OLMO DOC OK
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SUOLO & SOTTOSUOLO TECNOLOGIA VINCENTE PER IL PASSANTE FERROVIARIO DI TORINO DR. ING . MASSIMILIANO B RINGIOTTI, DR. GEOL. MARCO DOSSI - GEO TUNNEL - GENOVA Introduzione Un raggruppamento di imprese formato da Astaldi, Impresa Rosso ed Italstrade (riunite in una società consortile denominata Susa Dora Quattro) si è aggiudicata nel 2000 la realizzazione della prima tranche del II lotto dei lavori per la costruzione del passante ferroviario della città di Torino. La realizzazione esecutiva del progetto ha comportato la scelta di tecnologie innovative, essendo necessario lo scavo di una trincea ove passeranno treni e metro molto vicino a palazzi e costruzioni, mediante realizzazione di paratie, successivamente tirantate, che presentassero gli aspetti propri di una costruzione definitiva, portante. Inoltre, l’estensione lineare di tali paratie ed i tempi ristretti di esecuzione richiedevano l’utilizzo di tecnologie sicure ed ad alta produttività. Inoltre, ancora alcune limitazioni tecniche venivano fornite dalla situazione geologica in cui si andava ad operare. La scelta è stata così orientata verso l’utilizzo delle idrofrese progettate e costruite dalla società tedesca Bauer Maschinen GmbH. Per la complessità dell’opera e la conseguente ampiezza della trattazione, la pubblicazione è stata articolata in due parti, di cui la prima, pubblicata sul precedente numero della rivista, ha illustrato (dal cap.1 al cap.3) gli aspetti generali della realizzazione; in questo numero saranno descritti i cantieri, le macchine ed il loro impiego. 4. Individuazione delle aree e caratteristiche geologiche e geotecniche L’area interessata al progetto da noi seguito è compresa tra Corso Vittorio Emanuele II ed il Fiume Dora Riparia, passando per Corso Inghilterra, Piazza Statuto e Corso Oddone, nella zona centrale di Torino. Nell’ambito del Progetto Esecutivo Cantierabile del Quadruplicamento del Passante Ferroviario di Torino, sono state preliminarmente effettuate numerose indagini geognostiche, comprendenti sondaggi meccanici a carotaggio continuo, prove SPT, prove di carico su piastra, prove sismiche, prospezioni georadar, prove di permeabilità, diagrafie continue del tipo PA.PE.RO., prove di laboratorio (analisi granulometriche e limiti di Atterberg), per una caratterizzazione geotecnica dei terreni e definizione dei criteri di analisi e verifica dell’interazione terreno-struttura. I dati ottenuti hanno permesso la suddivisione del sottosuolo torinese nel tratto interessato dal progetto, in complessi omogenei per caratteristiche litostratigrafiche e geoidrogeologiche, individuabili dall’alto verso il bas- Quarry & Construction giugno 2002 55 so in (fig. 18): • depositi alluvionali indifferenziati (Olocene), rappresentati da ghiaie e sabbie più o meno grossolane, talora cementate, originatesi dalla divagazione d’alveo della Dora Riparia e dello Stura di Lanzo, con potenze fino a 50 m; • depositi fluvioglaciali (Pleistocene medio-superiore), con ghiaie e sabbie talora molto cementate, con subordinati livelli limoso-argillosi, con profondità fino a 70 m da p.c. • depositi fluvio-lacustri (Pliocene sup.Pleistocene inf.), alternanza di sedimenti di ambiente fluviale (ghiaie e sabbie) e di ambiente lacustre-palustre (limi e argille e resti vegetali) Schema delle linee ferroviarie e metropolitana della città di Torino della Dora Riparia con uno spessore Dall’analisi delle notevole di materiali di riporto e indagini si può anorizzonte con livelli cementati pocora osservare che: tenti fino a 10 m. • la presenza di Tramite le diagrafie continue dei strati cementati è parametri di perforazione (velocità significativa nella di rotazione e di avanzamento, spinzona 1, meno rileta, coppia) viene calcolato il valore vante nella zona 2; dell’energia specifica (quantità di la• la persistenza devoro per la perforazione di unità di gli strati tende ad volume), variabile tra zona e zona e aumentare con la Figura 18 Elevata presenza di con la profondità; in prima approssiprofondità; ciottoli decimetrici cementati mazione è corretto sostenere un au• non è evidente mento dell’energia con la profondità, a una continuità laterale degli strati, ma causa del maggiore grado di addensamennella zona 1 è comunque presente una to del materiale: più precisamente la variaelevata percentuale di livelli cementati. zione di energia è maggiormente correlata 4.1 Parametri e riconoscimento unità geotecniche Poiché nel sottosuolo di Torino i terreni hanno notevole eterogeneità con numerose transizioni laterali e verticali, non è possibile dividere il terreno solo in base a genesi e granulometria, pertanto i materiali vengono divisi anche secondo criteri “meccanici”, con individuazione di unità geotecniche omogenee, a cui assegnare parametri medi derivati dalle prove in sito ed in laboratorio. Il primo criterio per la definizione delle unità si basa sulle differenze granulometriche, e prevede: • terreni di riporto • terreni a prevalente matrice fine (limo argilloso e sabbioso, sabbia limosa) • terreni a grana grossolana (sabbia, ghiaia, ciottoli in varie miscele) • terreni a grana grossolana con livelli cementati (come sopra con livelli cementati) A queste unità sono attribuiti parametri medi ottenuti dalle varie prove: Passante ferroviario tratto urbano Passante ferroviario tratto metropolitano Stazione del passante Rete ferroviaria, altre linee Metropolitana linea 1 Sistema autostradale • depositi marini Pliocenici, sabbie fossilifere passanti a depositi argillosi azzurri. Sono perciò individuabili in superficie differenti zone (4) in base all’assetto geologico; il lotto del consorzio Susa Dora Quattro riguarda le zone 1 e 2, con la prima dove prevalgono i depositi fluvioglaciali grossolani con presenza di livelli cementati potenti fino a 20 m; la zona 2, da Piazza Statuto verso il fiume Dora, presenta depositi alluvionali e fluvioglaciali 56 Quarry & Construction giugno 2002 alla granulometria del materiale. In particolare si possono individuare classi differenti come da tabella seguente: riporti, molto eterogenei (grossolani e fini) per i cui parametri si è scelto di Classe Energia specifica MJ/mc Granulometria terreni A <350 Limi argillosi sabbiosi