VALTER SCAVOLINI E LA NIPOTE EMANUELA SI CONFESSANO Il

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VALTER SCAVOLINI E LA NIPOTE EMANUELA SI CONFESSANO Il
VALTER SCAVOLINI E LA NIPOTE EMANUELA SI CONFESSANO
Il nostro socio Valter Scavolini, già insignito di vari titoli, fra cui quello di Cavaliere del
lavoro, è stato recentemente premiato con la Stella d'oro del Coni - la massima onorificenza del
mondo dello sport italiano - per i suoi meriti sportivi, a conferma dell'unanime apprezzamento per
la sua ultra trentennale attività di dirigente e di sostenitore della squadra cestistica pesarese divenuta
famosa.
Nella felice circostanza è stato intervistato dal giornalista Alberto Pisani del giornale "Lo
Specchio" e dal relativo pezzo pubblicato su tale giornale, attingiamo quanto con piacere
proponiamo ai nostri amici lions.
Valter ha confessato di avere avvertito una particolare emozione e lo stesso orgoglio che ha
provato quando fu nominato Cavaliere del lavoro, forse anche maggiore, perché questo premio è
giunto del tutto inaspettato. Si tratta di un prestigioso riconoscimento riservato, in genere, a famosi
atleti, ai campioni olimpionici, mondiali ed europei, assai più raro che sia assegnato ad un dirigente.
Della sua lunga esperienza, come dirigente sportivo, conserva tanti piacevoli ricordi e sensazioni
indimenticabili. Lui ed il fratello Elvino entrarono nell'ambito cestistico senza particolari ambizioni,
almeno inizialmente, per sostenere la squadra locale ed anche per cercare di fruire di un ritorno
pubblicitario.
Erano i primi anni ’70, le difficoltà che incontrava il basket pesarese erano notevoli, la
squadra era costantemente coinvolta nella lotta per non retrocedere dalla serie A. Dopo i due
spareggi per la salvezza affrontati contro Venezia e Mestre, veramente sofferti fino all'inverosimile,
decise con Eligio Palazzetti d’impegnarsi maggiormente per potenziare la squadra ed iniziò così,
all'avvio degli anni '80, quella ricostruzione che portò successivamente all'ambìto raggiungimento
di due titoli tricolori. Vestirono le casacche bianco rosse giocatori di vaglia, quali Silvester,
Magnifico, Costa, Gracis, Zampolini, i quali formarono lo "zoccolo duro" del quintetto che, dopo
qualche anno di meritevoli performance al vertice, conquistò il primo scudetto tricolore, sotto la
guida di Valerio Bianchini e con l'apporto dell'impeccabile coppia Darwin Cook e Darren Daye.
Indimenticabile fu il giorno della vittoria finale, erano tutti pazzi di gioia, increduli
dell'impresa compiuta contro quelli che erano sempre stati gl’invincibili milanesi. Tutta la città si è
stretta attorno alla società e si è riconosciuta nella propria squadra di basket che, per la prima volta,
aveva portato il nome di Pesaro all'apice dello sport italiano. Per festeggiare il primo scudetto
bianco rosso, fu imbandita una tavolata da "Guinness" dei primati - un'interminabile serpente
luminoso che si snodava per tutto il lungomare cittadino - lunga oltre tre chilometri, con più di
dodicimila cittadini, d’ogni ceto ed età, partecipanti al banchetto di festa e di giubilo.
Fra i personaggi che Valter ha sentito, in questo periodo, più vicini a sé, vi è stato
senz'altro Valerio Bianchini, il coach del primo scudetto ed i giocatori di quella squadra vittoriosa.
Li ha considerati come persone di famiglia ed è sempre rimasto legato a loro con sincero affetto.
Successivamente, con le leggi 91, di svincolo dei giocatori e la Bosman, d’apertura delle frontiere,
il basket italiano ha subito una vera metamorfosi. Le squadre sono, ogni anno, rivoluzionate nella
loro composizione, ciò che avviene anche nel corso della stessa stagione, non mantengono più gli
stessi personaggi carismatici, quei giocatori "bandiere" che iniziavano e terminavano la carriera
sportiva quasi sempre con la stessa maglia. Di conseguenza, pure il rapporto fra società e giocatori,
fra tifoseria ed atleti è diventato meno vincolante, meno affettivo, con minor attaccamento ai propri
colori, ma tutto si è più improntato al business ed alla concorrenza.
