Breve Storia dell`Economia Serravallese

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Breve Storia dell`Economia Serravallese
Breve storia dell’economia Serravallese
Verso il Novecento
L’economia serravallese ereditata dall’Ottocento lasciò a Serravalle il ruolo di principale e
pressoché unica località di sosta attrezzata per il traffico di persone e merci, lungo il percorso che
separava questo estremo lembo di Novese a Genova, alle sue industrie ed al suo porto. La
vocazione commerciale di Serravalle ebbe inizio in quegli anni, in cui aprirono e si rinnovarono i
pubblici esercizi e gli alberghi del paese. Le vie del borgo originario erano infatti un susseguirsi di
botteghe, caffè, osterie, trattorie, locande, alberghi e stallaggi per l’accoglienza dei viaggiatori ed il
ristoro dei cavalli.
Con l’inizio del Novecento, intorno ad un gruppo di aziende storiche, protagoniste nel tempo di
alterne vicende, si affermarono i capisaldi di quello che per un lungo periodo fu il panorama
industriale serravallese. Il mattone: nelle fornaci Balbi, Bailo, Traverso, Cabella, per la
fabbricazione a mano dei mattoni, lavoravano in tutto 162 operai. Il tessile: opifici, setifici e
cotonifici, come la F.Gruber e Comp. ed il Cotonificio Valle Scrivia di Giulio Figari, in località
Fabbricone, costituivano un’altra importante fonte di occupazione. In gran parte dei casi si trattò di
società anonime, sostenute da capitali stranieri, come la Gérard, in regione Suffrato, dove veniva
raffinato ed immagazzinato lo zolfo, ditta di proprietà della stessa famiglia di origini francesi che
controllava il cotonificio di Vignole a Precipiano. Purtroppo a fine secolo si registrarono anche due
chiusure, quella della Fornace Traverso e delle Manifatture Voltri e Serravalle.
Un posto di assoluto rilievo spettava anche alla Società Anonima La Luminosa, insediatasi in via
Cassano nel 1906, una delle prime fabbriche italiane di materiale fotografico ed alla Società
Anonima Acido Tannico di via Gambarato, che produceva il tannino. Serravalle era in grado di
offrire, nonostante i salari molto bassi, buone opportunità di lavoro ed un tenore di vita discreto,
non solo agli adulti, ma anche alle donne ed ai ragazzini, impiegati soprattutto nel tessile e nelle
fornaci. Nello stesso anno la Fabbrica Italiana di Confetture, Cioccolato ed Affini (la futura G.B.
Gambarotta) trasferì da Novi a Serravalle il settore liquori..
L’agricoltura e l’allevamento avevano ancora una certa rilevanza, soprattutto interna, sebbene il
peso di Serravalle in questo comparto non fosse particolarmente rilevante per questa zona del
Novese. Si trattava soprattutto di aziende a conduzione diretta da parte del proprietario, sebbene
non manchino casi di affitto e dalle dimensioni non particolarmente significative.
In questi anni il Novese compì il passaggio dalla fase di dispersione delle attività industriali a
quella della polarizzazione, realizzando un processo di concentrazione in aree qualificate dal
prevalere di determinati settori. Nel 1911 a Serravalle si contarono 655 occupati nel settore
industriale e l’indice di occupazione era pari al 16,2 ogni 100 abitanti, segno di una promettente
dinamica di industrializzazione, centrata soprattutto intorno al tessile ed all’industria dei latterizi.
Negli anni 1911-1913, venne costruita la ferrovia “direttissima” Genova-Milano e la cittadina della
valle Scrivia, con la sua stazione ferroviaria, si affermò come scalo di riferimento, anche per le
industrie presenti a Vignole e Stazzano. Un ruolo andato consolidandosi negli anni Trenta e durato
poi per mezzo secolo.
Gli anni Venti
Con gli anni Venti, la recessione seguita al primo conflitto mondiale lasciò il segno. Furono anni di
declino per filande e cotonifici, ma i segnali della ripresa giunsero, in primo luogo dalla
Gambarotta, poi dalla Società Acido tannico, in zona Gambarato e dalle Fornaci Balbi, alla
Libarna (divenute poi P.e.s.c.l.e.a.). Nel 1921, nacque la Ceramiche Valle Scrivia, dei fratelli Lera,
che in poco più di dieci anni d’attività, creò pregevolissimi pezzi d’artigianato, apprezzati in tutta
Italia e non solo, con il marchio di Olubria, nome latino del torrente Scrivia. Nel 1924, le fornaci
lavoravano a buon ritmo ed a Stazzano apre i battenti una nuova ditta la S.a. Fornaci di Stazzano,
specializzata nei laterizi per altiforni ed usi speciali. Nonostante i problemi vissuti dal settore
tessile la Società industrie nazionali cotoniere continuò la propria attività. Il 1928 fu l’anno di
fondazione della F.i.d.a.s.s. (Fabbrica Italiana Dolciumi, ed Affini Serravalle), una data che può
rappresentare l’evento simbolo di quegli anni Trenta, che segnarono il primo vero punto di svolta
nella storia dell’economia serravallese.
