Linee guida per il ridisegno complessivo del sistema dell`ippica in

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Linee guida per il ridisegno complessivo del sistema dell`ippica in
Milano, giugno 2014
THE EUROPEAN HOUSE - AMBROSETTI
LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO
COMPLESSIVO DEL SISTEMA
DELL’IPPICA IN ITALIA
Policy Brief
Il futuro oggi
LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO COMPLESSIVO
DEL SISTEMA DELL’IPPICA IN ITALIA
EXECUTIVE SUMMARY
1. Il comparto dell’ippica italiana è un settore di attività complesso,
caratterizzato da una tradizione di eccellenza e un forte
radicamento nel Paese, con un elevato numero di attori coinvolti.
Quella ippica è un’intera filiera, composta, secondo stime del 2010, da circa
60.000 operatori diretti e indiretti, tra allevatori, scuderie, ippodromi,
gestori delle scommesse, mondo medico-veterinario-farmaceutico.
L’allevamento ricopre un ruolo di primaria importanza per tutta la filiera e
interessa, con la sua attività, oltre 600.000 ettari di territorio nazionale e
oltre 45.000 aziende agricole. In Italia si contano, nell’intero settore equestre
circa 400.000 capi e 19.000 allevatori.
2. Pur nelle sue articolazioni, il comparto ha un carattere di
unitarietà: non è possibile comprenderne correttamente le
dinamiche se non attraverso una “lettura” sistemica. Le varie
componenti dell’industria dell’ippica (allevatori, allenatori, proprietari degli
impianti, gestori degli ippodromi, gestori delle scommesse, fino agli
appassionati) sono legati tra loro da relazioni operative ed economiche così
strette che non è possibile immaginare una gestione del settore di successo in
una logica di approccio parziale e frammentato.
3. Malgrado le numerose valenze positive, il settore in Italia ha
conosciuto negli ultimi vent’anni una riduzione del valore
economico complessivo, manifestando i segnali di un progressivo,
inequivocabile declino. Nei rapporti con lo Stato, soprattutto, si è potuto
osservare una tendenza molto negativa legata al trasferimento di risorse
provenienti dalle scommesse. I volumi di gioco, tra il 1995 e il 2013, hanno
infatti registrato un calo ad un tasso annuo composto del -5,7%. Il calo dei
volumi ha provocato una parallela contrazione del gettito del 7,0% medio
annuo, con una perdita cumulata di quasi 95 milioni di €.
4. L’avvio del declino risale alla fine degli anni Novanta, quando sono
stati introdotti nuovi meccanismi di governance del settore. In
particolare, la scelta di sottrarre progressivamente la gestione complessiva
del comparto, incluse le scommesse, a un organo di rappresentanza
caratterizzato dalla presenza di tutti gli attori-chiave (un tempo UNIRE, poi
ASSI, prima a lungo commissariati ed oggi entrambi soppressi), ha sottratto
una leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività
degli operatori. Il modello di gestione unitaria è stato messo in discussione
© The European House – Ambrosetti
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fin dal 1996, con l’attribuzione dell’organizzazione e della gestione delle
scommesse al Ministero delle Finanze (oggi MEF) e al Ministero delle Risorse
Agricole, Alimentari e Forestali (oggi MIPAAF). In seguito, nel 2002, le
competenze in materia di scommesse e concorsi pronostici sono state
assegnate all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato (AAMS). Pur
svuotati di alcune competenze chiave, l’UNIRE e poi l’ASSI hanno continuato
ad assicurare un coordinamento complessivo delle attività del settore, con la
rappresentanza delle categorie maggiormente rilevanti. Nel 2012 è giunta,
infine, la decisione di sopprimere l’ASSI e di ripartire definitivamente le sue
funzioni tra il MIPAAF e l’AAMS, che avrebbero dovuto in seguito lavorare in
concerto; tuttavia, non si è riscontrato un adeguato grado di coordinamento e
indirizzo condiviso. Ad oggi, non esiste dunque alcun Ente di governo del
settore dell’ippica nazionale, che si trova priva di punti di riferimento,
nell’impossibilità di portare avanti iniziative e politiche di settore.
5. La scelta di sottrarre ad organi di coordinamento autonomi la
responsabilità di gestire direttamente le attività di gara e i
proventi derivanti dalle scommesse hanno privato il comparto di
un chiaro modello di sostenibilità economica, rendendolo
dipendente da un finanziamento pubblico sempre meno legato al
valore generato e sempre meno sufficiente a garantire
l’operatività degli attori economici. Nel tempo, si è così passati ad una
gestione fondata su una logica di disinvestimento, con obiettivi di puro
contenimento dei costi (nel breve termine), attraverso la progressiva
riduzione di giornate di gara, montepremi e compenso agli ippodromi. La
programmazione delle giornate di gara e la gestione degli ippodromi è infatti
di competenza del MIPAAF, il quale ha stabilito, nel 2013, un piano di
riduzione del numero di giornate di gara fino al 2015, attraverso il quale
stima di realizzare un risparmio di cassa di circa 80 milioni di € su un
periodo di 3 anni, portando le giornate di gara dalle 1.567 del 2012 alle 914
del 2015, contraendo di conseguenza il numero delle corse di oltre il 40%. Il
taglio al 2015 prosegue un percorso di riduzione cui si è assistito fin dal 2007
(con una riduzione media annua composta del 10% nel periodo 2007-2013).
Parallelamente, anche il montepremi da destinare ai partecipanti delle corse
(anch’esso definito dal MIPAAF) ha subito nel tempo significativi tagli: dal
2007 al 2013, si è registra una riduzione di oltre l’11% medio annuo
composto, pari a un taglio complessivo di oltre 113 milioni di €.
Altri fenomeni rendono sempre più complessa la gestione delle attività
economiche all’interno del settore:
- alla riduzione dell’entità, si somma una costante incertezza in
merito ai tempi di erogazione dei premi, fattore che contribuisce a
ridurre l’attrattività degli eventi di gara italiani, a partire dalle scuderie
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nazionali, fino ad arrivare a quelle estere, con impatti negativi sull’intero
settore;
- si registra, soprattutto negli ultimi anni, il significativo
accorciamento dei tempi medi di programmazione delle
giornate di gara. Tale incertezza – a fronte di una programmazione che,
nel settore, si misura normalmente su logiche pluriennali – mette a
repentaglio la possibilità per gli operatori di pianificare adeguatamente le
attività;
- i fondi complessivamente stanziati dallo Stato per il settore, nel medio
termine, non sono definiti e comunicati agli operatori, rendendo
incerto il finanziamento delle attività e altamente complessa la
loro pianificazione; nonostante esistano comunicazioni ufficiali in
merito all’impegno da parte del MIPAAF di continuare a sostenere il
settore attraverso un fondo fino al 2017, non è stato reso noto agli
operatori il suo dimensionamento economico;
- i fondi erogati dallo Stato al settore sono stati slegati
progressivamente dal gettito che ha generato, determinando il
venir meno di un modello gestionale di settore che consentisse – pur con
temporaneo sostegno pubblico – di sfruttare asset e punti di forza per
generare valore diretto, secondo criteri di gestione “industriale”, come
avviene in altri contesti europei.
6. Quale esito del nuovo impianto complessivo di governance del settore, si è
arrestata – con un impatto diretto sull’appeal verso gli
scommettitori e quindi sul gettito – l’innovazione del prodottoscommessa. Questa tendenza è stata fortemente accentuata dal passaggio
della gestione delle scommesse ippiche all’AAMS. L’Agenzia – avendo
ambiziosi obiettivi di gettito complessivo e ampie opportunità di innovazione
nei segmenti di gioco legati al mondo sportivo e non (relativamente a basso
impatto di costo per l’erario, grazie anche al progresso tecnologico) – ha
relegato ad un ruolo residuale, all’interno del portafoglio di giochi esistente,
le scommesse ippiche, alla luce delle tendenze di calo dei volumi in atto, della
relativa complessità del settore e della volontà di minimizzare la
“concorrenza” dell’ippica nei confronti degli altri giochi. E’ però evidente
come – a differenza di altri giochi, l’ippica presenti valori e caratteristiche
positive, legate alla filiera e ai contesti ed alle dinamiche di fruizione. Vale la
pena ricordare che, con la quasi totale assenza di proventi dal pagamento del
biglietto di ingresso presso le strutture e dai diritti televisivi, il settore
dell’ippica si fonda economicamente sui ricavi da scommesse, sul contributo
pubblico fornito dal MIPAAF (in passato interamente “coperto” dal ricavo per
lo Stato connesso alle scommesse stesse) e sulla spesa netta dei proprietari
privati.
