Morandini in pillole
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Morandini in pillole
TuttoDiTutto Morandini in pillole Quello che gli altri non dicono: riflessioni e note a posteriori di un critico DOC di Morando Morandini > 1 Febbraio Nel mio continuo lavoro per migliorare l’indice degli autori letterari sul Dizionario dei film Zanichelli, ho fatto una piccola scoperta. C’è un narratore statunitense settantenne, autore di una dozzina di romanzi sino al 1999 (alcuni dei quali molto venduti) che ha una particolare fortuna col cinema. Horseman, Pass By (1961), il suo primo pubblicato, divenne un arioso western (1963) di Martin Ritt con Paul Newman: Hud il selvaggio. Il terzo (1966), da lui cosceneggiato, fornì a Peter Bogdanovich il materiale di quel che rimane forse il suo miglior film: L’ultimo spettacolo (1971). Da Terms of Endearments (1975) è uscito Voglia di tenerezza (1983), prodotto, scritto e diretto da James L. Brooks, successo mondiale e cinque Oscar fra cui Shirley MacLaine e Jack Nicholson. Infine con I segreti di Brokeback Mountain (2005), Leone d’Oro a Venezia, tre Oscar e quattro Globi d’Oro, ha vinto la statuetta per la sceneggiatura non originale. Si chiama Larry Jeff McMurtry. > 4 Febbraio Samuel Fuller, che s’intendeva e di guerra e di cinema, diceva: “Generally speaking, war movies are bad”. > 5 Febbraio Nel 2006 ho visto tre film di esordienti italiani ammirevoli: Anche libero va bene di Kim Rossi Stuart, L’aria salata di Alessandro Angelini e Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti. Al primo Le Monde (8-11-2006) ha dedicato quasi una pagina e in patria ha messo d’accordo critica e pubblico. Il secondo fatica a trovare il pubblico che merita, ma non va male: ha funzionato il passaparola. Già pronto nel 2005, il terzo ha fatto nel 2006 il giro di una ventina di festival nazionali e stranieri, raccogliendo premi e menzioni, ma non ha ancora trovato un distributore in Italia. Tre esordi più che promettenti in un anno: chi dice che il giovane cinema italiano non esiste? > 7 Febbraio Dal Giornale dello Spettacolo apprendo che Anplagghed di Aldo, Giovanni e Giacomo è al 1° posto degli spettacoli di prosa nel periodo dal 1-7-2006 al 14-01-2007, soltanto con 27 recite in 5 città e 62.248 spettatori, seguito da Lo zoo di vetro. 72 recite e 42.015 biglietti e da Bello di papà (con Vincenzo Salemme, 46 recite e 37.320 biglietti). Ignoro in quante altre città sia passato nel primo semestre, ma è facile presumere che sia stato il campione teatrale d‘incassi dell’anno, con largo distacco. So, però, che soltanto nel dicembre 2006 Anplagghed al cinema fu visto da 585.159 spettatori, piazzandosi al 6° posto della classifica guidata da Natale a New York con quasi 3 milioni di biglietti. E che nei primi 21 giorni di gennaio ebbe altri 7747 spettatori paganti. Domanda: è il teatro che è servito al cinema o viceversa? Risposta: è il caso non frequente di teatro e cinema come vasi comunicanti. > 10 Febbraio Non sono pochi, tra gli italiani che vanno abitualmente al cinema, coloro che fanno confusione tra sceneggiature e scenografia. Meno perdonabili gli addetti ai lavori. A pagina 22 del pressbook – peraltro esauriente sul piano informativo - di Lettere da Iwo Jima, distribuito dalla Warner Bros. Italia, lo scenografo Henry Bumstead, morto recentemente, è chiamato sceneggiatore e venti righe dopo “leggendario scenografo”, ma anche “direttore artistico” che è la stessa cosa. Traduttore distratto o un po’ ignorante? > 11 Febbraio Dopo aver visto un altro film di guerra, trovo in Tenebre su tenebre di Fernando Camon: “E’ più facile bombardare e distruggere un’intera città che torturare un solo prigioniero. La strage è più semplice dell’omicidio”. 12 RdC Marzo 2007 Alba da paura EdS e Infinity a convegno sugli orrori contemporanei. Gli antidoti? Arriaga, Ferrario & Co. Paura, senza delirio, ad Alba. Ente dello Spettacolo e Alba International Film Festival organizzano un convegno sul tema della paura, in programma dal 2 al 4 aprile. Schietto il punto di partenza: come dice Susan Sontag, quando abbiamo paura noi uomini spariamo! Come trovare uno scudo, dunque? Innanzitutto, analizzando le ricadute sociali, filosofiche, politiche ed esistenziali della paura, nella speranza di rintuzzarle. Tra gli antidoti offerti da Infinity Festival, ci sarà lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, che nella trilogia del dolore diretta da Alejandro Gonzalez Iñarritu (Amores perros, 21 grammi, Babel) ha esplorato i multiformi volti del terrore contemporaneo, tra ansia, inquietudine esistenziale e violenza nonsense. Un altro giorno di straordinaria follia vedrà protagonisti i filosofi Giacomo Marramao e Giuseppe Goisis, che si inerpicheranno sul crinale teoretico della paura in compagnia del regista Davide Ferrario, autore del recente documentario La strada di Levi, ovvero la (non) Tregua cinquant’anni dopo. E ancora, come è cambiato il nostro mondo, anche interiore, dopo l’11 settembre 2001? Proveranno a dissipare la polvere sollevata dalle Torri Gemelle Marco Belpoliti, giornalista sulle tracce della verità, quella che fa paura, e Franco Fracassi, co-autore con Giulietto Chiesa del documentario-shock Zero Investigation on 9/11… Non mancherà una declinazione femminile, di stretta, drammatica attualità, affidata a Souad Sbai, portavoce della donne islamiche in Italia. Paurosi di tutto il mondo, Alba vi aspetta... appuntamenti > 3 Febbraio Nei film bellici di Hollywood si segue, con rare eccezioni, la formula FTM (Fasso tutto mi): la guerra è un’avventura sportiva dove vince il migliore (a stelle e strisce). I sovietici applicavano la formula delle tre P (Partito, Popolo, Patria). Gli italiani preferiscono il tipo MBF (Mamma, Bandiera, Fidanzata) e una parola d’ordine: non nominare il fascismo invano. In Inghilterra funziona il DCH (Decoro, Cavalleria, Humour): la guerra è una partita di cricket con le sue regole, i nemici sono avversari cui si deve dare del Lei, ma con una certa freddezza. I francesi? Li fanno raramente. I tedeschi? Danno la colpa a Hitler che era uno psicopatico.