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> Tecnologie
di Ettore Zanatta
Una partnership
tecnico-scientifica
per i geotecnologi
del futuro
È quella nata da
oltre un anno tra un
importante centro
di formazione e
di ricerca per la
geologia applicata
e le geotecnologie
e un’azienda
specializzata nei
sistemi di prova
per la meccanica
delle terre
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N
ei diversi settori dell’ingegneria civile, ma in particolare nell’ambito della meccanica dei terreni e delle discipline a essa correlate, il progettista deve
basare il suo approccio alla realizzazione
di un’opera soprattutto sull’analisi sperimentale delle proprietà del terreno con
il quale quest’ultima si trova a interagire.
Solo estraendo, analizzando e sottoponendo a specifiche prove i campioni che ritiene rappresentativi il progettista sarà in
grado di prevedere il comportamento del
terreno nei confronti dell’opera.
Recentemente sono stati forniti significativi contributi alla sperimentazione, ad
esempio, dall’affinamento delle tecniche
di prova, dall’utilizzo delle più avanzate
procedure di automazione, dalla revisione di gran parte delle norme internazionali e dalla pubblicazione di testi e manuali
specifici. Ma purtroppo, soprattutto negli ultimi dieci anni, le buone intenzioni e
la teoria non sono bastate – e non bastano – a formare in modo adeguato i futu-
ri progettisti. Una grossa fetta di studenti, infatti, si trova a dover interagire subito dopo la laurea con il mondo del lavoro
(se si è fortunati) senza potersi “fare le ossa” e dovendo affrontare temi, scadenze e
impegni di lavoro a volte nemmeno sfiorati dalle normali formazioni dell’ambito
universitario.
Il mondo del lavoro, per ragioni diverse
(e non è certo questa la sede per dibattere l’argomento), ha subito nell’ultimo decennio trasformazioni che hanno contribuito non poco a modificare l’approccio al
lavoro e il lavoro stesso. Basti solo pensare
alle nuove norme in termini di sicurezza,
alle differenti operazioni di recruiting, alle diverse contrattazioni, all’abbreviazione
dei tempi e “…infine a com’è rapidamente
cambiata la nostra vita con la diffusione
dei computer, dei cellulari e di Internet”. (1)
Tutto ciò ha portato anche molti benefici al mondo del lavoro stesso, ma le molte
negatività riscontrate - e quelle che ancora
si registrano - quasi sempre sono dovute a
un’utenza non pronta al cambiamento, sia
che si tratti di un neofita o di un professionista con esperienza. Fortunatamente
esistono enti e società che percepiscono
in anticipo questi cambiamenti e corrono
ai ripari in tempo utile.
Una partnership per il futuro
La collaborazione per il conseguimento di
obiettivi comuni, in tutti i campi, altro non
è che un meccanismo che nasce tra imprese motivate e focalizzate, il cui scopo è di
formare gli utenti, presentare e dimostrare
gli sviluppi dei prodotti, elaborare studi di
fattibilità e produrre servizi innovativi.
Le continue mutazioni tecnologiche e normative e le sempre più frequenti richieste
del mercato impongono continui aggiornamenti e adattamenti per rispondere al
meglio e mantenersi al passo con i tempi.
È il caso della partnership tra il CGT (Centro
di GeoTecnologie), dell’Università degli Studi
di Siena (San Giovanni Valdarno) e Controls
(Cernusco s/N – Mi): una collaborazione sfociata in occasione del 3° Congresso Nazionale AIGA (Associazione Italiana di Geologia
Applicata e Ambientale) tenutosi nel 2009
proprio a San Giovanni Valdarno.
Il CGT, nato nel luglio 2002 come
“Centro per le ricerche finalizzate, applicate e di sviluppo per la formazione professionale”, ha approcciato alcune realtà
industriali italiane allo scopo di rendere
maggiormente operative e attive alcune
aree concernenti la sua attività formativa,
dedicata ovviamente all’ambito universitario, ma soprattutto orientata all’utenza
esterna (ad esempio, laboratori autorizza-
ti, enti pubblici, tecnologi, professionisti e
studenti). Controls ha risposto positivamente a questo invito e tra i due enti è
nata una partnership tecnico-scientifica
il cui obiettivo principale è realizzare insieme corsi di formazione tecnica inerenti
le attività di laboratorio, con particolare
riferimento alla Meccanica delle Terre e
delle Rocce e che si basa sul concetto di
formazione permanente.
