pelle nera… Abbiamo anche ricordato un vecchio articolo di Roberto Ciuni sul Guerrin sportivo, allora caustico settimanale di sport su scala nazionale. Tutta la persecuzione che vedo allo stadio contro i colori rosa, diceva Ciuni, è simile ad altra persecuzione contro Palermo e la Sicilia. Ed il motivo segreto, concludeva in modo spiritoso e speranzoso, è perché siamo più belli. Ripetiamo questa antica testimonianza, ormai storica, per dimostrare che il problema è di sempre. Ed ora Zamparini scatena la propria reazione caratteriale. Tutta quella di cui è capace, toccando con mano che cosa significhi la persecuzione del centro contro la periferia, il semplice passa parola con cui gli arbitri danneggiano da anni il Palermo. E non diversamente può dirsi del Catania che, se mai, ne ha viste addirittura di peggio. Il presidente Maurizio Zamparini, Javier Pastore, Fabrizio Miccoli, Cesare Bovo, Josip Ilicic e Abel Hernandez Zamparini, dopo essere fuggito anni fa polemicamente da Venezia, batte ancora i pugni sul tavolo. Qualche settimana fa, in occasione del Salone nautico a Genova, leggevamo un articolo sul presidente del Palermo e dava per scontato quanto fosse autorevole il suo parere su certe beghe del calcio. E tante ne abbiamo sentite in proposito. Sinceramente speriamo che Zampa ritorni sui propri passi e le caratteristiche del personaggio non rendono sorprendente alcun ripensamento. Così come alcuna decisione a sorpresa di tipo definitivo, del resto. Con Don Maurizio, insomma, tutto è possibile. E se arrivassero gli sceicchi? Sarebbe un bel ritorno degli arabi a Palermo, come al tempo di cui tanto si parla, cioè di quella indimenticata eppur nebulosa epoca storica in cui alcuni studiosi affermano che non furono neppure veri arabi ad essere presenti in Sicilia, ma solo evolutissimi musulmani d’allora, provenienti dall’Africa del Nord. Germano Scargiali 41 sport Grande successo il 2° Convegno sport sicuro Mettere a norma i centri sportivi Molte presenze e notevole interesse all’Hotel Addaura, in occasione del 2° Convegno nazionale sullo “Sport Sicuro - Come mettere in Regola il proprio Centro Sportivo”. Il Convegno è stato organizzato dal Comitato Regionale Coni Sicilia, dal Comitato Provinciale CONI Palermo e dalla Scuola dello Sport Coni Sicilia in collaborazione con il Coordinamento degli Enti di Promozione Sportiva di Regione Siciliana, Assessorato Turismo e Sport, Comune di Palermo, Provincia Regionale e Miur. Scopo del convegno è stato quello di affrontare tutte le norme che è necessario conoscere per mettere in regola il proprio centro sportivo. Gli argomenti sono stati trattati da autorevoli relatori, in rappresentanza delle varie discipline di cui si è discusso e che hanno riguardato il mondo accademico, sanitario, giuridico, sportivo, amministrativo, e fiscale. Si è parlato a lungo delle problematiche relative alle ispezioni presso i centri sportivi, alle agevolazioni fiscali a favore delle Associazioni Sportive Dilettantistiche, all’uso corretto del trattamento delle sponsorizzazioni. Ad aprire i lavori il Presidente del Coni Provinciale di Palermo prof. Giovanni Caramazza che si è espresso sull’importanza della sicurezza e agibilità degli impianti spor- Antonio Palma tivi. Tra le autorità intervenute, la dott.ssa Maria Antinoro, Dirigente Assessorato Regionale Turismo, Sport e Spettacolo, l’Assessore allo Sport della Provincia Regionale di Palermo, dott. Michele Nasca, l’Assessore all’edilizia sportiva e scolastica del Comune di Palermo, Ing Sergio Rappa, l’Assessore allo Sport del Comune di Palermo dott Alessandro Anello, il prof Antonio Palma, Coordinatore Didattico Scuola dello Sport della Sicilia. Quest’ultimo ha precisato che tutte le tematiche di cui si è discusso, sono state inserite anche nel catalogo della Scuola dello Sport, segno dell’importanza e della grande richiesta d’informazione che si registra nel settore sportivo. Al Convegno sono intervenuti i seguenti relatori: Il Direttore Regionale dell’Agenzia delle Entrate della Sicilia, dott Castrenze Giam- portone – Il Coordinamento Provinciale Degli Enti di Promozione Sportiva con il prof Giuseppe Mangano – il Capo Ufficio Fiscalità Generale dell’Agenzia delle entrate Dott Mauro Farina – il Funzionario delle Agenzie delle Entrate Dott Pietro Cascio – il Revisore Legale Dott Victor Di Maria – il Preside della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Palermo, Prof Giuseppe Liotta – l’Esperto di Diritto Sportivo Avv Lucia Ponzo – l’Esperto di Diritto Sportivo Avv Lelio Gurrera – il Professore Aggregato di Diritto Pubblico dell’Università di Palermo Prof Felice Blando – il Dott Giuseppe Grammatico – il Responsabile Uo Igiene e Sanità Aap di Palermo Ing Nicolò Perrone – il consulente Impiantistica sportiva Coni Palermo Ing Maurizio Albanese – il Coordinatore Provinciale Enti di Promozione Sportiva, Dott. Marcello Sajeva. Così, infine, ha concluso il presidente Massimo Costa: “Il Convegno con il suo successo, che ci conferma quanto stia a cuore agli operatori di aver chiare le modalità per portare a norma il proprio centro sportivo, è stato anche l’occasione per presentare lo Sportello d’informazione sportiva, già attivo da qualche tempo presso la sede del nostro comitato, che rimane a disposizione di tutti”. La Vlassof 200 del Trofeo Sicilia. Nella foto a destra, Natalia Farina La provincia di Catania esce vittoriosa dal 41° Trofeo Sicilia, ma lo scettro della vittoria per la pesistica resta in mano alla provincia di Palermo. Entusiasmo e sano spirito di competizione hanno caratterizzato questa edizione che premia, innanzitutto, l’unione degli atleti delle 6 squadre che hanno trascorso in completa armonia i tre giorni della manifestazione riscuotendo l’apprezzamento per il comportamento tenuto dagli atleti e per i risultati raggiunti, sia dal Presidente regionale Coni Massimo Costa, sia dallo staff presente. La gara di pesistica si è svolta presso l’Istituto Pio La Torre di Palermo e, per il primo anno, salgono in pedana anche le donne. Sei le provincie a contendersi il primato: Palermo, Catania, Messina, Trapani, Enna e Caltanissetta. La rappresentativa palermitana guidata dal Maestro Giacomo Farina della Vlassof 200 Carini formata da Natalia Farina (Vlassof 200 Carini), Giorgia Russo (Dynamo Club Bagheria), Marco Bellia (Vlassof200Carini), Antonio Corsale (Europesistica) e Flavio Bonfardino (Power Club Palermo) vince la sfida alla quale hanno preso parte ben 5 atleti della nazionale italiana Under 17. Oltre a Natalia Farina e Giorgia Russo presenti anche i nisseni Mirco Scarantino e Rosario Scaglia e il catanese Alberto Sarda. La classifica finale premia Palermo seguita da Catania, Caltanissetta, Messina, Trapani ed Enna. La scia di successi della provincia di Palermo si consolida in Coppa Italia Esordienti e Under 17. Nella fase regionale la Vlassof 200 porta a casa il 1° posto come società maschile Under 17 con i podi di Daniele Attardo classificatosi 1°nella cat. Kg94, Marco Bellia cat. Kg 69 e Antonio Lo palermo 42 Conclusa la 41ma edizione del trofeo sicilia Vince Catania, palermo prevale sui pesi a Galbo cat. Kg77 arrivati secondi, il 2° come società maschile Esordienti con Giosuè Attardo al 1° posto nella cat. Kg62 e il 2° posto di Marco Bellia nella cat. Kg50. Il 1° posto di Natalia Farina nella cat. Kg53 le vale invece, il 2° posto come società femminile. La Dynamo Club Bagheria conquista il 1° posto come squadra maschile Esordiente grazie al 1° posto di Antonio Pizzolato cat. Kg.77, Andrea Marzullo arrivato 2°, seguito al 3° da Angelo Stillone entrambi nella cat. Kg56 e Sebastiano La Mattina al 3° posto della cat. Kg69. Terzo posto come società maschile Under 17 per la Record Palermo con il 1° posto di Vincenzo La Matina cat. Kg56 e Davide Pratameno cat. Kg.+94. La Eracles arriva prima come società femminile Esordiente con Antonina Trudettino e Vanessa Quattrocchi prime classificate rispettivamente nella cat. Kg69 e Kg+69. L’Eleuteria sale sul 3° gradino del podio delle società femminili con il 1° posto di Dina Focella. La classifica nazionale conferma la nostra provincia al vertice proclamando tre vincitrici in Coppa Italia Esordienti 2010: Natalia Farina (Vlassof200 Carini) per la cat. Kg53, Dina Focella (Eleuteria) per la cat. Kg63, Antonina Trudettino (Eracles) per la cat. Kg69, una vincitrice Coppa Italia Under 17 per il 2010 Giorgia Russo (Dynamo Club Bagheria). Vincono la Coppa Italia Esordienti 2010 Antonio Pizzolato (Dynamo Club Bagheria) per la cat. Kg77 e Oukaina Boujema (In Mare) per la cat. Kg85. Prossima sfida, le Qualificazioni ai campionati Assoluti Italiani in programma per l’11 e il 12 Dicembre a Cervignano del Friuli (UD) che vedrà i migliori atleti di tutte le età delle varie categorie di peso contendersi l’ambìto titolo nazionale. M. Carola Tuzzolino La squadra palermitana al via del campionato di serie B di Basket Esordio di successo per la r Motors Grinta e cuore per l’esordio della R.Motors Palermo vittoriosa su una tenace Lazur Catania superata per un solo punto (42 a 41) nel campionato di serie B 2010/11. Il distacco sarebbe stato anche maggiore se il quintetto di coach D’Anna non avesse concesso troppo all’avversario che si trovava sotto di 7 punti quasi alla fine del secondo quarto, ripartendo e mettendo a segno un parziale di 15 a 0 in proprio favore, grazie ad una serie infinita di svarioni gratuiti. Merito comunque alla formazione etnea che ha tesorizzato i regali delle palermitane, ma nulla ha potuto davanti all’incedere della rimonta delle padrone di casa, finalizzata da Manuela Vitale, che ha messo a segno gli ultimi quattro punti, quelli del sorpasso e della vittoria finale. Dopo le prime schermaglie iniziali, la R.Motors Palermo ha preso in mano le redini della partita conseguendo il primo mini vantaggio, ma il ritorno della Lazur Catania nel finale del primo quarto, ha fatto concludere il tempino con le palermitane avanti di due punti 14/12). Il secondo quarto è stato un vero proprio alternarsi di emozioni poichè la R.Motors ha preso a giocare con decisione, specie in difesa, ed ha raggiunto il massimo vantaggio di 23/16 a circa tre minuti dal fischio della sirena. A questo punto, improvvisamente la compagine di casa si è spenta andando completamente in tilt e permettendo alle ospiti un parziale di 8/0 e quindi il sorpasso sul 23/24, non solo, ma si è anche gravata nelle singole di numerosi falli, già al cambio campo. ITalNaUTICa s.r.l. Cantieri e uffici: 90133 Palermo - Molo Trapezoidale Via F. Patti - Tel. e fax 091 325277 - e mail: [email protected] alberto Cambiano Ingegnere Navale e meccanico Progettazione e costruzione di repliche di imbarcazioni d’epoca e classiche. Riparazione e restauri imbarcazioni in legno La terza frazione di gioco si è aperta con la Lazur Catania che con un ulteriore 7/0 ha allungato sino al 31/23 in proprio favore, gettando pesanti ombre sul prosieguo di gara della R.Motors che, a questo punto, non avendo più nulla da perdere ha reagito e piano piano, ha iniziato a rosicchiare punti alla tosta avversaria. Il penultimo tempino, pertanto si è chiuso sul 33/35 e con Fucarino già fuori per 5 falli. Al ritorno sul parquet la R.Motors si è stretta in difesa, respingendo le iniziative letali di Parisi e della lunga Fiusco e nonostante la falcidie dell’organico per le ulteriori uscite per falli di Paliaga e Trovato, ha messo alle corde l’avversario, pur sbagliando molti punti sotto canestro, riuscendo nell’impresa di andare in vantaggio a circa 50” secondi dalla fine, di mantenerlo nel concitatissimo finale, e di agguantare il primo, meritato ma sofferto successo stagionale. R.Motors Palermo: Cavarretta, Pluchino 7, Lo Bianco 4, Vitale 9, Trovato 8, Ferro n.e., Lo Giudice 5, Paliaga 6, Grasso n.e., Fucarino 3, Tartaglia n.e., Bianco n.e. All: D’Anna. Lazur Catania: Ceraulo 2, Barbarossa, Parisi 14, Fiusco 12, Gecheva 2, Miceli n.e., Cutugno 11, Granata n.e., D’Angelo, Mazzarino n.e. All: Lofaro. Arbitri: Adragna di Alcamo e di Mazara del Vallo Parziali: 14/12; 9/12; 10/11; 9/6. Uscite per 5 falli: Fucarino, Trovato e Paliaga (R.Motors) Parisi e Cutugno (Lazur). ZaNCa SporT s.a.s. Accessori per la Nautica da Diporto e Professionale Per la vela sartiame di ogni diametro Via Simone Gulì, 232 - palermo - Tel./Fax: 091544505 e-mail: [email protected] 43 sport Equitazione a palermo Emanuele Gaudiano si impone nella Coppa degli Assi È stato il cavaliere italiano Emanuele Gaudiano il vincitore dell’edizione numero 31 della Coppa degli Assi, Gran Premio a due manche del 52° Concorso ippico internazionale di Palermo, evento organizzato dall’Assessorato Regionale Turismo Comunicazioni e Trasporti, disputato a fine settembre sui prati del campo ostacoli della Favorita di Palermo. Emanuele Gaudiano, allievo agente del Corpo Forestale dello Stato, nato a Matera il 30 giugno 1986, si è imposto ottenendo una meritata vittoria con un totale di 4 penalità e un tempo di 36,21. “Ho capito di vincere – ha detto il cavaliere – nel tratto tra l’ostacolo uno e il due dove il mio cavallo (Chicago 84 ndr) è riuscito a chiudere un’impegnativa girata senza abbattere la barriera del largo. Il campo, nonostante le giornate di pioggia, ha retto bene ed ho potuto ottenere il massimo dal mio cavallo”. Il secondo posto è andato all’amazzone britannica Laura Renwick in sella ad Oz de Breve, che ha chiuso la sua prova con un solo errore nel tempo di 37,92 (4/0). Al terzo posto si è classificata l’unica amazzone siciliana in gara, Rachele Reina in sella a Waipita, che ha chiuso con un errore e un tempo di 38,36 (4/0), accolta in premiazione dall’ovazione del numeroso Il vincitore della Coppa degli Assi Emanuele Gaudiano (copyright Ufficio Stampa “Coppa degli Assi”) pubblico presente. Al quarto posto un altro cavaliere britannico: questa volta si è trattato di Ben Talbot in sella a Bahrain Silver (4/0; 38,38). Quinto per l’Italia Paolo Adamo Zuvadelli in sella a Iouri du Moulin. Anche per lui un errore in prima manche e un percorso netto nella seconda chiusa nel tempo di 41,24. Al termine della gara il premio speciale in memoria dell’avvocato