Linee guida per il ridisegno complessivo del sistema dell`ippica in
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Linee guida per il ridisegno complessivo del sistema dell`ippica in
Milano, giugno 2014 THE EUROPEAN HOUSE - AMBROSETTI LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO COMPLESSIVO DEL SISTEMA DELL’IPPICA IN ITALIA Policy Brief Il futuro oggi LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO COMPLESSIVO DEL SISTEMA DELL’IPPICA IN ITALIA EXECUTIVE SUMMARY 1. Il comparto dell’ippica italiana è un settore di attività complesso, caratterizzato da una tradizione di eccellenza e un forte radicamento nel Paese, con un elevato numero di attori coinvolti. Quella ippica è un’intera filiera, composta, secondo stime del 2010, da circa 60.000 operatori diretti e indiretti, tra allevatori, scuderie, ippodromi, gestori delle scommesse, mondo medico-veterinario-farmaceutico. L’allevamento ricopre un ruolo di primaria importanza per tutta la filiera e interessa, con la sua attività, oltre 600.000 ettari di territorio nazionale e oltre 45.000 aziende agricole. In Italia si contano, nell’intero settore equestre circa 400.000 capi e 19.000 allevatori. 2. Pur nelle sue articolazioni, il comparto ha un carattere di unitarietà: non è possibile comprenderne correttamente le dinamiche se non attraverso una “lettura” sistemica. Le varie componenti dell’industria dell’ippica (allevatori, allenatori, proprietari degli impianti, gestori degli ippodromi, gestori delle scommesse, fino agli appassionati) sono legati tra loro da relazioni operative ed economiche così strette che non è possibile immaginare una gestione del settore di successo in una logica di approccio parziale e frammentato. 3. Malgrado le numerose valenze positive, il settore in Italia ha conosciuto negli ultimi vent’anni una riduzione del valore economico complessivo, manifestando i segnali di un progressivo, inequivocabile declino. Nei rapporti con lo Stato, soprattutto, si è potuto osservare una tendenza molto negativa legata al trasferimento di risorse provenienti dalle scommesse. I volumi di gioco, tra il 1995 e il 2013, hanno infatti registrato un calo ad un tasso annuo composto del -5,7%. Il calo dei volumi ha provocato una parallela contrazione del gettito del 7,0% medio annuo, con una perdita cumulata di quasi 95 milioni di €. 4. L’avvio del declino risale alla fine degli anni Novanta, quando sono stati introdotti nuovi meccanismi di governance del settore. In particolare, la scelta di sottrarre progressivamente la gestione complessiva del comparto, incluse le scommesse, a un organo di rappresentanza caratterizzato dalla presenza di tutti gli attori-chiave (un tempo UNIRE, poi ASSI, prima a lungo commissariati ed oggi entrambi soppressi), ha sottratto una leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli operatori. Il modello di gestione unitaria è stato messo in discussione © The European House – Ambrosetti 2 fin dal 1996, con l’attribuzione dell’organizzazione e della gestione delle scommesse al Ministero delle Finanze (oggi MEF) e al Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (oggi MIPAAF). In seguito, nel 2002, le competenze in materia di scommesse e concorsi pronostici sono state assegnate all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS). Pur svuotati di alcune competenze chiave, l’UNIRE e poi l’ASSI hanno continuato ad assicurare un coordinamento complessivo delle attività del settore, con la rappresentanza delle categorie maggiormente rilevanti. Nel 2012 è giunta, infine, la decisione di sopprimere l’ASSI e di ripartire definitivamente le sue funzioni tra il MIPAAF e l’AAMS, che avrebbero dovuto in seguito lavorare in concerto; tuttavia, non si è riscontrato un adeguato grado di coordinamento e indirizzo condiviso. Ad oggi, non esiste dunque alcun Ente di governo del settore dell’ippica nazionale, che si trova priva di punti di riferimento, nell’impossibilità di portare avanti iniziative e politiche di settore. 5. La scelta di sottrarre ad organi di coordinamento autonomi la responsabilità di gestire direttamente le attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse hanno privato il comparto di un chiaro modello di sostenibilità economica, rendendolo dipendente da un finanziamento pubblico sempre meno legato al valore generato e sempre meno sufficiente a garantire l’operatività degli attori economici. Nel tempo, si è così passati ad una gestione fondata su una logica di disinvestimento, con obiettivi di puro contenimento dei costi (nel breve termine), attraverso la progressiva riduzione di giornate di gara, montepremi e compenso agli ippodromi. La programmazione delle giornate di gara e la gestione degli ippodromi è infatti di competenza del MIPAAF, il quale ha stabilito, nel 2013, un piano di riduzione del numero di giornate di gara fino al 2015, attraverso il quale stima di realizzare un risparmio di cassa di circa 80 milioni di € su un periodo di 3 anni, portando le giornate di gara dalle 1.567 del 2012 alle 914 del 2015, contraendo di conseguenza il numero delle corse di oltre il 40%. Il taglio al 2015 prosegue un percorso di riduzione cui si è assistito fin dal 2007 (con una riduzione media annua composta del 10% nel periodo 2007-2013). Parallelamente, anche il montepremi da destinare ai partecipanti delle corse (anch’esso definito dal MIPAAF) ha subito nel tempo significativi tagli: dal 2007 al 2013, si è registra una riduzione di oltre l’11% medio annuo composto, pari a un taglio complessivo di oltre 113 milioni di €. Altri fenomeni rendono sempre più complessa la gestione delle attività economiche all’interno del settore: - alla riduzione dell’entità, si somma una costante incertezza in merito ai tempi di erogazione dei premi, fattore che contribuisce a ridurre l’attrattività degli eventi di gara italiani, a partire dalle scuderie © The European House – Ambrosetti 3 nazionali, fino ad arrivare a quelle estere, con impatti negativi sull’intero settore; - si registra, soprattutto negli ultimi anni, il significativo accorciamento dei tempi medi di programmazione delle giornate di gara. Tale incertezza – a fronte di una programmazione che, nel settore, si misura normalmente su logiche pluriennali – mette a repentaglio la possibilità per gli operatori di pianificare adeguatamente le attività; - i fondi complessivamente stanziati dallo Stato per il settore, nel medio termine, non sono definiti e comunicati agli operatori, rendendo incerto il finanziamento delle attività e altamente complessa la loro pianificazione; nonostante esistano comunicazioni ufficiali in merito all’impegno da parte del MIPAAF di continuare a sostenere il settore attraverso un fondo fino al 2017, non è stato reso noto agli operatori il suo dimensionamento economico; - i fondi erogati dallo Stato al settore sono stati slegati progressivamente dal gettito che ha generato, determinando il venir meno di un modello gestionale di settore che consentisse – pur con temporaneo sostegno pubblico – di sfruttare asset e punti di forza per generare valore diretto, secondo criteri di gestione “industriale”, come avviene in altri contesti europei. 