Lezioni pratiche
in laboratorio
Facciata del Centro di Geotecnologie
di San Giovanni Valdarno
“Il concetto di formazione permanente è
quello per cui non si dovrebbe smettere
mai di studiare perché il mondo va avanti,
le cose cambiano, la tecnologia progredisce,
le emozioni sono sempre diverse, la politica
si trasforma e il campo dello scibile umano è enorme rispetto alla nostra capacità
di immagazzinare e di memorizzare. In virtù di ciò esiste un vecchio adagio che dice
‘non si finisce mai di imparare’. Nella scienza dell’educazione delle formazioni specialistiche professionali, l’evoluzione tecnologica
è talmente veloce ed enorme che addirittura l’aggiornamento ‘formativo’ (formazione
continua) diventa obbligatorio, con l’acquisizione di crediti formativi.” (2)
Tra “Terra” e “Roccia”
Strutture fondamentali del CGT sono i laboratori che lavorano in modo integrato in
attività di ricerca, consulenza e progettazione. Progetti interdisciplinari hanno portato ad applicare tecniche innovative per
il rilevamento, la gestione informatizzata e
l’analisi statistica di dati territoriali, svilupPF | maggio-giugno 2010
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> Tecnologie
Aula didattica
pando nei gruppi di lavoro forti competenze in telerilevamento, geoinformatica e in
tutti i settori della geologia applicata e geoingegneria. I laboratori hanno strutture,
attrezzature e competenze in grado di rilevare, elaborare e rappresentare qualunque
tipo di dato sull’ambiente fisico e sul territorio. Attualmente, il CGT è organizzato
in dieci laboratori in grado di sviluppare
attività di ricerca e consulenza scientifica
articolate e complesse. Il laboratorio dedicato alle ricerche e analisi sperimentali nel
campo della geotecnica, Meccanica delle
Rocce, pedologia e prove speciali sui rischi
ambientali – e il cui referente è la Dott.ssa
Assunta Sfalanga – è uno dei protagonisti
fondamentali di questa partnership.
Questo laboratorio, di oltre 250 m2, dispone di un’ampia strumentazione per la
caratterizzazione geotecnica delle terre.
Le attrezzature automatiche, i sistemi di
acquisizione dati e le piattaforme di elaborazione di ultima generazione consentono
di valutare le proprietà fisico-meccaniche
delle terre come supporto alla progettazione di infrastrutture e impianti di smaltimento, studio dei movimenti franosi e
problematiche ambientali.
Tra le molteplici attività svolte dal laboratorio possiamo citare:
– caratterizzazione fisico-meccanica dei
materiali (ad esempio, caratteristiche di
compressibilità e rigonfiamento, conducibiltà idraulica, degradazione delle proprietà fisico-meccaniche a causa di fattori
inquinanti);
– aspetti geotecnici legati alla caratterizzazione dei materiali a protezione dei reflui
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e ottimizzazione per la messa in opera;
– caratterizzazione e parametrizzazione geotecnica del sottosuolo per attività
estrattive per i materiali da costruzione;
– caratterizzazione e parametrizzazione
geotecnica del sottosuolo per la realizzazione di opere di sostegno, scavi, gallerie,
fondazioni profonde, analisi di stabilità dei
versanti, interventi su dissesti, eccetera.
La formazione
La formazione nell’ambito della geotecnica e della geoingegneria è uno dei capisaldi
del Laboratorio. Insegnamenti e corsi sono
tenuti all’interno della Laurea Magistrale,
della formazione professionale attraverso
Professional Course e Short Course organizzati dalla Fondazione Masaccio con la
collaborazione del Centro di GeoTecnologie e il patrocinio dell’Università degli Studi di Siena, dei Free Professional Lecture e
Free Short Lecture, nuova iniziativa del CGT
mirata a fornire occasioni di formazione
tecnico-professionale avanzata a studenti,
dottorandi e giovani professionisti.
