Il counselling per l`allattamento al seno: necessità di formazione

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Il counselling per l`allattamento al seno: necessità di formazione
Il counselling per l’allattamento al seno: necessità di formazione comune
N. Iaciofano
Il counselling è alla base del successo della pratica dell’allattamento al seno e
dovrebbe far parte del bagaglio di conoscenze di tutti coloro che si occupano di
mamme e bambini.
La formazione necessaria ad acquisire abilità nel counselling è un lavoro di squadra
che, cominciando dal consultorio con l’accompagnamento al parto, proseguirà in
ospedale e poi sul territorio (pdf, comunità, consultorio di nuovo): formazione
comune significherà messaggi univoci.
La necessità di praticare un buon counselling scaturisce dal fatto che dopo il ritorno a
casa la mamma si trova in genere sola, senza aiuto e, soprattutto, con messaggi a
volte contrastanti oltre che imprecisi.
Il counselling è letteralmente l’abilità per consigliare e, prima di tutto, per consigliare
bisogna conoscere molto bene l’argomento, bisogna essere competenti, obiettivi,
indipendenti.
Obiettivi significa consigliare le cose migliori, che sono ritenute tali dalle migliori
evidenze scientifiche, indipendenti significa essere staccati dagli interessi
commerciali.
Oltre alle conoscenze bisogna avere buone capacità di comunicazione perché,
seppure si stia dando un buon consiglio, esso non raggiungerà l’obiettivo, se dato con
fretta, scortesia, indifferenza o peggio ancora con imposizione.
Tali capacità a volte si posseggono naturalmente e, in tal caso il compito è facilitato,
ma si possono anche acquisire con adeguata e prolungata formazione.
Il primo aspetto del counselling è la COMUNICAZIONE NON VERBALE che
rappresenta la chiave per aprire una porta ed iniziare una “relazione”.
Tenere la testa allo stesso livello dell’interlocutore
Prestare attenzione
Rimuovere le barriere
Non avere fretta
Contatto fisico adeguato al contesto culturale
E’ facile comprendere che si comunica meglio se non si sovrasta la paziente, ma ci si
mette al suo livello, senza ostacoli che possano interferire (esempio telefono, rubrica,
cartella clinica ecc), senza guardare l’orologio e agganciando lo sguardo per mostrare
la disponibilità all’ascolto.
Il secondo aspetto è L’ASCOLTO che rappresenta “il cuore” della comunicazione.
Fare domande aperte
Mostrare interesse
Ripetere di rimando ciò che la madre dice
Creare empatia cioè mostrare di capire ciò che la madre sente
Evitare parole che esprimono giudizio
Facendo domande aperte si pone l’interlocutrice nella condizione di dare risposte più
articolate (Come va? Come si è comportato il bambino? Come si sente questa
mattina?), se invece si fanno domande chiuse (Sta bene? Ha dormito?) si fa in modo
che la risposta sia SI o NO e a questo punto la comunicazione si chiude.
Le frasi non dovrebbero esprimere giudizi (Le fa male il seno? Meglio dire: come va
il seno?) e bisognerebbe mostrare interesse alla risposta magari sottolineando ciò che
la paziente ha detto (ah si, le fa proprio male il seno? Capisco); solo in questo modo
si crea l’empatia, si mostra di capire i sentimenti che pervadono la mamma, ci si
mette nei suoi panni.
Terza regola d’oro: INFONDERE FIDUCIA E DARE SOSTEGNO:
Elogiare ciò che la madre fa bene
Fornire aiuto pratico
Dare informazioni rilevanti
Utilizzare un linguaggio semplice
Offrire suggerimenti non comandi
E’ molto importante, prima di correggere qualcosa che la mamma fa scorrettamente,
sottolineare anche un piccolo aspetto che va bene (se, entrando nella stanza vediamo
che la mamma è in una posizione scomoda ed il bambino sta succhiando con la bocca
chiusa lacerando il capezzolo, prima di dare i nostri buoni consigli,complimentiamoci
con lei per aver fatto tutto da sola, per esempio…..) poi l’aiuteremo praticamente,
facendole mettere in atto le modifiche da sola, diremo poche parole comprensibili,
facendo bene attenzione a che non sembrino dei comandi e alla fine ci assicureremo
che la mamma abbia capito tutto.
Comprendiamo bene l’importanza della comunicazione, in un momento particolare in
cui la mamma è in preda ai sentimenti più contrastanti, gioia per la nascita, dolore per
il parto (episiotomia o cesareo), ansia e dubbi sulla capacità di accudire e nutrire il
proprio bambino, perciò bisogna entrare in punta di piedi, “aiutare la coppia madrebambino ad aiutarsi” ed uscire subito dopo, consapevoli di aver trasmesso il nostro
“sapere”.
