fare cose con le parole

Transcript

fare cose con le parole
FARE COSE CON LE PAROLE
Di Logon Didonai
Quando ci serviamo del linguaggio non ci limitiamo a parlare: agiamo in molti modi. Il linguaggio ha
perciò diverse funzioni, che Wittgestein (1953: §432) indicava con il termine “giochi linguistici”
(Sprachspiele), attività di carattere sociale e pubblico, con regole (come ogni gioco che si rispetti) e contesto
d’uso, dal quale le regole non possono venire estrapolate, pena la mancanza di significato di ciò che diciamo.
Ecco alcuni esempi: «Dare ed eseguire ordini; descrivere o misurare un oggetto; fare il disegno di un
oggetto; riferire un evento e fare congetture su di esso; elaborare e verificare delle ipotesi; inventare una
storia; recitare, cantare canzoni, risolvere indovinelli, raccontare barzellette; tradurre da una lingua all’altra;
risolvere un problema di aritmetica; chiedere, pensare, imprecare, salutare, pregare». Austin (1962a) e Searle
(1979) hanno invece utilizzato il termine “atti linguistici” (speech acts), espressione ormai entrata nell’uso, e
che useremo anche qui.
Parlando compiamo dunque azioni (anche attraverso i gesti, il tono della voce, le espressioni del viso),
regolate da convenzioni sociali, spesso implicite, le quali rendono possibile ciò che facciamo, come dire «Sì»
a un matrimonio, battezzare una nave, dare degli ordini a qualcuno, scusarsi di aver pestato il piede al/alla
nostro/a partner durante un ballo.
Se le condizioni dell’atto linguistico da noi proferito non sono soddisfatte, e se tale atto non è proferito in
modo adeguato al contesto, bensì in modo incompleto o incomprensibile, può accadere che esso fallisca, non
svolgendo la sua funzione in modo appropriato. Se non siamo autorizzati dal nostro ruolo ufficiale, non
battezziamo la nave, se (ammesso che ci sposiamo in chiesa) il sacerdote che pronuncia le parole «Vi
dichiaro marito e moglie» è un millantatore, il matrimonio è nullo, se non siamo i superiori della persona a
cui diamo un ordine siamo solo dei gran maleducati e così via.
Dire che il linguaggio è un modo di agire significa dire che tutte le funzioni del linguaggio sono
“performative”, fanno cioè qualcosa, ovvero eseguono una “prestazione” (performance). Un atto
performativo non è vero o falso (come potrebbe essere un’asserzione del tipo «Ci siamo sposati a Jena il 26
maggio 2007»), ma fa qualcosa. E può farlo in modo adeguato o inadeguato. Il termine “performativo”
indica però per antonomasia una specifica funzione del linguaggio, che possiamo chiamare dichiarativa: in
questo caso la parola non descrive ma crea una situazione. Alcuni esempi renderanno meglio l’idea: «Ti
battezzo»; «Ti auguro buone vacanze»; «Ti accetto come sposa»; «Voi siete colpevole»; «Il numero dieci è
espulso».
Prendiamo in considerazione l’ultimo enunciato. Solo se lo pronuncia l’arbitro di una partita di calcio è
performativo (crea una situazione che prima non c’era, cioè l’esclusione dal campo di gioco e una eventuale
squalifica, ma è anche direttivo, perché ingiunge al giocatore di uscire dal campo), mentre se lo pronuncia un
giornalista esso constata, riferisce un fatto. Questo perché il valore di un atto performativo è contestuale. Se
perciò immaginiamo che a pronunciare la frase «Il numero dieci è espulso» sia il tifoso di una squadra di
calcio mentre assiste alla partita, e che nel farlo urli, si metta le mani tra i capelli e si senta male (con sintomi
che vanno dal crampo allo stomaco al colpo apoplettico), allora, con tutta probabilità, sta dando libero sfogo
a un suo stato d’animo (funzione espressiva): il linguaggio può dunque anche servire a esprimere emozioni, e
il modo in cui si dice qualcosa può avere effetti diversi sugli uditori.
Nel contesto di una discussione, per agevolare la risoluzione di una divergenza di opinioni, si rende a volte
necessario chiarire (definire) l’uso dei termini impiegati attraverso un dichiarativo d’uso.
Anche una definizione (come vedremo) può servire a persuadere qualcuno. È possibile tentare di
persuadere qualcuno a non fare qualcosa (funzione direttiva) facendo leva sulla sua paura (espressiva), o a
fare qualcosa (direttiva) facendo leva sulla sua compassione (espressiva). Così, è possibile indurre qualcuno
a credere o fare qualcosa semplicemente comunicandogli un’informazione (assertiva) o impegnandosi con
una promessa (commissiva).
La menzogna, l’ironia o la rappresentazione teatrale, inoltre, possono simulare la funzione assertiva, nel
primo caso senza che chi è ingannato si renda conto della simulazione, nel secondo attraverso la contestuale
segnalazione che ciò che si dice non è ciò che si ritiene essere vero, nel terzo presupponendo che lo
spettatore stia al gioco.