Enzo Fra- A terrasini di scena i pulcini del calcio Al trofeo royal trecento “pulcini” Grande successo del 1° Trofeo Royal disputato al centro sportivo Gazzara Club di Terrasini ed organizzato dal noto brand di abbigliamento sportivo, in collaborazione con l’Asd Renzo Lo Piccolo, scuola calcio affiliata Adelkam. Dalle 9 alle 17.30 oltre 300 bambini dai 7 ai 10 anni, appartenenti alle categorie pulcini, hanno dato vita ad incontri spettacolari all’insegna della correttezza e del fair-play. L’Asd Renzo Lo Piccolo ha invitato all’evento dieci società provenienti dalle province di Palermo e Trapani. Al torneo infatti erano presenti con tutte le loro formazioni pulcini l’Adelkam, l’Alcamo 2005, il Castellammare, il Città di Carini, il Città di Terrasini, l’Europa Montelepre, la Iccarense, l’Olimpia Borgetto, la Tieffe Parmonval Palermo e il Trapani Junior 44 Club. Le squadre, con tutti gli atleti che hanno partecipato al torneo, sono state premiate da Giovanni Debilito, responsabile della Royal nella Sicilia Occidentale. Il presidente Giovanni Tinervia e tutto lo staff societario dell’Asd Renzo Lo Piccolo, sono stati impegnati anche nell’arbitraggio delle partite. Ecco i risultati: Pulcini 2000 1° Tf Parmonval - 2° Adelkam - 3° Europa Montelepre - 4° Junior Club Trapani. Pulcini 2001 1° Olimpia Borgetto - 2° Renzo Lo Piccolo Terrasini - 3° Città di Carini – 4° Castellammare. Pulcini 2002 1° Adelkam - 2° Renzo Lo Piccolo Terrasini - 3° Carini - 4° Castellammare. Pulcini 2003 1° Adelkam - 2° Iccarense – 3° Alcamo 2005 – 4° Carini. galà per il miglior partecipante del concorso è andato all’amazzone inglese Laura Renwick. La tre giorni equestre palermitana, vero e proprio evento cult per gli appassionati, ha riscontrato un grande successo di pubblico, anche grazie alla presenza di veri e propri “mostri sacri” dell’ostacolismo internazionale. Vincenzo Agozzino AttuALitA’ Fra mille problemi è comunque il “Magnifico” della svolta roberto Lagalla bilancio e innovazione Roberto Lagalla ha portato in un momento tanto difficile per la vita universitaria cittadina la propria verve di sportivo fra le mura severe dello studio da Magnifico rettore. Ovvero in quella sede non da nulla ricavata all’interno del palazzo Chiaramonte Steri, uno dei pregi della Città murata. Fra i tanti problemi, ma anche con un bilancio che, sappiamo, si regge, una notizia positiva mi pare ci sia. Le iscrizioni che calano altrove a Palermo non deludono… “Le iscrizioni sono aumentate e sono anche di qualità e comprendono studenti che vengono da fuori. Per cui abbiamo impegnato tutti i posti disponibili. Insomma, abbiamo accolto tutti quelli che potevamo”. Circola l’opposta critica: perché le università iscrivono tanti studenti che poi non troveranno collocazione, cioè lavoro? “Ma lei sa bene che, per criticato e criticabile che sia, applichiamo in certi casi il numero contingentato. Ma adesso sottoponiamo ai test d’ingresso tutti gli studenti nessuno escluso. Quando non servono da selezione, servono ad avviare un certo numero di studenti ai corsi per il recupero formativo…” Insomma, fate il possibile per assecondare le varie esigenze, diciamo anche accordare contraddittorie campane. E poi per sanare l’istruzione pubblica disastrata da circostanze di fatto e da errori commessi. “Non sono tanto drastico nel drammatizzare e generalizzare. Accettiamo un numero di iscrizioni rispondente al numero dei posti che rendiamo disponibili. E nell’ambito di tali scelte teniamo pur conto dei profili occupazionali. Ma devono essere anche i giovani a scegliere con raziocinio. Vi sono anche altri momenti e metodi per l’indirizzo universitario e professionale. Sappiamo che alcuni indirizzi, fra cui quelli genericamente letterari o di scienze umane sono indubbiamente meno appetibili sul mercato del lavoro di altri di natura tecnica. E non da oggi”. Ma possibile che i laureati in giurisprudenza e in lettere non servano più alla società a venire? “In assoluto la cultura classica resta un valore non certo trascurabile, ma, a parte la sovrabbondanza degli iscritti e quindi dei laureati, con l’attuale stop imposto ai concorsi pubblici, rimane troppo poco rispetto alle richieste”. Ecco, la classica domanda sui casi di lauree e indirizzi più richiesti e quindi consigliati… “Beh, per non ricadere in ingegneria ed economia, le nomino subito agraria oppure il settore del restauro. Bisogna saper cercare appunto fra le lauree e le specializzazioni. Insomma, più che ripetere che il momento non è facile, occorre anche guardare oltre”. A proposito di agraria, crede siano maturi i tempi per più serie, cioè diffuse, possibilità occupazionali nei paesi dell’area sud del Mediterraneo, allargata, come si dice oggi? “Ma per gli agronomi abbiamo già una laurea a doppio titolo italo egiziano che è già al secondo anno d’esperienza. Si tratta di una collaborazione con scambio di studenti fra Palermo e Il Cairo. Sono in corso anche progetti di internazionalizzazione e di ricerca con la sponda sud del nostro mare. E parlo di Libia, Malta, Tunisia, Marocco… E’ stata da poco qui a Palermo una delegazione dell’Università di Sabratha nel corso della quale si è parlato di collaborazione ma anche del tema risaputo dell’energia”. E la recente iniziativa della Start cup? E’ realistico quest’agognato rapporto fra università e imprese? “Quest’ iniziativa è certamente un passo in tal senso. L’iniziativa assegna premi in denaro alle Palazzo Chiaramonte Steri, sede del Rettorato. In alto, il rettore Roberto Lagalla migliori idee in forma di business plan. E’ una gara grazie alla quale varie idee sono già di- cando un’altra strada, ma che diventate impresa. E’ organizzata dal no- re della selva che circonda le catstro ateneo per promuovere innovazione tedre, i ricercatori, gli aspiranti e spirito imprenditoriale nella comunità tali… scientifica. Ogni anno si ripete tale con- “Mi creda stiamo facendo di tutto, con i corso sulle idee d’impresa nate all’interno mezzi a nostra disposizione per creare delle università. Ciò significa aver creato una possibilità di sbocco a ciascun proa Palermo la nuova area con i laboratori blema esistente nei vari gradini di questa tecnologici dove mettere a punto i proto- realtà che abbiamo ereditato. E, se dovessi parlare di colpe, avrei difficoltà a puntipi dei prodotti da lanciare sul mercato”. Insomma, l’università, sta imboc- tare il dito su qualcuno in particolare”. 45 AttuALità un significativo spaccato storico fra differenze e analogie Dall’unità d’italia all’unità d’Europa Dalla redazione romana L’Unità d’Italia fu la sintesi mirabile di una civiltà le cui radici risalivano all’età classica, non vulnerabile da sterili evocazioni di immaginifiche realtà ad essa alternative, prive di qualsivoglia fondamento storico o sociale. Nella ricorrenza del suo 150mo, alle nuove generazioni il Risorgimento addita la religione del Dovere in una superiore cornice di Libertà; il rispetto della dignità dei popoli, come degli individui; la promozione di una giustizia sociale sensibile ai più deboli, come al riconoscimento del merito individuale, e infine il riscatto del Mezzogiorno che resta, a distanza di un secolo e mezzo, il tassello incompiuto della costruzione unitaria. Metterla in discussione, significherebbe distruggere tutto il patrimonio valoriale conquistato col sacrificio dei Martiri risorgimentali e tramandato alle generazioni successive chiamate ad accrescerlo. Ci riferiamo agli interpreti disinvolti ed improvvisati di riletture storiche, le quali non nascono dalla scoperta di documenti inediti atti a dare diversa luce a fatti già ampiamente noti; ma dal desiderio di risultare originali a tutti i costi, anche a quello di recare oltraggio all’intelligenza di quanti sono abituati – viceversa – a riflettere ed a documentarsi prima di formulare tesi destinate a rivelarsi incaute, se non temerarie. Parliamo della superficiale teorizzazione di un Risorgimento da reinterpretare, in quanto frutto di un moto fondamentalmente elitario – “sopruso eroico” secondo la felice sintesi dello Spadolini – che fu, pertanto, privo di quella adesione delle masse (il consensus gentium del diritto romano), in assenza del quale ogni legge o Istituzione deve essere ritenuta iniqua. Lo stesso discorso potrebbe farsi oggi in merito all’Unione europea, la cui Costituzione in linea di massima è stata ratificata nei Paesi dove sono stati i rispettivi Parla- pallini a cura del redattore capo Sicurezza: le priorità del ciitadino Qualcuno si meraviglia che, statistiche alla mano, gli scippi spaventino la popolazione più degli incidenti stradali e dei morti nei cantieri, mentre il fenomeno immigrazione risulti più temuto delle frane e delle scuole pericolanti. La spiegazione, invece, c’è ed è semplice. Il cittadino-tipo pone la sicurezza personale al primo posto. Anzitutto perché, se non si sente protetto, tutta la sua esistenza ne risulta condizionata e meno ricco è tanto più ne soffre. In secondo luogo, il benessere dipende in larga parte dalla sicurezza: “se posso girare libera- 46 menti ad esprimersi in merito, e respinta – invece – laddove è stato chiamato ad esprimersi direttamente il popolo. Dovremmo per questo ritenere l’Europa un’imposizione costruita a discapito dei cittadini che ne fanno parte? No di certo, anche se, volendo fermarci come criterio di validazione ultima delle leggi alla concezione appena ricordata, saremmo tentati di ritenere che ieri l’Italia, oggi l’Europa, in quanto costruzioni non condivise – pro tempore – dalla maggioranza dei contemporanei interessati, andrebbero perciò ritenute “inique”, nel senso evidenziato. A tal riguardo vorremmo ricordare che nel Risorgimento furono varate delle importanti leggi sociali, come quella sull’istruzione elementare, sinergica con quella sul lavoro dei fanciulli, entrambe fondamentali per l’ascesa morale e civile delle nuove generazioni. Tuttavia i proprietari terrieri, durante i tumulti dei Fasci siciliani, si sarebbero spinti a chiedere al Governo – senza tuttavia ottenerla – la soppressione di quel pericoloso veicolo di sovversione che, in quanto strumento di presa di coscienza, risultava essere l’istruzione elementare! Assai meno scontata fu l’opposizione perdurante delle famiglie all’alfabetizzazione dei propri fanciulli, che preferivano avviare precocemente al lavoro, piuttosto che ottemperare all’obbligo di scolarizzazione gratuita. Anche quelle leggi sociali, pertanto, al momento della loro emanazione, dovettero apparire ai diretti beneficiari come inique, o – se si preferisce – come un dono indesiderato. La bontà intrinseca di una norma, ieri come oggi, può essere percepita solo da persone che siano divenute culturalmente in grado di recepirne la portata e gli intendimenti: non basta – in parole povere – che una qualsivoglia iniziativa o riforma sia strutturalmente buona, essendo altresì indispensabile che i destinatari siano maturi a comprenderla come tale. Conseguita l’Unità d’Italia, uno degli obiettivi prioritari del nuovo Regno fu proprio quello della citata lotta all’analfabetismo, in virtù della quale si era cercato di affermare – pur con le difficoltà di concreta applicazione ricordate – il principio della gratuità e della pubblicità dell’insegnamento elementare. Questo fu, in rapida sintesi, il contesto morale in cui si svolse il Risorgimento dell’Italia, la cui unità, a fronte dei particolarismi economici, giuridici e politici, fu peraltro agognata prevalentemente dalle classi colte, essendo assai scarsa la percezione di un problema unitario da parte del popolo, che se avesse posseduto anche un minimo di istruzione, ne avrebbe potuto comprendere l’importanza al fine della propria elevazione etica, politica ed economica. Lo stesso dicasi per la capacità di cogliere appieno il significato autentico di una norma, che a fronte di sacrifici presenti, può mirare a produrre assai più ampi benefici per le generazioni future: questo fu ieri per l’Italia, questo è oggi per l’Europa. Il nesso inscindibile tra l’idea dell’una e dell’altra, fu ben colto dal Croce, che nella sua Storia d’Europa, scrisse che come i piemontesi ed i napoletani erano divenuti italiani non rinnegando l’esser loro anteriore, ma innalzandolo…..così Francesi e Tedeschi e Italiani e tutti gli altri si sarebbero innalzati a Europei. Tito Lucrezio Rizzo Docente di storia del pensiero giuridico all’Università Telematica di Roma mente per le strade e per i quartieri a qualunque ora, allora posso lavorare più facilmente, dedicare più tempo alle attività personali e familiari, e com’è noto, il tempo è denaro”. Ma anche la possibilità di svago ne soffre. L’immigrazione “selvaggia” (non quella regolamentata), poi, viene collegata alla delinquenza. Perciò è vista, giustamente, con timore. Ecco perché sono considerati problemi prioritari. Perché rallentano le attività produttive e di svago, impoveriscono stato e cittadini e finiscono anche per rendere difficili obiettivi altrettanto importanti come la sicurezza del suolo e delle scuole. Tremonti, Draghi, Montezemolo… Ecco tre possibili premier (si dice) al posto di Berlusconi. Ma chi se li tira dalla tasca questi nomi e perché mai dovrebbero essere preferiti all’attuale Presidente del Consiglio? Forse perché hanno camicie e colletti così bianchi che più bianchi non si può? Di sicuro qualcosa in comune i tre ce l’hanno (il primo forse un po’ meno): un forte legame con l’aristocrazia del denaro, con l’alta finanza e coi poteri fortissimi. E’ di rafforzare questi poteri che il popolo italiano ha bisogno, o di indebolirli? Di annientarli, se fosse possibile, non se ne AttuALitA’ Antonio scarroccio ci aiuta a comprendere i nuovi movimenti Fra transumanismo Neo e Net Futurismo Al congresso mondiale del Transumanismo, il Trans vision 2010 svoltosi a Milano in ottobre, studiosi, scienziati e artisti si sono confrontati sulle nuove teorie scientifiche, tecnologiche, culturali, artistiche e sociali che promettono di cambiare il nostro mondo al di là di ogni aspettativa in poche decine di anni. Ne parliamo con Antonio Saccoccio, scrittore e compositore avanguardista, uno dei padri