Gli anni Trenta
Nel 1933 il comparto dell’industria agro-alimentare visse un momento di grande espansione. Alla
G.B. Gambarotta, subentrò la Inga e C., distilleria con una solida tradizione alle spalle, fondata nel
1832, che rilevò la produzione di liquori, vini, spumanti, distillati, vini aromatizzati ed aperitivi a
base di vino. Nello stesso anno anche la F.i.d.a.s.s. accrebbe sempre più la propria produzione,
conquistando fette di mercato importanti. Negli altri settori godevano di buona salute le varie
fornaci e la Saffo, stabilimento chimico specializzato nella produzione di concimi ed
anticrittogamici, sorto nei locali della ex-raffineria dello zolfo di Feriolo. Nel 1935, il re Vittorio
Emanuele III inaugurò la “Autocamionale Genova - Valle del Po” e l’economia serravallese
ritrovò l’importanza del suo essere nodo viario strategico sull’asse Genova, Milano, Torino. In
agricoltura poco cambiò, ma la via dello sviluppo è un’altra e non pochi lasciarono i campi per
cercare un lavoro diverso e più remunerativo nell’industria. Tra le attività commerciali degli anni
Quaranta vale la pena citare i magazzini alimentari S.e.p.o. (ortaggi, frutta e verdura) siti nei
capannoni di piazza XXVI Aprile, oggi demoliti.
La Liberazione ed il dopoguerra.
Poi vennero la seconda guerra mondiale e l’occupazione nazifascista. Alla Liberazione l’intera
economia nazionale era da ricostruire e la ripresa vera e propria partì solo nel 1949.
Serravalle puntò sul commercio, ma soprattutto sul suo patrimonio industriale. Furono anni di
frenetica espansione. La F.i.d.a.s.s. arrivò a dare a lavoro a 490 dipendenti, la Inga-Gambarotta a
150, la fornace Pesclea a 100. Nella chimica, la Società Anonima Acido Tannico aveva 120
occupati, la Saffo 180 e la Gastaldi & C. (raffineria oli minerali) circa 75. Nella cantieristica
stradale l’Itinera (oggi Edilvie) occupava 70 operai. Nel siderurgico la Società anonima tombini e
trafileria aveva 25 dipendenti. Sullo sfondo anche diverse piccole imprese artigiane, si
dimostrarono capaci di assumere quasi 200 persone.
Gli anni Cinquanta
Lasciate alle spalle le incognite del primo dopoguerra, l’economia serravallese conobbe una
crescita senza precedenti ed una profonda modernizzazione degli impianti e dei procedimenti
produttivi. Diversi i fattori che ne alimentarono il successo: La posizione privilegiata rispetto alle
grandi linee di comunicazione stradale, autostradale e ferroviaria; Uno straordinario sviluppo
industriale, favorito da un’ampia disponibilità di manodopera a basso costo, proveniente
dall’agricoltura delle valli e del movimento migratorio dal Sud e dal Nord-est; I prezzi
relativamente contenuti delle materie prime e delle aree su cui edificare; Il rapido aggiornamento
degli impianti e delle tecniche di produzione, l’utilizzazione di nuove fonti energetiche; La
diffusione di prodotti di massa per un mercato interno sempre più ricettivo.
Nel 1950 la Schiavetti, azienda specializzata nella lavorazione delle lamiere, si trasferì da Genova
a Stazzano. L’azienda genovese, fondata nel 1861, fu tra le prime a lasciare il capoluogo ligure per
il Basso Piemonte. Nel 1951 Serravalle contava 4.391 residenti ed 884 addetti all’industria, in un
quadro che tuttavia evidenziava un sensibile ridimensionamento del settore tessile. Questo è un
dato importante, per inquadrare i mutamenti vissuti in quegli anni. I settori trainanti erano
l’industria metallurgica, 115 occupati, e soprattutto quella agroalimentare, che contava 420
lavoratori.
