N. 5- novembre dicembre 2006

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Vo l u m e 4 • N u m e r o 5 • N o v e m b r e - D i c e m b r e 2 0 0 6
Spediz. in abb. post. 45% - art. 2 comma 20.b - legge 662/96 - Filiale di Milano • Una copia: e 0,40
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GLI UNGUENTARI POMPEIANI
E IL LORO CONTENUTO
(Seconda parte)
Cecilia Baraldi*, Maria Cristina Gamberini*, Pietro Baraldi**, Maria Perla Colombini***,
Erika Ribechini***
* Dipartimento di Scienze Farmaceutiche - Università di Modena e Reggio Emilia - Modena
** Dipartimento di Chimica - Università di Modena e Reggio Emilia - Modena
***Dipartimento di Chimica e Chimica Industriale - Università di Pisa - Pisa
La prima parte di questo articolo è stata pubblicata su “Dermo Cosmo News” vol. 4 Settembre-Ottobre 2006
RISULTATI E DISCUSSIONE
I
n Tab. I vengono riportati i risultati
dell’esame degli spettri IR, microRaman e dei dati GC-MS della serie di
campioni presi dai balsamari di Pompei.
Dove possibile viene quindi effettuato
un confronto dei dati per evidenziare
corrispondenze e differenze. Alcuni casi
vengono discussi in dettaglio per la maggiore significatività dei dati. Procedendo
secondo l’ordine determinato dal numero, compreso tra 10000 e 18000, dello
schedario di Pompei, riportiamo le
seguenti considerazioni.
Sul campione 11061A con l’utilizzo della microscopia Raman si sono evidenziate grosse particelle lucenti con picchi a
1082 e 705 cm-1 tipici dell’aragonite
(Fig. 2). Si è potuto osservare la presen-
za di cristalli di goethite colorati in giallo, con un picco a 390 cm-1 ed altri a 273
e 215m cm-1 (Fig. 3). È presente anche
del carbone amorfo. Un’altra sostanza
presente in questo campione è un felspato e precisamente l’ortoclasio con una
banda forte a 513 cm-1 e altre due a 475
e 285 cm-1.
Il campione 11122 presenta cristalli
con bande a 1099, 725, 299, e 177 cm-1
(Fig. 4) tipiche della dolomite. Ci sono
cristalli grigi che presentano le bande
dell’ortoclasio.
Il campione 11432E presentava cristalli
bianchi con bande a 660, 507, 461, 385,
274, e 214 cm-1 che indicano l’ematite
assieme a magnetite (Fig. 5). L’ematite si
presenta in forma amorfa ed è nettamente prevalente sulla magnetite.
La polvere fine del campione 11489M
Iscrizione al ROC
n° 9838
Iscrizione Tribunale
di Milano n° 87
del 15/02/2003
E SOMMARIO
Pag.
e
100 (Italia)
150 (Estero)
8
di Michela Starace, Matilde Iorizzo, Antonella Tosti
ABBONAMENTI
ANNUALI
e
Cosmesi ungueale:
è tutto oro quello che luccica?
1
Gli unguentari pompeiani e il loro contenuto
10
(Seconda Parte)
di Cecilia Baraldi, Maria Cristina Gamberini,
Pietro Baraldi, Maria Perla Colombini, Erika Ribechini
Dalla biologia molecolare alla clinica:
i progressi della dermocosmetologia
di Rossana Schianchi, Stefano Veraldi
Notizie dalla Letteratura Internazionale
e dai Congressi
7
12
Rubrica aperta ai nostri sponsor
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p resenta dei cristalli dello stesso
c o l o re che erano costituiti da carbone amorfo (Fig. 6); una serie di piccoli cristalli bianchi hanno indicato
la presenza di quarzo con bande a
466, 356 e 203 cm-1 (Fig. 7). Altri
cristalli bianchi mostravano picchi
a 1087, 710 e 280 cm-1, caratteristici della calcite.
Il campione 17904 presenta cri-
Fig. 2 - Spettro Raman della aragonite presente nel campione 11061.
Fig. 5 - Spettro Raman di cristalli rossi del
campione 11432 E.
presenta le componenti dell’ortoclasio, una discreta quantità di
ematite e tracce di fosfati con picchi a 962, 592, 510, 385, 277 e
214 cm-1 (Fig. 9).
Una identificazione di rilievo è
rappresentata dalla jarosite, presente nella polvere del balsamario
10809XXII e avente lo spettro
complesso riportato in Fig. 10. La
Fig. 3 - Spettro Raman della Goethite del
campione 11061A.
Fig. 6 - Spettro Raman del carbone presente
nel campione 11489.
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nella Tab. 1 insieme alle altre informazioni pertinenti. Con l’aiuto
anche di dati di letteratura è possibile descrivere alcune caratteristiche e tecniche di ottenimento dei
cosmetici.
Se si prendono in esame gli spettri
IR e Raman, è possibile osservare
che i contenitori per cosmetici di
Pompei sono spesso presenti sca-
Fig. 4 - Spettro Raman della Dolomite del
campione 11122.
Fig. 7 - Spettro Raman del Quarzo presente
nel campione 11489.
Fig. 8 - Spettro Raman di Calcite e Apatite del
campione 17904.
Fig. 9 - Spettro Raman di un feldspato (ortoclasio) presente nel campione 17904.
Fig. 10 - Spettro Raman della Jarosite presente nel campione 10809XXII.
stalli rossi di ematite e magnetite,
e altri con picchi a 962, 789, 663,
598, 488, 400, 286, 223, 195 cm-1,
che indicano la presenza di un
fosfato, molto probabilmente l’apatite. Un nuovo spettro esibisce picchi a 1085, 962 cm-1 (Fig. 8), riscontrabili negli spettri della calcite e dell’apatite. Un altro spettro
sua provenienza dall’Egitto è probabile, come mostrano alcune analisi eseguite su reperti egiziani al
British Museum(40).