I momenti più difficili ed amari sono stati quelli del fallimento e della retrocessione in
serie B. È stato un errore cedere la società e farne uscire il controllo dall'ambito dell'imprenditoria
pesarese. Ma toccato il fondo, ci si è impegnati con la massima decisione per risalire la china. Si è
riusciti a conquistare subito la promozione dalla serie B alla Legadue, è stata anche questa
un'impresa di rilievo, resa possibile dal felice ed indovinato connubio con il Gruppo Spar di Stefano
Vellucci. L'obiettivo prefisso è ora quello di riportare Pesaro nella massima serie, prima possibile. È
senz'altro un traguardo ambizioso, di certo non facile da raggiungere. È comprensibile che i tifosi,
memori di due scudetti vinti e delle gare d’Eurolegadue disputate ad un ragguardevole livello,
vorrebbero realizzare subito questo desiderio, ma talora è necessario effettuare un passo alla volta,
senza avventurarsi in voli fantasiosi.
Valter ha concluso il suo dire manifestando il proposito di condividere con i tanti
appassionati tifosi la gratificazione e l'orgoglio per la Stella d'oro del Coni che gli è stata ora
concessa. E’ d’avviso che siffatto riconoscimento, attribuito alla sua persona, sia in realtà frutto
della passione di un'intera città, merito pure degli sportivi che seguono con dedizione e costanza la
pallacanestro e delle autorità cittadine che non hanno mai fatto mancare il loro valido e
determinante appoggio.
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In un incontro, organizzato dall'Assessorato alle pari opportunità, guidato da Simonetta
Romagna, dedicato all'attività imprenditoriale delle donne, è stato pure mostrato un filmato relativo
alle interviste effettuate a quattro di queste rappresentanti, fra cui Emanuela Scavolini, nipote di
Valter.
Questa la sua succinta storia d’imprenditrice.
L'impresa Scavolini ha iniziato la propria attività con Valter che è stato il primo a mettersi
in proprio, poi si è unito ben presto anche il padre Elvino, dedicandosi a lavori prevalentemente di
tipo artigianale che poi, via via, sono aumentati sempre più d’entità sino ad arrivare a creare una
struttura che può definirsi un'industria, per quanto con i suoi limiti, nel settore delle cucine, ben nota
in Italia ed all’estero. Primogenita di otto figli, diplomata in ragioneria, ha incominciato a lavorare
nell’azienda di famiglia ed è stata affidata alle cure del direttore generale, così come accade per
ogni nuovo dipendente che ha sempre al fianco un tutor per un periodo più o meno lungo, in base al
genere di lavoro che sarà deputato a svolgere. Gli ascendenti di Elvino e di Valter erano dediti
all'agricoltura ed il padre ci teneva molto che dimostrasse sul campo di valere e di essere interessata
ed appassionata a questa attività familiare.
La posizione di leader si conquista con il proprio sacrificio, il proprio impegno e con le
proprie capacità, non può provenire dall'alto o da altre vie e per quanto la riguarda è riuscita, dopo
un certo tirocinio, ad assumere un posto di responsabilità, che le consente non di lavorare da sola,
ma con un gruppo di persone. Non è tanto semplice riuscire a conciliare il lavoro con gli impegni
familiari, soprattutto per quanto attiene la cura dei figli, ma con l'aiuto del marito ed organizzandosi
a dovere, è possibile soddisfare entrambe le esigenze. In azienda, da un paio d'anni, è stata attivata
una mensa che consente, riducendo la pausa per il pasto, di terminare l'orario di lavoro a metà
pomeriggio ed alle 16,15-16,30 si può essere già a casa (gli addetti agli uffici sono liberi un’ora
dopo).
Una fabbrica del mobile, come altre del resto, era in passato costituita esclusivamente di
uomini, quindi, con l'ingresso femminile si è dovuto inizialmente superare qualche difficoltà, ma
adesso la percentuale "rosa" è di circa il 20% e se è vero che una donna deve ancora difendere la
posizione raggiunta maggiormente rispetto ad un uomo, ci si sta avvicinando sempre più ad una
parità fra i due sessi sotto ogni profilo.
Giuliano Albini Ricciòli