View Book Sample - Dunwich Edizioni

Transcript

View Book Sample - Dunwich Edizioni
Prima Parte
LE PORTE DELLA PERCEZIONE
1
If the doors of perception were cleansed,
everything would appear to man
as it truly is, infinite.
William Blake
1. California, 1971
Jim negli ultimi tempi era cambiato. Sembrava un altro, non si divertiva più. La dimensione dionisiaca dei concerti, l’ab­
braccio orgasmico del pubblico e tutta quell’incredibile elettri­
cità sembravano averlo stancato.
Il decennio incantato degli anni Sessanta era appena tra­
montato e già l’adorazione delle folle, pure così agognata in passato, ora gli appariva grottesca, quasi intollerabile. Il gran­
de animale da palcoscenico aveva la straniante sensazione di recitare un ruolo non più suo, quando, trascinandosi sempre più a fatica sul palco, indossava le vesti e gli atteggiamenti del­
la rockstar spavalda e sfacciata, trascinatrice di folle di giovani plaudenti ed estasiati.
Giunto all’apice del successo, il Re Lucertola si sentiva come svuotato dentro. Era stato un periodo magico quello trascorso con gli altri ragazzi della band, quando, dopo le prime appari­
zioni in squallidi locali underground, il successo aveva cam­
biato la sua vita.
La fama e il denaro avevano dato la stura a eccessi d’ogni tipo. Sex, drugs and rock’n roll l’insegna luminosa sotto la quale consumare la fiammella di una vita condannata in partenza.
Con la sua aria imbronciata da bambino perverso, Mr. Mojo 2
Risin1 piaceva da impazzire alle ragazze. Le avventure di una notte sola con fan adoranti che facevano la fila per infilarsi nel suo letto erano all’ordine del giorno, anche se la relazione più importante della sua vita rimaneva quella con Pamela Cour­
son, la sua Pam.
Jim l’aveva conosciuta nel 1965, in un piccolo locale di Los Angeles. Studentessa d’arte diciassettenne, con la sua bellezza sfrontata e quasi intimorente da ninfa dei boschi aveva subito stregato il giovane universitario della UCLA School of Theater, Film and Television dell’Università della California.
Risale a quegli stessi giorni un altro incontro, non meno im­
portante per la futura icona del rock, quello con Ray Manza­
rek, anch’egli allievo dello stesso ateneo.
Ray mostrò di apprezzare e soprattutto comprendere il si­
gnificato di un cortometraggio realizzato da Jim, considerato invece dai docenti e dai compagni di corso astruso e pretenzio­
so. Nelle immagini del filmato una ballerina danzava su un te­
levisore che trasmetteva una parata militare della Wehrmacht. Manzarek non ebbe difficoltà a cogliere l’intento provocatorio dell’opera, intuendo al contempo il caos interiore che già allora tormentava e avrebbe sempre caratterizzato la sfrenata creati­
vità del collega di corso.
I due, passeggiando sulla spiaggia di Venice in California, ebbri di citazioni dei poeti maledetti, si scoprirono in piena sintonia. Il sodalizio che tanti frutti avrebbe dato nei convulsi anni a venire, di fatto, era già nato.
In quegli anni il rock psichedelico cominciava a muovere i primi passi e ai due studenti dell’UCLA sembrò inevitabile unire i loro talenti – la verve poetica e la sfrenata fisicità di Jim e il talento musicale di Ray – per fondare una band, una delle tante della scena off californiana: The Doors.
3
2. Un annuncio importante
È nel mese di marzo, durante la registrazione dell’album L.A. Woman, che Jim manifesta agli altri ragazzi della band l’in­
tenzione di abbandonarli.
I tecnici stanno missando Riders on the storm, un brano dram­
matico ed epico, introdotto dal rombo di tuoni e dallo scroscia­
re di pioggia.
John Densmore, il batterista, appare molto turbato. Legge un presagio funesto nella canzone, forse influenzato dalle incerte condizioni di salute di Jim. D’altro canto anche lui, come Man­
zarek e Robby Krieger, il chitarrista, non si stupisce più di tan­
to all’annuncio del loro frontman. E non potrebbe essere diver­
samente, visto lo stato psico­fisico in cui versa il loro amico. Sperano anzi che "l’anno sabbatico di Jim", come l’ha pronta­
mente ribattezzato Ray, possa servire a farlo star meglio. A far­
lo tornare l’artista brillante che era. Dev’essere per questo che si limitano a chiedergli se sia convinto della sua decisione.
«E comunque conta solo la tua salute», specifica Ray, asse­
stando a Jim una leggera pacca sulle spalle. «Ora che conti di fare?» s’informa poi, in tono noncurante.
«Credo che cambierò aria per un po’», risponde Jim con un vago cenno della mano.
«Dove pensi di andare?» lo interroga John.
«In Francia, a Parigi. Adoro quella città, è così tranquilla e a misura d’uomo», ribatte il cantante, illuminandosi. «E poi Pam è già lì che mi aspetta.»