6. Quale esito del nuovo impianto complessivo di governance del settore, si è arrestata – con un impatto diretto sull’appeal verso gli scommettitori e quindi sul gettito – l’innovazione del prodottoscommessa. Questa tendenza è stata fortemente accentuata dal passaggio della gestione delle scommesse ippiche all’AAMS. L’Agenzia – avendo ambiziosi obiettivi di gettito complessivo e ampie opportunità di innovazione nei segmenti di gioco legati al mondo sportivo e non (relativamente a basso impatto di costo per l’erario, grazie anche al progresso tecnologico) – ha relegato ad un ruolo residuale, all’interno del portafoglio di giochi esistente, le scommesse ippiche, alla luce delle tendenze di calo dei volumi in atto, della relativa complessità del settore e della volontà di minimizzare la “concorrenza” dell’ippica nei confronti degli altri giochi. E’ però evidente come – a differenza di altri giochi, l’ippica presenti valori e caratteristiche positive, legate alla filiera e ai contesti ed alle dinamiche di fruizione. Vale la pena ricordare che, con la quasi totale assenza di proventi dal pagamento del biglietto di ingresso presso le strutture e dai diritti televisivi, il settore dell’ippica si fonda economicamente sui ricavi da scommesse, sul contributo pubblico fornito dal MIPAAF (in passato interamente “coperto” dal ricavo per lo Stato connesso alle scommesse stesse) e sulla spesa netta dei proprietari privati. © The European House – Ambrosetti 4 7. Nonostante l’attuale situazione di sofferenza, i valori fondamentali espressi dal settore (nel passato e ancor oggi) e le indicazioni che si possono trarre dai casi di maggior successo in Europa consentono di ipotizzare un concreto rilancio dell’attività, attraverso interventi sugli approcci e gli strumenti di gestione, con un approccio win-win fra Stato e attori privati. Per individuare strategie per uscire dall’attuale situazione di crisi, di particolare interesse risulta il caso della Francia, Paese che vanta una struttura agricola e di allevamento molto simile alla nostra. Contrariamente a quanto avvenuto in Italia, dove si è di sottratta agli organi di coordinamento del settore la responsabilità di gestione diretta delle attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse, in Francia il loro ruolo è stato rafforzato, in chiave inclusiva e di cooperazione. Grazie a un calendario delle corse che si è notevolmente infittito e allo sviluppo e all’innovazione dell’offerta (tanto di intrattenimento che di scommesse) che ne deriva, il 2012 è stato il 15° anno consecutivo di crescita delle scommesse ippiche, con 9,7 miliardi di euro di volume d’affari. L’attività ha generato oltre 990 milioni di € per l’erario e 860 milioni destinati a France Galop e Le Cheval Français (le due Società-Madri di gestione dell’ippica in Francia) che li hanno impiegati per premi alle corse, premi ai proprietari e agli allevatori, organizzazione delle corse, controllo e copertura mediatica delle stesse. Le risorse destinate ai premi sono aumentate tra il 2003 e il 2011 del 39% per le Corse al galoppo in Piano, del 30% per gli Ostacoli e del 40% per il Trotto. Crescita accompagnata dalla creazione di posti di lavoro diretti: a titolo esemplificativo, nella regione della Bassa Normandia, il numero di posti di lavoro nella filiera è passato da 7.000 a 12.000 in 12 anni. Nel complesso, la filiera rappresenta oggi 76.000 posti di lavoro diretti in Francia, secondo le statistiche del Ministero dell’Agricoltura. 8. Alla luce di tutto questo, la principale azione per il rilancio del settore in Italia è il ridisegno del suo Sistema di Governo. Vale a dire: realizzare una chiara programmazione pluriennale del ruolo dello Stato nel settore, a partire dalle risorse finanziarie stanziate a suo supporto; favorire la creazione di un organo di gestione del settore che veda la presenza di rappresentanti del mondo del Galoppo, del Trotto, degli ippodromi, della gestione delle scommesse, del MEF e del MIPAAF; assegnare a tale organo di settore – ad esempio, attraverso una concessione decennale – la gestione complessiva della programmazione delle corse e delle scommesse, a fronte della © The European House – Ambrosetti 5 garanzia di un corrispettivo di gettito per l’erario, introducendo logiche di gestione “industriale” del settore, che mirino a: o salvaguardare l’esistenza stessa della nazionale, nelle sue componenti migliori; filiera dell’ippica o valorizzare le competenze, gli asset e gli investimenti nel settore; o realizzare un’opera di innovazione del prodotto-scommessa nell’ippica (a partire dalla possibilità di introdurre innovazioni già sperimentate con successo in altri Paesi, quali il Quinté Plus); o rendere indipendente il settore, nel medio termine, dal finanziamento pubblico; definire con chiarezza i ruoli dei soggetti coinvolti nella gestione del comparto, attribuendo rispettivamente al MIPAAF e al MEF, oltre al ruolo di concorrere alla formulazione delle decisioni all’interno dell’organo di gestione, attribuzioni specifiche su alcuni temi critici: vigilanza ed affiancamento all’allevamento (MIPAAF); titolarità delle entrate erariali e delle scommesse assegnate in regime di concessione (MEF), secondo quanto accade nella realtà francese. © The European House – Ambrosetti 6 LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO COMPLESSIVO DEL SISTEMA DELL’IPPICA IN ITALIA 1. Il settore dell’ippica in Italia ha vissuto negli ultimi vent’anni una riduzione del suo valore economico complessivo, manifestando i segnali di un progressivo, inequivocabile declino. I volumi delle scommesse, tra il 1995 e il 2013, hanno registrato un calo ad un tasso annuo composto del -5,7%. Il calo dei volumi ha provocato una parallela contrazione del gettito del 7,0% medio annuo, con una perdita cumulata di quasi 95 milioni di €. 3.500 250 3.000 200 2.500 2.000 150 1.500 100 1.000 50 500 - VOLUME (asse di sinistra, M€) 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 - GETTITO (asse di destra, M€) (Mef) Figura 1 Evoluzione dei volumi delle scommesse e del gettito (1995-2013), milioni di €. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati UNIRE 2. A partire dalla fine degli anni Novanta, si è assistito ad una fase di forte cambiamento nei meccanismi di governance e nelle scelte strategiche di settore in Italia. In particolare, la gestione della scommesse è stata slegata dall’organizzazione del settore (sottraendo in tal modo una leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli operatori). Il settore, fino al 2012, ha sempre avuto un organo di rappresentanza con il compito di garantire ascolto e sintesi delle diverse posizioni degli attori, coordinando – anche se sempre meno direttamente – le attività ad esso legate: prima L’Unione Nazionale Incremento Razze Equine (UNIRE), in seguito l’Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (ASSI). L’UNIRE era stato istituita con Regio Decreto nel 1932, presso il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, quale organo di direzione e controllo dell’ippica italiana, ai fini della riorganizzazione della disciplina in ambito tecnico–sportivo, avvalendosi della collaborazione degli altri enti di settore posti sotto il suo controllo. © The European House – Ambrosetti 7 La “Legge Mangelli” del 1942 riservò all’Ente la facoltà di esercitare i totalizzatori e le scommesse al libro per le corse di cavalli, consentendo all’UNIRE di poter disporre di un costante flusso di denaro da destinare al settore ippico, soprattutto con l’introduzione, nel 1948, del concorso Totip1 (abbreviazione di totalizzatore ippico, gestito dalla SISAL) e successivamente dalla scommessa Tris. Questo modello di gestione, che ha garantito un significativo percorso di crescita per il settore dell’ippica nazionale, è stato messo progressivamente in discussione fin dal 1996, con l’attribuzione dell’organizzazione e della gestione dei giochi e delle scommesse al Ministero delle Finanze (oggi MEF) e al Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (oggi MIPAAF). In seguito, nel 2002, le competenze in materia di giochi, scommesse e concorsi pronostici sono state assegnate all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS). Pur svuotato di alcune competenze chiave, l’UNIRE ha continuato ad assicurare un coordinamento complessivo delle attività del settore, con la rappresentanza delle categorie maggiormente