L`uomo come macchina perfetta

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L`uomo come macchina perfetta
L’uomo la macchina perfetta, perché?
Viviamo in un mondo frenetico, di continui e repentini cambiamenti, in cui tutta la
nostra vita è condizionata dalla tecnologia e dalle macchine.
Dipendiamo da computer, da automobili, da cellulari…
Strumenti che hanno cambiato le nostre abitudini rischiando anche di farci cadere
“schiavi”.
Questo problema è ben rappresentato da Pirandello nel romanzo “I quaderni di
Serafino Gubbio operatore”.
L’Uomo non si rende conto, invece, dell’enormi potenzialità che possiede e delle
meraviglie che si celano in lui.
Il fine di questa tesina è dunque celebrare l’Uomo e la sua perfezione nonostante la
sua limitatezza.
Come disse il celebre scienziato Albert Einstein:
“Anche se un giorno le macchine risolveranno qualsiasi problema, non saranno mai in
grado di porre un problema.”
Quest’aforisma è l’estrema sintesi della differenza essenziale tra la macchina, intesa
genericamente come un qualunque congegno atto a trasformare una forma di energia
in altra o in energia della stessa forma ma di caratteristiche diverse allo scopo di
adempire un’azione ben determinata e l’uomo cioè la capacità di quest’ultimo di porsi
delle domande.
“Porsi delle domande” non s’ intende soltanto la capacità di creare un problema in sé
ma significa anche altro: la volontà di capire, di apprendere, di conoscere la realtà; di
indagare su cosa c’è oltre ad essa, di sperimentare e fare considerazioni.
Ma la cosa più importante è sicuramente la capacità di provare emozioni: l’uomo
nutre sentimenti, non è solo ragione e questo lo rende unico e insostituibile; come
spiega Kant nella conclusione della “Critica della Ragion pratica”.
Questa “macchina” è costituita da circa 100000 miliardi di cellule di 200 tipi diversi in
grado di collaborare tra loro in modo efficiente.
A differenza delle macchine, create da lui, l’uomo ha un sistema che gli permette di
riprodurre essere simili a lui al fine di mantenere la specie.
1 Altra caratteristica molto importante è senza dubbio la funzione di “autoriparazione”:
le cellule del corpo umano sono infatti in grado di rigenerarsi e riportare il tessuto
danneggiato allo stato precedente il trauma.
Inoltre, molte delle macchine utilizzate oggi hanno come modello alcune strutture o
funzioni del corpo umano, ad esempio il condensatore elettrico (piano a due piastre)
che si ispira al doppio strato lipidico della membrana cellulare che è in grado di
accogliere su entrambi i suoi lati ioni di carica diversa.
Purtroppo questa perfezione umana, soprattutto negli ultimi secoli, non è stata
colta a pieno.
L’uomo, infatti, ha sempre ricercato metodi per il miglioramento della specie; la
scienza che nasce in seguito a questa esigenza è l’eugenetica, che spesso è stata, e
lo è tuttora, usata in modo improprio, ad esempio nel ventesimo secolo quando si
sviluppò l’eugenetica nazista.
Anche in letteratura alcuni autori sottolinearono il problema della creazione artificiale
di essere umani “perfetti”; una tra questi fu Mary Shelley, scrittrice inglese dell’800
che con il romanzo Frankestein evidenziò questa questione.
Nonostante Einstein riconoscesse la superiorità dell’ Uomo, capì che l’ introduzione
della tecnologia all’interno della sua quotidianità a supporto della vita non poteva che
essere un vantaggio, rappresentò il suo pensiero in poche righe:
“Le macchine sono incredibilmente veloci, accurate e stupide. Gli uomini sono
incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L'insieme dei due costituisce una forza
incalcolabile”
2 Kant:
La critica della Ragion Pratica
« Il cielo stellato sopra di me, la legge
morale dentro di me »
Kant filosofo illuminista critico del
diciottesimo secolo, analizza in modo
scientifico e attraverso l’uso della
ragione l’Uomo .
La sua filosofia si condensa in una
domanda: “Che cos’è l’uomo?”
Per rispondere a questo il filosofo
procede ponendosi tre domande:
1. Che cosa possiamo conoscere?
2. Cosa dobbiamo fare?
Notte stellata Vincent Van Gogh,1889
(come ci dobbiamo comportare?)
