l`asino per un percorso di cambiamento

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l`asino per un percorso di cambiamento
L’ASINO PER UN PERCORSO DI CAMBIAMENTO
Maddalena Wegher
dott.sa Scienze naturali e Referee Pet Operator in Zooantropologia Didattica e Assistenziale
Presidente dell’Associazione “un Asino per Amico”
V. ha 9 anni. Ha partecipato con la sua classe ad un percorso didattico di conoscenza e relazione
con l’asino. Alla fine degli incontri, seduti sotto gli alberi, in cerchio, dopo un momento di pausa e
riflessione e soprattutto di silenzio, circondati dalle asine che entrano ed escono dal cerchio, piano
e con il muso all’altezza del naso dei bambini per scambiarsi il fiato e con esso le emozioni che
lentamente gorgogliano in gola, dice: "SE CI CAPIAMO ED ENTRIAMO IN RELAZIONE E CI CONOSCIAMO,
POSSIAMO CAMBIARE IN MEGLIO."
Conoscersi, capirsi, relazionarsi, cambiare. Chi viene a fare attività presso “un Asino per Amico” ci
dice essere queste le parole chiave che vengono portate dalle asine all’interno dei gruppi o dei
singoli partecipanti alle attività.
L’asino è infatti un animale sociale, ha cioè numerose capacità di mettere in gioco degli stili
interattivi adeguati con l’altro ed è in grado di modulare fortemente le sue modalità di stare con
l’altro; è socievole e docile, ha cioè il desiderio di entrare in relazione con l’altro e di lasciarsi
guidare con facilità se fatto in modo appropriato; è intelligente e riflessivo, ma non testardo, cioè
è in grado di valutare la situazione e trovarne la soluzione più adatta, se abituato ad un’ampia
gamma di esperienze; è affidabile e flessibile, sempre se educato in modo corretto. È quindi un
animale coinvolgibile e coinvolgente, con delle capacità interattive e relazionali tali da far scaturire
valori e contenuti non sempre espressi ma potenziali e che possono condurre il soggetto verso un
cambiamento migliorativo.
Naturalmente alla base di questi risultati c’è un lento lavoro graduale, che ha bisogno di una
attenta filiera progettuale e di una accorta filiera attuativa, ma anche di una grande capacità di
guardare e sentire, dentro e fuori. Perché gli asini che vengono coinvolti in attività educativodidattiche (per aumentare la possibilità di crescita del ragazzo attraverso progetti di incontroconfronto con l’animale – cfr. Comitato Nazionale per la Bioetica) o assistenziali-coterapeutiche
(per dare opportunità di benessere, integrazione, riabilitazione, coadiuvanza terapeutica
attraverso progetti di relazione con l’animale - cfr. Comitato Nazionale per la Bioetica), sono
preziosi non semplicemente perché “asino” ma se e quando valorizzati nelle loro specifiche
caratteristiche e pienamente coinvolti nella preparazione e nell’attività e soprattutto se
riconosciuti in questo ruolo sia come soggetto, diverso e singolare, sia come entità attiva con
propria capacità di entrare in relazione empatica con la persona.
Durante tutte le attività, sia nella fase programmatoria che in quella attuativa, l’attenzione è
centrata sulla relazione che si verrà ad instaurare fra l’asino e l’utente. La relazione deve avere
valenza positiva, è ovvio, deve potersi instaurare quindi un sentimento di fiducia. Questa verrà
costruita poco a poco, attraverso un lento percorso interattivo reciproco dove le due entità
potranno conoscersi e sperimentare la capacità di creare un legame unico, ciascuno nel proprio
tempo fino ad incrociarsi. Certo ci si espone, ci creiamo e induciamo aspettative, ma se impariamo
ad essere autentici, coerenti, io ci sarò perché anche tu ci sarai ed ci sarà la nostra relazione. “È il
tempo che tu hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante” (cfr. “Il Piccolo
Principe”). L’operatore rimane sempre sullo sfondo della situazione, con la funzione di guida,
mediatore e interprete dei bisogni sia della persona che dell’asino, guidando e rispettando tempi e
modalità con cui uomo e animale decidono di entrare reciprocamente l’uno nella sfera personale
dell’altro, inducendo inevitabili cambiamenti.
È proprio l’incontro con l’altro, diverso e singolare, che ci permette di cambiare, perché ognuno di
noi struttura la sua identità a seguito di incontri e, come già diceva il filosofo Plotino, “…non esiste
un punto dove è possibile fissare i propri limiti in modo da poter affermare fino a qui, sono io…”.