rilevanti. Nel 2011 si assiste alla trasformazione, rimasta fondamentalmente “nominale” dell’UNIRE in Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (ASSI), senza però che questo intervento si accompagnasse ad una chiara definizione dello statuto del nuovo Ente e della sua organizzazione: a causa di questo vuoto normativo, l’ASSI ha continuato a svolgere la sua attività istituzionale in base a quanto previsto nel precedente statuto dell’UNIRE, divenendone, di fatto, una continuazione. Nel 2012 è giunta, infine, la decisione di sopprimere l’ASSI e di ripartire definitivamente le sue funzioni tra il MIPAAF e l’AAMS. Ad oggi, non esiste dunque alcun ente di governo del settore dell’ippica nazionale, che si trova priva di punti di riferimento, nell’impossibilità di portare avanti iniziative e politiche di settore. I cambiamenti avvenuti nella governance del settore – in primo luogo la scelta i sottrarre agli organi di coordinamento la responsabilità di gestire direttamente le attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse – hanno privato lo stesso di un chiaro modello di gestione, eliminando la leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli operatori e rendendolo dipendente da un finanziamento pubblico sempre meno legato al valore generato e sempre meno sufficiente a garantire l’operatività degli attori economici e l’attrattività del comparto. Il Totip nel 2007, a causa del calo di interesse, è stato sospeso. A partire dal 1996, anche la Tris ha visto calare significativamente i volumi di gioco. 1 © The European House – Ambrosetti 8 Nel tempo, si è gradualmente scivolati verso una gestione del settore fondata su una logica di disinvestimento, con obiettivi di puro contenimento dei costi (nel breve termine), attraverso la progressiva riduzione di giornate di gara e montepremi. La programmazione delle giornate di gara e la gestione degli impianti è di competenza del MIPAAF, il quale ha stabilito, nel 2013, un piano di riduzione del numero di giornate di gara fino al 2015, attraverso il quale stima di realizzare un risparmio di cassa di circa 80 milioni di € su un periodo di 3 anni, portando le giornate di gara dalle 1.567 del 2012 alle 914 del 2015 e contraendo, di conseguenza, il numero delle corse di oltre il 40%. Il principio ispiratore dichiarato di tale taglio sarebbe quello della razionalizzazione delle giornate di gara al fine di meglio distribuire il flusso di spettatori e scommettitori lungo l’arco dell’anno. Figura 2 Evoluzione delle giornate di gara e del numero delle corse (2006-2015). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati UNIRE e MIPAAF Analizzando la velocità di contrazione del numero di giornate di gara e del volume di scommesse, è possibile notare come la riduzione media annua composta delle giornate nel periodo 2007-2013 sia stata del 10%, il calo del volume delle scommesse, nello stesso periodo, del 19%: a fronte di una riduzione dell’offerta, si assiste, quindi, ad un calo amplificato delle scommesse, con un differenziale stimabile in circa 9 punti percentuali. Parallelamente, anche il montepremi da destinare ai partecipanti delle corse (anch’esso definito dal MIPAAF) ha subito nel tempo significativi tagli: dal 2007 al 2013, si è registra una riduzione di oltre l’11% medio annuo composto, pari a un taglio complessivo di oltre 113 milioni di €. Alla riduzione dell’entità dei premi, si somma una costante incertezza in merito ai tempi di erogazione degli stessi, fattore che contribuisce a creare un problema di attrattività degli eventi di gara italiani, a © The European House – Ambrosetti 9 partire dalle scuderie nazionali, fino ad arrivare a quelle estere, con impatti negativi sull’intero settore. A titolo di esempio, in merito al mancato pagamento dei premi vinti, si pensi a come solo nel 2014 siano stati finalmente sbloccati i premi vinti dalle scuderie straniere nell’anno 2012, a fronte delle sanzioni da parte dello European Pattern Committee2, che escluderà l’Italia dalla fascia più alta del circuito delle corse internazionali. Tale esclusione avrà un forte impatto negativo sull’allevamento dal momento che i cavalli vincenti nelle corse pattern acquistano valore nelle aste: l’esclusione dal circuito sfocerà, quindi, in un minor guadagno connesso con la vendita dei cavalli gareggianti in Italia, rendendone meno attrattivo l’allevamento. La relazione fra valore e prevedibilità dei montepremi e partecipazione alle competizioni nazionali appare significativa: a fronte di un calo complessivo 2002-2013 di oltre 155 milioni di € nel montepremi totale destinato all’ippica, si osserva – nello stesso periodo – una diminuzione del numero di cavalli partenti di 96 mila unità, con una riduzione del numero di cavalli in allenamento in Italia di circa 7 mila unità. 300 240.000 220.000 250 200.000 200 180.000 160.000 150 140.000 100 120.000 100.000 50 80.000 - 60.000 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Somma totale montepremi (milioni di €) Numero cavalli partenti Figura 3 Evoluzione dei montepremi erogati dallo Stato (scala di sinistra, milioni di €) e del numero dei cavalli partenti (scala di destra). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati MIPAAF e IFHA. Lo European Pattern Committee è stato fondato nel 1970 dalle Istituzioni delle Corse di Francia, Gran Bretagna ed Irlanda, che hanno deciso di introdurre un modello europeo di corse, diviso in gruppi, e di dare penalità e premi che non dipendano dal montepremi monetario. Ogni Paese ha accettato di dividere le proprie corse in tre categorie: la prima comprende le gare Classiche, la seconda è composta da quelle che servono da “trial” per le Classiche e la terza per le gare minori. Dal 1971, le condizioni per accedere alle diverse categorie di corse sono pubblicate nel “European Pattern Book”. L’Italia è entrata nel Commitee nel 1971, la Germania nel 1972. Le corse dello European Pattern sono diventate un modello mondiale per classificare le categorie di gara nei principali Paesi di corsa e allevamento. Per questo, lo European Pattern Committee ha deciso nel 1979 di stabilire un insieme di “Regole Fondamentali”, che vengono riviste periodicamente. 2 © The European House – Ambrosetti 10 Accanto a queste tendenze, si registra, soprattutto negli ultimi anni, il significativo accorciamento dei tempi medi di programmazione delle giornate di gara. Anche se il Documento di programmazione triennale dovrebbe costituire un riferimento per l’organizzazione di tutte le attività del settore, l’introduzione o la cancellazione di giornate di gara avviene, nei fatti, sempre più attraverso l’emanazione di Decreti da parte del MIPAAF, su base sostanzialmente mensile, con una costante revisione del calendario gare. Tale incertezza – a fronte di una programmazione che, nel settore, si misura normalmente su logiche pluriennali – mette a repentaglio la possibilità stessa per gli operatori di pianificare qualsiasi attività a breve e a lungo termine. Agli allevatori occorrono mediamente 4 anni dalla monta per veder correre un cavallo, dal momento dell’acquisto di una monta, alla nascita, all’allenamento per le competizioni. Agli ippodromi serve invece certezza della programmazione e un margine temporale ragionevole non solo per comunicare adeguatamente gli eventi organizzati, ma anche per realizzarli in quanto tali, a evidente discapito dell’attrattività delle competizioni italiane per le scuderie migliori, il pubblico e gli scommettitori. Generando, quindi, a cascata, un danno potenziale al gettito per l’erario. In particolare, guardando solo, a titolo di esempio, alla programmazione dei mesi da gennaio ad aprile 2014, si riscontra come essa sia stata approvata (con decreti MIPAAF) solo alla fine del rispettivo mese precedente, con