Ecco la notizia che speravano di non dover sentire. I tre si scambiano un’occhiata significativa. Sono consapevoli che dove c’è Pamela non può esserci nulla di buono per il loro ami­
co. Quella ragazza è tossica a livelli irrecuperabili, lo sanno tut­
ti. A differenza di lei Jim non si fa di eroina, è vero, o meglio 4
non ancora, ma chi può dire cosa potrà combinare laggiù, lontano da loro e da Bill Siddons, il loro manager? In qualche modo finora Ray e gli altri sono riusciti a impedire che Jim ci lasciasse le penne, ma ora rimarrà da solo a fronteggiare i suoi demoni, il primo e il più letale dei quali si chiama alcol.
Ray, John e Robby annuiscono, ostentando indifferenza. Tor­
nano a concentrarsi nell’ascolto del brano da missare. Se Jim ha preso la sua decisione, la rispetteranno.
«Non possiamo fare altro, ragazzi», sussurra pragmatico Ray, anche se oscuri presentimenti gravano il tono delle sue parole di cupi sottintesi.
5
3. L’addio
È da poco passato mezzogiorno quando a casa di Jim squilla il telefono.
Si tratta di Ray. Il buon vecchio, affidabile Ray, che attende paziente all’apparecchio. Sa che dovrà insistere a lungo e ci vorrà anche una buona dose di fortuna perché il suo amico rie­
sca a rispondere. Ammesso che non si sia ficcato quei dannati tappi nelle orecchie per non dover patire il frastuono incessan­
te delle auto di grossa cilindrata e il rombo delle Harley­­
Davidson che sfrecciano instancabili nella strada sottostante.
Alla fine l’eco degli squilli riesce a perforare il baluardo di cera. Jim risponde, stravolto: non si è risparmiato durante la notte, ha tracannato una bottiglia di vodka e diverse birre. For­
se è per questo che stenta a riconoscere la voce dell’amico che gli ricorda, con zelo quasi paterno, il loro appuntamento.
«Di che cazzo parli, quale appuntamento?» biascica al telefo­
no Jim, reprimendo a fatica un conato.
«Cristo Santo, Jim! Dobbiamo essere in aeroporto entro le due. Il tuo volo è alle tre e mezza, se non ricordo male.»
«Uh sì, è vero, cazzo. Hai ragione, fratello. Solo che, ecco, vedi, stamattina non mi sento troppo in palla, e allora…»
Non fa in tempo a terminare la frase che vomita sul costoso tappeto persiano, peraltro già screziato da numerose bruciatu­
re di sigaretta, lunghi fiotti di liquido scuro e maleodorante.
Rimane piegato in due, la testa che gira. Fa per rialzarsi, ma il lezzo acre che aleggia nella stanza gli accentua la nausea. Ri­
getta di nuovo, scosso da spasmi, finché non compaiono alcu­
ne stille di sangue, frammiste al liquido verdastro della bile. L’artista cade in ginocchio, scivola sul parquet imbrattato e ro­
vina a faccia in giù nella pozzanghera di vomito. Perde i sensi.
6
* * *
«Dio Santo. Perché devi sempre ridurti così?» borbotta Ray, sorreggendo la testa di Jim sotto il getto della doccia, nella pic­
cola cabina di plexiglass del bagno ridotto a immondezzaio.
Il vocalist dei Doors farfuglia qualche scusa. Ha ingurgitato diversi caffè, preparati in fretta e furia dall’amico, che per en­
trare nell’appartamento ha dovuto buttare già la porta a spal­
late. Il risultato è che ora Jim è quasi sobrio. Appoggiandosi a Ray come un paralitico raggiunge la stanza da letto. Continua a piagnucolare scuse che contribuiscono a far incazzare Man­
zarek, il quale in tono rabbioso gli propone: «E se invece di Pa­
rigi ce ne andassimo nel cottage che ho affittato a Venice, tu e io come ai vecchi tempi?»
«Come due vecchie checche, vuoi dire?» ridacchia Jim, pas­
sandosi la lingua bianchiccia sulle labbra.
«Ma vaffanculo, Jim. Vorrei solo tenerti alla larga da…»
La frase rimase sospesa, il tastierista dei Doors teme di ferire l’amico.
«… Da cosa, Ray? Anzi, mi correggo, da chi vorresti tenermi alla larga, eh?»
«Ma da niente. Dico solo che forse sarebbe meglio se a Parigi ti accompagnasse uno di noi.»
«Sei uno stronzo! Tu non ti fidi di Pam. Non ti sei mai fidato di lei, ammettilo!»
«Ma no, che dici… le voglio bene invece, ma devi riconosce­
re che a volte lei è, diciamo così, esposta a certe situazioni», ten­
ta di argomentare Ray. È imbarazzato, si sta arrampicando su­
gli specchi, pur di non ammettere ciò che davvero pensa della ragazza. Non può certo rivelare al suo migliore amico che ogni volta che vede Pam ha la sensazione di trovarsi faccia a faccia con la morte. Perché è questo che accadrà, prima o poi, drogata 7
persa com’è. Morrà.
Lei è a Parigi già da metà febbraio. Ospiterà Jim nell’appar­
tamento che una sua amica, la modella Zozo Larivière, le ha affittato in Rue Beautreillis.
«Cazzo, dovresti entrare in politica, Ray. Ci sai fare con le parole, sai?»
«Be’, non quanto te», risponde Ray, abbracciandolo.
8