In quell’anno il Censimento I.s.t.a.t., classificò per la prima volta i Comuni italiani in urbani e
rurali, sulla base di variabili demografiche, economiche e sociali. Serravalle fu inserita tra i primi.
Si sancì così il chiudersi di un’epoca: A Serravalle si contavano il 12,9% di diplomati o laureati,
mentre il personale impiegato nel terziario rappresentava il 27,2% della popolazione attiva, mentre
il 15,2% si occupava di agricoltura.
Serravalle ed il “miracolo italiano”
Per tutti gli anni Cinquanta e per buona parte dei Sessanta, Serravalle rappresentò uno dei poli
industriali più importanti della regione, realtà strategica all’interno del “triangolo industriale”,
segnando un tasso d’incremento industriale pari al 24,29%. Quasi un caso nazionale. I serravallesi
videro migliorare a vista d’occhio il proprio benessere e tenore di vita. Dal 1951 al 1961 Serravalle
realizzò un aumento degli occupati di 317 unità.
Negli anni Sessanta l’Italia visse il “miracolo italiano” e Serravalle fece la sua parte, sebbene
rappresentasse ancora un serbatoio di manodopera per Genova. Il pendolarismo di lavoratori e
studenti, tra Serravalle, la valle Scrivia e Genova, divenne una realtà destinata a durare sino ai
giorni nostri.
Nel 1961 la dimensione media delle aziende serravallesi era un dato significativo, mentre la
posizione di preminenza dell’industria metallurgica era insidiata solo dal polo dolciario. Vivace
anche il ramo costruzioni ed impianti dove operavano con successo diverse piccole imprese
artigianali. Quell’anno la Fidass aveva 200 dipendenti, più gli stagionali, l’Inga-Gambarotta 123,
mentre la Serra dolciaria si assestava su dimensioni minori, con poco meno di 20 dipendenti.
L’indotto dolciario vedeva anche presenze minori come la M.i.a., gruppo F.i.d.a.s.s., che
produceva caramelle e gomme da masticare, nonché il laboratorio dolciario Noli, specializzato in
mentine. Nel panorama dolciario serravalese merita di essere ricordata la figura di Onorato Portico,
un ex-dipendente F.i.d.a.s.s., messosi in proprio in un magazzino di via Ospedale, precursore dei
concorsi a premi (figurine e biciclette) per promuovere i propri prodotti. A causa di un furioso
incendio che distrusse l’azienda, il Porfido trasferì l’attività in piazza Bosio, dove costruì un
proprio capannone (ancora oggi esistente).
La lavorazione dell’argilla per laterizi visse il suo momento migliore, spina dorsale della fiorente
industria dell’edilizia: A Serravalle c’era ancora la P.e.s.c.l.e.a., con una produzione diretta in
modo particolare al mercato locale ed a quello genovese. Negli anni Cinquanta era ancora in
attività la Fonderia Gualdi, in zona Corte Bondone. Nella meccanica di precisione si distingueva
l’Officina meccanica di Paolo Sericano, in via Degli Orti, ditta che fu per anni fucina di tantissimi
operai specializzati ed anche di futuri imprenditori del settore. Nel calcestruzzo operava il frantoio
del Fabbricone, ancora attivo ai giorni nostri. Sempre nella zona di via Fabbriche si trovava la
Segheria Raviolo, poi passata ad altra proprietà, che oltre alla lavorazione del legno, produceva
trucioli da imballaggio per la F.i.d.a.s.s. e la Gambarotta. Nella chimica buoni risultati per la Saffo
e la Gastaldi, che tuttavia non contavano più di trenta dipendenti ciascuna. Nel campo della
plastica guadagnò ampi spazi la Bensi (produzione di oggetti in plastica) dava lavoro più di 100
persone e produceva componentistica anche per marchi prestigiosi come Piaggio, Fiat e via
dicendo. In quegli anni, in via Fabbriche, muoveva i primi passi la Falomo (oggi a Villalvernia),
azienda affermatasi nel settore dello stampaggio plastico. Negli anni Sessanta in località Libarna,
nacque anche la Montecucco Armadi. Nel periodo la Fratelli Guido calcestruzzi, con sede a in
località Libarna, acquisì la proprietà del frantoio di via Fabbriche.
Gli anni Settanta ed Ottanta: Dieci anni tra luci ed ombre.
