Re Cecconi? No, Basta Una chioma d`angelo e la leggenda rivive
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Re Cecconi? No, Basta Una chioma d`angelo e la leggenda rivive
SABATO 20 SETTEMBRE 2014 LA GAZZETTA DELLO SPORT SERIE A il personaggio LA SOMIGLIANZA Re Cecconi? No, Basta Una chioma d’angelo e la leggenda rivive Lo stesso numero di maglia, l’8, e la stessa zazzera bionda accomunano due protagonisti della Lazio: l’esterno serbo e uno dei simboli più amati dello scudetto biancoceleste del 74 DAL NOSTRO INVIATO STEFANO CIERI FORMELLO (Roma) Quella chioma bionda che galoppa sul prato dell’Olimpico. La maglia biancoceleste addosso e il numero 8 sulla schiena. È un attimo, la mente corre indietro nel tempo. Anni 70, quando il calcio (l’Italia, il mondo) erano tutta un’altra cosa. Ma quell’immagine c’era già. La incarnava Luciano Re Cecconi, l’angelo biondo della Lazio del primo scudetto. Una squadra unica e inimitabile quella che nel 1974, sotto la guida di Tommaso Maestrelli in panchina e di Giorgio Chinaglia in campo, conquistò un tricolore pazze- il ricordo NINO MINOLITI Una furia bionda con la maglia biancoceleste. Luciano Re Cecconi, il numero 8 sulla schiena, simbolo, con Giorgio Chinaglia, Pino Wilson, Gigi Martini, Felice Pulici, Vincenzino D’Amico, della Lazio anni 70, quella del leggendario scudetto del 1974. La Lazio di Tommaso Maestrelli, il papà buono che guidava quei ragazzi dalla panchina, capace di indirizzarne gli estri, il furore, la fantasia. Di quella straordinaria formazione, Re Cecconi costituiva il polmone inesauribile e, con quella zazzera dal colore dell’oro, inconfondibile. Calcio totale Re Cecconi era un giocatore in anticipo sui tempi. L’Olanda avrebbe fatto scoprire il calcio totale al Mondiale del ’74, ma quella Lazio era già proiettata nella modernità, e il suo numero 8, un incrocio tra Vidal e Marchisio, capace di giocare sulla fascia e di tagliare verso il centro, ma anche di coprire le incursioni degli esterni, ne rappresentava l’emblema. S Luciano Re Cecconi (in alto), morto a 28 anni, giocava con la maglia numero 8, la stessa del serbo Dusan Basta (a destra), 30 anni, prima stagione alla Lazio ANSA sco e irripetibile. Una squadra che era tutta un romanzo. Con, al suo interno, tanti altri romanzi. Quello di Re Cecconi ebbe un epilogo tragico, ma la sua fama, il suo mito resistono ancora dopo quarant’anni. Perché quel giocatore biondo, col numero 8 sulle spalle, dai piedi buoni e dai polmoni inesauribili, era il cuore e il motore di una Lazio rimasta scolpita nella memoria di chi ama i colori biancocelesti. E non solo. Il mito rivive Immagini vecchie di quarant’anni. Immagini nitide, però, per chi quell’epopea la visse in prima persona. Ed è stato così che, domenica scorsa, in un Olimpico tornato a riempirsi per il primo match di campionato della Lazio, i sostenitori meno giovani hanno avuto un tuffo al cuore. Tutto merito di Dusan Basta. Il laterale serbo, arrivato in estate dall’Udinese, è stato tra i migliori in campo. Ma non è stato certo questo a far sobbalzare i presenti. No, a toccare certe corde, sono state le sue movenze, la sua zazzera bionda, e quel numero 8 sulla schiena. Sembrava di rivedere Re Cecconi. Chissà se Dusan Basta ne ha mai sentito parlare. Quando è nato (a Belgrado), il 18 agosto del 1984, era già passato qualche anno dalla fine della favola di Re Cecconi. Glielo spiegheranno chi era quel giocatore il cui mito sta facendo rivivere. Il calcio è cambiato, ma i giocatori dal cuore grande così non passano mai di moda. E Basta è sicuramente uno di questi. Proprio come il suo «sosia» degli anni 70. Laterale il serbo, mezzala il «Re», ma entrambi cursori instancabili e dai piedi buoni. Lazio diversa Re Cecconi entrò nella leggenda grazie al tricolore conquistato nel 1974. Basta molto difficilmente potrà arrivare a tanto, anche se la Lazio di Pioli ambisce al ruolo di guastafeste del campionato. Ma il suo scudetto, Basta, lo ha già vinto facendo rivivere il mito di Re Cecconi e, di conseguenza, quell’epopea laziale incredibile e irripetibile. Domani a Marassi Basta ci sarà nella Lazio che, contro il Genoa, cercherà di salire un altro gradino nella sua scalata ad un posto al sole nel nostro campionato. Marassi, uno stadio storico. Un prato sul quale (anche se le gradinate erano diverse da oggi) giocò tante volte pure Re Cecconi. Con quella corsa inesauribile, la chioma bionda, la maglia biancoceleste col numero 8 sulla schiena. Domani toccherà a Basta fermare le lancette del tempo e farle tornare indietro di quarant’anni. E far rivivere, anche a Marassi, il mito di Re Cecconi. © RIPRODUZIONE RISERVATA ALPS-F.1 “CONNECTION”: DE VRIES CAMPIONE NEL SEGNO DELLA TRADIZIONE Nyck de Vries chiude i giochi in