B 350-800 C 800-800+36 Z D >800+36 Z Nb Z = profondità in metri Da sabbie limose a sabbie ghiaiose molto addensate Da ghiaie sabbiose a ghiaie con ciottoli e trovanti, da addensate a molto addensate Orizzonti cementati o grandi trovanti utilizzare, cautelativamente, i dati ottenuti principalmente dai materiali fini: γ peso di volume = 19 kN/mc ϕ‘ angolo resistenza al taglio efficace = 32° E’ modulo deformabilità = 15 MPa terreni fini, la cui presenza è significativa nelle zone 3 e 4, non trattate nel presente articolo: γ peso di volume = 20 kN/mc ϕ‘ angolo resistenza al taglio efficace = 35° E’ modulo deformabilità = 50 MPa terreni grossolani con livelli cementati, maggiormente diffusi nella zona 1, presentano coesione dovuta ai tratti cementati, il cui valore è ottenuto con back analysis eseguite nel lotto precedente tra Lingotto e Porta Susa: γ peso di volume = 20 kN/mc ϕ‘ angolo resistenza al taglio efficace = 38° c’ coesione efficace = 0-20 kPa E’ modulo deformabilità = 240-360 MPa 5. Gli impianti Bauer a Torino Figura 20 - BC 30 Le idrofresa o “cutter” presenti a Torino della casa costruttrice BAUER Gmbh, leader mondiale nella costruzione di attrezzature per la realizzazione di fondazioni speciali, sono due differenti tipi, con diversi carri cingolati: la prima in ordine temporale, arrivata in cantiere nel febFigura 19 - BC 40 sostanziali riguardano il peso e la potenza, inoltre la struttura della BC40 presenta i pattini di posizionamento e controllo verticalità, assenti sulla struttura della BC30 che è invece provvista di pistone di spinta. Il funzionamento dei macchinari è comunque il medesimo, per cui la descrizione riguarderà un’unica macchina, la BC 40; in tabella vengono riportati i dati peculiari degli altri modelli. terreni grossolani, con addensamento variabile da zona a zona γ peso di volume = 20 kN/mc ϕ‘ angolo resistenza al taglio efficace = 35-40° E’ modulo deformabilità = 50-240MPa Queste valutazioni geotecniche sono state utilizzate anche per valutare la scavabilità dei terreni e decidere la tecnologia più appropriata; in particolare, in base a conoscenze pregresse, sono considerabili scavabili con benna le classi A e B precedentemente individuate, mentre le classi C e D (con presenza di strati cementati) non risultando scavabili in termini di produttività con benna, richiedono l’uso di utensili rotanti muniti di denti, in grado di macinare la calcite di cementazione ed i ciottoli grossolani. Infatti, numerose prove precedenti dimostrano come il rendimento delle benne mordenti sia molto influenzato dalla cementazione perché impedisce la penetrazione dei denti. La soluzione migliore, adottata anche nel lotto precedente, è l’utilizzo di idrofrese. braio-marzo 2001, è una BC40 (fig. 19) montata su carro Sennebogen BS 6100, mentre l’altra, arrivata nell’agosto del medesimo anno, è una BC30 su carro Sennebogen BS 670 provvista di power pack esterno (fig. 20). Le differenze 5.1 Gru cingolata Sennebogen BS 6100 Il carro cingolato è una gru di elevate capacità, cingoli larghi 1 m, un traliccio Dati tecnici Coppia riduttore Larghezza pannello Lunghezza pannello Altezza idrofresa Pompa U.M. [kNm] [mm] [m] [m] [“] BC 15-20 2 x 32 500-1.000 2,2 10,7 5-6 BC 25-30 2 x 81 640-1.500 2,8-3,2 8,5 5-6 BC 33 2 x 81 640-1.500 2,8-3,2 6 o 12 6 BC 40 2 x 100 800-1.800 3,2-3,2 11,5 6 BC 50 2 x 135 1.200-3.200 2,8-3,2 12,5 6-8 Peso idrofresa [ton] 12 - 20 25 - 32 20 - 35 30 - 45 40 - 50 Quarry & Construction giugno 2002 57 alto circa 32 m e raggiunge una portata massima di 100 ton. I dati tecnici principali sono: Larghezza di trasporto: 3,5 m Larghezza di lavoro: 5 m Altezza di trasporto: 3,4 m Altezza cingoli: 1,28 m Lunghezza di trasporto (solo primo elemento braccio montato): 11,5 m Lunghezza cingoli: 7,15 m Peso senza contrappeso aggiuntivo: 88 t Motore: CAT Tipo: 3412 DITA, 6 cil. 4 tempi Raffreddamento: acqua Potenza: 634 kW (850 HP) a 1.800 rpm Velocità di marcia: 0-1,5 km/h Portata idraulica: 2x330 l/min Pressione di esercizio: 300/330 bar Giri ralla superiore: 0-4,2 rpm Intensità di vibrazione valutata KZeq1 sottocarro: 19 Intensità di vibrazione valutata KZeq1 sedile di guida: 37 La struttura della gru cingolata è visibile in fig. 21 ove: 1. Carro cingolato estensibile 2. Corona girevole con gruppo di rotazione 3. Carrello superiore con: motore di azionamento, impianto elettrico, impianto idraulico, verricello I e II, serbatoio carburante ed idraulico. 4. Contrappeso 5. Verricello di regolazione del braccio 6. Cabina di guida 7. Supporto 8. Braccio inferiore 9. Braccio superiore 10. Fune di ancoraggio del braccio 11. Fune di regolazione del braccio 12. Fune di sollevamento 13. Paranco a ganci 14. Testa del braccio a martello a doppio rullo 15. Barre telescopiche (protezione contro la caduta del braccio) 16. Struttura di ancoraggio 58 Quarry & Construction giugno 2002 dotata di un dispositivo di misurazione della forza della fune. I verricelli di tensionatura dei tubi, sollevano ed abbassano le ruote dei tubi. Il verricello dell’argano di scavo, solleva ed abbassa l’idrofresa. Il quadro guida, guida l’idrofresa nello scavo ed è dotato di un punto di ancoraggio per le funi di emergenza. Il quadro guida inferiore dei tubi, guida e fissa il fascio dei tubi idraulici e dei fanghi. Qui è inoltre installato il flussometro in dotazione con l’unità. Le funi di emergenza, allentano la tensione dei tubi idraulici e dei fanghi aspirati, oltre a poter essere utilizzate per aumentare la forza di trazione nel caso l’idrofresa rimanga incastrata nello scavo. Le ruote dei tubi, guidano il fascio di tubi idraulici e dei fanghi dal carro cingolato all’unità di scavo. Figura 21 - Struttura della gru cingolata Sennebogen BS 6100 5.2 Idrofresa BC 40 La macchina scavatrice BC40 ed il sistema di tensionatura dei tubi flessibili (HTS) costituiscono l’unità ad alimentazione idraulica ideata appositamente per realizzare scavi in profondità e per la costruzioni di diaframmi a tenuta. Al traliccio è sospesa la struttura portante della testa fresante, alta circa 12 m, con pattini disposti sul telaio per la eventuale correzione della verticalità dello scavo; il sistema pesa circa 40 ton. La struttura modificata del sistema, con le definizioni degli attacchi della gru di supporto è