Chiusosi il “decennio d’oro”, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, l’espansione
economica in valle Scrivia entrò in una fase di stasi, con incrementi occupazionali modesti e
qualche cedimento. Il motore dello sviluppo economico rallentò progressivamente sino a fermarsi,
sebbene a Serravalle la bilancia occupazionale segnasse ancora risultati complessivamente
lusinghieri. Nel 1965, venne inaugurato l’insediamento della D'Amore e Lunardi S.p.a., importante
azienda genovese, specializzata nel commercio di tubi in acciaio. Nello stesso periodo la Schiavetti
era entrata nel giro dell’indotto Italsider e le sue dimensioni si attestano intorno ai 250 dipendenti.
Nel settore della produzione e trasformazione dei metalli non ferrosi, a Serravalle già operavano le
Trafilerie Libarna (già Della valle, trasferitisi dal vecchio stabilimento, sito nei locali ancora oggi
esistenti in fondo all’odierna piazza Coppi, ai nuovi impianti di via Cassano), con poche decine di
dipendenti, quando tra il 1965 ed il 1966 entrò in funzione lo stabilimento Delta - Società
Metallurgica Ligure (azienda statale del gruppo I.r.i. – Finmeccanica) trasferito da Genova a
Serravalle, per ampliare i propri impianti. Le uniche altre significative presenze del settore erano le
fonderie Allegri (prima site in zona Lastrico e poi trasferite in via Cassano) e le fonderie Quaglia
(che si trovavano in via Fabbriche) sebbene entrambe con pochi dipendenti. Nel 1969 il Delta
venne rilevato dalla S.m.i. (Società metallurgica italiana) di Firenze, uno dei primi esempi di
privatizzazione in Italia. Nel 1971 lo stabilimento conta 665 addetti. Continuò a godere di buona
salute il comparto dolciario e la F.i.d.a.s.s. , divenuto marchio di successo, era ancora un’impresa
in espansione con più di 500 addetti.
In località Cà del Sole, in questi anni aperta a significativa urbanizzazione, trovò posto la
Falegnameria di Serafini, produzione di bancali per l’industria, trasferitasi a metà degli anni
Settanta, in via Cassano, nel capannone in cui qualche anno dopo aprì lo stabilimento della Genova
Maceri (raccolta, trasporto, recupero e smaltimento carta, legno, plastica, vetro, stracci, ferro).
Facendo il punto della situazione, gli occupati nell’industria a Serravalle passarono dagli 884 del
1951 ai 1.201 del 1961, per arrivare ai 2.108 del 1971, quasi triplicandosi.
Anche l’edilizia visse un periodo di grande espansione, particolarmente intensa nel decennio
1961-1971, un periodo cui risale una fetta piuttosto significativa del patrimonio abitativo attuale.
Dalla metà degli anni Settanta però il ramo costruzioni entrò in un lento ma inesorabile declino,
determinato da un marcato raffreddamento della domanda di edilizia pubblica e privata, aggravato
dalla ridotta crescita di nuove attività industriali. Epicentro di questa crisi dell’edilizia proprio quei
centri, come Serravalle, che in precedenza ne avevano trainato il boom.
Nel periodo in via Gambarato, negli ex-locali dell’Acido Tannico, si stabilì la G.e.m.e.a.z.,
produzione di cibi precotti. L’area venne in seguito acquistata dalla Inga-Gambarotta, per la
realizzazione del secondo stabilimento destinato all’imbottigliamento, impianto servito da una
condotta sotterranea (ben presto divenuta nota come “grappodotto”) che con quattro tubi trasferiva
i distillati finiti, dalle cantine di via Garibaldi.
In questi anni visse un momento di particolare espansione la ditta Piacentino. La torrefazione di
viale Martiri della Benedicta, fondata nel 1916 da Luigi Piacentino (droghiere ex-marittimo della
Compagnia Italia, sulla tratta Genova-Venezuela), nel 1965 con il figlio Vittorio, fu la prima
etichetta a lanciare il confezionamento sottovuoto del caffè macinato fresco. Purtroppo il mercato
di allora non recepì l’idea, che si rivelò vincente ma solo vent’anni dopo, troppo tardi. Così con
l’avvento degli anni Settanta, i Piacentino decisero di diversificare la propria attività, tralasciando
in parte il caffè e lo zucchero, per investire nella Società Magazzini Generali di Novi S.p.a., dove
nei grandi capannoni, fatti costruire lungo la ss.35 dei Giovi, in territorio novese, venivano
immagazzinate merci di ogni genere, in esenzione dazzi, prima di essere sdoganate. Lo struttura
era notevole, con locali climatizzati ed un apposito scalo ferroviario e soprattutto in una posizione
logisticamente assai felice. Nel giro di pochi anni la Pernigotti ne affittò una parte, da destinare
allo stoccaggio dei propri prodotti, per poi acquistare l’intera area nel 1981-1982, quando il
fallimento della Conta Giovanni Zuccheri di Alessandria, socio di Piacentino nella Magazzini
Generali, spinse l’imprenditore serravallese a vendere.
