POETI LIRICI GRECI ARCAICI del VII e VI secolo aC
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POETI LIRICI GRECI ARCAICI del VII e VI secolo aC
POETI LIRICI GRECI ARCAICI del VII e VI secolo a.C. Edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor - 1987 - 2012 Realizzato da rimor srl - via luigi santagata 43 torino Proprietà riservata poeti lirici greci R eliquie di antichi papiri, ci hanno tramandato frammenti di componimenti in lingua greca arcaica, scritti tra il VII e il VI secolo a.C. ai tempi della Grecia delle Città Stato, da poeti che vivevano sulle coste e sulle isole del Mediterraneo. Vivevano e viaggiavano in Grecia, isole Egee, coste della Anatolia (attuale Turchia) e Magna Grecia ( Italia meridionale e Sicilia ). I componimenti erano costituiti da poesie, ma anche da inni da cantare in coro durante le festività religiose o nei matrimoni, che i poeti fornivano a pagamento. Era sempre presente un accompagnamento musicale con cetra o flauto. I versi hanno una loro musicalità e cadenza metrica che però si può apprezzare solo nell’originale in lingua greca. C’è un filo invisibile che ci collega a questi Poeti, dei quali spesso sappiamo poco, vissuti in un lontano passato. Da quanto ci è dato sapere, questi sono i primi versi tramandati che invece di parlare di eroi, di guerrieri, di Divinità a volte incomprensibili e capricciose, parlano dei sentimenti, delle gioie e dei dolori di uomini e donne comuni. Spesso il Poeta parla di se stesso, dei suoi turbamenti, delle sue paure, delle sue debolezze, dei suoi amori. A volte il Poeta usa formule tradizionali e popolari, ma più spesso esprime i suoi sentimenti più intimi. Questo è moderno, questa è la nostra mentalità e la nostra cultura. I componimenti nei secoli successivi furono citati, ridotti a frammenti, da scrittori antichi e rinvenuti in papiri spesso parzialmente cancellati e monchi e con errori di trascrizione Tutti quelli che si applicano a interpretare o leggere questi testi tramandati nei secoli, sono coinvolti dalla semplicità, dalla armonia, dai sentimenti, dalle ricchezze che si svelavano. Lirici greci arcaici Archiloco Alcmane Solone Mimnermo Alceo Saffo Ibico Ipponatte Anacreonte Senofane Nota In parentesi quadre sono interpolazioni di [parole] mancanti nel frammento originale. Testi e traduzioni dal greco: enrico avonto www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Archiloco E’ il poeta più antico di cui possiamo dare una data sicura: Egli ricorda in una sua poesia un eclisse di sole che terrorizzò gli abitanti delle isole Egee, il 16 aprile 647 a.C. Nacque da un nobile di Paro, poi emigrò a Taso, per vivere fu soldato mercenario e morì in battaglia. Impulsivo, passionario, sincero, Presentazione Ritratto Io sono servo del Dio della guerra e conosco il dolce dono delle Muse. Con una fronda di mirto gioiva e un fiore bello di rosa. La chioma le copriva le spalle e il dorso. La lancia Per me la focaccia è impastata nella lancia Nella lancia vi è il vino di Ismaro Bevo appoggiato alla lancia Lo scudo Un guerriero nemico ha preso il mio scudo e se ne vanta. Era bellissimo e lo abbandonai presso un cespuglio, controvoglia Ma ho salvato la pelle. Che mi importa dello scudo. Vada alla malora. Un altro altrettanto bello me ne comprerò. L’eclisse di sole Nulla è improbabile o da giurare che non accada o strana, poiché il padre degli Dei fece notte a mezzogiorno, nascondendo la luce splendente del sole. Un umido terrore scese sugli uomini. Dopo questo ogni cosa può accadere Nessuno si meravigli guardando, neppure se i leoni scambiassero con i delfini i pascoli del mare e godessero più dei flutti risonanti del mare che della terraferma e per questi fossero più dolci i monti. Un tragico naufragio Esequie luttuose, o