così suddivisibile: 1. Attacco della parte superiore del braccio 2. Parte superiore del braccio 3. Verricello di tensionatura dei tubi 4. Verricello dell’argano di scavo 5. Quadro guida 6. Quadro guida inferiore dei tubi 7. Ruote guida dei tubi idraulici 8. Funi di emergenza 9. Ruote dei tubi L’attacco della parte superiore del braccio guida le funi di tensionatura dei tubi, che a loro volta sollevano e abbassano le ruote dei tubi. La parte superiore del braccio, guida la fune dell’argano di scavo sul braccio ed è dotata di un punto di ancoraggio per la fune dell’argano di scavo, a sua volta La struttura sostiene il gruppo fresante e aspirante, costituito da due motori idraulici che forniscono il movimento alle quattro ruote (tamburi) su cui sono inseriti gli attrezzi di taglio (denti); in particolare le ruote sinistre e destre sono indipendenti tra loro, così da poter variare la velocità delle une o delle altre. I componenti principali dell’idrofresa sono: 1. Blocco puleggia 2. Base orientabile dei tubi per fango 3. Base orientabile della fune di emergenza 4. Supporto blocco puleggia 5. Cilindri girevoli 6. Cassette idrauliche 7. Compensatori di pressione per la pompa per fango 8. Compensatore di pressione degli ingranaggi della ruota di scavo sinistra 9. Cassetta elettrica inferiore 10. Schermaggio ingranaggi 11. Ruote di scavo 12. Cassetta di aspirazione 13. Piastre di scavo inseguitrici 14. Pompa per fango 15. Compensatore di pressione degli ingranaggi della ruota di scavo destra 16. Quadro di scavo 17. Cassetta elettrica superiore 18. Alette di guida 19. Prolunghe del quadro di scavo superiore 20. Prolunghe del quadro di scavo centrale 21. Prolunghe del quadro di scavo inferiore Il blocco puleggia, aggancia l’idrofresa alla fune dell’argano. La base orientabile dei tubi per fango, rimuove la torsione sui tubi quando l’idrofresa viene fatta ruotare. La base orientabile della fune di emergenza, rimuove la torsione sulle funi di emergenza quando l’idrofresa viene fatta ruotare. Il supporto blocco puleggia, è un punto di ancoraggio per il blocco puleggia. I cilindri girevoli, permettono all’idrofresa di ruotare di ca. 51°. Le cassette idrauliche, ospitano tutte le valvole a solenoide per il sistema di controllo delle alette. Lo schermaggio ingranaggi ed i compensatori di pressione per la pompa fango, fanno sì che la pressione dell’olio degli ingranaggi si adatti sempre alla pressione del fango, che aumenta all’aumentare della profondità dello scavo. La cassetta elettrica inferiore ospita l’inclinometro per il dispositivo di misurazione dell’inclinazione ed il sistema informatico dell’idrofresa. Le ruote di scavo, rompono ed erodono il terreno. Le piastre di scavo inseguitrici, riscavano i lati dello scavo per rimuovere il materiale non raggiunto dalle ruote di scavo. La cassetta di aspirazione con i fori di entrata della pompa, impediscono l’ingresso nella pompa di corpi solidi aventi grosse dimensioni. Le piastre alesatrici, puliscono le ruote di scavo nei terreni soffici o argillosi o fungono da spaccapietre nei terreni rocciosi. La pompa per fango, risucchia la fanghiglia di bentonite aspirata insieme al terreno eroso e la trasporta dallo scavo ad un impianto di recupero esterno. Il quadro di scavo, ospita i componenti dell’idrofresa e le conferisce la guidabilità necessaria all’interno del diaframma. La cassetta elettrica superiore, ospita le piastre di collegamento per i cavi elettrici uscenti dalla macchina. Le alette di guida, guidano e direzionano l’idrofresa nello scavo. Le prolunghe, adattano il quadro di scavo alle diverse ampiezze delle ruote fresanti. La pompa, diametro 6", aspira il materiale di risulta, opportunamente vagliato da una struttura posta all’imbocco a fori di diametro 10 cm, misto a bentonite e lo invia al dissabbiatore con portate fino a 450 mc/ora. Il ritorno della bentonite è assicurato da un’altra pompa dalle caratteristiche analoghe (booster pump) che aspira bentonite pulita dai vasconi e la invia nel foro di scavo, affinchè si presenti con la miscela sempre a livello. Le ruote taglianti, il cuore delle idrofrese, possono ruotare con velocità massime di 30 giri/minuto e sviluppano una torsione massima pari a 100 kN/m. La ruotabilità incorporata nel sistema, in aggiunta alla regolabilità sia del quadro guida inferiore dei tubi che delle ruote dei tubi nella parte superiore del braccio e delle funi di tensionatura del verricello, consentono di ruotare il sistema di scavo praticamente in tutte le direzioni, garantendo in tal modo facili operazioni di scavo anche sui terreni più impervi e nelle zone d’angolo. Le dimensioni di taglio a Torino sono pari a 2.800 mm in lunghezza e 1.000-1.200 mm in larghezza, con profondità realizzate sino a 34 m, con una media di ca. 22 m. 5.3 Impianto di dissabbiamento BE 500-II L’impianto di dissabbiamento BE 500II della Bauer presenta una struttura modulare ed è progettato per il trattamento di una grande quantità di fanghi di ogni tipo che vengono utilizzati in genere nella tecnica delle costruzioni. L’impianto è composto di 2 moduli di vaglio fine/dissabbiamento BE 250 e di un modulo di vaglio grossolano/separatore GS 500 (fig. 22). La sospensione viene fatta fluire nel modulo di vaglio grossolano GS 500 e passa successivamente nei due moduli di vaglio fine/dissabbiamento BE 250 collegati. Ogni modulo può essere messo in funzione separatamente. 