3. In cosa possiamo sperare?
La frase iniziale è l’epitaffio sulla tomba del filosofo e lo ritroviamo nella sua opera
“La critica della ragion pratica” è stata pubblicata nel 1788, è la seconda per ordine
cronologico delle tre celebri Critiche di Kant, di cui fanno parte anche la Critica della
ragion pura (1781) e la Critica del Giudizio (1790).
In questo scritto Kant espone sostanzialmente la concezione di morale.
Come nella Ragion pura il filosofo si proponeva di mostrare non cosa l'uomo conosce,
ma "come" conosce, ovvero evidenziare i "meccanismi" della conoscenza umana, allo
stesso modo si ora si pone di fronte al problema della morale: egli non vuole definire
quali precetti etici debbano essere seguiti dall'uomo, bensì "come" quest'ultimo debba
comportarsi per compiere un'azione autenticamente morale, e quindi in cosa consiste
realmente la morale. La sua in definitiva è una morale formale: Kant, infatti, illustra
la forma della morale, ma non il suo contenuto (le norme morali).
Kant conclude “La Critica della ragion pratica” esaltando la figura umana rispetto alla
semplice macchina.
3 L’uomo, infatti, ammira il cielo stellato sopra di lui sentendosi una infinitesima parte
del gelido meccanismo dell’universo come una qualsiasi ingranaggio che in caso di
rottura o mal funzionamento può essere sostituit0.
Ma è proprio la legge morale che è dentro di lui che eleva l’uomo fenomenico
,determinato e limitato ad essere noumenico in quanto morale e libero.
Kant dimostra così l’unicità di ogni individuo e quindi la superiorità dell’ uomo rispetto
alle macchine !
4 Pirandello:
I quaderni di Serafino Gubbio operatore
"Finii d'esser Gubbio e diventai una mano"
I "Quaderni di Serafino Gubbio Operatore" è
sicuramente uno dei romanzi più originali dell’intera
produzione pirandelliana; la prima edizione di questo
romanzo è del 1915, quando incombono minacciose sul
nostro orizzonte le macchine belliche e sarà proprio
questa l’intuizione–base del romanzo: il mutamento
prospettico indotto nell’uomo moderno dalla macchina,
in particolare la sostituzione della parola da parte
della macchina cinematografica (teatro sostituito dal
cinema muto!). La polemica del romanzo è incentrata
sul contrasto civiltà – tecnologica e umanistica, tra cinema e teatro tra opera d’arte
nella sua riproducibilità tecnica e irripetibile unicità dell’opera artistica.
Pirandello non condivide l’innovazione tecnologica come i suoi contemporanei(es.
futuristi): un segnale del suo pensiero ci viene proprio in apertura di romanzo dalle
considerazioni d’esordio di Serafino:
"Mi domando se veramente tutto questo fragoroso e vertiginoso meccanismo della
vita, che di giorno in giorno sempre più si complica e si accelera, non abbia ridotto
l’umanità in tale stato di follia, che presto proromperà frenetica a corrompere e a
distruggere tutto."
Da queste parole emerge chiaro il “presagio funebre” della follia distruttiva dell’uomo
macchina. Secondo Pirandello, il fragoroso e vertiginoso meccanismo della vita porterà
forse un giorno alla distruzione totale. La meccanizzazione ha ormai reso schiavo
l'uomo ed è responsabile della perdita di gran parte dei valori. L'individuo ha smarrito
anche la propria identità, la capacità di intervenire nel presente e di interpretarlo.
5 Anche l'intellettuale è coinvolto in questo processo, restandone vittima. Non ha più
niente da dire perché non ha più possibilità di intervento critico.
La meccanizzazione ha tolto la possibilità di dare un senso al fluire della vita: è
questo il significato dell'afasia (mutismo) di cui rimane vittima Serafino Gubbio a
causa dello shock per aver assistito all'orribile spettacolo dell'uomo sbranato da una
tigre mentre continuava a riprendere la scena. L'afasia è dunque la metafora
dell'alienazione dell'artista e della riduzione dell'uomo a macchina. In tutto ciò la
scrittura di Serafino funge da specchio del disordine esistenziale, partecipante del
Caos, e si muove avanti e indietro nello spazio e nel tempo seguendo il corso dei
pensieri dell’io che scrive.