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7. Nonostante l’attuale situazione di sofferenza, i valori
fondamentali espressi dal settore (nel passato e ancor oggi) e le
indicazioni che si possono trarre dai casi di maggior successo in
Europa consentono di ipotizzare un concreto rilancio dell’attività,
attraverso interventi sugli approcci e gli strumenti di gestione, con un
approccio win-win fra Stato e attori privati. Per individuare strategie per
uscire dall’attuale situazione di crisi, di particolare interesse risulta il caso
della Francia, Paese che vanta una struttura agricola e di allevamento molto
simile alla nostra.
Contrariamente a quanto avvenuto in Italia, dove si è di sottratta agli organi
di coordinamento del settore la responsabilità di gestione diretta delle attività
di gara e i proventi derivanti dalle scommesse, in Francia il loro ruolo è stato
rafforzato, in chiave inclusiva e di cooperazione. Grazie a un calendario delle
corse che si è notevolmente infittito e allo sviluppo e all’innovazione
dell’offerta (tanto di intrattenimento che di scommesse) che ne deriva, il 2012
è stato il 15° anno consecutivo di crescita delle scommesse ippiche, con 9,7
miliardi di euro di volume d’affari. L’attività ha generato oltre 990 milioni di
€ per l’erario e 860 milioni destinati a France Galop e Le Cheval Français (le
due Società-Madri di gestione dell’ippica in Francia) che li hanno impiegati
per premi alle corse, premi ai proprietari e agli allevatori, organizzazione
delle corse, controllo e copertura mediatica delle stesse. Le risorse destinate
ai premi sono aumentate tra il 2003 e il 2011 del 39% per le Corse al galoppo
in Piano, del 30% per gli Ostacoli e del 40% per il Trotto. Crescita
accompagnata dalla creazione di posti di lavoro diretti: a titolo
esemplificativo, nella regione della Bassa Normandia, il numero di posti di
lavoro nella filiera è passato da 7.000 a 12.000 in 12 anni. Nel complesso, la
filiera rappresenta oggi 76.000 posti di lavoro diretti in Francia, secondo le
statistiche del Ministero dell’Agricoltura.
8. Alla luce di tutto questo, la principale azione per il rilancio del
settore in Italia è il ridisegno del suo Sistema di Governo. Vale a
dire:

realizzare una chiara programmazione pluriennale del ruolo
dello Stato nel settore, a partire dalle risorse finanziarie stanziate a
suo supporto;

favorire la creazione di un organo di gestione del settore che veda
la presenza di rappresentanti del mondo del Galoppo, del Trotto, degli
ippodromi, della gestione delle scommesse, del MEF e del MIPAAF;

assegnare a tale organo di settore – ad esempio, attraverso una
concessione decennale – la gestione complessiva della
programmazione delle corse e delle scommesse, a fronte della
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garanzia di un corrispettivo di gettito per l’erario, introducendo
logiche di gestione “industriale” del settore, che mirino a:
o salvaguardare l’esistenza stessa della
nazionale, nelle sue componenti migliori;
filiera
dell’ippica
o valorizzare le competenze, gli asset e gli investimenti nel
settore;
o realizzare un’opera di innovazione del prodotto-scommessa
nell’ippica (a partire dalla possibilità di introdurre innovazioni
già sperimentate con successo in altri Paesi, quali il Quinté
Plus);
o rendere indipendente il settore, nel medio termine, dal
finanziamento pubblico;

definire con chiarezza i ruoli dei soggetti coinvolti nella gestione
del comparto, attribuendo rispettivamente al MIPAAF e al MEF,
oltre al ruolo di concorrere alla formulazione delle decisioni
all’interno dell’organo di gestione, attribuzioni specifiche su alcuni
temi critici: vigilanza ed affiancamento all’allevamento (MIPAAF);
titolarità delle entrate erariali e delle scommesse assegnate in
regime di concessione (MEF), secondo quanto accade nella realtà
francese.
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LINEE GUIDA PER IL RIDISEGNO COMPLESSIVO
DEL SISTEMA DELL’IPPICA IN ITALIA
1. Il settore dell’ippica in Italia ha vissuto negli ultimi vent’anni
una riduzione del suo valore economico complessivo,
manifestando i segnali di un progressivo, inequivocabile
declino. I volumi delle scommesse, tra il 1995 e il 2013, hanno registrato
un calo ad un tasso annuo composto del -5,7%. Il calo dei volumi ha
provocato una parallela contrazione del gettito del 7,0% medio annuo,
con una perdita cumulata di quasi 95 milioni di €.
3.500
250
3.000
200
2.500
2.000
150
1.500
100
1.000
50
500
-
VOLUME (asse di sinistra, M€)
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
-
GETTITO (asse di destra, M€)
(Mef)
Figura 1 Evoluzione dei volumi delle scommesse e del gettito (1995-2013), milioni di €.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati UNIRE
2. A partire dalla fine degli anni Novanta, si è assistito ad una fase
di forte cambiamento nei meccanismi di governance e nelle
scelte strategiche di settore in Italia. In particolare, la gestione
della scommesse è stata slegata dall’organizzazione del settore
(sottraendo in tal modo una leva essenziale di pianificazione dei
meccanismi di ricavo e delle attività degli operatori).
Il settore, fino al 2012, ha sempre avuto un organo di rappresentanza con il
compito di garantire ascolto e sintesi delle diverse posizioni degli attori,
coordinando – anche se sempre meno direttamente – le attività ad esso
legate: prima L’Unione Nazionale Incremento Razze Equine (UNIRE), in
seguito l’Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (ASSI).
L’UNIRE era stato istituita con Regio Decreto nel 1932, presso il Ministero
delle Politiche Agricole e Forestali, quale organo di direzione e controllo
dell’ippica italiana, ai fini della riorganizzazione della disciplina in ambito
tecnico–sportivo, avvalendosi della collaborazione degli altri enti di settore
posti sotto il suo controllo.
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La “Legge Mangelli” del 1942 riservò all’Ente la facoltà di esercitare i
totalizzatori e le scommesse al libro per le corse di cavalli, consentendo
all’UNIRE di poter disporre di un costante flusso di denaro da destinare al
settore ippico, soprattutto con l’introduzione, nel 1948, del concorso Totip1
(abbreviazione di totalizzatore ippico, gestito dalla SISAL) e successivamente
dalla scommessa Tris.
Questo modello di gestione, che ha garantito un significativo percorso di
crescita per il settore dell’ippica nazionale, è stato messo progressivamente in
discussione fin dal 1996, con l’attribuzione dell’organizzazione e della
gestione dei giochi e delle scommesse al Ministero delle Finanze (oggi MEF) e
al Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali (oggi MIPAAF). In
seguito, nel 2002, le competenze in materia di giochi, scommesse e concorsi
pronostici sono state assegnate all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli
di Stato (AAMS).
Pur svuotato di alcune competenze chiave, l’UNIRE ha continuato ad
assicurare un coordinamento complessivo delle attività del settore, con la
rappresentanza delle categorie maggiormente rilevanti. Nel 2011 si assiste
alla trasformazione, rimasta fondamentalmente “nominale” dell’UNIRE in
Agenzia per lo Sviluppo del Settore Ippico (ASSI), senza però che questo
intervento si accompagnasse ad una chiara definizione dello statuto del
nuovo Ente e della sua organizzazione: a causa di questo vuoto normativo,
l’ASSI ha continuato a svolgere la sua attività istituzionale in base a quanto
previsto nel precedente statuto dell’UNIRE, divenendone, di fatto, una
continuazione.