A questo punto è possibile portare
avanti alcune considerazioni almeno provvisorie per un inquadramento dei dati ottenuti. A tal fine i
dati pompeiani sono stati riassunti
glie o comunque frammenti minuti
di materiale vetroso che è possibile riferire all’alterazione del vetro
subita nel tempo. Il vetro degrada
diventando in parte cristallino, in
parte idratandosi in superficie e
determinando il distacco di particelle anche di considerevoli dimensioni. Il rinvenimento di mate-
N° Inventario
IR
Raman
10583B u. v.
Ca, org
C
10690C u. v.
K, Do, Ap
Mg, (He) An, Do, S,
10794I u.v.
Org, (Ca)
C
10809III u.v.
Ca, Si, (org.)
Ca, He, Go, Am
grigio
10809VIII u.v.
Ca, Qz, Si
Ca, He, Do
rosso
10809XIII u.v.
Si, Ca, K
C, Go, Fo, Am
nero
10809XXII u.v.
Ca, Si, K
Ja, Ca, He, Mg
ocra
C, Ca, He, Mg, (Ap), org
grigio
10809XXVIII u.v.
GC-MS
Note
grigio
grigio
a.p, a.s.
bruno
10830C u.v.
Ka, Ca
C, Di, Ca, He (Mg) (Ap)
grigio
11061A
Ca, S
He, Ar, C, F
bianco
11122
Ca, TV
Ca, Do, Qz
verde
11141A
Ca
Qz, Ca, C
bianco
11294B
Ca, Gy, S
Ca, S
bianco
11294D
Ca, O
Ca, He, Ap, F, Anl
bianco
11432C
Ca, O
Ca, Do, F
11432 D u.v.
C
C, (F)
11432 E
Ca, O
Ca, He, Go, F
bianco
11489M
C, Ca, Qz, org
C, Ca, Qz
grigio
11489 N
11709 B
Ca, S
Ca, S
Ca
Ca, He, F
bianco
bianco
11805 A
Ca, S
Ca, Do, Mg, F, Ap, Fo
bianco
11907C
Ca, S, org
S
bianco
11948A
Ca, S
Ca, Qz, F
bianco
11994A
Ca, S
Ca, F
11994C
org
C
11994I
Ca, S
Ca, Gy, Go, He
bianco
11994 L u.v.
Ca, S
Ca, S, He
bianco
11994M
Ca, S
Ca, F, Di, Do, Mg, (He)
bianco
11994Q
Ca, org
Ca, C
bruno
11994S
Ca, org, Do, He, Ka
C, (F), Qz, Ca, Do
bianco
12045 B u.v.
Ca, S
Ca, An, Anl, C, Mi, Or
grigio
12080A u. v.
Ca, Si
Au, He, (Mg), Ca, Or
grigio
12108B u.v.
Ca, Si
Ap, Mg, He, Ca, Or, Au, Di
grigio
12132B u.v.
Ca, Si, org K,
C, Ca
grigio
12132F u.v.
Ca, Si,(org)
C, He, Ca, Qz
grigio
12132N u.v.
Si
Do, He, Mg, Ap, Am, An, Or, Ca
nero
12148 B u.v.
Ca, Ar
Ca
bianco
12148 D u.v.
Ca, S
Ca, C
12241 A u.v.
S, org
C
12425 u.v.
Ca, Si
Mg, He, C, Qz, Or, Ca
12777D u.v.
Go, Ca, K
Go, Mg, Ap, Or
12834 b.v.
org.
C, Qz, He (Mg), Ca
12974C u.v.
Ap, K,(org)
C
bianco
a.p., a.s.
nero
bianco
a.p., a.s.
bruno
grigio
a.p., a.s.
bruno
grigio
rosso
a.p., a.s.
nero
nero
Adenogen
con Adenosina all unga la vi ta ai capel li
favorendo l’aumento naturale del loro fattore di crescita FGF-7.
Un grande ri sul tato dell a Ricerc a Scienti fica Shiseido
per capell i pi ù lunghi, robusti
e con un di ametro superiore , senza effetti collaterali.
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12982B u.v.
org.
S
13086 u.v.
C, org
C
13270 A u.v.
Gy, Ca
Gy, Ca, He
bianco
13271H u.v.
Si, K, Ap?
Di, Am, Mg, He, Au, Or, Ap, (Ca)
grigio
13584A u.v.
Ca, Si, org
C
nero
13599 u.v.
Gy, Ce
Gy, Ce, Ang, C
grigio
13972 u.v.
Si
Mg, He, Ar, Ap
rosa
14187A u.v.
Ca, Si
He, Mg, Ca, Or, Ap, Au
grigio
17896
Ca, S
Ca, C
bianco
17897
Ca, S
Ca
bianco
17898
Ca, S
Ca
bianco
17899
Ca, S
Ca
bianco
17900
Ca, S
Ca
bianco
17903
Ca, S
Ca, Do, F
bianco
17904
17906
Ca, S
Ca, org, S
Ca, Ap
Ca, C
bianco
bianco
17907
Ca, S
Ca, Do, C
bianco
17911
Ca, S
Ca, (He), (F)
bianco
17912
Ca, S
Ca, He, (Ap), (F)
bianco
17913
Ca, S
Ca, F, (He)
bianco
17915
Ca, S
Ca, F
bianco
17918
Ca, S
Ca, F, He
bianco
17921
Ca, S
Ca, F
bianco
17924
Ca, S
Ca, F, Go
bianco
17928
Ca, S
Ca, S
bianco
17968
Ca, S
Ca
bianco
ocra
a.p., a.s.