5.3.1 BE 250 La struttura del modulo BE 250 è visibile in fig. 23, ove: 1. Motore di vibrazione 2. Vibrovaglio 3. Serbatoio principale 4. Pompa alimentazione ciclone 5. Ciclone 6. Cono di uscita ciclone (spigot) 7. Vaglio asciugatore 8. Overflow del ciclone 9. Vasca di raccolta 10. Controllo automatico di livello Il modulo di vaglio fine consiste di otto singole reti vaglianti fini (1.000 x Figura 22 - GS 500 + 2xBE 250 (Torino); si noti l’ottima distribuzione della pezzatura Quarry & Construction giugno 2002 59 Questo limite di separazione dei granelli è registrato in fabbrica, ma dipende anche dalla percentuale di materiale solido, dalla viscosità del fango e dal tasso di carico. La sabbia separata esce dai cicloni attraverso il rubinetto inferiore e cade sul vaglio fine ove la sabbia viene essiccata ed eliminata dal processo mentre il fango trattato completamente esce dai cicloni attraverso il rubinetto superiore e ritorna nel serbatoio intermedio. L’interno del ciclone è rivestito in gomma antiabrasiva. Il tasso di carico del ciclone è registrabile sul sistema d’azionamento a cinghia traFigura 23 - Modulo di vaglio fine/dissabbiamento BE 250 pezoidale; in questo modo si può variare tono di registrare l’inclinazione del la granulometria dei granelli che il cimodulo di vaglio sino a 6° rispetto alclone deve separare. l’orizzontale. La pressione del fango nel ciclone è Dato che la sabbia fine è abbastanza indicata su di un manometro ad ogni asciutta, essa può essere asportata facilingresso; la pressione di esercizio è normente per un altro uso. malmente di 1,5-2 bar. Il gruppo pompa è costituito da una La dotazione di base include un sistema pompa, da un motore e da un sistema di telecomando delle due pompe del d’azionamento a cinghia trapezoidale. modulo BE 250; frequentemente viene La pompa è di tipo centrifugo con aspianche installato un radiocomando che razione assiale ed albero orizzontale; è consente di controllare tutte le funzioni studiata appositamente per il pompagdell’impianto a distanza. gio di fluidi abrasivi. La dimensione delle particelle eliminate 5.3.2 GS 500 nel processo di dissabbiamento dipende Questo modulo consiste principalmente dai seguenti fattori: di due motori a vibrazione, di un vibro- la viscosità del fango vaglio, di una camera di separazione e di - la percentuale di materiali solidi un telaio d’acciaio. - il tipo e la pressione del ciclone Il fango entra attraverso l’imbuto di - la capacità della pompa impatto situato nella parte superiore del La capacità della pompa dipende a sua modulo e cade sul vibrovaglio. Il sottovolta dalla velocità del motore che viene vaglio cade nella camera di separazione, regolata dal Costruttore in modo da otteda dove viene convogliato in due circonere la dimensione più favorevole per le lazioni individuali. particelle da eliminare. I motori di vibrazione sono completaIl fango arriva nel serbatoio principale mente incapsulati da una carcassa in del modulo, dal quale viene pompato nel ghisa resistente alle vibrazioni, montata ciclone attraverso l’ugello di iniezione. su sostegni larghi e con alette integrali Nei cicloni vengono separati dai fanghi in ghisa per la trasmissione delle forze i granelli di sabbia sino a d 50 = 60 µ. centrifughe. I robusti cuscinetti a sfere 300 mm) con maglie da 0,4 x 25 mm; in tale maniera si disidratano e si trattengono i granelli di sabbia umida proveniente dal rubinetto inferiore del ciclone. Il fango rimanente ricade nel serbatoio principale. Piastre intercambiabili posizionate al di sotto delle molle di sospensione consen- 60 Quarry & Construction giugno 2002 sono lubrificati a vita e non richiedono manutenzione. L’albero è invece tenuto da cuscinetti a rulli cilindrici con scanalature e guarnizioni a V ingrassate. Il motore di vibrazione è stagno completamente in una carcassa chiusa in lamiera e guarnizioni di caucciù. Il vibrovaglio, con maglie 5 x 50 mm, è realizzato in acciaio galvanizzato ed è montato su un telaio che si trova al di sotto dei due motori di vibrazione; tale conformazione è in grado di eliminare particelle aventi dimensioni superiori ai 5 mm. La corsa relativamente lunga, insieme all’inclinazione del vaglio, consente di eliminare una gran parte dell’acqua che accompagna le particelle che vengono rimosse; in tale maniera la perdita di fango risulta molto ridotta ed avendo una elevata capacità consente di alimentare il modulo del vaglio grossolano con una grande quantità di materiale senza intasamenti. A tergo dell’installazione sono montate due farfalle di intercettazione (fig. 24) che consentono di controllare il flusso dal modulo di vaglio grossolano ai due moduli BS 250; ciò rappresenta un vantaggio avendo la possibilità di interrompere il flusso ad un modulo e di effettuare la manutenzione su di esso mentre l’altro continua ad essere in funzione. Figura 24 - Particolare valvole di intercettazione, GS 500 e ciclone 5.3.3 Principio di funzionamento Il principio di funzionamento dell’intero impianto può essere analizzato osservando il lay out riportato in fig. 25. Il fango che contiene il materiale in sospensione è convogliato all’impianto attraverso il tubo di alimentazione (1) e fatto uscire su di un vibrovaglio grossolano (2) che trattiene le particelle con una dimensione superiore a 5 mm. Il sottovaglio cade nella camera di separazione (3) e viene successivamente convogliato al serbatoio principale (4) di una delle due unità di dissabbiamento, dalla quale una pompa(5) porta il fango ad un ciclone (6) nel quale viene eliminata la sabbia fine. La sabbia fine eliminata dal fango esce dal ciclone attraverso il cosiddetto rubinetto inferiore (spigot) (7) e cade su un vibrovaglio che provvede ad una ulteriore separazione delle particelle fini e viene eliminata dal processo. Il fango rimanente ricade nel serbatoio principale. Il fango completamente trattato esce dal ciclone attraverso il rubinetto superiore (9), passa in un serbatoio intermedio (10) e viene convogliato in un serbatoio di accumulo esterno (11). Un galleggiante di controllo (12) mantiene il livello di fango costante nel serbatoio principale durante il processo. Un bypass dal serbatoio intermedio al Figura 25 - Schema di funzionamento serbatoio principale, che si apre e chiude automaticamente, fa sì che il livello di fango nel serbatoio principale rimanga costante durante l’intero processo: appena dal serbatoio principale viene prelevata una quantità superiore alla quantità alimentata, il galleggiante di controllo cade ed il bypass si apre. Esiste un cortocircuitaggio supplementare che provvede a convogliare una parte del fango che passa attraverso il serbatoio intermedio nel serbatoio principale fino a quando quest’ultimo non ha reintegrato il suo livello. Questo cortocircuitaggio può essere effettuato di proposito, riducendo l’alimentazione dell’impianto; così viene ripetuto il trattamento nel ciclone quando si desidera un’ulteriore depurazione del fango. Le principali caratteristiche dell’impianto vengono di seguito tabellate sinteticamente; la potenza totale richiesta è pari a 122 kW. Impianti di dissabbiamento modello: Bauer BE 500-II - Capacità massima di alimentazione: 500 m3/h (acqua) - Densità massima del fango: 1,18 ton/m3 - Viscosità del fango: inferiore a 40 - Percentuale di sabbia: < 18% misurata mediante un fangometro DIN - Capacità del serbatoio principale: 4,4 m3 - Peso totale: 14 ton Pompa - Numero: 2 - Tipo: 6/4 D-SC - Velocità di rotazione: 1.040-2.040 rpm - Potenza del motore: 2 x 55 kW Motore di vibrazione - Numero: 6 - Tipo: N 300-4 - Potenza: 2 kW Cicloni - Numero: 2 - Diametro: 450 mm (18") I materiali di risulta dal processo di disabbiamento vengono accumulati nella parte frontale dell’impianto dove una pala meccanica provvede alla loro raccolta; la divisione tra ghiaia e sabbia risulta molto conveniente per la destinazione ad impianti per fornitura di calcestruzzo dopo un eventuale successivo lavaggio. 