del Netfuturismo. “E’ la mia prima volta a TransVision. Per noi avanguardisti in Italia la vita è dura, con il paese consumato dal tradizionalismo più intransigente. Ogni idea nuova è vista con sospetto e viene messa rapidamente all’indice con la …strategia dell’isolamento: chi è fuori dal coro viene spinto fuori dagli ambienti che contano”. Capisco. Questa è stata un’occasione da non lasciarsi sfuggire. In 3 giorni si sono succeduti Max More, Aubrey de Grey, Martine Rothblatt, Natasha Vita-More, Khannea Suntzu, David Pearce, Dan Massey, David Orban, Anders Sandberg e gli italiani Riccardo Campa, Stefano Vaj, Giulio Prisco, Giuseppe Vatinno, Roberto Marchesini… Poi c’erano i futuristi contemporanei Roberto Guerra, Graziano Cecchini e lei… “Io credo molto nella sinergia tra Net.Futurismo e Transumanismo. Punti di contatto ed obiettivi comuni sono davvero molti” Che cos’è il Transumanismo, e quale la relazione con le scienze e la filosofia? “Difficile definire in modo univoco il Transumanesimo, perché i pensatori, gli artisti e gli scienziati che vi si riconoscono conducono ricerche nei campi più svariati. In linea generale si può dire che i transumani- sti mirano allo sviluppo delle scienze con il fine di migliorare sensibilmente la condizione umana. Il transumanesimo è la fase di transizione che guiderà verso la prossima condizione post-umana. Ingegneria genetica, intelligenza artificiale, nanotecnologia, biotecnologia, protesi artificiali, crionica: questi alcuni dei maggiori campi di indagine del transumanismo. Lo sviluppo tecnologico deve avere come fine il miglioramento delle condizioni fisiche e intellettuali dell’uomo attraverso il superamento dei limiti biologici. La storia del Transumanesimo è in gran parte legata ai nomi di FM2030, Natasha Vita-More, Eric Drexler, Max More, Nick Bostrom, David Pearce. La matrice ideologica è costituita soprattutto dall’illuminismo e dal positivismo. Molti transumanisti citano anche Nietzsche tra i pensatori di riferimento, mentre altri, notando come l’oltre-uomo del filosofo tedesco punti ad un perfezionamento umano individuale al di fuori della tecnologia, lo considerano lontano dai loro principi”. E che cos’è il Net.Futurismo? “Il Net.Futurismo è un movimento d’avanguardia nato sul web e diffusosi in Italia e in alcuni paesi europei. I futuristi del secolo scorso avevano compreso l’impatto che la rivoluzione tecnologica stava producendo sulla sensibilità umana e cercavano di interpretare quel particolare momento storico attraverso le loro riflessioni, ricerche e creazioni nel campo della cultura, dell’arte, della politica, del costume. Oggi siamo di fronte ad un momento che presenta caratteristiche simili. La rivoluzione neotecnologica ha nuovamente (e ancora più profondamente) sconvolto la sensibilità dell’uomo. Per questo motivo è necessario un nuovo Futurismo, che sappia indagare le modalità dello sconvolgimento che viviamo, attraverso un’azione di esplorazione totale (sociale, culturale, politica, scientifica) della realtà contemporanea. La nuova ondata tecnologica offre oggi la possibilità di utilizzare questa rapida accelerazione per combattere tutto ciò che rende l’uomo opaco, passivo, rinunciatario, utilitarista, imitatore e schiavo dei pregiudizi”. E l’arte? Ho letto che ne proclamate la fine. E’ fondamentale. Da più di un secolo vengono portati attacchi continui all’arte. Dal Futurismo e Dada, fino ad arrivare al Neoismo, al Luther Blissett Project e ad alcune frange estreme della net-art: in vario modo e con diversa intensità l’arte e l’artista sono da tempo sotto assedio. Il nostro discorso è radicale. Noi oggi non possiamo più essere artisti, ma solo oltre-artisti. L’oltre -artista è colui che ha il compito di condurci alla morte dell’arte, nel momento in cui le facoltà creative che fino ad oggi abbiamo attribuito solo agli artisti saranno sfruttate da tutti gli individui. Qui torna il discorso dell’uomo a mille dimensioni: la creatività è una delle tante dimensioni che tutti noi, in diversa misura, possediamo. Oggi utilizzare questa categoria fa comodo solo a chi lavora nell’ambito che definiamo “artistico”. Ma fa male, molto male, a tutti gli altri. Siamo nel pantano della postmodernità: occorre cercare nell’arte, come nel resto, di uscirne fuori. Con intelligenza, rapidità, coraggio”. Intervista raccolta da Concetta Di Lunardo pallini può certo parlare. Ma il tanto vituperato premier italiano e il suo governo hanno raggiunto un successo internazionale raro per un leader del nostro paese. L’attività del nostro ministero degli esteri è incessante e ha dato buoni frutti e nuova visibilità. Un governo con i sostituti avrebbe la stessa libertà di azione e indipendenza di giudizio? Obama protetto dai media I media, a partire dagli States fino a casa nostra, s’impegnano a coprire gli errori di Obama con la medesima solerzia, forse, che applicavano quan- do invece evidenziavano gli errori di Bush. E questo è sempre un dato molto significativo da tener presente. Ma ovunque ci consola l’intelligenza della gente, che ugualmente …vede e provvede. Così Obama è stato ugualmente punito dal voto nelle elezioni di mezzo termine. Anche Obama “si è perso” una camera per strada, perché è vero, a trattarlo bene, che mantenere le promesse è difficile per tutti. Ma ci sembra – così da lontano – che negli Usa, come anche in Gran Bretagna e Germania, il bene della nazione e relativa continuità di governo vengano tenuti presenti molto meglio che in Italia. La legge non è retroattiva La supposta ingiustizia di cambiar le carte in tavola nei confronti di certi reati del Berlusca, grazie all’emanazione delle famose leggi ad personam è un concetto che non funziona. Intanto, tali leggi avranno sempre carattere generale e Napolitano ha fatto male a dire “…io per me non la voglio”. Perché l’intangibilità della carica (ma è solo col mandato in corso) non varrebbe solo per lui, ma per tutti i presidenti a venire, com’è in molti stati esteri in Europa e fuori. Inoltre, trattandosi di accuse penali, è normale, per l’antico e mai sop- > 47 AttuALitA’ scienze Motorie ha pronta la nuova sede Faccia a faccia con Giuseppe Liotta Un preside di ottimo umore ci accoglie nella sede della facoltà di Scienze Motorie. E’ il professor Giuseppe Liotta, che ha guidato questa nuova realtà universitaria fra le problematiche di una fase iniziale… Dalla sua espressione, mi sembra che il temporale si possa considerare già alle spalle? “Se allude ai problemi di bilancio dell’ultimo biennio, ho il piacere di confermare quanto mi dice. I finanziamenti che attendevamo sono arrivati, la crisi ci sta lasciando e la nostra facoltà è attualmente in crescita. Le domande di partecipazione ai test di ammissione sono aumentate in misura notevole e questo ci gratifica notevolmente circa il lavoro che abbiamo svolto qui in facoltà per rinnovarci ed essere competitivi, sia rispetto ad altre università, sia ad altri corsi di laurea.” A che cosa è dovuta questa preferenza degli studenti, se si considerano le attuali difficoltà presenti nel mercato del lavoro? “Il punto è proprio questo. I nostri studenti non incontrano le difficoltà di inserimento che ben conosciamo. Lavorano quasi tutti. E non solo, ma svolgono delle attività di loro gradimento”. Per quanto riguarda la nuova sede di cui si parla, ci sono buone notizie? “Possiamo dire di essere in dirittura di arrivo. Sicuramente entro l’anno la facoltà si trasferirà presso i locali di via Eleonora Duse e quindi lascerà quelli attuali. Rispetto a questa, la nuova collocazione risponde in modo ottimale alle nostre esigenze. Si trova in zona San Lorenzo, è ben collegata, non lontana dalla metropolitana, dispone di ambienti luminosi, recentissimi, dotati di tecnologia moderna e adatti alle nostre esigenze”. Parliamo adesso delle lauree manageriali. Quali sono gli indirizzi e quali risposte ha dato l’utenza? “Anche qui dobbiamo registrare un successo. Sono raddoppiati gli aspiranti, sia per Management dello sport, dove gli studenti che hanno superato i test di accesso sono stati numerosi, sia per Scienze e tecniche delle attività sportive”. Per finire… Su preside, ci dia uno scoop. “La nostra volontà di crescere e trovare sempre spazi nuovi per il nostro ambito di studio non si ferma. Abbiamo, così, deciso di assegnare la nostra prima laurea honoris causa, che sarà conferita a Maurizio Ughi, presidente nazionale Snai, un ente che sta contribuendo fattivamente allo sviluppo dell’attività sportiva nel nostro paese.” Lydia Gaziano Al soroptimist un convegno futuribile il mondo dei robot umanoidi Guardati alternativamente con timore o con speranza, i robot stanno entrando con poco rumore e sempre più concretezza nella vita di ogni giorno. A parte la robotizzazione presente da tempo nelle industrie, adesso si assiste al più sorprendente, ma per altri versi più atteso, arrivo dei “robot umanoidi”. Di questo si è parlato al recente convegno del Soroptmist a Palermo. Ecco, quindi, i robot più vicini a come li avevamo immaginati in un primo tempo: non mere macchine, ma esseri meccanici antropomorfi o quasi. Ma si riveleranno realmente utili o saranno solo dei giocattoli in più in una società già stracolma di oggetti? Si vedrà. Forse – si è detto al convegno – per ogni impor- tante scoperta o invenzione scientifica la positività dipende soprattutto dalle scelte, più o meno etiche, che si faranno in seguito. Quel che è certo è che al momento sono costosissimi e che vengono stanziati cospicui capitali in varie parti del mondo per costruirli e perfezionarli. Italia e Giappone stanno collaborando ad alcuni progetti ovviamente all’avanguardia. Il che dimostra l’eccellenza della ricerca italiana, e siciliana in particolare. Perché è proprio all’Università di Palermo che si portano avanti alcuni studi più avanzati. Al convegno del Soroptimist, presieduto dalla dottoressa Margherita La Loggia, hanno partecipato il professor Antonio Chella, ordinario di robotica, il professor Rosario Sorbello, ricercatore di robotica. Mentre a moderare è stato il professor Filippo Sorbello, tutti dell’Università di Palermo. Attorno al professore lavora un gruppo di giovani ricercatori ricchi di talento e di entusiasmo che, si è detto, troveranno sicuro impiego in un settore come quello della robotizzazione in genere. Dai robot umanoidi, invece, ci si attende una presenza nella vita d’ogni giorno per l’aiuto degli anziani e persino per intrattenere i bambini. Ma i prezzi attuali …li escludono dalle strenne natalizie. Il convegno, infine, ha suggerito una puntata del talk show “L’altra metà del cielo” di Anna Maria Ingria su Canale 46. (L.G.) pallini > presso principio del “favor rei”, che scatti la retroattività. Lo stesso non succede nel diritto civile, dove funzionano i principi dei diritti quesiti e della “certezza”. Il giuramento di Ippocrate Un chirurgo ebreo, in Germania, si è rifiutato di operare un paziente che aveva un tatuaggio nazista sul braccio. E il giuramento di Ippocrate? Se il medico in questione dovesse fare scuola, gli ospedali potrebbero chiudere subito perché tra simboli ebrei, cristiani, musulmani, atei…e via di questo passo ci sarebbe sempre un 48 medico che potrebbe trovare dei motivi per rifiutare di curare il malato di turno. Ma del tutto opposti a tale comportamento sono stati i principi ispiratori della medicina fin dall’antichità. Se possiamo rifiutarci di curare chi ha solo la colpa di manifestare ideologie differenti dalle nostre, figuriamoci come dovremmo trattare i carcerati, colpevoli dei crimini più gravi! A proposito di Ippocrate, oggi occorrerebbe pubblicarne l’intero pensiero, a proposito della strenua difesa della vita dal concepimento all’ultimo respiro – concetti già scritti nella corretta natura umana – ed altro ancora. Ex carcerati operatori sociosanitari Ecco una bella notizia: affideremo i nostri cari a persone di tutta fiducia. L’assessore regionale pro tempore gongola felice: daremo lavoro ai detenuti. E bravo l’assessore: crediamo fermamente nella possibilità di redenzione del reo ed in Cesare Beccaria, pilastro della cultura nazionale, ma qui il politico locale ha trovato il modo di dare il posto giusto alle persone sbagliate, togliendolo a quelle giuste. E non parliamo di discriminazione. Perché – proponiamo noi – se ci sentiamo così sicuri dell’operato di queste persone, sistemiamole in banca. Specie se erano AttuALitA’ il Centro culturale francese omaggia Claude Chabrol il treno nel cinema Con una rassegna dei suoi film più importanti il Centro culturale francese rende omaggio a Claude Chabrol, uno fra i più importanti registi del dopoguerra scomparso in questi giorni. Nella sua cinquantennale carriera Chabrol ha girato film con i migliori attori. Fra le attrici preferite Stephane Audran, che poi è stata sua moglie ed Isabelle Huppert alla quale ha affidato il ruolo di protagonista in sette dei suoi film. Da giovane studia diritto e farmacia per poi dedicarsi alla sua grande passione. Il cinema. Entra a far parte di quella schiera di critici che dalle pagine di una rivista come “Les Cahiers du Cinema” prima scrive di cinema e poi passa dietro la macchina da presa. Fanno parte di quella corrente letteraria ed artistica che risponde al nome di Nouvelle Vague, i cui maggiori autori sono: Francois Truffaut, Jean-Luc godard, Eric Romehr... Claude Chabrol gira il suo primo film nel 1959, Le beau Serge, e vince il premio Jean Vigo. Sulla scia di Louis Bunuel ama stuzzicare la borghesia di provincia cogliendone debolezze ed ossessioni. Nello stesso tempo si può definire un grande ammiratore di Alfred Hithcock e in molti film ne segue le orme. Nei rapporti umani cerca le perversioni e predilige la betìse, diceva infatti: “l’intelligenza ha dei limiti, mentre la betìse non ne ha”. I suoi film più noti: La femme infedele (1968), Les Biches (1968), L’ivresse du pouvoir (2006). Rassegna: Il treno nel cinema. A dicembre iniziano una serie di film che hanno come tema il treno; il cine club presenta un breve ciclo in cui i treni, le stazioni i binari, sono di volta in volta attori, scenari o pretesti per un film. Il 2 dicembre, Le train (1973), con due attori di grande richiamo Jean Louis Trintignant e Claude Chabrol Accanto “La femme infedele” Romy Schneider, il film è proiettato in versione originale, la sceneggiatura è tratta da un romanzo di Georges Simenon. Il 9 dicembre, La bète humaine, di Jean Renoir (1938), il film è in versione originale con sottotitoli. La storia è presa da un racconto di Emile Zola. Il 16 dicembre, Le cerveau del 1969, il film di Gerard Oury riunisce tre grandi attori europei: Jean Paul Belmondo, Bourvil, David Niven. Il 13 gennaio, Train de vie, un film di Radu Mihaileanu del 1998, la pellicola è proiettata con sottotitoli in italiano. Il 20 gennaio, Maine Ocèan di Jacque Rozier (1986); di passaggio in Francia una ragazza brasiliana vuol vedere a cosa somiglia l’oceano visto da un treno in corsa. Il 27 gennaio la rassegna si conclude con, La bataille du rail, di Renè Clement (1946). La vicenda si svolge poco prima dello sbarco in Normandia; scene di ordinaria guerriglia fanno da corona al passaggio dei treni, sabotaggi nelle stazioni, deragliamento di un treno tedesco. Aldo Librizzi pallini state condannate per furto. Cassieri e preposti ne saranno felici. Il sindaco Renzi da Berlusconi Non tutta la sinistra intende destituire Berlusconi di ogni autorità. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi si è recato dal presidente del consiglio per rappresentare i problemi dei suoi cittadini e cercare soluzioni. Grande è la rabbia della informale associazione che vuole fiaccare ad ogni costo l’immagine del Cavaliere per scalfirne il potere ed indicarlo a tutti i costi come l’ultimo in grado di gestire l’Italia. Bersani è stato sollecito nel “bacchettare” Renzi, ma lui ha risposto che se un sindaco va dal capo del governo ciò può sembrare strano solo in un paese malato: “finché governa Berlusconi, comunque, parlo con lui e con i suoi ministri”. Ma la querelle continua sulla sede dell’incontro che è stata …nientemeno che Arcore. “Se il presidente riceve nella sua abitazione – dichiara Renzi – io vado e lo ringrazio dell’ospitalità. Per Firenze vado ad Arcore anche tutti i giorni”. Il peggio, però, l’aveva detto il presidente del Pd toscano Manculli: “Renzi è caduto in una trappola mediatica”. Le forzature alla Regione Non può esserci efficienza al vertice della Regione con un governo che è una forzatura politica. Ora si parla di mozione di sfiducia contro Lombardo, dopo la finanziaria. La presenterebbero il Pdl, il Pid di Saverio Romano e il gruppo di Miccichè Forza del Sud. Si pensi che Miccichè era stato decisivo per l’escalation di Lombardo e che alla gran confusione che regna in Sicilia a livello di governo hanno certo contribuito le scelte di quest’ultimo. Ma la realtà è che non si può governare seguendo principi che sovvertono l’ordine delle cose e la logica che ha sempre ispirato la legge elettorale e quindi la democrazia. Una forzatura rimane sempre tale e funzionerà male. 49 AttuALitA’ Movimento per la vita in difesa dei più deboli tra i deboli 24° Concorso scolastico europeo Un minuscolo esserino cresce nel grembo materno, strappiamolo e uccidiamolo. Un altro bimbo, già nato e vitale, finisce in un cassonetto o tra i rifiuti. Un disabile sofferente viene eliminato perchè considerato un peso…. Questa è, purtroppo, una faccia del nostro mondo. Non l’unica, per fortuna, ma purtroppo reale. Sappiamo tutti quante difficoltà e quanti problemi può comportare proteggere la vita umana in certe circostanze, ma dobbiamo chiederci seriamente quale tipo di società vogliamo costruire: quella in cui l’essere umano è al centro, sacro e intangibile, oppure quella che lo considera destinazione di rispetto e dignità solo in particolari circostanze? Quando nasce la vita umana? Lo sappiamo tutti e le più recenti ri- cerche scientifiche lo confermano: dal concepimento. O la vita c’è oppure no, tertium non datur. Partendo da questo dato certo, si possono scegliere solo due posizioni: un essere umano può avere il diritto di eliminarne un altro (magari solo in alcuni casi) oppure no. La scelta del primo tipo comporta però vaE’ al via il Concorso nelle scuole per il prossimo anno e che sia finalmente l’anno della svolta per la protezione della vita umana. Sul tema segnaliamo ancora una volta la continua opera di Rosa Rao, presidente del Movimento per la Vita a Palermo. rie conseguenze: alcuni individui hanno più diritti di altri (e in base a quale merito? Solo perché sono più grandi e più forti oppure perché sono più ricchi e più potenti?). Non fermiamoci infatti a considerare solo l’eliminatore finale del bimbo, dell’anziano o del disabile. Il tutto nel nome dell’uomo. A monte si muovono, infatti, interessi di vario tipo: dai centri di elaborazione politica che vogliono il controllo sulle persone ai centri per la procreazione assistita per arrivare agli speculatori d’ogni genere e tipo. Se riflettiamo un attimo alla fine, ci accorgiamo che ad essere eliminati siamo noi stessi, anzi, tutto il genere umano. Due forze muovono il mondo: l’odio e l’amore, a noi scegliere. Lydia Gaziano progetto italia duemila e convegni nella sede di via Vaccaro il “bene comune” l’acqua ed altro ancora Nell’ambito del I Seminario sulla formazione dei quadri del terzo settore (FQTS) ha destato interesse Luciano D’Angelo, esperto in politiche sociali e assessore all’Ambiente di Santa Cristina Gela. Il concetto di bene comune si è trasformato e risulta legato alla comunità locale attraverso conoscenza e consapevolezza. Non siamo più di fronte ad un bene privato visto come qualcosa di isolato. Entrano in gioco vari nuovi fattori. Quali il cosiddetto diritto di terza generazione, il diritto all’ambiente, ma anche alla privacy, i diritti sociali etc. Essi si scontrano con gli interessi pubblici emergenti: mercato e concorrenza, economia di mercato, di- ritto comune. Bene comune è innanzitutto un bene riconosciuto come tale dalla comunità ed esprime anzitutto un processo identitario. Nasce così il concetto di stato-comunità, in linea con il contenuto dei trattati di Maastrict e Amsterdam. Vito Restivo ha parlato del- l’acqua. Il bene dell’acqua non si può salvaguardare con la privatizzazione di laghi, corsi di acqua e fiumi. L’acqua ha un significato come bene comune. L’acqua è senza frontiere. Il nostro pianeta è prevalentemente fatto di acqua! E viene etichettato come Terra. L’acqua siamo noi Il Progetto Italia Duemila aderisce ad Ancescao (Associazione nazionale centri sociali comitati anziani e orti) e con la propria attività di volontariato e di promozione sociale mette al primo posto la difesa della dignità dell’uomo. Combatte la solitudine, l’esclusione sociale e l’emarginazione attraverso attività di formazione, socializzazione e di solidarietà per dare aiuto alle persone fragili e quindi sostenere e difendere la persona, la famiglia e la società. Con attività culturali, sociali, ricreative, di turismo sociale. La formazione e l’educazione sono alla base del progresso civile. Bisogna andare a scuola per imparare ma ci vogliono buoni maestri. stessi, ma essa non va privatizzata, non dev’essere proprietà di nessuno, ma della comunità. Fra i temi affrontati anche il problema dei beni confiscati alla mafia con un intervento di Lucio Guarino. Benito Bonsignore Cciss e Avass: due sedi a palermo in aiuto dei sordi siciliani I sordi in Sicilia non sono soli. Due associazioni onlus, il Cciss Sicilia (Centro comunicazione informazione dei sordi siciliani) e l’Avass (Associazione di volontariato autonoma siciliani sordi) lavorano per loro presso le due sedi, rispettivamente in Via Maestri del Lavoro 38/40 e in Via Ildebrando Pizzetti 10/12 (tel/fax 0916172053). Gli uffici sono aperti dal lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle 13,00 e dal- 50 le 16,00 alle 19,00. Il presidente Matteo Bassi è continuamente attivo nell’organizzazione di corsi, seminari, conferenze e dibattiti. Il Centro comunicazione e informazione offre una lunga serie di servizi agli iscritti in termini di informazioni, corsi di formazione, consulenza… Di notevole importanza si è rivelato in tempi recenti il corso di formazione professionale per ottenere la qualifica di tecnici di Lingua italiana dei segni, cioè interpreti per sordomuti. Spesso i sordi eccellono anche nello sport. Tra le discipline sportive più praticate: atletica leggera, nuoto, biliardo, ciclismo, bowling, calcio a 5 e calcio a 11, pallavolo, pallacanestro, tennis da tavolo. E l’attività prosegue. Recente anche il meeting regionale “Mani che parlano. Quale futuro per la lingua dei se- gni”, ospitato nella Sala gialla dell’Ars. Un convegno dal titolo Il sordo nella scuola statale è stato organizzato presso il Regio Albergo delle povere. Frequenti, infine, i contatti e gli scambi d’esperienze con l’estero. Fra queste si sta particolarmente articolando il contatto con il vicino mondo arabo, una realtà rivelatasi particolarmente attiva e sensibile al problema della sordità. LiBri VIa DEgLI ORTI SIRacuSa 29 agOSTO 1953. cronaca di un avvenimento che ha commosso il mondo Un fatto al centro della storia, piccolo e grande insieme. Un fatto inspiegabile che commosse il mondo. A Siracusa il 29 agosto del 1953 in una modesta abitazione una donna sofferente in attesa del primo bambino alza gli occhi verso la statuetta in gesso della Madonna e rimane sconvolta: da quegli occhi di gesso escono lacrime. Da quel giorno la vita di Antonietta Jannuso è sconvolta. Niente sarà come prima. Innanzi tutto le grida. Le sue grida richiamano i vicini, e tra questi anche un vigile urbano. Il fatto, l’evento ha tanti testimoni ed anche un uomo d’ordine... Poi tanti e tanti altri testimoni, dai sacerdoti agli uomini di scienza. Controlli, esami, e poi nuovi controlli. Le gocce che scendono sul viso della Madonnina sono lacrime, vere lacrime umane e nessuno avrebbe potuto farle sgorgare da quegli occhi usando qualche trucco, gli esami lo escludono. E allora: miracolo o cosa? Le guarigioni comunque arrivano. E il libro contiene anche la testimonianza di un commissario di P.S. L’autore, che si firma Salvator D’Anna, ripercorre il pathos di quelle giornate. Piange e ride coi pellegrini, coi malati, con gli increduli, ma la fede è…solo fede. Non può essere imposta né propagandata, non va imposta né propagandata perché altrimenti non è più fede. La fede è amore assoluto, gioia, speranza. Chi ne riceve il dono non è più la stessa persona di prima. Il tempo della sua vita risulta come dilatato di fronte all’infinito. Solo l’amore, che come la fede, è un salto nell’abisso, ci può avvicinare al mistero, all’inverosimile: a un Dio che si accosta a noi e soffre con noi, a una Madonna che si comporta come una mamma premurosa. Non c’è nulla di filosofico o teologico, tutti possono comprendere, trovare, scoprire la fede, anche gli ignoranti, anche i bambini, anche i matti. “Questo non è un libro di religione – afferma l’autore – ma di cronaca religiosa. Suggestione, miracolo, perché no?”. Credo quia absurdum, dice del resto la massima filosofica proposta per la prima volta da Tertulliano. Lettura avvincente, oltre che piacevole, profonda, colta. Non schiva le difficoltà l’autore, non evita i rischi, non scivola nel pietismo, mantenendo sempre un tono alto e severo. Da un lato il fatto, dall’altro un popolo, tanti individui, ognuno con la sua verità. Lydia Gaziano Renzo Mazzone presenta SALVATOR D’ANNA, Via degli Orti Siracusa 29 agosto 1953. Cronaca di un avvenimento che ha commosso il mondo SanITà puBBLIca E InfILTRazIOnI DI InTERESSI MafIOSI I legami scaturenti dal trinomio mafia, politica e sanità, è questo l’argomento affrontato dal volume di Selene Tocco, che, pur inquadrandosi tra i libri tecnico-giuridici, si rivolge al lettore con un linguaggio molto chiaro e diretto. La prefazione, chiaramente motivata, è del Procuratore aggiunto della Repubblica Antonio Ingroia. L’autrice, la dott.ssa Selene Tocco, parte dalla descrizione dei meccanismi di funzionamento del sistema sanitario, per analizzare al suo interno l’interazione tra l’elemento politico e l’elemento mafioso e, infine, la possibilità ed i limiti del controllo penale in tale settore. Tale esame viene condotto anche attraverso i processi che hanno visto la condanna in primo grado dell’imprenditore Aiello, proprietario della clinica oncologica Santa Teresa di Bagheria, e di alcuni esponenti politici regionali. Il merito è certamente quello di dare la percezione dell’universalità del diritto: i legami tra i settori degli ordinamenti pe- nale e amministrativo sono ancora più evidenti nel settore della sanità, dove la necessità di contrasto al fenomeno mafioso dovrebbe lasciare spazio a necessari controlli penali all’interno della pubblica amministrazione, di cui la sanità rappresenta uno dei settori più importanti e sensibili. Lisa Fontana Selene Tocco, L’istituzione sanitaria nel crocevia dei rapporti fra mafia e politica.Possibilità e limiti del controllo penale, Quaderni di studi giuridici e sociologici, Themis, Palermo, 2010 (Borsa di studio della Fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”), f.c. I RaccOnTI DELL’anDROManDRO I racconti dell’AndromAndro ovvero il giro del giorno in ottanta mondi è un libro speciale, almeno per due motivi: per lo stile che inizia con schemi lirici, quasi poetici, il ritmo cadenzato e musicale che influenza – senza errori – la sintassi, e per la dichiarazione di complessità implicita in ogni raccolta di racconti che questo libro trasforma in unità. Se raccolta è sinonimo di opera composta da più parti tuttavia scomponibili, questa definizione non vale per l’AndromAndro. Il giro del giorno non è un vagolare indistinto, ma un viaggio ben preciso nelle cose del male e del bene, delle famiglie distrutte, dell’istituzione balorda, della deriva dei valori. Cose, problemi e circostanze più grandi di ogni singolo protagonista che potrebbero non avere soluzioni, ma che hanno certamente una storia. Che è quella come ce la racconta l’AndromAndro. Una sensazione di completezza che il lettore avverte subito per la presenza costante di un pathos (individualistico) e di un ethos (sociale) che vibrano e si fanno riconoscere come il sottofondo conflittuale dal quale prendere le mosse. E basta andare avanti per convincersi di non avere sbagliato, che questa è l’impressione giusta. La stesura fa subodorare l’esistenza di un nocciolo duro dai contenuti virtuosi commisti a una riserva di valori aggiunti (lotta tra bene e male, genio, verità, dovere), posti in ordine sparso nel reticolo delle storie come semi di incipit dai quali nasceranno svolgimenti tematici deputati, sia logicamen- te sia praticamente, all’unico fine di raccontare una storia coerente, bene articolata nella gestione di cause ed effetti, sicché il lettore non può non riservare una collocazione speciale all’intrigante racconto che dà il titolo alla raccolta: l’AndromAndro ovvero il giro del giorno in ottanta mondi, racconto a tutto tondo di parodie e provocazioni molto particolari, spesso geniali, come sottolineano l’introduzione di Nunzia Scalzo e la postfazione di Tommaso Romano. Nel complesso, è un libro che fa pensare, molto piacevole da leggere. Il registro cambia con gli ultimi due racconti, L’amaro miele e Prosit Prosit Colapesce, dove l’autore esalta la sicilianità e il primato esclusivamente sudista del mito di Colapesce. Elisabetta Lipari Marcello Scurria I racconti dell’AndromAndro Ila Palma 51 sCuoLA studenti del Don Bosco in gita d’istruzione Visita all’ italkali e alla casa di pirandello Una gita di particolare interesse ha visto il terzo, il quarto e il quinto economico, accompagnati dai professori Debora Smeraglia, Fabio Mattaliano e Stefania Consagra in visita d’istruzione presso la miniera di salgemma della “Italkali Spa” in località Realmonte lungo la costa ad ovest di Agrigento. Dopo essere entrati in miniera con un mini bus, il vicedirettore della Italcali ha accompagnato gli ospiti, studenti e docenti, in una caratteristica Chiesa scavata nel sale e perciò sita all’interno della miniera. Ci è stato spiegato che la costruzione della Chiesa è stata resa possibile grazie al fatto che la miniera è per propria natura autoportante e, quindi, non ha bisogno né di pilastri in cemento armato, né di fondamenta. In seguito ci siamo addentrati sempre di più all’interno dei vari tunnel, fino ad arrivare alla profondità di 75 metri sotto il livello del mare (che corrispondevano a circa 200 mt. sotto la superficie di entrata). E’ stato molto interessante osservare una bellissima conformazione geologica di vari minerali, di forma circolare chiamata il “rosone” a causa del suo aspetto. L’Italkali è una società per azioni di cui il 51% delle azioni appartiene alla Regione Sicilia, mentre il restante 49% appartiene ad altri enti privati. Ogni anno vengono estratte all’incirca 750 mila tonnellate di salgemma che viene venduto in nord Italia, nord Europa e nord America con un utile netto di circa venticinque euro a tonnellata. Il salgemma di questa cava non viene utilizzato per uso alimentare, bensì viene utilizzato come antigelo nelle industrie e nelle strade innevate. Nella miniera vi lavorano una ottantina di persone, ma essa è in corso un originale progetto spagna - italia Al Meli si fondono passato e futuro In viale Strasburgo, in una zona della città un tempo periferica, ma ormai centralissima, il Liceo Meli si erge con una struttura moderna, certamente all’avanguardia cittadina, che dà un’impronta ad una via di grande transito, ma piuttosto anonima. Ci accoglie con un cortese sorriso la vicepreside, professoressa Giuseppina Buscemi. Come ci dice subito il preside Salvo Chiaramonte, che abbiamo voluto incontrare espressamente noi di Palermoparla, la scuola dispone oggi di questa sede ottimale in seguito, purtroppo, ad un evento drammatico che scosse la vita della città il 25 novembre del 1985. Molti ricordano ancora il terribile incidente che costò la vita a due studenti del Meli e il ferimento di altri, proprio alla fermata dell’autobus a pochi passi dalla vecchia sede di piazza Croci. Una macchina di scorta a un magistrato piombò sul gruppo di ragazzi all’improvviso. Erano gli anni bui della città dilaniata dalle bombe e dai proiettili di quella guerra assurda e infinita che costò tante vite umane e tanti strazi, tra cui anche, indirettamente, quelle di Giuditta Milella e Biagio Siciliano, che la fondazione nata appositamente per loro ogni anno ricorda con un premio, assegnato a due ragazzi per meriti di studio. 52 Il preside Salvo Chiaramonte e Rita Borsellino “Una scuola, ma e tanto più un liceo classico – ci dice il preside Chiaramonte – deve guardare al passato, di cui si nutre, senza sCuoLA il liceo di Bagheria diventa più europeo per il Liceo scaduto un anno tutto nuovo ve è stato consumato allegramente un abbondante pranzo. Infine, prima di tornare a Palermo, gli alunni hanno visitato la casa di Luigi Pirandello che è una bella villa settecentesca posta su di un promontorio con un panorama meraviglioso. All’interno vi erano alcuni manoscritti dell’autore e diversi documenti che mostravano gli incassi degli ultimi spettacoli da lui diretti. Inoltre c’erano diversi quadri dipinti dalla sorella, Rosolina Pirandello. A causa del cattivo tempo non è stato possibile vedere la tomba dove Pirandello fu sepolto, o meglio dove furono sepolte le sue ceneri. Gerlando Tortorici Montaperto 4° Economico Il Liceo classico F. Scaduto di Bagheria ha elaborato un piano di utilizzo dei Fondi Strutturali Europei. Si tratta del Piano integrato degli interventi 2010/2011 che si prefigge di migliorare le competenze del personale della scuola e dei docenti. Esso comprende una serie di interventi innovativi per la promozione delle competenze chiave, in particolare sulle discipline tecnico-scientifiche, matematica, lingua madre, lingue straniere, competenze civiche (legalità, ambiente ecc.). Fra i programmi rientrano il funzionamento dei laboratori di scienze e cinema, il miglioramento dei livelli di conoscenza e competenza dei giovani, gli interventi per lo sviluppo delle competenze chiave, lo studio dell’informatica per il conseguimento della certificazione europea. Miglioreranno l’utilizzo del computer in quanto a grafica ed editing video digitale, la preparazione al test universitario nelle discipline scientifiche, lo studio della fisica di laboratorio, delle nozioni di elettromagnetismo, matematica, metapoetica della scrittura, scrivere per raccontare. Altre iniziative: English is your gold medal, educazione alla cittadinanza europea, Dai un calcio alla violenza, una musica costante. Vedere l’immaginario: imparare la Storia con i film. Migliorare i livelli di conoscenza e di competenza tra i giovani, interventi individualizzati per promuovere l’eccellenza. Dalla comprensione alla traduzione. (L.G.) dimenticare il presente che rappresenta la storia in diretta, nel momento in cui la stessa cronaca ci coinvolge. La vicenda di Biagio e Giuditta, ad esempio, è un evento tragico che diventa preziosa testimonianza per i nostri allievi e per le loro famiglie”. Ma questo liceo porta anche il nome glorioso di Giovanni Meli…. “Il nome di un grande poeta siciliano che meriterebbe un posto ben più importante di quello che oggi occupa nella memoria collettiva dell’Isola. Meli, del resto, non è il solo grande personag- gio, ad essere dimenticato. I siciliani si curano poco della propria cultura e della propria storia. Noi, però, per colmare qualche lacuna, in occasione del 120mo anniversario dalla nascita della scuola, abbiamo voluto ricordare la figura e le opere dell’illustre letterato con un convegno di buon successo”. Il liceo porta avanti lo studio della lingua e della cultura spagnola, un’iniziativa molto interessante nell’ambito europeo... “Ne andiamo fieri e i nostri allievi si incontrano, tramite gemellaggi, con studenti spagnoli due volte l’anno, una volta qui da noi e un’altra in Spagna. L’ultimo anno vi si recano in viaggio d’istruzione. Abbiamo due professori di lingua madre che insegnano, uno la lingua, l’altro storia. Purtroppo, ormai, è l’unica sperimentazione che possiamo continuare, perché non costa nulla allo stato essendo finanziata interamente dalla Spagna”. I gemellaggi prevedono incontri anche con ragazzi di altri paesi europei? “Quelli previsti attualmente sono 4: oltre alla Spagna, con Cracovia (Polonia), con Sofia (Bulgaria) e con Samara (Russia). Problemi di disciplina… “Abbiamo ben 1600 studenti, un numero elevatissimo. Si tratta di ragazzi, per cui qualche problema può presentarsi, ma in genere ci troviamo in presenza di ragazzi ben educati e di livello sociale medio-alto. Noi, comunque, facciamo la nostra parte con l’educazione alla legalità e alla solidarietà”. Lydia Gaziano in forte espansione, infatti di recente sono stati assunti sette nuovi dipendenti di cui due sono ingegneri. La miniera copre una superficie di 5 km quadrati e la lunghezza complessiva dei tunnel è pari a 70 km. Le tre classi non hanno potuto accedere alla zona di lavoro per ragioni di sicurezza, visto che gli operai stavano piazzando delle cariche esplosive per estrarre nuovo materiale. Una delle cose che ci ha colpito è stata la grandezza della miniera e il fatto che ci lavorassero relativamente poche persone. Dopo essere usciti dalla miniera e aver salutato il vice direttore, il quale ci aveva fatto da guida, il triennio dell’economico si è diretto verso il ristorante “Golden Beach” do- 53 sALutE pEr LA proViNCiA Di pALErMo una nuova sanità è in arrivo. risolverà i pr La nuova Azienda Provinciale Sanitaria di Palermo (vecchia Asl 6 ora Asp Palermo) sta per definire le nuove piante organiche che ridisegneranno l’architettura del servizio sanitario nella provincia ed i cittadini si chiedono se le loro aspettative saranno soddisfatte. Cerchiamo pertanto di analizzare, alla luce dell’ultima delibera aziendale (28-10-2010), dell’atto aziendale del giugno 2010 e dei decreti assessoriali e dei comunicati stampa sindacali quale sarà il nuovo assetto della sanità nella provincia di Palermo. L’Asp Palermo si dice essere la più grande d’Italia (1250850 abitanti in 83 comuni, sec ISTAT 2009, su 5108 Kmq) ed ha una struttura mista in quanto comprende sia strutture ospedaliere che, soprattutto, assistenza territoriale. Ed è proprio il territorio che ormai viene da tutti riconosciuto come sede d’intervento prioritario per rendere qualitativamente valida ed efficiente la spesa sanitaria. Essa, infatti, come dicono tutti gli analisti e confermano le esperienze nazionali ed internazionali se, ben organizzata, può migliorare la qualità e ridurre i costi che vengono soprattutto dalle degenze ospedaliere ripetute e non appropriate. Riusciremo a raggiungere tale traguardo nella provincia di Palermo che finora è stata tra le più spendaccione con servizi sanitari deficitari? Ma torniamo all’Asp di Palermo. Essa ha ben 5576 dipendenti di cui 4704 a tempo indeterminato e 1222 medici. Con una spesa prevista per il 2010 per il personale di circa 290 milioni di euro. Le anticipazioni sulla nuova organizzazione dei servizi ci dicono che gli ospedali mantenuti saranno a Palermo l’Ingrassia (il più importante dell’Azienda) ed il centro riabilitativo di alta specializzazione “Villa delle Ginestre”, una nuova struttura ad indirizzo riabilitativo soprattutto per medullolesi. In provincia restano sostanzialmente invariati l’Ospedale “S. Cimino” di Termini Imerese e quello di “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana. L’Ospedale Civico di Partinico diventa il riferimento per l’ospedale “Dei Bianchi” di Corleone e di Palazzo Adriano ormai trasformato in un punto territoriale di assistenza (Pta) che comprende anche una residenza sanitaria assistita. A Cefalù presso l’Ospedale “Nuovo” resterà un servizio di medicina trasfusionale collegato al San Raffaele. Le novità vengono soprattutto dal territorio. Vengono definiti 10 distretti sanitari (erano 14) indicati dal n.33 al 42 e che avranno come capofila i seguenti comuni: Cefalù, Carini, Petralia Sottana, Misilmeri, Termini Imerese, Lercara Friddi, Bagheria, Corleone, Partinico, Palermo. All’interno di questi distretti sa- 54 ranno istituite delle nuove unità operative identificate come Presidi Territoriali di Assistenza (Pta) ed avranno sede nei seguenti comuni: Palazzo Adriano, Bagheria, Corleone, Partinico e 4 a Palermo (Biondo, Casa del Sole, E. Albanese e Guadagna). Vengono poi creati tre distretti ospedalieri: il n.1 che comprende gli ospedali di Corleone e Partinico, il n.2 quelli di Termini Imerese e Petralia ed il n.3 che comprende, a Palermo, l’ospedale Ingrassia e Villa delle Ginestre. In tutto poi ci saranno 15 dipartimenti, 101 unità operative complesse e 321 semplici. Una struttura quindi molto complessa e strutturata che modifica profondamente la vecchia architettura. Ma ci saranno vere novità oppure è stata attuata la gattopardesca filosofia di Tomasi di Lampedusa: tutto cambia per rimanere poi sempre uguale a se stesso? Lo vedremo a breve. Come dicevo una delle più grosse novità è sul territorio ed è costituita dai famosi Pta. Il Pta è un nuovo modello di organizzazione dell’assistenza che pone al centro il paziente facilitando l’accesso ai servizi e l’iter assistenziale complessivo. Questa nuova modalità organizzativa è orientata prioritariamente all’integrazione delle diverse componenti assistenziali (Mmg, pediatri, specialisti “dentro” il sistema) e alla stretta collaborazione con le Amministrazioni Locali. Gli obiettivi primari del PTA sono: - organizzare in modo appropriato, efficace ed efficiente i percorsi dei pazienti in relazione ai loro bisogni di salute, rivolgendo particolare attenzione alle persone con patologie a lungo termine, che costituiscono una delle maggiori sfide per il sistema assistenziale; - organizzare la transizione tra cure primarie e cure secondarie e terziarie promuovendo percorsi assistenziali integrati che mettano in evidenza le responsabilità, i contributi ed i risultati di tutti i professionisti impegnati nella filiera di cura e assistenza. Oggi, infatti, un grande impatto sociale ed economico è causato dalle malattie croniche. Prime fa tutte il diabete mellito e la malattie cardiovascolari come lo scompenso