Nell’incontro con l’altro si costruiscono le abilità relazionali e sociali e la loro formazione e
rafforzamento può essere proprio svolta dall’incontro con gli asini e dai giochi che possono essere
fatti con loro. Le attività di gioco sono estremamente importanti perché sono simulazioni di vita,
sono attività a rischio controllato, dove si sperimenta la vita che sarà, dove è possibile rivestire
ruoli ogni volta diversi, così da narrarsi in mille modi.
A., quando arriva stanco dopo una settimana di scuola, terapie, richieste, si ferma davanti al suo
asino preferito, appoggia la fronte e gli racconta di quella settimana, di quelle richieste; finisce nel
ripetere più volte “SONO BRAVO, SONO STATO BRAVO” e poi si siede sotto di lui, a gambe incrociate,
respira piano e si rilassa e poi esce, si attacca al suo collo e gli sussurra, neanche tanto piano, “TI
VOGLIO BENE”.
È stato ascoltato, l’asino non è andato via anzi è rimasto e lo ha protetto, lo ha accettato. Lui si
“sente bravo” e adesso nelle attività sarà veramente ancora più bravo. È un cambiamento che è
partito da un cambiamento della relazione con lui. La sua identità, il suo modo di esistere è stato
confermato e inconsapevolmente, nell’essere riconosciuto dall’altro, è stata rafforzata la sua
consapevolezza. L’asino sa ascoltare, e con questo sa accogliere l’altro; il sua saper ascoltare
favorisce nell’altro la capacità di raccontare, e questo è un mezzo per esprimere se stessi. L’asino
sa riconoscere le emozioni dell’altro, il suo vissuto, sa ascoltare empaticamente l’altro. L’asino ha
rimesso in gioco la relazione con il ragazzo, ha cambiato il modo di sentirsi “narrato”, nuovo e
diverso.
Adesso M. si accorge che l’asino è irrequieto, vuole fare qualcosa di diverso. Lo lascia allontanare
senza rincorrerlo, si appoggia al melo e aspetta paziente che gli torni la voglia di stare con lui. Non
si arrabbia più perché non fa quello che vuole lui, anzi dice “ANCHE IO A VOLTE VOGLIO ESSERE LASCIATO IN
PACE, QUINDI NON ROMPIAMOGLI!”, e si mette a fare un disegno.
Saper ascoltare empaticamente l’altro è molto importante, fa parte integrante del processo di
comprensione, è un decentramento collegato all’accettazione dell’altro, competenza
fondamentale per una crescita integrale della persona. L’asino non parla, ma comunica con tutto il
suo essere: la posizione del corpo, delle zampe, delle orecchie, lo sguardo, il muovere la bocca,
l’annusare, lo spostarsi nel suo spazio, il non spostarsi fuori del suo spazio. Ci vuole tempo per
capirlo, ci vuole spazio per accoglierlo. Ma l’asino non ha fretta, ci insegna come farlo con
l’esempio, lui è da sempre allenato a questo. Le attività con l’asino possono allenare anche noi nel
migliorare a decodificare le emozioni che stanno sotto le parole, a farci cambiare modo di
“sentire”, non solo con le orecchie ma con gli occhi e con il cuore.
Le attività promosse in collaborazione con gli asini devono quindi porsi questi importanti obiettivi,
di favorire adeguati comportamenti attraverso un cambiamento indotto dalle attività di relazione
con l’altro, cioè con percorsi strutturati che aiutino l’utente a formare o rafforzare le competenze
relazionali fondamentali, le loro capacità di vedere ed ascoltare gli altri, di costruirsi una identità
coerente …
Personalmente anche io sono cambiata da quando ho iniziato questa avventura con gli asini. Ho
intrapreso un percorso di cambiamento, continuo, che mi apre ogni volta gli occhi e il cuore. Solo
così, assieme a loro, le asine che mi accompagnano da ormai 13 anni, riusciamo a promuovere
nuove, anzi, non scoperte capacità che ognuno ha dentro di se; condividendo un pezzo di strada
nella ricerca di equilibrio fra tempo e tempi, risorse e capacità, disagio e benessere; lavorando per
piccoli passi, rispettando il tempo necessario, attraverso l’ascolto, il confronto, il gioco, nel rispetto
di valori e differenze; imparando ad assaporare ogni nuovo incontro con gli altri e con se stessi.
Se guidati da persone competenti l’attività con l’asino può essere praticata da tutti, in ogni
situazione, per piacere, per benessere, per integrare, per facilitare, per coadiuvare, specialmente
per cambiare. Ricordandoci che non è la prestazione o l’uso dell’asino, ma la capacità dell’asino di
darci dei contenuti, attraverso la relazione con lui, che possono aiutarci a cambiare, aiutarci a
migliorare.