Nel 2012 è giunta, infine, la decisione di sopprimere l’ASSI e di ripartire
definitivamente le sue funzioni tra il MIPAAF e l’AAMS. Ad oggi, non esiste
dunque alcun ente di governo del settore dell’ippica nazionale, che si trova
priva di punti di riferimento, nell’impossibilità di portare avanti iniziative e
politiche di settore.
I cambiamenti avvenuti nella governance del settore – in primo luogo la
scelta i sottrarre agli organi di coordinamento la responsabilità di gestire
direttamente le attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse –
hanno privato lo stesso di un chiaro modello di gestione, eliminando la leva
essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli
operatori e rendendolo dipendente da un finanziamento pubblico sempre
meno legato al valore generato e sempre meno sufficiente a garantire
l’operatività degli attori economici e l’attrattività del comparto.
Il Totip nel 2007, a causa del calo di interesse, è stato sospeso. A partire dal 1996, anche la Tris ha visto
calare significativamente i volumi di gioco.
1
© The European House – Ambrosetti
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Nel tempo, si è gradualmente scivolati verso una gestione del settore
fondata su una logica di disinvestimento, con obiettivi di puro
contenimento dei costi (nel breve termine), attraverso la
progressiva riduzione di giornate di gara e montepremi. La
programmazione delle giornate di gara e la gestione degli impianti è di
competenza del MIPAAF, il quale ha stabilito, nel 2013, un piano di riduzione
del numero di giornate di gara fino al 2015, attraverso il quale stima di
realizzare un risparmio di cassa di circa 80 milioni di € su un periodo di 3
anni, portando le giornate di gara dalle 1.567 del 2012 alle 914 del 2015 e
contraendo, di conseguenza, il numero delle corse di oltre il 40%. Il principio
ispiratore dichiarato di tale taglio sarebbe quello della razionalizzazione delle
giornate di gara al fine di meglio distribuire il flusso di spettatori e
scommettitori lungo l’arco dell’anno.
Figura 2 Evoluzione delle giornate di gara e del numero delle corse (2006-2015).
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati UNIRE e MIPAAF
Analizzando la velocità di contrazione del numero di giornate di gara e del
volume di scommesse, è possibile notare come la riduzione media annua
composta delle giornate nel periodo 2007-2013 sia stata del 10%, il calo del
volume delle scommesse, nello stesso periodo, del 19%: a fronte di una
riduzione dell’offerta, si assiste, quindi, ad un calo amplificato delle
scommesse, con un differenziale stimabile in circa 9 punti percentuali.
Parallelamente, anche il montepremi da destinare ai partecipanti delle corse
(anch’esso definito dal MIPAAF) ha subito nel tempo significativi tagli: dal
2007 al 2013, si è registra una riduzione di oltre l’11% medio annuo
composto, pari a un taglio complessivo di oltre 113 milioni di €.
Alla riduzione dell’entità dei premi, si somma una costante
incertezza in merito ai tempi di erogazione degli stessi, fattore che
contribuisce a creare un problema di attrattività degli eventi di gara italiani, a
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partire dalle scuderie nazionali, fino ad arrivare a quelle estere, con impatti
negativi sull’intero settore. A titolo di esempio, in merito al mancato
pagamento dei premi vinti, si pensi a come solo nel 2014 siano stati
finalmente sbloccati i premi vinti dalle scuderie straniere nell’anno 2012, a
fronte delle sanzioni da parte dello European Pattern Committee2, che
escluderà l’Italia dalla fascia più alta del circuito delle corse internazionali.
Tale esclusione avrà un forte impatto negativo sull’allevamento dal momento
che i cavalli vincenti nelle corse pattern acquistano valore nelle aste:
l’esclusione dal circuito sfocerà, quindi, in un minor guadagno connesso con
la vendita dei cavalli gareggianti in Italia, rendendone meno attrattivo
l’allevamento.
La relazione fra valore e prevedibilità dei montepremi e partecipazione alle
competizioni nazionali appare significativa: a fronte di un calo complessivo
2002-2013 di oltre 155 milioni di € nel montepremi totale destinato
all’ippica, si osserva – nello stesso periodo – una diminuzione del numero di
cavalli partenti di 96 mila unità, con una riduzione del numero di cavalli in
allenamento in Italia di circa 7 mila unità.
300
240.000
220.000
250
200.000
200
180.000
160.000
150
140.000
100
120.000
100.000
50
80.000
-
60.000
2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Somma totale montepremi (milioni di €)
Numero cavalli partenti
Figura 3 Evoluzione dei montepremi erogati dallo Stato (scala di sinistra, milioni di €) e
del numero dei cavalli partenti (scala di destra). Fonte: elaborazione
The European House – Ambrosetti su dati MIPAAF e IFHA.
Lo European Pattern Committee è stato fondato nel 1970 dalle Istituzioni delle Corse di Francia, Gran
Bretagna ed Irlanda, che hanno deciso di introdurre un modello europeo di corse, diviso in gruppi, e di
dare penalità e premi che non dipendano dal montepremi monetario. Ogni Paese ha accettato di dividere le
proprie corse in tre categorie: la prima comprende le gare Classiche, la seconda è composta da quelle che
servono da “trial” per le Classiche e la terza per le gare minori. Dal 1971, le condizioni per accedere alle
diverse categorie di corse sono pubblicate nel “European Pattern Book”. L’Italia è entrata nel Commitee
nel 1971, la Germania nel 1972. Le corse dello European Pattern sono diventate un modello mondiale per
classificare le categorie di gara nei principali Paesi di corsa e allevamento. Per questo, lo European Pattern
Committee ha deciso nel 1979 di stabilire un insieme di “Regole Fondamentali”, che vengono riviste
periodicamente.
2
© The European House – Ambrosetti
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Accanto a queste tendenze, si registra, soprattutto negli ultimi
anni, il significativo accorciamento dei tempi medi di
programmazione delle giornate di gara. Anche se il Documento di
programmazione triennale dovrebbe costituire un riferimento per
l’organizzazione di tutte le attività del settore, l’introduzione o la
cancellazione di giornate di gara avviene, nei fatti, sempre più attraverso
l’emanazione di Decreti da parte del MIPAAF, su base sostanzialmente
mensile, con una costante revisione del calendario gare. Tale incertezza – a
fronte di una programmazione che, nel settore, si misura normalmente su
logiche pluriennali – mette a repentaglio la possibilità stessa per gli operatori
di pianificare qualsiasi attività a breve e a lungo termine.
Agli allevatori occorrono mediamente 4 anni dalla monta per veder correre
un cavallo, dal momento dell’acquisto di una monta, alla nascita,
all’allenamento per le competizioni. Agli ippodromi serve invece certezza
della programmazione e un margine temporale ragionevole non solo per
comunicare adeguatamente gli eventi organizzati, ma anche per realizzarli in
quanto tali, a evidente discapito dell’attrattività delle competizioni italiane
per le scuderie migliori, il pubblico e gli scommettitori. Generando, quindi, a
cascata, un danno potenziale al gettito per l’erario.
In particolare, guardando solo, a titolo di esempio, alla programmazione dei
mesi da gennaio ad aprile 2014, si riscontra come essa sia stata approvata
(con decreti MIPAAF) solo alla fine del rispettivo mese precedente, con date
di approvazione sempre oltre il ventesimo giorno di ogni mese: il decreto
MIPAAF con cui è stato approvato il calendario di aprile 2014, ad esempio, è
stato deliberato in data 26 Marzo 2014.
L’incertezza per gli operatori non è, tuttavia, confinata alla definizione del
calendario delle gare e delle attività. I fondi complessivamente stanziati dallo
Stato per il settore, nel medio termine, non sono definiti e comunicati
agli operatori, rendendo incerto il finanziamento delle attività e
altamente complessa la loro pianificazione; nonostante esistano
comunicazioni ufficiali in merito all’impegno da parte del MIPAAF di
continuare a sostenere il settore attraverso un fondo fino al 2017, non è stato
reso noto agli operatori alcun puntuale dimensionamento economico a
riguardo.