Premesso ciò, faremo una carrellata di piccoli e grandi problemi che possono
insorgere durante l’allattamento, che richiedono da parte degli operatori sanitari una
grande competenza, la conoscenza delle cause e della terapia più adeguata, che
confermano la necessità di formazione comune per evitare che la confusione, dovuta
a messaggi contrastanti, inducano l’abbandono prematuro dell’allattamento.
- RAGADI: Attacco scorretto del bambino al seno
Posizione non adeguata
Un attacco al seno corretto consiste in: bocca ben aperta, labbro inferiore estroflesso,
mento a contatto col seno, piu’ areola visibile sotto il nasino.
Una posizione corretta consiste in : testa e corpo del bambino in asse, viso rivolto
verso il seno con il naso di fronte al capezzolo, tutto il corpo a contatto con quello
della madre (pancia contro pancia), bambino sostenuto lungo tutto il suo corpo.
Terapia: correggere attacco e posizione, tener il seno asciutto, spremere un po’ di
latte e massaggiarlo sul capezzolo.
- DOTTO BLOCCATO : posizione sbagliata, incompleto svuotamento,
compressione degli abiti
Terapia: cambiare posizione facendo corrispondere il mento del bambino al settore
bloccato, effettuare massaggi sulla zona mentre il bambino succhia.
-INGORGO: interessa tutta la ghiandola, che appare tesa, bernoccoluta,
bilateralmente. Cause: ragadi, dotto bloccato, inizio allattamento ritardato,
incompleto svuotamento per limitazione della durata della poppata.
Terapia: curare ragadi e dotto bloccato, se presenti, impacchi di acqua calda
(attivazione del riflesso ossitocinico), spremitura manuale o meccanica del seno per
ammorbidirlo, poppate più frequenti.
- MASTITE: la più temibile complicanza perché se non curata bene può esitare in un
ascesso da drenare chirurgicamente. Causa : Infezione da Stafilococco aureo che si
impianta su ragadi e ingorgo, oppure, in loro assenza, per mancato riflesso
ossitocinico (da ansia, stanchezza, preoccupazione, dolore) e quindi ristagno di latte
con conseguente infezione.
Terapia: antibiotici a pieno dosaggio (ampicillina, eritromicina, cefalosporina)
prolungata almeno per 10 gg, associata ad antinfiammatori (ibuprofene),
antidolorifici e antipiretici (paracetamolo), riposo. Si può e si deve continuare ad
allattare, se non direttamente, estraendo il latte manualmente e somministrandolo con
il bicchierino.
- CAPEZZOLI PICCOLI, PIATTI, INVERTITI: è più difficile il primo attacco,
ma bisogna ricordare e far comprendere alla mamma che il bambino succhia al seno e
non al capezzolo.
- CANDIDIASI: patologia insidiosa perché i sintomi inizialmente sono subdoli
(prurito, ipersensibilità ai capezzoli) ma successivamente diventano insopportabili
(dolore urente, “a trafittura di spilli” durante tutta la poppata e nell’intervallo) e poi
perché può cronicizzarsi o recidivare se la terapia non è adeguata: la terapia (fungilin,
mycostatin, daktarin oral gel) deve essere prolungata per due settimane o più e deve
essere fatta sia alla mamma che al bambino anche se quest’ultimo non ne ha i
sintomi.
In caso di persistenza dei sintomi, bisogna ricorrere al trattamento per via generale
(miconazolo, ketoconazolo 200 mgx4 p.os) ,oltre a quello locale.
- BAMBINO CHE DORME MOLTO
E’ in genere un bambino di basso peso o di bassa età gestazionale che non presenta
una suzione molto frequente nei primi giorni di vita, come dovrebbe essere di norma
(10-12 volte al giorno).
Derogando alla regola dell’allattamento a richiesta, in questo caso è giusto stimolarlo
a fare poppate più frequenti, favorendo delicatamente il risveglio, per esempio
cambiando il pannolino.
- BAMBINO CHE PIANGE MOLTO
E’ in genere un bambino di peso elevato (> Kg 3,5) con maggiori esigenze, non solo
di natura nutrizionale ma anche di natura emotiva.
Bisognerebbe soddisfare le sue richieste, attaccandolo al seno tutte le volte che lo
desidera, ma anche interpretando i suoi bisogni di contenimento e contatto (spogliarlo
e metterlo nudo sul seno con un contatto pelle a pelle, massaggiarlo ecc.).
- SCATTO DI CRESCITA
E’ un fenomeno che può presentarsi a 2-3 settimane oppure 3-4 mesi, consistente in
una maggiore richiesta da parte del bambino, anche ogni ora, con apparente
insoddisfazione.
Sarà finito improvvisamente il latte?
E’ successo semplicemente che, dopo una crescita notevole (scatto di crescita), non è
più sufficiente il latte che si sta producendo, e allora il bambino aumenta la suzione
per aumentare la produzione.