date di approvazione sempre oltre il ventesimo giorno di ogni mese: il decreto MIPAAF con cui è stato approvato il calendario di aprile 2014, ad esempio, è stato deliberato in data 26 Marzo 2014. L’incertezza per gli operatori non è, tuttavia, confinata alla definizione del calendario delle gare e delle attività. I fondi complessivamente stanziati dallo Stato per il settore, nel medio termine, non sono definiti e comunicati agli operatori, rendendo incerto il finanziamento delle attività e altamente complessa la loro pianificazione; nonostante esistano comunicazioni ufficiali in merito all’impegno da parte del MIPAAF di continuare a sostenere il settore attraverso un fondo fino al 2017, non è stato reso noto agli operatori alcun puntuale dimensionamento economico a riguardo. Gli stessi fondi erogati dallo Stato al settore sono stati slegati progressivamente dal gettito generato direttamente dallo stesso, generando la perdita di un modello gestionale di settore che consentisse – pur con un relativo sostegno pubblico – di sfruttare asset e punti di forza per generare valore diretto, secondo criteri di gestione “industriale”, come avviene in altri contesti europei. © The European House – Ambrosetti 11 Le scelte del passato hanno condotto progressivamente ad “accompagnare” il settore dell’ippica italiano verso un lento avvitamento su se stesso, da un lato, privandolo di reali leve di manovra, , dall’altro, non potendo/volendo lasciarlo, almeno nel breve termine, completamente privo di sostegno pubblico, anche alla luce dell’importante filiera che ha alle spalle e della valenza storica di cui è dotato: il risultato di tutto questo è uno Stato il cui contributo netto alle risorse a disposizione del comparto è aumentato ormai oltre il valore che ne ricava, senza per questo generare alcuna inversione di rotta nelle traiettorie economiche del settore. 500 450 400 350 300 250 200 150 100 50 0 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Ricavi per lo Stato (MEF e MIPAAF) Costi complessivi per lo Stato Figura 4 Andamento del gettito erariale generato dall’ippica e dei fondi pubblici stanziati per il settore (milioni di €). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti di settore, Annuari ASSI, documenti MIPAAF L’ippica italiana, pertanto, versa oggi in condizioni di estrema vulnerabilità economica e organizzativa, in quanto non più in grado di finanziarsi in modo sufficientemente autonomo e ormai eccessivamente soggetta a decisioni esterne al sistema. Nonostante questo, i proprietari delle scuderie hanno continuato a investire e a sostenere il sistema. I proprietari sostengono mediamente costi fissi mensili stimabili in circa 1.358 di €, con un onere economico medio aggiuntivo per singola corsa di circa 215 €. Complessivamente, sulla base del numero di cavalli registrati in allenamento in Italia, si stima che i proprietari abbiano investito, nel 2013, circa 193 milioni di €, avendone ricavati dalla partecipazione alle gare circa 75, con una spesa netta di circa 118 milioni di €. Dal 2002, si registra, tuttavia, un calo anche nell’ammontare di risorse private destinate al settore da parte dei proprietari, con un contributo annuo netto in calo del 2% medio annuo composto. © The European House – Ambrosetti 12 Se si è fortemente ridotta negli anni l’attrattività dell’ippica nazionale per gli operatori del settore, è necessario notare come si sia anche arrestata – con un impatto diretto sull’appeal verso gli scommettitori e quindi sul gettito – l’innovazione dell’offerta del prodotto-scommessa. Questa tendenza è stata fortemente accentuata dal passaggio della gestione delle scommesse ippiche all’AAMS. L’Agenzia – avendo ambiziosi obiettivi di gettito complessivo e ampie opportunità di innovazione nei segmenti di gioco legati al mondo sportivo e non (relativamente a basso impatto di costo per l’erario, grazie anche al progresso tecnologico) – ha relegato ad un ruolo residuale, all’interno del portafoglio di giochi esistente, le scommesse ippiche, alla luce delle tendenze di calo dei volumi in atto, della relativa complessità del settore e della volontà di minimizzare la “concorrenza” dell’ippica nei confronti degli altri giochi. Approfondimento – UN ESEMPIO DI INNOVAZIONE PRODOTTO DI SUCCESSO: IL QUINTÉ PLUS IN FRANCIA DI Il gioco del Quinté Plus (Quinté+) associa alla tradizionale scommessa ippica sull’ordine d’arrivo un’estrazione numerica. Per avere diritto ad una quota del Roll Over è necessario indovinare l’ordine d’arrivo dei primi cinque cavalli ed il numero estratto (compreso tra 0 e 3.000). La scommessa minima è di due euro. In Francia, la raccolta sulle Scommesse Esotiche – che prevedono di scommettere sull’esatto posizionamento di più di un cavallo (ad esempio, Quarté e Quinté+) – è circa pari a quella sulle Scommesse tradizionali, nonostante un payout molto più sfavorevole per il giocatore, a riprova dell’attrattività dei giochi proposti. Inoltre, grazie al payout contenuto, tali scommesse risultano generare oltre il 60% degli incassi per lo Stato. È da notare come in Italia la suddivisione risulti essere speculare rispetto al caso francese. Accanto alla disponibilità di un’ampia varietà di giochi e di un alto tasso di innovazione degli stessi, uno degli elementi di maggior rilevanza nell’orientamento delle scelte degli scommettitori fra un gioco e l’altro è rappresentato dal livello dei payout3. Nel settore dell’ippica italiano, questo elemento è andato calando e non ha subito – anche quando ve ne sono stati – gli stessi aumenti che hanno sperimentato in media gli altri giochi con i quali il settore si confronta. Le cause sono numerose, riportando, tra le altre, a scelte di posizionamento dell’ippica all’interno del portafoglio Si tratta di una rappresentazione percentuale del rapporto intercorrente tra il totale scommesso dai giocatori e il totale redistribuito ai giocatori stessi tramite le vincite. 3 © The European House – Ambrosetti 13 dei giochi gestiti dal regolatore e ad una rete vendita che incide sulla redistribuzione interna del valore delle scommesse in modo significativo, se raffrontato a quelli di altri contesti europei (in Italia, alla rete vendita va circa l’8% della spesa del giocatore, a fronte di valori vicini al 2,5% in Francia). Se nel 2006 il payout medio dell’ippica era ancora superiore a quello della media degli altri giochi, già nel 2007 si è arrivati alla parità, con una conseguente inversione a favore degli altri giochi, concorrendo all’inizio del periodo di massima flessione del volume d’affari del settore e quindi del gettito per l’erario. Dopo il 2009, il payout dell’ippica è aumentato, ma in misura non tale da colmare un gap che andava anzi allargandosi, con la significativa crescita del valore medio degli altri giochi: tra 2000 e 2009, il payout dell’ippica si è ridotto di 0,2 punti percentuali medi annui, per poi risalire alla stessa velocità nel quadriennio successivo, a fronte di una crescita del payout medio degli altri giochi di 1,6 punti percentuali nel 2000-2009 e addirittura di 2,4 punti percentuali annui fra 2009 e 2013 4. La figura successiva mostra chiaramente come nel 2007 sia avvenuto un passaggio chiave da differenziali positivi a favore dell’ippica (Δ in verde) a differenziali negativi a sfavore dell’ippica (Δ in rosso). 81,9% 12,1% 69,8% 80,1% 10,2% 75,4% 73,6% 69,6% 72,2% 69,5% 70,2% 69,1% 69,8% 5,7% 4,1% 1,0% 69,1% 68,6% 68,8% 65,9% 6,3% 68,6% 62,7% 68,9% 14,1% 54,8% 59,5% 58,9% 68,8% 68,9% 9,4% 10,5% 12,7% 69,5% 58,0% 70,7% 13,6% 57,4% 71,0% 3,2% Δ Payout ippica vs totale giochi 2,7% Payout ippica Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale 2000 giochi 2001 giochi 2002 giochi 2003 giochi 2004 giochi 2005 giochi 2006 giochi 2007 giochi 2008 giochi 2009 giochi 2010 giochi 2011 giochi 2012 giochi 2013 giochi 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Figura 5 Payout dell’Ippica rispetto alla media dei giochi. In verde e rosso il differenziale fra i valori rispettivi. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati AAMS Gli effetti della perdita di competitività dei giochi su base ippica sono stati evidenti: tra il 2007 ed il 2013 si è prodotto un calo di oltre il 70% della raccolta dei giochi su base ippica. Ciò si è tradotto direttamente nel drastico calo della spesa effettiva dei giocatori (che è passata da 832 a 226 Se si guarda, inoltre, alle novità introdotte nel panorama dei giochi negli ultimi anni, è possibile notare come gli “skill games” presentassero, già nel 2011, un payout pari al 94,4% – il valore in assoluto più elevato di tutta la categoria dei giochi, e in rapida ascesa – a fronte di un dato medio per l’ippica del 69,6%. 4 © The European House – Ambrosetti 14 milioni di €), con un conseguente abbattimento delle risorse destinate all’erario (-95 milioni di € in sei anni) e alla filiera distributiva dell’ippica. 277 150 100 41 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Scommesse Ippiche Scommesse Sportive 2011 2012 2013 Totale giochi Figura 6 Spesa complessiva dei giocatori per tipologia di scommessa/gioco (valore 2000 = 100). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati AAMS 3. L’insieme dei fattori descritti ha accelerato significativamente la contrazione (già in atto) del valore delle scommesse raccolte e del settore nel suo complesso. Se dal 1997 al 2007 il volume delle scommesse era diminuito ad un tasso composto del 1,2% medio annuo e il valore del gettito per lo Stato del 3,1%, dal 2007 in poi si è invece registrata una caduta esponenziale: nei sei anni successivi, il volume delle scommesse è diminuito del 19% in media ogni anno, generando un parallelo calo del gettito del 19,5% medio annuo. Con la quasi totale assenza, anche storicamente, della fonte di finanziamento legata al pagamento del biglietto di ingresso presso le strutture e l’assenza di significativi proventi dai diritti televisivi, il settore dell’ippica si fonda economicamente – in via largamente preponderante – sui proventi da scommesse, sul contributo pubblico fornito dal MIPAAF (in passato interamente “coperto” dal ricavo per lo Stato connesso alle scommesse stesse) e sulla spesa netta dei proprietari privati. Per l’organizzazione stessa delle gare e quindi la possibilità di realizzare gettito tramite il sistema delle scommesse, è necessario mantenere in vita e gestire un’intera filiera composta da allevatori, scuderie, ippodromi, gestori delle scommesse, mondo medico-veterinariofarmaceutico, ecc., elemento che non si riscontra in alcun altra componente del settore dei giochi (si veda figura 7). © The European House – Ambrosetti 15 Raccolta delle scommesse 750,5 milioni € Contributo alla Rete Vendita (nazionale) Ricavo (Payout) agli scommettitori Risorse disponibili per la filiera (spesa) 15,0 milioni € 523,8 milioni € 226,7 milioni € Contributo alla Rete Vendita (estera) Gettito per lo Stato (MEF) Contributo al settore (MIPAAF) 35,6 milioni € 91,9 milioni € 3,9 milioni € 57,8 milioni € Sostegno netto per il settore ippico (stima) Fondo complessivo MIPAAF Contributo agli ippodromi 52,3 milioni € 179,8 milioni € 22,5 milioni € Contributo Guide Trotto Premi proprietari (traguardo) 4,4 milioni € 72,8 milioni € Proprietari privati Contributo al Concessionario Montepremi aggiunto Premi allevatori 2,5 milioni € 19,7 milioni € Ippodromi Contributo impianti ippodromi Contributo riprese TV ippodromi 32,6 milioni € 6,8 milioni € Ricavi allevatori da vendita cavalli Ricavi ippodromi da ristorazione, ecc 27,0 milioni € 9,6 milioni € Spesa netta dei proprietari privati Ricavo proprietari privati 118,2 milioni € 75,3 milioni € Spesa trasporto, portature, monta/guida Spesa per box, medicinali, veterinario, allenatore Altri costi di gestione (stima) 19,9 milioni € 173,6 milioni € 30 milioni € Premi fantini/guidatori 4,4 milioni € Premi allenatori 6,6 milioni € Allevatori Ripartizione raccolta scommesse Fonti finanziamento (private e pubbliche) del settore Ripartizione del fondo complessivo MIPAAF Costi sostenuti dai proprietari privati Figura 7 Le principali fonti di raccolta e destinazioni d’impiego delle risorse economiche del settore dell’ippica in Italia nel 2013. Fonte: ricostruzione da fonti di settore, Annuari ASSI, documenti MIPAAF In Italia, nel 2010, sono stati censiti complessivamente circa 400.000 capi e 19.000 allevatori. Se si considerano esclusivamente gli allevatori censiti da ASSI in merito all’attività da competizione, erano presenti in Italia, nel 2010, oltre 1.200 allevatori attivi nel trotto e circa 700 nel galoppo 5. Quella ippica è un’intera filiera, composta, secondo stime del 2010, da circa 60.000 operatori diretti e indiretti, tra allevatori, scuderie, ippodromi, gestori delle scommesse, mondo medico-veterinario-farmaceutico6. L’indotto generato dalla filiera è legato ai settori della produzione di fieno e mangimi, del trasporto, degli accessori e dei prodotti per la salute. L’allevamento ricopre un ruolo di primaria importanza per tutta la filiera e interessa, con la sua attività, oltre 600.000 ettari di territorio nazionale e oltre 45.000 aziende agricole. La tradizione equestre italiana, soprattutto nel settore dell’allevamento, è riconosciuta internazionalmente come di grande valore, potendo anche contare su grandissimi campioni che appartengono alla storia del settore (su tutti, Nearco, Ribot e Varenne). Fonte: “Annuario Statistico 2011. L’attività ippica, le corse, le scommesse e gli interventi dell’ASSI”, ASSI, 2011 5 Le stime si basano sui dati forniti a MIPAAF e MEF dalla Rappresentanza Ippica nel “Documento presentato ai Ministeri MIPAAF e MEF” del 1 febbraio 2013 6 © The European House – Ambrosetti 16 Una riduzione ulteriore delle fonti di ricavo per le figure professionali coinvolte in modo diretto e indiretto significherebbe con ogni probabilità la chiusura dell’intero comparto nazionale. Accanto a questo, è utile notare come lo Stato rivesta oggi il ruolo peculiare di detentore, nonché “gestore” indiretto (attraverso le scelte in merito alle giornate di gara), di uno degli asset fondamentali per l’esistenza del settore e della realizzazione di gettito: le sedi di gara. Il 70% degli ippodromi italiani è, infatti, di proprietà pubblica; solo il 30% è di proprietà privata e l’apertura e la chiusura delle sedi di gara è di fatto determinata dal calendario redatto dal regolatore stesso. Le scelte fino ad oggi adottate, con la predisposizione di tagli sostanzialmente lineari alle giornate di gara sul territorio nazionale, senza alcuna approfondita riflessione in merito all’utilizzo degli asset, al potenziale economico connesso alle diverse sedi di gara, al bacino di utenza interessato, all’ottimizzazione in chiave non-concorrenziale delle aperture, fanno ritenere che non vi sia una strategia di utilizzo degli ippodromi (spesso dotati, peraltro, di una valenza storico-culturale significativa), quale elementi attorno ai quali reimpostare una strategia di crescita del settore. Tra i 25 ippodromi di trotto attivi nel 2013 vi sono, infatti, notevoli differenze, in termini di volume di scommesse generate e gettito prodotto. Il primo quartile degli ippodromi di trotto per volumi di scommesse per giornata di gara genera in media 538.000 €, se si osserva il successivo 50% degli ippodromi il valore medio passa a circa 413.000 € di scommesse a riunione. Infine, l’ultimo quartile genera un volume di circa 260.000 €. Sostanziali discontinuità sono riscontrabili anche tra i 18 ippodromi che ospitano il galoppo: il primo quartile registra 485.000 € di volume di scommesse medio giornaliero, il successivo 50% poco più di 250.000 €, e infine l’ultimo quartile 145.000 €. Circa il 72% degli ippodromi del trotto garantisce allo stato un ritorno per giornata superiore al costo medio sostenuto dal MIPAAF per la gestione della giornata. Di questi solo il 50% ha una programmazione di giornate di gara superiore alla media. In questo senso, circa il 36% degli ippodromi dedicati al trotto con una struttura di ricavi per lo Stato superiore al costo medio appaiono sottoutilizzati (caso eclatante, l’ippodromo di Roma, con solo 7 giornate di gara assegnate7 e un ricavo per lo Stato medio giornaliero di 105 mila €). Roma Trotto ha cessato l’attività a Tor di Valle a marzo 2013, per riprenderla ad Aprile 2014 a Capannelle. 