In particolare, il corso di Laurea Magistrale
in Scienze e Tecnologie Geologiche – curriculum in geologia applicata e geotecnologie – è un corso di laurea biennale dell’Università degli Studi di Siena che conferisce
specializzazioni nei campi della geotecnica,
geoingegneria, geofisica, idrogeologia, geologia ambientale, sistemi informativi geografici (GIS), telerilevamento e fotogrammetria. Questo corso apporta professionalità facilmente spendibili, è integrato con il
mondo del lavoro tramite numerose convenzioni per stage e tirocini stipulate con
aziende, enti pubblici e qualificati studi
professionali, dispone di un corpo docente giovane, motivato e in parte costituito
da professionisti e da dirigenti di aziende
pubbliche e private. Il corso di laurea si avvale dei laboratori e delle competenze del
Centro di GeoTecnologie che assieme al
Collegio Universitario del CGT costituiscono uno dei pochi esempi italiani di Campus Universitario completamente dedicati
alle scienze della terra, una residenza privilegiata in cui gli studenti hanno contatti
continui e diretti con docenti e ricercatori che vivono nel Campus realizzando una
vera comunità universitaria.
Oltre che ai laureati della Facoltà di Scienze MM.FF.NN., di Ingegneria, di Architettura e Agraria, l’accesso al corso di laurea
è aperto anche a laureati dalla Facoltà di
Lettere (corsi di laurea in Geografia, Archeologia, Preistoria, eccetera) per i quali
è previsto un particolare percorso formativo che, attraverso insegnamenti integrativi di geologia, seminari specialistici e tirocini dei laboratori di Sistemi Informativi
Geografici e di Geoarcheologia, formano
figure professionali nuove che coniugano
una preparazione umanistica con moderne competenze tecnologiche.
Uno dei fondamenti della nuova offerta
formativa del Centro è quindi la presenza dei Laboratori per acquisire pratica con
tecnologie informatiche, di telerilevamento, fotogrammetriche, geofisiche e geotecniche. Anche all’interno di quest’ambito si
sviluppa questa partnership: i Product Manager della Divisione Meccanica delle Terre
di Controls lavorano a stretto contatto con
il laboratorio del CGT, in particolare per la
realizzazione dei corsi base, specificamente dedicati a questo settore. Sotto la denominazione di “Geologo tecnico” ricadono
competenze piuttosto ampie, di confine o
complementari a quelle di altri profili professionali nell’area dell’ingegneria.
Questa figura professionale è nota a livello
internazionale come Engineering Geologist. Le competenze specifiche riguardano:
– il rilevamento geologico-tecnico, le indagini geognostiche, le prove in sito e in
laboratorio, le consulenze geologico-tecniche finalizzate: all’analisi dell’interazione
tra opere (edifici, strade, ferrovie, gallerie,
acquedotti ponti, viadotti, dighe, aeroporti, porti, idrovie, eccetera) e ambiente geologico; la valutazione dell’impatto antropico e del rischio geologico;
– la gestione e conservazione dei beni naturali del territorio; il monitoraggio finalizzato all’analisi di stabilità di versanti naturali e artificiali e di litorali; la progettazione
di alcune opere di sistemazione e prevenzione dei dissesti e relativi monitoraggi.