Gubbio è il narratore delle vicende di questo romanzo, esposto sotto forma di diario
dallo stesso narratore.
Egli dunque è un narratore interno, in quanto è direttamente coinvolto negli eventi
da lui stesso esposti.
La focalizzazione è posta sul narratore: nel momento in cui Gubbio narra, egli ha già
coscienza di come i fatti si evolveranno.
A dimostrazione di ciò vi è un intreccio non strettamente legato alla fabula e una
serie di "anticipazioni" da parte del narratore (come ad esempio il fatto che,
nominando il violinista, Gubbio dica che questo avrà nei suoi confronti un’’ influenza
molto importante).
Il narratore è molto "coinvolto" nelle vicende, tanto che molto spesso si sofferma,
proponendo proprie riflessioni e idee filosofiche che spezzano il ritmo narrativo.
E in tutto questo contesto, l’occhio scrutatore di Serafino, cioè la sua macchina
cinematografica, diventa allora il filtro, in un certo qual modo muto, di questa "buffa
fantasmagoria della vita", filtro che però riesce a trasmettere messaggi molto
significativi anche se comunicati in maniera diversa.
I "Quaderni" non sono soltanto un’ analisi critica della realtà moderna, ma anche la
testimonianza della possibile riduzione dell’uomo a oggetto, a contatto con il
progresso tecnico. La perdita di coscienza e di personalità investe tutta la
collettività, diviene consuetudine in un mondo inautentico perchè ubbidiente alle ferree
leggi del mercato.
Secondo l’ottica pirandelliana, la distruttiva affermazione delle macchine finisce con il
travolgere e dominare la psiche dell’uomo, abbagliando con l’inganno di controllare la
6 realtà, di andare incontro a obiettivi che si rivelano poi illusioni. E’ dunque questo
mostro inarrestabile, è la macchina che si impadronisce del mondo e si fa beffa della
tragicità umana: Pirandello, arroccandosi forse su una posizione di estremo
conservatorismo, manifesta con questa drammatica disumanizzazione, la sua sfiducia
nella razionalità troppo fredda, utile solo a placare il passionale fluire delle nostre
vite e la sua ostilità nei confronti delle "imposizioni del progresso" e della
"presunzione scientifica".
Se per molti, l’avvento della macchina, o meglio la meccanizzazione di determinati
aspetti della società è stato un avvenimento straordinario e un passo del progresso,
da Pirandello viene interpretato, nei suoi aspetti negativi, come una regressione della
comunicazione umana, già di per sé non sempre facile.
E’ attraverso la figura del protagonista, l’operatore Serafino Gubbio, che rappresenta
per certi versi "l’alter ego" di Pirandello, che si può cogliere la dura protesta contro
"l’alienante civiltà della macchine e contro i suoi esaltatori"; viene messa in risalto la
spersonalizzazione dell’uomo, in questo caso dell’operatore cinematografico, che pian
piano lascia con rammarico che le macchine svolgano delle funzioni che fino ad allora
erano state proprie dell’uomo e solo dell’uomo. Vittima della meccanizzazione è lo
stesso Serafino, un po’ filosofo, un po’ artista e pure anch’ egli ridotto al ruolo
meccanico di "mano che gira la manovella".
Intrappolato entro i limiti di un lavoro monotono e alienante, è costretto a vivere un
processo psicologico che lo conduce ad una sorta di accettazione "filosofica" di
questa vita ingannevole perchè vana. Accettazione che si traduce in un passivo
distacco, nella contemplazione frustrante perchè disumanizzata, ridotta dal cinema a
forma da ripetere e commercializzare.
Il tema dominante ancora oggi di grande urgenza, è il dominio della macchina, la legge
imposta dal progresso alla comunità umana. All’avvento cinematografico seguono una
serie di mutamenti a vari livelli: tecnologico, sociologico, comunicativo, artistico. Si
pensi alla nascita di figure professionali ed organizzate, all’invenzione della pellicola e
della macchina da presa, alla necessità di soddisfare le richieste di un nuovo mercato.
