ritemprati nello spirito ma soprattutto nel corpo, anche se

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ritemprati nello spirito ma soprattutto nel corpo, anche se
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico
Recapito postale P.O.BOX120 - Venezia, tel. Presidente 041-5237116, tel. Segretario 041-5238325
www.cflagondola.it e-mail to: [email protected] - fax 0415237116
SI RIAPRE
CALENDARIO DI SETTEMBRE 2006
Dopo la lunga parentesi estiva La Gondola
torna in acqua; ritemprati nello spirito
ma soprattutto nel corpo, anche se la
meteorologia ci ha riservato temperature a
doccia scozzese, ci apprestiamo a riprendere
l’attività dell’anno sociale 2006.
A dire il vero, sino alla trasformazione in
APS, l’anno sociale iniziava proprio dopo
le ferie estive; ma la ferrea burocrazia ha
voluto che esso coincidesse con l’anno
solare. Tuttavia credo che nella mente di tutti
la vecchia scansione temporale sia rimasta
cosicché ci apprestiamo a concludere
l’attività del cinquantottesimo anno di vita (!!)
come se si iniziasse dal primo giorno.
Cinquantotto anni sono davvero tanti; molti
dei protagonisti della nostra piccola storia
sono scomparsi, di altri ex soci non si sa
più nulla dirottati altrove dalle vicende della
vita, altri ancora invece ci sono rimasti vicini
e continuano ad incoraggiarci con affetto e
spirito solidale.
Vorrei dedicare proprio a loro questo saluto
di riapertura per ringraziarli del loro prezioso
sostegno; mantenere un circolo prestigioso
come la Gondola a un livello consono alla
tradizione e alle attese non è facile, lo
abbiamo detto più volte.
Ci aspetta, come vedremo più sotto,
una intensa attività immediata mentre
all’orizzonte si profilano impegni non da
poco; saper di poter contare sull’affetto e sul
consenso di tanti amici fa bene allo spirito
e ci sprona ancor di più per raggiungere i
risultati sperati.
Con questo augurio do il bentornato a tutti
augurando buon lavoro e buon divertimento.
Il Presidente Manfredo Manfroi
• Venerdì 1 Presentazione opere per mostra
0/24.
• Lunedì 4 Allestimento mostra “identità?” a San
Servolo- appuntamento h.15 Museo Fortuny.
• Venerdi 8 Presentazione opere per mostra
0/24.
• Domenica 10 Inaugurazione mostre a San
Servolo h.18.
• Venerdi 15 Ospite del mese : Mark Edward
Smith.
• Venerdì 22 Visione opere dei soci.
• Venerdi 29 Visione opere dei soci.
MOSTRA 0/24
Ricordiamo ai Soci che si avvicina, anzi
incombe, la data finale di consegna delle
immagini per la mostra 0/24 prevista per venerdì
8 settembre.
MOSTRA “IDENTITA’” A SAN SERVOLO
Come abbiamo già informato nel notiziario
dello scorso mese un importante appuntamento
fotografico si terrà nell’Isola di San Servolo in
concomitanza con la Biennale di Architettura che
quest’anno avrà come tema “Città, architettura e
società”.
Anche le iniziative di San Servolo sono volte ad
illustrare le trasformazioni avvenute nell’ambito
veneziano; a documentarle è stato chiamato
un gruppo di fotografi: Andreoni & Fortugno,
Gea Casolaro, Luca Campigotto, Paola di Bello
e Sara Rossi con una sorta di “campagna”
istantanea che verrà esposta negli spazi
dell’isola. Poi ci saranno un convegno, “Territori
in trasformazione” e la mostra “6 x TORINO”
realizzata da Olivo Barbieri, Armin Linke, Franco
Fontana, Gabriele Basilico e Francesco Jodice in
occasione delle recenti Olimpiadi invernali.
Anche la Gondola, oltre a collaborare con
l’intera iniziativa, sarà presente con una selezione
della mostra “Identità – Il territorio veneziano
fra conservazione e innovazione 1950-2005”
presentata lo scorso autunno nello spazio
Mondatori; più precisamente verranno esposte
due foto per ciascuno degli attuali soci, per un
totale di trentaquattro immagini, che riguardano
per lo più le nuove edificazioni avvenute nel
centro storico ma anche e soprattutto nella
terraferma.
Pur se in sintesi, pensiamo che la mostra
possa offrire un valido contributo al tema e più
in generale a quanto si propone il curatore di
Biennale Architettura, Richard Burdett.