Gli stessi fondi erogati dallo Stato al settore sono stati slegati
progressivamente dal gettito generato direttamente dallo stesso,
generando la perdita di un modello gestionale di settore che consentisse –
pur con un relativo sostegno pubblico – di sfruttare asset e punti di forza per
generare valore diretto, secondo criteri di gestione “industriale”, come
avviene in altri contesti europei.
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Le scelte del passato hanno condotto progressivamente ad
“accompagnare” il settore dell’ippica italiano verso un lento
avvitamento su se stesso, da un lato, privandolo di reali leve di
manovra, , dall’altro, non potendo/volendo lasciarlo, almeno nel
breve termine, completamente privo di sostegno pubblico, anche
alla luce dell’importante filiera che ha alle spalle e della valenza
storica di cui è dotato: il risultato di tutto questo è uno Stato il cui
contributo netto alle risorse a disposizione del comparto è
aumentato ormai oltre il valore che ne ricava, senza per questo
generare alcuna inversione di rotta nelle traiettorie economiche
del settore.
500
450
400
350
300
250
200
150
100
50
0
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013
Ricavi per lo Stato (MEF e MIPAAF)
Costi complessivi per lo Stato
Figura 4 Andamento del gettito erariale generato dall’ippica e dei fondi pubblici stanziati
per il settore (milioni di €). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su fonti
di settore, Annuari ASSI, documenti MIPAAF
L’ippica italiana, pertanto, versa oggi in condizioni di estrema vulnerabilità
economica e organizzativa, in quanto non più in grado di finanziarsi in modo
sufficientemente autonomo e ormai eccessivamente soggetta a decisioni
esterne al sistema.
Nonostante questo, i proprietari delle scuderie hanno continuato a investire e
a sostenere il sistema. I proprietari sostengono mediamente costi fissi mensili
stimabili in circa 1.358 di €, con un onere economico medio aggiuntivo per
singola corsa di circa 215 €. Complessivamente, sulla base del numero di
cavalli registrati in allenamento in Italia, si stima che i proprietari abbiano
investito, nel 2013, circa 193 milioni di €, avendone ricavati dalla
partecipazione alle gare circa 75, con una spesa netta di circa 118 milioni di €.
Dal 2002, si registra, tuttavia, un calo anche nell’ammontare di risorse
private destinate al settore da parte dei proprietari, con un contributo annuo
netto in calo del 2% medio annuo composto.
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Se si è fortemente ridotta negli anni l’attrattività dell’ippica nazionale per gli
operatori del settore, è necessario notare come si sia anche arrestata – con
un impatto diretto sull’appeal verso gli scommettitori e quindi sul
gettito – l’innovazione dell’offerta del prodotto-scommessa.
Questa tendenza è stata fortemente accentuata dal passaggio della gestione
delle scommesse ippiche all’AAMS. L’Agenzia – avendo ambiziosi obiettivi di
gettito complessivo e ampie opportunità di innovazione nei segmenti di gioco
legati al mondo sportivo e non (relativamente a basso impatto di costo per
l’erario, grazie anche al progresso tecnologico) – ha relegato ad un ruolo
residuale, all’interno del portafoglio di giochi esistente, le scommesse ippiche,
alla luce delle tendenze di calo dei volumi in atto, della relativa complessità
del settore e della volontà di minimizzare la “concorrenza” dell’ippica nei
confronti degli altri giochi.
Approfondimento – UN ESEMPIO DI INNOVAZIONE
PRODOTTO DI SUCCESSO: IL QUINTÉ PLUS IN FRANCIA
DI
Il gioco del Quinté Plus (Quinté+) associa alla tradizionale scommessa ippica
sull’ordine d’arrivo un’estrazione numerica. Per avere diritto ad una quota del
Roll Over è necessario indovinare l’ordine d’arrivo dei primi cinque cavalli ed
il numero estratto (compreso tra 0 e 3.000). La scommessa minima è di due
euro.
In Francia, la raccolta sulle Scommesse Esotiche – che prevedono di
scommettere sull’esatto posizionamento di più di un cavallo (ad esempio,
Quarté e Quinté+) – è circa pari a quella sulle Scommesse tradizionali,
nonostante un payout molto più sfavorevole per il giocatore, a riprova
dell’attrattività dei giochi proposti. Inoltre, grazie al payout contenuto, tali
scommesse risultano generare oltre il 60% degli incassi per lo Stato. È da
notare come in Italia la suddivisione risulti essere speculare rispetto al caso
francese.
Accanto alla disponibilità di un’ampia varietà di giochi e di un alto tasso di
innovazione degli stessi, uno degli elementi di maggior rilevanza
nell’orientamento delle scelte degli scommettitori fra un gioco e l’altro è
rappresentato dal livello dei payout3. Nel settore dell’ippica italiano,
questo elemento è andato calando e non ha subito – anche quando ve ne sono
stati – gli stessi aumenti che hanno sperimentato in media gli altri giochi con
i quali il settore si confronta. Le cause sono numerose, riportando, tra le altre,
a scelte di posizionamento dell’ippica all’interno del portafoglio
Si tratta di una rappresentazione percentuale del rapporto intercorrente tra il totale scommesso dai
giocatori e il totale redistribuito ai giocatori stessi tramite le vincite.
3
© The European House – Ambrosetti
13
dei giochi gestiti dal regolatore e ad una rete vendita che incide sulla
redistribuzione interna del valore delle scommesse in modo significativo, se
raffrontato a quelli di altri contesti europei (in Italia, alla rete vendita va circa
l’8% della spesa del giocatore, a fronte di valori vicini al 2,5% in Francia).
Se nel 2006 il payout medio dell’ippica era ancora superiore a quello della
media degli altri giochi, già nel 2007 si è arrivati alla parità, con una
conseguente inversione a favore degli altri giochi, concorrendo all’inizio del
periodo di massima flessione del volume d’affari del settore e quindi del
gettito per l’erario. Dopo il 2009, il payout dell’ippica è aumentato, ma in
misura non tale da colmare un gap che andava anzi allargandosi, con la
significativa crescita del valore medio degli altri giochi: tra 2000 e 2009, il
payout dell’ippica si è ridotto di 0,2 punti percentuali medi annui, per poi
risalire alla stessa velocità nel quadriennio successivo, a fronte di una crescita
del payout medio degli altri giochi di 1,6 punti percentuali nel 2000-2009 e
addirittura di 2,4 punti percentuali annui fra 2009 e 2013 4. La figura
successiva mostra chiaramente come nel 2007 sia avvenuto un passaggio
chiave da differenziali positivi a favore dell’ippica (Δ in verde) a differenziali
negativi a sfavore dell’ippica (Δ in rosso).
81,9%
12,1%
69,8%
80,1%
10,2%
75,4%
73,6%
69,6%
72,2%
69,5%
70,2%
69,1%
69,8%
5,7%
4,1%
1,0%
69,1%
68,6%
68,8%
65,9%
6,3%
68,6%
62,7%
68,9%
14,1%
54,8%
59,5%
58,9%
68,8%
68,9%
9,4%
10,5%
12,7%
69,5%
58,0%
70,7%
13,6%
57,4%
71,0%
3,2%
Δ Payout ippica vs totale giochi
2,7%
Payout ippica
Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale Ippica Totale
2000 giochi 2001 giochi 2002 giochi 2003 giochi 2004 giochi 2005 giochi 2006 giochi 2007 giochi 2008 giochi 2009 giochi 2010 giochi 2011 giochi 2012 giochi 2013 giochi
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
Figura 5 Payout dell’Ippica rispetto alla media dei giochi. In verde e rosso il differenziale
fra i valori rispettivi. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati AAMS
Gli effetti della perdita di competitività dei giochi su base ippica
sono stati evidenti: tra il 2007 ed il 2013 si è prodotto un calo di oltre il
70% della raccolta dei giochi su base ippica. Ciò si è tradotto direttamente nel
drastico calo della spesa effettiva dei giocatori (che è passata da 832 a 226
Se si guarda, inoltre, alle novità introdotte nel panorama dei giochi negli ultimi anni, è possibile notare
come gli “skill games” presentassero, già nel 2011, un payout pari al 94,4% – il valore in assoluto più
elevato di tutta la categoria dei giochi, e in rapida ascesa – a fronte di un dato medio per l’ippica del 69,6%.
