scuole calcio: dalla tecnica di base alla tattica individuale

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scuole calcio: dalla tecnica di base alla tattica individuale
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Settore Giovanile e Scolastico
SGS > Scuole calcio
Dalla tecnica di base alla tattica individuale
Per migliorare le capacità tecniche dei nostri futuri campioni e permettere un confronto alla pari con
altre grandi scuole europee di football è necessario impostare un lavoro di ampio respiro che coinvolga
l'intera società e che preveda focus specifici per ogni fascia d'età
Stefano Bonaccorso
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Pare che le nuove generazioni di calciatori mostrino, sempre maggiori carenze
tecniche che si evidenziano con un impoverimento dell’espressione di alcuni gesti
(calciare, colpire di testa, dribblare) con conseguenti difficoltà nel confronto con
altre realtà europee (spagnole, francesi, olandesi).
Analizzando alcune cause di tale "impoverimento", si possono riscontrare le più
evidenti: la diffusa cultura della vittoria, la mancanza di occasioni di gioco nella
vita quotidiana, che rende i ragazzi poveri dal punto di vista motorio, la scarsa
motivazione all’impegno sportivo, i minimi investimenti economici nei settori
giovanili.
Per migliorare tale situazione è evidente che ogni operatore sportivo dovrà dare il
proprio contributo. Il club, rappresentato dai dirigenti e dal responsabile del settore
giovanile, ha il compito di definire la propria filosofia rispetto alla pratica sportiva
dei giovani, esplicitando principi e finalità a cui devono attenersi i tecnici nel
redigere la programmazione annuale. (Nella tab. 1 vengono esposte le linee guida
per la programmazione calcistica per fasce d’età). I principi educativi a cui gli
adulti devono attenersi sono quelli ispirati ai diritti, ai bisogni e alle caratteristiche
evolutive dei giovani giocatori. Gli allenatori potrebbero migliorare i programmi di
insegnamento-apprendimento della tecnica (qualità), aumentando, nel corso degli
allenamenti, il tempo da dedicargli (quantità).
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La scuola allenatori del Centro Tecnico di Coverciano da anni propone una
classificazione dei gesti tecnici che dovrebbe essere il punto di riferimento per chi
allena il settore giovanile, cui è demandato il compito arduo ma imprescindibile di
gettare le basi (fondamentali tecnici) sulle quali costruire il futuro calciatore. Nella
tab. 2 vengono classificati gli obiettivi specifici relativi alla tecnica di base e alla
tattica individuale: l’allenatore nel redigere la programmazione tecnica potrebbe
riferirsi a questa classificazione e scegliere gli obiettivi da perseguire nel corso
della stagione calcistica.
In generale giova tenere a mente che lavorare da soli forse non è conveniente.
Collaborare con i propri colleghi, condividendo programmi ed obiettivi potrebbe
essere una strada che facilita lo sviluppo tecnico dei giovani calciatori.
Programmare in modo verticale, continuo e coerente per fasce d’età è un lavoro
che “paga” dal punto di vista della qualità degli apprendimenti e ottimizza gli
interventi degli allenatori. Se ogni tecnico scegliesse di allenare alcune capacità
motorie e abilità tecniche a stagione, concordandole a tavolino con i colleghi che
allenano la categoria precedente e successiva, ne risulterebbe, a lungo termine,
un lavoro completo, coordinato e coerente. Allora il giovane calciatore, cresciuto
in un settore giovanile ben armonizzato, potrà acquisire le abilità tecniche in modo
ottimale, senza dover ogni volta ripartire da capo o sentirsi accusato di “non aver
lavorato a sufficienza” con l’allenatore dell’anno precedente.
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Lavorare sulla TECNICA
Gli allenatori, con la supervisione del responsabile del sett. giovanile, potrebbero
redigere e condividere la programmazione tecnica che riguarda la scelta degli
obiettivi specifici (le tab. 3 e 4 esemplificano un’ipotesi di programmazione, che
evidenzia gli obiettivi dominanti per fasce d’età e i mezzi di allenamento più
idonei). Con i Piccoli Amici si parla di educazione motoria di base la cui finalità è
fornire gli strumenti per muoversi e giocare. Il mezzo di allenamento principe è il
gioco conl’intento di educare le condotte motorie primarie.
Con i Pulcini l’attività ludica deve avere un ruolo preponderante: il calcio è ancora
un gioco individuale, la massima esigenza per un Pulcino è quella di avere un
pallone per sé (dominio della palla), portarlo dove vuole (guida della palla),
scartare l’avversario (dribbling), allo scopo di fare goal (tiro in porta). è a partire da
questi bisogni che si scelgono gli obiettivi dominanti. Il mezzo di allenamento da
privilegiare è l’1>1, durante il quale si allenerà anche la fase difensiva e la
capacità di marcare il portatore di palla (p.p.).