La pubblicità potrebbe essere considerata dal punto di vista delle emozioni suscitate (funzione espressiva)
o dagli impegni presi dal produttore (funzione commissiva), per esempio la garanzia di cinque anni su di
un’automobile o la promessa di togliere l’Imposta comunale sugli immobili (Ici) dalla prima casa, ma la
finalità consiste nel persuadere ad acquistare un prodotto o a votare un candidato alle elezioni (direttiva).
Abbiamo così visto le funzioni base del linguaggio (gli atti linguistici). E l’argomentazione? Essa
rappresenta un atto linguistico complesso (Eemeren e Grootendorst 2008: 60-64), la cui funzione è
persuadere o convincere attraverso le funzioni base (i diversi tipi di atti linguistici) e attraverso i modelli e gli
schemi inferenziali che stiamo per iniziare a esaminare.
INVENTARIO DEGLI USI DEL LINGUAGGIO
ATTI
LINGUISTICI
DESCRIZIONE
ASSERTIVO
Consiste nel sostenere una tesi, comunicare informazioni,
descrivere cose, fare supposizioni, constatare il realizzarsi di
eventi o illustrare le regole di un gioco. In genere si
presuppone che chi parla ritenga vero quanto asserisce.
DIRETTIVO
Consiste
nel
dirigere
un’azione,
nell’agire
sul
comportamento altrui inducendo a fare o non fare, attraverso
richieste, ordini, proibizioni, raccomandazioni, consigli,
minacce, sfide ecc.
COMMISSIVO
Consiste nell’impegnarsi a (tentare di) fare quanto asserito.
Promettere, accettare, manifestare il proprio accordo, fare
asserzioni sulle proprie intenzioni.
ESPRESSIVO
Consiste nel comunicare (volontariamente o meno) le proprie
emozioni o i propri stati mentali: manifestare tristezza,
scoraggiamento, odio, gioia, paura, contratularsi con
qualcuno, esprimere le proprie condoglianze, gridare «Ti
amo!» ecc.
DICHIARATIVO
Consiste nel condurre un’azione per mezzo dell’indicazione
dell’azione stessa: aprire un convegno, dichiarare una coppia
marito e moglie, battezzare un bambino, espellere un
giocatore di calcio, licenziare un dipendente, dichiarare
colpevole un accusato, ma anche gli atti di chiedere
informazioni, scusarsi, ringraziare, suggerire e locuzioni in
senso lato espressivo, direttivo o commissivo possono essere
letti da questa prospettiva, così come, in una discussione,
fornire o richiedere una definizione o (chiedere di) chiarire il
senso in cui è utilizzato un termine.
LA PALESTRA DELLA MENTE – LE FUNZIONI DEL LINGUAGGIO
Leggi i seguenti brani e individuane la funzione prevalente.
1.* Sentiamo parlare di diritti costituzionali, di libertà di parola e di stampa libera. Ogni volta che sento queste parole
dico a me stesso: “Quello è un rosso, quello è un comunista”. Non si è mai sentito un vero americano parlare a quel
modo (Frank Hague; discorso davanti alla Camera del Commercio di Jersey City, 12 gennaio 1938).
2. Sei un vero cittadino sovietico? Può dirlo chiunque. Tu che cosa hai fatto per dimostrarlo? Hai per caso sentito
qualcuno che criticava il Partito? Se ti capita puoi segnalarcelo. (Un membro della CEKA, polizia segreta antenata del
KGB, a un cittadino arrestato).
3.* Se non accetti la mia proposta dovrò riconsiderare la tua posizione in azienda.
4. Sparisci di qui. Non ti voglio più vedere.
5. Telegiornale: «A causa del maremoto ci sono stati centinaia di migliaia di dispersi e forse centomila morti».
6. Teleascoltatore: «È una vergogna! Il Giappone e le Hawaii avevano avvertito dell’avvicinarsi dello Tsunami, ma
la Thailandia non ha agito. Avrebbe avuto più di due ore di tempo a disposizione per allontanare turisti e popolazione».
7. Portavoce del governo thailandese: «Abbiamo fatto quanto era in nostro potere: siamo intervenuti immediatamente
e abbiamo limitato i danni».
8. Una studentessa che ha preso un brutto voto in logica: «Non è mia intenzione metterle paura, caro prof., ma la mia
mamma ha detto che qualora avessi preso un altro brutto voto in logica qualcuno se la sarebbe vista molto brutta!»
9. Uno spettro si aggira per l’Europa, lo spettro del comunismo (Karl Marx e Friedrich Engels, Il manifesto del
partito comunista, 1848).
10.* Proletari di tutto il mondo: unitevi (ibid.).
11.* Che ore sono?
12. Amicus P(e)lato, sed magis amica veritas (il direttore del TG5, Mentana, dopo essere stato destinato ad altro
incarico in quanto troppo poco di parte – cioè troppo poco filoberlusconiano – nella presentazione dei fatti).