Particolarmente declamato risulta il ruolo dell’ artista, sia esso scrittore o attore,
costretto com’ è a rinunciare alla sua individualità e a sottostare alle regole dettate
dalla macchina(es. amico violinista che accompagna un pianoforte meccanico) .
7 Il contatto col pubblico viene a mancare; si passa dal naturale all’artificiale,
un’artificiale ancora più ideale dato che il genere cinematografico di Serafino è quello
muto.
La tendenza dell’ uomo a calarsi in un ruolo, ad assumere una funzione nel mondo
ideale, si accentua in un momento storico (primi del novecento) in cui industria e
meccanizzazione lo costringono ulteriormente ad una vita meccanica.
Questa sorta di "morte civile" di Serafino è riscattata dalla scrittura nella quale
trova sfogo l’insopprimibile umano bisogno di libera espressione della propria
individualità; uno dei temi cari a Pirandello è certamente la perdita dell’identità. Mentre
ne "Il fu Mattia Pascal" il protagonista rimane in possesso di un nome che lo
contraddistingue, nei "Quaderni di Serafino Gubbio operatore", Serafino finisce col
perdere anche questo; per via di un’ espressione frequentemente utilizzata, gli è
stato affibbiato il soprannome di "Si gira". Tale nome rispecchia perfettamente lo
stato di sottomissione
dell’ operatore alla macchina ed
evidenzia il fatto che egli si
identifichi in tutto e per tutto
con questo oggetto mostruoso
del quale non è altro che una
parte.
Accanto al dramma di Serafino, se
ne consuma un altro di ben più
ampie dimensioni, che investe la
La danza della vita Munch 1885 società sempre più schiava di quel circolo vizioso cui si è ridotta la vita. Serafino
stesso osserva il vorticoso e insensato avvicendarsi dei giorni della gente comune e
ne offre uno spaccato davvero esplicativo: "Oggi, così; questo e quest’altro è da fare;
correre qua con l’orologio alla mano per essere in tempo là. –No, caro, grazie: non
posso! – Ah sì davvero? Beato te, debbo scappare... – Alle undici la colazione. Il
giornale, la borsa, l’ ufficio. – Bel tempo, peccato! Ma gli attori... –Chi passa? Ah, un
carro funebre... un saluto di corsa a chi se ne è andato. –La bottega, la fabbrica, il
tribunale... ."
8 Evidente è l’intenzione dell’autore di criticare aspramente la frenesia della società di
massa ma la sua grandezza sta nell’ aver mosso questa denuncia "ante litteram",
prima dell’effettivo dilagare del problema.
9 Il potenziale di membrana
La cellula costituisce l’elemento base degli organismi viventi ed è sempre stata
oggetto di importanti studi scientifici: essa è caratterizzata dal fatto che è in
grado di duplicare se stessa, generazione dopo generazione; ha delle proteine al suo
interno fondamentali per le reazioni chimiche e da cui dipende la sua stessa vita; ha
una membrana che la separa dall’ambiente circostante facendone un’entità a parte
anche se è in grado di interagire con l’ambiente esterno e con altre cellule. In
particolare le cellule eccitabili, come quelle presenti nei tessuti nervoso e muscolare,
della maggior parte degli esseri viventi possiedono meccanismi caratteristici per
interagire tra di loro, in special modo per scambiarsi delle informazioni: spesso questi
metodi sono complessi.
Per spiegare la trasmissione intracellulare sfruttiamo l’analogia elettrica e
rappresentiamo con tensioni e correnti le proprietà della cellula.
Ogni organismo vivente è costituito da cellule, ciascuna di esse circondata da una
membrana che la separa dallo spazio circostante. Nonostante le cellule biologiche
abbiano funzioni diverse, le loro membrane hanno una struttura generale comune:
ciascuna di esse è una pellicola molto sottile di spessore che varia tra i 7 e i 9 nm
ed è distinguibile solo grazie al microscopio elettronico. La struttura di base della
membrana cellulare è costituita da due strati di molecole fosfolipidiche, molecole che
in soluzione acquosa tendono a portarsi in superficie disponendosi l’una accanto
all’altra con le „teste‟ idrofile polari rivolte verso l’acqua e le „code‟, idrofobe,
costituite dagli acidi grassi, rivolte in direzione opposta.