Pericle: i cittadini mesti e la città non si dilettano di banchetti. Tali infatti perirono sotto i flutti del mare. Gonfi abbiamo i petti dal dolore, ma gli Dei per i mali incurabili, amico, abituano alla medicina della virile moderazione. Altre volte altri ebbero tale sorte. Ora verso di noi è venuta e lamentiamo la ferita ancora sanguinante, poi di nuovo ad altri toccherà. Ma suvvia sopportate e respingiamo il femmineo pianto. Arriva la burrasca Glauco guarda ! Il mare dal profondo è sconvolto dalle onde Sulla cima delle Giree alto s’alza un nembo, segno di tempesta. Ci coglie all’improvviso il terrore... Amore che tormenta Infelice giaccio nel desiderio d’amore, senza vita, per colpa degli dei, trafitto dai dolori fin nelle ossa www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Alcmane Nato a Sardi, visse a Sparta alla fine del VII secolo a.C. Grazia a volte scherzosa e forza delle immagini. La notte Un pentolone pieno di roba buona Dormono le vette dei monti e i burroni e le balze e i fossati, le famiglie dei rettili, quanti ne nutre la nera terra e le belve dei monti e la stirpe delle api e i mostri negli abissi del mare purpureo dormono le stirpi degli uccelli dalle lunghe ali. Un giorno ti darò la pancia di un tripode in cui tu possa mettere cibarie tutte insieme. [Nuovo] non ancora stato sul fuoco e presto sarà pieno di passato di legumi caldo, come ad Alcmane che mangia di tutto, è piaciuto quando viene l’inverno. Infatti lui non mangia roba raffinata, ma cerca invece roba comune, come il popolino, Il cerilo (E’ il maschio dell’alcione) O fanciulle dalla voce dolce, dalla voce amorosa, le ginocchia non possono più reggermi Oh se, Oh se fossi un cerilo, che con le alcioni vola sul fiore dell’onda Con cuore intrepido, sacro uccello del mare purpureo. Che spavento ...le fanciulle [spaventate] lasciarono a metà [il lavoro], come uccelli quando lo sparviero vola su di loro. La fonte della poesia Queste parole e la musica Alcmane le trovò, ascoltando la voce canora delle pernici. Amore Eros di nuovo, per colpa di Cipride, dolce traboccando mi scalda il cuore. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Solone Di nobile famiglia visse tra il 640 e il 559 a.C. ad Atene dove si dedicò alla attività politica. La città venerò sempre Solone come uomo di elevata moralità, come uomo politico e come legislatore. Poesia pratica, messa a disposizione della attività politica. Stupidità degli Ateniesi. Un augurio a se stesso (Pisistrato era riuscito a prendere il potere ad Atene e aveva instaurato una dittatura) Se per la vostra stupidità, soffrite cose lacrimevoli, non datene al destino la colpa. Voi stessi infatti avete reso forti costoro, dando loro potere e per questo siete diventati servi. Ognuno di voi singolarmente si giudica furbo come la volpe, ma tutti insieme avete la mente vuota. Voi infatti guardate alla lingua e alle parole di un uomo furbo e non guardate per nulla ai fatti reali. Paragone Dalla nube viene la furia della neve e della grandine, dal lucido fulmine proviene il tuono. Per causa di uomini troppo potenti la città va in rovina. Il popolo per la sua stupidità cadde in servitù di un tiranno. Non è facile alla fine abbassare chi è stato troppo innalzato, ma occorreva stare attenti prima. ( risponde a Mimnermo che in una sua poesia si augurava di morire sessantenne) Ma se mi dai retta, cambia idea, e non essere geloso se la penso meglio di te e riscrivi il tuo verso e canta così o cantore dalla voce arguta: Il destino di morte mi colga ottantenne. Alla mia morte ci siano lamenti e lacrime, possa lasciare eredità di pianto e dolore agli amici. Invecchio, sempre molte cose imparando. La felicità Felice chi ha giovani cari e cavalli dal solido zoccolo e cani da caccia e