anticipo e si laurea campione 2014 della Formula Renault 2.0 ALPS. Al Mugello, l’olandese del team Koiranen GP (nella foto), ha scritto il proprio nome in cima all’albo d’oro, dando seguito alla scuola dei “piloti F.1” nella categoria targata Fast Lane Promotion. La scorsa stagione era toccato ad Antonio Fuoco, portacolori della Ferrari Driver Academy. Nel 2012 era stato il turno di Daniil Kvyat, nome di riferimento del Red Bull Junior e, a distanza di soli due anni, pilota titolare della Toro Rosso nei Gran Premi. A salire adesso sul trono è stato appunto de Vries, 19 anni, giovane promessa del McLaren Young Driver Programme. Otto affermazioni su 12 gare (incluso il doppio successo ottenuto sul difficile circuito cittadino di Pau), due terzi posti e costantemente a punti: una sequenza di risultati che ha servito a de Vries lo scettro su un piatto d’argento, quando mancano ancora da disputare le due gare di Jerez. Per il team Koiranen GP una vittoria che ha l’effetto di un “déjà vu”, essendo già riuscito nell’impresa proprio con il russo Kvyat. Un successo meritato per la squadra finlandese di Afa Heikkinen, nel segno della tradizione. A JEREZ CONFRONTO TRA LECLERC E ISAAKYAN PER DECIDERE IL “VICE” «Fermi tutti, questa è una rapina» E lo scherzo del «saggio» finì male A valorizzare quel ragazzo di Nerviano, un paesino a pochi chilometri da Milano, era stato Maestrelli, che ne aveva apprezzato le qualità allenandolo nel Foggia: nel 1972 lo volle con sé alla Lazio e da lì prese il via il periodo più bello della carriera di Re Cecconi: dapprima il campionato 1972-73, concluso con il terzo posto alle spalle di Juventus e Milan. Poi, l’anno successivo, la galoppata tricolore, nella quale Luciano perse qualche partita per un infortunio, ma risultò comunque protagonista determinante. Sembrava il punto di partenza di un cammino lungo e luminoso, purtroppo fu l’apice di una carriera e di un’esistenza troppo brevi. Nella stagione 1975-’76 la Lazio si trovò a lottare per non retrocedere, salvandosi proprio all’ultima giornata con un pareggio a Como. Sotto di due gol, la squadra biancoceleste fu sull’orlo del baratro, ma trascinata come sempre da Re Cecconi, riuscì ad agguantare il pareggio-salvezza. Destino tragico Nel campionato successivo, alla terza giornata, gara interna con il Bologna, un grave infortunio al ginocchio sinistro al 20’ del primo tempo lo costrinse a un lungo stop. Nessuno in quel momento avrebbe potuto immaginare che sarebbe stata la sua ultima partita. Il 18 gennaio 1977, in mezzo agli anni di piombo, gli italiani che stavano assistendo al telegiornale della sera vennero sconvolti dalla notizia della morte di Re Cecconi, avvenuta in seguito a uno scherzo tragico quanto assurdo: entrato con il compagno di squadra Pietro Ghedin e di un altro amico nella gioielleria di Bruno Tabocchini, nel quartiere Fleming di Roma, Re Cecconi finse di minacciare una rapina e venne colpito da un colpo di pistola sparato dal titolare del negozio, che tempo prima aveva già avuto a che fare con veri malviventi e non l’aveva riconosciuto (sarebbe poi stato assolto, poiché secondo i giudici «agì in stato di legittima difesa putativa»). «Ghedo non te ne andare, aspetta...», furono le sue ultime parole. Centrato in pieno petto, morì mezz’ora dopo all’ospedale San Giacomo: aveva compiuto da poco 28 anni. Da quel giorno tanto tempo è passato e i suoi compagni di allora, dal «fratello» Martini, a Pulici, a D’Amico a Oddi, ancora non riescono a credere che «il saggio», com’era soprannominato Luciano, avesse potuto ideare una messinscena tanto pericolosa. Ma il destino, in quel freddo 18 gennaio, era in agguato. © RIPRODUZIONE RISERVATA La data è quella del 4 e 5 ottobre e segnerà il debutto della Formula Renault 2.0 ALPS sul circuito spagnolo di Jerez de la Frontera, per il settimo ed ultimo appuntamento della stagione. Se la serie della Fast Lane Promotion ha già assegnato il suo titolo, l’attesa è adesso tutta per il confronto tra Charles Leclerc (Fortec Motortsports, nella foto) e Matevos Isaakyan. In ballo c’è il titolo di “vice”: 50 i punti in palio, con 19 lunghezze a separare il monegasco (secondo in classifica) dal giovanissimo russo della JD Motorsport. Quest’ultimo è stato la vera rivelazione della stagione. Al suo attivo due gare in meno (avendo dovuto saltare per limiti d’età la prima tappa di Imola), una doppia vittoria al Red Bull Ring ed altri cinque podi. Annata tutta in crescendo per Leclerc, secondo a Pau, due volte terzo a Spa e infine il weekend super di Monza, dove ha ottenuto il suo primo successo in monoposto centrando due affermazioni che ha poi coronato con i due secondi posti del Mugello. www.renaultsportitalia.it a cura di RCS MediaGroup Pubblicità 19