7 © The European House – Ambrosetti 17 Molti ippodromi (24%) restano invece in una fascia di basso utilizzo e contributo inferiore al costo di gestione di una giornata da parte del MIPAAF. In questi casi, sarebbe auspicabile una razionalizzazione (e una gestione coordinata) degli impianti, dove possibile. Nel caso del galoppo, il 61% degli impianti appare sottoutilizzato e presenta strutture di ricavo insufficienti per coprire i costi medi per giornata di gara. Vi sono inoltre 2 impianti che risultano sovrautilizzati per il contributo che offrono allo Stato. Nel caso del galoppo, sarebbe necessario un intervento di redistribuzione delle giornate e, anche in questo caso, di razionalizzazione degli impianti disponibili. Trotto Entrate per giornata > costo medio/giornata MIPAAF 100 90 Squilibrio giornate assegnate per gettito prodotto Programmazione efficiente Possibile recupero di efficienza Programmazione inefficiente 80 70 60 Numero medio di giornate 50 40 30 20 10 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 Galoppo Entrate per giornata > costo medio/giornata MIPAAF 110 100 90 Squilibrio giornate assegnate per gettito prodotto Programmazione efficiente Possibile recupero di efficienza Programmazione inefficiente 80 70 60 50 Numero medio di giornate 40 30 20 10 0 - 20.000 40.000 60.000 80.000 100.000 120.000 Figura 8 Rapporto tra entrate medie per lo Stato (MEF e MIPAAF) e giornate di gara assegnate per ogni ippodromo nel 2013. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti di settore, Annuari ASSI e documenti MIPAAF © The European House – Ambrosetti 18 Anche a livello di allocazione dei montepremi da parte del MIPAAF emergono alcune incongruenze nella gestione degli ippodromi. Il 28% degli impianti presenta volumi di scommesse e di montepremi medi per corsa al di sotto della media della categoria, indicando l’esistenza di opportunità di razionalizzazione in chiave sistemica. Dato più allarmante è quello che riguarda la gestione dei montepremi di 6 ippodromi (24% del totale) che, a fronte di un livello di scommesse per corsa al di sotto della media, ricevono montepremi al di sopra della media. Sette impianti, nonostante generino volumi di scommesso al di sopra della media, ricevono montepremi al di sotto della stessa: rappresentano, quindi, impianti che potrebbero vedere uno sviluppo della loro attività, visto l’alto rapporto scommesse/montepremi. Nel caso del galoppo, gli ippodromi che non raggiungono i livelli medi né di scommesso né di montepremi rappresentano circa il 28% del totale, mentre gli ippodromi ai quali vengono assegnati montepremi al di sopra della media a fronte di un insufficiente livello di scommesse per giornata di gara sono circa il 40%. Trotto Montepremi totale medio € Possibili margini di sviluppo Allocazione efficiente dei montepremi Volume medio di scommesso Allocazione inefficiente dei montepremi Situazioni critiche da razionalizzare € Galoppo Montepremi totale medio € 80.000 70.000 60.000 Volume medio di scommesso Possibili margini di sviluppo Allocazione efficiente dei montepremi Situazioni critiche da razionalizzare Allocazione inefficiente dei montepremi 50.000 40.000 30.000 20.000 10.000 - 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 € Figura 9 Rapporto tra Montepremi totale per gara e scommesso per gara per gli ippodromi italiani, nel 2013. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti di settore, Annuari ASSI e documenti MIPAAF © The European House – Ambrosetti 19 Appare esserci, quindi, uno spazio di manovra per una politica attiva di organizzazione degli ippodromi e delle loro attività di gara, considerandoli quale punto di partenza di una strategia complessiva di recupero di gettito per l’erario e di crescita del settore. 4. Le scelte compiute indicano come il settore sia guidato da logiche di costo e non di investimento, apparentemente senza una gestione dell’attività che rispecchi i suoi tratti distintivi, considerando complessivamente l’ippica quale settore residuale tanto per il gettito erariale quanto per l’economia italiana. L’ippica è un business con una forte componente “di intrattenimento”, fondata su un’attività di allevamento, che richiede un’adeguata programmazione dell’attività. In Italia, l’andamento delle nascite di cavalli e della dinamica del settore degli allevatori conferma quanto la filiera dell’ippica, nel suo complesso, stia soffrendo. Si osserva, in particolare, una graduale, ma significativa riduzione del numero di nascite; il dato risulta ancor più rilevante se paragonato alle dinamiche registrate in altri contesti europei (ad esempio, la Francia). Le nascite in Italia si sono ridotte del 45% dal 2004 al 2012, una media di circa 400 cavalli in meno ogni anno. Figura 10 Nascite di cavalli in Italia e Francia. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati IFHA Appare evidente come questa contrazione nella “produzione” di cavalli da gara sia legata ad alcuni fattori chiave di criticità: da un lato, la crescente difficoltà a programmare un’attività di allevamento (con un quadriennio di attesa per iniziare a rientrare dell’investimento) senza alcuna garanzia su quella che sarà l’attività programmata per il settore in Italia; dall’altro lato, la riduzione e l’incertezza delle risorse finanziarie stanziate al settore, sotto forma di montepremi (una cui quota è assegnata agli allevatori in caso di vittoria) e di finanziamenti per le monte (con un costo per l’acquisizione delle © The European House – Ambrosetti 20 monte migliori che appare non più sopportabile da numerosi allevatori, nel contesto attuale del settore ippico italiano). Accanto a questo dato, è possibile notare come la dimensione media degli allevamenti sia relativamente ridotta, con un tessuto fortemente parcellizzato, per definizione fortemente esposto a riduzioni significative dei ritorni medi sulle attività svolte e con fisiologiche difficoltà ad accedere ad opportunità di acquisto e vendita sui mercati più attrattivi. 900 800 700 600 500 400 300 200 100 0 2007 2008 2009 2010 2011 Piccoli (1 prodotto) Medio-piccoli (da 2 a 4 prodotti) Medio-grandi (da 5 a 9 prodotti) Grandi (10 e più prodotti) Figura 11 Evoluzione del settore degli allevatori. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ASSI. L’attrattività del settore (verso gli attori migliori – nazionali e non – e quindi, a cascata, verso il pubblico) è il driver fondamentale del flusso di ricavi. La recente sanzione comminata all’Italia dal European Pattern Committee – che prevede l’esclusione delle corse italiane dalla circuito delle più prestigiose competizioni europee – avrebbe, in questo senso, un impatto – se confermata – fortemente negativo: le nostre gare non sarebbero più inserite tra quelle più importanti, che costituiscono il punto di riferimento per il movimento ippico internazionale e per gli scommettitori esteri, con una conseguente minor attrattività delle gare per i cavalli migliori, un abbassamento del livello delle competizioni stesse (la qualità dei cavalli impegnati in gara “definisce” la rilevanza, anche economica, della gara stessa), una probabile riduzione del giro d’affari del settore nazionale (con un “declassamento” implicito dei cavalli impegnati nel circuito italiano), una contrazione dei volumi di scommesse e gettito, con un effetto domino assolutamente non trascurabile, soprattutto in un momento, come questo, di fragilità del sistema-ippica nazionale. Considerando le due corse principali in Italia, le Oaks di Milano e il Derby di Roma, è possibile notare come, ancora nel 2012, abbiano partecipato 4 cavalli stranieri alla gara di Milano e 3 a quella di Roma (uno dei quali, il tedesco © The European House – Ambrosetti 21 Fuerblitz, si è aggiudicato la vittoria). Nel 2013 e in nei primi mesi del 2014 questo non è più avvenuto con regolarità, con un progressivo allontanamento dell’Italia dai circuiti internazionali. Accanto a tutte queste peculiarità, è evidente come - nell’ambito dei giochi, comparto oggi vissuto con crescente disagio da parte della politica (a causa dell’emergere del tema delle ludopatie) – l’ippica presenti valori e caratteristiche positive, legate alla filiera e ai contesti ed alle dinamiche di fruizione (con numerose discipline olimpiche e una diffusa pratica amatoriale), rappresentando il punto più alto dell’intero movimento equestre. Sono stati stimati in circa 150.000 i soli appassionati praticanti, con 2.000 circoli ippici affiliati alla FISE e 440 circoli di turismo equestre, con un totale di circa 15.000 iscritti. Inoltre, nel medagliere olimpico dell’Equitazione, l’Italia si trova oggi in ottava posizione. Le medaglie mancano dal lontano 1980, alle Olimpiadi di Mosca, ma, nonostante la lunga assenza dai podi olimpici, al settimo e all’ottavo posto dei cavalieri più titolati al mondo troviamo i fratelli Raimondo e Piero D’Inzeo, grazie ai loro successi negli anni ’50 e ’60. 5. Nonostante l’attuale situazione di sofferenza, i valori fondamentali espressi dal settore (nel passato e ancor oggi) e le indicazioni che si possono trarre dai casi di maggior successo in Europa consentono di ipotizzare un concreto rilancio dell’attività, attraverso interventi sugli approcci e gli strumenti di gestione, con un approccio win-win fra Stato e attori privati. Due casi-Paese, in particolare, risultano essere di riferimento in Europa, il Regno Unito e la Francia. Il primo – il Regno Unito – appare incentrato su una filosofia “amatoriale”, con un settore ippico fondato sulla passione nazionale per le corse e l’equitazione, vissuti come fenomeni socio-culturali e prevalentemente ricreativi. Il settore non è regolamentato – se non in caso di mancato accordo fra le parti all’interno di un framework di regole condivise – da parte del decisore pubblico e il comparto delle scommesse, pur attivo, è lasciato alla concorrenza fra attori privati. L’ippica, proprio per i “numeri” che riesce a muovere in termini di pubblico e di attenzione sui media, è divenuta catalizzatore di ricche sponsorizzazioni private da parte di grandi gruppi del lusso o di attori economico-finanziari interessati a ben posizionarsi sul mercato inglese. Le logiche di organizzazione delle giornate di gara, delle corse e degli ippodromi sono volte principalmente a garantire che le corse siano il più possibile “meeting” in grado di suscitare interesse, non in diretta concorrenza fra loro, con valenze relazionali ed emozionali. Una logica lontana da quella © The European House – Ambrosetti 22 adottata in contesti differenti, come quello francese e quello italiano. Anche l’ippodromo stesso, nel contesto inglese, risulta utilizzato in modo assolutamente peculiare, con una grande attenzione ai servizi offerti. Il caso inglese, pur di successo, rappresenta un modello profondamente diverso da quello italiano e francese, difficilmente adottabile quale benchmark di riferimento per una strategia di riforma del comparto nel nostro Paese. In questo senso, il modello francese presenta delle affinità indubbiamente maggiori, per filosofia e orientamento e appare, quindi, di estremo interesse. Approfondimento – LA GESTIONE DEL SETTORE IPPICO IN FRANCIA: UN’ORGANIZZAZIONE ISTITUZIONALE BASATA SULLA SOLIDARIETÀ DELLA FILIERA Da quando è stata fondata, l'Institution des Courses ha subito numerose grandi riforme in termini organizzativi, corrispondenti all’evoluzione delle corse e delle scommesse. Essa ha saputo adattarsi, con risultati positivi ben noti sulla vitalità della filiera ippica in Francia. La legge del 2 giugno 1891, su cui si fonda, ha autorizzato le società di corse a organizzare corse e scommesse, al totalizzatore e su ippodromo, riconoscendo loro la missione di miglioramento della razza equina, di promozione dell’allevamento e di formazione e sviluppo rurale; per tale motivo ha stabilito il principio di un prelievo sulle poste per l’organizzazione delle corse, per lo Stato, per gli incentivi agli allevatori e per le opere di beneficienza. La legge del 16 aprile 1930 ha concesso alle società di corse l'autorizzazione a registrare le scommesse all’esterno degli ippodromi a totalizzatore; a tale scopo esse hanno creato un servizio comune, ovvero il Pari Mutuel Urbain (PMU) (sistema di scommesse al totalizzatore). Il decreto del 4 ottobre 1983 ha sancito la riorganizzazione dell'Institution, attuando due modifiche molto rilevanti: da un lato il cambiamento dello statuto di France Galop e Le Cheval Français (Società-Madri), nei cui comitati siedono ormai i rappresentanti delle figure socio-professionali (allevatori, allenatori, fantini-guidatori) e dei proprietari, dall’altro lo statuto del Groupement d'Intérêt économique (GIE) (Gruppo di Interesse Economico) del PMU, entrato in vigore nel 1985. Nel 1997, alle due Società-Madri, viene affidata per decreto la responsabilità della filiera ippica e del PMU. La filiera è gestita a livello centrale e la parte più rilevante di questa amministrazione è quindi affidata dallo Stato alle Società-Madri, che assolvono svariate missioni d’interesse generale stabilite per legge: - elaborazione, gestione e applicazione dei codici delle corse; © The European House – Ambrosetti 23 - organizzazione delle corse, dei programmi e del calendario delle prove a supporto delle scommesse; determinazione e distribuzione degli incentivi (premio delle corse e incentivi agli allevatori); controllo delle corse e della filiera mediante il rilascio delle autorizzazioni ad allenare, montare e far correre; finanziamento della manutenzione e della costruzione delle attrezzature necessarie all’organizzazione delle corse; selezione dei cavalli; formazione professionale. Le Società-Madri hanno altresì la responsabilità: - del Gruppo di Interesse Economico (GIE) Pari Mutuel Hippodrome (PMH), che garantisce l’accettazione di scommesse sugli ippodromi parigini, nonché di Chantilly e Deauville; - del Groupement Technique des Hippodromes Parisiens (GTHP) (Gruppo tecnico degli ippodromi parigini), responsabile della logistica delle corse, dell’accoglienza del pubblico nei suddetti ippodromi e della produzione di immagini in tutti gli ippodromi Premium. Le 232 società regionali delle corse organizzano corse al galoppo e/o al trotto nei loro ippodromi. La Fédération Nationale des Courses Françaises (FNCF) riunisce le società di corse e le federazioni regionali. È amministrata da un consiglio composto da due rappresentanti di ciascuna Società-Madre, due rappresentanti delle Società di Corse e tre soggetti con diritto di opinione e/o consultazione (il vice-direttore di Le Cheval, il Controllore Generale designato secondo l’articolo 35 del decreto n° 97-456 del 5 maggio 1997 e il Presidente e Amministratore delegato del GIE PMU). Essa è presieduta, in alternanza per un anno, dal Presidente di ciascuna delle Società-Madri. Va