Formarsi operando con tematiche e realtà
vere e non simulate fa sì che “…l’istruzione
è completa solo quando la teoria si confronta con l’esperienza…”. (3) Infatti, “..è solo facendo le cose concrete e di fronte ai risultati
che imparo la responsabilità…”. (3)
Il Laboratorio è dunque provvisto delle attrezzature e competenze necessarie all’esecuzione di innumerevoli determinazioni
che riguardano la caratterizzazione di materiali per manufatti, la determinazione dei
parametri fisici per l’Analisi di Rischio, le
letture inclinometriche, la determinazione della densità e dell’Indice di Rilascio in
rocce e rifiuti. Oltre alle analisi specialistiche per quanto riguarda le prove di riconoscimento e classificazione, di permeabilità,
di compattazione, di deformabilità e resistenza meccanica, prove su rocce e rifiuti
contenenti minerali amiantiferi. È soprattutto in quest’ambito che entra in gioco
la competenza e l’impegno di Controls nel
fornire al laboratorio del CGT tutta una
gamma di prodotti, dai più semplici a quelli tecnologicamente più avanzati, in grado
Area del laboratorio
dedicata alle prove edometriche
di competere con le più svariate e attuali esigenze del mercato, in particolare in
massima sintonia con le normative a livello internazionale. In questo campo la parte del leone è rappresentata dai prodotti
Wykeham Farrance, azienda riconosciuta
nell’ambito del Soil Testing, nata dalla collaborazione con le più prestigiose università del Regno Unito e che oggi è la Divisione
Meccanica delle Terre di Controls.
Tra i prodotti più all’avanguardia si segnala
il sistema triassiale automatico Autotriax
(vedi foto di apertura), in grado di gestire
in modo ottimale le prove effective stress,
stress path, permeabilità e sui terreni non
saturi: si tratta di un sistema automatico
che si espande e sviluppa in successivi moduli, in grado di gestire da una sola stazione di controllo fino a tre sistemi triassiali
indipendenti. Le attrezzature riguardano
anche diversi apparecchi di taglio, tra cui
anche un “tipo Bromhead” per prove di
taglio residuo su provini anulari e diversi
edometri, oltre a una miriade di macchinari “minori” che rendono questo laboratorio
uno dei più completi a livello italiano.
Infine, l’attività di ricerca del laboratorio
viene principalmente indirizzata negli ambiti di approfondimento tecnico-operativo
delle strumentazioni di avanguardia con
uno spirito “di servizio” verso tutti i laboratori, fornendo talvolta spunti e suggerimenti all’azienda partner dal punto di vista
dell’operatore laboratorista per eventuali
affinamenti progettuali sia delle attrezza-
ture che dei software applicativi.
Tesi di laurea e di dottorato e lavori di ricerca presso il laboratorio si svolgono sui seguenti argomenti: utilizzo del picnometro a
elio nella determinazione del peso specifico
delle terre; valutazione della resistenza residua tramite taglio anulare su provini rimaneggiati; studio di percorsi tensionali tramite stress path controllato in campo statico
(vedi scheda a parte riguardante “Esperienze sulla valutazione della resistenza residua
attraverso taglio anulare”).
Tutte le pubblicazioni, le ricerche e gli studi si basano su case-history reali seguiti dagli studenti e ricercatori con le modalità,
le tempistiche, le valutazioni economiche
e operative del mondo professionale. Ciò
fa sì che sia la ricerca che la formazione
siano direttamente rapportate con le cogenti problematiche e assetti delle realtà
produttive dei laboratori e del mondo della professione.
Tutti i suddetti elementi fanno sì che questa
partnership sia partita con il piede giusto,
fondendo con equilibrio e in modo sinergico tutte le molteplici peculiarità che CGT
e Controls sono in grado di offrire, ognuna
per la propria specializzazione. Del resto, lo
stesso successo dei corsi già effettuati, nonché il programma di quelli futuri (già previsti e assegnati quelli del 1° semestre 2010),
sono un chiaro segnale che questa collaborazione porterà molte soddisfazioni.
Questo progetto è un ennesimo esempio
a dimostrazione di come le università e le
industrie italiane possano lavorare bene insieme senza temere la concorrenza di equivalenti entità estere, costituendo una realtà valida per l’utenza educazionale e professionale domestica ed europea.