nero
Tab. 1 - Dati riassuntivi sui prodotti rinvenuti nei balsamari di Pompei (a. = acido, An = anatasio, Ang = anglesite, Anl Am = analcime, Anr = anort ite, Ap = apatite, Ar = aragonite, ar. = aryballos, Az = azzurrite, b. = balsamario, c. = ciotola, C = carbone, Ca = calcite, Ce = cerussite, Di = diopside,
Do = Dolomite, E = esteri, F = feldspato, f. = fittile, Fo = forsterite, Gy = gesso, Go = goethite, He = ematite,, i = idrocarburi, Ja = Jarosite, K = Nitrato
di potassio, Ka = Caolinite, Le = lepidocrocite, Ma = malachite, Mg = magnetite, Mi = mica, Or = ortoclasio, Org = sostanze organiche, p. = palmitico, Qz = quarzo, s. = stearico, S = silicato vetroso, Si = silicati, u. = unguentario, v. = vitre o ) .
riale vetroso è quindi legato al tipo
di contenitore. Un discorso analogo si può delineare per i contenitori fittili o bronzei, che possono determinare la presenza nella polvere contenuta all’interno di particelle ceramiche o di cristalli di
malachite e azzurrite derivanti
dall’alterazione della parete.
Tra le tecniche IR e Raman vi è
invece una notevole concordanza
per quanto riguarda i componenti
principali. Nei dettagli si rivelano
delle differenze che possono essere attribuite alla elevata risoluzione spaziale della microscopia Rama, che consente di avere lo spettro e quindi l’identità chimica anche di un solo granello presente in
una miscela.
Osserviamo che i campioni di nero
brillante sono risultati costituiti
praticamente di solo carbone. L’assenza di altri ingredienti inorganici fa propendere per l’origine
vegetale di questi pigmenti neri e
quindi fa pensare ad un kohl per
occhi di tipo economico. Infatti la
letteratura parla di kohl costituito
da galena o antimonite, ritenuti
preziosi già a quei tempi. Solo in
un caso si è rilevata la presenza di
fosfati in una polvere nera, che
quindi sarà di origine animale. È
noto infatti da secoli il pigmento
detto “nero d’ossa”, ottenuto calcinando gli ossi di animali in ambiente carente d’ossigeno, per cui
le parti proteiche vengono ridotte
a carbone e i fosfati a fosfato tricalcico.
Singolare è il rinvenimento di una
polvere color ocra, si è rilevata
costituita da goethite FeOOH. Si
tratta di un idrossido di ferro che
presenta la proprietà di trasformarsi per riscaldamento in ematite. La sua presenza in una polvere
o in un affresco può essere un “termometro” per accertare se il reperto ha subito un riscaldamento
nel tempo intercorso tra il suo app rontamento nel contenitore o
sulla parete e il rinvenimento. Da
studi pregressi è noti che la transizione può avvenire tra i 230°C(36) e
i 290°C(37), a seconda delle condizioni operative e delle dimensioni
medie delle particelle. Si può
affermare che i reperti pompeiani
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non sono stati riscaldati a temperature superiori, poiché anche sulle pareti si hanno ancora grandi
campiture gialle come nella casa
del Menandro. Quale può essere
stato l’impiego della goethite ovvero ocra gialla a quel tempo? Occorrerebbe identificare il sito in
cui è stato ritrovato per verificare
alcune ipotesi e scartarne altre. Si
può pensare che un’ocra venisse
impiegata per truccare il viso per
rappresentare a teatro un personaggio particolare o indicare un
particolare stato d’animo. È possibile anche che venisse impastata
con cerussa o altri pigmenti bianchi per ottenere una specie di fondotinta.
Commentando le presenze singolari nelle miscele, è da osservare
ancora che sono presenti due carbonati interessanti, la cerussite e
l’aragonite. La prima è un minerale di piombo che è presente in
natura, ma può essere anche ottenuto artificialmente da piombo
metallico. Molto più nota era l’id ro c e russite, che la letteratura,
con il nome di cerussa al tempo
dei Romani e di biacca al tempo
dei Germani, ricorda essere stata
usata dalle signore romane per
dare al loro viso un aspetto pallido
e più giovane. La cerussite potrebbe derivare dalla carbonatazione
della idrocerussite avvenuta nel
corso dei secoli.
La frequenza del rinvenimento del
gesso nei contenitoei di Pompei,
prodotto di basso prezzo e facilmente reperibile, può indicare o
che i ceti sociali erano mediamente di basso livello e quindi si potevano concedere una maschera per
il viso di livello inferiore, o che ci
si era resi conto della tossicità
della biacca e quindi questa era
stata in parte eliminata. L’impiego
del gesso, anche se unito ad eccipienti grassi, doveva comunque
essere non ideale per la pelle e
c re a re una specie di maschera
rigida.
Il rinvenimento singolare della
malachite, che per le misure Raman è associata ad azzurrite, ha
chiarito che l’incrostazione presente sulla superficie del contenitore in vetro era da riferire al contatto con un oggetto di rame o
b ronzo e non ad un cosmetico
verde, che era invece comune in
ambito egiziano.
La presenza di calcite in numerosi
casi può essere dovuta ad apporto
da parte di acqua piovana che nei
secoli è fluita attraverso il terreno,
formatosi dallo strato di cenere e
lapilli. Questi ultimi possono essere la fonte di una serie di silicati,
presenti in numerosi campioni.
Per interpretare dati di questo tipo
sarebbe importante eseguire una
ricognizione sui contenitori e sui
Diari di Scavo per verificare le
modalità di rinvenimento dei balsamari che presentino problemi di
questo tipo (in suolo umido, in un
sito asciutto e riparato, il contenitore era chiuso o aperto?).