5.4 Miscelatore bentonite Il miscelatore della bentonite utilizzato è della Bauer-MAT, automatico con capacità fino a 30 mc/ora di bentonite prodotta, con alimentazione a coclea dal silos (fig. 26). Figura 26 - Miscelatore bentonite Quarry & Construction giugno 2002 61 5.5 Contenitori e piattaforma di servizio Bauer ha realizzato contenitori modulari per lo stoccaggio dei fanghi bentonitici aventi la peculiarità di poter essere accoppiati in pianta e verticalmente con estrema facilità. Inoltre, avendo 3 dimensioni in crescendo possono esser inseriti l’uno dentro l’altro al fine di ottimizzare le procedure ed i costi di trasporto ed installazione. Il contenitore di fondo può essere attrezzato anche con una coclea estrattrice al fine di eliminare automaticamente i fanghi depositati senza ricorre all’uso di escavatori o sistemi meccanici onerosi e “sporchi”. Per spiegare l’importanza di una buona organizzazione anche sotto questo punto di vista, forniamo un ordine di grandezza sui volumi che è stato necessario mettere a disposizione per tale metodologia operativa nel Cantiere di Torino: - Volume di scavo di un pannello: 3 m di lunghezza x 1 m di larghezza x 30 m di profondità = 90 m3. - Volume di scavo del secondo pannello (il primo non viene ancora gettato) = 90 m 3 . - Volume di preparazione della bentonite fresca (da utilizzarsi in fase di scavo), capacità per un intero pannello: 90 m3. - Volume per il ricircolo della bentonite usata (da sostituire alla bentonite fresca durante la fase di getto, se non si vuole contaminare troppo la bentonite): 90 m3. Il volume totale di stoccaggio porta a ca. 360 m 3; il volume di un container da 6 x 2,5 x 2,5 = ca. 30 mc sfruttabili, il che comporta l’installazione di ca. 12 containers (6 trasporti se i containers sono standard più tutti i tempi di installazione ed impiantistica = 2 trasporti se della tipologia modulare Bauer ed 1 giornata per l’installazione dell’intero sistema). L’impianto di separazione viene normalmente completato da una piattaforma di servizio con parapetti e scala di accesso, garantendo così un servizio alle macchine ad un’altezza comoda ed in assoluta sicurezza. Le superfici di calpestio sono costituite da griglie in accia- 62 Quarry & Construction giugno 2002 io galvanizzato montate su robuste travi in acciaio. Può essere installato anche un telaio di base con passerella, composto da travi in acciaio orizzontali montate a croce ed unite tramite un robusto sistema di fissaggio; tutto il sistema è previsto con una passerella che lo circonda. Un grande vantaggio operativo sta nel fatto che l’intero impianto può essere sollevato e trasportato in un’altra posizione di lavoro senza essere smontato e rimontato. 5.6 Pompa peristaltica Le pompa peristaltiche, anche definite “a tubo”, lavorano mediante un rotore che nella sua fase di rotazione schiaccia un tubo avente la funzione prima di aspirare il materiale ed in seguito di veicolarlo verso l’orifizio di uscita. In fig. 27 si può vedere il principio di funzionamento della pompa peristaltica Bauer: Questa tipologia di pompa è molto flessibile ed è in grado di sviluppare ottime prestazione poiché: - è facile da utilizzare; - è di semplice manutenzione; - è presente un limitato numero di parti in movimento. La pompa peristaltica Bauer classe HP è una pompa automatica reversibile adatta per la veicolazione di fluidi che presentano un’elevata percentuale di solidi e di materiali abrasivi, quali: - fanghi densi (sino a 20 kN/m3); - fanghi bentonitici; - malte di iniezione. Il modello standard maggiore (HP 70) ha una portata max di 70 m 3/h, può pompare granulometrie sino a 32 mm, ha una velocità max di 53 rpm ad una potenza di 30 kW. L’altezza di aspirazione è di ca. 7 m ed ha una prevalenza di ca. 60 m. Questa tipologia di pompa viene normalmente utilizzata nella fase di veicolazione inversa della bentonite (durante le operazioni di getto). 6. Controllo della verticalità Diversamente dalle normali attrezzature per movimento terra, le macchine per fondazioni speciali creano un problema all’operatore: la parte più interessante del macchinario non è visibile. Nel nostro caso l’idrofresa si trova sospesa ad una fune immersa nello scuro fango bentonitico di stabilizzazione. Per l’operatore ciò significa controllare le procedure come se fosse in un “volo cieco”. L’efficienza della macchina e dell’intero sistema dipende pertanto dal controllo ottimale di tutti i parametri che sono coinvolti nel processo produttivo. Le idrofrese vengono attualmente equipaggiate con un nuovo sistema elettronico, chiamato B-Tronic, in grado di controllare, monitorare e visualizzare tutti i processi operativi associati allo scavo di un diaframma. Sullo schermo a contatto (touch screen) l’operatore può in ogni momento interrogare differenti livelli di interfaccia per verificare lo stato corrente di ogni componente, sensore o attuatore (fig. 28). Il computer centrale installato nella cabina dell’operatore dialoga con i microprocessori periferici tramite un sistema BUS. Du- Figura 27 - Principio di funzionamento di una pompa peristaltica Bauer Tubo Rotore Rulli di compressione Motore Telaio rante l’operazione di scavo, tutti i parametri operazionali quali la profondità, le pressioni idrauliche e la velocità di rotazione sono monitorate in continuo. Spostandosi su altri livelli di interfaccia, l’operatore può interrogare tutti i sensori ed attuatori per trovare con facilità eventuali errori o