(1) Francesco Alberoni, Pubblico Privato, “Sono la scienza e la tecnica a rivoluzionare vita e valori”, Corriere della Sera,
17/8/2009
(2) Formazione (2009, maggio 27). Wikipedia,
L’enciclopedia libera. Retrieved 10:28, settembre 2, 2009 from http://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Formazione&oldid=24299398
(3) Francesco Alberoni, Pubblico Privato, “La vera istruzione? Scienza, letteratura e lavoro manuale”, Corriere della Sera,
16/6/2008
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> Tecnologie
Esperienze… concrete
“Esperienze sulla valutazione della resistenza residua attraverso taglio anulare”: questo l’argomento che di seguito affrontiamo, grazie al supporto e alle competenze
di Alice Farinelli, Marco Iannini e Assunta
Sfalanga, lo staff del Laboratorio di Meccanica delle Terre e delle Rocce del Centro di Geotecnologie dell’Università degli
Studi di Siena.
Uno dei principali problemi riguardanti le
prove geotecniche è da sempre stata quella della rappresentatività delle indagini di
laboratorio effettuate su provini di terreno, rispetto alla reale situazione presente
in situ e di come i parametri ottenuti siano
correlabili al comportamento dell’ammasso roccioso che si vuole modellare.
Partendo proprio da questi quesiti, è in corso presso il Laboratorio di Meccanica delle
Terre e delle Rocce del Centro di Geotecnologie dell’Università degli Studi di Siena una
serie di ricerche applicative su alcune prove
“classiche”. Le due principali sono: l’utilizzo
del picnometro a elio per la determinazione del peso specifico dei granuli; l’utilizzo
dell’apparecchio tipo Bromhead per pro-
la di Casagrande dopo la rottura di picco
(AGI 1994). Questo tipo di procedura, però, risente del problema della variazione
della superficie di taglio durante la prova, nonché della sua irregolarità, fornendo,
non di rado, valori sovrastimati dell’angolo
di resistenza residua. Inoltre, non ultimo
dei problemi del laboratorista, necessita
di tempi lunghi.
Questo genere di limitazioni vengono superate dal taglio anulare, come riconosciuto da diversi autori: “Nel corso dello svolgimento della prova non si verifica variazione
di area sul piano in cui è applicato lo sforzo tagliente e sul quale conseguentemente
si sviluppa il mutuo scorrimento tra le due
parti del provino. Il provino può essere sottoposto alla persistenza dell’azione tagliente
fino a provocare scorrimenti grandi a piacere, senza interruzioni e senza inversioni di
direzione”. (Tagnani, 1992)
“I dati provenienti da procedure in back
analisi della resistenza al taglio in fenomeni
di dissesto indicano che la resistenza al taglio ottenuta dalla prova di taglio torsionale
rappresentino verosimilmente la superficie
di scorrimento”. (Watry e Ehlig, 1995)
Taglio anulare tipo Bromhead, realizzato
con macchina Wykeham Farrance
TORSHEAR Mod.27-WF2202
Particolare della scatola di taglio
con il provino inserito
ve di taglio su provini anulari, oggetto della
presente esperienza.
Il taglio anulare è utilizzato per la valutazione della resistenza residua di un terreno
che rappresenta la resistenza di un terreno
sottoposto a grandi spostamenti.
Tipico esempio, per il quale di solito viene
determinata, sono i fenomeni franosi.
In laboratorio tale parametro può essere
ricavato tramite l’utilizzo di un apparecchio di taglio classico secondo la procedura multiciclo applicata al provino in scato-
La norma di riferimento (ASTM D6467-06
“Standard Test Method for Torsional Ring
Shear Test to Determine Drained Residual
Shear Strenght of Cohesive Soil”) definisce
la procedura di prova per la determinazione in condizioni drenate della resistenza
residua di terreni coesivi. Si indicano provini sia indisturbati che rimaneggiati, ma
già in fase di norma si suggerisce l’utilizzo
di questi ultimi, rappresentando lo “stato”
tipico del materiale lungo la superficie di
scorrimento del dissesto.
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Preparazione del provino
e condizioni di prova
Per la buona riuscita della prova è di fondamentale importanza la procedura di
preparazione del provino. Quella di seguito riportata è quella in uso presso i
laboratori dei nostri interlocutori.
Il campione viene essiccato a 40°, in seguito viene ricavato il passante a 0,42 mm.