cardiaco e la cardiopatia ischemica cronica. Garantire un’adeguata assistenza ai cittadini per queste patologie significa vantaggi sia economici che di salute per i cittadini. Tra questi ricordiamo: una migliore appropriatezza dei percorsi diagnostici che si traduce nell’evitare una ripetizione di esami e visite non finalizzati alla diagnosi e cura, un migliore trattamento terapeutico (farmacologico, assistenziale, educazionale, riabilitativo), una riduzione del ricorso ai pronto soccorso ospedalieri ed una riduzio- ne delle ospedalizzazioni ripetute ed inappropriate che costano cifre astronomiche. Malattie cardiovascolari e metaboliche sono diventate la prima causa di ricovero nei reparti di cardiologia e di medicina. La semplice istituzione degli strombazzati cosiddetti “codici bianchi” ad un’analisi attenta si è infatti rivelata un’operazione di facciata, un intervento estetico effettuato per garantire un po’di notorietà a qualcuno. Si agisce, infatti, riducendo il sintomo (il ricorso al pronto soccorso), ma non la malattia che continua ed è sempre più destruente. Se l’imperativo da parte delle finanze statali e regionali è spendere meno questo potrà essere fatto soprattutto spendendo meglio. Una spesa riorganizzata e più efficiente potrà migliorare l’assistenza, l’aspettativa di vita e la qualità della vita dei cittadini. Troppo spesso assistiamo alla esecuzione di visite e prestazioni specialistiche finalizzate a se stesse avulse da una visione compiuta ed organica. Occorre attivare quei day service gestiti da medici dirigenti cardiologi (per lo scompenso cardiaco e la cardiopatia ischemica) ed internisti (per le malattie metaboliche) integrati nella struttura operativa dei Pta che abbiano autonoma ed ampia capacità gestionale. Dare più forza al pubblico che ha la propria forza nella propria missione. Ed, allo stato degli atti, debbo dire che purtroppo nella pianta organica dell’Asp di Palermo non c’è traccia di questi servizi gestiti dai suddetti dirigenti! Speriamo si tratti di una svista a cui porrà rimedio l’assessore alla sanità che da tempo propugna un intervento in tal senso. Nei Pta cittadini di maggiori dimensioni troverà allocazione un “punto di primo intervento“, la cui finalità sarà quella di poter gestire urgenze di basso o medio livello, evitando di intasare i pronto soccorso per problemi minori. Ma, ahimè, anche qui in pianta organica non si vedono dirigenti rianimatori, cardiologi e medici di pronto soccorso. E ribadisco dirigenti e non convenzionati poiché si tratta, come per i day service, di strutture definitive che necessitano di personale che, oltre ad essere qualificato professionalmente, sia legato ai doveri della dipendenza (fedeltà, re- sALutE problemi dei cittadini? peribilità etc..). Tale personale deve poi avere la possibilità di acquisire la responsabilità di gestione di risorse umane e strumentali ed, ove il caso, la responsabilità di gestione diretta di risorse finanziarie. Nei Pta periferici, più distanti dai grossi presidi ospedalieri, potrà essere allocato un Pte (punto territoriale di emergenza), con apertura h. 24, collegato alla rete di emergenza - urgenza 118, in modo da poter trasferire rapidamente i pazienti che necessitano di ospedalizzazione e poter curare in loco le emergenza minori. Sempre nei Pta dovrà esserci un Cup (centro unificato di prenotazioni provinciali) che dovrà essere interconnesso con quello regionale. Finalmente la semplice soluzione alla ricerca affannosa della prestazione! E la necessità di un Cup efficiente si pone ancor di più in considerazione dell’obbligo dal mese di ottobre della indicazione di priorità in quasi tutte le richieste di visite specialistiche ed indagini strumentali e che, a causa delle lunghe liste di attesa di alcuni presidi specialistici, pone difficoltà quasi insormontabili per essere attuata. Le vacue circolari interne di rispetto dei tempi sono un non senso in quanto le priorità potranno essere rispettate soltanto quando i Cup si attiveranno (con lo stato delle prenotazioni provinciali in tempo reale) ed avranno, come dice la legge, idonei elenchi di prenotazione differenziati. Nei Pta dovranno anche essere previsti ambulatori infermieristici con una forte centralità dell’infermiere nella cura dei pazienti cronici. All’interno delle farmacie (se ci sarà l’accordo) potrebbe poi prendere vita un nuovo polo di servizi integrato nel territorio dove non si avranno solo farmaci e articoli sanitari, ma tutta una serie di servizi come test di gravidanza, fiosioterapia, medicazioni, analisi. Si potranno, inoltre, prenotare le visite del medico specialista e le analisi, pagare il ticket e ritirare i referti diagnostici, contattare infermieri e fisioterapisti per prestazioni sanitarie in farmacia o casa. È certo, comunque, che l’Asp di Palermo dovrà anche integrarsi con le altre due aziende cittadine (Policlinico e Villa Sofia/Cervello) e con le abbondanti strutture private convenzionate per svolgere al meglio il proprio compito. Che ben vengano gli interventi del privato, ma per integrare e per fornire servizi e risorse non disponibili nel pubblico secondo una sana e paritaria competizione. Oggi purtroppo quello che veramente manca nel pubblico è un adeguato e capace control- lo da parte degli organi preposti che sappia privilegiare il merito. Punendo le inadempienze, ma anche e, soprattutto, premiando l’impegno e la qualità. Dovranno anche partire le unità operative sulla salute della donna e del bambino territoriale. Aspettiamo anche servizi per l’Alzheimer e le nuove malattie neurologiche. La demenza purtroppo è uno dei flagelli dei nostri anni che annulla sia gli individui colpiti che le famiglie minando alla base la convivenza familiare e sociale. Resta ancora da definire la copertura finanziaria per i comuni di Lampedusa, Linosa ed Ustica e per il centro riabilitativo di alta specializzazione Villa delle Ginestre (226 dipendenti previsti su circa 20 presenti). Tutta una serie di iniziative e di servizi, soprattutto territoriali, che dovranno cambiare il volto della sanità provinciale. In conclusione, quindi, accanto a luci Pta, Pte, servizi infermieristici e di assistenza materno-infantili si ravvisano ombre organizzative (soprattutto mancanza day service strutturati e Cup efficiente) e finanziarie. Speriamo che il passaggio delle piante organiche in assessorato possa riprendere le carenze evidenziate e che l’Asp di Palermo possa finalmente, con la consapevolezza e l’impegno della propria dirigenza e di tutto il proprio personale, offrire una sanità modello per la Sicilia e l’Italia tutta. Guido Francesco Guida [email protected] Fondazione istituto san raffaele Giglio Chirurgo lascia Milano per tornare in sicilia pico Marchesa dirigerà l’unità operativa Ritorna in Sicilia dopo un anno di attività a Milano il chirurgo oncologico Pico Marchesa. E’ stato chiamato a guidare l’unità operativa di chirurgia generale e oncologica della Fondazione San Raffaele Giglio di Cefalù “Ho pensato – ha detto il chirurgo - che se avessi trovato un ambiente ideale dove poter sviluppare le mie potenzialità e offrire ai pazienti lo stesso trattamento per cui venivano a Milano, sarei tornato. Oggi il San Raffaele di Cefalù mi dà queste garanzie”. Pierenrico Marchesa, 52 anni, torinese di nascita, era arrivato per la prima volta in Sicilia nel 2001 come direttore della chirurgia generale ad indirizzo epato-bilio-pancreatico del Civico di Palermo, successivamente della chirurgia d’urgenza e oncologica dello stesso ospedale e dal 2005 al 2007 anche del servizio di chirurgia addominale dell’Ismett. Nel 2009 la scelta di lasciare la Sicilia per l’Humanitas Mater Domini di Milano. “Siamo molto soddisfatti – ha detto il presidente del San Raffaele Giglio, Ste- fano Cirillo – di essere riusciti a far tornare in Sicilia uno dei migliori cervelli che questa terra ha avuto. La professionalità riconosciuta, in ambito internazionale, del dottor Marchesa – ha aggiunto Cirillo – sono da stimolo a definire sempre più la mission oncologica dell’ospedale di Cefalù”. L’attività del neo direttore sarà incentrata – come ha spiegato lo stesso Marchesa – sulle patologie oncologiche attraverso l’impiego di tecnologie mini invasive. “Punteremo sulla chirurgia laparoscopica anche sugli interventi più complessi per assicurare al paziente un recupero più rapido”. Nell’attività di Marchesa ci sono oltre 3000 interventi di chirurgia addominale maggiore, eseguiti come primo operatore, e circa 100 di chirurgia trapiantologica con una esperienza specifica nelle chirurgie epatiche. Ha all’attivo numerosi riconoscimenti e pubblicazioni scientifiche. Il presidente Cirillo ha, infine, sottolineato che “gli investimenti in tecnolo- Pierenrico Marchesa, responsabile dell’u.o. di chirurgia del San Raffaele Giglio gie all’avanguardia e le scelte di indirizzo scientifico operate dal San Raffaele Giglio, oggi attraggono sempre più professionisti altamente qualificati permettendo all’ospedale di Cefalù di contribuire all’inversione migratoria di pazienti che trovano risposte adeguate di ottimo livello nella loro regione”. 55 sALutE parla alle palme il Nobel Montagnier per vivere meglio oltre 100 anni sani per scelta con il metodo proposto da Locorotondo Una vita più lunga, anche oltre cent’anni, ma soprattutto migliore. Ecco ciò che promette il medico palermitano Nicola Locorotondo, un nome associato nella topografia e nella memoria cittadina al grande studio di analisi cliniche di via Carducci. Ma il programma, presentato nella sala congressi dell’hotel Des Palmes, con la partecipazione del premio Nobel 2008 Luc Montagnier – scopritore del virus Hiv – equivale a concretizzare un sogno accarezzato da più anni. Locorotondo ne parlò a chi scrive un pomeriggio di domenica all’hotel Kempinsky di Mazara, in uno di quei momenti in cui si ha tempo di dire ciò che non è possibile solitamente nei giorni di lavoro. E quella struttura alberghiera, isolata dai rumori, fornita di locali attrezzati e di una piscina coperta riscaldata, si presta particolarmente – in effetti – al relax e ad una attività di sostegno simile a quella proposta dalle “spa”… Quanto alla conferenza palermitana, in cui il Gruppo Locorotondo è stato collaborato da Fondazione Gaia e Fly Life, i due titoli “Sani per scelta” e “La genetica applicata alla medicina come formula di prevenzione e benessere” parlano già chiaro. Si allontanano dal sogno, trasformandosi in promessa non priva di realismo, nella realtà moderna, con il sostegno della tecnica e del progresso scientifico. La massima “Vincere le battaglie della vita con la preven zione“ parola di Luc Montagnier è, invece, un invito che può sembrare non del tutto nuovo, quanto lo è l’intero programma nell’insieme. Specie se associato al concetto di Medicina predittiva. Modello di impegno e umanità, lo studioso francese, ospite per la prima volta in Sicilia, fa anzitutto implicito riferimento al rapporto dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità nel quale si legge che “Prevenire le malattie croniche, dovrebbe essere un investimento vitale“, Nicola Locorotondo Luc Montagnier mentre un’azione globale sulle malattie croniche potrebbe salvare la vita a 36 milioni di persone che rischiano altrimenti la morte entro il 2015, metà delle quali dopo aver compiuto i 70 anni. Ancora una volta nel corso degli interventi susseguitisi è emerso il valore complessivo della dieta mediterranea. Ma, ripetiamo, il messaggio dell’hotel des Palmes ha voluto esser ben altro che generico invito ad una vita più salubre. In linea con quanto enunciato dall’Oms, FlyLife ha messo a punto un test genetico per tampone salivale, indolore e non invasivo, che fotografa lo stato di salute di un individuo, indicando la maggiore o minore predisposizione a sviluppare determinate patologie. In seguito ai risultati sarà elaborato un programma personalizzato di prevenzione, basato su medicina e stile di vita. L’incontro con i tanti studiosi è stato, insomma, focalizzato sulle prospettive di prevenzione e cura aperte dai moderni studi sul Dna e dai test genetici, in grado di individuare le patologie che un individuo potrebbe sviluppare nel corso della propria vita. L’immortalità, ha precisato Locorotondo, “non interessa alla scienza: il suo fine non è tanto di allungare il tempo dell’esistenza, ma il tempo senza sofferenza e dolore, e quindi garantire la migliore qualità di vita al maggior numero possibile di persone”. Il convegno ha visto la partecipazione di Giuseppe Carruba, dirigente di Oncologia Sperimentale al Civico di Palermo, Calogero Caruso, professore ordinario di Patologia Generale Unipa, Damiano Galimberti, presidente Associazione Medici Antiaging, Paolo Marandola presidente onorario Fondazione Gaia e dello stesso Nicola Locorotondo che ha introdotto i lavori. A moderare, il giornalista Rai Davide Camarrone. La Medicina predittiva e preventiva è la più significativa e indicativa di sette momenti di intervento, che compongono l’intero metodo e che comprendono Alimentazione, Chirurgia ambulatoriale, Gastro enterologia, Genetica predittiva, Mal di schiena, Osteoporosi, Posturologia e Senologia. Perché il principio generale è che prevenire è meglio che curare. I test predittivi sono emersi nel corso della conferenza come l’aspetto primario del metodo elaborato da Nicola Locorotondo, che invita alla partecipazione tutti coloro che intendono vivere meglio e più a lungo senza accusare, manifestare e somatizzare al peggio le affezioni tipiche dell’invecchiamento. Germano Scargiali Per il contenuto dei singoli interventi vedi on line www.palermoparla.it 56 spettacoLi / cineMa Frenetica passion Rubrica creata da Gregorio Napoli Giungono insalutati e durano poco nelle sale cittadine Quei film che non vediamo A ccade spesso nella nostra città che parecchi buoni film, magari attinenti a problematiche storico-sociali di scottante attualità o ad argomenti culturali utili ad arricchire ulteriormente le proprie conoscenze, raggiungano faticosamente alcune sale d’élite, mentre altri, altrettanto significativi, subiscono una “censura” preventiva e circolano