La membrana cellulare contiene anche numerose molecole proteiche sospese nel doppio
strato lipidico le quali svolgono funzioni come ad esempio il trasporto di molecole
attraverso la membrana stessa. Il doppio strato lipidico della membrana cellulare,
essendo costituito da uno strato molto sottile ed isolante elettrico che divide lo
spazio intracellulare da quello extracellulare, può venir considerato come un
condensatore elettrico. Tale doppio strato può accogliere su entrambi i suoi lati
ioni di carica diversa e può quindi venir classificato come un condensatore piano a
due piastre la cui capacità vale:
C = εA / d
10 con A area della piastra, ε costante dielettrica e d distanza tra le due armature.
La differenza di potenziale elettrico totale tra interno ed esterno della cellula viene
dunque determinata da cariche che aderiscono strettamente alla membrana cellulare
caricando questo condensatore cellulare.
Il potenziale di membrana è la tensione elettrica, misurabile in una cellula, tra il
versante citoplasmatico, che presenta cariche negative, e quello extracellulare, che
presenta cariche positive. Tutte le tipologie cellulari presentano un potenziale di
membrana che si aggira tra -60 mV e -70 mV. Il segno meno indica proprio che
l'interno della cellula è carico negativamente.
Tale potenziale può essere misurato posizionando due elettrodi di vetro collegati a
un voltmetro all'interno e all'esterno di una cellula. Esso consente, tra le altre cose,
la propagazione dei potenziali d'azione nelle cellule dei tessuti eccitabili. In particolare,
nelle cellule in cui è soggetto a variazioni improvvise, come le cellule muscolari e
quelle nervose, è detto potenziale di membrana a riposo.
11 Nelle cellule eccitabili si modifica in risposta a stimoli specifici, che determinano flussi
ionici attraverso la membrana.
La modificazione più importante è il potenziale d’azione, responsabile della
trasmissione dell’informazione da un neurone all’altro e di fenomeni come la
contrazione del muscolo scheletrico e cardiaco.
L’esistenza della ddp implica una diseguale distribuzione di cariche elettriche (ioni)
tra interno ed esterno, e suggerisce che la membrana si comporti come una barriera
con permeabilità selettiva, che separa due soluzioni (liquido intra- ed extracellulare) a
composizione chimica diversa
12 MODELLO PER SPIEGARE L’ESISTENZA DEL POTENZIALE DI MEMBRANA
Membrana semipermeabile (permeabile solo allo ione K+) che separa i compartimenti
intra- ed extracellulari a contenuto ionico diverso
!
Il K+ è spinto ad uscire dal gradiente di concentrazione.
Il flusso di cariche + non è seguito da un equivalente flusso di cariche "Quando la negatività interna è tale da creare una forza
elettrica (gradiente elettrico) che si oppone a quella chimica
(gradiente di concentrazione), la tendenza del K+ ad uscire è
uguale alla sua tendenza ad entrare.
La differenza di potenziale registrata quando si è raggiunto questo
equilibrio è il potenziale di equilibrio per il K
13 Il potenziale di membrana viene generato da due fattori:
1)Esistenza di un gradiente di concentrazione ionica
2)Permeabilità selettiva della membrana
14 Inglese:
Frankenstein
Mary Shelley was born in 1797 and she was a novelist.
Mary’s early years were
influenced by a macabre Gothicism and her masterpiece is Frankenstein:
The Modern
Prometheus . The novel talks about the story of a brilliant scientist Victor
Frankenstein , who discovers the secret of
giving life to inanimate matter.
He decides to
create a living being from parts of dead
bodies, but the creature has supernatural
strength and an horrible appearance.
The
monster, becoming more and more lonely and
miserable, turns into a destructive creature
who is beyond his creator’s control. In fact, he
kills his creator’s brother and his bride.
Frankenstein is an epistolary novel. The
narrator is an explorer who meets the
scientist Frankenstein to whom he tells the
story of his sorry tale, how he neglected his
family and future wife Elizabeth to pursue
his scientific research and how once he had created the monster it escaped his
control. Shelley shows us how an apparently innocent creature is corrupted by an
hostile society.