Nel decennio 1971 al 1981, il declino del “triangolo industriale” divenne una triste realtà. Le
perdite di posti di lavoro furono notevoli e diffuse in tutto il territorio del Novese. Quel processo
virtuoso che sembrava inarrestabile s’interruppe e si aprì una fase di recessione che durò quasi due
decenni. Fu crisi vera, con ricadute occupazionali disastrose. A Serravalle ed in gran parte dei
paesi vicini, disoccupazione e licenziamenti ritornano ad essere una triste realtà. In paese andarono
in fumo oltre 700 posti di lavoro. La cassa integrazione sarà l’unica risposta all’emergenza. Il
Delta fu oggetto di una pesante ristrutturazione aziendale e nel 1976 la società mutò ragione
sociale in L.m.i. (La Metalli Industriale), conservata sino all’ingresso, come Europa Metalli, nel
gruppo multinazionale K.m.e. avvenuta più avanti nel 1995. Nonostante la congiuntura
sfavorevole, nel 1981, l’Europa Metalli contava ancora 740 dipendenti e si confermò tra le prime
tre aziende industriali novesi. Nello stesso anno, la F.i.d.a.s.s., che contava 350 dipendenti (che
diventavano 700 con gli operai stagionali) invece fallì, travolta dai debiti. Nel frattempo anche
sull’Inga-Gambarotta pesò un gravissimo dissesto, che ne pose in serio pericolo la sopravvivenza.
La traumatica chiusura della F.i.d.a.s.s., tuttavia non mandò completamente persa la tradizione
dolciaria serravallese. Infatti, negli anni che seguirono, non pochi ex-dipendenti F.i.d.a.s.s.
trovarono nuova occupazione in altre piccole aziende dolciarie locali. Alcuni di loro si
trasformarono addirittura in piccoli imprenditori. Nel 1981 nacque, lungo la ss-35. tra Serravalle
ed Arquata, La Suissa - Cioccolato e toffee, che fece tesoro della specializzazione acquisita dalle
maestranze serravallesi. Una ditta che seppe progressivamente dare lavoro ad una quarantina di
addetti. A colpire duro fu anche la costante involuzione del settore edilizio e, con la fine degli anni
Settanta, anche la Pesclea si vide costretta a cessare la propria attività. Nel settore metallurgico si
segnali anche la Fonderia Molinero, lungo via Fabbriche. Nel comparto agricolo, il periodo tra il
1970 ed il 1990, dovette registrare una significativa perdita non solo di aziende, ma anche di
terreni ad uso agricolo, mentre non mancarono i campi lasciati all’incolto, per un settore dove si
ridussero sensibilmente anche gli addetti, sino a ridursi a poche unità. Un’apertura di credito verso
il futuro rappresentò l’approvazione del disciplinare del Cortese di Gavi D.o.c., avvenuto nel 1974
ed esteso anche al territorio del comune di Serravalle. Di lì a poco questo vino di qualità fu
protagonista di un successo sorprendente sui mercati nazionali ed internazionali, durato quasi
vent’anni. Uno spazio produttivo che a Serravalle trova il suo marchio di riferimento nell’Azienda
agricola “La Bollina” del Gruppo Berlucchi.
Gli anni Ottanta e Novanta.
Tra il 1981 ed il 1991, il barometro dell’economia serravallese segna ancora tempesta. F.i.d.a.s.s.,
Gambarotta e Pesclea, le tre aziende simbolo degli anni d’oro, cessarono la propria attività,
lasciando un vuoto difficile da colmare. L’emorragia occupazionale non sembrò volersi arrestare e
le file all’ufficio di collocamento si allungarono. Le imprese locali ove non chiusero, si
riorganizzarono, ridimensionandosi ed in qualche caso rilocalizzandosi, trasferendo altrove i propri
impianti, senza tuttavia muovere significativamente il mercato del lavoro.