soltanto nelle grandi città. Quest’ultima considerazione che fa retrocedere Palermo ad una sorta di serie B culturale, la facciamo con particolare amarezza. La colpa non è dei gestori delle poche sale d’essai ai quali, comunque, va riconosciuto il merito di operare scelte impopolari, contando su una ristretta ma agguerrita fascia di utenti palermitani attenti alle proposte “difficili” ma culturalmente e qualitativamente valide. E non si può emettere nei loro confronti una sentenza di condanna se la scarsa affluenza di spettatori li induce a sostituire il film meno apprezzato dal pubblico dopo un paio di giorni di programmazione. Ad aggravare la situazione c’è la scarsa tempestività con cui le recensioni, che potrebbero avere una funzione di sostegno, appaiono sul nostro maggior quotidiano. Alla luce di queste considerazioni mi sembra utile riproporre alcune recensioni non pubblicate, contando su qualche lettore cinefilo che avendo visto questi film abbia voglia di rifletterci ancora su, o sperando di indur re chi non ha fatto in tempo a vederli, a recuperarne qualcuno magari alla sua uscita nel circuito dei Dvd. Eliana L. Napoli Miral Regia: Julian Schnabel. Sceneggiatura: Rula Jebreal (dal suo romanzo “La strada dei fiori di Miral”). Fotografia: Eric Gautier. Interpreti: Freida Pinto, Willem Dafoe, Hiam Abbas, Yasmine Al Masri, Vanessa Redgrave. Origine: Francia, Gran Bretagna, Israele , USA 2010. Genere: Drammatico. Julian Schnabel, pittore talentuoso ma fortemente attratto anche dal mezzo cinematografico, ci ha regalato in passato qualche buon film di argomento non banale, come Lo scafandro e la farfalla (2007), storia vera di un uomo che un ictus rende prigioniero del proprio corpo, con il solo movimento di una palpebra come mezzo per comunicare e che riesce, tuttavia, a scrivere il romanzo cui il film si ispira. Con Miral l’ispirazione arriva da un libro di ben diverso argomento. “La strada dei fiori di Miral”, infatti, è la quasi biografia della giornalista palestinese Rula Jebreal (vista su La7 e ad Anno Zero), sua attuale compagna. Ne viene fuori un film complesso ed ambizioso che ripercorre le tormentate vicende israelo-palestinesi, dalla nascita dello stato di Israele (1948) fino agli accordi di Oslo del 1993, attraverso la storia di quattro donne. Due in particolare sono oggetto della sua attenzione: Hind Husseini (Hiam Abbass, bravissima qui come ne Il giardino dei limoni), carismatica fondatrice di un orfanotrofio per London River Regia: Rachid Bouchareb. Sceneggiatura: Rachid Bouchareb, Olivier Lorelle, Zoè Galeron. Fotografia: Jèrome Almèras. Musiche: Armand Amar. Interpreti:Brenda Blethyn, Sotigui Kouyatè, Bernard Blancan. Origine: Algeria, Francia, Gran Bretagna 2009. Genere: drammatico. Nella tragica mattina del 7 luglio 2005, Londra venne sconvolta da quattro successive esplosioni di chiara matrice terroristica che uccisero 56 persone e ne ferirono 700. Partendo da quel terribile avvenimento Rachid Bouchareb, regista francese di origine algerina, ci racconta la storia emblematica di Ousmane, africano e musulmano, e della signora Elizabeth Sommers, inglese e cristiana, che nell’attentato sono indirettamente coinvolti. Ousmane ha lasciato l’Africa per la Francia dove lavora come guardia forestale. La signora Sommers vive in un’isola inglese coltivando il proprio podere. Entrambi giungono a Londra alla ricerca dei propri figli Alì e Jane di cui non hanno notizie dal giorno dell’attentato. Le loro vicende si intrecciano allorché scoprono che i due giovani si bambini palestinesi, che evita gli atteggiamenti estremistici per consentire alla sua istituzione di crescere; e Miral (Freida Pinto, attrice indiana vista in The billionaire), diciassettenne palestinese allevata in quell’orfanotrofio, combattuta fra nazionalismo oltranzista e apertura al dialogo con la parte avversa, che alla fine viene a studiare in Italia divenendo, poi, giornalista e scrittrice. Il risultato è un film stilisticamente discontinuo, con solo qualche bella immagine e qualche buona sequenza a riscattare un contesto di generale piattezza. Manca poi un adeguato approfondimento del discorso storico e la pellicola, malgrado le radici ebraiche del suo autore, fa prevalere gli umori filo-palestinesi della Jebreal e appare quindi piuttosto squilibrata a favore dei suoi connazionali, ma si riscatta nel finale, aperto alla speranza di una possibile pacifica convivenza. Il film è comunque una testimonianza civile, ha momenti di grande emozione e ci coinvolge con la forza di una questione drammatica ancora irrisolta che riguarda da vicino anche noi occidentali, inducendoci – e non è poco - ad una salutare riflessione. (e.l.n.) amavano e vivevano insieme. Bouchareb adotta toni sommessi ed uno stile sobrio ed essenziale per raccontarci lo sgomento e il dolore dei protagonisti e della popolazione londinese dinanzi alla tragedia che ha lasciato nella coscienza dei britannici ferite non meno profonde e indelebili dell’11 settembre in quella degli americani. Lo fa con garbo e sincerità di toni, accompagnandoci per le vie di una Londra multietnica e tollerante, dove la solidarietà e la fratellanza sembrano prevalere sulle differenze di razza e di religione. Ed è in questo contesto che l’iniziale atteggiamento di reciproco sospetto e diffidenza fra i due protagonisti, si trasforma in affetto e comprensione attraverso la condivisione delle stesse ansie e sofferenze. Alla fine la storia, assolutamente priva di pietismo e di retorica, si fa metafora di una possibilità di convivenza pacifica e di un ritorno a stili di vita più autentici e naturali. Non a caso sia Elizabeth che Ousmane lavorano a contatto con la natura. Fondamentale il contributo di Brenda Blethyn, sobria ed efficace nel ruolo di Elizabeth, ma soprattutto di Sotigui Kouyatè, un Ousmane imponente e ieratico, meritatamente premiato con l’Orso d’Oro al Festival di Berlino. (e.l.n.) segue a pagina 58 57 spettacoLo Urlo Regia e sceneggiatura: Rob Epstein e Jeffrey Friedman. Fotografia: Edward Lachman. Musiche: Carter Burwell. Interpreti: James Franco, David Strathairn, Bob Balaban, John Hamm, Jeff Daniels, Allen Ginsberg. Origine: USA 2010. Genere: Drammatico, biografico, animazione. Urlo è un’opera di non facile lettura, un film di nicchia destinato a spettatori che abbiano voglia di cimentarsi con argomenti culturalmente impegnativi e con un linguaggio cinematografico ardito e innovativo. Per chi ha conosciuto ed amato la cultura americana del secondo dopoguerra – quella di Neal Cassady, di Gregory Corso, di William Burroughs e di tutti quelli che Jack Kerouac, autore del mitico “On the road”, definì la “beat generation”- cultura scandita al ritmo del jazz e delle canzoni di protesta, il film è un’esperienza imperdibile. Dedicato ad Allen Ginsberg, guru indiscusso di questa generazione di intellettuali, Urlo prende il titolo dal suo poema migliore che infranse gli schemi della tradizione, aprendo alla poesia nuovi orizzonti e possibilità espressive. Girato a basso budget da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, il film mette in scena il processo che nel 1957 a San Francisco, portò alla sbarra Lawrence Ferlinghetti, accusato di aver pubblicato il poema “osceno” dell’amico Ginsberg. I due registi assolvono felicemente al non facile impegno, sviluppando la storia su tre diversi piani narrativi. Fondamentale è quello del processo nel quale accusa e difesa si fronteggiano chiamando a testimoniare numerosi intellettuali e che si conclude con l’appassionata sentenza assolutoria del giudice Clayton Horn (Bob Balaban). Un secondo piano narrativo è la lunga intervista a Ginsberg (James Franco), con relativi flashback in bianco e nero, nella quale il poeta medita sul percorso tortuoso e doloroso della sua maturazione artistica, con più di un riferimento a Carl Solomon con il quale condivise per qualche tempo l’esperienza del manicomio ed al quale il poema è dedicato. C’è infine e soprattutto il poema stesso, visualizzato attraverso gli efficaci cartoons di alcuni graphic artists che ne colgono in pieno la dirompente originalità. Urlo è anche, a suo modo, un film didattico che si sforza di far comprendere cosa c’è dietro alle provocazioni di Ginsberg e alla disarmante e assoluta franchezza del suo linguaggio. La marginalità sociale di pazzi, drogati, ladri e ribelli che lui pone al centro del suo discorso poetico, assurge a metafora della rivolta contro il Moloch capitalistico e i condizionamenti dell’establishment; mentre l’esaltazione di una sessualità libera è l’affermazione franca e senza veli di ipocrisia di una ritrovata fisicità, fautrice di un più autenti- co contatto umano. Fondamentali sono il linguaggio e l’atteggiamento profetico del poeta, che discendono da una lunga tradizione anglo- americana (da W. Blake a T.S. Eliot a W. Whitman), ma che ritrovano forza espressiva nell’uso di metafore e immagini capaci di accostare universi percettivi diversi, costringendo il fruitore del poema alla comprensione intuitiva (“Non si spiega la poesia con la prosa” afferma saggiamente uno dei testimoni al processo). Appare chiaro, alla fine, il disegno complessivo dell’opera che chiude in un crescendo emotivo di coinvolgente bellezza. Ci sorprende la sconcertante attualità del messaggio che ci fa rimpiangere quella stagione appassionata e felice nella quale, a scuotere le coscienze, risuonava l’urlo salutare, anche se scomodo e fuori dal coro, di un poeta utopisticamente rivolto verso il trionfo di sentimenti come la gioia, la libertà e l’amore. In un mondo come il nostro, privo di ideologie, che affonda nel grigiore del disimpegno, che ci prospettano, oggi, i nostri intellettuali? (e.l.n.) trambi. Il film ha qualche pecca, ma molte frecce al suo arco, prima fra tutte la magnifica performance di due attori maiuscoli che ci riempiono di invidia se pensiamo a certi “professionisti” del nostro cinema. Jamie Foxx si cala con perfetta adesione nel personaggio difficile, a volte irritante, di Nathaniel; mentre Richard Downey Jr. ci fa amare incondizionatamente il personaggio di Steve Lopez costruito con naturalezza, verità, e mirabile ricchezza espressiva. Joe Wright ha anche il merito di raccontarci una Los Angeles non convenzionale, ben lontana dai fasti hollywoodiani e dalla volgare ostentazione di ricchezza di Beverly Hills, concentrandosi, invece, sull’umanità sconfitta ed emarginata dei senza tetto ( ben 90.000 nella grande L A), dei drogati, dei mentalmente disturbati che si aggirano nel quartiere degradato di Skid Row o risiedono nella Lamp Community, istituzione che si prodiga nel non facile compito di dar loro una mano. Ci sfiora il sospetto che proprio questa rappresentazione, spietata e senza compromessi, del “rovescio della medaglia”, l’altra faccia del “sogno americano”(per altro non nuova al cinema statunitense) da parte di un regista d’oltre oceano, non sia stata del tutto gradita ai suoi committenti hollywoodiani. I “panni sporchi” è sempre meglio lavarli in casa. Inoltre Joe Wright, deciso ad evitare il ricatto della lacrima facile e le furberie cui i suoi colleghi ricorrono solitamente in questo genere di film, mantiene le distanze dalla materia forte ed incandescente della storia, ingenerando un’impressione di eccessiva freddezza. Usa con parsimonia perfino la meravigliosa musica (Beethoven, innanzi tutto, passione mai rinnegata di Nathaniel) che sottolinea i momenti salienti della storia. Unica eccezione la sequenza in cui le note esaltanti dell’”Eroica” si accompagnano ad una danzante fantasmagoria di luci e di colori. Qualche pecca nella sceneggiatura o qualche incertezza del regista, non a suo agio, probabilmente, in un modo di far cinema ben diverso da quello britannico, non pregiudicano, comunque, un film che merita senz’altro una seconda possibilità. (e.l.n.) il solista Regia: Joe Wright. Sceneggiatura: Susannah Grant. Fotografia: Seamus Mc Garvey. Musiche: Dario Marianelli. Interpreti: Robert Downey Jr., Jamie Foxx, Catherine Keener. Origine: USA 2009. Genere: drammatico, biografico. Quando il cinema incontra la grande musica classica solitamente il successo è assicurato. Pensiamo a film come Shine o al recentissimo Il concerto, nelle sale per oltre due mesi. Minor fortuna sembra aver avuto fin qui Il solista, girato nel 2009, che arriva da noi soltanto adesso. Opera del regista Joe Wright, londinese alla sua prima esperienza hollywoodiana (suoi il raffinato ed intenso Orgoglio e pregiudizio e l’appassionante Espiazione), il film si basa su una storia vera. Racconta, infatti, una singolare esperienza capitata al giornalista del “Los Angeles Times” Steve Lopez, poi divenuta materia di un suo romanzo. L’incontro col bizzarro musicista barbone Nathaniel Ayers, ridotto a suonare in strada un violino con solo due corde dopo aver frequentato una scuola di altissimo livello quale la Juilliard di New York, ne fa intuire a Lopez le potenzialità e lo induce a scavare nel suo passato nel tentativo di aiutarlo a tornare alla normalità e a mettere a frutto il suo notevole talento. Sarà l’inizio di una solida amicizia e segnerà, comunque, un momento di crescita e di arricchimento spirituale per en- 58 spettacoLo personaggi d’eccezione fra le luci al gran galà del politeama sportfilmfestival trionfo del cinema e dello sport Una edizione senza precedenti la 32ma Rassegna cinematografica internazionale Sportfilmfestival, che ha richiamato a Palermo personaggi di chiara fama, alcuni dei quali addirittura popolari, dello sport, del cinema e dell’informazione. Non può negarsi che personaggi come Massimo Moratti, Michele Cucuzza, Aldair e gli stessi dirigenti sportivi Giovanni Petrucci e Maurizio Beretta siano dei divi, portatici in casa come sono dai media e dalla tv in particolare… I Paladini d’oro sono andati, infatti, oltre che ai film anche a personaggi distintisi per meriti sportivi e per l’impegno profuso, tre dei quali alla carriera. In una cornice eccezionalmente festosa l’evento si è concluso con il gran finale al teatro Politeama, un galà come non si vedeva da tanto che ha fatto break nell’atmosfera un po’ uggiosa