Con gli Esordienti si parla di avviamento al calcio che mette in guardia dalla
“tentazione” di ogni mister, di proporre la specializzazione in ruoli e sistemi di
gioco, anticipando le tappe della formazione. Da questa età in avanti (raggiunto
anche un certo grado di maturità mentale e superato l’egocentrismo infantile), i
ragazzi sono pronti per capire che il calcio è un gioco di squadra nel quale è
fondamentale collaborare. Ecco dunque il primo percorso didattico: se in fase
offensiva si passano la palla, in fase difensiva dovranno imparare ad intercettarla,
anticipando ed occupando con tempestività le linee di passaggio. Il secondo
percorso didattico prevede che a partire dallo stop si arrivi a difendere la palla
sulla pressione dell’avversario, che marcando il p.p. da dietro cercherà di
conquistarla. Le situazioni in superiorità numerica hanno lo scopo di favorire la
fase offensiva dando più tempo e spazio agli attaccanti.
è con i Giovanissimi che si comincerà a parlare di inizio della specializzazione
(l’iniziazione ai ruoli più adatti alle caratteristiche dei giocatori), educando a
comprendere ed utilizzare sistemi e strategie. La parte preponderante del primo
percorso è riservata allo smarcamento, essenza del gioco offensivo senza palla e
alla marcatura dell’attaccante senza palla (appoggio o sostegno). Il secondo
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percorso, a partire dal calciare, prenderà in considerazione il cross (passaggio
dalle fasce verso il centro), per favorire il colpo di testa dell’attaccante e di
conseguenza l’intervento difensivo del rispettivo marcatore (duello aereo).
Formare ed educare
Gli allenatori (sempre con la supervisione del responsabile del sett. giovanile e la
consulenza dello psicopedagogista), potrebbero redigere e condividere la
programmazione educativa per fasce d’età, che riguarda i fattori psicologici della
prestazione calcistica e gli stili di vita da atleta.
Le capacità cognitive necessarie per apprendere a giocare a calcio, ad esempio,
sono molteplici. L’equipe di allenatori potrebbe scegliere di sviluppare nei Piccoli
Amici la percezione, la conoscenza di sé e la creatività, assecondando le naturali
caratteristiche di questa età. Con i Pulcini si può perseguire la capacità di
concentrarsi e stare attenti. Agli Esordienti si può allenare le capacità di osservare
e comprendere (preliminari al pensiero tattico). Gli obiettivi riferiti agli esordienti
riguardano la capacità di analisi e sintesi, di risolvere i problemi (scelta) e di
autovalutarsi
Programmare lo sviluppo delle capacità emotivo-affettive, invece, consente di
mettere nelle condizioni il giovane di apprendere al meglio il gioco del calcio. Ai
più piccoli è necessario proporre attività giocose per appassionarli all’attività
motoria. Bisogna poi creare le condizioni che permettano a tutti di provare
gratificazione e successo (riuscita), dovuto al miglioramento delle proprie
prestazioni individuali (rispetto al livello di partenza). L’acquisizione e il rinforzo
dell’autostima andranno di pari passo alla riuscita nelle attività che l’allenatore
proporrà. è importante imparare a gestire le emozioni per non incorrere in errori
e/o comportamenti istintivi che non portano nulla di buono alla squadra. La
capacità di diventare autonomi nelle scelte di gioco rappresenta l’obiettivo finale
dello sviluppo di queste capacità.
Riguardo alle capacità sociali, il rispetto delle regole, degli altri, la capacità di
collaborare e cooperare sono alla base del calcio, essendo questo un gioco di
squadra. Il calciatore che non riesce a raggiungere questi obiettivi avrà scarse
capacità di apprendere in modo ottimale questo gioco.
Per quanto riguarda, infine, gli stili di vita da atleta, adottare uno stile sano
(alimentazione, movimento, risposo) dovrebbe rientrare nella mentalità sia degli
adulti, sia dei giovani calciatori. Una vita poco sana può inficiare tutti gli sforzi che
si fanno in allenamento. Giocare quotidianamente all’aria aperta e limitare i
passatempi sedentari dovrebbero rappresentare le condotte prioritarie dei giovani
atleti. La richiesta di impegnarsi seriamente nello studio, per potersi realizzare
culturalmente, professionalmente e non solo dal punto di vista sportivo, completa
un’attenta programmazione educativa.
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Conclusioni
La proposta descritta lungi dall’essere esauriente ed approfondita vuole
semplicemente essere uno spunto di riflessione e di lavoro, soprattutto per gli
allenatori impegnati nel difficile compito di migliorare la tecnica calcistica di cui
tanto si parla e di cui tanto c’è bisogno. L’idea potrebbe essere quella di scegliere
pochi obiettivi alla volta, ma di perseguirli tenacemente.
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