Nel 1982 toccò all’ Ecolibarna, ovvero la ex-Gastaldi, portare i libri in Tribunale e dichiarare
fallimento. Nel 1983, la Saffo, era in procinto di modificare la propria ragione sociale in Veneta
mineraria e poi in Società rigenerazione sludges (So.ri.s.), un percorso già seguito da molte altre
imprese della zona, per beneficiare delle esenzioni d’imposta, riconosciute dallo Stato ai comuni
depressi. Un altro segno della grave difficoltà dell’economia locale. Nel 1985 solo l’Europa
Metalli e la Schiavetti di Stazzano, conteranno più di 250 dipendenti. Anche il settore terziario che
aveva conosciuto una fase di ininterrotto sviluppo dal 1961 al 1981, con un raddoppio del numero
degli addetti ai servizi (+153,2%), segnò inesorabilmente il passo. Guardando all’intero periodo,
va sottolineata la capacità delle piccole imprese artigiane di reggere l’urto della crisi: La Tra.ser. e
la Elettrofer (lamierini magnetici tranciati), la Carpenteria Guido, le Officine meccaniche Sericano,
la Stampmetal (costruzione e progettazione stampi), le officine Leale (motori elettrici e saldatrici),
la O.t.b. (stampaggio lamiere), la Scriviaflex (materassi e reti sommier). Nel 1988 a Serravalle si
conteranno ben 174 imprese artigiane, realtà produttive qualificate ed agguerrite, delle quali non
poche a conduzione famigliare e con un ridotto numero di dipendenti.
Dalla metà degli anni Settanta al volgere degli anni Ottanta si compì anche il declino dello scalo
merci della stazione ferroviaria. A causa della chiusura delle industrie più rappresentative, lo scalo
perse inesorabilmente movimento, a pannaggio di strutture più grandi e logisticamente più
attrezzati, come Novi-San Bovo ed Arquata. Un declassamento che abbastanza rapidamente si
estese anche al trasporto viaggiatori. In breve tempo sempre meno treni per Torino, Genova ed
Alessandria, fermano a Serravalle, sino alla chiusura del presidio e successivamente anche della
biglietteria di stazione, avvenute sul volgere degli ultimi anni Novanta. Analoga sorte toccò, solo
qualche anno dopo, anche alla stazione di Stazzano, sulla linea per Milano.
Ancora recessione: 1990-1993
Il quadro economico serravallese degli anni Novanta ha visto la successione di due fasi molto
diverse tra loro: la recessione del 1990-1993 e la ripresa del 1994-2000.
Il lungo tunnel della crisi, imboccato negli anni Ottanta, ha visto anche il trasferimento di
numerose aziende serravallesi, verso altro comuni del circondario nel Novese e nel Tortonese, a
causa della estrema difficoltà a trovare sul posto spazi e terreni per poter espandere la propria
produzione. A trasferirsi furono in molti come la Bensi s.p.a., migrata a Carbonara Scrivia e la
Montecucco Armadi, trasferitasi a Novi. La mancanza di iniziative concrete per la nascita di una
zona artigianale a Serravalle contribuì non poco alla dispersione di queste forze imprenditoriali.
Nel 1991 naviga sulle secche anche il terziario che, a Serravalle, conta un numero di occupati,
praticamente invariato, 955 lavoratori contro i 958 del 1981, dato modestissimo in aperta
controtendenza, rispetto ad altri centri del Novese, dove gli incrementi occupazionali di questo
comparto sono stati sensibili.
In un’area che non ha mai dimenticato la sua naturale vocazione commerciale, si fa strada la catena
della grande distribuzione. Sorgono nuovi supermercati, che si affiancano e talvolta
sovrappongono a quei mini-market o “supermercati di vicinato” che tanto successo avevano avuto
per tutti gli anni Ottanta. Si sviluppano anche i comparti trasporti e magazzinaggio, la
movimentazione dei prodotti e l’attività di logistica in genere. In questo spazio già si era inserito il
magazzino Madis So.ge.gross di Serravalle (aperto verso la metà degli anni Ottanta nei capannoni
costruiti dalla F.i.d.a.s.s. in via Novi), seguito dai Magazzini generali a Stazzano (oggi Magazzini
Scardova - All logistic). Apripista della grande distribuzione sarà il Metropolis, acquisito qualche
anno dopo dal gruppo Mercatone Uno.
La ripresa: 1994-2000
A partire dalla seconda metà del decennio, gli orizzonti si vennero gradualmente ampliando,
orientandosi verso uno scenario più favorevole. A compiersi è una fase di ristrutturazione intensa
che, tra forti oscillazioni, ha chiuso i conti con quei nodi strutturali ereditati dagli anni Settanta ed
Ottanta, aprendo la strada ad un trend positivo destinato a durare. L’uscita dalla crisi vissuta nelle
prima parte del periodo avvenne attraverso la riattivazione dei motori tradizionali dell’economia
locale dell’intero Novese. Punti fermi l’Ilva di Novi, l’Europa Metalli di Serravalle e la Roquette
Italia di Cassano, aziende forti di un fatturato solido e di produzioni strategiche, come nel caso
dell’Europa Metalli, che nel 1991 aveva incorporato la Tubi barre.