sottolineato che l’organizzazione scelta dalle autorità pubbliche per la Francia, ponendo l’operatore delle scommesse ippiche sotto il controllo delle società di corse, ha consentito di sviluppare una filiera d’eccellenza, di creare numerosi posti di lavoro e di gestire efficacemente i rischi correlati alle corse e alle scommesse. Il PMU è oggi il primo operatore di scommesse ippiche al totalizzatore in Europa e il secondo nel mondo, dopo la Japan Racing Association. È interessante constatare che i quattro operatori di scommesse ippiche al totalizzatore più importanti al mondo funzionano secondo un modello comparabile. Prima della liberalizzazione del mercato delle scommesse ippiche accettate su Internet, i costi del PMU crescevano meno rapidamente del margine, migliorandone la produttività. Tali sforzi permettevano di mantenere una © The European House – Ambrosetti 24 crescita regolare degli incentivi alla filiera, in risposta al regolare aumento delle spese per gli attori della filiera stessa. Per affrontare la nuova organizzazione del mercato e la concorrenza dei nuovi attori su Internet, l'Institution ha dovuto effettuare degli investimenti ingenti (pubblicità, marketing, investimenti in nuovi settori, ritrasmissione delle immagini, ecc.) e intensificare il numero di corse in programma. Lo sforzo di crescita e di organizzazione inerente all’offerta in corso ha continuato a rafforzarsi dall’entrata in vigore della legge del 2010, mediante: - lo sviluppo delle reti commerciali e dei prodotti e servizi, tra cui la diversificazione dell’offerta su Internet; - lo sviluppo dell’offerta del programma di corse: o o o dal 2002 al 2011, il numero complessivo di corse organizzate dalle società francesi è aumentato dell’8,2%, passando da 16.766 a 18.140; in parallelo, numerose corse locali si sono trasformate in corse di sostegno delle scommesse nazionali: il numero di corse Premium è aumentato del 75,4% nello stesso periodo, passando da 5.056 a 8.867; l'offerta globale del PMU e dei nuovi operatori (corse nazionali, regionali, straniere, specifiche Internet) è aumentata in proporzioni ancora maggiori (+136,7% tra il 2002 e il 2011), soprattutto considerando il maggiore ricorso alle corse straniere, passate da 59 nel 2003 a 1.881 nel 2012; il notevole aumento del numero di corse offerte alle scommesse PMU e dei nuovi operatori, con i vincoli che le caratterizzano e ciò che rappresentano economicamente, ha riguardato sostanzialmente gli ippodromi regionali (+130% al Galoppo, per esempio), tanto che nel 2012 si contavano in provincia 810 corse Premium su un totale di 1.146, Trotto e Galoppo indistintamente. Il calendario delle corse in Francia ha subito quindi notevoli trasformazioni, per arrivare a proporre attualmente agli scommettitori 365 giorni di corse e dalle tre alle quattro riunioni di corsa al giorno, organizzate un po’ ovunque in Francia, mediante la trasformazione delle corse locali del fine settimana in corse nazionali in settimana. Grazie a un calendario delle corse che si è notevolmente infittito e allo sviluppo e all’innovazione dell’offerta (tanto di intrattenimento che di scommesse) che ne deriva, il 2012 è stato il 15° anno consecutivo di crescita delle scommesse ippiche, con 9,7 miliardi di euro di volume d’affari. L’attività ha generato oltre 990 milioni di € per l’erario e 860 milioni destinati a France Galop e Le Cheval Français (le due Società-Madri di gestione dell’ippica in Francia) che li hanno impiegati per premi alle corse, premi ai proprietari e agli allevatori, organizzazione delle corse, controllo e © The European House – Ambrosetti 25 copertura mediatica delle stesse. Le risorse destinate ai premi sono aumentate tra il 2003 e il 2011 del 39% per le Corse al galoppo in Piano, del 30% per gli Ostacoli e del 40% per il Trotto. Crescita accompagnata dalla creazione di posti di lavoro diretti: a titolo esemplificativo, nella regione della Bassa Normandia, il numero di posti di lavoro nella filiera è passato da 7.000 a 12.000 in 12 anni. Nel complesso, la filiera rappresenta oggi 76.000 posti di lavoro diretti in Francia, secondo le statistiche del Ministero dell’Agricoltura. I risultati prodotti dai modelli adottati in Francia e in Italia, se paragonati, appaiono assolutamente disallineati, soprattutto a partire dal 2002, con il passaggio della gestione delle scommesse ippiche ai Monopoli di Stato. Passaggio al MEF 3.500 Inversione rapporto payout ippica vs altri giochi Passaggio al AAMS Soppressione 250 ASSI 3.000 200 2.500 2.000 150 1.500 100 1.000 50 500 - VOLUME (asse di sinistra, M€) 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 1995 - GETTITO (asse di destra, M€) (Mef) Istituzione del FHFF 12.000 Aumento del no di giochi 1.400 10.000 1.200 8.000 1.000 6.000 4.000 800 2.000 600 VOLUME (asse di sinistra, M€) 2013 2012 2011 2010 2009 2008 2007 2006 2005 2004 2003 2002 2001 2000 1999 1998 1997 1996 400 1995 - GETTITO (asse di destra, M€) Figura 10 Timeline evoluzione Volumi delle scommesse e Gettito di Italia (grafico in alto) e Francia (grafico in basso), in milioni di €. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati IFHA A differenza di quanto avvenuto in Francia, con il rafforzamento degli organi di gestione del settore, in chiave inclusiva e di cooperazione, la scelta italiana di sottrarre agli organi di coordinamento del settore la responsabilità di gestire direttamente le attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse ha di fatto svuotato lo stesso da un chiaro modello di gestione, eliminando la © The European House – Ambrosetti 26 leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli operatori. Quanto emerge chiaramente dal caso francese è che i meccanismi gestionali e di governance hanno un ruolo significativo nel sancire la sopravvivenza e il successo di un settore come l’ippica: oggi l’ippica italiana è – di fatto – priva di punti di riferimento, nell’impossibilità di portare avanti iniziative e politiche di settore, come invece avviene, con successo, in Francia. 6. Alla luce di tutto questo, la principale azione per il rilancio del settore in Italia è il ridisegno del suo Sistema di Governo. Vale a dire: realizzare una chiara programmazione pluriennale del ruolo dello Stato nel settore, a partire dalle risorse finanziarie stanziate a suo supporto; favorire la creazione di un organo di gestione del settore che veda la presenza di rappresentanti del mondo del Galoppo, del Trotto, degli ippodromi, della gestione delle scommesse, del MEF e del MIPAAF; assegnare a tale organo di settore – ad esempio, attraverso una concessione decennale – la gestione complessiva della programmazione delle corse e delle scommesse, a fronte della garanzia di un corrispettivo di gettito per l’erario, introducendo logiche di gestione “industriale” del settore, che mirino a: o salvaguardare l’esistenza stessa della nazionale, nelle sue componenti migliori; filiera dell’ippica o valorizzare le competenze, gli asset e gli investimenti nel settore; o realizzare un’opera di innovazione del prodotto-scommessa nell’ippica(a partire dalla possibilità di introdurre innovazioni già sperimentate con successo in altri Paesi, quali il Quinté Plus); o rendere indipendente il settore, nel medio termine, dal finanziamento pubblico; definire con chiarezza i ruoli dei soggetti coinvolti nella gestione del comparto, attribuendo rispettivamente al MIPAAF e al MEF, oltre al ruolo di concorrere alla formulazione delle decisioni all’interno dell’organo di gestione, attribuzioni specifiche su alcuni temi critici: vigilanza e controllo dell’allevamento (MIPAAF); titolarità dei giochi e delle scommesse assegnate in regime di concessione (MEF), secondo quanto accade nella realtà francese. © The European House – Ambrosetti 27