Per interpre t a re la presenza di
alcuni composti organici in qualche balsamario reperito a Pompei,
occorre ricordare che questi prodotti cosmetici dovevano essere
utilizzati miscelandoli con un
grasso vegetale o animale. Le signore pompeiane disponevano dei
balsamari in cui conservavano le
polveri e di piccoli contenitori o
piastre sulle quali impastavano la
polvere con il grasso, ma solo al
momento dell’uso. I grassi hanno
poi subito una sorte diversa a
seconda della loro modalità di
c o n s e rvazione e dell’attacco da
parte di agenti ambientali, chimici
e biologici. Numerosi lavori pubblicati sugli esiti di queste degradazioni riportano la possibile idrolisi degli esteri per dare ad es. glicerolo e acidi palimitico, stearico
ed oleico(36, 37). Il glicerolo è solubile in acqua e quindi o per dilavamento o per effetto dei lavaggi di
ripulitura dei re p e rti da parte
degli archeologi potrebbe essere
stato eliminato. Invece gli acidi
grassi liberi possono aver resistito
agli attacchi del tempo o spezzarsi
in molecole più piccole. Gli acidi
grassi insaturi possono trasformarsi completamente in saturi, per cui
l’oleico si trasforma in palmitico,
con perdita di due atomi di carbonio e saturazione del doppio legame, e il rapporto finale palmitico:
stearico risulta quindi più alto di
quello previsto per un certo tipo di
grasso. Alcuni di questi acidi grassi possono essere stati metilati ad
opera di batteri. Un altro meccanismo di degradazione potrebbe
essere la completa deidrossigenazione per dare idrocarburi ad alta
massa molare.
La presenza di acidi palmitico e
stearico in campioni di nero per
occhi indicherebbe quindi che
questi prodotti erano pronti per
l’uso.
Infine il campione 13972 presenta
un’associazione di magnetite, ematite, aragonite e fosfati che fa
ipotizzare la sua preparazione da
una miscela composita in cui
erano presenti composti di ferro.
Questa miscela sarebbe stata riscaldata ad una temperatura abbastanza alta da produrre la formazione della magnetite dall’ematite,
ma non sufficiente a decomporre
l’aragonite. Tutto questo ammettendo che non si tratti di una miscela casuale di minerali macinati. Qualche ulteriore indizio che
accertasse la possibile formazione
della magnetite per via sintetica e
dei fosfati da minerali o da ossa,
consentirebbe di avere qualche
chiarezza su questo punto.
Osserviamo anche che i dati relativi ai cosmetici pompeiani sono
alquanto differenti da quelli reperiti ad Oplontis(38). In quella serie
di analisi era risultato innanzitutto
la presenza quasi esclusiva di sostanze organiche di varia natura.
Si trattava quindi di unguenti e
non di fondotinta o mascara. Essi
erano stati preparati utilizzando
novità
Hydra-Excel
La
1
a
i d r a t a z i o n e CRONOBIOLOGICA
Linea cosmetica per il viso
a base di C a p t i v i n e
un complesso idratante unico formato da
Lipidure® e Glicerina
Trattamento
Idratante Giorno
Trattamento
Nutriente Notte
+
Amido di riso
=
Trattamento
Idratante
Giorno
+
Crema Detergente
Nutriente
Acidi grassi
essenziali
=
Trattamento
Nutriente Notte
L U T S I N E: formulato dalla scienza, apprezzato dalla pelle.
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oli e in particolare olio di oliva o di
olio ad alto contenuto di trioleato
di glicerina. Numerosi sono i terpeni che sono stati riscontrati, dal
borneolo al patchoulolo al terpineolo, la cui presenza è indicativa
dell’impiego di profumi o estratti
di particolari vegetali. Il borneolo
ad es. risulta molto abbondante
nell’olio essenziale di rosmarino e
quindi è molto probabile che la
sua presenza indichi l’impiego di
questa pianta nella cosmesi pompeiana. Del resto il rosmarino è
pianta spontanea nella zona vesuviana e lo era anche in epoca romana, quando si usava un “oleum
ros marini”.
CONSIDERAZIONI
E CONCLUSIONI
Mentre si procedeva alla raccolta
dei dati di catalogo sui reperti cosmetici, si è pensato anche ad una
indagine sulle loro quantità relative nella città di Pompei. Il numero elevato di campioni reperiti,
superiore alle 200 unità, potrebbe
rendere statisticamente significative le deduzioni ottenute, anche
tenuto conto del fatto che i balsamari contenenti un prodotto erano
una percentuale bassa sul totale. Il
contenuto di numerosi unguentari
è costituito semplicemente da cenere e lapilli, penetrati all’interno
del contenitore.
Da uno sguardo di insieme dei dati
ottenuti sui reperti pompeiani si
Bibliografia
1. Theophrastus, De Lapidibus, trad. D. E.
Eichholz, Oxford University Press, 1965
2. Plinius, Naturalis Historia, trad. H. Ra ckham, Harvard University Press, Cam bridge, Massachusetts, 1961.
3. Ovidius Naso P., De Medicamine faciei fe minae, Los Angeles 1990.
4. Galenus Claudius, Opera, Venezia 1490.
5. Petrucci R., I Trucchi delle Donne,
www.tiscali.it/romaimperiale/trucchi/truc chi.html
6. Jashemski W.F., The gardens of Pompei,
Herculaneum and the Villas destroyed by
Vesuvius (1979) p. 275.
7. Rovesti P., Alla ricerca dei cosmetici perdu ti, Ed. Blow up (1975) p. 32.
7
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può osservare che i cosmetici sono
sostanzialmente costituiti da un
prodotto inorganico, il gesso, e da
un prodotto di derivazione organica, il carbone. Per il primo potrebbe trattarsi di una polvere ottenuta
o macinando il gesso naturale in
mortaio fino alla finezza voluta, o
riscaldando il gesso naturale in
modo da formare il gesso emiidrato, reazione con la quale i cristalli
si sminuzzano finemente. Il gesso
si ritroverebbe come sale diidrato
per riidratazione dell’emiidrato.
Le polveri nere sono risultate sempre costituite da carbone e solo in
pochi casi il carbone conteneva
apatite e quindi era derivato da
carbonizzazione di materiale animale. Questo indica che il carbone
principalmente era origine vegetale e veniva ottenuto dalla carbonizzazione in carenza d’aria di
legno o di materiale legnoso, come
i semi, i noccioli e i tralci, di varia
origine.