4
© The European House – Ambrosetti
14
milioni di €), con un conseguente abbattimento delle risorse destinate
all’erario (-95 milioni di € in sei anni) e alla filiera distributiva dell’ippica.
277
150
100
41
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010
Scommesse Ippiche
Scommesse Sportive
2011
2012
2013
Totale giochi
Figura 6 Spesa complessiva dei giocatori per tipologia di scommessa/gioco (valore 2000 =
100). Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati AAMS
3. L’insieme dei fattori descritti ha accelerato significativamente
la contrazione (già in atto) del valore delle scommesse raccolte
e del settore nel suo complesso. Se dal 1997 al 2007 il volume delle
scommesse era diminuito ad un tasso composto del 1,2% medio annuo e
il valore del gettito per lo Stato del 3,1%, dal 2007 in poi si è invece
registrata una caduta esponenziale: nei sei anni successivi, il volume delle
scommesse è diminuito del 19% in media ogni anno, generando un
parallelo calo del gettito del 19,5% medio annuo.
Con la quasi totale assenza, anche storicamente, della fonte di finanziamento
legata al pagamento del biglietto di ingresso presso le strutture e l’assenza di
significativi proventi dai diritti televisivi, il settore dell’ippica si fonda
economicamente – in via largamente preponderante – sui proventi da
scommesse, sul contributo pubblico fornito dal MIPAAF (in passato
interamente “coperto” dal ricavo per lo Stato connesso alle scommesse
stesse) e sulla spesa netta dei proprietari privati.
Per l’organizzazione stessa delle gare e quindi la possibilità di realizzare
gettito tramite il sistema delle scommesse, è necessario mantenere in
vita e gestire un’intera filiera composta da allevatori, scuderie,
ippodromi, gestori delle scommesse, mondo medico-veterinariofarmaceutico, ecc., elemento che non si riscontra in alcun altra componente
del settore dei giochi (si veda figura 7).
© The European House – Ambrosetti
15
Raccolta delle
scommesse
750,5 milioni €
Contributo alla Rete
Vendita (nazionale)
Ricavo (Payout) agli
scommettitori
Risorse disponibili per
la filiera (spesa)
15,0 milioni €
523,8 milioni €
226,7 milioni €
Contributo alla Rete
Vendita (estera)
Gettito per lo Stato
(MEF)
Contributo al settore
(MIPAAF)
35,6 milioni €
91,9 milioni €
3,9 milioni €
57,8 milioni €
Sostegno netto per il
settore ippico (stima)
Fondo complessivo
MIPAAF
Contributo agli
ippodromi
52,3 milioni €
179,8 milioni €
22,5 milioni €
Contributo Guide
Trotto
Premi proprietari
(traguardo)
4,4 milioni €
72,8 milioni €
Proprietari
privati
Contributo al
Concessionario
Montepremi aggiunto
Premi allevatori
2,5 milioni €
19,7 milioni €
Ippodromi
Contributo impianti
ippodromi
Contributo riprese TV
ippodromi
32,6 milioni €
6,8 milioni €
Ricavi allevatori da
vendita cavalli
Ricavi ippodromi da
ristorazione, ecc
27,0 milioni €
9,6 milioni €
Spesa netta dei
proprietari privati
Ricavo proprietari
privati
118,2 milioni €
75,3 milioni €
Spesa trasporto,
portature, monta/guida
Spesa per box, medicinali,
veterinario, allenatore
Altri costi di gestione
(stima)
19,9 milioni €
173,6 milioni €
30 milioni €
Premi fantini/guidatori
4,4 milioni €
Premi allenatori
6,6 milioni €
Allevatori
Ripartizione raccolta scommesse
Fonti finanziamento (private e pubbliche) del settore
Ripartizione del fondo complessivo MIPAAF
Costi sostenuti dai proprietari privati
Figura 7 Le principali fonti di raccolta e destinazioni d’impiego delle risorse economiche del
settore dell’ippica in Italia nel 2013. Fonte: ricostruzione da fonti di settore, Annuari ASSI,
documenti MIPAAF
In Italia, nel 2010, sono stati censiti complessivamente circa 400.000 capi e
19.000 allevatori. Se si considerano esclusivamente gli allevatori censiti da
ASSI in merito all’attività da competizione, erano presenti in Italia, nel 2010,
oltre 1.200 allevatori attivi nel trotto e circa 700 nel galoppo 5. Quella ippica è
un’intera filiera, composta, secondo stime del 2010, da circa 60.000
operatori diretti e indiretti, tra allevatori, scuderie, ippodromi, gestori delle
scommesse, mondo medico-veterinario-farmaceutico6. L’indotto generato
dalla filiera è legato ai settori della produzione di fieno e mangimi, del
trasporto, degli accessori e dei prodotti per la salute.
L’allevamento ricopre un ruolo di primaria importanza per tutta la filiera e
interessa, con la sua attività, oltre 600.000 ettari di territorio nazionale e
oltre 45.000 aziende agricole. La tradizione equestre italiana, soprattutto nel
settore dell’allevamento, è riconosciuta internazionalmente come di grande
valore, potendo anche contare su grandissimi campioni che appartengono
alla storia del settore (su tutti, Nearco, Ribot e Varenne).
Fonte: “Annuario Statistico 2011. L’attività ippica, le corse, le scommesse e gli interventi dell’ASSI”,
ASSI, 2011
5
Le stime si basano sui dati forniti a MIPAAF e MEF dalla Rappresentanza Ippica nel “Documento
presentato ai Ministeri MIPAAF e MEF” del 1 febbraio 2013
6
© The European House – Ambrosetti
16
Una riduzione ulteriore delle fonti di ricavo per le figure
professionali coinvolte in modo diretto e indiretto significherebbe con
ogni probabilità la chiusura dell’intero comparto nazionale.
Accanto a questo, è utile notare come lo Stato rivesta oggi il ruolo
peculiare di detentore, nonché “gestore” indiretto (attraverso le
scelte in merito alle giornate di gara), di uno degli asset
fondamentali per l’esistenza del settore e della realizzazione di
gettito: le sedi di gara. Il 70% degli ippodromi italiani è, infatti, di
proprietà pubblica; solo il 30% è di proprietà privata e l’apertura e la chiusura
delle sedi di gara è di fatto determinata dal calendario redatto dal regolatore
stesso.
Le scelte fino ad oggi adottate, con la predisposizione di tagli sostanzialmente
lineari alle giornate di gara sul territorio nazionale, senza alcuna
approfondita riflessione in merito all’utilizzo degli asset, al potenziale
economico connesso alle diverse sedi di gara, al bacino di utenza interessato,
all’ottimizzazione in chiave non-concorrenziale delle aperture, fanno ritenere
che non vi sia una strategia di utilizzo degli ippodromi (spesso dotati,
peraltro, di una valenza storico-culturale significativa), quale elementi
attorno ai quali reimpostare una strategia di crescita del settore.
Tra i 25 ippodromi di trotto attivi nel 2013 vi sono, infatti, notevoli
differenze, in termini di volume di scommesse generate e gettito prodotto. Il
primo quartile degli ippodromi di trotto per volumi di scommesse per
giornata di gara genera in media 538.000 €, se si osserva il successivo 50%
degli ippodromi il valore medio passa a circa 413.000 € di scommesse a
riunione. Infine, l’ultimo quartile genera un volume di circa 260.000 €.
Sostanziali discontinuità sono riscontrabili anche tra i 18 ippodromi che
ospitano il galoppo: il primo quartile registra 485.000 € di volume di
scommesse medio giornaliero, il successivo 50% poco più di 250.000 €, e
infine l’ultimo quartile 145.000 €.