A common interpretation of this novel is that when a man tries to interfere with
the process of natur emay run the risk of creating
something dangerous. In fact,
nowadays, men invent machines in
order to better the life of human
beings, but their pursuit is often
wrong because they are used to
destroy
and kill lives, as
Frankenstein did : he
innocent creature but,
with society,
was an
in contact
he became an evil one.
15 Eugenetica
La parola eugenetica fa riferimento allo studio dei metodi volti al perfezionamento
della specie umana attraverso selezioni
artificiali operate tramite la promozione delle
qualità innate, dei caratteri fisici e mentali
ritenuti positivi, o eugenici (eugenetica
positiva), e la rimozione di quelli negativi,
o disgenici (eugenetica negativa), mediante
selezione o modifica delle linee germinali,
secondo le tradizionali tecniche invalse
nell'allevamento animale e in agricoltura basate
sulla genetica mendeliana e quelle rese attualmente o potenzialmente disponibili dalle
biotecnologie moderne.
Il termine fu coniato nel 1883 da F. Galton.
Nel linguaggio comune, il termine si confonde spesso con l'eugenismo, che è l'ideologia
che ritiene che la soluzione di problemi politici, sociali, economici o sanitari possa
essere raggiunta attraverso l' adozione di pretese soluzioni eugenetiche. L’ ideologia
del razzismo eugenetico nasce, già prima del 1883, con la Rivoluzione francese: nel
settembre del 1792 i carnefici della Comune attuano la liquidazione eugenetica non
solo dei sacerdoti ma dei ritardati mentali, dei disadattati, delle ragazze chiuse in
riformatorio.
Il Ministero degli interni giudicò i massacri «Molto utili per la felicità futura della
specie umana».
Più tardi, sostenuta da correnti di ispirazione darwinistica e malthusiana, l’eugenetica
si diffuse inizialmente nei paesi anglosassoni (con Churchill) e successivamente
nella Germania nazista, trasformandosi nella prima metà del 20° sec. in un movimento
politico-sociale volto a promuovere la riproduzione dei soggetti socialmente desiderabili
( e. positiva) e a prevenire la nascita di soggetti indesiderabili ( e. negativa) per
mezzo di infanticidio e aborto.
IL massacro della rivoluzione francese fu il MODELLO dell’operazione T4
nazionalsocialista.
Il programma di eutanasia di Hitler era rigorosamente riservato ai tedeschi e solo più
16 tardi venne esteso alle
altre etnie considerate
razzialmente "difettose".
Il programma nazista era
finalizzato ai bambini nati
con malattie che, secondo il
loro punto di vista, ne
minacciavano l’integrità
fisica.
Il primo caso di eutanasia,
in Germania, fu praticato
su un bambino che aveva il
labbro leporino.
Avvenne su richiesta dei genitori, i quali, temendo che avrebbe avuto una vita infelice,
chiesero aiuto ai dottori del regime hitleriano, che consigliarono l’eutanasia.
Hitler, fin dal 1929, a Norimberga, aveva affermato: « Sparta deve essere un modello
per la Germania perché stermina i suoi figli più deboli. In questo modo rinasce la
forza».
Attraverso l’aborto, l’eutanasia, la selezione embrionale, si introduce il principio
razzista secondo cui l’essere umano "difettoso" può essere eliminato da quello non
difettoso: il più forte ha il diritto di eliminare il più debole.
Eugenetica nazista
L'eugenetica nazista, in particolare, era mirata a quanti furono identificati come "vite
di nessun valore" (in Tedesco: Lebenunwertes Leben): deviati, degenerati, dissidenti,
ritardati e persone con difficoltà di apprendimento, persone sterili, omosessuali,
persone pigre, malati mentali, ebrei, deboli, zingari ecc.
A questi avrebbe dovuto essere impedito di riprodursi, in modo da non diffondere i
propri geni all' interno della popolazione. Oltre 400.000 persone subirono la
sterilizzazione coatta e 70.000 furono uccise nel corso dell' Aktion T4.
L'Aktion T4 è il nome convenzionale con cui viene designato
il Programma nazista di eutanasia che, sotto responsabilità medica, prevedeva la
soppressione di persone affette da malattie genetiche inguaribili o da malformazioni
17 fisiche cioè delle cosiddette "vite indegne di essere vissute" attraverso l ‘eugenetica e
“l igiene razziale “ .