Nel mirino della rassegna c’è nientemeno che
la città del futuro; stando alle nefaste previsioni
sembra che già nel 2007, cioè domani, nelle
aree urbanizzate vivrà più gente che in tutto
il resto del pianeta, una tendenza che andrà
intensificandosi tanto che nel 2050, sempre
secondo le previsioni, 75 persone su cento
vivranno nei grandi agglomerati urbani sparsi un
po’ dovunque. Già oggi le cifre fanno paura: 35
milioni Tokyo, 19 milioni Città del Messico e New
York, poi San Paolo e Bombay con i loro centri
scintillanti e le sterminate, sordide periferie.
Si svuoteranno le campagne e i piccoli centri
non solo nelle aree più povere della terra ma
anche nelle zone dove più diffuso è il senso di
appartenenza all’identità locale.
E il Veneto? E Venezia? All’architetto Richard
Burdett, nato a Londra ma con lontane radici in
Italia dove è vissuto a lungo e di cui conosce
perfettamente la situazione urbanistica, sono
state rivolte le seguenti domande (Silvio Testa
“Città del futuro: tutti insieme scomodamente” – Il
Gazzettino del 27.8.2006 pag. 15):
D. Anche il NordEst si sta interrogando
da tempo sulla sua vocazione di metropoli
diffusa, ma il risultato non sembra molto
incoraggiante dal punto di vista del paesaggio
e dell’efficienza delle comunicazioni…
R. Ma nel Veneto ognuno ha una grande fierezza
per la propria città e c’è un’attenzione massima
alla bellezza e alla qualità degli interventi anche se
si tratta di rifare una semplice pavimentazione.
Però non conosco abbastanza la politica
regionale per il territorio per esprimere un
giudizio compiuto.
D. E Venezia, che sta perdendo 2000
abitanti l’anno e rischia di spopolarsi e
trasformarsi in una grande Disneyland?
R . Qui pur troppo il discorso è diverso: ci
sono problemi di accessibilità innegabili, ad
esempio por tare un quadro per una mostra
costa una cifra da New York fino a Mestre
e quasi altrettanto da Mestre a Venezia.
Ma per for tuna la città è ancora viva, si
può acquistare da mangiare nel negozio
dietro l’angolo e incontrare la gente per la
strada.
Con queste confortanti considerazioni vi
diamo appuntamento per l’inaugurazione
che avverrà domenica 10 settembre alle
h. 18.30 preceduta (h. 14.30) da una tavola
rotonda sul tema “La bella città? Vivere la
trasformazione” con la partecipazione di
Gabriele Basilico, Bar tolomeo Pietromarchi,
Denis Santachiara. Introdurrà Marco De
Michelis.
(Isola di San Servolo – servizio di
vaporetto linea 20 ACTV da Monumento
V.E. di fronte H. Londra h. 14.45 -15.45 16.15 -16.45 -17.15 -17.45)
L’OSPITE DEL MESE
Mark Edward Smith è un personaggio ormai
istituzionale della fotografia veneziana;
silenzioso, discreto, poco appariscente a
dispetto della mole imponente, lo si può
incrociare nelle calli veneziane mentre
sfreccia con passo veloce, bardato con
tutto l’armamentario di servizio per chissà
quale importante appuntamento.
Mark Smith di origini inglesi ma veneziano
a tutti gli effetti è un professionista di grandi
qualità e di impegno rigoroso, specializzato
in reportage di viaggio, arte, architettura e
nudo.
Ha al suo attivo oltre quaranta libri e
un’estesa collaborazione con testate quali
New York Times, Harper’s Bazar, Life, Paris
Match, FMR, Geo, Gente Viaggi, ecc.
Ha esposto in oltre 25 mostre personali in
tutto il mondo.
Mark Smith sarà con la Gondola venerdì
15 settembre e inaugurerà la stagione degli
ospiti 2006/7.
EPPUR SI MUOVE
Sarà
che
il
settembre
veneziano
tradizionalmente ribolle di avvenimenti di tutti
i tipi e gusti, sarà che la fotografia in città vive
un momento favorevole, fatto sta che raramente
come in questo periodo si susseguono mostre e
iniziative fotografiche di qualità.
Oltre a San Servolo di cui vi abbiamo dato
ampio resoconto, attualmente sono presenti:
• alla Bevilacqua la Masa Thomas Ruff: “The
grammar of photography”
• alla Ikona Venezia, campo del Ghetto Novo,
dal 7 settembre, Giulia Foscari con “dalla favela
alla città parametrica”
• al Centro Culturale Candiani, sino al 15
ottobre, Graziano Arici espone una raccolta
di 150 scatti, non suoi ma di altri bravi quanto
oscuri professionisti, sul tema “Bellissima;
dive, divine, divette a Venezia” cioè un’ampia
sequenza di attrici, vere o finte, che animarono il
bagnasciuga dell’Excelsior negli anni ’50 e ’60 in
occasione del Festival cinematografico.