Pochi contenitori avevano polveri
di colore insolito: solo in un caso
polvere verdastra con terra verde,
e pochi casi di ocra, rosso, rosa,
tutti esplicabili con un contenuto
di idrossido o ossido di ferro e che
può avere avuto un uso particolare. Per il giallo si può pensare o ad
usi particolari, come il trucco per
gli attori, o ad un uso quotidiano
come ombretto, in sostituzione del
più rinomato ombretto tratto dal
croco. Interessante la presenza di
J a rosite, un minerale di pro v e-
nienza egiziana, riscontrato già a
Pompei in una ciotola(39). La presenza di esteri di acidi palmitico e
stearico indica che i cosmetici potevano essere acquistati o portati
con sé già pronti per l’uso, cioè già
stemperati con materie grasse di
origine animale o vegetale. I cosmetici rilevati costituivano, quindi, per la gran parte un maquillage
estremamente sobrio e piuttosto
diffuso nella città.
In questi balsamari si sono evidenziati residui di grassi in forma
di acidi liberi, formatisi in seguito
alle alterazioni indotte dal tempo.
L’associazione di acido palmitico e
stearico testimonia la natura di
grasso del prodotto originario. In
mancanza della prova della presenza di colesterolo non si può
ipotizzare la provenienza da grassi
animali.
8. AA: VV., Vita quotidiana nell’Italia anticavol. I, Vita in Famiglia, Casalecchio di
Reno a c. della COOP, (1993) p. 183.
9. Ciarallo A., Orti e Giardini dell’antica
Pompei, (1992).
10. Rallo A., Le donne in Etruria, Erma di
Bretschneider 1989, p. 173.
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DALLA BIOLOGIA MOLECOLARE ALLA CLINICA:
I PROGRESSI DELLA DERMOCOSMETOLOGIA
Rossana Schianchi*, Stefano Veraldi°
* Istituto Dermatologico Europeo - Milano
° Istituto di Scienze Dermatologiche, Università di Milano, Fondazione I.R.C.C.S., Ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagallie Regina Elena - Milano
Ringraziamenti
Al termine del lavoro si ringraziano
il Soprintendente di Pompei prof.
Pietro Giovanni Guzzo per avere
consentito l’accesso a numero s i
re p e rti dei sito e la dott.ssa
Annamaria Ciarallo del Laboratorio Scientifico della Soprintendenza di Pompei per i suggerimenti e le discussioni durante lo svolgimento del lavoro.
g
D
iciamo una banalità se scriviamo che la dermocosmetologia ha fatto passi da gigante?
Forse sì. Tuttavia, non si può rim a n e re insensibili di fronte a un
nuovo prodotto per il trattamento
dell’acne (di cui non diciamo né
il nome commerciale né la company, per evitare che qualcuno
favoleggi che queste nostre poche
righe sono “sponsorizzate”) che è
arrivato da pochissimo sul merc ato italiano e che è supportato da
un pedigree molecolare e chimico
di assoluto rispetto.
Questo prodotto contiene, tra le alt re molecole, dei sebosomi®. I sebosomi® sono liposomi di forma ap-
p rossimativamente sferica, ma altamente plastica, a membrana mult i l a m e l l a re, e con una sorta di cavità di grandi dimensioni (Fig. 1). I
sebosomi® sono prevalentemente
utilizzati per il trasporto transepid e rmico e follicolare di molecole
che, altrimenti, penetre re b b e ro
poco e/o in modo irregolare.
Nel prodotto di cui stiamo parlando,
i sebosomi® sono complessati con
un derivato dell’epilobio (Epilobium
augustifolium), una pianta ricca in
enotheina B (famiglia dei tannini
macrociclici) che inibisce l’attività
della 5-a- reduttasi. Una volta raggiunto il derma e il dotto sebaceo, i
sebosomi® “liberano” il derivato
dell’epilobio, che può quindi agire,
ad alta concentrazione, direttamente nella ghiandola sebacea.
Questo prodotto costituisce quindi
un eccellente esempio di quanto
sia diventato importante il veicolo.
g
Fig. 1 - Sebosoma®.
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Volume 4 • Numero 5 • Novembre-Dicembre 2006
COSMESI UNGUEALE: È TUTTO ORO QUELLO
CHE LUCCICA?
Michela Starace, Matilde Iorizzo, Antonella Tosti
Clinica Dermatologica – Università degli Studi di Bologna
U
nghie scolpite, unghie art i f iciali, smalti colorati, decorazioni (nail art) e integratori specifici per la salute delle unghie
sono al centro dell’attenzione di
molte donne che sempre più desiderano avere unghie esteticamente perf e t t e .
Ma è tutto oro quello che luccica?
Purtroppo non sempre.
Quello che ci preme sottolineare è
che una corretta cosmesi dell’unghia è importante per la salute
dell’unghia stessa.
re di creare infiammazione della
piega ungueale prossimale e/o alterazioni di superficie della lamina. La cuticola ha infatti funzione
protettiva nei confronti della matrice ungueale che si trova al di
sotto della piega ungueale prossimale; se la cuticola non aderisce
bene alla lamina, polvere ed altri
microrganismi ambientali si infilano sotto alla piega infiammando i
tessuti e danneggiando la matrice
che darà origine ad una lamina
con superficie alterata.
MANICURE / PEDICURE
E LACCHE UNGUEALI
Alla semplice manicure / pedicure
può essere aggiunto lo smalto,
solitamente in 3 strati: la base, lo
smalto colorato e lo smalto protettivo.
La maggior parte degli smalti sono
costituiti da:
Prima di eseguire un corretto manicure e/o pedicure le mani e i
piedi vanno sempre immersi in acqua tiepida e sapone in modo da
ammorbidire lamina ungueale e
cuticola.