malfunzionamenti del sistema. Tutti i dati generati dal B-Tronic possono essere trasmessi via radio o via modem ad un computer installato in Cantiere o direttamente alla sede della Bauer per essere controllati e verificati. In entrambi i casi è perciò possibile intervenire in tempo reale sul processo di scavo avendo notevoli vantaggi sia in quanto a controllo e monitoraggio che in merito alla prevenzione di eventuali malfunzionamenti mediante manutenzioni espressamente programmate. Per modificare la direzione di scavo di un idrofresa è possibile utiFigura 28 - Touch screen lizzare le alette idrauliche di deviazione, presenti in numero di 12, divise su 2 livelli. In funzione della deviazione momentanea il sistema indica sul video la posizione attuale della macchina, lo scostamento dai parametri di verticalità, la direzione tendenziale e suggerisce all’operatore come correggere la rotta intervenendo sui pattini idraulici. La correzione, che può avvenire manualmente o automaticamente, viene monitorata in continuo (fig. 29) sul video e memorizzata dalla macchina. Rimane il fatto che per modificare l’assetto verticale si può intervenire sull’inclinazione del traliccio portante; queste correzio- ne vengono solitamente eseguite per profondità limitate ed il ricorso ai pattini deviatori viene utilizzato quando l’effetto dell’inclinazione del braccio non è più efficace. Tecnicamente la strumentazione installata sul sistema idrofresa presenta i seguenti parametri di accuFigura 29 - Controllo automatico dei flaps ratezza: - Diaframmi standard eseguiti con idro7. Metodologia operative fresa, deviazione da 0,3 a 0,5%. - Progetti speciali (quali dighe o pozzi), La costruzione di un diaframma di tenudeviazione da 0,2 a 0,3%. ta viene effettuato osservando la seguen- Utilizzo del sistema B-Tronic unitate procedura generale (fig. 30): mente ad un’operazione di fresatura - Realizzazione del muro di guida (corestremamente sensibile, deviazione dal rea) in calcestruzzo (fig. 31); questo 0,1 al 0,2 %. potrà essere o gettato in opera o prefab- Utilizzo del B-Tronic in combinazione bricato, avente una larghezza leggera sistemi esterni ad ultrasuoni (tipo Komente superiore a quella del pannello den), deviazioni < 0,1%. che si desidera scavare (a Torino si co- Figura 30 - Metodologia operativa Prescavo Scavo del pannello primario Scavo della parte centrale del pannello primario Getto del pannello primario Scavo del pannello secondario Installazione delle gabbie Installazione delle gabbie Getto del pannello secondario Quarry & Construction giugno 2002 63 struiscono pannelli aventi larghezza di 1.000 e 1.200 mm). - Realizzazione del prescavo mediante una scavatrice a cucchiaio rovescio o benna mordente (fig. 32) ad una profondità di ca. 3 m. Ciò serve per intestare l’idrofresa sino al livello di pescaggio della pompa centrifuga di aspirazione dei fanghi di scavo. - Posizionamento della struttura di invito e guida della testa fresante (guide frame) (fig. 33). Questa è resa solidale alla idrofresa tramite semplici catene al fine di non doverla movimentare separatamente. Prevede un sistema di ancoraggio alla correa che può essere di tipo meccanico o idraulico. - Posizionamento delle due tubazioni principali: la linea di pompaggio della bentonite pulita e la linea di aspirazione dei fanghi. Solitamente si utilizzano speciali attacchi rapidi per velocizzare i tempi di installazione, posizionamento e ripiego di dette linee. - Realizzazione del pannello primario (fig. 34). - Eventuale realizzazione di ulteriori pannelli primari adiacenti (sistema non utilizzato ad adesso a Torino). - Inserimento della gabbia di armatura Figura 31 - Realizzazione corree 64 Quarry & Construction giugno 2002 Figura 32 - Prescavo mediante kelly grab primaria (fig. 35). Tale gabbia, nel caso di Torino, è stata realizzata, per problemi geometrici di trasporto, in diversi elementi. L’operazione prevede il carico della prima gabbia mediante una gru, la traslazione in loco, il posizionamento all’interno del pannello scavato, la messa in sicurezza tramite barre in acciaio di contrasto, il successivo posizionamento al di Figura 33 - Struttura di invito sopra di questa di una gabbia superiore, il relativo fissaggio per renderle entrambe solidali e la successiva installazione dell’intera armatura all’interno del pannello scavato. - Durante la fase di annegamento della gabbia è di fondamentale importanza l’inserimento di opportuni distanziatori (spacer) affinché quest’ultima sia centrata all’interno del pannello scavato. Figura 34 - Termine dell’operazione di scavo di un pannello Varie possono essere le soluzioni che vanno dal posizionamento solidale sugli estradossi lato gabbia di blocchetti in calcestruzzo, dal posizionamento di un tubo in materiale plastico in mezzeria dell’estradosso o, soluzione adottata a Torino, l’inserimento di un profilo di guida in acciaio sul lato corto della sezione del pannello che dovrà essere rimosso durante la fase di getto del diaframma. Tali distanziatori forzeranno la gabbia ad assumere una posizione verticale e non disassata rispetto alle pareti del pannello al fine di non rischiare, nella fase di fresatura del pannello secondario compenetrante, di dover tagliare i ferri di armatura primaria con un dispendio di tempo e di utensili di taglio. Il copriferro che viene normalmente utilizzato è dell’ordine di grandezza dei 10 cm. - La fase di getto rappresenta un’operazione che per essere correttamente eseguita necessita di alcuni accorgimenti; è opportuno utilizzare tubi di getto componibili ad attacco rapido, facili da movimentare, inserire l’intera tubazione comprensiva di tramoggia ed è raccomandabile utilizzare una palla di getto a perdere che, installata nella tubazione, ha la funzione di mantenere il calcestruzzo separato dai fanghi bentonitici sino al suo arrivo a fondo foro. In tale maniera si evita di inquinare ulteriormente la bentonite e/o di mescolare i due materiali. Durante la fase di getto, sarà necessario estrarre le putrelle distanzatrici ma non prima di avere verificato che il piede del pannello sia sufficientemente riempito di calcestruzzo al fine di non rischiare uno spostamento repentino della gabbia all’interno del foro con conseguente perdita di allineamento e possibili problematiche durante lo scavo dei pannelli secondari. - Effettuazione dello scavo del pannello secondario; è di fondamentale importanza che lo scavo si sovrapponga in modo tale che i due lati verticali adiacenti del pannello primario già realizzato siano scavati Figura 35 - Inserimento gabbia internamente di qualche centimetro al fine di permettere una ottimale compenetrazione dei getti. - Inserimento della gabbia in acciaio secondaria. - Realizzazione dei pannelli secondari in calcestruzzo seguendo le procedure di getto descritte per i pannelli primari. 