Circa il 72% degli ippodromi del trotto garantisce allo stato un ritorno per
giornata superiore al costo medio sostenuto dal MIPAAF per la gestione della
giornata. Di questi solo il 50% ha una programmazione di giornate di gara
superiore alla media. In questo senso, circa il 36% degli ippodromi dedicati al
trotto con una struttura di ricavi per lo Stato superiore al costo medio
appaiono sottoutilizzati (caso eclatante, l’ippodromo di Roma, con solo 7
giornate di gara assegnate7 e un ricavo per lo Stato medio giornaliero di 105
mila €).
Roma Trotto ha cessato l’attività a Tor di Valle a marzo 2013, per riprenderla ad Aprile 2014 a
Capannelle.
7
© The European House – Ambrosetti
17
Molti ippodromi (24%) restano invece in una fascia di basso utilizzo e
contributo inferiore al costo di gestione di una giornata da parte del MIPAAF.
In questi casi, sarebbe auspicabile una razionalizzazione (e una gestione
coordinata) degli impianti, dove possibile.
Nel caso del galoppo, il 61% degli impianti appare sottoutilizzato e presenta
strutture di ricavo insufficienti per coprire i costi medi per giornata di gara.
Vi sono inoltre 2 impianti che risultano sovrautilizzati per il contributo che
offrono allo Stato. Nel caso del galoppo, sarebbe necessario un intervento di
redistribuzione delle giornate e, anche in questo caso, di razionalizzazione
degli impianti disponibili.
Trotto
Entrate per giornata > costo
medio/giornata MIPAAF
100
90
Squilibrio giornate
assegnate per gettito
prodotto
Programmazione
efficiente
Possibile recupero di
efficienza
Programmazione
inefficiente
80
70
60
Numero
medio di
giornate
50
40
30
20
10
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
Galoppo
Entrate per giornata > costo
medio/giornata MIPAAF
110
100
90
Squilibrio giornate
assegnate per gettito
prodotto
Programmazione
efficiente
Possibile recupero di
efficienza
Programmazione
inefficiente
80
70
60
50
Numero
medio di
giornate
40
30
20
10
0
-
20.000
40.000
60.000
80.000
100.000
120.000
Figura 8 Rapporto tra entrate medie per lo Stato (MEF e MIPAAF) e giornate di gara
assegnate per ogni ippodromo nel 2013. Fonte: elaborazione The European House –
Ambrosetti su fonti di settore, Annuari ASSI e documenti MIPAAF
© The European House – Ambrosetti
18
Anche a livello di allocazione dei montepremi da parte del MIPAAF
emergono alcune incongruenze nella gestione degli ippodromi. Il 28% degli
impianti presenta volumi di scommesse e di montepremi medi per corsa al di
sotto della media della categoria, indicando l’esistenza di opportunità di
razionalizzazione in chiave sistemica. Dato più allarmante è quello che
riguarda la gestione dei montepremi di 6 ippodromi (24% del totale) che, a
fronte di un livello di scommesse per corsa al di sotto della media, ricevono
montepremi al di sopra della media. Sette impianti, nonostante generino
volumi di scommesso al di sopra della media, ricevono montepremi al di
sotto della stessa: rappresentano, quindi, impianti che potrebbero vedere uno
sviluppo della loro attività, visto l’alto rapporto scommesse/montepremi.
Nel caso del galoppo, gli ippodromi che non raggiungono i livelli medi né di
scommesso né di montepremi rappresentano circa il 28% del totale, mentre
gli ippodromi ai quali vengono assegnati montepremi al di sopra della media
a fronte di un insufficiente livello di scommesse per giornata di gara sono
circa il 40%.
Trotto
Montepremi
totale medio
€
Possibili margini di
sviluppo
Allocazione
efficiente dei
montepremi
Volume medio
di scommesso
Allocazione
inefficiente dei
montepremi
Situazioni critiche da
razionalizzare
€
Galoppo
Montepremi
totale medio
€
80.000
70.000
60.000
Volume medio
di scommesso
Possibili margini di
sviluppo
Allocazione
efficiente dei
montepremi
Situazioni critiche da
razionalizzare
Allocazione
inefficiente dei
montepremi
50.000
40.000
30.000
20.000
10.000
-
5.000
10.000
15.000
20.000
25.000
30.000
€
Figura 9 Rapporto tra Montepremi totale per gara e scommesso per gara per gli
ippodromi italiani, nel 2013. Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su
fonti di settore, Annuari ASSI e documenti MIPAAF
© The European House – Ambrosetti
19
Appare esserci, quindi, uno spazio di manovra per una politica attiva
di organizzazione degli ippodromi e delle loro attività di gara,
considerandoli quale punto di partenza di una strategia complessiva di
recupero di gettito per l’erario e di crescita del settore.
4. Le scelte compiute indicano come il settore sia guidato da
logiche di costo e non di investimento, apparentemente senza
una gestione dell’attività che rispecchi i suoi tratti distintivi,
considerando complessivamente l’ippica quale settore residuale tanto per
il gettito erariale quanto per l’economia italiana.
L’ippica è un business con una forte componente “di intrattenimento”,
fondata su un’attività di allevamento, che richiede un’adeguata
programmazione dell’attività. In Italia, l’andamento delle nascite di cavalli e
della dinamica del settore degli allevatori conferma quanto la filiera
dell’ippica, nel suo complesso, stia soffrendo. Si osserva, in particolare, una
graduale, ma significativa riduzione del numero di nascite; il dato risulta
ancor più rilevante se paragonato alle dinamiche registrate in altri contesti
europei (ad esempio, la Francia). Le nascite in Italia si sono ridotte del 45%
dal 2004 al 2012, una media di circa 400 cavalli in meno ogni anno.
Figura 10 Nascite di cavalli in Italia e Francia.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati IFHA
Appare evidente come questa contrazione nella “produzione” di cavalli da
gara sia legata ad alcuni fattori chiave di criticità: da un lato, la crescente
difficoltà a programmare un’attività di allevamento (con un quadriennio di
attesa per iniziare a rientrare dell’investimento) senza alcuna garanzia su
quella che sarà l’attività programmata per il settore in Italia; dall’altro lato, la
riduzione e l’incertezza delle risorse finanziarie stanziate al settore, sotto
forma di montepremi (una cui quota è assegnata agli allevatori in caso di
vittoria) e di finanziamenti per le monte (con un costo per l’acquisizione delle
© The European House – Ambrosetti
20
monte migliori che appare non più sopportabile da numerosi allevatori, nel
contesto attuale del settore ippico italiano).
Accanto a questo dato, è possibile notare come la dimensione media degli
allevamenti sia relativamente ridotta, con un tessuto fortemente
parcellizzato, per definizione fortemente esposto a riduzioni significative dei
ritorni medi sulle attività svolte e con fisiologiche difficoltà ad accedere ad
opportunità di acquisto e vendita sui mercati più attrattivi.
900
800
700
600
500
400
300
200
100
0
2007
2008
2009
2010
2011
Piccoli (1 prodotto)
Medio-piccoli (da 2 a 4 prodotti)
Medio-grandi (da 5 a 9 prodotti)
Grandi (10 e più prodotti)
Figura 11 Evoluzione del settore degli allevatori.
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati ASSI.
L’attrattività del settore (verso gli attori migliori – nazionali e non
– e quindi, a cascata, verso il pubblico) è il driver fondamentale
del flusso di ricavi. La recente sanzione comminata all’Italia dal European
Pattern Committee – che prevede l’esclusione delle corse italiane dalla
circuito delle più prestigiose competizioni europee – avrebbe, in questo
senso, un impatto – se confermata – fortemente negativo: le nostre gare non
sarebbero più inserite tra quelle più importanti, che costituiscono il punto di
riferimento per il movimento ippico internazionale e per gli scommettitori
esteri, con una conseguente minor attrattività delle gare per i cavalli migliori,
un abbassamento del livello delle competizioni stesse (la qualità dei cavalli
impegnati in gara “definisce” la rilevanza, anche economica, della gara
stessa), una probabile riduzione del giro d’affari del settore nazionale (con un
“declassamento” implicito dei cavalli impegnati nel circuito italiano), una
contrazione dei volumi di scommesse e gettito, con un effetto domino
assolutamente non trascurabile, soprattutto in un momento, come questo, di
fragilità del sistema-ippica nazionale.