La lamina va quindi tagliata sempre dritta, senza arrotondare gli
angoli in modo da impedire incarnimento e/o infiammazione dei
tessuti circostanti. Il margine libero deve essere limato in un’unica
direzione, meglio se con lime di
cartone.
La cuticola deve essere spinta
prossimalmente con un bastoncino
di legno e mai tagliata, onde evita-
- 15% nitrocellulosa (un componente non sensibilizzante e resistente all’acqua che produce un
film lucente che aderisce alla
lamina);
- 7% resina termoplastica (resina
toluene sulfonamide-form a l d e idica che migliora la lucentezza,
la resistenza dello smalto);
- 7% plasticizzante (ftalati di butile e canfora che migliorano la
flessibilità e prevengono l’assot-
tigliamento dello smalto);
- 70% solvente (di solito toluene,
butile o etile acetato con alcol
isopropilico);
- 1% pigmento.
I così detti smalti “ipoallergenici”
differiscono da questi poiché contengono resine di poliestere alchiliche che non sono sensibilizzanti.
Talvolta, come base, possono essere utilizzati smalti indurenti o
rinforzanti. Sono prodotti molto
pubblicizzati, ma non esistono dati validi che ne dimostrino la reale
efficacia.
Questi prodotti sono una modificazione dello smalto ungueale con
una differente concentrazione di
solvente e resine e aggiunta di sostanze come cheratina, vitamine,
fluoruro di calcio, oli naturali, fibre di nylon, teflon, seta.
Non è vero che gli smalti possono
provocare fragilità ungueale, anzi
prevengono il contatto con acqua o
detergenti che disidratere b b e ro
l’unghia.
Ciò che provoca fragilità ungueale
da disidratazione è l’uso ripetuto
del solvente. Quest’ultimo non andrebbe usato più di una volta ogni
15 giorni e dovrebbe essere sempre privo di acetone.
L A B O R A T O I R E S
L I E R A C
INTEGRATORI
Le unghie scolpite vengono fatte
con una combinazione di liquido
monomerico (etil metacrilato) e
polvere polimerica (polietil metacrilato) trattata a temperatura ambiente con un accelerante organico (benzoil perossido). La pasta ottenuta è modellata direttamente
sulla lamina ungueale dove è stato
posizionato un calibro sagomato
metallico con la forma del letto
dell’unghia.
Le unghie scolpite possono essere
fatte anche con gel e richiedono
l’esposizione ai raggi UV per ess e re polimerizzate e indurite. Il
gel, che è un mix etil cianoacrilato e monomeri di poetil metacrilato è combinato con la polvere polimerica.
Le unghie scolpite possono essere
facilmente rimosse immergendole
in acetone.
Sebbene non ci siano prove evidenti che l’uso di integrazione
alimentare sia davvero efficace,
vitamine, oligoelementi e aminoacidi possono essere tavolta di
aiuto, soprattutto nella fragilità
ungueale.
Dopo ripetute applicazioni di
unghie scolpite si osservano fragilità ed onicolisi.
Gli effetti collaterali più temuti
sono le dermatiti irritative o
a l l e rgiche da contatto, in questo
caso più frequenti a livello locale. Si possono osservare derm a t iti dopo un periodo di 2-4 mesi
fino a 16 mesi dalla prima applicazione.
Sono stati descritti anche casi di
parestesie e perdita temporanea o
permanente dell’unghia, aumento
della suscettibilità ad onicomicosi
e perionissi. Notevoli problemi
sono insorti tra gli operatori sanitari, ai quali è stato limitato l’utilizzo di unghie scolpite.
UNGHIE ARTIFICIALI
Sono lamine ungueali preformate
applicate direttamente sull’unghia.
Possono essere naturali, smaltate o
decorate con disegni. Vengono incollate con etile cianoacrilato, un
sensibilizzante che può causare
d e rmatiti allergiche da contatto sia
locali che a distanza.
- Vitamina A:
l’ipovitaminosi A è associata alla
s i n d rome delle unghia a guscio
d’uovo, ma bisogna stare molto attenti perché un sovradosaggio
della vitamina A può determ i n a re
una perdita di capelli e una severa distruzione delle unghie, quindi le preparazioni in uso non devono contenere alte dosi di questa
vitamina.
- Vitamina H o biotina:
l’ipovitaminosi H è associata a fragilità ungueale. La biotina migliora
la forza delle unghie agendo sulla
sintesi delle molecole lipidiche.
Molti studi hanno dimostrato un
miglioramento clinico nei pazienti
che ricevono supplementi orali di
biotina (2,5-10 mg/dì).
- Ferro:
una carenza di ferro può associarsi a fragilità ungueale, striature
longitudinali e coilonichia. Il ferro
migliora però la fragilità ungueale
solo quando i livelli di ferritina
scendono sotto i 10ng/ml.
- Cistina:
la cistina è un disulfide che contiene due molecole di cisteina,
aminoacidi che mantengono la catena proteica della cheratina. È
HYDRA-CHRONO È IL PIÙ COMPLETO TRATTAMENTO IDRATANTE ANTI-ETÀ: L’ESCLUSIVO
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Se però lo smalto colorato non viene rimosso, dopo circa 10 giorni la
cheratina tende a pigmentare e
l’unghia si colora di giallo-rosso. Il
tutto torna gradualmente nella
norma dopo 14 giorni senza effettuare alcun trattamento.
Gli effetti collaterali più temuti
delle lacche ungueali sono però le
dermatiti irritative o allergiche da
contatto. Circa l’1-3% della popolazione è affetto da questo problema. Il principale responsabile è la
resina toluene sulfonamide-formaldeidica.
Le dermatiti si localizzano a livello periungueale o a distanza (trasferimento di smalto con la mano
in altre zone del corpo come palpebre, volto e collo).
A distanza ci sono chiazze eritemato-desquamative di variabile
grandezza e gravità.