Negli anni dal 1995 al 1997 l’industria locale sembrava riconfermare la propria indiscussa
centralità, rinnovando e ringiovanendo i propri organici con massicce immissioni di nuove leve di
lavoratori. In chiusura del 1996 Serravalle contava 1.900 occupati in industria e servizi: in dettaglio
865 addetti al settore manifatturiero, 265 nelle costruzioni, 15 nelle estrazioni minerali, 425 nel
commercio, 54 in alberghi e ristorazione, 85 in trasporti, magazzinaggio e comunicazioni, 30
intermediazione finanziaria, 161 servizi a persone e imprese.
Nella seconda metà del periodo, a trarre nuovo impulso dai tumultuosi cambiamenti in atto sono
sicuramente le attività immobiliari, finanziarie, i servizi bancari ed assicurativi. Ad entrare in forte
sofferenza è invece il commercio tradizionale dell’esercizio di vicinato, più che altro soffocato dal
traffico del centro cittadino e dal calo dei consumi. Non mancano anche iniziative di nuovi giovani
imprenditori artigiani, come la Termoplastica, in località Lastrico.
Con la fine degli anni Novanta si riacutizza il declino del centro storico. Una decadenza
economica, in realtà iniziata quasi un decennio prima, che porta con se anche degrado abitativo e
sociale, con nuovi esodi da parte di commercianti e residenti, verso zone più accoglienti del paese.
Nel tempo verranno sostituiti dagli immigrati che qui troveranno alloggi in affitto.
Centri commerciali e nuova crescita economica: 1998-2003
Una scossa positiva all’economia locale arriva nel periodo 1998-1999 quando, in località Praga,
lungo la ex-ss.35 bis dei Giovi, si concretizza un vasto progetto di sviluppo commerciale che porta
in pochi anni alla penetrazione dirompente delle multinazionali del factoring e dei grandi gruppi
internazionali della distribuzione.
A cavallo del nuovo millennio, Serravalle si rilancia ancora una volta come snodo strategico del
Nord Ovest, nel segno del binomio commercio-turismo. Nel periodo 1999 - 2000, nel comune di
Serravalle la tipologia commerciale più dinamica è stato l’esercizio di vicinato - inferiore a 150 mq
– che ha fatto registrare un incremento percentuale del + 5,6 %. La distribuzione commerciale nel
territorio di Serravalle nei dodici mesi si presenta positiva: Gli esercizi di vicinato erano 107 nel
1999 e 113 nel 2000 dei quali: alimentare +3,7% (27 nel 1999 e 28 nel 2000) non alimentare
+6,6% (76 nel 1999 e 81 nel 2000) misto (4).
Nel settembre 2000, viene inaugurato l’Outlet Serravalle, realizzato a tempi di record dalla B.a.a.
McArthur - Glen. In due anni la struttura cresce sino a raggiungere i 22.000 mq. di superficie, una
città degli affari, che ospita tra portici, fontane e piazze circa 150 negozi, bar e ristoranti, con un
parcheggio da 3.000 posti auto. Struttura che calamiterà milioni di visitatori all’anno, dall’Italia e
dell’estero, determinando un sensibile aumento dei flussi dei consumatori, aprendo altresì la strada
a investimenti aggiuntivi su iniziative commerciali autonome. Un effetto confermato anche
dall aumento delle richieste di concessioni edilizie e di nuove autorizzazioni commerciali relative
ad aree prossime all insediamento Outlet e non soltanto nel territorio di Serravalle. La cittadina
della valle Scrivia appare così in controtendenza rispetto al resto della Regione, infatti il settore
merceologico in cui a Serravalle si è registrato l aumento maggiore è il non alimentare (+ 6,6 %),
dato superiore alla media provinciale e regionale e che altrove ha invece fatto segnare un
decremento generalizzato. Analogo il discorso per il settore alimentare (+ 3,7 %) risultato in
controtendenza rispetto ai dati generali, tutti negativi.