Considerando le due corse principali in Italia, le Oaks di Milano e il Derby di
Roma, è possibile notare come, ancora nel 2012, abbiano partecipato 4 cavalli
stranieri alla gara di Milano e 3 a quella di Roma (uno dei quali, il tedesco
© The European House – Ambrosetti
21
Fuerblitz, si è aggiudicato la vittoria). Nel 2013 e in nei primi mesi del 2014
questo non è più avvenuto con regolarità, con un progressivo allontanamento
dell’Italia dai circuiti internazionali.
Accanto a tutte queste peculiarità, è evidente come - nell’ambito dei giochi,
comparto oggi vissuto con crescente disagio da parte della politica (a causa
dell’emergere del tema delle ludopatie) – l’ippica presenti valori e
caratteristiche positive, legate alla filiera e ai contesti ed alle
dinamiche di fruizione (con numerose discipline olimpiche e una diffusa
pratica amatoriale), rappresentando il punto più alto dell’intero movimento
equestre. Sono stati stimati in circa 150.000 i soli appassionati praticanti, con
2.000 circoli ippici affiliati alla FISE e 440 circoli di turismo equestre, con un
totale di circa 15.000 iscritti.
Inoltre, nel medagliere olimpico dell’Equitazione, l’Italia si trova oggi in
ottava posizione. Le medaglie mancano dal lontano 1980, alle Olimpiadi di
Mosca, ma, nonostante la lunga assenza dai podi olimpici, al settimo e
all’ottavo posto dei cavalieri più titolati al mondo troviamo i fratelli
Raimondo e Piero D’Inzeo, grazie ai loro successi negli anni ’50 e ’60.
5. Nonostante l’attuale situazione di sofferenza, i valori
fondamentali espressi dal settore (nel passato e ancor oggi) e
le indicazioni che si possono trarre dai casi di maggior
successo in Europa consentono di ipotizzare un concreto
rilancio dell’attività, attraverso interventi sugli approcci e gli
strumenti di gestione, con un approccio win-win fra Stato e attori privati.
Due casi-Paese, in particolare, risultano essere di riferimento in Europa,
il Regno Unito e la Francia.
Il primo – il Regno Unito – appare incentrato su una filosofia “amatoriale”,
con un settore ippico fondato sulla passione nazionale per le corse e
l’equitazione, vissuti come fenomeni socio-culturali e prevalentemente
ricreativi. Il settore non è regolamentato – se non in caso di mancato accordo
fra le parti all’interno di un framework di regole condivise – da parte del
decisore pubblico e il comparto delle scommesse, pur attivo, è lasciato alla
concorrenza fra attori privati. L’ippica, proprio per i “numeri” che riesce a
muovere in termini di pubblico e di attenzione sui media, è divenuta
catalizzatore di ricche sponsorizzazioni private da parte di grandi gruppi del
lusso o di attori economico-finanziari interessati a ben posizionarsi sul
mercato inglese.
Le logiche di organizzazione delle giornate di gara, delle corse e degli
ippodromi sono volte principalmente a garantire che le corse siano il più
possibile “meeting” in grado di suscitare interesse, non in diretta concorrenza
fra loro, con valenze relazionali ed emozionali. Una logica lontana da quella
© The European House – Ambrosetti
22
adottata in contesti differenti, come quello francese e quello italiano. Anche
l’ippodromo stesso, nel contesto inglese, risulta utilizzato in modo
assolutamente peculiare, con una grande attenzione ai servizi offerti.
Il caso inglese, pur di successo, rappresenta un modello profondamente
diverso da quello italiano e francese, difficilmente adottabile quale
benchmark di riferimento per una strategia di riforma del comparto nel
nostro Paese. In questo senso, il modello francese presenta delle affinità
indubbiamente maggiori, per filosofia e orientamento e appare, quindi, di
estremo interesse.
Approfondimento – LA GESTIONE DEL SETTORE IPPICO IN
FRANCIA: UN’ORGANIZZAZIONE ISTITUZIONALE BASATA
SULLA SOLIDARIETÀ DELLA FILIERA
Da quando è stata fondata, l'Institution des Courses ha subito numerose
grandi riforme in termini organizzativi, corrispondenti all’evoluzione delle
corse e delle scommesse. Essa ha saputo adattarsi, con risultati positivi ben
noti sulla vitalità della filiera ippica in Francia.
La legge del 2 giugno 1891, su cui si fonda, ha autorizzato le società di corse a
organizzare corse e scommesse, al totalizzatore e su ippodromo, riconoscendo
loro la missione di miglioramento della razza equina, di promozione
dell’allevamento e di formazione e sviluppo rurale; per tale motivo ha
stabilito il principio di un prelievo sulle poste per l’organizzazione delle corse,
per lo Stato, per gli incentivi agli allevatori e per le opere di beneficienza.
La legge del 16 aprile 1930 ha concesso alle società di corse l'autorizzazione a
registrare le scommesse all’esterno degli ippodromi a totalizzatore; a tale
scopo esse hanno creato un servizio comune, ovvero il Pari Mutuel Urbain
(PMU) (sistema di scommesse al totalizzatore).
Il decreto del 4 ottobre 1983 ha sancito la riorganizzazione dell'Institution,
attuando due modifiche molto rilevanti: da un lato il cambiamento dello
statuto di France Galop e Le Cheval Français (Società-Madri), nei cui comitati
siedono ormai i rappresentanti delle figure socio-professionali (allevatori,
allenatori, fantini-guidatori) e dei proprietari, dall’altro lo statuto del
Groupement d'Intérêt économique (GIE) (Gruppo di Interesse Economico)
del PMU, entrato in vigore nel 1985.
Nel 1997, alle due Società-Madri, viene affidata per decreto la responsabilità
della filiera ippica e del PMU. La filiera è gestita a livello centrale e la parte
più rilevante di questa amministrazione è quindi affidata dallo Stato alle
Società-Madri, che assolvono svariate missioni d’interesse generale stabilite
per legge:
-
elaborazione, gestione e applicazione dei codici delle corse;
© The European House – Ambrosetti
23
-
organizzazione delle corse, dei programmi e del calendario delle prove a
supporto delle scommesse;
determinazione e distribuzione degli incentivi (premio delle corse e
incentivi agli allevatori);
controllo delle corse e della filiera mediante il rilascio delle autorizzazioni
ad allenare, montare e far correre;
finanziamento della manutenzione e della costruzione delle attrezzature
necessarie all’organizzazione delle corse;
selezione dei cavalli;
formazione professionale.
Le Società-Madri hanno altresì la responsabilità:
-
del Gruppo di Interesse Economico (GIE) Pari Mutuel Hippodrome
(PMH), che garantisce l’accettazione di scommesse sugli ippodromi
parigini, nonché di Chantilly e Deauville;
-
del Groupement Technique des Hippodromes Parisiens (GTHP) (Gruppo
tecnico degli ippodromi parigini), responsabile della logistica delle corse,
dell’accoglienza del pubblico nei suddetti ippodromi e della produzione di
immagini in tutti gli ippodromi Premium.
Le 232 società regionali delle corse organizzano corse al galoppo e/o al trotto
nei loro ippodromi.
La Fédération Nationale des Courses Françaises (FNCF) riunisce le società di
corse e le federazioni regionali. È amministrata da un consiglio composto da
due rappresentanti di ciascuna Società-Madre, due rappresentanti delle
Società di Corse e tre soggetti con diritto di opinione e/o consultazione (il
vice-direttore di Le Cheval, il Controllore Generale designato secondo
l’articolo 35 del decreto n° 97-456 del 5 maggio 1997 e il Presidente e
Amministratore delegato del GIE PMU). Essa è presieduta, in alternanza per
un anno, dal Presidente di ciascuna delle Società-Madri.