A livello locale di solito ci sono
perionissi (infiammazione dei tessuti periungueali), onicolisi (distacco della lamina dal letto), fragilità ed alterazioni di colore e
superficie della lamina.
Le dermatiti da smalti sono comunque più frequenti a distanza,
molto spesso infatti l’apparato ungueale non presenta alcuna anomalia.
HYDRA-CHRONO
CORREC-
CONCENTRATO
ATTIVATORE
SCHIARENTE
9
Volume 4 • Numero 5 • Novembre-Dicembre 2006
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Usare al mattino sulla pelle pulita.
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A L È S G R O U P E I T A L I A S P A • I N F A R M A C I A • T e l . 0 2 . 2 9 0 . 6 6 7 . 1 • E - m a i l : c v i g i l a n z a @ a l e s g r o u p e . i t •
Applicare mattina e sera sulla pelle pulita.
Vaso da 40 ml. Prezzo consigliato e 30,00.
L A B O R A T O I R E S
L I E R A C
Applicare al mattino e secondo necessità.
Vaso da 40 ml. Prezzo consigliato e 30,00.
I N N O V A Z I O N E
E S T E T I C A
A L È S G R O U P E I T A L I A S P A • I N F A R M A C I A • T e l . 0 2 . 2 9 0 . 6 6 7 . 1 • E - m a i l : c v i g i l a n z a @ a l e s g r o u p e . i t •
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Pagina 10
Volume 4 • Numero 5 • Novembre-Dicembre 2006
solitamente usata per migliorare la
crescita e la resistenza delle
unghie.
- Zinco:
la carenza di zinco causa unghie
Bibliografia
-
Baran R. Nail beauty therapy: an attracti ve enhancement or a potential hazard? J
Cosm Dermatol. 2002; 1: 24-29.
fragili, striature longitudinali, colorazione grigia delle unghie, infiammazione periungueale e perionissi cronica. Un trattamento prolungato con zinco migliora la fragilità ungueale.
- Silicio:
stabilizza le strutture cheratiniche
conferendo resistenza alle unghie.
-
-
-
Baran R, André J. Side effects of nail co smetics. J Cosm Dermatol. 2005; 4: 204-209.
Dahdah MJ, Scher RK. Nail diseases rela ted to nail cosmetics. Dermatol Clin. 2006;
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Dermatol. 2006; 5: 95-100.
Iorizzo M, Piraccini BM, Tosti A. Nail co smetics in nail disorders. J Cosm Derma tol. 2007; in press.
[email protected]
The activity of human melanocytes
is essentially dependent upon keratinocytar signals, among which
endotheline-1, the stem cell factor
(SCF), the basic fibroblast growth
factor (b-FGF) and alpha melanostimuline (a-MSH). However, cytokines capable of stimulating both
the multiplication and the synthesis activity of melanocytes are also
produced by dermal fibroblasts,
which notably synthesize soluble
SCF into situations of rapid multiplication or inflammation. A mela-
nocytar stimulation of dermal origin would for example explain the
pigmentation in histiocytofibromas. In the case of melasma, the
authors wanted to establish a link
between the functional abnormalities of fibroblasts secondary to
heliodermia and epidermal hyperpigmentation. In a histopathological study among 60 Korean patients, they particularly studied
SCF expression via dermal fibroblasts and that of c-kit keratinocytar receptors in the epidermis. Lesional skin of the melasma was
characterized at epidermal level by
an increase in melanin within all
epidermal layers as well as an increase in the number of melanocy-
I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
[email protected]
g
Notizie dalla Letteratura
Internazionale
e dai Congressi I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
MELASMA MAY RESULT
FROM A HYPERSTIMULATION IN MELANOCYTES
BY FIBROBLASTS
11
Volume 4 • Numero 5 • Novembre-Dicembre 2006
tes, at dermal level by a solar elastosis and fibroblasts abnormally
numerous and active. Immunohistochemical staining showed an
increase in SCF expression by dermal fibroblasts of melasma compared to normal skin whereas SCF
expression had not been modified
in the epidermis, appendages or
dermal vessels. For c-kit, immunohistochemical staining was incre ased in the basal layer of the lesional epidermis but not at dermic
mastocyte level. Study in RT-PCR
of mRNA expression (on the entire
skin) showed an increase in the
production of SCF and c-kit on
lesional skin. These results are
compatible with the hypothesis of a
role of abnormal activation of fibroblasts at the origin of melasma. Nevertheless, a dermal hyperproduction of SCF should logically stimulate in parallel the c-kit receptors
of mastocytes, even if found in normal quantity. Furthermore, a separate study of the epidermis and
dermis would be needed to distinguish epidermal production of SCF.
La prevalenza di acne si è dimostrata del 7,3% (più colpite le
bambine). Il pattern più comune
è stato quello comedonico. Il
BMI medio dei bambini con acne
era significativamente più alto
rispetto ai bambini senza acne
dimostrando, quindi, una correlazione tra le due patologie.
- Kang HY, Hwang JS, Lee JY et
al. The dermal stem cell factor
and c-kit are overexpressed in melasma. Br J Dermatol. 2006 Jun;
154(6): 1094-9.
Riccarda Serri - Milano
- Higher body mass index is a
significant risk factor for acne formation in schoolchildren. MinChien Tsai, WenChieh Chen, YuWen Cheng, et al. Eur J Dermatol
2006; 16: 251-253.
Matilde Iorizzo - Bologna
L’OBESITÀ COME FATTORE DI RISCHIO PER L’ACNE GIOVANILE
CRESCITA DI PELI TERMINALI ATTORNO AD AREE
EPILATE CON LASER
L’obesità si accompagna frequentemente ad iperandrogenismo periferico che può essere associato
ad aumentata produzione di sebo
ed allo sviluppo di acne severa.
L’indice di massa corporea (BMI)
è uno dei modi più accurati per
misurare e determinare l’obesità.