Il programma mirava inoltre a diminuire le spese statali derivanti dalle cure e dal
mantenimento nelle strutture ospedaliere dei pazienti affetti da disabilità, in un
momento in cui le priorità economiche erano rivolte al riarmo dell'esercito della
Germania.
Nell’ anno 1933, iniziò il programma T4 con l ‘emanazione della “Legge sulla
prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie”, cui seguì nel
1953 quella per “La salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco”.
Con essa si autorizzava l’aborto nel caso in cui uno dei genitori fosse affetto da
malattie ereditarie, ma di fatto si iniziava la sterilizzazione forzata delle persone
ritenute portatrici di malattie genetiche.
Hitler e l'eugenetica
L' idea di implementare una politica di “igiene razziale” rappresentò un elemento
centrale dell' ideologia hitleriana fin dagli esordi. Hitler provò per tutta la vita una
violenta repulsione per l' handicap mentale e la deformità fisica, attratto com' era dai
canoni di bellezza e purezza che gli derivavano dal suo reputarsi "artista" e dal
dibattito in corso in Germania ad opera del movimento eugenetico.
18 Hitler utilizzò metafore mediche per paragonare coloro che aveva intenzione di
eliminare dalla “comunità razziale” tedesca. Si riferì in più occasioni agli ebrei come ad
un virus che doveva essere curato oppure ad un cancro che doveva essere
asportato. Allo stesso modo egli vedeva i disabili come un “elemento estraneo”
al corpus razziale germanico: nella mente di Hitler e degli altri dirigenti nazisti la
necessità di “ripulire” la razza tedesca dai sub-umani era fondamentale.
Nel suo Mein Kampf (1925-1926) Hitler definì chiaramente le sue idee in merito e
significativamente lo fece nel capitolo “Lo Stato”, dedicato alla visione
nazionalsocialista di come una nazione moderna avrebbe dovuto gestire il problema:
“Chi non è sano e degno di corpo e di spirito, non ha diritto di perpetuare le sue
sofferenze nel corpo del suo bambino. Qui, lo Stato nazionale deve fornire un
enorme lavoro educativo, che un giorno apparirà quale un' opera grandiosa, più
grandiosa delle più vittoriose guerre della nostra epoca borghese.”
L’eugenetica oggi
A partire dagli anni 1950, con gli studi sul patrimonio genetico dell’uomo, si è fatta
strada una nuova eugenetica tecnologica, che persegue tre direttrici:
a) la selezione genotipica dei soggetti a rischio di manifestare una malattia, per
mezzo della diagnosi prenatale e l’aborto dei soggetti indesiderati, o più precocemente,
con la diagnosi pre-impiantatoria ( eugenetica selettiva o creativa);
b) la selezione germinale, mediante la scelta di gameti raccolti e conservati in banche
apposite e utilizzati nell’ambito delle tecniche di fecondazione artificiale ( eugenetica
preventiva);
c) la geneterapia, mediante la modificazione dell’informazione genetica contenuta nelle
cellule somatiche, nelle cellule germinali e negli embrioni umani prodotti in vitro
(eugenetica curativa).
Sotto il profilo filosofico, l’ispirazione eugenetica trova sostegno nello scientismo
tecnologico e nell’ etica sociobiologista.
In particolare, il sociobiologismo sostiene che l’etica si modifichi nel tempo in funzione
degli stadi di evoluzione biologica e sociale via via raggiunti. Nella pratica medica,
pertanto, tutto ciò che favorisce i meccanismi di selezione e miglioramento della
specie, viene ritenuto lecito.
Sotto il profilo scientifico, l’ unica maniera per prevenire le malattie è quella di
sopprimere i soggetti geneticamente predisposti ad ammalarsi. Sotto il profilo etico,
l’eugenetica moderna presuppone un’eliminazione sistematica, programmata di esseri
19 umani, nella maggior parte dei casi motivata da ragioni e pressioni di origine economica
(etica utilitarista).
Per quanto possa essere vista come una scienza disumana volta solo al
perfezionamento della specie umana, a volte bisogna chiedersi se la morte, come ad
esempio per un feto la cui prognosi è estremamente negativa, è più umana della
continuazione stessa della vita ?!
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