Va sottolineato che l’organizzazione scelta dalle autorità pubbliche per la
Francia, ponendo l’operatore delle scommesse ippiche sotto il controllo delle
società di corse, ha consentito di sviluppare una filiera d’eccellenza, di creare
numerosi posti di lavoro e di gestire efficacemente i rischi correlati alle corse
e alle scommesse. Il PMU è oggi il primo operatore di scommesse ippiche al
totalizzatore in Europa e il secondo nel mondo, dopo la Japan Racing
Association. È interessante constatare che i quattro operatori di scommesse
ippiche al totalizzatore più importanti al mondo funzionano secondo un
modello comparabile.
Prima della liberalizzazione del mercato delle scommesse ippiche accettate su
Internet, i costi del PMU crescevano meno rapidamente del margine,
migliorandone la produttività. Tali sforzi permettevano di mantenere una
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crescita regolare degli incentivi alla filiera, in risposta al regolare aumento
delle spese per gli attori della filiera stessa.
Per affrontare la nuova organizzazione del mercato e la concorrenza dei nuovi
attori su Internet, l'Institution ha dovuto effettuare degli investimenti ingenti
(pubblicità, marketing, investimenti in nuovi settori, ritrasmissione delle
immagini, ecc.) e intensificare il numero di corse in programma.
Lo sforzo di crescita e di organizzazione inerente all’offerta in corso ha
continuato a rafforzarsi dall’entrata in vigore della legge del 2010, mediante:
-
lo sviluppo delle reti commerciali e dei prodotti e servizi, tra cui la
diversificazione dell’offerta su Internet;
-
lo sviluppo dell’offerta del programma di corse:
o
o
o
dal 2002 al 2011, il numero complessivo di corse organizzate dalle
società francesi è aumentato dell’8,2%, passando da 16.766 a 18.140;
in parallelo, numerose corse locali si sono trasformate in corse di
sostegno delle scommesse nazionali: il numero di corse Premium è
aumentato del 75,4% nello stesso periodo, passando da 5.056 a 8.867;
l'offerta globale del PMU e dei nuovi operatori (corse nazionali,
regionali, straniere, specifiche Internet) è aumentata in proporzioni
ancora maggiori (+136,7% tra il 2002 e il 2011), soprattutto
considerando il maggiore ricorso alle corse straniere, passate da 59 nel
2003 a 1.881 nel 2012;
il notevole aumento del numero di corse offerte alle scommesse PMU e
dei nuovi operatori, con i vincoli che le caratterizzano e ciò che
rappresentano economicamente, ha riguardato sostanzialmente gli
ippodromi regionali (+130% al Galoppo, per esempio), tanto che nel
2012 si contavano in provincia 810 corse Premium su un totale di
1.146, Trotto e Galoppo indistintamente.
Il calendario delle corse in Francia ha subito quindi notevoli trasformazioni,
per arrivare a proporre attualmente agli scommettitori 365 giorni di corse e
dalle tre alle quattro riunioni di corsa al giorno, organizzate un po’ ovunque
in Francia, mediante la trasformazione delle corse locali del fine settimana in
corse nazionali in settimana.
Grazie a un calendario delle corse che si è notevolmente infittito e allo
sviluppo e all’innovazione dell’offerta (tanto di intrattenimento che di
scommesse) che ne deriva, il 2012 è stato il 15° anno consecutivo di crescita
delle scommesse ippiche, con 9,7 miliardi di euro di volume d’affari.
L’attività ha generato oltre 990 milioni di € per l’erario e 860 milioni
destinati a France Galop e Le Cheval Français (le due Società-Madri di
gestione dell’ippica in Francia) che li hanno impiegati per premi alle corse,
premi ai proprietari e agli allevatori, organizzazione delle corse, controllo e
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copertura mediatica delle stesse. Le risorse destinate ai premi sono
aumentate tra il 2003 e il 2011 del 39% per le Corse al galoppo in Piano, del
30% per gli Ostacoli e del 40% per il Trotto. Crescita accompagnata dalla
creazione di posti di lavoro diretti: a titolo esemplificativo, nella regione della
Bassa Normandia, il numero di posti di lavoro nella filiera è passato da 7.000
a 12.000 in 12 anni. Nel complesso, la filiera rappresenta oggi 76.000 posti di
lavoro diretti in Francia, secondo le statistiche del Ministero dell’Agricoltura.
I risultati prodotti dai modelli adottati in Francia e in Italia, se paragonati,
appaiono assolutamente disallineati, soprattutto a partire dal 2002, con il
passaggio della gestione delle scommesse ippiche ai Monopoli di Stato.
Passaggio
al MEF
3.500
Inversione rapporto
payout ippica vs
altri giochi
Passaggio
al AAMS
Soppressione
250
ASSI
3.000
200
2.500
2.000
150
1.500
100
1.000
50
500
-
VOLUME (asse di sinistra, M€)
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
-
GETTITO (asse di destra, M€)
(Mef)
Istituzione del
FHFF
12.000
Aumento del no
di giochi
1.400
10.000
1.200
8.000
1.000
6.000
4.000
800
2.000
600
VOLUME (asse di sinistra, M€)
2013
2012
2011
2010
2009
2008
2007
2006
2005
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
400
1995
-
GETTITO (asse di destra, M€)
Figura 10 Timeline evoluzione Volumi delle scommesse e Gettito di Italia (grafico in alto) e
Francia (grafico in basso), in milioni di €. Fonte: elaborazione The European House –
Ambrosetti su dati IFHA
A differenza di quanto avvenuto in Francia, con il rafforzamento degli organi
di gestione del settore, in chiave inclusiva e di cooperazione, la scelta italiana
di sottrarre agli organi di coordinamento del settore la responsabilità di
gestire direttamente le attività di gara e i proventi derivanti dalle scommesse
ha di fatto svuotato lo stesso da un chiaro modello di gestione, eliminando la
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leva essenziale di pianificazione dei meccanismi di ricavo e delle attività degli
operatori.
Quanto emerge chiaramente dal caso francese è che i meccanismi gestionali e
di governance hanno un ruolo significativo nel sancire la sopravvivenza e il
successo di un settore come l’ippica: oggi l’ippica italiana è – di fatto – priva
di punti di riferimento, nell’impossibilità di portare avanti iniziative e
politiche di settore, come invece avviene, con successo, in Francia.
6. Alla luce di tutto questo, la principale azione per il rilancio del
settore in Italia è il ridisegno del suo Sistema di Governo. Vale
a dire:

realizzare una chiara programmazione pluriennale del ruolo
dello Stato nel settore, a partire dalle risorse finanziarie stanziate a
suo supporto;

favorire la creazione di un organo di gestione del settore che veda
la presenza di rappresentanti del mondo del Galoppo, del Trotto, degli
ippodromi, della gestione delle scommesse, del MEF e del MIPAAF;

assegnare a tale organo di settore – ad esempio, attraverso una
concessione decennale – la gestione complessiva della
programmazione delle corse e delle scommesse, a fronte della
garanzia di un corrispettivo di gettito per l’erario, introducendo
logiche di gestione “industriale” del settore, che mirino a:
o salvaguardare l’esistenza stessa della
nazionale, nelle sue componenti migliori;
filiera
dell’ippica
o valorizzare le competenze, gli asset e gli investimenti nel
settore;
o realizzare un’opera di innovazione del prodotto-scommessa
nell’ippica(a partire dalla possibilità di introdurre innovazioni
già sperimentate con successo in altri Paesi, quali il Quinté
Plus);
o rendere indipendente il settore, nel medio termine, dal
finanziamento pubblico;

definire con chiarezza i ruoli dei soggetti coinvolti nella gestione
del comparto, attribuendo rispettivamente al MIPAAF e al MEF,
oltre al ruolo di concorrere alla formulazione delle decisioni
all’interno dell’organo di gestione, attribuzioni specifiche su alcuni
temi critici: vigilanza e controllo dell’allevamento (MIPAAF);
titolarità dei giochi e delle scommesse assegnate in regime di
concessione (MEF), secondo quanto accade nella realtà francese.
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