Altri tempi, altro stile e anche altre donne se
permettete; belle di una bellezza genuina senza
silicone e chirurgie varie, con un filo di grasso ben
distribuito che non guastava, anzi aggiungeva
una punta di sano erotismo in ossequio al saggio
proverbio veneziano che recita: “ la carne consa
l’osso”.
E infine il pezzo forte della serie, secondo noi,
cioè l’esordio della “Jarach Gallery” in campo
San Fantin avvenuto il 28 luglio scorso con una
personale di Guido Guidi.
E’ uno spazio ampio e molto bello, con
un’illuminazione finalmente adeguata, uno dei
pochissimi in città dedicato esclusivamente alla
fotografia.
La mostra comprende 48 immagini in grande
formato, tutte di epoca recente (anni 2000/2005)
con oggetto le tematiche care all’Autore: gli spazi
abbandonati, le presenze/assenze, atmosfere
sospese; molto elegante anche il catalogo
(Electa) che è accompagnato da un testo di
Vitaliano Trevisan.
Una mostra bella quanto impegnativa che
saggerà le possibilità di mercato della fotografia in
una città difficile come Venezia; il bravo curatore
della galleria, Antonello Frongia, è ottimista.
MOSTRE, MOSTRI & CONCORSI
Il 2 del corrente mese si inaugura la mostra “Le
opere e i giorni” presso la rocca di Ravaldino,
via Giovanni dalle Bande Nere 1 – Forlì alla
quale partecipano una trentina di fotografi
provenienti da tutta Italia per raccontare” le storie
apparentemente improbabili dell’incontro fra
donne e pittura, scultura, incisione, ecc. in una
grande festa dedicata alla creatività femminile”.
Fra le autrici presenti è folta la rappresentanza
veneziana: la nostra socia Paola Casanova,
Annalisa Ceolin, Maria Teresa Crisigiovanni,
Giuliana e Luigina Gottardo.
Sino al 24 settembre h. 15-19.30
Presso la Fiera di Pordenone (all’uscita
autostrada) venerdì 8 settembre alle h. 11.30 si
inaugura la mostra “Italia 1946-2006” avente
come oggetto un’amplissima descrizione dell’Italia
dal dopoguerra al giorno d’oggi attraverso i suoi
più grandi fotografi.
La mostra dopo Pordenone, proseguirà per il
Canada (Toronto, J.D. Carrier Art Gallery e The
Rotonda at Metro Hall ) quindi rientrerà in Europa
e verrà presentata in altre capitali del vecchio
continente. L’Archivio della Gondola è presente
con una stampa di Paolo Monti.
BUONE NOTIZIE
Giovanni Vio che è stato nostro ospite nel
maggio scorso riscuotendo vivi consensi con
il suo libro fotografico “Venezia, Marghera,
Mestre andata e ritorno. Un viaggio quotidiano”
è il più recente socio della Gondola. Complimenti
vivissimi.
NOVITA’ DAL SITO
www.cflagondola.it
Invitiamo tutti i lettori a visitare il sito del Circolo
continuamente aggiornato dal nostro webmaster
con le ultime produzioni dei soci e le tematiche
tratte dall’Archivio Storico.
MARILYN,
LA DONNA DI TUTTI E LA FOTOGRAFIA
di Giorgio Gacobbi
Chi non l’ha vista nuda almeno una volta,
giovanissima pin-up, fascinosamente distesa su
quel velluto rosso fuoco, appoggiata appena sul
fianco per far immaginare il generoso seno, la
gamba destra piegata a nascondere il desiderio
sommo, la sua prorompente sessualità?
La foto, forse il primo vero calendario del ‘900,
è di un erotismo sconvolgente ma non scivola
mai nella volgarità.
Cominciò a farsi fotografare per i calendari e le
pagine pubblicitarie delle riviste quando aveva
poco più di sedici anni e si chiamava Norma
Jean Baker nata a Los Angeles il 1 giugno 1926.
Venne subito notata per la sua bellezza d’incanto
e per la sinuosità del suo corpo bianchissimo; su
consiglio di un visagista cambiò look e da castani
i suoi capelli li fece biondo platino non però così
accecanti come quelli di Jean Harlow.
E, d’un tratto, come per un colpo di bacchetta
magica, divenne Marilyn Monroe.