13. «Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate» (Dante, Inferno, III, v. 9)
14. È inutile fare calcoli e leggi così complicate. Al fine di risollevare la nostra economia, e per risolvere tutte le
nostre difficoltà, basta tenere presente che la causa di tutto è “l’euro di Prodi” (oppure, a discrezione del lettore e in
accordo con la sua ideologia politica: l’Unione Europea, il governo Berlusconi, la Cina, la sinistra, gli Stati Uniti, il
Vaticano, i sindacati, il capitalismo).
15*. Ci siamo sposati e abbiamo avuto un bambino. No, avete avuto un bambino e vi siete sposati.
16*. Se nella scherma uno dei due avversari finge un affondo con il suo fioretto e, nel momento in cui l’altro lo
respinge, aggira con un moto rotatorio il fioretto di quest’ultimo per colpirlo dall’altro lato si ha una finta con
cavazione.
17.* Se cerchi un passaggio per Berlino sappi che io sto per partire.
18. Se non l’avessi ucciso tu, l’avrebbe fatto qualcun altro.
19. Se mia sorella è uscita di casa un’ora fa, allora la somma degli angoli interni di un triangolo è uguale a due angoli
piatti.
20. *Se voti per me abolisco l’ICI sulla prima casa.
Dopo averne individuata la tipologia, prova a riflettere sui seguenti atti linguistici: sono riusciti o no? Spiega
perché e rifletti sulla differenza tra vero e falso, sincero e insincero, efficace e non efficace.
21. Sergente dell’esercito: «Soldato semplice, la nomino tenente!»
22. Ti prometto che imparerò a volare (detto da un’aspirante pilota Alitalia).
23. Prometto al popolo italiano che Alitalia non sarà venduta ad Air France (detto da un politico che nel momento in
cui pronuncia queste parole è ancora all’opposizione, dopo che il contratto è già stato firmato e il passaggio di proprietà
è divenuto irreversibile).
24.* Presidente della Repubblica: «Nomino senatore a vita il cavallo che ha vinto i mondiali a ostacoli!»
25. «Io divorzio da te»: spiega sotto quali condizioni tale atto performativo è riuscito a) nel caso di un matrimonio
celebrato secondo il rito della Chiesa cattolica; b) nel caso di un matrimonio civile secondo il diritto italiano; c) nel caso
di un matrimonio celebrato secondo il diritto islamico.
26.* «Mi congratulo con te» (detto con astio e invidia).
27.* «Ti faccio le mie condoglianze» (ma il morto era un criminale e sono lieto che non ci sia più).
28. «Ti prometto che verrò a prenderti in stazione» (ma ho già un altro impegno e non ho nessuna voglia di disdirlo a
causa tua: ti chiamerò all’ultimo minuto per dirti che ho avuto un imprevisto, anche se mi guardo bene dal dirtelo ora).
29.«Ti perdono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo» (un prete che passava di lì, rivolto
all’automobilista dell’atto criminale dell’esercizio 29 e dell’atto linguistico contenuto nell’esercizio 30, che non si è
confessato e non è parso pentito).
30. «Con la presente vi autorizzo a effettuare mensilmente, a fini caritatevoli, un bonifico di 1000 euro al fisco» (un
cliente di una banca).
31. «Con la presente accetto le condizioni poste dal contratto» (testo facente parte di un contratto di affitto sul quale
è stata apposta una firma.
32. a) Ti ordino di essere un deficiente; b) Ti ordino di non obbedirmi.
Impara a modificare un testo riflettendo sulle funzioni del linguaggio.
33. Ci sono, come abbiamo visto, differenti scopi per cui noi parliamo o scriviamo, e spesso anche quando leggiamo
articoli di giornale ci sembra ovvio che non venga presentato nessun argomento, bensì solo informazioni (talvolta,
forse, incomplete). Non sempre è così. Cerca su di un quotidiano un brano dall’impatto fortemente emotivo e riscrivilo
cercando di porre in evidenza il suo contenuto informativo riducendo al minimo l’effetto emotivo (e il significato
espressivo).
34. Cerca un articolo informativo e trasformalo in un testo dall’impatto emotivo, dove in primo piano è il commento
e l’informazione è pressoché inesistente. Ti renderai conto di come funziona gran parte della stampa quotidiana
nazionale…
35. Prova a immaginare un evento e riscrivilo da due diverse prospettive: a) indicando, in un articolo di giornale,
perché occorre prendere una determinata decisione; b) perché, invece occorre non prenderla.
36. Coniuga cinque verbi irregolari originali in cui la stessa attività sia descritta in forma elogiativa nella prima
persona, in forma neutra nella seconda persona e in forma denigratoria nella terza persona, come negli esempi che
seguono (tratti da Copi & Cohen 1999: 117): «Io sono deciso, tu sei ostinato, egli è uno stupido testone»; «Io sono
giustamente indignato; tu sei seccato; egli sta facendo un gran rumore per nulla»; «Io ci ho ripensato; tu hai cambiato
parere; egli è venuto meno alla sua parola».