8. Produzioni ed incidenze utensili di taglio 8.1 La fase di assemblaggio Il montaggio dell’intero impianto fornito ha necessitato di circa 3 giorni lavorativi; l’assemblaggio è abbastanza semplice essendo un sistema completamente automontante. 8.2 “Giornata tipo” Generalmente i turni lavorativi iniziano presto, verso le 06:00; gli impianti, soprattutto in inverno ove le temperature in quel di Torino raggiungono anche i - 10° C, hanno bisogno di scaldarsi affinché i fluidi entrino in pressione. Con la macchina in “pressione” e posizionata sul prescavo, operazione che richiede circa 15-20 minuti, si aprono le saracinesche delle linee bentonite (d’inverno tutte le linee vengono svuotate per evitare il congelamento del fango) e l’operatore inizia a fresare, subito lentamente soprattutto se si tratta di un pannello secondario con la necessità di frantumare alcuni centimetri di cls per parte (overcutting), per poi aumentare la velocità; nel contempo all’impianto bentonite si decide se produrre nuova bentonite (fresca) e si controllano i vari livelli nelle vasche, oltre al corretto funzionamento dei separatori. Dopo poco tempo è necessaria una pala gommata per prelevare e stoccare il materiale vagliato che si accumula al di sotto dei vagli. I continui passaggi di camion, pale, mezzi cingolati e camioncini di servizio sono una costante in can- tiere. Mentre l’operatore avanza nel taglio, il supervisore Bauer decide con il tecnico il successivo pannello dove iniziare il prescavo con la benna; verso la fine del pannello si inizia a movimentare la squadra per il posizionamento delle armature e si ordinano le betoniere per il getto (ne possono servire fino a 12 a seconda delle dimensioni del diaframma da gettare). A fine pannello si effettua circa mezz’ora di dissabbiamento, lasciando in funzione la pompa di aspirazione della fresa che invia il fango all’impianto di trattamento; si estrae il cutter e si controllano gli eventuali denti usurati da sostituire, poi ci si posiziona sul pannello successivo mentre vengono inserite le gabbie d’armatura nello scavo completato e si appronta il foro per il getto, con la posa dei tubi-getto. Generalmente durante il weekend, per non limitare la produzione nella settimana lavorativa, si effettua la manutenzione necessaria, con il controllo dei livelli nei circuiti idraulici ed il riporto mediante saldatura ad elettrodi delle parti usurate a contatto con il terreno, quali i portadenti e le piastre di protezione. All’inizio del lavoro, quando aleggiava ancora una sorta di dubbio e mistero tra tecnici italiani e tedeschi, sono state necessarie alcune riunioni per illustrare e trasferire la tecnologia e le procedure corrette da utilizzarsi in simbiosi con le problematiche di cantiere. Col tempo, crescendo il bisogno di aumentare la produzione ed avendo compreso le potenzialità elevatissime delle macchine Bauer, le sinergie maturate hanno permesso di ottenere un notevole regime qualitativo di produzione. 8.3 Le produzioni La produttività delle macchine ha toccato punte di 4 pannelli/giorno, su di un turno lungo di lavoro, ossia di ca. 200 mc/giorno di scavo, e fino ad oggi sono stati scavati circa 20.000 mq/mc di pannelli. La media si è attestata a > 2 pannelli/giorno per macchina per giorno effettivamente lavorativo. 8.4 Consumi degli utensili di taglio Il consumo dei denti delle Idrofrese si è Quarry & Construction giugno 2002 65 attestato su valori decisamente bassi, per l’elevata tecnologia di scavo (controllo dei parametri di perforazione) e per l’alta qualità degli utensili di taglio. L’incidenza media è attualmente, in con- bloccaggio della testa fresante, .... In questo caso la produttività media delle idrofrese Concorrenti (in numero di 5) si era attestata a 4 m2/h (contro > 30 m2/h per le macchine Bauer). 8.5 Usure diverse Figura 36 - Taglio di corpi metallici dizioni di esercizio senza contare alcuni inconvenienti iniziali causati da interferenze con oggetti metallici (fig. 36), pari a 0,05 denti di taglio a metro quadro-cubo scavato, il che vuole praticamente dire due taglienti a pannello. Più dettagliatamente: - Consumo totale prima della modifica alla testa fresante: 0,083 denti/mq-mc - Consumo compreso le perdite di taglienti in condizioni anormali: 0,052 denti/ mq-mc - Consumo dopo la modifica sulla testa fresante ed epurato delle perdite di taglienti in condizioni anormali: 0,042 denti/ mq-mc Rammentiamo, per dovere di cronaca, un paragrafo inerente un articolo a titolo “Le gallerie del nodo di Torino”, pubblicato su “Le Strade”, n° 5/94, che riportava un consuntivo di consumi relativo alle macchine di una Casa Concorrente che avevano eseguito i lavori nel primo lotto: “ ... elevatissimo consumo di denti e picchi provocato dai trovanti e dai livelli cementati. Il consumo medio è risultato di ca. 6 denti a metro quadrato di paratia scavato. In alcune paratie si è arrivati ad un consumo massimo di circa 600 denti per pannello.” La Città è la stessa, la geologia è analoga, la tecnologia è cambiata ... ed i consumi sono diminuiti con un rapporto di ca. 1 (Bauer) a 180!. Inoltre, niente tempi elevati per la sostituzione dei denti, nessun tempo morto per la rimozione meccanica dei trovanti (via scalpello a croce), nessun 66 Quarry & Construction giugno 2002 L’usura delle parti a diretto contatto con il materiale in agitazione a fondo foro ed in movimento nelle tubature verso il dissabbiatore è risultata medio-alta per l’elevata abrasività che presenta la miscela di bentonite con molti ciottoli, anche a spigoli vivi per la frantumazione operata dalle ruote taglianti, e sabbia matura (ossia quarzosa) e per la presenza di corpi metallici estranei (fig. 37). Ciò si è risolto