Dai dati raccolti di fonte sindacale, è possibile quantificare in 377 gli occupati, con mansioni e
posizioni diverse, all interno del centro commerciale alla fine del 2000. Complessivamente, circa
240 persone già disoccupate hanno trovato un occupazione grazie all apertura del centro, valore
aumentato sino a 528 occupati al maggio 2001. A proposito di questo dato, bisogna ricordare che,
nonostante l impegno della società promotrice a dare precedenza nelle assunzioni ai residenti, molti
addetti ai punti vendita provengono da altre località, in particolare da Novi, Tortona, Arquata e dalla
provincia di Genova, questo forse per la non ancora matura vocazione dei giovani al lavoro nella
grande distribuzione.
Al censimento I.s.t.a.t. 2001 le aziende industriali sono 150, con 1.241 dipendenti, quelle
commerciali sono 192, per 720 operatori. Nel ramo servizi sono attive 189 aziende, per 584 addetti.
In questi anni si assiste anche ad una rinascita del settore dell’edilizia, dove trovano lavoro molti
immigrati extracomunitari: muratori, carpentieri ed operai generici. Contemporaneamente anche il
comparto industriale e produttivo sembra voler ripartire. Nuove imprese scelgono Serravalle per
investire, come nel caso della Metra sistemi e della controllata I.m.e.t., mentre la zona artigianale di
via Cassano è divenuta finalmente una realtà e dopo oltre venti anni d’attesa viene offerta alle
piccole imprese artigiane locali uno spazio per svilupparsi.
Il tessuto economico serravallese sta vivendo questo periodo con speranze ma anche con qualche
apprensione. I dati Infocamere, aggiornati all’aprile 2002, a Serravalle si contano 75 unità locali
attive nel manifatturiero, 83 nel ramo costruzioni, 245 nel commercio, 40 nei servizi alle aziende e
25 nei servizi alla persona, 33 nel turistico, mentre le strutture alberghiere sono 3, per un offerta di
111 posti letto. Il quadro turistico-ricettivo chiuderà l’anno in oggetto con 13.954 pernottamenti ed
un aumento di 42 posti letto, portati in dote da 2 nuove attività di bed and breakfast. Il dato non è
irrilevante anche perché nel frattempo Serravalle si guadagna la qualifica di comune turistico di
fascia A, certificata dalla Regione. Nasce il Golf club ed il Relais La Bollina, sulle prime colline del
Gavi, ma l’offerta della zona rimane ancora modesta e cresce lentamente, rispetto alla potenziale
domanda. Ancora pochi i ristoranti e pochi gli alberghi.
Nel novembre 2003, sempre in Praga, davanti all’Outlet, apre un nuovo centro commerciale, l’Iper.
Si tratta di un centro commerciale classico, da circa 14.500 metri quadri, servito da un ampio
parcheggio esterno di 30.000 metri quadri all’interno del quale si trasferirà il distributore di
carburanti Agip che prima si trovava alla rotonda autostradale. Forse si sta realizzando pienamente
la svolta, per lasciarsi alle spalle uscire definitivamente dalla palude della crisi, ma purtroppo i
segnali contraddittori non mancano.
I grandi centri commerciali Outlet (oltre 500 dipendenti) ed Iper (350 dipendenti), conseguono
importanti ritorni dal punto di vista occupazionale ed hanno effetti positivi anche sull’indotto.
Controverso invece il loro impatto sul mondo del commercio tradizionale. A Serravalle i piccoli
supermercati del centro cittadino, superata una transitoria fase di appannamento, vengono
ristrutturati, ricollocati ed acquisiti da importanti catene del settore, mentre nei capannoni degli ex
magazzini F.i.d.a.s.s. apre il primo discount. I negozianti protestano anche se in realtà le cessate
attività si contano sulla punta delle dita, tanto più che nonostante i milioni di turisti che ogni anno
arrivano a Serravalle, pochi restano aperti la domenica.
Il centro storico assiste malinconicamente alla chiusura delle sue ultime botteghe storiche, ultima
in ordine di tempo la drogheria Zorzoli, mentre altri negozi si trasferiscono da via Berthoud
all’altra estremità del paese, dove aprono, come si è già detto nuove attività, mentre alcune tra
quelle esistenti cambiano proprietà. A chiudere i battenti è anche l’unico cinema del paese,
affondato dal terremoto dell’11 aprile 2003. Nel centro storico tante sono le serrande abbassate e
l’impegno del Comune nel recupero del borgo antico sortisce i primi timidi risultati. Soprattutto
nei tempi più recenti, non mancano i nuovi esercizi, aperti nonostante i condizionamenti che i
problemi in parte ancora irrisolti di questa parte del paese impongono.