per il precoce maltempo e per le zuffe politiche di questa stagione. Mai come questa volta il Coni regionale e provinciale sono stati al fianco dell’organizzazione con un impegno a 360 gradi e la continua presenza del presidente Massimo Costa. Tutto è iniziato del resto con la presentazione ufficiale svoltasi al Coni di via La Malfa, dove erano presenti i maggiori rappresentanti di tutti gli enti coinvolti. In questa occasione sono state ufficializzate le nomination ed è stato sottolineato fra le tante cose come per la prima volta la rassegna si sia aperta anche alla disabilità, indicando in Veronica Floreno, campionessa di tiro con l’arco, la vincitrice del Paladino d’oro come miglior atleta paralimpica dell’anno. La presentazione nazionale si è svolta, invece, a Roma presso la sede della Lnd Figc. L’evento in tale occasione è uscito risolutamente dai confini regionali, acquistando la rilevanza a vasto raggio che merita, in virtù della lunga tradizione e delle nuove aperture verso temi inediti. Tanto più che quest’anno il programma si è arricchito della prima edizione del Football film fest che premia, unica in Italia, la migliore opera dedicata al calcio. Sono stati 23 in totale i film giunti alla fase finale della rassegna, nove dei quali italiani e gli altri provenienti da Spagna, Germania, Francia, Israele, Svezia, Russia, Usa e Austria. Le proiezioni dei film in concorso sono avvenute presso la Cittadella universitaria di Palermo nel corso di quattro mattinate. Si è svolto frattanto anche un meeting fra registi, produzioni, stampa e universitari. E, infine, l’affollatissimo gran Galà del Politeama per il quale è stata scelta una presentatrice di grido come Magda Gomez (al fianco di Panariello a Sanremo e ora in Guida al campionato su Italia 1). Gianni Petrucci, presidente nazionale Co- Massimo Costa premia Giovanni Petrucci Sandro Morgana e Massimo Moratti ni, ha ricevuto il premio alla carriera da Massimo Costa, presidente regionale. Mentre Massimo Moratti – per l’Inter, squadra dell’anno – è stato premiato da Sandro Morgana, presidente regionale della Figc. L’atleLa presentatrice Magda Gomez ta dell’anno è stato indicato invece nel lanciatore di peso Nicola Vizzoni. Fra i film si è distinto Across dell’austriaco Iurgen Gruber (best picture). Mentre l’italiano Marcianise terra di pugili di Enrico Falzetti, particolarmente apprezzato, è stato premiato come best sound mixing. Il miglior protagonista è stato Gaetano Mura per Transat 2009, un film sulla vela oceanica. Fra i premi speciali, il Gregorio Napoli è stato consegnato dalla moglie del compianto critico Eliana a Tutto il resto non esiste di D’Alessandro e Carrara. Particolare visibilità ha avuto Francesco Ginestra che ha garantito la presenza di Snai, ha messo in palio un premio speciale, ha partecipato alla consegna ed è stato a sua volta premiato per il sostegno imprenditoriale a favore dello sviluppo dello sport. La 32ma Rassegna Cinematografica Internazionale Sportfilmfestival sarà trasmessa in differita a dicembre sul canale 220 Sky Snai Sat. La manifestazione è stata organizzata dal Centro di Comunicazione Visiva dello Sport. Presidente del comitato Vito Maggio, direttore Roberto Oddo. Ha fruito della collaborazione dei seguenti organismi pubblici e privati: Ars, Coni Regionale Sicilia e Provinciale Palermo, Figc Lnd , Cip, Università degli studi, Provincia regionale di Palermo, Inail, Regione Sicilia. Più i media partner Rai Radio 1, Italpress, Teleippica Sky 220, Media One. La SNAI è stata la official partner e la Fratelli La Bufala la food partner. I personaggi premiati Aldair Alla carriera di Calciatore Antonio Preziosi RAI Direttore radiofonico dell’anno Benedetto Adragna Per l’impegno profuso a favore della promozione dei valori dello sport Fabio Guadagnini SKY Direttore televisivo Sportivo dell’anno Francesco Ginestra Per il sostegno imprenditoriale a favore dello sviluppo dello sport Federica Cudia Atleta Paralimpica Gianni Petrucci Alla carriera di Dirigente Sportivo Giulio Golia Per l’impegno Profuso a favore della solidarietà Le Iene Italia 1 Trasmissione televisiva dell’anno Massimo Moratti Inter Società Sportiva dell’anno Maurizio Beretta Dirigente Sportivo dell’anno Michele Cucuzza Alla carriera di Giornalista Nino Lisotta Atleta Paralimpico Nicola Vizzoni Atleta dell’anno Paolo Zauli Radiocronista dell’anno Stadio News Sito sportivo dell’anno Veronica Floreno Atleta Paralimpica dell’anno I Paladini d’oro ai film Best sound mixing: Marcianise terra di pugili di Enrico Falzetti Italia Best editing: The way of vic- tory di Kaminskiy Vyacheslav, Russia Best picture: Across di Jurgen Gruber, Austria Best Screen play: Breaking the ice di David Noy, Israele Best leading role: Gaetano Mura, Transat 2009 Italia Best director: Mount st. Elias di Gerald Salmina (Germania) Best foreign film: The games they play di Loevy/Mara’ana/ Shamir/Dror, Israele Best football film: The Referee di Mattias Low, Svezia Best paralympic film: One goal di Sergi Augustì, Spagna Best short film: Across di Jurgen Gruber, Austria Best feature film: Mount st.Elias di Gerald Salmina, Germania 59 attUaLita’ s’inaugura Zerocento Un caldo e riuscito vernissage quello che ha inaugurato la sede di Zerocento in via Dante 120. Tutta gente simpatica e brillante fra gli ospiti di ogni età. E’ questa una prova che tutti si interessano oggi ai prodotti multimediali. Ma alla Zerocento la specialità sono quelli interattivi e si tratta anche di cartoons… L’iniziativa nasce da Daniele Manno e Rodolfo Drago in sinergia con Vincenzo Cefalù. Fra gli ospiti, la bella Valentina Bruno, organizzatrice di eventi (nella foto in primo piano). Un particolare gli schermi: luminosissimi wall dove scorrevano immagini fotografiche di Francesco Italia. (GS) Mille sono i volti in cui si ripresenta l’arte di Emilio Guaschino. Sono i volti da lui ritratti, nella gioia, nel dolore, nella spensieratezza che non manca mai di una vena consapevole dei problemi che la vita in ogni caso a tutti impone. Il suo gusto nello scrutare il profondo delle fisionomie raggiunge il massimo in certa ritrattistica che corre dalle chine agli oli, passando attraverso gli acquarelli. Ricca e copiosa è, infatti, la produzione del pittore palermitano, che si moltiplica a dismisura nei vari “studi” che sembrano quasi eseguiti a penna, all’impronta. Il volto umano è quindi sempre al centro dell’attenzione del pittore, quasi fosse un paesaggio, i cui tanti segreti vengono a lungo indagati, ma lasciano sempre spazio ad altri ancora, meno noti, che rimangono da scoprire. I personaggi hanno tutte le età. I giovani appartengono per lo più presepe subacqueo a Mondello Chi ama il mare non lo dimentica certo con l’arrivo dei primi freddi. Anche quest’anno un presepe subacqueo festeggerà a Palermo la ricorrenza natalizia. Sarà calato in mare davanti al pontile di Mondello dal Sea club Palermo in collaborazione con il Rotary club. I personaggi sono realizzati in ceramica da Nino Parrucca. 60 iL pittoRe paLeRMitano si MoLtipLica nei sUoi peRsonaGGi i mille volti di Guaschino al popolo, alla realtà contadina, al lavoro nelle piazze e nei mercati. Nella loro operosità affrontano le fatiche della giornata spendendola con spavalderia e talvolta persino con una vena di buon umore. Opere fra le più svariate ritraggono le donne che recano in brac- cia i loro bimbi. Sono qui simili ad altrettante madonne, degne di figurare spesso in piccoli altari, purché si perdoni all’autore qualche nudità, che però appare dovuta, quasi omaggiata ai significati dell’immagine nel suo complesso. Vi sono poi gli innumerevoli anziani, magri e sca- vati. Ritratti in vari momenti della giornata, ma spesso al tramonto. Spesso sul belvedere di un paesino da dove si intravede un’immensa campagna. Un altro, quest’ultimo, dei temi prediletti dal “professore”. Infine c’è il Guaschino dei ritratti di personaggi noti. Tutti più che somiglianti, come nel caso di Edoardo De Filippo e Luigi Pirandello. Altri con espedienti cromatici o con alcuni caratteri solo leggermente esagerati per rendere meglio l’espressione com’è per Leonardo Sciascia o per Tommaso Romano. In ogni caso si parte dalle chine, in nero, che sembrano quasi gli studi per altrettante sculture: bronzetti e pietre intagliate. Si passa poi alle chine acquerellate e agli oli, percorrendo come le sale e i corridoi di un museo. Quello dei mille volti di Guaschino. Alisciarg D ove andiamo stasera? i RistoRanti IN CITTA’ IN PROVINCIA AI GAGINI. In via Casciari, praticamente alla Cala, questo locale, elegante e raccolto da sempre, ha da un po’ di tempo una gestione molto qualificata curata dai signori D’Amato e Lupo. Si pregia del sottotitolo “music restaurant”. Aspettatevi il meglio dal menu, dalla musica e …dal conto. 091 321518 TRATTORIA AI NORMANNI. Tradizione e professionalità si sommano in questo locale collocato in un edificio medievale accanto al Palazzo reale e dove “si parcheggia” come nel tempo che fu. Ricavato nell'antica stalla, dove sono visibili vecchi abbeveratoi in pietra. Veramente caratteristico. Cucina “a la carte” di livello e, una tantum, una buona cantina. Un locale da graduatoria. 091 6516011. IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste questo ristorante gestito da una famiglia “magica” del settore ristorazione. Si mangia sul mare con pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e …ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313. LA ROSA DEI VENTI a pochi metri dal mare di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina riserva le sorprese suggerite dal vulcanico titolare Emanuele Riccobono, un tuttologo, un simpatico iperattivo che fa di questo locale un lavoro, una passione e un’espressione artistica. Le sorprese non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente “di pesce”. 091 6377825. AI VECCHIETTI (di “minchiapititto”). Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091 585606. IL COVO DEI BEATI PAOLI. Non ci sono proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza, continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634. EXÈ. Lo abbiamo provato per voi senza sconti: giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091 7909146. LA MATTANZA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione. Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298. DA PINO AL BORGO. Scatenati dalla voglia di mangiare un boccone (o due) a mezzodì, rimane un dei posti dove si casca meglio. I due pazienti proprietari, ai tavoli fra mille avventori, sono cortesi e veloci, ma deliziosamente severi con chi non sa stare al gioco. Tutto è “popolare autentico”: una taverna senza trucchi, ma romantica come poche. Si mangia ai tavoli tutti insieme, ma non se ne soffre. Piatti tradizionalissimi, ma leggeri. Perché …si torna al lavoro. E' in piazza Sturzo lato mare. Non prenotate: è sempre pieno e c'è sempre posto. ANDREA IL PIRATA. Sempre a Terrasini, ma in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel, ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091 8682725. TURIDDU. A Terrasini, sul lungomare. Ecco uno dei ristoranti più panoramici d’Italia. Uno spettacolo: aerei (P.Raisi), pescherecci e un cormorano. Garganelli con vongole e zucchinette. Ora la gestione è diretta, curata dai proprietari. 0918682193. AL PALAZZACCIO. A Castelbuono, in pieno corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it LA ROTONDA. Un locale veramente all round. Peccato ve ne sia uno solo in tutta la provincia. Perché la formula adottata dai geniali gestori di Casteldaccia rimane unica, al top di un modo di servire il pubblico. Si direbbe “all’americana”, ma non riferito alle specialità culinarie, che sono locali e internazionali. Si trova contemporaneamente di tutto: menù, gelateria, cocktail. Lo abbiamo battezzato: un locale che vale qualche km di strada in più. In tanti, infatti la percorrono. E’ proprio sul mare. 091 953717. NELL’ISOLA DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra: una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piato di maccarruna alla marinara che abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i prezzi. 0921 331748. A CANNATA. A Salina (Lingua), ecco un grande ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must e si mangia nella splendida cornice della seconda delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa Marina telefonando al 090 9843161. AI BASTIONI. Un nuovo ristorante a Trapani. Nuovo l’arredo, nuovo il menu e il buffet, per chi non vuol perdere tempo, perché il servizio, anche per i piatti espressi è velocissimo. C’è di tutto, anche il polpo fresco, ma la carne è un must: il “patron” viene dal settore. Via XXX Gennaio al centro, dietro la villa, 0923 20579. L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525 A ROMA LA RUOTA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel settore, cucina alla romana e secondo la terra d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente, l’amatriciana. 06 5586301. Lamovida GLI AMANTI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli d’arte” della stirpe Collica. Così questo locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in tanti separè. Gastronomia, vini, birre e cocktail sono protagonisti. E’ un pub – ristorante, in Piazzetta Colonna (ang. via Cavour). TINA PICA. Fra San Domenico e il mare, neanche a dirlo, uno dei più famosi e attrezzati pub della città. Una meta sicura, di qualità TRIBECA. Difficile la sosta in auto, ma il Tribeca di via Stabile è sempre gettonato. Una sosta d’obbligo per la miglior movida cittadina. SOPHIE. In via Empedocle Restivo, angolo via Sardegna, un nuovo arredo accoglie gli ospiti con cortesia e signorilità. Gradevolmente. Maxi schermi. Si cena. 091 513902. GENESI. L’originalità è di casa in questo angolo sceltissimo della movida palermitana. E’ un pub-ristorante, si mangia alla tedesca, tanta ottima carne. All’Uditore. FUSO ORARIO. Nella seicentesca piazza Olivella riappare lo storico nome di questo locale, che cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a raccomandare questo pub originale e ben gestito. 61