con il riporto tramite saldatura ad elettrodi nelle - Compressore: 60.000 € (agitazione delle sospensioni bentonitiche) - Silos, containers e tubazioni: 60.000 € Personale: costo mensile ca. 4.000 €/mese = 32.000 €/mese - 1 responsabile Cantiere - 2 operatori - 1 meccanico - 4 operai Carburanti: 1.800 l/gg = 1.000 €/gg - Idrofresa: ca. 1.000 l/giorno - Gru di servizio: ca. 200 l/giorno - Compressore: ca. 200 l/giorno - Generatore: ca. 400 l/gg Lubrificanti: = 100 €/gg - Ca. il 10% dei costi per carburante Parti di consumo: - Denti di taglio e riporti fresa: ca. 4 €/mq/mc - Altri: ca. 8 €/mq/mc Trasporti e ritrasporti: 40.000 € Impianto Cantiere e spianto Cantiere: ca. 40.000 € Figura 37 - Alcune problematiche nelle tubazioni Bentonite: ca. 20 kg/m2, ca. 3 €/mq/mc zone a maggior sollecitazione; i tubi di trasporto materiale dalla fresa al gruppo di dissabbiameto vengono attualmente ruotati ogni due mesi di 120 gradi, poiché il consumo si genera principalmente nella zona inferiore, prolungandone la durata di 3 volte. Calcestruzzo: ca. 40 €/mq/mc 8.6 Analisi dei costi Potrebbe essere di interesse per gli Addetti ai Lavori, per cui rammentiamo le voci principali di spesa che convergono a definire il costo di un pannello idrofesato. I dati riportati sono chiaramente indicativi e prevedono investimenti su attrezzature nuove. Ammortamenti: totale = ca. 3.200.000 € - Idrofresa e carro cingolato: 2.500.000 € - Gruppo di dissabbiamento: 250.000 € - Gru di servizio: 200.000 € - Impianto di miscelazione: 50.000 € - Generatore: 80.000 € Ferro: ca. 60 kg/mq/mc = 30 €/mq/mc Corree di guida: incidenza limitata e non valutabile a mq (se non si stima la profondità dei diaframmi). Per quanto riguarda la gestione del materiale di risulta dello scavo, si considera di recuperarne buona parte per cui il costo si azzera con il ricavo generato dalla vendita o riutilizzo (nel caso sia possibile: a Torino sì, a Napoli no per via dell’elevata frazione fine presente). Ipotizziamo 22 giorni lavorativi al mese. Ipotizziamo, utilizzando dati di produzione ad un regime minimo, che potrebbe comprendere fasi alterne operative, di scavare 100 mq/mc /giorno (n° 1 pannello profondo 34 m, lungo 3 e largo 1 m). Per fare una stima del costo ipotizziamo di Figura 38 - Sovraspessori causati dall’utilizzo del kelly grab avere un ammortamento delle macchine pari ad un noleggio mensile dell’intero impianto ad una percentuale del 6%/ mese ed ipotizziamo 6 mesi di lavoro. Con i dati sopra menzionati, le incidenze a mq/mc sono le seguenti: - Ammortamento macchinari: 6% x 3.200.000 € / 22 gg / 100 mq/mc = 88 €/ mq/mc - Personale: 32.000 € / 22 gg / 100 mq/ mc = 15 €/mq/mc - Carburanti e lubrificanti: 11 €/mq/mc - Parti di usura: 12 €/mq/mc - Trasporti ed installazioni: = 80.000 € / 6 mesi / 22 gg / 100 mq/mc = 6 €/mq/mc Il totale porta ad un costo puro (esclusi costi indiretti, rischi, profitti, etc.) pari a ca. 132 €/mq/mc E’ chiaro che in un Cantiere complesso facilmente saranno presenti problematiche di varia natura, per cui il costo puro stimabile dovrà per forza venire incrementato di una certa percentuale a copertura di tali rischi, ricordando alle Committenze di non dimenticarsi che anche le Imprese qualche cosa devono guadagnare! Rimane il fatto che il costo reale sarà anche in funzione della possibilità e capacità di fare lavorare con efficienza l’intero sistema .... 9. Note conclusive Fino alla data di realizzazione del presente articolo non sono stati rilevati grandi problemi legati all’uso delle idrofrese; le difficoltà iniziali di coordinamento tra le diverse squadre delle Ditte par- Rispetto ai sistemi alternativi di trasmissione del moto alle ruote fresanti, che prevedono riduttori esterni e catena di azionamento, cinematismo delicato e difficilmente in grado di generare elevate coppie torcenti, non si sono rilevate problematiche o costi per manutenzioni o sostituzioni particolari. L’accurato sistema di monitoraggio e guida della fresa Bauer ha permesso di garantire la verticalità dei pannelli senza inficiare la produzione; si sono potute così evitare problematiche quali la perdita del corpo idrofresa causata presumibilmente da una variazione troppo eccessiva dalla tecipanti ai lavori sono state risolte con rotta verticale di scavo, da altri fattori, estrema professionalità. come avvenuto ad una idrofresa ConcorLe difficoltà tecniche dovute alla prerente su di un altro Cantiere presente nella Città di Torino (fig. 39). Oltre all’ottima qualità degli impianti appena descritti, un grande contributo è da riconoscere ai tecnici Bauer e GeoTunnel che hanno partecipato (e stanno attualmente partecipando) Figura 39 - Si notino i tubi idraulici ripiegati di una idrofresa di differente concezione rimasta incagliata nel suolo all’operazione.... senza di edifici molto vicini agli scavi, alla presenza delle vecchie infrastrutture, sia come sottoservizi che come gallerie ferroviarie, sono state superate abilmente. Inizialmente si è presentato un consumo anomalo di bentonite dovuto a varie cause tra loro concordanti: presenza di tubazioni dismesse nel sottosuolo, porosità del materiale, bassa densità o scarsa miscelazione della bentonite ed estrema vicinanza con la linea ferroviaria sottostante. Via via che i lavori procedevano, le malizie esecutive dei tecnici tedeschi venivano comprese ed utilizzate dalle Imprese al contorno e si è notato un miglioramento deciso verso la qualità del prodotto che sarà consegnato. Non ci sono state problematiche relative a profili anomali, come nel caso di scavo mediante kelly grab (fig. 38) essendo stato eseguito il lavoro praticamente per l’intera profondità con l’idrofresa. Bibliografia Macchi A., Le gallerie del Nodo di Torino, Le Strade, n° 5 1994, La Fiaccola, Milano. Villanova G., Un cantiere lungo 5 km nel centro della città, Le Strade n° 5 1994, La Fiaccola, Milano. Stözer E., Report for Diaphragm Wall Construction, Jobsite Berlin Lot 1.4, Bauer, Schrobenhausen, Maggio 1997. Bringiotti M., Guida al Tunnelling, Maggio 1996, Edizioni Pei, Parma. Bringiotti M., Bottero D., Consolidamenti e Fondazioni, Marzo 1999, Edizioni Pei, Parma. Stözer E., Joints for Diaphragm Walls, Bauer, Schrobenhausen, Novembre 2000. 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