La sua vita breve (morì il 5 agosto 1962 per
avvelenamento da Nembutal forse ad opera
della mafia americana perché era divenuta
troppo scomoda a causa dei suoi intercorsi
intimi rapporti con John F. Kennedy e con il
fratello Bob), Lei la visse da superdiva idolatrata
da tutti. Mai nella storia del cinema un’attrice di
Hollywood fu pagata quanto lei.
Posò da modella per molti fotografi; il primo
che la ritrasse nella famosa foto del drappo
rosso fu Tom Kelly per Playboy e l’immagine
divenne subito l’icona della sensualità del xx°
secolo.
Il canadese Douglas Kirkland per Look
Magazine la fece posare nuda un anno prima
della morte – è stato il suo destino quello
di offrirsi sempre senza veli- avvolta da un
candido lenzuolo dalle arcane e maliziose
trasparenze, ritraendola in tutta la sua indifesa
fragilità, mettendone in risalto (ecco la maestria
del fotografo) la velata insicurezza nonostante le
apparenze, il suo viso al tempo stesso dolce e
con un’ombra di tristezza, il suo sguardo lontano
di una dea ma anche di peccatrice, donna da
portare a letto.
Forse è stata la maledetta predizione del suo
tragico destino conclusosi in quell’agosto del
1962 nell’obitorio del cimitero di Los Angeles
distesa sul tavolo di marmo con un cartellino
legato al pollice del piede: “cadavere non
identificato – caso n. 81128”.
Sempre nuda Bert Stern la fotografò all’hotel
Bel Air di Los Angeles in quella che fu detta “la
dernière séance” perché Marilyn quelle foto
non le vide mai; morì infatti il giorno prima della
pubblicazione su Vogue.
Le 59 foto di Stern, che vennero esposte a
Milano nella memorabile mostra a Palazzo
Reale, vennero poi acquistate da un collezionista
americano per un milione di dollari.
La “dernière séance” di Bert Stern rimane
la testimonianza di una tenera dichiarazione
d’amore, durata ben 12 ore, del fotografo alla
sua modella.
Stern chiuse poi il suo studio a New York
e si dedicò ad altre attività; per lui fu ormai
impossibile fotografare altre donne.
La giornalista americana Sarah Churchill del
New York Times in un suo recente libro dal
titolo “the many lives of Marilyn Monroe” nel
raccontare la vita dell’attrice nei suoi aspetti più
delicati e segreti, delle sue numerose “falls in
love” per attori ma anche attrici sacerdotesse
del culto di Saffo (fra le più note Joan Crawford
e Marlène Dietrich), delle incredibili storie
con giornalisti, registi di cinema, ex mariti ed
ex amanti, cameriere e psichiatri, sostiene a
ragione che tutti coloro che hanno voluto farla
rivivere l’hanno uccisa una seconda volta.
Ciò forse a causa di riflessi condizionati
ma anche per altre ragioni ignobili quali lo
sfruttamento mercantile della sua immagine e
della sua storia.
Quasi tutti, incalza Churchill, hanno diretto
lo sguardo voglioso sul suo corpo, pochissimi
hanno cercato di guardare nel fondo della sua
anima di donna alla fin fine infelice.
Tra i dissacratori del suo viso d’angelo, primo
nella macabra lista, io metto quel sado-maso
gran sciamano della Pop-Art, il fu Andy Warhol
che con una volgare operazione ammantata
di arte falsa gettò quel viso stupendo nella
spazzatura del consumismo di massa assieme
alle lattine della Coca Cola.
Ma la Monroe fu anche attrice drammatica
nel suo ultimo film “The misfits”, su testo dell’ex
marito Arthur Miller, con accanto il grande Clark
Gable che sul set si innamorò pazzamente di lei
e morì poco dopo per un attacco di cuore.
Anch’io, debbo confessarlo, mi innamorai di
Marilyn Monroe allorquando la sentii cantare
“I wanna be loved by you” e “I’m trhough with
love” nel film “Some like it hot” (A qualcuno piace
caldo).
Sì, Lei fu anche una “singer” fantastica, non
per la sua vocalità – aveva una voce esile da
bambina – ma originalissima, unica, maliziosa e
sensuale.
Conosco tutte le sue canzoni e quando alla sera
nella solitudine del mio salottino ne accenno le
prime note al pianoforte mi pare di sentirla dietro
di me che sussurra la melodia a fior di labbra.
Lei, Marilyn Monroe, inimitabile, la più amata,
la sex symbol di una generazione; rimarrà nella
storia quel suo viso solare ravvivato da un sorriso
fascinoso e sconvolgente.