un ospite che vien da lontano www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Mimnermo Era un suonatore di flauto che visse a Smirne e in suo frammento parla di una eclisse di sole che si individua nel 585 a.C. E’ contemporaneo di Solone e i due si conoscevano. In suo verso si augurava di morire sessantenne e Solone gli risponde che è meglio morire ottantenne (vedi il frammento Un augurio a se stesso) Poeta sensibile all’amore e turbato dalla vecchiezza, male terribile. Ha espresso con semplicità e sincerità i sentimenti del suo cuore. Il destino dell’uomo Amore è vita Noi, come foglie che la stagione florida della primavera fa germogliare, quando a vista d’occhio crescono ai raggi del sole, noi ad esse simili per un breve tempo ci rallegriamo dei fiori della giovinezza… per poco tempo c’è il frutto della giovinezza, per quanto tempo si diffonde sulla terra la luce del sole … un giorno. Cosa è la vita, quale gioia senza l’aurea Afrodite ? Possa io morire, quando non mi fossero più cari, l’amore segreto e i dolci doni e i letti. Questi sono i bramati fiori di gioventù, per l’uomo e per la donna... La giovinezza Ma la preziosa giovinezza è di breve durata, come un sogno, la tormentosa e deforme vecchiaia subito resta sul capo sospesa, odiosa e insieme spregevole, che rende l’uomo ignoto e danneggia gli occhi e la mente, avvolgendoli. Un augurio a se stesso Vorrei che lontano da malattie e da molesti affanni, mi cogliesse sessantenne il destino di morte. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Alceo Nacque a Mitilene nell’isola di Lesbo, prima della fine del VII secolo. Partecipò a una congiura politica per uccidere il tiranno Mirsilo, ma fallì e dovette fuggire. Mirsilo morì poi in battaglia nel 612 a.C. e Alceo poté tornare. A causa di altri disordini politici fuggi in Egitto dove fece il soldato mercenario. Tornò poi in patria dove morì. Conobbe la poetessa Saffo e le dedicò una poesia. Nella sua poesia forza, passione e leggiadria. Inverno Rimedio Piove dal cielo una grande tempesta, si gelano le correnti dei fiumi. Scaccia il freddo attizzando il fuoco e versando in abbondanza il vino dolce come il miele e poi intorno alla tempia avvolgendo una morbida fascia di lana. Non bisogna abbandonare l’animo ai mali Infatti lamentandoci non guadagneremo nulla... Il migliore rimedio è ubriacarsi dopo essersi fatti portare del vino Primavera Sento arrivare la primavera ornata di fiori. Su presto, mescete vino dolce come il miele, una coppa... Estate Bagna i polmoni di vino; infatti il sole declina. La stagione è gravosa, tutto è assetato sotto la calura. Dalle foglie dolcemente frinisce la cicala, fiorisce anche il cardo. Ore le donne sono più ardenti, fiacchi gli uomini, perché Sirio dissecca il cervello e le ginocchia. Burrasca Mi smarrisco nel vortice dei venti Di qua rotola un’onda, un’altra di là. E noi in mezzo siamo portati su una nera nave, sbattuti dalla tempesta, sempre maggiore. Già l’acqua delle raffiche supera il piede dell’albero. Già tutta la vela è lacera, piena di grandi strappi E le sartie cedono. Saffo Saffo divina dai bruni capelli, dolce ridente. E’ morto il tiranno Ora bisogna ubriacarsi e ciascuno a forza bere, poiché è morto Mirsilo. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Saffo Visse tra la fine del VII secolo a.C. e la prima metà del VI. Di nobile famiglia nacque a Lesbo e visse a Mitilene. Per ragioni politiche andò in esilio in Sicilia, poi tornò in patria dove restò fino alla morte. Ebbe un marito e una figlia, Cleide. Visse circondata da un gruppo di donne che si trovavano per fare poesia, danzare, cantare e suonare. Il sentimento comune che le riuniva era l’amore. Poetessa delicata e appassionata. La poesia pura pervade tutta la sua produzione. Amore e amorosamente ridi. Questo a me ha sbigottivo il cuore nel petto. Quando ti guardo non ho più un filo di voce, ma la lingua mi si è spezzata, e un fuoco sottile tosto scorre per il corpo, e gli occhi non vedono nulla, mi rombano le orecchie, il sudore mi scorre addosso, un tremito tutta mi coglie, divento più verde dell’erba, sembro poco lontana dalla morte, [o Agallide], ma tutto bisogna sopportare... Dolce madre non posso tessere la tela. Sono vinta da passione struggente per il desiderio di un amoroso ragazzo. La stella della sera Espero tutto riporti, quello che la splendente aurora disperde. Porti l’agnello, porti la capretta, riporti la figlia alla madre. Una ragazza che non ha trovato ancora marito Visita gradita Una mela dolce rosseggia in cima al ramo. In alto, sul ramo più alto La dimenticarono i coglitori ? No, non la dimenticarono, ma non riuscirono a raggiungerla. Gelosia Plenilunio Le stelle intorno alla bella luna di nuovo nascondono il luminoso aspetto, quando piena di luce risplende ... su tutta la terra ... argentea Il vento d’amore Amore mi squassa il cuore, come il vento sul monte si abbatte sulla quercia. La figlia Cleide Ho una bella bimba che ha simile l’aspetto a fiori d’oro. Cleide amata In cambio di lei (non darei) né la Lidia intera, né l’amabile... Amore e gelosia Simile agli dei esser mi appare quell’uomo che, a te di fronte, siede e da vicino ascolta che dolcemente parli Sei venuta, hai fatto bene, io ti desideravo, hai dato refrigerio al mio cuore che arde di amore. Di nuovo Eros che scioglie le membra mi sconvolge, invincibile animale dolceamaro. Atti, ti venne a noia curarti di me e voli verso Andromeda... Viva gli sposi (frammento di inno augurale che gli sposi commissionavano a un poeta e veniva cantato mentre erano accompagnati alla loro casa dopo la cerimonia) Sposo felice per te si sono compiute le nozze che bramavi. Hai la fanciulla che bramavi. Tu [sposa] hai un aspetto leggiadro, occhi amorosi, il desiderio è diffuso sul viso incantevole... Molto ti ha onorata Afrodite... Tanti auguri sposa, tanti auguri, nobile sposo. Il messaggero Nunzio di primavera, usignolo dalla soave voce amorosa... www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Ibico Nacque nella Magna Grecia a Reggio, all’inizio del secolo VI a.C. da nobile famiglia. Poco altro si sai lui. Ardente passione d’amore pervade i suoi versi. Torna l’amore Eros di nuovo di sotto alle azzurre palpebre mollemente guardandomi con gli occhi, con inganni di ogni sorta mi scaglia nelle inestricabili reti, in preda alla Dea d’Amore. Ed io davvero tremo assalito, come un cavallo da corsa che fu spesso vittorioso, ma ora vecchio, di mala voglia entra in gara coi rapidi carri. Primavera e amore A primavera fioriscono i meli Cidonii, irrigati dalle correnti dei fiumi, dove è l’inviolato giardino delle Ninfe, e fioriscono i nuovi germogli della vite, cresciuti sotto gli scuri tralci pampinei. Ma per me Eros in nessuna stagione si assopisce. Ma come vento di Borea ardente per la folgore, irrompente dal seno di Cipride, con aride passioni, tenebroso, spietato, domina fin da ragazzo il mio cuore. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Ipponatte Visse verso la metà del VI secolo a.C. prima a Efeso, dove era nato e poi a Clazomene, esiliato per motivi politici. E’ un poeta fuori dagli schemi, che si lamenta del freddo e della miseria, litigioso e collerico, ma anche ironico e pungente e a volte delicato. Fa freddo La rissa Da’ una mantellina a Ipponatte, ho terribilmente freddo e batto i denti Tenetemi il mantello, che io pesti a Bupalo un occhio. Infatti io sono ambidestro e non sbaglio quando picchio. Ermes, caro Ermes Cillenio, figlio di Maia, ti prego. Ho un freddo terribile e dannato. Da’ a Ipponatte una mantellina e una tunichetta e un paio di sandali e di babbucce e 50 monete d’oro Non mi hai dato né una mantellina col pelo folto, quando faceva freddo, a riparo dal gelo, né hai riparato i miei piedi con un paio di babbucce morbide, perché non mi scoppiassero i geloni Desiderio Oh se mi arrivasse una fanciulla bella e delicata. Ho fame Darò alla malora l’anima piena di dolori, se non mi mandi al più presto uno staio di orzo, così che possa farmi un intruglio di farina, da bere come medicina per la mia pessima salute. La Fortuna ... è cieca davvero ... mai è venuta a casa mia Mai mi ha detto: Ipponatte, ti do’ 300 monete d’argento e molte altre ricchezze. Infatti è una dall’anima vigliacca. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Anacreonte Nacque verso il 570 a.C. a Teo in Asia Minore ( ora Turchia). A seguitio della conquista persiana della città, molti fuggirono e tra questi Anacreonte, soggiornò presso diversi principi protettori di artisti a Samo, ad Atene ... la tradizione lo fa morire in tarda età a 85 anni. Gioia leggera, passione temperata. Tentazioni d’amore parla di risse e guerre lacrimose, ma chi mescolando gli splendidi doni delle Muse e di Afrodite, si ricorda della amabile letizia. Ecco Amore dalla chioma d’oro, che lanciandomi una palla purpurea, mi invita a scherzare con una fanciulla dai sandali variopinti. Ma lei - viene da Lesbo ben coltivata biasima la mia chioma E’ bianca infatti e lei ne guarda a bocca aperta un’altra. La lotta Portami acqua, portami vino, ragazzo, portami corone ornate di fiori, portami, per fare a pugni con l’Amore. Il convito Suvvia dunque, portami, ragazzo, una coppa, che la beva tutta d’un fiato, dopo averci versato dentro 10 mestoli di acqua e 5 di vino perché senza commettere eccessi, possa di nuovo celebrare Bacco. Orsù allora, bevendo il vino non facciamo fracasso e urla, alla maniera dei barbari, ma sorseggiando tra bei canti. Non mi piace chi, bevendo il vino attingendo dal cratere pieno, Una fanciulla sdegnosa Puledrina della Tracia, perché guardandomi storto con gli occhi, fuggi senza cuore; ti pare che io sia buono a nulla ? Sappi dunque che bene ti metterei il morso e poi con le redini ti farei girare intorno alla meta della pista. Ora pascoli sui prati e lievemente saltellando scherzi. Infatti non hai un valente cavallerizzo che ti monti. La guerra ingiusta Timocrito era coraggioso in guerra, di lui questa è la tomba. Ares non risparmia i migliori, ma i peggiori. Come una cerbiatta ... dolcemente come una giovane cerbiatta lattante, che nella selva, lasciata indietro, lontana dalla mamma dalla grandi corna, rimane sbigottita. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012 Senofane Nacque a Colofone in Asia Minore verso il 565 a.C. Quando la città fu conquistata dai Persiani se ne andò ramingo, scrivendo e recitando poemi, fino a raggiungere la Sicilia e la Magna Grecia e morì vicino a Posidonia (Pestum). Esprime la letizia dolce e serena del saggio. Simposio Ora pulito è il pavimento e le mani di tutti e i calici. Uno ci pone in capo le corone intrecciate, un altro porge l’unguento profumato nella fiala. Si erge il cratere nel mezzo della sala, colmo di letizia. Altro vino è pronto, che promette di non mancare mai, dolce come il miele nelle anfore, odoroso di fiori In mezzo spira il profumo purificatore dell’incenso L’acqua è fresca e dolce e pura. Sono pronti i pani biondi e la tavola sontuosa ricolma di pingue formaggio e miele viscoso. L’altare, nel mezzo, è completamente stipato di fiori. Il canto e l’allegria riempiono le stanze. Bisogna anzitutto che gli uomini buoni lodino Dio Con parole ben dette e discorsi puri. www.e-rimor.com - edizione per i 25 anni di fondazione della Rimor 1987 - 2012