Lo scopo di questo studio è stato
quello di determinare la correlazione trà l’obesità e la prevalenza
di acne, con relativi patterns, in
un gruppo di 3274 studenti di età
compresa tra i 6 e gli 11 anni.
In questo studio è stata osservata,
in alcuni pazienti, la comparsa di
peli terminali nelle aree adiacenti a quelle sottoposte alla epilazione laser o in quelle dove anche
i peli del vello sono stati trattati.
Su 750 pazienti trattati, 30 sono
andati incontro a crescita di nuovi
peli. La maggior parte di questi
pazienti era di fototipo scuro (III o
IV) e l’effetto collaterale è comparso dopo 3 - 10 trattamenti (alessandrite o IPL). I nuovi peli sono stati
nuovamente trattati con il laser ri-
spondendo al trattamento con una
graduale riduzione di densità.
L’induzione di peli terminali dopo
epilazione laser è un evento che
può presentarsi ai margini delle
aree colpite dal laser o nel trattamento dei peli del vello, soprattutto nei pazienti con fototipo scuro.
Le aree più colpite sono viso e
collo. Si ipotizza che il fenomeno
sia dovuto all’infiammazione locale, conseguente a ripetuti trattamenti con laser, che può agire da
fattore inducente la trasform a z i one di peli del vello in peli term inali. È quindi consigliabile avvert i re il paziente di questo possibile,
seppur raro, effetto collaterale.
- Hair induction after laser-assisted hair removal and its treatment. Kontoes P, Vlachos S, Kostantinos M, et al. J Am Acad
Dermatol. 2006; 54: 64-67.
Matilde Iorizzo - Bologna
MOLTEPLICE APPROCCIO
AL PHOTOAGING
Questo articolo ci ricorda come
nell’approccio al photoaging non
si debba considerare soltanto la
cute, ma anche il tessuto sottocutaneo, le ossa e la cartilagine.
Queste strutture costituiscono il
supporto della cute e vanno an-
PHYTOPROGENIUM:
LA NUOVA DETERSIONE DI PHYTO
I l abor ator i di r i cer ca Ph yto pr esentano P hytopr ogéni um uno
s
h
a
m
p
o
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i
e su quel l i patogeni del cuoi o capel l uto. La pr esenza di tensi oatti v
i
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AL È S G R O U P E I TA L I A SP A • T e l. 0 2 . 2 9 0. 66 7 . 1 • E- m a il : c vi g il a n z a @ a le s g r ou p e .i t • w w w . ph y t o. it • I N
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per ampie
superfici cutanee
DCN n. 5 - 2006
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Pagina 12
Volume 4 • Numero 5 • Novembre-Dicembre 2006
I contributi editoriali dei Lettori vanno inviati a:
[email protected]
ch’esse incontro ad indesiderati
cambiamenti che si riflettono
sulla cute stessa. Il dermatologo
può approcciarsi al photoaging in
modo medico ed in modo chirurgico più o meno invasivo, ma se
non considera tutte queste strutture assieme non otterrà mai
risultati ottimali. L’autrice espone anche, per ogni distretto, una
carrellata di possibili trattamenti
volti a combattere il photoaging.
- Concepts in a Multiprong Approach to Photoaging. Draelos ZD.
Skin Therapy Lett 2006; 11: 1-3.
Matilde Iorizzo - Bologna
ADENOGEN (ADENOSINA):
UNA VIA NATURALE PER LA
CURA DELL’ALOPECIA NON
SOLO ANDROGENETICA
L’ effetto di Minoxidil sulla crescita del capello è mediato da
Adenosina, una molecola naturalmente liberata dalle cellule in
condizione di ipossia o di bilancio
energetico negativo.
In risposta ad Adenosina le cellule
della papilla sintetizzano VEGF
ma soprattutto FGF7, il fattore di
UPDATE SULLA CICLOSPORINA NELLE DERMATOSI IMMUNOMEDIATE
Bellissimo update sull’utilizzo
della ciclosporina nelle dermatosi immunomediate.
Gli autori esaminano dapprima il
farmaco spiegando il razionale del
suo utilizzo in queste patologie per
poi prenderle in esame singolarmente dando indicazioni su dosaggi e monitoraggio del paziente.
Vengono esaminate psoriasi, artrite psoriasica, dermatite atopica, pioderma gangrenoso, pustolosi palmoplantare, pemfigo vol-
c rescita che più di ogni altro sostiene la fase Anagen e si oppone alla
miniaturizzazione del follicolo.
FGF7 (Fibroblast Growth Factor
7) è un potentissimo fattore di crescita che favorisce le mitosi dei
cheratinociti, si oppone alla loro
apoptosi, e nel contempo riduce i
processi infiammatori e le fibrosi.
FGF7, indispensabile per la crescita del capello, è represso nell’alopecia androgenetica.
Uno studio clinico in doppio cieco
verso Niacinamide su oltre 100
g a re, lichen planus, orticaria idiopatica cronica e prurigo nodulare.
La ciclosporina è un ottimo trattamento per queste patologie, sia
come sistemico che come topico.
I noti effetti collaterali non devono
spaventare poiché, se le linee guida
vengono rispettate, possono essere
ridotti al minimo con una buona tolleranza da parte del paziente.
- Update on the use of ciclosporin
in immune-mediated dermatoses.
Griffiths CEM, Katsambas A, Dijkmans BAC, et al. Br J Dermatol
2006; 155(S2): 1-16.
Matilde Iorizzo - Bologna
pazienti dimostra l’efficacia di
Adenogen nell’alopecia androgenetica. I capelli si allungano,
aumentano di diametro e sono più
resistenti. L’assoluta mancanza di
effetti collaterali associata alla
benefica azione antinfiammatoria
rendono Adenogen un utile strumento per combattere l’alopecia.
Per approfondimenti consultare:
http://www.shiseido-italy.com
Link “Sezione riservata ai Sigg.
Medici”.