Prof. Dott. Armando Borghi Direttore Master in Real Estate
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Prof. Dott. Armando Borghi Direttore Master in Real Estate
FINANZA IMMOBILIARE Dott. Armando Borghi Direttore Master in Real Estate presso la Scuola di Direzione Aziendale (SDA) dell’Università Bocconi di Milano MBCF. Quale può considerarsi il grado di successo raggiunto dall’esperienza italiana nei fondi di investimento immobiliare? Successivamente alla costituzione del primo (Valore Immobiliare Globale, istituito nel 1999), qual è il grado di sensibilità raggiunto dai risparmiatori attorno a questo particolare strumento di investimento? Armando Borghi. I fondi immobiliari hanno rilevato e continuano a rilevare un elevato grado di successo. I dati confermano che l’interesse verso questa categoria sta crescendo sempre di più. Il patrimonio, al 30 giugno 2005 ha superato gli 8,3 miliardi di euro (con una crescita pari al 52% in 12 mesi e al 179% in tre anni), a testimonianza che il settore è molto vivace. Il settore dei fondi immobiliari rappresenta ad oggi l’1,5% del patrimonio degli OICR. Fino ad oggi i fondi immobiliari hanno rappresentato una valida alternativa all’acquisto diretto di immobili e anche per il futuro le due scelte di investimento si completeranno a vicenda. Ma se inizialmente questa possibilità era più impiegata dagli istituzionali, a causa del carattere chiuso dei fondi immobiliari, ora anche i piccoli risparmiatori possono accedere più facilmente al mercato indiretto, grazie alla comparsa dei fondi semi-aperti. MBCF. Il mercato immobiliare è spesso “accusato” di scarsa trasparenza nelle transazioni. A Suo parere, un eventuale maggiore radicazione dei Fondi di Investimento Immobiliare nell’ambito dei portafogli di investimento dei risparmiatori potrebbe contribuire a fare luce sui punti meno chiari di questo particolare tipo di mercato? Armando Borghi. La crescita del settore del risparmio gestito immobiliare certamente favorirà in futuro livelli di trasparenza sempre maggiori. Già tramite l’introduzione dei fondi ad apporto è stato raggiunto un livello di trasparenza del mercato più elevato rispetto al passato, in quanto essi consentono ai risparmiatori di effettuare preventivamente, al momento dell’acquisto delle quote, una valutazione del portafoglio immobiliare detenuto dal fondo stesso e del rendimento ottenuto sino a quel momento e quello prospettico. MBCF. Il filo logico previsto dalla legge 86/94 che ha istituito i Fondi di Investimento Immobiliare è stato profondamente modificato dal Testo Unico della Finanza (D.Lgs. 58/98) e dai successivi interventi normativi. Quale può considerarsi ad oggi, anche alla luce della situazione economica attuale, il grado di compatibilità del dettato legislativo in vigore con le esigenze e le aspettative del mercato immobiliare? Quali i punti critici e quali quelli di forza delle norme in vigore? Armando Borghi. I fondi immobiliari hanno subito negli ultimi anni radicali modifiche alla normativa di riferimento, le quali hanno portato la compatibilità tra la normativa stessa e le esigenze del mercato ad un livello decisamente buono. In particolare, l’introduzione della possibilità di istituire fondi mediante apporto privato, di ricorrere all’indebitamento per acquistare o valorizzare gli immobili (era paradossale non poter usufruire della leva), la rivisitazione del regime fiscale (non più penalizzante ed in grado di attirare nuovi investitori dall’estero), nonché la possibilità di istituire fondi semi-aperti sono fattori che hanno contribuito alla crescita del settore. È avvenuta una “istituzionalizzazione legislativa”: i fondi immobiliari sono ora una vera e propria asset class. Infine, uno dei punti critici più significativi resta, nel caso di fondi ad apporto privato, la possibilità di conflitto di interesse in caso di coincidenza tra soggetto apportante immobili al fondo e gestore del fondo medesimo: la normativa ha correttamente differenziato diversi livelli di accettabilità per diverse tipologie di prodotto (retail vs. istituzionali). Inoltre si riscontra poca attenzione agli sviluppi più recenti (fondi speculativi, solo recentemente regolati dalla normativa). MBCF. Qual è la Sua opinione circa i Fondi ad apporto: attraverso questo strumento finanziario, partendo da immobili già di sua proprietà, l’investitore conferisce gli stessi nel fondo e successivamente colloca le quote sul mercato. Questo, secondo alcuni, consentirebbe di allargare enormemente gli orizzonti dei Fondi di Investimento Immobiliare permettendo al risparmiatore (in genere più avvezzo ad un investimento diretto nel settore immobiliare piuttosto che ad un indiretto come nel sistema del fondi) di investire su di un immobile di cui è già proprietario (ricordiamo che, nel nostro paese, più del 75% dei nuclei famigliari è proprietario dell’immobili in cui abita). Armando Borghi. Come già evidenziato in precedenza, i Fondi ad apporto garantiscono una trasparenza maggiore rispetto ai Fondi ordinari. Infatti, la costituzione dei fondi ad apporto avviene mediante conferimento di un portafoglio immobiliare chiaramente identificato e immediatamente valutabile. Quindi è possibile determinare il profilo di rischio/rendimento con una certa accuratezza. Inoltre, va notato anche che la redditività degli immobili è immediata (nel caso in cui gli immobili siano concessi in locazione). A mio parere, in futuro i fondi ad apporto assumeranno una posizione sempre più rilevante nel panorama dei fondi immobiliari. MBCF. Le agevolazioni fiscali introdotte con il Decreto Legge 351/2001 e ss. possono contribuire a far decollare definitivamente nel nostro paese questa forma di investimento e a colmare il gap che ci divide dal resto dei grandi paesi industrializzati nei quali da anni questo tipo di fondi costituisce un comune strumento di investimento? Armando Borghi. Sicuramente le agevolazioni fiscali introdotte potranno favorire la crescita del settore, ma sono diversi i fattori che influenzeranno l’attuale scenario. Sarà importante da parte dei gestori dei fondi impiegare in modo corretto l’elevata liquidità ancora in portafoglio (oltre che far buon uso della leva finanziaria concessa dalla normativa). Inoltre, nonostante si sia già assistito alle prime dismissioni, sarà fondamentale, tra qualche anno, l’abilità nella realizzazione di plusvalenze da dismissione e, in generale, il track record dei singoli gestori, per poter far si che il settore dei fondi immobiliari decolli definitivamente come forma di investimento. MBCF. Quali sono i giusti riferimenti per valutare correttamente la “bontà” di un Fondo di Investimento Immobiliare? Armando Borghi. Nel caso dei fondi ad apporto è possibile valutare il portafoglio di immobili e quindi identificare con una certa accuratezza il profilo di rischio/rendimento del fondo stesso. Nel caso di fondi ordinari ciò non è possibile: è quindi necessario valutare la bontà del fondo basandosi solamente sullo standing del promotore del fondo e della società di gestione. Milano, 18 gennaio 2006