Quindi viene impastato con acqua fino ad ottenere un contenuto di umidità compreso tra il limite di plasticità e
quello di liquidità (per i campioni argillosi ci si orienta verso il LP, mentre per
quelli sabbiosi verso il LL).
Il provino viene quindi “spalmato” all’interno della cella di contenimento (scatola anulare a forma di corona circolare),
battuta più volte su una superficie piana
per la fuoriuscita dell’aria eventualmente
intrappolata.
Si procede quindi a livellare la superficie, fino a ottenere un provino orizzontale e regolare.
Questa procedura di preparazione rende
inutile il precarico richiesto dalla norma e
poco influente l’entità del carico durante
la prova, avendo raggiunto le condizioni ultime che si possono trovare lungo
un’ipotetica superficie di scivolamento.
A questo punto viene montata la scatola,
posizionando la parte superiore a contatto con quella inferiore e posta sull’apparecchio di taglio portandola a contatto
con le due celle di carico e la barra di contrasto (che rappresenta il braccio della
coppia torcente) solidale con la cella.
Per quanto riguarda la procedura di prova, la più consona al tipo di preparazione
sopradescritto è risultata la “multistage”:
successive prove con pressioni normali
crescenti sullo stesso provino. In pratica,
dopo che è stata raggiunta la condizione
residua al primo carico verticale applicato viene fermata la prova e si raddoppia il carico sul provino. Si lascia consolidare nuovamente e, quindi, si rimanda
la fase di taglio. Questo è il metodo più
veloce di prova, ma necessita di alcuni
accorgimenti.
Si possono sviluppare, infatti, attriti tra
le pareti della cella di contenimento e la
pietra porosa superiore che cede scen-
dendo all’interno del provino durante le
successive rotture via via che si aumentano le pressioni verticali. Questo problema viene superato mantenendosi entro i
100 kPa di carico massimo.
Le condizioni di prova utilizzate presso i
laboratori in oggetto sono le seguenti: carichi in progressione di 12,5-25 e 50 kPa;
velocità di prova 0,018 mm/min corrispondente a una velocità angolare di
0,024 °/min.
Conclusioni
Da quanto precedentemente descritto, si
evince che la parte più delicata di questa prova è la preparazione del provino.
Con l’esperienza si arriva a stabilire il grado di umidità ottimale per i vari tipi di
materiale.
La difficoltà, solo iniziale, viene però neutralizzata dall’attendibilità dei dati ottenuti, dall’assoluta ripetibilità della prova
e dai tempi rapidi di esecuzione.
Attualmente le esperienze condotte su
una trentina di campioni ci permettono
di osservare che questo tipo di prova, nel-
le condizioni sopradescritte, è particolarmente adatta a materiali coesivi plastici
(vedi grafici), mentre si ha una maggiore dispersione di dati per i materiali limo sabbiosi.
Si sottolinea però che questa procedura
permette di valutare la resistenza residua
anche di campioni molto sabbiosi, i più
delicati da verificare con la procedura a
cicli ripetuti. In entrambi i casi, comunque, si sono ottenuti risultati numericamente inferiori del 15-20% rispetto alle
prove con cicli ripetuti su apparecchio
di Casagrande.
Si è infine osservato, ma il dato è in corso
di verifica e approfondimento, che con
questa procedura di prova è possibile
avere indizi, a volte decisivi, per verificare se un campione è in zona soggetta o
meno a fenomeni di dissesto.
Infatti, eseguire separatamente e con tecniche diverse la determinazione dell’angolo di picco e la valutazione della resistenza residua ultima sullo stesso materiale, fa sì che il confronto dei dati possa

fornire questa informazione.
Relazione angoli di resistenza al taglio vs indice di plasticità
Bibliografia
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Method for Torsional Ring Shear
Test to Determine Drained Residual
Shear Strenght of Cohesive Soil”.
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Relazione angoli di resistenza al taglio vs contenuto argilla
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A. Anderson, eds. Geological Society of America, Reviews in Engineering Geology, Boulder, CO,
pp. 13–38.
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