L`uva e il vino nell`arte sacra, nelle “nature in posa” e nelle allegorie
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L`uva e il vino nell`arte sacra, nelle “nature in posa” e nelle allegorie
Due eccellenze in una mostra unica Una mostra promossa da Comune di Verona Provincia Autonoma di Trento Veronafiere Museo Statale Ermitage Mart prodotta e organizzata da Villaggio Globale International Skira editore Verona Gran Guardia 11 aprile — 16 agosto 2015 L’uva e il vino nell’arte sacra, nelle “nature in posa” e nelle allegorie dell’Autunno Dentro l’opera Accanto alla festa del raccolto e al dato naturalistico le opere uscite dalla bottega dei Bassano raffiguranti l’Autunno presentano anche significati simbolici e aspirazioni etiche tipici della poetica riformista e postriformista In secondo piano al centro della scena viene raffigurato un seminatore che sparge chicchi di grano sulla terra arata, richiamo evidente al buon seminatore della parabola di Gesù che sparge frumento perché esso al pari dell’uva abbia a morire (pigitura) per “far” rinascere (il vino che invecchia durante la “morte” bacchica invernale per essere pronto in primavera). La pianta e il frutto dell’uva, frequentemente citati nelle Sacre scritture sono per lo più considerati simbolo di Cristo e del suo sacrificio, nonché della fede cristiana. In particolare l’immagine dell’uva e del vino rimandano alla Passione di Gesù e all’episodio dell’Ultima Cena e dunque anche nelle nature morte essi appaiono, insieme al pane o al grano, proprio ad evocare il significato eucaristico. L’uva in mano a Noè o la vite alle sue spalle allude all’episodio dell’ebbrezza. Secondo quanto narrato nella Genesi (9, 20–27) Noè coltivò la terra e piantò una vigna. Stanco bevve fino ad ubriacarsi, addormentandosi seminudo e scomposto. Il figlio più giovane, Cam, chiamò ridendo i fratelli Sem e Jafet, ma questi per non mancare di rispetto al padre coprirono con un mantello le sue nudità camminando a ritroso. Per essere stato deriso da Cam, Noé al suo risveglio ne maledisse la discendenza e benedisse quella degli altri suo figli attenti e rispettosi. Secondo un mito tardo l’albero della melagrana sarebbe nato dal sangue versato da Bacco, ucciso dai Titani e riportato in vita da Rea, madre di Giove. L’abbinamento con l’uva e l’edera, simboli bacchici per eccellenza, è dunque ricercato. Non solo: frutto composto da una scorza esterna che racchiude in sé numerosi chicchi, è stato considerato anche emblema di prosperità e fertilità tanto da essere indicato come simbolo di Venere. E in molti ricordano e citano il proverbio antico che “nulla può Venere senza Bacco”.